15 minute read

L'ULTIMA PERFIDIA DELLA SOCIAL-DEMOCRAZIA !

Il sedicente socialismo tedesco ha il suo quarto d'ora di attuali tà nella cronaca inte rnazionale. Le sue ipocrite man ifestazioni pacifiste sono largamente ospitate nei giornal i d'Ital ia e di fuori. Io sp ero bene che nessu no rnllerà la vaga speranza di una vittoria sulla Germania ottenuta da ll 'interno, cioè colraiuto di un moto rivoluzionario tedesco contro l'Jmpero ; ma sarebbe opportuno - an che agli efietti della nostra guerra - mettere in guardia il pubbl ico ita lian o dalle l us ing h e pacifonda ic della socia ldemocrazia. Bisogna sventa re l' ultima grande perfi dia d el socialismo del Kaiseo r. Anzitutto, per la chiara i ntelligenza de l fc. nomcno, occorre fissare ciualche dato di fatto. La prima dichiarazione pacifista - firmata da Kautsky, Bernstein ed H aase - è di parecchi giorni fa Appena not:1, fu sconfessata, all'unanimità meno due, da lla Direzione del Partito e da quella del Gmppo Parlamentare sociali sta.

-Ma po i, una p:uola d'ordine dev"essere - evidentemente - vc1;uta dall 'alto : ripre ndete il motivo pacifista! E siamo al manifesto riprodotto ie ri d ai g iornali. La sospensione - non soppressione - del Vor waerl.t che l'ha pubblicalo, non significa proprio niente. L' autorità politica imperiale doveva dare una soddisfazione ai ceti che sognano ancora t;li strav incere e vogl iono la guerra ad oltranza.

Advertisement

Ma Ja realtà dell a situ:i zione è precisamente quale la prospettavo io ieri e che una nota parigina del Cqrriere conferma:

« Il Governo g er ma nico convinto che sarebbe nel suo interesse di nego. :d are al più presto po, sibile i pegni che ha in mano, i territori occup:11i e in· uvolereb!>e subito trattative di pace: ma i! popolo ctt-de di essere vittorioso e non comprenderebbe !"opportuni tà di trattare sulla base dello sf.1t1NJJ10 l>

Bisogna, allora, convincere il popolo deII'« opportunità » di conch iudere la pace: ecco il compito che Betbmann-Hollweg ha assegnato alla socialdemocrazia. Insomma: i1 Governo tollera - nonostante certe p iccole misure vessatorie che dovrebbero illudere le Nazioni nemiche e non irritare i conservatori prussiani -i l diffondersi del pacifismo socialista e i socialisti dal canto loro diffondono il verbo pacifista solo e in quanto esso non ostacola, ma favo risce le mire immediate della politica germanica mil ita ri d i guerra, V'è - consegnato alla storia - il congresso na. zionale dei sociali st i fra n cesi t enutos i nel lug lio, quan do g ià mon tavano all'orizzon te le nuv o le dell'uragano imminente. Fu votata - malgrado l'opposizione ten ace e presaga di G uesde una mozione Vaillant· J aurès favorevole allo sciopero gen era le contro la guerra. Quando m ai in un co n g resso o in una r iunione di socialisti tedeschi, furon o d iscussi i. « mezzi» pratici per impedire la guerra? Generd/streik, gem,ai Un.rinn: sciopero gen erale, follia generale, c:o n questa formula spicciativa fu giustiziata ogn i oppos izione - non platon ica - al militarismo tedesco. Dì più. I proget ti per i nuovi armamenti g ermanici, che portavano gli e ffettivi a nnui a circa 900 mila uom in i, furono votati dai deputati so, c ial isti tedeschi collo specioso pretesto che g li aggravi finanziari sa rebbero stati sostenuti dalle classi abbient i La Fra ncia rispose - n atural· mente e leg ittimam ente - colla legge dei tre anni che i socialisti fra ncesi osteggiarono - pe rò - sino all' u ltimo. N é si può addurre, a g iust ificaz ione dei socialisti tedeschi, la loro ig noranza su le mire dell'im peria li smo. No! Il socialismo tedesco sapeva ch e, dal 190 '.> in poi, la G ermania non ha fatto che prepararsi incessantemente e m etodica· m ente alla guerra. La Germania si prepa rava da dieci a nni a q uesta «sua» guerra; ecco perché era dieci t1olt e più preparata di tutte le a ltre N a zioni messe insieme.

Questo il rap porto netto, preciso, irrefu tabil e che spiega l'odierna att ività pacifista deJl a socialdemocrazia teu to nica. E se qualcuno dubitasse ~ncora di q uesta ammirevole identità di obiettivi, di questa p er fett a so· lidarietà del socialismo t edesco collo Stato t edesco; se qualcuno non fosse totalmente conv into ch e quella. che si g ioca adesso in Germania è la più insidiosa, la più pericolosa, la più ributtan te d el!e commedie; q uel q ualcuno non ha che a leggere - per ricredersi - il manifesto pubblicato dal VorwaertJ e che esprime - 6nalmente - il verbo uffici ale del P artito. Io credo che la Storia n o o abbia, nelle sue pagine, documento più miserabile di quello rh'è uscito in questi giorni a derlino. Com me ntarla significa distrc1ggerlo. Dopo diITi mesi di guerra i socialist i tedeschi domandano: << Questo orribile dramma non d eve avere una fine?)> , Certo, rispondiamo noi , ma << quale» fine ? Voi \ 'OJete « una » pace, una pace qualsiasi , che sa lvi per il momento Ja G e rman ia da lla rovina , o la pace ch e assicuri aJl'Europa lunghi anni di cal ma e di benessere?

,. li socialismo - continua il manifesto - ha visto ar riv::ire q u esta catastrofe mo(ldiale e l' ha anii pn:veduta poic hC esso ha kmpre combattuto fa po!itic:i imperialistica e di espansione e le rnt' consc.-guenze ed i pazzi armamenti che alla fine furono la vera ca usa J i questa terribile guerr;, mondiale. Il socialismo non ha mai cessato di influire presso i popoli affinché venisse ro ad un'in· h'Sà, àl !ervi:zio della civiltà co mune. Mig! iitia di :iJuname, milioni di op uscoli, i congre~si internazionali sod:i !isti e le ultime conferenze fninco. ted~sclie a Berna e a Basilea ne fanno testimonianza».

Ris pon dere è facile a questa serie di stupefacenti m e nzogne. Il soci al ismo t edesco ha combattuto l'impe rialismo a ch iacch iere; ma - a fatt i - l 'ha sempr e subito, an2i accettato e spesso caldeggiato. N ei cong ressi internazionali socia list i l' ete rno dissidio aperto d alla guerra del 1870, veniva sempre alla l uce M entre i «latini» si dichiaravano pronti allo sciopero gener ale in casò di guerra, i tedeschi non h anno ma i voluto prendere impegni di sorta. N on per nulla, Bebel proclamava superbamen te di sentirsi prima t educo, poi ,socialiJta, Quanto alle conferenze franco-tedesche di Berna e di Basile::. esse fu rono disertate dai tedeschi che vi mandarono rapprescntaaze esigue di uomini oscuri. V'è consegnato .dia storia il colloquio Jouhaux-legien avvenuto a Bruxelles. V'è - consegnata alla storia - la riunione socialista di Bruxellesalla quale p artecipò appunto il signor H aase . - Pareva, su l finire del lug lio 19 14, ·che la ca.usa d ella pace fosse fo rtemente sentita dai socialisti tedeschi e Giovann i Jaurès to rnò a P arigi - pieno di ottimismo - d eciso a compiere tutti g li sforzi p er evitar e la conflagra· 2:ione, mentre Haase, l 'on esto Haase, tornò a B erlino p ec votare i crediti 4.. -vm.

JI manifesto ri p ren de il ve«hi o alibi per giustificare il voto a l Reìchstag. L'alibi n on regge. t parz iale. L' invas ion e russa della P russia orientale, come ha provocato l'in vasione del Bdgio? Al 4 agosto, Betluna n n-Hollweg annunciò la v io lazione de lla neutral ità belga. I russi erano ancora !o ntan i dalla P russia orientale, ma i socialisti tedeschi si ,guardano bene dallo scinder la l oro responsab ilità morale e sto rica da 9 uella d el Cancelliere che proclamava ch e « necess ità no n h a legge » e vota rono i crediti pe c una guer ra che incominciava con u na i nau d ita v iolazione del d iritto d elle .genti e d ella fede nei trattat i E il Belgio fu i nvaso e il Belgio fu ed è ancora strazi ato , colla complic ità aperta, di retta, crimin osa dei socia listi tedeschi Ma - pe r amore di polemica e per eccesso di longanimità - si può tenere per b uona la giustifica z ione postuma dei socialisti alemanni. Accettiamo dunque che essi - ai primi d'agosto - votarono la guerra per salvare 1a Germania dall'invasione dei cosacchi. M a dopo t Nel dicembre la guerra aveva g ià rivelato i1 suo caratte re di guerra d 'aggressione da parte d egli austro· te deschi. 11 Belg io sommerso in u n mare di sangu.e, la Fran~ia invasa, uno sforzo disperato per giungere a Calais: ad oriente, i Cussi ricacciati oltre i confini - definiti vamente. O gni minaccia all'int egrità territor iale d ella G e rman ia era scomparsa, ma ciò n onostante i socialisti tedesch i "Votarono per la. seconda volta - all'unanimità meno uno - i cred iti militari per la cont inuazione della guerra. D opo aP.COra, ci,uando il socialismo tedesco ebbe la nozione che - malgrado le vittorie militariJa G e rmania s'avviava lentamente , ma ineluttabilmente, alla catastrofe, cominciarono le manovre in senso pac ifista Manovre abortite sinora, p er fa sacra, provvidenziale i ritransigenza dei socia list i frances i. Le frecciate dei socialisti tedeschi a i « membri eminent i del Gove rno francese che fanno parte del Gove rno alleato dello Cur » sono stup idissime. Non è certo a un Guesde che si possono dare - e da qual pulpito! - lezioni di intransigenza. Ma io ripeto che l'intransigenza dei socialisti francesi e belgi. è sacra. Se cedessero al canto delle biondastre sirene d' oltre Re no, i nost ri compagn i belgi e fra ncesi commetterebbe ro ìl p ilJ irreparabi le dei delitti. la seconda 1,·olta - nel volgere di mezzo secolo - che le orde teuton iche si rovesc iano sulla Francia. Se la Francia si salva, è salva p er sempre : se è vi nta o cede ad una pace prematura, è finita: fra qualche tempo la Germania ricomincerà e non saranno certo i so· cialisti ted eschi che impediranno al Kaiser d i realizz:icc il suo sogno di egemon ia europea. Guai, guai se i socialist i francesi si appagassero del le «garanzie )> dei Kam,1rr:1dm tedesch i!... G aranzie che sarebbero date in malafede e il manifesto di cui mi occupo, lo dimostra. Si protesta - è vero - contro le annession i, ma, pare, più per il ,nodo col quale vengono annunc iale che per la sostanza. Si vuole la pace, ma una pace offerta dal Kaiser.

« La G erman ia, dicono i so<iafoti tcdrs<hi, c:he agg,·edita da forze prepondera nti. si è finora \·ittoriosamente dif(sa contro i s uoi ~miei; la Germania che ha dimostrato tutta l'indegnità del vergognoso piano di affamar la, la Germania che (' invincibi k do\'Ctbbe fare" il primo passo p ,:,r il ristabilimen to Jdla pace >J ,

Noi vorremmo sapere se fra g li agg reuori, con forze preponderanti, della Germania , ci sono il Belg io e la Serbia; noi vorr~mmo sapere se b Ge rmania per di mostrare tutta l' indegnità del «blocco» doveva ricorrere a l s iluramento del Lt1Ji/dnia Ud ite, con quale sciovinismo si pa rla di una Germania invincibile che - ma lgrado ciò - offre graz iosa mente la pace ai popoli n emici ch'essa potrebbe - qualora lo volesse - schiaccia re! Se i popoli dell'occidente e delroriente vivra nno ancora non soggetti politicamente alla Gemumia invinribìle, ri ngrazino i socialisti che sospingono la Germania sulle strade - mai percorse fino ad oggi - del pacifondaismo.

Ebbene, no. La pace colla Germ ania i ntiincibile, mai!, perché sarebbe una pace tedesca che lascerebbe - dopo tanto sangu e versato le cose allo stesso punto di prima.

Quell '« invincibilità» militare che voi socialisti tede schi - presi da un impeto di disperata superbia - attribuite ancora alla Germania, è stato l'in cu bo d ell'Eu ropa per 'i uarantatre ann i. Se questa volta i popo li dell 'o ccidente non ri escono a spezza re l' in cantesimo, l'ossessione di una « Ge rman ia in v in cibile» graverà anco ra come un a minaccia pe renne sulla co scie nza um iliata e torturata d el l'Europa. L'invincibil ità della German ia costituirebbe - invero - il più tragico destino che sia mai stato pensato p er la specie umana! Bisogna dimostra.:e - a costo di fiumi di sangue - che la barbarie tedesca non è invincibile!

I socialisti tedeschi non si fanno illusioni, ed ecco, ora ch e si avvi cina l' espiazione necessaria, parl an o d i pace e chiedono che i socialisti d eg li alt ri paes i esercitino analog a azi one pr esso i loro Governi. Ancora un a volta, si appalesa il tmcco . Fin ché la Ge rmania pareva veram ente in vincibile, i socia listi tedeschi non h anno mai parlato d i pace ; ade 5SO ch e l'i nvincibilità pare dubb ia, s i c.1. mbia - d'acco rdo col Gove rno impe riale - metro e motivo. Ma chi si p reten de d'ingannar e ? l social isti ted eschi hanno ancora un mezzo p e r di m ostra re la loro buona fede , ma è un mezzo al 'iuale non faranno ri corso mai, appun to perché la loro è un'indegna commedia: facciano la Rivoluzione rnntro i res ponsabili della guerra: se domani non è l'Impero, ma una Repubbli ca te~ dcs ca che offre la pace, i popoli - se non i Governi - degli altri pa esi potranno disarmare e acce dere a un'intesa. Ma chi offrirebbe la pace - oggi - è il Kaiser. Chi rimarrebbe - domani - a preparare nuove g uerre è il Kaiser: ch i si a v\•a nt aggerebbe - oggi - della pace è anco ra il Kaiser e il suo Impe ro. I socialisti tedeschi non lo ignorano certame nte, e col loro pac ifismo fanno appunto il gioco del Kai se r «inv inc ibile>>. Non ma i, come in questo mo mento di <( ripresa » pacifis ta, suonarono ammonitrici e solenni le parole che Emilio Van de r· vd de pronunciò il 18 apri le a Pa r ig i:

« Io vengo - egli disse - oggi qui a parlare sulla guerra e per !a guerra ... Come amico Jclla pace, intcrnaiionalistu e stJcialista, sono per la guerra sino alla fin e.... lo provo un sentim ento di coll era contro quei compagni the vorrebbero la co ncl usione della pace No: al delitto d eve seguire la espiazion.! ».

Alla gesuit ica invocazione d i p ace che scend e dal Nord , risponda un grido solo e unanime: Guerra sino in fondo ! Delenda Ge rm ania.I .MUSSOLINI

D:t li Popolo d'Itali<1, N. 178, 29 giugno 191,, II.

Guerra Di Popolo

Il deputato socialista di Vi enna, Pernerstor fer, uomo di schiena assai duttile..., negli inchini a Sua Maestà Apostol ica Fra ncesco Giuseppe, ha sentenziato in un g iorna le di Be rli no che << non è il popolo italiano che ha voluto e vuole questa guerra» . Il signor Pcrncrstorfer h a to rto e pr ima di noi s' inca rica di farg lielo sapere un g iorna le di Vien na.

• i inesatto - scrive il quot idiano vien nese - è m ille volte inesatto ch e il popolo italiano no n abbia voluto e non voglia questa g uerra Crede forse, il ~ignor PerfK'fslorfer, çhe iJ popolo sia Jimilato al suo Partito Socialista ? Ma anche qui eg li ha ragione a metà, p erché sono soltanto gli stretti cir,oli che fanno capo all' A va-r.li .I che non vollero saperne della guerra .... Se il signor Pernerstorfe r ha udito mai p.ulart d i um guerra di popolo egli dov rà riconoscere » ecc

Ben detto, :e la verità. La verità che da qualche tempo non è più socialista e non ha più dimestichezza alcuna con quegl i organ ismi t eologici che si chiamano Partiti Socialisti U fficiali. E eviJcnte che 1a socialdemocrazia teutonica, deUa q uale l'austriaca non e che una propaggi ne senza differenziazione a utonomia, faceva s icu ro assegnamento sulla neutralità propagata e difesa dal Partito Socialista Ufficiale italiano. E evi dente che quando a Vienna e a Berli no si legge va sull' A i'allli ! che « tutto » il popolo non voleva saperne d i gue rra sol perché in qualche dozzina di villaggi dimenticati si congiurava pro ne utralità; è comprensibile, dico, che a Be rlino e a V ienna si giurasse sul ver bo dcll'.Avanti! e si cadesse n e ll 'illusione, che il giornale milanese ha visto cosl miseramente naufragare al primo annuncio de lla mobilitazione.

:B verissimo -per la fortuna dell 'Jtalia e per l 'avvenire della ri• volnzione - che il popolo italiano non è limit;i.to a l Partito Socialista. Quelle poche decine di migliaia di federati, fra i quali - specie in paesi - abbondano i convinti, ma fra i qual i - specie in alto -non scarseggiano gli specu latori e i mistificatori - p retendono abusivamente di rappresent,ue le masse, si auto-conferisçono questa qualità e questa capacità, ma la massa, il popolo, non è circoscritto nei « q uad ri >> , anzi nei « regist ri » affidati a q uel « povero proletario del commercio » che risiede - oh, strane combinazio ni! - proprio in via del Semina.rio a Roma . le g iornate di maggio sono là a dimostrare n ella man iera p ìù so lenne che i;li « st retti ci rcoli» dell'Ava11til su i qual i contava Fran• ,esco Giuseppe, sono tanti ch e n on conta n assolutamentt nulla. P e r. nerstodcr, l'au lico socialista Pcrnerstorfcr, è male informato. Il giornale viennese conosce le faccende italiane meglio, forse, delle faccende ungheresi Comunque, la sua è una constatazion e di fatto, ch e non si discute.

Guerra d i popolo è 1a gu erra ddl'Italia contro gli Impe ri barbari e lo spettacolo è nuovo n ella stor ia l popoli subìscono le guerre come una calam ità; le accellano come una necessità, ma sono rarissimi i precedent i storici di una guerra vo luta dal popolo, santificata da questa volontà delle moltitudini. Guerre di. popolo furono le prime guerre d ella F rancia repubblicana, quando i. tamburi de lla Nazionale e della ComTnzionc mllavano nei quadrivi di Parigi: « dei sanculotti l' epiche colonne » uscivano dalle masse anonime e profonde delle popolazioni.

« G li scalzi figli , sol di rabbia arma.ti », èd ça ira <a rducciano, non si reclutavano nei qua rtie ri ar istocrat ici che la gh igliottina ave\'a p rov videnzia lmente « epurato» , ma nei sobborghi operai che era no sh.ti i 9 uart ieri genera li di tutte le insurrezioni. Ebben e, la guerra voluta dal popolo italiano, è pure p~ù g ra nde di q uella che condussero i san· ru lotti vitto rios i a Valmy. Quando io ri penso ai mesi di passione che hanno preceduto le giornate di maggio, io mi chiedo se quella che abb iamo vissuta è storia di ieri o fa vola incerta di tempi remoti.

I fa talisti parlano spesso di uno « stellone » misterioso e bene.fico che veglia da qualche tem po su lle sorti dell' Ital ia, ma lo stellone che ci p rotegge è il popolo. :e, il popolo italiano l'a rtefice del suo p roprio destino. R icordate Scoppia la conflagrazione europea. L'Italia, colta di sorp (esa, dopo qualche giorno di es itazione, si rifugiò nell a neutralità.

[Cen111ra ). Poi, vengono i mes i della depressione morale Un popolo meno fo rte del n os tro, non si sarebbe rialzato. le rivelazioni sulla nostra impreparazione militare smorzano g li entusiasmi, frenano le impazienze.

[Ce11111ra] . T utto è da ri fa re. Alla crimi nosa negligenza degli uomini d i Stato, la natura aggiu nge un'alt ra delle sue spaventevoli catastrofi. t·anno incominciato trag icamente [ .... unsu ra]. lI popolo - nonostante l'azione energica delle minoranze interventiste - sembra giacersi inerte, nell 'attesa fatalistica che un destino qualunque si compia. Maggio sto rico. L'ignobile tentativo dei « parecchisti » scatena l'in. surrezione delle moltitudini [ .... unJ11ra] . E il popolo invoca la gue,rra, il popolo « imp one» la guerra ! 11 pop olo dà tutti i suoi .fig li. alla g ue rra ! Dall'Eur opa e dagl i altri continenti, tornano gli emigra nti a masse per off rire il sangue aJl:i. P atria. I volonta ri sono una moltitudin e. Se l'Italia Io volesse, ne avrebbe un mil ione. I proletori di èue g ra nd i organizzazion i si dichiarano favorevo li alla guerra. Quando mai un popolo ha offerto simili'! spettacolo? Non è certo guerra di popolo q ue!la austriaca, p erc hé l'Austria-Ungheria è uno Stato non una Na.• zione - e un popolo austriaco n on esiste.

Ma fa guerra dell'Italia è stata voluta, è combattuta, sarà vinta dal popolo; da q uesto popolo che ha qualche volta gli stanchi abbandon i della gente che ha g ià vissuto m illenn i di storia, ma che trova poiforse nel suo stesso passato - fonti di ene rg ia insospl'ttata, pe r i suoi balzi ve rso l'avvenire

Mussouni

Da Il Popolo d'Italia, N. 183, 4 luglio 19 15, H.

This article is from: