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DISCORSI
N oi non law'ammo .dum d11bbio a R.oma die un auarro dtgli italiani ali' A nuria ,wrebbe ùuon",1to truppe l e· dn rhe.
B~HIMANN HOLLWJ;G
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S1,,11i ro,1 Pranda, I11ghil1 errr11 Rio sia da 11n p,mo rht non si distrugge, •IIIJJ .si dùsimula, la nostra g1um:1 , IUI epi1odio della guerra rom1m e1 i Jlloi fini fa ranno ,,aggi,mli, ro,uolùtati, guar,rlliti quando a vremo sentita ed esa1<rila tull:J la neceuirà d ella JJilloria rom1me.
BARZJU.I (nel !tfruaggero)
Inutile nascondersj che 1a riconquista d i Leopoli da parte degli austro-tedesch i, ha gettato un po' di sconforto nell'opinione pubblica delle nazioni occidentali. Lasciando da parte g li inglesi che cominciano - pare - so ltanto ac!,esso ad accorgersi - sul serio - che quella che si combatte in Europa è una «guerra di liqui dazione » (mi riferisco - si capisce ! - alla popolazione jnglese e non ai poteri responsabili), è certo che anche in Francia la ritirata de i russi dalla Galizia ha provocato una penosa impressione. Gustavo H ervé che dev'essere considerato come 1.ma specie di segna latore delle correnti che traversano l'opinione pubblica francese - quella, c ioè, del maggior numero - era assai melanconico l'altro giorno. E domandava :
« I Governi all~!t banno fatto ai popoli b:ilcanici li- concessioni nl"C'essarie? la Ru5sia, specialmente, che riçevetà Costantinopoli, !a a lla Rumenia i sacrifici necessari?».
Ma H ervé non sollecita soltanto quell' intervento dei balcanici che io - se non d epreco, certamente non mi auguro. - Il direttc re delta Gat rra 1ocia/e r imette in questione i giapponesi, Il che è grave, dopo l'intervento italiano,
• Da ultimo, si chiede Hervé, occorre proprio rinunziare dt:fini ti varriente al concorso militare d el Giappone, per q uanto caro !o si debba pagare? Se flnghil1,:,rr:,. avess~ una parte d e! suo territorio occupata da undici mL I e non riuscissi'! a sloggi:are il nemico, mai possibile che non avrd>bc trovato il mezzo per utilizl :Ue )';alleanza ,:::iap p o nese ?
<1 In al tri termini - cond1iudc Hervé - ci si rende conto in t utti i paesi alleati d ("J nostro ardente desiderio di ) J)('zzue le renj al militarismo tedesco St'nza che sia necessaria una campagna d 'inverno ? ~ .
Q ueste 1>:ltime parole, spiegano l'ombra di melancon ia che avvolge b p rosa d ella Guerra socùtle. Gusta\'O Hervé si è accorto che - come d issi l'altro giorno modestamente anch' io sn queste colonne - « siamo a l pun to di prima». La guerra sta pe r d i\·Cnta re - o è g ià diventata - una guerra d'assedio su tutti i fronti, Trincee ai Dardanelli, trincee in Fiandra, trincee sull'Isonzo, trincee in G alizia, Se non si trova il mezzo dj stanare gli eserciti d alle fosse dove si sono sep olti, la seco nda campagna d'inverno si presenta come una certezza che bisog na esamin.ue sin d ' ora con occhio tranquillo e affrontare al momento oppor tuno con la fi ducia sempre incro llabile n ell a vittoria .
Per quanto dotata d i uomini e di mun izioni la fortezza austro-tedesca non potrà resistere all'infinito. Sarà .a poco a poro logocata e dovrà. com unque, presto o tardi, arrendersi a d iscrezione, Ma io credo che la poss ibil ità di alcune battaglie campali - forse decisive - non sia del t utto scomparsa. Il tempo però è breve per una grande offensiva genera le.
Tre mesi o poco più. A metà ottobre, in taluni scacchieri, sarà già inverno. Proble ma di tempo e di spazio dungue. I profani non avventino giudiz i e non si sostituiscano agli Stat i Maggiori Ne mtor ,. con q uel che segue .
Tuttavia se e ra ed è grottesco attendersi azioni fulm i nee dagli eserciti della Quadruplice solo per ragg iungete un obiettivo d' in dole mora le, rialzare - cioè - g li spi riti t urbati dalla riconquista austriaca della Gal izia, c' era un altro mezzo p e r r iportare l' equilibrio nell'opi n ione pu b· bJica e qu r:sto m ezzo poteva e doveva essere impiegat o da ll'Italia ch e è giunta ultima nel conflitto e che è ancora al massimo di effice nza in uomini e munizioni. Che cosa ha fatto l'Italia? Un discorso, Un a ltro discorso. Dopo la parola del Campidoglio, guella del Trocadero, 11 diS<orso dell'Ambasciatore T ittoni è certamente fortissimo. Ma come q uello dell 'on. Salandra, ha un valore sopratutto retrospettivo, q u indi, 11 eg111i,:o ancora una pagina di -storia. Non giudichiamola, p erché g iudiche remmo noi stessi. Candido, che non è sempre un ottimista e n o n è sempre un imbecille, potrebbe chiede re colla voce più candida del mondo più candido, come è stato possibile rimanere per tanto tempo a lleat i di g ente che ci disprezzava, ci minacciava, ci danneggiava spesso
DALL'INTERVENTO ALLA PARTENZA PER IL FRONTE 45 e volentieri nei nostri interessi più vitali. Candido potrebbe aggiun.gere qualche cosa ancora e far mettere a verbale - quello della storia !che se ne lrap ril e del 1915 l'Austria-Ungheria fosse stata un zinzino in· telligente, l' Italia sarebbe am:ora nella Triplice Alleanza e avrebbe tinunciato a Trieste.
Non vogl io insistere su certi tasti tro ppo delicati. Dico soltanto che la serie dei discorsi « giustificativi » in fac(ia al mondo - e d iscorsi «giustificativi» sono stati quelli pronunciati dall'on, Salandra e dal!'Ambasciatore Tittoni - dovrebbe conclu dersi con qualche affermazi one concreta, con qualche atto decisivo che non lasciasse più <lubb io, né ombra di d u bbio sulle reali e leali intenzio n i del Governo italiano.
Gli italian i non sa nno ancora - malgrado i d iscorsi del CampiJog l io e del Trocadero - se l'Italia abbia o non abbia firmato il Patto di Londra. L'on. Barzilai che dev'essere - p iù di me certamentea contatto dei manipolatori d èlle segrete cose, scrive sul Me11aggero che il nostro patto colla Francia , co ll'Inghi lterra, colla Russ ia non si distrugge, non si dissimula . Benissimo! Ma allora pe rché il Governo « dissimula » ? Perché il Governo - dopo un mese e più di guerranon ci d ice chiaramente che r1talia è entrata - con eguali diritti cd eguali doveri - nella costellazione d ella Quadruplice? Che cosa « osta )> a un atto che s' impon e? Se il P atto non si «d istrugge », è segno che esiste; ma se « esiste » perché l'Italia non lo fa sapere al mondo e anche - o h dio! - agli italiani? Durante la neutra lità, l'inte rrogativo più fre<Juentc e ra questo: Quando si muove l' Itali:1? Adesso, che l'Italia si è mossa , l'incerta ed oscura posizione nostra nei riguardi della G cr· mania e d ella Turchia, provoca a ltre domande: i'!: colla Germania ? ù colla Turchia? Bisogna uscire dal t erreno d elle pa role vaghe che di• cono tutto e nulla . Di re che il « sogno dell 'egemonia tedesca» è in • franto ; dire che nel consesso futuro èdle Nazioni, la G ermania st.uà p:iri alle altre, ma non padrona, è g ià impegnarsi «moralmente >>, e a llora p erché tardare gli acta? Aspetta re che la G ermanìa ci dichia ri l:i g uerra, non è u n po' ingenuo? In Germa nia si n ota, anzi, un revù·emelll sintomatico dell'opinione pubblica nei riguardi dell'Italia. B probabile che noi non incontre remo truppe tedesche, per il buon motivo che i tedeschi sostitu iranno completamente gli austriaci in Galizia, e pcrmetleranno che J'Austria impieghi tutte l e sue forze contro l'Italia. Un mezzo semplice ed elegante per aiutare l'Austria e non fornire pretesti alI'ltalia.
Ora, p uò ritalia irretirsi in 9uesto g ioco ? Può l'Italia seguire la Germania in questa sua manovra? Può, deve ri ta lia lasciare ancora che fra i tedeschi di d entro e i tedeschi d i fuori si diffondano vaghe speranze? ( Cem11ra ].
Perch é l'l tal ia arretra d innanzi alle dichiarazioni di guerra alla Ger. mania ed a ll a Tu rchia? I morti di "Jarny quando saranno vendicati? Il sequestro degli it aliani in German ia e in Turchia non è una violazione del diritto delle genti? :p
Rispondere a q uesti intt>rrogativi è un dovere. Acta, si Chiedono, e non ver ba.'
Mussolini
Da Il Popolr> d'l lalia, N . 176, 27 giugno 19U, 11.