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LAVORARE E COMBATTERE IL PROBLEMA DELLE MUNIZIONI

Ho il piacere di co nsb.tarc che il Popolo d ' Italia è stato fra i giornali italiani il primo che si sia occupato ampiamente del p1oblema delle mL1nizioni. Questo problema è - nel momento attua le della conflagrazione - più importante di tutti gli altri, La sosta. prolungata della guerra nelle trincee ha alterato completamente il caratte re della guerra stessa. La vittoria ormai certa della Quadruplice sarà il risultato dell'eroismo dei soldati, ma, più ancora, dell'attività degli operai. La partita sarà dçcisa nelle officine e non soltanto sulle trincee. La questione degli uomini che par eva 1a dominante è passata in seco nd'ordine dinno1n2i al problema delle munizioni. E infatti di un'evidenza lapa lissiana che un so ld ato dotato di cento cartucce può tener fronte a dieci soldati che ne abbiano soltanto cinque ciasruno. Due avvenimenti militari di quest i ultimi temp i stanno a dimostrare la necessità sempre più urgente di vaste e inesauribili riserve di munizioni. La vittoria inglese a N cu\' C· Chapcllc non fu definitiva, perché mancavano l e mun izi oni Se ci fossero state in quantità sufficente, è assai probabile che gli inglesi avrebbero sloggiato i tedeschi da Lilla. Passando allo scacchiere orientale, è assodato che la vittoria degli austro-tedeschi in Galizia è dovuta unicamente alla loro superiorità in materia di munizioni . Certe statistiche pubblicate in quest i giorni danno un'idea del con~.umo fantastico, iperbolico di proiett ili. Si dice che nella battaglia di S. Martino occorsero in media oltre trecento pallottole di fucile per mettere fuori combattimento un uomo: oggi - colla guerra sotterranea delle trincee e colla tattica dell'ordine sparso - pur tenendo neJ dovuto cakolo la maggio r precisione delle armi moderne - la cifra dei proiettili deve essere almeno raddoppiata.

Per la Trip?ice Intesa il problema fondamentale della guerra, parve, all'inizio, quello degli uomini. E si capisce. Si trattava - in particolar modo per la Francia - di opporre una diga umana a una valanga di eserciti invasori. Cosl la Francia ordinò una mobilitazione ultra generale, L'InghiJterra 1 dal canto suo, si accinse a preparare milioni di sol- dati. La Russ ia poteva contare sulla sua p rodigiosa dovizia di materiale umano. Il motto d ' allora fu: tutti gl i uom ini al fronte! Pareva che le sorti dcl L:i. guerra di pendessero dal numero dei soldat i. O ggi il motto è camb iato in quest 'altro: uomini e mun izion i M o lti uom ini e molte munizioni e - in ogni caso - semb ra preferibile agli Stati Maggiori una propo rzionata deficenza di uo mini a una dcficenza, anche m inima, d i m un izion i. li probl ema si pone nei termini seguenti: produrr e nel min or tempo pouibile il maggi or q11anJÌl,1tivo poSJibile di armi e proiettili. La supe. rior ità d eg li eserciti dipende d a lla superiorità tecnico-industriale delle siogo !e Nazioni. Un esercito di e ro i è votato alla disfa tta, se n o n ha m unizioni.

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E poiché la Germani a è, se tto questo p unto di vista, la meglio o rgani zz.ata , si spiega com e i suoi eserciti possano tener f ermo a ll'occ idente e attaccare a ll'orien te. Du e ci fre sole sostitui scono un l ung o ragionamcnlo : a ll'inizi o della g uerra le officine Krupp occupa van o 44 mi la operai , adesso ce ne sono 11 0 mila La p roduz ione e - pe r l o m enoqui n t uplicata.

In Francia - p rendiamo le cifre e i l pa ragone dal T empJ - il p iù grande stabi limento m etallurgico aveva 14 mila o pe rai p rima de'lla mobilitazion e; ce ne sono, ora, 10 mila solta nto. Le v icende d ella guerra hanno cond ot to i Governi di Fran cia , R m sia e Ing hilterra ad occuparsi e p reoccuparsi del pn:.blema d elle mu nizioni. Accanto alla mob ilitazione m ilita re si è ordinata quella indust ri ale, non m eno necessaria. Si requisiscono i forni come sono stati reguisit i i qu adrupedi e i veicol i. Ai volontari della guerra si uniscono i volontari delle officine. Bisog na ripara re .illa t1 n ica in fe rio rità della Quad ru p lice di fronte agli I mperi ba rbarici. Così si è creato un organo gove rnativo che ha i l compito esclusivo di in tensificare la produzione delle mun izioni. la Russ ia ha istituito il dicaste ro delle mun izioni. In Inghilte rca il nuovo grande gabin etto di coal izione ha i l minist ro delle m unizion i. La Francia n on ha un m inistro , m a ha nominato un sottosegret ario di stato nella per son a del socia lista Albe rto Thomas. 11 Thomas, che costit u iva sino alla vigilia della sua nom ina ulla specie di anello di cong iun zion e fra )offre e il Governo della Difesa Nazionale, è un uomo di g randi capacità org anizzatric i. E l' uomo della situazione, mi d iceva r ecentemente un amico che lo conosce bene. D ifatt i, la Fra ncia sta rea lizzando dei miracoli.

11 g en e ralissimo Joffre chiede un minimo di 125 mila proiettili al g iorno La metallurg ia francese, sotto a lla direzione di Alberto Thomas, è g iunta da i 60 mila ai 100 mi la - natura lmente quotidiani. F ra qualch e tempo, il minimo fissato da ] offre sa rà superato e, fors e, ra ddoppiato. Il Pa rlamento francese è comp reso della g ravità del problema Ciò sp iega

J'accog1ieoza ostile tributata alla mozione de l depuhtto Dalbiec <:he aveva ripreso la vecchia formula « tutti al fronte ! )}, Jnv~ce il Governo, in pi eno accordo colla Commissiooe del Seoato, h a preso le seguenti decjsioni di massima:

« Il ~rsonale d egli arsenali e laboratori d i St:\to , dC"g li stabilimC"nli privati che lavorano per l'csC"tcìto sarà ricostituito nella slessa pimta del l Q agosto 1914: tutti gli ingegner i, capi-fabbrica e operai di q ualunq ue categoria, 5aranno ristabiliti nei loro vecchi posti, eccezion fatta di coloro che so no dist.acc.ati nei parchi e nelle direzioni di artiglieria. Tutti gli operai sp ecia listi, attua!mt'nte nei depo• siti o nl fronte, saranno messi imm~diatamente a d isposizione d{gli industriali !Jvoranti per la g u erra che ne faranno d omanda i,,

Come si vede, non si esita ad assottigliare le linee del fronte, pur di ri empire le officine. Lavorare e combattere: in questa formula sta. il segreto de lla vittoria.

MU SSOLINI

Da Il Popolo d'Italia, N. 166, 17 gi ugno 19D, il

BATTI, MA ASCOLTA!

Noi non lasciammo al<1111 J,,,bhi() a Rvma rht 1m attaffo degli italia ni ali'A 111tria a vreb be ÙmJ11tralo 1, uppe U· deuhe

BETHMANN-HOLLWEG

T alvolta può accadere che g li episod i g randi o modesti della cronaca g ett ino un po' di luce su di una situazione ch e io defin irò, eu femisticamen te, cur iosa, diano qualche indizio per decifrare un enig ma che com incia a impressionare ed in qu ietare la coscienza p ubbl ica D opo un me:;e di guerra fortunata cont ro l'Aust ria-U ngher ia, non costituiscono certamente un numero esiguo i cittadin i italiani che domandano a se stessi qua ndo non osano ch iederlo agli a ltri: E coUa Germania? E colla Turch ia ?

N e ssuno -salvo due o tre individui - può rispondere a questi interrogativ i, ma i depositari del segreto si guardano bene dal farloin 9 ua lch e modo - con oscere. Sia mo tota lmente all'oscuro. Ora, come a vv iene ai vian danti che cammi nano tra t en ebre fitt e, siamo costretti ad afferrarci ad ogni vago chiarore , ad ogni oscillante fiammella colla tensione angosciosa di chi cerca - a tentoni - una strada o una guida pe r giungere alla luce. N oi ch iediamo dei lumi. Q ualche lume. Magari a petro li o. L' osrur ità com incia a pesare. I censori sono liberi di straziare q ueste colonne, ma essi non p ossono impedire c he quel p ensiero a cu i si vieta la pubblicità sul g io rnale, sia sentito e condiviso da una moltitudine sem pre maggiore di ita liani.

Pa rliamoci chia ro: a qual genere di rapporti internazionali appartengono quelli che intercedono ora fra Ita lia e G ermania, fra Italia e Turchia? Non è tempo - dopo un mese d i guerra - che il Governo segn i con una pa rola la situazione de!J'Jtalia nei riguardi delJa German ia ?

Sino a quando durerà questa situazione che uno scrittore nazionalista ha giustamente definita - senza esse re sequestrato - « equivo,a e perico [.... cenJrJra] . Cogliamo - nella cronaca recente -alcuni episodi sintoma tici L'on , Sa land[a nel suo discorso ha t rattato la G ermania coi guanti. Ha bruciato un s ~ano g rosso d'incensç, sot to il n aso bitorzo-

Iuto del Fafner a1emanno che av eva parlato attraverso la bocca del gran cancelliere.

Dall'alto del Campidoglio è stata pronunciata una parola di « ammirazione e di rispetto per la dotta, la grande, Ja potent e Germania ». Aggettìvazione troppo abbondante e ad ogn i modo assoluta mente immeritata. Anche senza accettare la tesi radicale di Michelangelo Billiaprofessore universitario - secon do cui « il lede sro non è u omo >>, si possono e Ji d evono , nell'anno di grazia 191', fare le debite riserve alla dottrina, alla g randezza, alla potenza della Germania.

Ma io no n voglio troppo insiste re su questa parte in felice del discorso de ll'o n. Salandra e voglio credere che sia stata dettata da un senso di cavalleria certamente eccessivo Vi sono altri e pisodi più gravi. Perché si è r in viato improvvi samen te il processo contro i marinai tedesch i arrestati ad A ncona? Tutto era stabi l ito: da ll a data ai giu dic i ch e dovevano comporre il tribunal e di g uerra . Orbene - all'ultimo momento - senza alcun visibile motivo il processo è rin viato a n uO\ 'O ruo lo. [ CenJtmt] . la stampa italiana non si è affatto occu pata di questo ri nvio, ma il fatto non man ca dì essere sintomatico. E allora: è proprio vero che si asp etta che la Germania ci dich iari formalmente per prima la g uerra o si vuole invece evitare scrupolosamcnk tutto ciò che può urtare la suscettibi lità dei tedeschi e spingerli a dichiararci la guerra?

!: la ,guerra contro Ja Germania che si vuo le ev itare, tanto se sia dichiarata da noi, come se dichiarata da loro? [Cenmr.: ] . E proibito dir male della Germania . La German ia è tab,ì, ( Cenmr.: J. Ed io domando : che cosa si n a~onde so tto tanta cortesia e cavaller ia ? [ Cemurd ]. Bethmann-Hollw eg d~Jralto del Reich stag ci ha d ichiarato la guerra o ha sche rzato? Voi - uomi ni del Governo italianoche cosa avete risposto? forn mma, delle due r un a: o la German ia è in grado d i fa rci la guerra, di interven ire d i rettamente contro di no i e allora ci manderà incontro j suoi esercit i senza nem men o aspettare 1a nostra dichia ri,zione fo rma le di g uerra, o la G <:rmania non p uò reggere a un a ltro grande sforzo in un n uovo scacchiere e allora dichia randole la guerra non aumenta la graviti d el nostro compito. Con questa differenza: che la d ich iarazione di guerra p recisa una situazione che - lo ripeto - con parole già stam pate - di venta equivoca e pericolosa.

Quando si pensi che a tutt'oggi non ci è stalo ancora detto se l'Italia ha firmato il Patto di Londra, è facile comp re nde re le i nquietudini dell'opinione pubblica pensante. E guell' illu so dell'on. Macaggi chiede la pubblicazione integrale del Trattato d ella Triplice Alleanza!...

Io credo che una delJe ragioni de ll'immobilità balcanica sia la mancata dichiarazione di guerra dell' Italia contro la. G ermania e contro li Turchia [ Censura J.

I levantini si lasciano facilmente trascinare dai ,gesti: ora, quello d e!J'Jtalia è stato un gesto a metà. Dopo la dichiatazione di BethmannH oJlwcg che r iporto in epigrafe, il silenzio dell' Ita lia è un arout fo r• midabilc nel gioco balcanico d ei te-Oeschi, i quali possono dare del fatto le più fantas tiche e impression anti spiegazioni . I bakaniCJ bevono g rosso e .... non si muovono. Certo che l'asce ndente morale delJ'Italia sarebbe stat o ben di, erso in t utto il mondo, se Ja dichiarazione di gue rra fosse stata fatta all'Austria, a lla G ermania, alla Turchia, contemparaneamcnte e solennemente. Motivi ce n'erano in quantità. Anche restando nell'orbita n azionale, l' ecddib di 18 i taliani accertato da un'inchiesta consolare, a Jarny, bastava e basta per dich ia ra re guerra aJla Germania. Ma anche qui, J'Jtal ia poteva entrare in guerra [ ..., cenrura ] . Poteva dare al SllO i nterve nt o un carattere di assoluto ideal ismo, ponendo a lla German ia l 'mll aut in questi termin i : o evacuare il Belgio in 48 ore o la guerra, Questo atto, mentre avrebbe conciliato alrltal ia le simpatie perenni d elle piccole N azioni, avrebbe prodotto una gr.1nde impressione su l popolo tedesco. Il quale si sarebbe - fina lmente ! - r eso conto che questa è e dev'essere per esso una guerra di espiazione del tremendo delitto col quale fu iniziata. Sotto tal ·,..este l' intervento dell' Italia non avrebbe po· tuto in nessun modo essere gabellato in G ermania per una guerra di aggressione, ma sarebbe appa rso invece come un i ntervento di r ipara· zione, di umanità, di gìustizia. [Cemura].

Quanto all a Turchia Ie violazion i d el patto di Losanna sono tante da g iustifica re pi enamente u n'azione di guerra.

Jnvece, nei riguardi della German ia sia mo ancora, dopo un mese, alla semplice rottura delle relazioni diplomatiche e, nei confronti della Turchia, i nostri rapporti sono norma li, tanto che l'ambasciato re otto• mano se ne sta tranqui lJamente a Roma la situazione b alcanica, poi, non proprio molto confortante. I serbi, che avrebbero dovu to tratte nere delle truppe austriache per agevo lare il nostro compito e quello i n particolare dei russi, sgua rniscono le frontiere e si gettano sul l'Albania; i greci - natura lm ente - fa nno altrettanto; i montenegr ini ri• tentano ancora una vol ta l'etern a strada di &utari; i n ostri «cari », « carissimi »·· frat eIl astri o cuginastri ru men i ci insultano allegrament e - in lingua francese -nei loro org~ni ufficiosi che fanno, in mater ia di ing iuri e agli italiani, una buona con correnza ai fogli della T eutonia , Restan o i bulgari - en igmatici' - ma ch e si gette rebbero volent ieri sulla T u rchia, qua lora avessero sicure le spalle dalle inevitabili pugnalate ru mene Il quadro non è precisamente a rosee tinte, ma - in com · p enso - riproduce la r ealtà di una situazione aggrovigl iata e sinistra. R ipeto: il Governo italiano - dopo u n mese di g ueHa - deve da re q ualche lume sulla nostra situazione diplomatica Io non scrivo per c~p riccio e non ch iedo per curios ità: le mie stesse inquietudini travag liaoo migliaia e migl iaia di cittadini. Siamo anche di sc reti : non chiediamo il testo degli accordi colla Triplice Intesa, no: domandiamo so ltanto la conferma o la smentita alla not izia delradcsione dell'Italia al Patto di Londra. E se questa adesione esiste, la dichiarazione di guerra alla Germania non può tardare più oltre. una questione di probità internazionale. 11 popolo italiano senJe la guerra contro i tedeschi: è lo strazio inaudito del Belgio che ha fatto fr emere d'odio e di dolore milioni di cuori italiani, i cuori che battono oggi - senza paura - ndk prime battagl ie sui valichi delle Alpi contese. la guerra del popolo è la guerra ant igcrmanica: il Governo lo sa! E allora?

MUSSOLINI

Da 11 Popolo d'll alia , N. 168, 19 giugno 1915, II.

IL SANGUE E SANGUE !

C'è - da dieci mesi - un cadavere sulla scena del mondo. Attorno a ciuesto cadavere si agita di quando in quando - con atteggiamenti diversi - una piccola folla di piccoli uom ini che si illude - n ei radi intervaJli di sosta - di superare col suo grid io stridulo e fesso il rombare profondo dei can noni. C'è un cadavere e, attorno a lui, ci sono an(Ora dei vivi e dei malvivì. Non tntb si rassom ig liano. Ci sono quelli che n ell'intimo d elle loro anime non credettero mai a lla reale esistenza del m o rto ed ora con una smorfia sardon ica sussurrano: « Po\'eretto ! Anzi, po\'eretta ! Dopo tutto, era ìnnocua ! >>. Vi sono altri - moltiss imiche 0011 credono più alla resurrezione del defunto, ma - per motivi d'ordine p ersonale ed egoist ico - fingono di credervi, perché altruicioè il gregge votante - cada in inganno. Vi sono quelli - minora nza esigua di sognatori impossib ili - che sperano sul scrio n e lla resurrezione di questo povero Lazzaro che aspetta e aspetterà invano il suo Cristo. E intanto pia ngono, invocano, spediscono delle circol3.ri, indicono dei convegni, che andranno regolarmente deserti, ndla Svizzera neoutralc. Vi sono infine coloro - non pochi e non ultimi nelle gerarchie della coscienza e del pensiero umano - che hanno accettato la realtà nuova, si sono sgiog.tti dal carro llorito deHe illusioni e dicono a se stessi e agli altri: « Ciò ch' è morto è m o rto! Inutile dcpre<arc e lacrimare : il pianto irrora , ma non dischiude le fosse. Guardiamo in faccia la vita_!».

Questa necessità superiore, questo s tato d'animo aveva ieri una forte espressione nella m ai:;nifica lettera di F rancesco Sceusa, il vecchio internazionalista siciliano. Quest'uomo vissuto lungamente in Australi.a, agli antipodi; quest'uomo che avrebbe potuto - meglio di chiunque alt roper le sue vicende - accogliere il motto degli stoici: essere « l'uomo il cittadi110 dell 'uniYerso » o quello - scettico - degli uman ist i: uhi bene, ibi patria; quest'uomo che essendo stato a contatto di uomini e gent i diversi avrebbe potuto meglio rintracciare ed cs:1.ltare le qual ità fondamentali sotto ogni latitudine e ogni cielo d ella s~cie umana; quest'uomo getta la sua palata di terra sul cadavere dell'internaiionalismo e torna - assetato d'amore - alla Patria, all'Italia. Il sangue è sangue, egli esclama, e troppo sangue si è sp arso, p erché domani si possa par-

DALL'INTERVENTO ALLA PARTENZA PER IL FRONTE 31 lare ancora di fratellanza universale. Ogni illusione per il futuro è ban• dita. L'Inte rnazionalismo è spento:· la meteora rossa che ha brillato per cinquant'anni sul cielo d'Europa, è dileguata dietro l'oriz.zonte nero della guc:rra mondiale. Chi illude, è un ciurmadore; chi si illude, vuol mentire a se stesso. Se dopo la guerra del 1870, l 'Internazionale ebbe vita così precaria; se l'an nessione violenta dell'A lsaz ia e Lorena bastò da sola a scavare un solco d ' odio indelebile fra tedeschi e francesi, chi non vede, come la guerra attuale - per il carattere di ferocia e di barbarie ch'è venuta assumendo - per colpa unica ed esclu siva dei tedeschi - è destinata a scavare ancor più profondo l'odio fra i popoli? Chi ha, chi a"rà il coraggio «morale» di predicare all'agnello belga 1a fraternità e: l'amore per il lupo t.:dcsco? possjbile che minoranze esigue di SO· cialisti e di pacifisti riprendano la vecchia tra ma, ma quale influenza potrà avere la loro predicazione su quelli che han visto incendiati. e distrutti i loro casolari, i loro villaggi, le loro città ; fra coloro che han visto focilare gli inermi; violare l e donne ; mozzare le man i ai fanciull i; saccheggiare le case; fare il deserto là dm·e ferve \'a l'attività multiforme del lavoro pacifico?

Perché l'oblio riparatore intervenga a cicatrizzare le ferite e a far dimenticare lo strazio morale e materiale sofferto, dovranno passare anni e decenni. Forse i nipoti dei figli dei figli - d i qui a due o tre generazioni - saranno capaci di ascoltare, senza però accettarla, la pre· dicazionc d ell'internazionalismo; ma i protagonisti e i testimoni della tragedia, no. t impossibile, t super-umano. Cristo che perdonava a CO· loro che gl i trafiggevano le carni e lo abbevera van di fiele, era al di fuo ri dell'umanità. Il suo esempio, se non può esse re imitato dagli indiv idui, non lo può essere - certa mente - dai popoli. Si tratta dell'istinto primord iale della conservazione. l'od io è una siepe; meg lio, è una frontie ra!

Altra volta, le guerre erano combattute dagli eserciti e le popolazioni vi prendevano una parte p:issiva, Guerre cavalleresche. L'odio g uadagnava gli eserciti, ma risparrniava 1e popola zioni. All'indomani della pace i rapporti fra popolo e popolo si ristabilivano. Ma la guerra odierna è diversa da tutte le alt re . Il, una guerra di popoli e non di eserciti. Ogni uomo è un sold:1to. Tutta la Nazione è mobilitata. Tu~ta la Nazione è un campo di battaglia. D'altra parte le atrocità dei tedeschi hanno suscitato tale un senso d1 raccapriccio e di r ivolta, ch e rende impossibili transazioni e a ccomoJamenti. t il m ori t ua vita mea. t una guerra dì distruzione. Anche dopo la pace il nome tedesco continuerà ad essere detestato e infamato fra le genti c ivili ; anche dopo la pace, io sono - per mio conto - sono [sir ] disposto :1. rinnegare il socfa lismo, s'esso mi costringerà a considerare compagni o fratelli i Ja('jri e gli assass in i d i ier i Altra volta e ca possìb ite distin.guere i popoli da i Go\•crni e non co involgerli in sieme nella stessa con danna ; oggi, no. Pop ol i e Goycrni fo rma no una ident ità, che, in Germa nia, è semplicemente in.frangib ile , perfetta. E allora, poiché il sang ue è sangue, è inutile inseguire le vane chimere, i sogni assurd i. O g nuno rientra in sé, f ra h p ropria gente, nella prop r ia Patria. Quando - n eH'or dì ne dei fenomeni fisici - t utto crolla , g li uomini si attaccano disp eratamente a ciuanto di sol ido cap ita loro fra le mani; quando nell'ord ine delle isti· tuzioni si produce la catastrofe e norme a lla q uale partecipiamo, gli uomi n i si aff errano a ci ò che trovano di rea le e di viv ente. La Pat ria è il terreno du ro e saldo, la cos:t rm::ione m illenaria della stirpe; l' inte rnaz ional is.mo era l'ideolo,gia fo. g ile che non pot eva reggere al soffio della tempesta. Il sangue che viv ifica fa Patria ha ucc iso l'Internaziona le. I fr:iti rossi sa lmodiano ancora le loro n oios issime preci; ma i mort i sono ben morti. MUSSOlfN

LA PACE D EL KAISER, NO!

E stata pub blica ta sui giornali spa,gnoli, dal sig nor Ro driguez d e Sagradoz, una lettera che Guglielmo II a vrebbe indirizzalo a una eminente J>('tsona lità bavarese. La letteu dice :

Siate certi e d itelo a chi vi circonda, che g li eserciti tedeschi saranno vittoriosi Non invano D io ci h a dat o in m;ino una spada senza m:mhia. Non invano, Eg li, d a mezzo s ><:olo, ha un iti tutti gl i Stati germanici ne! fa scio na~ionnle più potente che il mondo abbia ma i vi~to. L'Imp ero l~i'.!SCO non può <limi nuire....

Cerio, le perd ite de i nomi ese rciti sono g ravi . Que lle bav:ucsi sono st:.ite particolarmente notevoli neg li ultim i combatt imenti. lo non JimC"ntic:herò m.ai g li sforzi fatti, i l coragi;io add imostrato, i l sang ue versa:o. H o un.a g ratitudine sp<:· ciale per i bavare~l che h anno combattuto co n valore, s tano e$si vivi o mo rt i...

Ess i h:anno contribuito largamente ad av\•icinarci allo scopo cui tendi amo ; una pace feco nda per gl i Stati ted eschi.

Questa pace potrebbe concluders i p iù prrsto d i qu anto si pensi. Se e 5S3. non dovesse d are immediatamente che un rc5ulca10 incomp leto, essa scrvir ebl:c, a l· meno, d i p replrazione per l'3vveni re. Sarebbe fi rmata doma ni, se io la volessi.

Q uand o il mio augus to nonno fondò l'Im pero su lle sue basi attu~li , esli non ebbe la prete$a d i m 1liizare un·o~ra defi nitiva CiO rht 11011 Ji pnO fart vggi Jj Ja , à piìì tardi

Io non so ch i sia q uesto signor Rod riguez de Sag radoz , e nessuno può di re se la lett era de l Kai se r s ia autent ica od apocrifa. Posto a sce· g liere fra le d ue ipotesi, io scelgo la p rima e sono proclive a c rede r che la lettera sia stata realmente Scritta Come sia capitata in Spag na, è inutile co ngettu ra re : basta r icorda re a tal proposito la campagna antiitaliana condotta - con magnanimo sp irito d i so lidarietà latina - da lla stampa sp agnola e l a pubblicità data alla lettera imperiale si spiega facilmente. Comunque, il docwncnto ep istolare del Kaiser è d i una g rande importanza e noi dobbiamo serbare qualche senso di gratitudine per il signo r Rod riguez de Sag ra doz, che ce lo ha fatto conoscere. la lette ra. del Ka iser è un a lt ro sintomo di q uella corrente « pacifista » che ha avuto in G ermania durante q uesti ultimi t em pi diverse manifestaiion i pubbliche Anche i l K aiser e quin d i la Co rte deg li H o henzolle m , e, 9uindi, lo Stato M aggio re german ico ammetto no la possibil ità di una pace non t rop po lo ntan a. A quali condizioni, non è:icono, e vedremo fra p oco perché. Apro - qui. - una parentesi per segnalare ed esaminare altre man ifestazioni di pacifismo alemanno. Si hanno - ora - pa rticolari precis i sul tenta tivo di un riavv icinamento anglo-tedesco. Esiste a Berlino una leg a, Net1e1 Vatedand (« La n uova Patria 1>), la quale sostie ne la possibi lità e l'utilità di un'intesa della Germania coll'Inghilterra. A tale scopo, alcu ni diplomatici in ritiro hanno iniziate delle dé11Mrch es a Londra, ma, a 9uanto sembra, con risultato affatto negativo. II che ci fa m olto piacere.

Non meno notevoie è il manifesto lanciato in questi giorn i da un g ruppa di social-democratici tedeschi. Io non condivido gli entusiasmi della stampa democratica per il manifesto in questione e ritengo che esso sia un'altra insidiosa ed ipocrita manovra, se non concertata col Cancellie re, certamente non contraria a certe probabili tendenze ottuse della politica te desca.

La mia diffidenza trae o rigine e g iust ificaz ione da q uesti motivi. A n· zitutto le firm e: Eduardo Bcrnstein è un rifo rmista, revis ionista, co lla• boratore assiduo di quei Q11aderni Memi/i Socialisti che h anno popo· Jari:zzato fra le masse tedesche il << pangermanismo rosso»; il signor H aase è l' uomo che in rap presentanza de lla Frazione Parlamentare social-dcmocratica - unanime - g iustificò l'adesione della social-democra:t.ia alla guerra e votò i crediti m il itari nell'agosto e nel dicembre; quanto a Kautsk}', è noto il suo contegno ambiguo. I firmata ri del manifesto, lo svalutano d'ogni portata rivoluzionaria. Se tale «portata» realmente avesse, se quei signori si ripromettessero di fare sul serio - di agire - cioè - extra-parlamentarmcnte -nelle piazze e nelle st rade per ottenere la fine della guerra - è mai possibile che la censura militare tedesca avrebbe lasciato libero corso in Germania e a ll' estero a un appello cosl... pericoloso? No La censura S3 che si tratta di gente innocua. L' Impero ha avuto anche di recente una prova lwninosa, e tanto più efficace perché non ch iesta, del tenace lealismo del Gruppo Parlamen. tare social-democratico. Quando un g io rnale socialista di Berna ha pubblicato certi particolari di una d iscuss ione dei socia l-democrat ici, a proposito dei maltrattamenti inflitti ai soldati tedeschi, il ParteivorJland si è affrettàto a smentire e a deplorare il colpevole dell'indiscrezione. Posto al bivio fra il prestigio de l militarismo prussiano e la veriti dei fatti, il socialismo tedesco ha scelto il p rimo. Nahualmente. Ma ogni credito e valore al manifesto odierno è tolto dall'epoca in cui viene lanciato. Solo dopo dieci mesi di guerra, tre socialisti tedeschi cominciano.... a sentire rumore la ge11 oueria alemanna va adag io. Peggio : parla di pace nel momento in cui o la pace risponde ai piani della politica del· l'Impero o la predicazione della pace non può lasciare traccia alcuna sull'anima della N azione, dal momento che gli eserciti tedeschi marciano tardi» cui accenna il Kaiser . La pace dovrebbe essere - ne i p ia n i tedeschi - una tregua. Tra pochi a nni la partita ricomi ncerebbe. Quando si pensi che la Germania incaserma 8 00 mi la sol dati all'anno, si vede che fra cinque anni la German ia a\'rebbe già pro nti altri 4 milioni di soldati d a scaraventare sulla Francia dissanguata....

DALL'INTERVENTO ALLA PARTENZA PER IL FRONTE 3, \•iUoriosamcnte alla riconquista di Leopoli. Si può pa rlare di pace con qt1akhe srn:cesso, èopo una disfatta, non dopo a un seguito di vittorie. E alJora una sola conclusione è possibile: c ircoli d ir igenti deli' Jmpe ro da un lato, social-è,emocrazia dall'altro, most rano di n on essere ostili alla pace, perché sanno che - in qu esto momento - la pace sarebbe favo:evo le alla Germania, mentre la prosecuzione della guerra significa la catastrofe della Germania.

Impero e socialismo non sono in antitesi , ma cominciano [sic ) an· cora una volta per linee convergenti, di retti ad un obiettivo identico: la pace dettata dal Kaiser!

Forse - e qui chiudo la parentesi - la grande avanzata degli a1.r.~tro-tcdcsch i in Galizia rientra ndla eventualità d i questa pace precoce - più vicina di quanto non sembri, prr usare appunto l'espressione del Kaiser, sol che il KdiJer lo voglia. Io non credo che la marc ia su Leopo l i sia fatta all'unico scopo di man tenere i balcanici neUa neutra li tà. Questo è i n subordine. Non c'era b isogno di sacr ificare sui piani di Gali zia centinaia d i migliaia d ì uomini soltanto per rialzare le azioni del neut ralismo a Buca rest e ad Atene. Bastava e basta SC'minare qualche manat a d'.oro e sopratutto acutizzare i dissidi eterni e non facilmente sanabili che dividono quei piccoli Stati. Perché i balcanici intervengano, bisogna mette rli d'accordo fra di loro; ma siccome tale accordo è difficile per non dire impossibile, i balcanici stan fermi a guardarsi in cagnesco. La diplomazia tedesca sa tutto ciò e quando le r iesca - come pan~ - di convincere 1a Tu rchia a mollare qualche cosa a i bulga ri, anche i bulgar i non si muoveranno, aspet tando l'ora di gettarsi sui serbi e sui g reci. L'avanzata i n Galizia ha obiettivi polit ici, ma in senso eurOpeo, non semplicemente balcanico. Se gli austro-tedesch i riescono a l iberare la Ga lizia, che i russi consideravano già ann essa a ll ' Jmpe ro; se gli austrotedeschi riescono a sba raglie.re g1i esercit i russi in modo tale da immobilizzarli per alcune settimane, il Kaiser può volgersi ad occidente e tentare il gran gesto e porre fran cesi e d inglesi d inanzi a questo dilemma: o la pace o )o schi acciamento cogli eserciti <l' H indenburg e colla fa. l ange di Mackensen, reduci dalla Russia vinta , o costretta a una più o meno lunga immobilità. Inutile aggiungere che gli austro-tedeschi si tra· verebbero - d al punto di vista militare e po litico - nelle migliori condizioni per offrire, quindi, per deJJare la p ace. N on un palmo di territorio germanico occupato dagli eserciti nemici; la Galizia già perduta, riconquistata; q uind i lo stesso Impe ro austriaco che pareva dovesse saltare o rimanere - comunque - mutilato, offrirebbe la pace, come una unità politica rimasta intatta, malg rado le durissime prove subite. La pace potrebbe essere trattttta a base di m il iardi e non a base di chi lometri quadrati. la conquista dei tercitori sarebbe rinviata a quel « più 3. -vm.

Ma il Kaise r fa i conti senza gli. Alleati. Anche ammessa la du ra i potesi di una débJcle russa, Fra n cia e lng ltilterra non accetteranno mai una pace imposta dalla Germania. La pace sarà dettata dalle Potenze della Quadruplice vittoriosa . Per le naz ion i de ll'Occidente - Italia comp resa - si tratta di scegliere fra la prosecuzione della g uerra attua le hno alla fine e una nuova guerra d i q ui a poch i anni. La scelta llo n è dubbia. Non può esserlo. Ma a m eglio dimostrare che 9ueste direttive possibili d ell a d iplomazia e de lla pol itica tedesca sono destinate a stroncarsi co n t ro l' inflessibile volo ntà degl i Alleati, no n tardi più oJt re l'Ital ia a sg uainare la sp ada contro la G e r mania. La riconq uista di Lcopoli d ev'esse re amaregg iata dal ne mico ing iu riato, ma «tem uto» del sud.

I.a part ita interrot ta in Russia, dç ve rico minciare in Fia n d ra. L'Ita lia ha uomi n i abbastanza per impedi re la realizzazione di una pax g ermanica che vorrebbe dire: o la schiavit ù d ei popoli o una più grande guerra.. . .MUSSOLINI

Da Il P() p()/() d'Italia, N. 172, 2:} g iugno 191), IJ

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