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DALL'INTERVENTO ALLA PARTENZA PER I L FRONTE 7
Ja loro avve rs ione - socialistica - alla t i\•iHà lati.na che ha il grave torto di \'(lle r resistere alla pressione e all' oppt essione della K11/tut d"O ltce Reno. Tutt-a\'ia il V orwacrt1 e gli a ltri g iornali tedeschi n o n tarderanno molto ad accorgersi d ella fallacia delle Joro previsioni.
I solda ti italiani hanno già varcato il confine e più che affamati di pane sembrano «affamati» di azione e d i gloria. All'interno regna una calma magnifica e solidale, solo, qua e là, fugacemente turbata da qualche « vespro » antitedesco. Ci sono tutti i coefficcnti della vittoria. Il deputato Hcine non .s' inganna. Il « pericolo inaudito » del l'i ntervento italiano batte seriamente alle porte della Germania. M a il « pericolo ~> italiano - sviluppandosì e attuandosi allontana e disperde l'altro pt!rirnlo che ha percos o di .sgomento e: di dolore l'Europa inte ra: il pericolo della harharica egemonia tedesca , trionfante sufle ro \,ine d elle libere Nazioni.
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Di\ Il PtJpolo d' l!alia, N, 147, 29 ma,cgio 19 0, li
«SU LE MANI!»
Si dice che l'Italia ha una marina possente, di molto superiore per qualità e quantità a 9uclla austriaca, ed è veio; si dice che l'ltalia ha un esercit o formidabile e - per us.ire l e parole de l ministro Salandra<( ben mun ito e sufficente a tutte le difese». e lo crediam o; si dice ancora che l' Ita lia è go,·ernata da uomini ch e - se non sono stati di prima foaa - hanno però la capacità <h e occorre per muo versi su l terreno difficile della politica interna e su quello ancor più difficile della politica int erna 2ion;1k , e possiJ.mo ammetterlo. A questi tre coefficenti di vittoria, se ne può aggiunge re un quarto che è la condizione prima di quelli : la N azione moralmc-nte ringio-vanit.1 e pronta a qualsiasi sacrificio di uomini ; pronta a dare - volontariam ente - tutta se stessa alla guerra che si annun cia aspra e non br eve. Il numero imponente ùi colorosono .già duecentomila! - che hann o chiesto di offrire la loro vita a lla r:1.usa d 'It alia è il sintomo più confo rt ante di questa grande rinascita della Patri:i. L' Italia - quando lo voglia - può contare su mil ioni e mi lioni di suo i validi figli. Orbene, dopo 9ueste constatazioni che co rrispondono a una s ituazione di fatto, mi r iesce inromp rcns ibile il con tegno dell'Italia nei riguardi della Germania. L'al t ro giorno , dalla t ri buna del Reichstag, in faccia a t utto il mondo, il Cancc-ll ie re dell'Impero ha schiaffeggù:ito ne lla maniera più insolente e p russiana l'Italia. Pra privati, gli schiaffi esigono una. riparazione per le armi nel termine di ventiquattro ore; questo la sso di tempo è già troppo lun go quando lo schiaffeggiato è un popolo intero come l'italiano, il quale potrebbe rintuzzare gagliardamente l'offesa. Col passare dei giorni, il bruciore e il rossore delle nostre guan ce aumentano e colla nostra passività aumenta e si raddoppia la nostra esagit az ione. Bethmann-Hollweg ci ha « moralmente » schiaffeg• giati. Egli -in nome della Germania imperiale - ci ha vilipesi e trattati da l ad ri, da spergimt, da impotenti « Giù le mani! » ha gridato il Can ce ll ie re rivolgendosi agli ital ia ni. Giù le mani, monellacci riottosi, rapinatori di te rritorì che non ~·i appartengono. Giù le mani! Chissà con quale smorfia. di feroce disprezzo, Bethmann-Hollweg deve aver las ciato cadere dalla tribuna del Reichstag queste parole sanguinose.
Ladri, dun9ue, ma non basta. Spergiuri anche. L'uomo che ha stracciato come un inutile pezzo di çarta il trattato cbe garantiva la neutra•
DALL1JNTERVENTO ALLA PARTE NZA PER IL FRONTE 9
:à dd Belgio e del Lussemburgo, ha impartito una lezione di « fedeltà » l'Italia ballerina e volubile, pronta a passare d all'uno alraltro dei m:zatori. Bethmann.Ho llwcg diceva sul serio? Prendeva sul serio se esso, la sua funzion e, la sua ca rica, il Reichstag, la German ia, il mondo, Jando rimproverava all'Italia la sua infed eltà? Risponda il lettore, Io ·edo che la Germania - e i suoi rappresentanti e governanti - ~iano iunti a C)Uel grado di cinica incoscienza che a ltera tutti i rapporti, umlla t utte le con venzioni, capovolge i valo ri tradiziona li della vita e 1ette la ragione a l servi zio dell'assurdo, spinto sino alla fol!ia.
Non basta ancora. Tutto il discorso di Beth mann- Hollweg è una ,a lutazione dell'Ita lia, un acerbo rimbrotto per la nostra ingratitudine ::-rso la German ia. Se l'Italia è una Grnnde Potenza, il merito - secondo ethmann-Hollweg - toccherebbe esclusivame nte a lla Germania. Ora 1,c l'Ital ia esce da lla Tripli ce A lle anza, b Germania ci rinfaccia nella ,aniera più grossolana i suo i pret esi benefici e aggiunge che non ha aura di noi e, fra poco, riprende rà - se g ià non Io ha fa tt o - Ja carnagn a di den igrazione con tro i1 nost ro eH•rc ito.
Orbene, da tre giorni, n oi atte ndiamo con un 'ans ia che è passione, more ed odio, la risposta dell'Italia. L'unica risposta possib ile. lo st1to di guerra». Ma l'Italia tace. O piuttosto parlerà, ma di traverso. i annuncia, in folt i, che stasera - in una cer imonia ( hc s i terrà al Campi· oglio - interverrà l'on. Salan dra e farà delle dichiarazioni politiche in isposta al d iscorso del Cancelliere. Siamo dunque ancora e soltanto alle •alabraJ? A lle inconcludenti polemiche? Non h a d etto - chiaro e ~ndo - Bcthman n-HoJlweg che « gli ita lian i attaccando gl i austriaci, n contre ran no anche i bavaresi ? ».
Francamente e con tùllO il ris petto dovuto agli cccc! lcntissimi cen sori, he quando lo vogliono manovrano l e forbi ci coll'abilità indiscutibile lei 111.illetm dd Lcuvre, no i ci permettiamo d i pensare e di dire che ma r isposta <( orale » alle di chiarazio ni del Can cell iere, è tardi va eopratutto - insufficenle e indecorosa. II Gove rno ha proprio bisogno i assistere alla nomina costitutiva del Grande Com itato romano d ì preiarazione civ ile per farci conoscere il suo pensiero nei riguardi della ;ermania? Non è da una simile assemblea che può partire uno squillo li guerra anti·tedesco, ma da un Consiglio dei Ministri che riconoKa iecessario - come n oi pensiamo - di lavare l'ontl inflitta al popolo ta liano dal d iscorso del Cancelliere e dall'attegg iamento - apertamente stile - di tutto il popolo tedesco. Se la situazione fra Italia e: Germania 10n si chiarisce, u n elemento di grottesco s' abbina alla t raged ia.. Com e 1cl duello d el Sur Panera, nes suno dei due vuo le menar per il primo ; 1essuno de i due vuole pronunciare per pri mo la parola fatale di guer ra, 1uantunq\.le la guerra sia s ià n egli animi e nelle cose. Quanto può durare t u tto ciò? Per la Germania ch e no n ha interesse a dichiararci la guerra, questa situazione può dura re moltissimo, ma per l'Ital ia il caso è diverso. Tota lmente. t possibile che g li indugi siano determinafi da ragioni m:ondarìe d'indole milita re o tecnica, ma appunto ptrché secondarie tali rag ioni n on sono sufficenti a trattenere l'Italia dal passo energico che deve compiere, dal gesto virile che tutti gli italiani, com• batten ti e non combattenti, attendono con ansia legitti ma. Denunciando la Trip lice Alleanza - nonostante il pericolo di una dichiarazione d i guerra d a parte della Germania - l"Jtalia ha dimostrato ch'era pronta a tale eventualità. 'E nell 'interesse stesso d el Governo dar pro;•a - una secon da \'olta - di capacità e dl forza. L'a vanzata vittoriosa delle nost re tru ppe nei territori austriaci, consen te a ll'Italia di sorridere dinanzi a!Je sfuriate teutoniche e di ri spond ere alle di ffamazioni del Cancelliere nel modo più :;emplice ed esauriente. << G iù le mani! » ha g r idato Beth· mann-Hollweg col g~sto di ch l allontana un borsaiol o di picco li portafos li. M a J'Italia destin ala - per fatalità di eventi - a t ene re nel pug no i destini dell'occide nte europeo, grida im•ece ai mi lioni di uomin i pronti a combattere e a morire per la sua d ign ità e per la sua grandeiza: Su le mani! Su le mani! Su, in alto! In modo che il colpo dei vostri acciai cada a piombo e schiacci l'orda, prima ch·essa giunga ad asser vire l'Europa
Mussolini
D a li Popqfo à'I111/ia, N. 151, 2 g iugno 191'.'.i, Il .
<1 KAMARAD ! »
Il Jorialù mo di Marx e la diplomJ.zia d i BiJm11rck Jaz ·orano d'auordo per pangemr1111inare l'E11ropt1.
BAXOUNI N E
Non sapp iamo ancora se qualcuno dei venti corpi d'armata tedesch i - composti q11a1i tulmivameme di socialiJti , secondo not izie che prcn· d iamo da un discorso del famigerato Haase - verrà m a nd:'ltO contro g li ital iani. Ma è probabile che i tedeschi ripeta no cont ro di noi il t rucro impiegato cont rn i f rancesi agli inizi della guer ra. t:; necessario quind i farlo conosce re Ecco d i che si tratta Nei moment i crit ici di certe battag lie, quando la situazione dei tedesch i e ra di sperata, i so ldati uscivano dalle t rincee e g ridavano a voce sp iegata, in coro: <• Kmnarad/ Kamautd! », ] francesi - ingannati -si scoprivano per vedere; avanzavan sen za troppe p reca uzioni - creden do di fare d ei p rigionieri - e poi, gìunti a poch i metri, venivano massacrati tutti, sino all' ultimo, dal fuoco improvv iso dei fucili e dell e mitrilgliatrici. n possibile che il gioco si ri. peta. Tutto ciò ch 0 è t ra dimento, ii;n ominia, i nsid ia, è genui namente te· (.!esco.
Ma i soldati itali ani , quando s i sentiran no chiamare Kamarad, ri• spende ranno con una nutrita razione di piombo. Bisogna picch iar sodo sui tedeschi i n gC"nere e sui t edeschi socialisti i n particolare. Nessuna pietà per costoro. Essi sono i complici d iret ti del kaiserismo sopraffattor e e barbarico : il socia lismo tedesco - dopo poche d imostrazioni contro la guerra inscenate allo scopo di mistificare j socialist i degli altri paesi -si è p ienamente, totalmente identificato colla causa de ll'Impero; tanto che il g esto tardivo di Liebknecbt p uò essere interpretato come una manovra ob li9ua d ella socialdemocrazia,
A coloro che nutrissero ancora qualche d ubbio sulla vera natura e su i veri obiettivi d ella socialdemocca'Zia teutonica, io consiglio v iva• mente la lettura di un libretto che Edmondo Laskine - libero d ocente universita rio di Francia - h a pubblicato recentemente. Sono sicuro che i dubbi scompa riranno, Per me, che non ho mai Jvuto soverchie sim- patie per il SO( ialismo teutonico, per me che conosco - attraverso i Q 11t1dl'rni m,wili 1oàaliJJi - la spir ito del socialismo tedesco, no n giun· sono nuove e in.lttese le document:i.z.ioni deI Lask ine. Pochi Biomi prima della guerra , po lemizzando - natural mente - coll'on. Graziadei, il quale adesso si ,è offerto al l\tinistro della Guerra, io ri corda vo la dC'fi n izione cbe Roberto Micheb ha d«ta del socialismo tedesco : « un gi gante d i stoppa capace di porta re un ciuin tale e impotente a f econdare una ve rg ine » e affermavo che al momento della prova suprema il si · gante sart"bbe stato incapace di fecondare la vergine Rivoluzione e avrebbe trovato nella su.,i ste1M mole le ragion i e le giu:;tiiicazioni della sua imm obilità. Ma quello che n on d icevo allo ra, e {·he mi affretto a dire adcsm, è che se il socialismo tedesco non è riuscito ad impedi re Ja g uerra, lo s i deve al fatlo che eJJ o voleva la guerra; se non è ri uscito a impo rre la pace, gli è perché non f mai stato sinceramente p acifista; se non ha. a ff ermato - al momento buono - il suo internazionaHsmo g li e perché il Partito socia l-teutonirn eJportava l'interna zionalismo, magari col si!>tema deJ dt1111p i11g. ma non n e comumava all ' interno ln Germ:rnia...
A n( he ser12a i discorsi di Scheidemann, di Heine - recenti~ imiè ormai asso<lato che la res1ions:ibilità ddla conflag razione europea ricade in massima parte - sul socialismo tedesco che è stato ed è tuttora na.ziona lista, mi!itaristJ., espansionista, a nnessionista. I duhitosi diano una rapirla sco rsa al libro del Laskine Tutto vi è chiaro e<( <locumentato ». Chi ha preparato moralmente i1 popolo tedesco a ques/a guerra ? La sociald emoc razia. I numeri di siugno e luglio dei Qu,iderni menJi/i J() cùdi.rti compklano fa già avvenuta fo rmaz ione militaresca dell'opinione pubblica: sociali sti. I Legien - segreta rio della Confeder::izicn.e G enera le del Lavoro a lema nna - i Bemstein, j Schippcl, i QucsseJ, i Fischer e cento altri capi e deputat i, soffiano a pieni polmoni nei corn i di g uerra La colpa è dd1il. Stcbia N el numero del 16 luglio, Ludwig Q uessel s i sc aglia co ntro la Serbia, apol ogizza l'Austria << la cui d istru· z.ione a <ausa dell 'irredeotismo serbo, sarebbe una catast rofe te r ribile per tutta l'Europa l) D i li a poco, trac in scena il vecchio fantocc io periodicamente agitato da! sociali smo tedesro per giustificare la sua. politica di aggressione e di imperialismo; il jt1ntoccio dello 1/avismo. Tutto ciò è nella pma tradizione marxista. Nel 1859 Marx scriveva ad Engcls :
Bìsc&n.1 nell'i nteresse d d b Germ:inia esigere dai governj che si~no pa. triotti Si d ad alla cosa N'/'14 puma ri11u}1,1~on aria , stmplicissimamente, accentuando l'oppo1i2:ione (Ontro la Rus.s la
Nel 19 14, la socialdemocrazia ha applicato alla situazione Ia formtila rnarxist;t della « p1mta rivo/11zio ,111ria » pet esaltare la gui:rra e tutte le ba rbarie d ella g ue rra. Esalt12i one non sen t imentale, ma freddamente teorica che r ient ra nella st ima e nella praxis del socialismo t edesco. E in• fatti il socialista Max Schippet che elabora le t eorie del colonialùmo colla formula « aprire i tropici >) e « più ter ra ! l> ; è sempre lui che proc lama la n ecessità per la G e rm an ia di con quistare il Ma rocco e di rifarsi - in ogni caso - a s pese della Francia ; è Hildcbrand che rivend ica per la G ermania il dominio colon iale della F ra ncia e del Portoga llo, assicurando - per tale impresa - al Kaiser « l'appoggio unanimamente acconsent ito dalla classe operaia»; è L udwig Quc:m·I che getta gli occhi sulla 1 · {esopotamia la 9.uale deve diventare t edesca; è Bebel - il pontefice rosso - che a l 7 dicembre 190 S rimprovera Biilow di non avere sufficentemente tutelati g li interessi della G ermania nella quest ione .del Ma rocco; è ~uthn er che consig lia a lla Germania di spinge re al sommo grado la preparazion e militare e defi nisce « la guerra una ist ituzione mora le » ; è Feud rich, il qual e scrive che « dopo agli avvenimenti d el 1914, la G erman ia dovrà a rma rsi per un lungo periodo di te mpo nel· J'avvenire »; è ancora e sempre Seuth ne [ il q uale insegna che« la classe ope ra ia è solida le collo Stato n el qual e vive, col regime che la ,gov erna , e ch'cssa d eve temere una disfatta dello Stato e d el reg ime, più che i l mo nari:a stesso». N on si dica - p er carità - che i Qllade rni m emili wcìa/iJli sono la ri vista del revision ismo e che il social ismo «ufficiale» pensa in modo d iverso. Menzogna ! Il « revision ismo» non solo non h a mai pNduto di ritto di cittadina n~ nel P a rtito, ma v i ra ppresenta una ,,as tiss ima corrente e - inoltre - la pa rte teorica e pen sante. L'i nfl uen za dei Q11ademi mensHi soc;,diJri sulle masse ope ra ie tedesc he è stata enorme. Tanto p iù che il «revis ion ism o» mi litarista e imperialista si r iallaccia al ma r::ismo e può invoca re ai suoi fondato r i, j no mi nati Marx ed Engels che furono tMzionalisti fanar i ri e milirmhti con vimi, come risulta - inoppl1gnabilm~ntc -dai quattro volu mi del loro epi stolario. Veggasi il carteggio durante la gue rra d el 1870 ·71. Sin dal 1867 Marx sc r iveva :
Il no1Jro Bismarà ha questo di buono: ch·eglì spinge le cose in Francia alla crisi.
Il 20 lu,glio d el 1'870, Marx scrive ad Engels :
Se i prussiani vincono, la centrali zzazione dd potere statak 5arà utile alla centr:iliz:zaz ie>nc del la classe operaia tedesca La vi tto ria tcdc!>ea trasporterà ino ltre il centro di g ravi1à del movimento operaio nell'Europa Occideritalt, dalla F rancia i n G erma nia e basta pm1.gonare il movimento nei due paesi dal "66. ad oggi, per vedere che la classe operaia teJesca - dal purito di vista d ella teoria. e d ell'organizzazione - superiore a lla frances e: 13 sua vi ttoria sul teatro dd mondo, contro la classe op..-raia francese, sad. nel!o s\Hso tempo la vit1ori;1 della riostra teo ria su '1uclla d i ProuJhon ,
II 5 asosto 1870, Ensels è entusiasta dei soldatj prussiani e cosl scrive a !'.·1arx :
Che cos.i ne dici dei no~tri soldati che h anno preso alla baionetta una · posi:tione fo rtificata? Br.i.vì, gli zerb inotti!
Il 10 agosto Engels a Marx:
Tu ved i come io avevo ragione di v~ere nell'organizzazione mil itare prus· siana una fona assolutamente enorme che, in una guerra nazionale come rOOic.-rna, è invincibile
L'assed io terribile di P arigi diventa per Engels un « episodio Jj. vertente». Anche do po la p rccla mazione della Repubblica. non sosta l'odio dei due compari contro la Fran,ia , né si attenua il lo ro e ntusia~mo per la guerra. En,gcls copre di dileggi la Repubblica e gli sforzi dei repubbl icani:
Que5ta gente è ancora sotto l'imp~ro della fras~ ; dal momento che le vittorie ted<."Sl. hc- b an J~to loro una Rcpubbl iu , essi r ccl m:mo ch e i tedeschi ab. bandonino il suo lo pu ro del la Francia.
La di.i. lett ica serviva a Marx per g i ustifi care la guerra ad oltranza. << K i.igelmann, scrive\'a Marx, confonde una guerra difemiva con delle operazioni militari Jjfemive ».
Cado Marx, che non volle mai abbandomue la cittadinanza prussiana, si proclama\'a anti- fr ancese e anti-ingl cse, ma e ra anche antiitaliano. 1 nominati Marx ed Engels, nel 1859, erano dei perfetti austriacanti. Essi volevano che la Prussia impedisse, magari colla fo rza, alla F rancia di andare in socco rso dd Piemonte
N ell'opuscolo Po e Reno, Engcls sostiene che« se il Piemonte strappa a ll' Austria-Ungheria le proviucie ital iane, la G erm,mia d eve profillarne per impadronirsi dello S rhleJwig-H olstein )>. Cinque anni dopo l'aug urio engebiano si compie; la Prussia strappa alla Danimarca le due provincie agognate. Naturalmente, questa concezione della polit ica este ra condnce all'anti ·pacifismo e alla giustificazione del militarismo. Nel 1867, Marx chiamava « asini e ciarlatani della pace » gli uomini radunati a Ginev ra, fra i quali c'erano un H ugo e.un Garibaldi! Né si tratta di un m il itarismo <<attenuato». Marx ed Engels sono favorevoli a ll'esercito pe rma nente, profess ionale, ben disciplinato. Engels deride la <~ nazione armata » e trova che il famoso· nonché rid icolo « passo di parata » prus~iano c'entra, in qi1a khe modo, nelle vittorie del ' 70 contro i fr an,esi
« Kamarad! K amnrad/ >> grideranno - forse - i tedeschi per trarre in agguato gli italiani, Ma gli italia ni r ispond('ranno, tirando nel mucchio, con « fuoco accelerato a volontà ».
MUSSOLlNI
Da Il Popo/1> d'l/,i/i~, N. n9, IO t:iusno 1915, IL
« PERSON ALIA »
Alrnni curios i - l egittimamente - lo riconosco - d esidera no sa.pere come avvie ne che io non mi sia ancora arruolato. li a ccontento subito, un a vo lta per semp re Non m i sono a rruolato perché n on posso a rruolar m i Io appartengo a lla prima categ o ria della classe 1884 che. jnsicme con altre preceden ti e susseguent i, è stata esclusa dal primo dec reto di mobil itazione. Essendo soggetto ad obblighi di lev a, non mi si :i.ccetta come volont:irio Jl m:rn ifesto pe r g li arr uolament i dei volontari parlava c hi aro. Tuttavia - pe r scmpolo d i cosrien za - mi son o p rescn• tata ie r i alla Caser ma dei ber5aglic1i in corso S C(.'lso, ma mi sono sent ito conferma re da u n capita no q ue llo che io - non essen do de l t utto a nal• fa bcta - a.vevo letto sul mani festo , ch e, cioè, gli ascritti a classi di l eva m obilita bili e d a rich iamare n on prn;sono armolarsi come v olonta ri.
U n in terventista mi lanese , il t ramviere Buscema, che era r iuscito a farsi vi sitare e.... vesti re, ap pena dich iarò che aveva gi à fa tto il soldato, colla classe non a nco1a richiamata d el 1884, fu im mediatamente spog li ato degli abiti m ilita ri e ma ndato a casa In tempi di guerra, gli ordi namen ti e le o rdinanze milita ri no n si discuton o : si accettano. Se l e classi della mil iz ia mob ile sono state escluse dalla chiamah, ci sarà certamente un.l ra.gio ne, ch e s i p uò an che i ndovinare. lo sono -n atu ralmente - un po' mortìfic:1to di dovere rcs lare qui a scrivere in regime di censura , e m i propongo di « girare >> l'ostacolo. Comu nqu e, il m io turno verri perché la g uerra - al contra rlo di <j Ue!lo che pensano i neutralisti, gli illusi e gli imbecilli - non sarà n é faci le, né breve.
MU SSOI.I NI
Mete E Li Miti
Si è Jiscusso - nei giorni scorsi - su. i g iorn ali romani attorno aUa po~sibile e ventuale estensione delle nostre operazioni militari e Jue opinioni si sono affe rm ate nettamente in contrasto : quella dell'on. De Felice e quel la dcll 'on. Co b.i;mni. Secon do il deputato socialista di Cata nia la nost ra o ffc nsi\•a do vrebbe arrestarsi q uanJo ave sse rag .giunto il l im ite territoriale delle nostre aspirazioni nazionali ; per r on. Colai.inni invece la guerra deve continuare in solido colle potenze con federate ne! Patto d i Londra sino a lla sconfitt a defin iti va degli Imp er i barbarici . Per l' on. D e f e l ice - dungue - la g uerra non esor bit.a d a i confin i n az ion al i e ser ba il carattere n ecessariame nte; limitato e p1rz:i~le di una eu ~rra so ltanto nazion ale o tcrritoflalc; per l'on. Cola ìan ni, i nYece, h gu erra dc!l'Italia persegue - so lo per incidenza - obietti vi n azionali, ma in rcailà c s...;a ten de a raggiungere mete più vaste, ter.de ad essere una gurrra internazionale o m ondi ale, nel senso che Je sue co nseg uenze devono ripe rcuotersi sull'Eu ropa e sul mondo.
P er imp iega re una similitudin e in voga nella politica dei tempi n o rmali, q uello d i D e F elice è il p rog r:imm.1 ({ mi nimo » , q ue llo di Co!aianni è il p rog ramm a «mass imo~> che, ben l ung i da ll'esclude re il p ri mo, è - per la singolarità d eg l i eventi - necessario per in teg ra rlo e g a ra nt irlo.
In altri te rm in i : sen ta la rea liz1.;:i:zione del programma m assimo - sch iacc iamen to deg li austro -tedesch i · i l programm a min imo - r ea · Jizzazion e delle n ost re l egittime a.spirazio n i na zio n ali - è in at t u abile e qualora sia t ra.do tto n ei fotti corre pericolo d i viv ere g iorni b rev i e torm enta ti. lo so n o contrario alla tes i p rospet tata dall'on. De Felice. Prima di t utto essa è in antitesi colle id ee socia liste professate da lui e con ciuelle del g rup po a cui egli appartiene.
T utti cono scono le ragioni che h anno spin to m olti ssimi militanti n elle varie f razio ni del sovv ersivismo italiano a d abbracciare e propag anda re la causa d e ll'in.tervento : rag ioni nazio na l i e social i; q ueste u ltime più fo rti delle p ri me. Anche se l'Italia n on :i.vesse avuto da riv endicar e un solo pa l mo di ter ritor io nei co nfronti dcli' A ustria, noi saremmo sta ti ugua lmente favorevoli alla gue rra, la ciua le av rebbe semp re co nservato il suo genuino carattere di g uerra d i d ifesa n azio n al e e internaziona le con- tro l'ag.gressione premeditata e fero ce del militarismo aust ro-tedesco. Una guerra semplicemente di occupazione territoriale - come sembra vagheggiare l'on. De Felice - può essere il sogno e costituire l'estrema speranza dei germanofili e dei neutralisti, ma n on è certamen te nei p iani dello Stato Maggiore e nemmeno in que lli del Governo , mentre è ben lontana dall'anima popobrt" che conferisce alla nostra guerra un apparato magn ifico di disinter esse, di altruismo, di solidarietà umana. la tesi dell'on. De Fel ice potrebbe avere un senso qualora vi fosse sottinteso che l'It.:dia, reali:a:ate le sue aspirazioni nazionali, offrirebbe la pa<.e all'Austria-Ungheria e solo nel caso che l'Austria·Ungheria respin· gcssc le proposte, la guerra proseguirebbe sino alla distruzione tota le del nem ico. Ma la « pace $Cparnta )> è impossibile, se è vero come è vero, quantunque conferme ufficiose d2. Roma non siano partite, che l'Italia ha firmato iJ P:i.tto di Londra. Del resto, il mezto migliore per garantire le nostre conquiste te rritori ali è precisamente quello di annientare la Potenza n emica austro-tedesca. la g uerra italiana non h a un carattere partico larista, non l'ha e non deve assumerlo ne l corso degli avvenimenti. l'on. Salandra, nel suo d iscorso, h a detto che: « il sogno dell'egemonia germanica è infranto», che << i diritti delle lib~re nazionalità non possono venire impunemente calp estati dalla forza brutale )>; ma ciucsto significa a llargare - o ltre Trento e Trieste - gli obiettivi della nostra guerra, sign ifica appunto darle uoa portata europea e mondiale.
Limiti alla guerra non esistono per lo Stato Maggiore: la guerra non può essere costretta entro limiti terr itoriali definiti e insuperabilia meno che non si tratti di una guerra « diplomatica », addomesticata, i l che, n el nostro caso, è da. esdudersi a priori. La guerra, allora, ha in se stessa i suoi limiti e le sue necessità che si riassumono nella formula: abbattere il ncmito, per dettargli le condizioni del!a pace.
Ciò può avveni re entro ì limiti territoriali delie nostre rivendicazioni na2:ionali, ma se, per avventura, le battaglie decisive dovessero svolgersi a l di là delle terre irredente - ne l l'Aust ria tedesca - su lla strada di Vienna, non sarebbe assurdo sino al del itto evitarle collo sp ecioso e crim inoso pretesto che gli ob iettivi <.< territoriali l> della guerra sono già raggiunti?
La guerra anti-austriaca è necessa r ia, quelJa anti-tedesca è doverosa. La gue r ra contro l'Austria non è che un incident.: della guerra cont ro la G ermania. Un incidente ,geografico Non è possibile di attaccare la Germania, se non attraverso l'Austria. Ma l'Austria non sarà mai battuta, se la Germania sarà vittoriosa. La nostra guerra è sopratutto anti-tedesca.
L 'i ntervento dell'Italia accanto 311a Francia, significa che la latinità è ancora una volta in armi contro il g ermanesimo Il contenuto d i queste
DALL1lNTERVfNTO ALLA PARTENZA PER.. JL FII.ONTE 19 parole « latinità e germanesimo » può essere controverso e impreciso, ma l' ant itesi romano•germanica è un dato di fatto storicamente incontro-, vertibile. Seguendo il criterio deJle rane, può essere bene che l atinità e germanesimo siano termini e lastici: si può d iscutere su lla latinità dei frances i e anche sul g ermanesimo dei prussiani - originariamente pruJki venuti dalle ste pp e russe - ma se i contorni delle razze non sono sempre n ettamente differenziati, la missione storira dei popoli, la loro forma mmlù , la loro sagoma moral e è in assol uto, perenne contrasto, d urante non secoli, ma millenni di st oria.
Oggi, a ncora una volta , i fran cesi contendono il Reno e gli italiani: le Alpi: so no d i fronte ottanta milioni d i «lat in i» e novanta mil ion i di germani : Russia e Ing hilterra sono due giocato ri estranei a que5ta ch'è la p artita fondamentale: Russia e lnghilterra non hanno in perico lo la loro esistenza nazionale ; per la Russia si tratta d el suo prestigioag li effetti interni e balca nici - per l'fnghilte rra , sotto la vernice d ' ideal ismo, si tratta d i mantenere o perd ere una « posizion e » acquisita; ma Ita lia e F rancia Ju.nno in g ioco tutte se stesse geog ra.ficamen te, politicamente, moralmente. Per i latini si tratta di es>C"re o di non es sere sommersi e ing h iottiti dalla fiumana germanica, si trat ta di sapere se ci sa ra nno ancora nell'Europa di domani una Francla e un' Italia autonome o invece vassalle di una più 1;rande Germania impe ri1le. Din anzi a questa sign ificazione « sto rica » della g uerra italiana, ogni ' delimitazione territoriale è vana e perico losa. L-1 guerra non può obbedire che a lla sua legge suprema : porle d egli impedimenti, imbava g liarla ancor p rima ch'essa abbia scate nato t utte le sue energie è fo ll ia o illusione o delitto. G rande dev'essere la n ostra guerra: g ran de n ello spirito, nella forma, ne lla meta Rimpiccioli rla , significa umiliarla nell 'animo degli italiani e nel giudizio del mondo .MUSSOLINI
Da Il Popolo d'lr.ili11, N. 162, U giugno 1915, II. vnr,
I Balcanici
Non si muovono. Non accennano a muoversi. la Rumcnia, che m oltissimi ritenevw o pronta a seguire, qu:i.si automaticamente, l'esempio deJJ' Italia, segna il passo. Dopo tanti clamori, questa immobilità ru~ mena ha deluso, e irritato anche, l'opinione p ubblica della Quadruplice Inie.sa. Q u ando si ricordi che v'è stato un momento nel quale pareva possib ile che la Rume nia e persino la Grecia precedessero l'Ital ia, nelrinte n ·ento, si comprenderà fac ilmente come l'indugio odierno e la pro lungata neut ralità dell a Rumen ia abbiano stup ito e sorpreso t utt i coloro che, p er ragioni pi(]. o meno fondate, ritenevano certo e davano per sicuro l'intervento rumeno all'indomani d ella dichiarazione dì guerra dell'Italia. Questo stato d'animo della n ostra opinione pubblica spiega la campagna di sollecitazioni e di pressione m orale sui rumeni, int rapresa nei gi0rni scorsi dalla stampa, campa,gna poco proficua e inopportuna ch'era m eglio, forse, non incomincia re e che, ad ogni modo, è stato assai bene tro ncare. E. probabile e sperabile ch e g l i uom ini di Stato rW11eni non abb i:rno bi sogno delle lezioni dei g iorna li sti di Roma e di Parigi, e in ogni caso le n ost re troppo vive sollecitazion i patevano produrre sugli amic i e i nemici un'impressione sfavorevole. La stampa italiana ha espresso un voto: quello <li vedere i rumeni scendere in armi cont ro l'Austria, ma dal momento che i rumen i nicchiano e terg iversano, noi li abbandon iamo aJ loro destino. 01e la diplomazia della Quadruplice continui a « l avorare » i balcanici , sta bene ; ma noi dobbiamo pensare ai casi nostri e prepararci a v incere, come ci siamo accinti a combattere, senza il concorso dei rumeni e degli a ltri popoli balcanici. La possibilità di un foterven to rumeno e quindi balcanico non è ancora definitivamente scomparsa, nia noi - se vogliamo essere saggi e forti - non dobbiamo fare assegnamento alcuno su questa probabilità. Val meglio, invece, rintracciare le cause della persistente e forse definitiva neutralità balca. nica. Sono molte e complesse. Cominciamo dalle minori. Le Corti di Bucarest, Atene, Sofia sono tedesche. Re e regine diS(endono da ceppo germanico. Nelle nazioni p iccole e senza partiti politici vasti e di ffe reni iati, l' i nfluenza dei princi pi e dei circoli di Corte è. preponderante. La Quadruplice Jntcsa non pnò certo raccog liere simpatie in ambienti dominati da p ersone che hanno strettissimi vincoli di parentela cogl i Hohcr,•
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2:olle rn e soci. Re e r egine balcanici non possono volere una guerra anti,tedeS<a. Quanto al popolo, esso simpat izza, ln G re cia, partico lar· mente per la. Francia; in Rumenia, per l'Ital ia ; in Bulgar ia, per la Russ ia; ma la sua simpatia non è così profonda da determ inart.!, come è av ve· nuto in Italia, diretti,•e diverse nella politica deHe classi dominanti e dei Govern i. La rag ione fondamentale, però, della stasi balcanica è questa: gli ex-soci delia prima Quadruplice s i detestano a vicenda e son divisi da gra\'i <JUestioni d'indole nazionale. La Rumenia non può intervenire, senza preventivamente accordarsi coll a Bn lgaria; la Bulgar ia ha molti cont i da regolare colla Serbia e colla G recia; la Grecia vuole - come sempre assicurarsi la possibilità d i un lauto sbafo a spese degli altri. l ' intervento balcanico a lato della Quadruplice Intesa è condizionato dal preliminare accordo fra gli Stati bakanici su tutte le questio ni che li ten.gono divisi. Ma le di fficolti d i ta le accordo sono g ravi ssime per non dire in sormontabi li La Ma cedonia continua ad es• sere il pomo della discordia . t più probabile una nuova g uerra inte r balcan ica che un i ntervento (lei Balcani nella conflag razion e europea. Altre ragioni rendono improbabile tale i ntervento. Eccezion fatta della Rumenia, che conquistò 1a Dobmgia sen za colpo ferire, con una semplice passeggiata militare, Grecia e Bulga ria versano in condi.zioni interne assa i critiche. La Grecia è squattrinata, la Bulg aria, che sopportò il massi mo onere della prima guerra balcanica, è anco1'a dolorante nelle carni e nell'anima. Un intcr-. vento di queste piccole nazioni nell'attuale immane guerra deì giganti, impone saoifici enormi di sa ngue. Pf:'r affron tarl i, le nazioni balcaniche ch ie dono compensi a.ssu rdi: il cento p er cento E chiaro che la Quadruplice Intesa risponde con un fin de non retet1oir a richieste esorb itanti e si dispone .a dirigere la sua azione dip lomat ica nei Balca ni nel senso di manten erli nella neutralità, dal momento che la vittoria de ll a Quadruplice non dipen de - per fo rtun a ! - dal concorso dei g reci o dei rumeni. In real tà g reci e rumeni c iurlano n el m anico. D oman da no mo lto, appunto per i;iustificare la l oro neutralità , I g reci offrivano alla Triplice Intesa quindìcì mila uominj per il forzamento d ei Dardanelli e pretendevano - oltre a hl.tte le isole del1'Egco - Smirne con un hinterland dell'estensìone di ce ntomila chilometri qu aduti. La censura mi permetta di dire che i greci m oderni mi sono cordialmente antip atici. E un giudizio soggettivo al qua le non intendo conferire un va lo re specialmente polìtico, ma ripeto che, nella scala de lle mie antipatie, i greci vengono subito dopo i tedeschi. [ Cem11ra J.
Q uanto ai rumen i, essi dimostrano di aver aggiunto alle q ualità del ,•ecchio ceppo latino - pilt o meno avar iato dal tempo -le qua lità dei foyantini t ormai a~sodato che per int~rven irc i rumeni chiedono semplicemente i1 cento per cento. Vog liono la Transilvania e la Bessara• bia. JI novan tacinque au st riaco e il cinque russo. Tutto, insomma. la Russia ha p ensato che l'ap petito ru meno e trop po \'Ora.ce e - d' acco rdo colla Quadru plice - ha spezz;i.to le t rattative. Riprenderanno? Non sap· p lamo. Certo i: che glì austro-tedeschi la, ora no i ndefessamente e non badano a spese. M entre in Italia - scusate il p :m.gone ! - il principe di Biilow non ha potuto compera re che mezza dozzina di giornalisti sc:iualificati, a Bucarest sono sort i in q uesti ultimi tempi ben alto q uoti• diani. 11 che significa che nella sola capita le ru mena almeno un cent inai o d i g io rnal ist i si sono m e~si - per denaro - agli ordini dell.1 Germania. D'J.ltra parte, il momento «tipico>> degli interventisti mmen i è passato e le ultime no t izie segn:mo, appunto, un ri:dzo delle azioni de ll a neut ral ità,
Quan to all' intervent o dei bulga ri es so suppone un accordo colla ~ rbia, colla G recia, colla Rum cnia La cosa è comp licat~ Però, se una sorpresa verrà , è, fo rse, da i bulga ri che poss iamo atteri cierla.
La conclusione di <JUCsto succinto esame è una sola : noi no n dobbiamo spera re ne H'intcr vento bakani<o né adesso, né poi; ma dobbi.:nno fare assegnamento esdu ">ivo sulle sole nostre energie e su quelle dei nost ri poten ti alleat i, che si p re pa rano a compiere tu tti i sacrifici necessari per il conseg uimen to delJa ,·ittoria .
MUS SOLINI