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UN PICCOLO SERPENTELLO LA VERITA SULL'INCIDENTE MUSSOLINI

L'uomo s'inganna, ed io mi sono ingannato. La polemica non ac• ccnna a terminare comicamente, come pensavo e desideravo. Tanto peggio! T eppista o no, io mi difendo!

Il signor Schiano nel Tremino di ieri, mi ha rovesciato addosso un altro vaso deJJe sue immondizie. Mi ha caricato di offese immeritate, sopratutto, e plateali. lo sono stato mitissimo nelle mie risposte a riguardo dello Schiano.

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Egli è stato il primo ad attaccarmi violentemente.

Nelle spiegazioni orali che ho avuto con lui, e nei brevi incisi polemici a lui consacrati, non ho fatto che rispondere interamente al suo primo attacco.

Ora q uesto signor Schiano, questo rettiluccio perverso non aveva ragione alcuna di mordermi. Io comprendevo e mi spiegavo un attacco da parte dei poeti, deRli oratori, della direzione dei regnicoli, dai regni• coli, dal padre eterno, ma non dal signor Schiano, che io non avevo ricordato e col quale ero stato, se non in amicizia, in una certa dirne· stichezza. Avrei lasciato passare H trafiletto di ieri, che ogni persona onesta avrà giudicato a dovere. ·

Il mio passato è senza macchia, e se fossi stato flessibile come un'anguilla - seguendo i binari deile persone a modo - sarei giunto a quella sta.zioncina che si chiama « posizione sociale» e non sarei qui a difendermi da ogni parola contro un branco di gesuiti.

Le mie idee sono state dovunque discusse, ho avuto avversari terribili, ci siamo battuti, qualche volta, senza esclusione di colpi, però non mi è mai accaduto di vedermi insultato in modo cosl feroce, id iota e senza motivo.

Ma nel trafiletto di ieri che l'A. A. compiacentemente riporta, v'è una frase che io non potevo e non dovevo lasciare invendicata, Lo &hiano ha scritto: « prima a fecondare fu la pania, poi l ui». Questa frase può riferirsi a. mia madre, che è morta. Questa frase merita qualche cosa di piU dei pugni che ho sommini~tr~ti all'incosciente che l'ha scritta. ·

Cosl ieri mi sono recato dal signor &hiano. Dell'episodio, il cronista dell'A. A. ha dato una narrazione assolulamente fantastica. Le cose stanno come racconterò, e sfido chiunque a smentirle, Potevano essere Je due quando mi sono presentato all'abitazione dello Schiano. :8 venuto un grande e grosso signore ad aprire, invitandomi ad entrare. Ho rifiutato. In quella è venuto sul pianerottolo lo &hiano, giallo come un cadavere. Dopo poche parole, io gli ho sferrato alcuni pugni sul muso. Al rumore è uscito il g rosso signore di prima, che mi ha spinto giù per le scale. Per l'esattezza dirò, che dopo l'intervento del s.ignore, lo &hiano è giunto a restituinn i. un pugno, uno solo.

Ma è falsissimo, egregio cronista dell' A. A., che io abbia «rotolato». Sono invece disceso e giunto nella corte - a pochi metri - mi sono fermato proferendo alcune parole che saranno state raccolte e che dimostreranno quale scarsa paura mi facessero tutti gli inqurnni - che non hanno troppo dimostrato di voler reagire - e le donne stri llanti, nonché il grosso signore.

Poi - di passo - me ne sono venuto t ranquillamente a casa. I miei runici erano lontanissimi dal luogo do ve avvenne la colluttazione e non vi parteciparono menomamente.

Ciò_ detto, aggiungo che l'incidente non è chiuso.

Quanto poi ai signori dell'A , A., che mi domandano « dove ho imparato a polemizzare in questa maniera », rispondo che ho imparato qu.i, a Trento E se hanno un residuo di onestà giornalistica, dovranno ammettere in coscienza che la prosa dcUo Schiano non meritava che dei pugni, ma solidi, e che lo Schiano con la sua lettera di ieri, ha documentato inoppugnabilmente, anche per un esaminatore superfic iale, d i essere un miserabile squilibrato, p ieno di cattiveria e di bile, degno appena del mio disprezzo.

Da lJ Popolo, N. 2749, 13 luglio 1909, X.

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