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LA FESTA DEI REGNICOLI

Malgrado i m i rabolanti resoconti dei giornali locali, noi sappiamo che il numero degli intervenuti fu scarsissimo e che la festa degli italici monarchichetti riusci una ben misera cosa. Ci furono dei discorsi e naturalmente non mmcò di far sentire la sua voce l'eloquent issimo Sp ino. Il q uale declamò i suoi versi. Vi assicuro che ci vuole dello stomaco per tollerarli. L'Inno dei regnicoli è un monumento di balordaggine, degno di fare i l paio con l'inno a San Vigilia. In Ital ia dei versi simili, non sarebbero accettati neppure a pagamento dall'ultimo g iornale letterario di provincia. Mi dicono che qui fanno furore ed hanno ormai assicurato al poeta un posticino fra Dante e Minos, in piana della stazione.

Graziosissima la chiusa oratoria di un altro regnicolo. Eccola: « Naviga! Naviga o bandiera della Società » ecc....

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Il mio maestro - buon'anima! - m'insegnava che le bandiere «sventolano» e non navigano specialmente dove non c'è il mare. ..

Ma chi bada a queste sottiglierie, cioè « lice nze » quando il sacro fuoco arde nel petto?! E navighiamo dunque in terra ferma!

Da llA vvnir, d, I lA111,1rattJ rt, N. 27, 8 luglio 1909, V•. • C,itic• , 1it1r,,ità ( 179)

Critica E Sincerita

Poche cose e brevi in risposta al trafiletto comparso sull'.Allo Adige di jeri. Faccio grazia ai lettori dell'ormai famoso brano incriminato. Chi i ha la vaghezza di leggerlo. compri L ' A vvenire d el LavoraJore.

! Il signor Guelfo Ferrari asserisce che io ho insultato i « regnicoli ». M a, di grazia, in che modo? Forse chiamandoli « italici mo narchi• chetti »? Se lo sono non devono nasconderlo, e non se ne possono of. fendere; se non Io sono accolgo t oto corde la rettifica. I regnicoli avrebbero avuto ragione di riteners i offesi q uando Ii avessi attaccati n ella loro moralità, nella loro Onestà personale; ma qu esto io non l'ho fatto, non rho nemmeno pensato.

Il socialista Schiano poi, non è socialista. Nel Trentino ha dichiarato di essere « propenso » a l socialismo. Il termine è troppo vago Lo Schiano poi non aveva nessuna ragione di attaccarmi. Di lui io non ho criticato né i versi, né l'eloquenza. Per spiegarmi il suo !.critto sconclusionato e pazzoide io ·debbo supporre che delle anormalità congenite gli tentino il regolare funzionamento del ce[Vello. Ma di questo disgraUato io non posso, né voglio ocruparmi più oltre.

Un'ultima parola al direttore dell'A .A. Egli giudica «vigliacco» il mio pezzo di prosa e mi accusa d' insincerità. La.scio andare la « prosa vigliacca » (la povertà di aggettivi è evidente !) e esaminiamo la m ia sincerità. Chiunque può constatare invece e luminosamente la mia « sincerità ». Se foss i stato uno dei so liti, mi sare i nascosto - come si usa da altri una volta tanto sotto il como do velo del!'anonimo e avrei lasciato passare la «tempesta» che non mi toccava e fingermi « morto». Ho preferito dire: sono stato io ! A me e non ad altri voi dovete indirizzare le ·manifestazioni del vost ro sacro~ntissimo sdegno, o regnicoli !

Ed ora al pubblico il giudizio su questo incidente che può dirsi chiuso dopo le reciproche spiegazioni verbali con Scotoni e Fe rrari.

Della faccenda rimane il lato comico! Qualche volenteroso poeta potrebbe utilizza.do e scrivere un capitolo di u na « Batracomiomachi~ umana»

Mussolini Benito

tli! Il pqpolo, N. 2747, 10 luglio 1909, X.

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