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FINIS EUROPAE?
Uno scrittore della Civiltà Cattolica si occupa nell'ultimo numero di q uella rivista d i un fen omeno inquietante e variamente giudicato: Lo spopolamento progressivo dei/e nazioni àvili Noi dissentiamo dall'articolista sulla genesi ch'egli fa del fenomeno: forse troveremo il te mpo per ribattere alcune premesse che ci sembrano errate o unilaterali; ma intanto, giacché l'a rticolo è ben documentato, diamo ai nost ri lettori a lcune notizie inte re5Santi. '
La nazione in cui è p iù visibile il p rogressivo decrescere della popolazione è la Francia, la quale, secondo una celebre frase sorelìana, « si spopola perché lo vuole ». La pratica del neo-maltusianismo è di ffus issima fra tutte le classi. La Francia ha davanti a sé un avveni re di irresistibile decadenza Anche la Germania, quantu nque abbia raggiu nto una popolazione quasi doppia di quella della Francia, p resenta segni non dubbi di esaurimento . Le nascite sono diminuite, specie negli stati protestanti. Nel Belgio l'elemento fecondatore è rappresentato dai Fiamminghi, mentre la ste ri lità volontaria trova largo seguito tra i Valloni limitrofi alla Francia, e quasi francesi per lingua e costumi .
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In Inghilterra il decrescere della natalità fa perdere 200.000 bambin i affanno, però nella cattolica Irlanda c'è un aumento nella natalità del tre per ce nto.
L ·rtalia dal 1891 in poi, presenta una dim inuz ione delle nascite. L'aumento della popolazione si spiega colla diminuzione della mortalità dovuta ad una più lar.ga pratica delle norme igieniche e un regime di vita migliore.
L 'Aust ria è staiionaria, la Norvegia offre una diminuzione del due per rento. Mancano dati per la penisola iberica, p er gli stati balcanici e per l'impero Russo.
L'articolista crede che lo spopolamento dell'Europa si debba all'irreligione penetrata dovunque con la rivoluzione anti-cristiana che ha demolito l'istituto famigliare e appoggia la sua tesi confrontando la natalità fra i paesi fortemente cattolici e quelli protestanti o irrelig iosi. [ p rimi applicano il motto biblico: crescite et multiplicamJni e accettano la prole, gli ult imi si votano alla sterilità.
B strano però che l'Austria cauolicissima sia stazionaria. E la Spagna?
E la Francia? La limitazion e alla prole o la rinuncia alla prole, il neomaltusianismo insomma, non è un portato dell'irrelig ione ma di un com. plesso di cause economiche, politìcbe, morali. '(uttc le civiltà che s'avviano al tramonto offrono gli stessi sin tomi di esaurimento fisiologico e spi· rituale. 1'! il caso della società borghese, che dopo aver rovesciato la ta· vola dei valori tradizionali ha realizzato la sua missione storica, è giunta al· l'apice della sua potenza e sente che la fin e è prossima, poiché nuove forze sociali si addestrano al dominio del mondo e dc1la creazione d'un' altra forma di civiltà.
Lo scrittore della Civiltà CaJtoJi,~ si chiede esterrefatto:
« Che avverrà della Francia e delle altre nazioni europee, se il laicismo an, ticle d cale continua la sua opera di paralisi progressiva e di suicidio SO(faJ e? Che fata l'Europa, colpevolmente estenuata e decrepita, di fronte al ptrkolo di una guerra mondiale o di un invasione asiatica ? :t .
Si lasc:ierà conqui stare, demolire e rinnovare. Come il cozzo fra i barbari e l'impero romano non fu danno so agli interessi della specie, cosl è probabile che l'urto fra due continenti selezionando la razza col· l'climinaz:ione de· deboli, sarà favorevole allo sviluppo avvenire sulia pianta.uomo.
Mussolini
D a 1/ Pnpolo , N. 2794, 3 settembre 1909, X.
Fra Libri E Riviste
Il dott. Roberto Michels - noto socialista rivoluzionario tedesco e grande amico dell'Italia e degli Italiani - ha pubblicato cecentemente coi tipi del Bocca di Torino un libro sulla «Cooperazione».
Il Michels comincia col darci una genesi del fenomeno e afferma che << la cooperazione economica nasce dalla legge del minimo sforro inteso ad ottenere il maggior effetto possibile ».
La forma dì cooperazione medioevale a base dì ghìlde, corporazioni o quella primitiva come il mir russo, ebbero un fiero colpo dalla democrazia trionfante nella rivoluzione francese. Ma poi col diffondersi del modo di produzione capitalìsta l'operaio divenne « la vittima degli stessi prog re ssi tecnici dello strumento di cooperazione che J'individualismo dei fisiocratici aveva dannato, risorse spontaneo nel ~no della classe operaia>> . fSfr].
Il Michels ridu(e la cooperazione a quattro tipi. 11 p rimo è la cooperazione puramente d'i ndole economica e abbracc ia cooperative di lavoro e di produzione; il secondo comprende le cooperative di consumo; j } terzo le cooperative sociali (leg he di resistenza, associa zioni p rofessionali); il quarto la cooperazione d'indole politica che si esplica nell'organizzaz ione dei partiti.
Il prinCJpio dì cooperazione è stato adottato dalla borghes.ia che, imitando il proletariato, ha fondato associazioni nazionali e inte rnazionali di resistenza e di offesa.
Tutti gli uomini che hanno identità d'interessi, ten dono a difendersi collettivamente per ave re maggiori garanzie di successo. Questo principio demolisce l'indiviclu alismo che ormai si è ridotto ad essere la teorica dei letterati in vacanza.
Michels dichiara che « l'uomo economico moderno esiste soltanto in quanto è parte cli un aggregato».
La verità è cosl evidente da non aver bisogno di dimostraiioni.
Il Michels distingue due elementi nella «cooperazione»: elementi contrad~itori: l'uno positivo, l'altro negativo 11 primo si CUMt~(esta at- traverso la solidarietà praticata fra i membri del gruppo, il se<:ondo nella lotta contro gli altri gruppi antagonistici.
Come si vede Roberto Michels ha voluto darci la figurazione ideale di questo fenomeno così diffuso nella società moderna, e il suo libro troverà accoglienza benevola fta gli studiosi di scienze sociali.
Da Il Popolo, N . 2795, 4 settembre 1909, X (a, 3'.li8).
L'EVOLUZION E SOCIALE E LE SUE LEGGI
Su questo argomento pubblica uno shldio nel fascicolo II della Rivù l a iJaiiana di 1odologitJ. il professore Xènopol dell'Università di Jassy (Rumania) Egli comincia col fissare un duplice sign ificato della parola <<evoluzione». L'evoluzione può essere considerata nella sua «causalità>) e nella sua «moralità». Essa può definirsi la forza per cui tutto nella natura migra di forma in fo rma sempre p iù eletta. II concetto evoluzionista ebbe assertori tra i filosofi g reci, fra i latini Lucrezio g li d iede veste poetica nel suo immortale De rerum Nalura.
Per il Xfoopol tutto il continuo e millenatio Javoro evolutivo è ormai giunto alla sua meta coll'apparizione dell'uomo dì razza bianca . « c.:he porta sulle spalle l'arca delia civiltà ». Per il Xènopol dunque le razze di altro colore sono destinate alla decadenza e alla morte. Ci permettiamo di osservare tuttavia che la Cina - a popolazione; giallaebbe prima della razza bianca una civiltà antichissima e che oggi il Giappone, popolato da gialli, ha non solo assimilato rapidamente la nostra civiltà occidentale, ma tende a superarla e minaccia di conquistarla. L'affermazione xènopoliana che « non verranno uomin i superiori alla razza bianca » ci sembra troppo assoluta. Cosl pure non ci convince l'alt ra che « fevoluzionc continuerà ancora, ma nel campo dello spirito e tenderà da lralto a l basso a modificare rambiente e a soggiogare la nat ura ». Noi pensiamo invece che parallela a questa evoluzione superiore, si svolgeri l'evoluzione inferiore o delle form e mate dali.
Per il modo con cui s'effettua l'evoluzione, Xènopol d istingue due processi: l'uno, nella materia inorganica, che agisce sempre, senza so. luzione di continuità ; l'altro, nella materia vivente, che agisce in forme molteplici e con svolgimento parallelo di tipi o verso la decadenza o verso la sostituzione e la conquista. Questo secondo processo evolutivo è proprio del regno dello spirito. Xènopol riporta un brano di Quinet che dice:
.: Non è il grande imperio assiria, o l'egiziano, o il romano che muta btuscamenle di tendenu e fiirme e che, mentre lo si suppnne dapprima strisciante, incomincia poi ad un tratto ad innalzarsi, a darsi importanza, a prendere le ali e ad offrire le mammelle per allattare la posterità: La trasformuione umana ben di,·ersa. In alcune ttgioni inesplorate è un tipo trascurato, perduto, il cui svol· gimento fu fin o aJlota impossibile: è una popolazione ignorata che esiste-,a già, ma che nessuno aveva scoperto, l'imptrctttibi le nazione ebrea, è una tribù germanica nascosta tra le foreste, è un,i. famiglia araba che vegeta nel deserto, che r«a 11na forma nuova, un nuovo mondo,.,
Questa teoria che fu chiamata « dei mostri » o catastrofica, si opp one all'altra delle « cause minime» che agendo senza posa dànno i grandi effetti. Però non sempre le élitet dominatrici ignorano - cosl profondamente come afferma Edgardo Quinet, -le nuove é/i1e1 in formaz ione. Roma conosceva « l'impercettibile nazione ebrea». Pompeo era entrato in G erusalemme da conquistatore L'impero roma no conosceva Je tribù germaniche. Basta leggere T acito. Piuttosto il vecchio mondo ignora La potenza del nuovo mondo in fo rmazione, Xènopol enuncia questa 11:'gge riguardo l'evoluzione dello spirito e cioè « che li nuova forma non distrugge la precedente, ma l'assimila e la ricrea in sé» . Questo concetto è stato accennato anche da Ra. berto Ardigò nella sua Morale dei po;ìti vùti. Pe r Xènopol l 'evoluzione morale si compie «a onde che avanzano e ind iet reggiano per riavanure di nuovo e superare il punto i cui erwo prima di arrivare ». Dopo aver formulata questa legge genia le, Xènopol pone il problema fon. damentale e si domanda : «Qual è Io scopo dell'evoluzione intellettuale?
A che cosa tende il perfezionamento dello spirito? ». E Xènopol risponde: « Ad aumentare la distanza fra l'uomo e l'an imale, a dominare v ieppiù la materia» . Questo dominio assume quattro form e che costituiscono i caratteri diffe renziali dell'uomo e dell'animalità:
1. Tendenza dell'uomo ad assoggettare la natura ai suoi bisogni. La chiame1tmo « at. tività. economica)>.
2. La tendenza scìenti.6.ca .
3. L'emozione estetica· religiosa. 4. la nozione morale . Osserviamo che la prima, ci~ l'attività economica, noi l'abbiamo in comune cogli animali, con questa differenza, chC" in noi è guidata dalla ragione, negli animali dall'istinto
Lo scopo che lo Xènopol trova nell'evoluzione spirituale non è dissimile da quello di Foullièe il quale afferma che « il fine al quale la società deve tendere è insieme quello della maggiore utilità e della maggiore giustizia possibile».
Cosl Enrico von Sybel riconosce che la Società deve realizzare il " lavoro infaticabile dello spirito e l'amore illimitato del prossimo ». l vcs Guyot afferma che « il progresso è in ragione inversa dell'azione coercitiva dell'uomo sull'uomo e in ragione diretta dell'azione dell' uomo sulle cose ». Il Richet dichiara che « scienia, civiltà, morale sono tre termini paralleli » e Ferdinando Brunetière che << qualunque progresso scienti.6.co o indu striale non ha ragione d'essere se non in funzione del progresso morale ».
OPEllA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
Noi poniamo un altro problema: Esiste il progresso o è un'illu. sione ? Esiste il progresso nel senso xènopoliano o esiste invece il ptogresso del regresso, come affermava paradossalmente Gobineau?
Resta poi il problema metalisico del « perchi! ». Qui battiamo alle porte del m istero. La Sfinge che custodisce i regni dell'inconoscibile non ci ha ancora aperto
Ci aprirà mai ?
D a Il Popolo, N. 2797, 7 settembre 1909, X.