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ITALIA E TURCHIA

D opo due mesi di guerra contro l'Austria-Ungheria, i nostri rapp orti colla Turchia sono giunti - a quanto sembra dalle Òotizie dei giornali - a quella fase cri tica ed estremamente delicata che precede lo scoppio <<ufficiale» delle ostilità Veram ente da qualche settimana la Turchia si considera di « fatto )) in istato di gue rra coll'Ita lia; ma sino ad oggi non sappiamo quali siano le intenzioni del nostro Govern o. Alla super1icie i rapporti continuano ad essere normali ; i rispettivi ambasciatori delle due Potenze non si sono mossi da Roma e da Costantinopoli; l'Italia non ha p reso nessuna misura contro i turch i; il ch e non impedisce che j turchi abbiano sequestrato le colonie ital iane dell'Asia Minore. La guerra - però - ha una sua logica interna, pe r cui non è ]ontano il g iorno in cui Italia e Turchia si troveranno di fronte come nemici d ichiarati. lCensura].

Pare che l'Italia desideri che siano gli altri a dichiararle la gue rra, [ cemura], Aspetteremo, dunque, prima di chiarire la nostra situazione e tutelare - colle a rmi - i nostri diritti e i nostri i nteressi, una dichiarazione di guerra che potrebbe anche non veni re mai? [Cens ura]

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Ora il Ciccotti fa il pess imista, perché così g li ordinano i priori della Cong rega che lo stipend iano e vorrebbe che il Governo - in vista di un alla rgamento della guerra - convocasse i l Parlamento. Ah no, per esempio. I signori d eputati stiano dove sono. [ Cem11ra].

D 'altronde, che cosa farebbe il Parlamento? Nulla, La guerra ha - nel suo svolgimento - le sue necessità . Ora non è inutile ripetere e insiste.re sul fatto della d ipendenza che l ega la nostra gue rra alla guerra <legli altri nostri Alleati, Di versi scacchieri, ma una guerra un ica, con un obiettivo comune. Se la guerra avesse - per ipotesi - un solo scacchiere, ci sarebbe una fus ione intima, organica, una cooperazione immediata degli eserciti alleati. Se, - altra ipotesi, più vicina alla realtà - fosse necessario, onde vibrare un colpo dec isivo al nemico, un ire su di uno scacchiere le fo rze dì due eserciti, non farlo equivarrebbe a voler prolungare la guerra . La nostra - sia detto per l'ennesima volta - non è una guerra di utilità territoriale, che deve limitarsi alla

..:onquista delle regioni etnicam ente italian e, ma una guerra di liberazione. Ora, se è necessario picchiare sulla Turchia , per indebolire la Germania, bisogna picchiare - e sodo! - sulla Turchia. Ormai la Turchia è un feudo germanico. t possibile che la Turchia si liberi dalla dominazione teutonica e provveda ai casi suol, magari con una pace separata? 8 possibile: la politica dell'oriente europeo è ricca di sor· prese; ma, se possibile, è desiderabile? Non è meglio - dal punto di vista del futuro equilibrio mondiale - liquidare la Turchia? Si afferma che un dissidio anglo-russo esiste per la questione degli Stretti; pue in vece che Inghilterra e Rus sia abbiano raggiunto un accordo. t chiaro che se i francesi e gli inglesi riescono a « forzare» i Dardanelli, la Russia non potrà accampare prekse egemoniche ed esclu:;iviste. Se poi alle forze anglo -fra ncesi si aggiungessero quelle italiane, <JU esta Triplice, nella Quadruplice, potrebbe moderare e fr enare gli appet iti di Pietrogrado.

Ma, ripeto, il dissidio anglo-russo per la questione degli Stretti è una fandonia. Se l'Inghilterra non fosse stata sicura del fatto suo, non si sarebbe imbarcata in un'impresa lunga, difficile e dispendiosa, come quella dei Dardanelli, [Censura]. l ' impresa dei Dardanelli, portata a termine, signiJica la Turchia eliminata e posta fuori combattimento; significa, per la Russia, la possibilità di essere rifornita di munizioni; per l'Italia, di aver grano sufficente ai suoi bisogni.

Certo, la situazione balcanica cont inua ad essere oscura e indefinibile, ma - giunte le cose al punto in cu i si trovano - le decisioni energiche giovano più. delle démarrhes diplomatiche a chiarire le po· sizioni. Quando i nodi sono twppo aggrovigliati, non si sciolgono colle mani, si tagliano colla spada. [Cen sura].

Comunque, la guerra contro la Turchia è inevitabile. Noi non abbiamo dinanzi soltanto l'Austria-Ungheria, ma una Triplice: potremmo dirè - anzi - che abbiamo dinanzi soltanto la Germania, in quanto le sue alleate hanno perduto ogni autonomia militare, politica e perfino diplomatica e sono degli st rument i passivi nelle mani degli Hohenzollern. Bisogna accogliere gli «allargamenti» prossimi della nostra guerra con animo tranquillo, con invitta fiducia ; che si combatta su l'uno o su l'altro scacchiere, quando le porte di casa nostra siano ben sicure, è cosa secondatia; l'essenziale è di vincere.

Da Ii Popolo d'Italia, N. 204, 25 luglio 1915, II.

Miserie Solite

L'ed izione ital iana - dehitammle rovvenzionata - d el V orwaerls berlinese non sapeva ieri che cosa dire e allora ha dato l'incarico a un piccolo vigliacco della congrega redazionale di raccattare alcune mi· seriale e di farn e il piatto del giorno per i sudekumizzati. Mussolini.... libico, ecco la geniale trovata *· T utti sanno - e non lo ricordo per vantarmene - che sono stato oppositore dell'impresa iibica, che sono stato arrestato, processato e condannato a dodici mesi di carcere di cui cinque scontati per anti-lìbicismo: Ma il mio libicismo sarebbe provato dal ·fatto che nell'A vanti! da me diretto, scriveva Libero Tancredi. Ora - la collezione può provarlo - 'fancredì non ha mai trattato q uestioni inerenti all ' impresa t ripolina. Ancora: come è a vvenuto che, nei mes i delle polemiche feroci cont ro di m e, non si tenesse conto alcu no di quella « constella2ione di q ue5tioni morali )> di cui sarebbe carico il <C ri velato » Ta ncredi ? facile rispandere: i sudekumi2zati erano in mala fede allora e lo sono naturalmente anche oggi. Non è in un g iornale diretto da un uomo come Pag nacca, che si possano fare delle questioni morali contro chicchessia.

Quanto alla mia << mol ta paura >>, ho dato troppe prove di coraggio morale e personale, per umilia rmi a ragionare coi loschi fam ulidebitamente stipendiati.

Se poi, v'è tra i sicarì di Pa,gnacca, qualcuno che vuol impartirmi ln ioni di coraggio, si faccia avanti. Io l'accoglierò come si deve.

MUSSOLINI

Da I} Popolo d'lJ,1/ia, N 205, 26 lug lio 191,, II

Se Fosse Vivo

La commemora.tione nuionaJe di Giovanni Jaurès, inscenata dal Partito Socialista Ufficiale, non è che un episodio della campagna neutralista che - ora - ha cainbiato l e forme esteriori, ma non già l'intima natura essenzialmente anti-italiana. II Partito infeudato ai Lazzari e ai Barberis vuole, « in questo momento, n el ricordo di Jaur~s, ,1,ffermare la sua irciducibile e inflessibile linea di condotta». Abbiamo visto , attraverso la cronaca interna di q uest i due mesi di guerra, <J.uanto « irriducibile e inflessibile » sia la lineiì. di condotta dei socia list i italiani. Non vale nemmeno più la pena di rilevare il ridicolo di questa gente che ad ogni svolto di strada proclama la sua « irriducibi lità e inflessibilità », mentre i socialisti - gli influenti - fanno ciò che vogliono, se ne infischiano dei proclami di rezionali e collaboranonei famo5i comitati civili di assistenza - con uomini di tutte le gra · dazioni d ella borghesia. Questa « rigidità» è dunque un bluff, un puro e semplice bluff, nel quale nessuna crede, nemmeno coloro che la pongono in circolazione nell'intento di mistificare le masse tardigrade dei gregari. Giovanni Jaurès deve servire - sequestrato dai socialisti ufficiali - alla riabilitazione della loro condotta antisocialista e a.nti· n azionale.

Il tentativo è audace, è cinico ; ma noi siamo qui a non tollerare ta nta profanazione. Poiché noi siamo fermamente convinti che se Gio· vanni Jaurès fo sse vivo, egli n on sarebbe certo coi congregati di via San Damiano, ma sarebbe con noi . Jaurès sarebbe cog li interven tisti, non coi neutralisti, specie co i neutralisti dell'ultima o ra, coi neutralisti che si dichiaravano pronti ad allearsi con Giolitti pur di rendere un servizio alla G ermania, all'Austri.i, alla Turchia. Il grande tribuno avrebbe compreso e giustificato il neutralismo della prima ora. Era una neutralità anti•tedesca. I socialisti furono neutralisti per impedire ch e in conseguenza d egli ancor ignorati trattati della Triplice, I'Jtalia do· vesse volgere le sue armi contro la F rancia, contro la Serbia, cont ro il Belgio. Per quesu neutralità anti.tedesca fu approvato tacit amente il richiamo di talune classi; per sussidiare e tutelare ta le neutralità, i socialist i ital ian i non avrebbero nulla obiettato dinanzi a una e\·en tuale mobilitazione generale. Ancora: se la G ermania avesse intimato al· l'Italia di scegliere o l'alleanza delle armi o la guerra, è foor di dubbio che i socialisti italiani avrebbero scelto, accettato - e non .subìto - la. guerra , Giovanni Jaurès - vivo - avrebbe, come tutti i francesi, ~nedetta la nostra neutralità che permetteva alla Francia di ut iliz:zare tutti i suoi eserciti cont ro la Germania.

Giovanni Jaurès - vivo - avrebbe anche compreso il periodo di crisi e di transizione dalla neutralità all'intervento. Un Partito, una massa è tard a nel rappresentarsi i rapporti da fenomeno a fenomeno; nel rendersi conto delle necessità che spezzano i preformati schemi mentali e che gettano la coscienza su vie non ancora percorse alla ricerca di una verità nuova. Le masse sono misoneiste. Giovanni J aurès - vivo - avrebbe compreso tutto ciò, ma io credo che !a cari'l· pagna intrapresa dagli organi del Partito, negli ultimi mesi della neu• tralità italian a, lo avrebbero profondamente rivoltato. I morti - più ancora dei vivi - appartengono a tutt i. ·Non si difendonQ. Ma la loro vita li difende. Ciò che furono, sono. Possono gli speculatori aggirarsi attorno alle tombe, ma Ja profana:i:ione rimane - più che altro - un tentativo indegno di coscienze inquiete . Io dico che Jaurès vivo, sarebbe oggi ministro socialista nel Governo della Òifesa Nazìonale francese.

E non Io dico in base a una testimonianza altissima che mi è giunta in questi giorni da parte di un uomo che fu al suo fianco per tren· t' anni; lo dico per la conoscenza che ho delle opere e del pensiero di Jaurès, Come si può dubitare un solo minuto, che Egli non sarebbe stato al suo posto nell'ora del più grande pericolo? Come si può pen· sare a un Jaurès indifferente - neutralista - dinanzi alla v iolazione premeditata ed esaltata (fra il compiacente silenzio di t,lltì i deputati socialisti del Reichstag) della neut ralità lussemburghese e belga, dinanzi all'invasione, non meno p remeditata e barbarica, della Francia ?

Queili che conoscono Jaurès - n ella vita e nelle opere - non si pongono questi interrogativ i. Il lead1:r del socialismo francese amava t roppo la Francia e la Repubbli ca, per esitare ne:!Ja scelta delle proprie responsabilità dinanzi all'aggressione del Kaiser. Jaurès amava la Fran· eia. Di un amore tenero, delicato, ap passionato, Vi sono pagine nelle quali questo amore di figlio devoto trabocca. Tutti i sofismi, i paradossi degli anti-patriotti infastidivano Jaurès che amava la sua patria, Ja voleva ricca, g r.ande, possente; pacifica, ma armata, formidabilmente armata. N on per nulla H piano di organizzazione socialista della F rancia, ideato da Jaurès, comincia con un progetto di riorgan izzazione del· l 'esercito su basi nazionali e difens ive Jaurès amava la Francia, perché ne conosceva, come il p iù dotto degli eruditi, t utta la storia, come il p iù fine degli umanisti, tutta la letteratura (Péguy ha dedicato pagine inter essanti , piene di simpatia a Jaurès, poeta e letterato) Jaurès amava la Francia, perché la F rancia è una g rande creazione storica che non può , noo deve perire. Chi non sente che la scomparsa o la semplice umi· liazione della Francia, equivarrebbe a un oscuramento della CQScienza europea ?

Ma l'amore per la Francia si sposava in J aurès coll'amore per la Rep ubblica. Jaurès non ha mai gettato lo scherno sulla questione j stituziona1e~ per lui la Repubblica era la forma palitica e necessaria del socialismo e la Repubblica francese, malgrado i suoi errori, le sue colpe era da Lui considerata come il più saldo baluardo della libertà dei poPoli. Nei giorni di crisi, Jaurès pon eva al servizio della Repubblica la sua prodigiosa oratoria, la sua penna, la sua vita, tutto se stesso. Cosl durante l'affare Dreyfus ; così durante la campagna per l 'espulsione delle Congregazioni.

Un anno fa - appena - quando lo scandalo Calm ette-Ca. ill aux dilagò, la Repubbli ca si giovò ancora una volta dell'opera di Jaurès. Come si può soltanto dubitare che la Fra nc ia non avrebbe mandato al Governo q uest'Uomo che, avendo te nuto nd pug no le moltitudini, le avrebbe dom inate e sollevate nell'ora tragica ? E come si può pensare ch e Jaurès non si sarebbe votato - tutto - alla causa della guerra?

L'aggressione della Germania - compl ici diret ti i socialisti teder schì - metteva in pericok1 i beni sommi pei quali tanto aveva combattuto Jaurès. Una Germania vitto riosa sig nificava un'altra mutilazione della Francia e Jaurès non si era ancora rassegnato a quella dd ' 70. Il Kaiser trionfante voleva dire la line della Repubblica ...

Ah no. Compiuti tutti i tent;i.tìvi per evib re la conflagrazione, Jaurès avrebbe compiuto il suo dovere di socia.lista, di repubblicano, di patriota, di fran cese.

Con che voce, con che anima, ,on che i mpeto, egli avrebbe gridato a lle folle pronte a tutte le res istenze, decise a· tutti i sacrifici , capaci di tutti g li eroismi : 11.lloru, enfants de fa Patrie.'

Lo Sforzo Russo

La battaglia impe,gnata fra austro-tedeschi e russi sullo scacchiere est e sud-est, tiene, in questo momento, sospesa l'attenzione dell' opinione pubblica europea. Anzitutto, per le sue proporzioni gigantesche. Si afferma che, per l'estensione del fronte e per la quantità di effettivi, )a battaglia deUa Vistola - chiamiamola, per intenderci, col nonie del più importante fi ume che attraversa i luoghi dove si combatte - sia la più grande della storia. Ma un'altra ragione, non meno urgente e profonda, sospinge i cittadini a seguire con l'occhio intento, attraverso gli indecifrabili nomi polacchi, tutte le vicende della formidabile partita.

Tale ragione, può e55ere tradotta in questo interrogativo: quali saranno le conseguenze di questa battaglia, una volta che sia giunta all'epilogo, colla sconfitta dei tedeschi o dei russi?

Esaminiamo tutte le eventualità d'ordine politico-militare. Prospettiamo da prima l'ipotesi meno attendibile - in questo momentoe cioè che j russi resistano a lungo e riescano - anche perdendo Varsavia -a riprendere di qui a qualche t empo una controffensiva energica e vittoriosa. Ci vuol poco a capire che la Germania riceverebbe un colpo, se non definitivo, certamente gravissimo. Non si arriva a comprendere come b. Germania potrebbe rifarsi - in materiale umano - dall' enorme logoramento di questi ultimi mesi di battaglie incessanti. La Germania dovrebbe ridursi alla difensiva Io credo t:he molto difficilmente la Germania sarà in grado di teotare su altri scacchieri un"offensiva « in grande stile>> come quella che punta - oggi - sulla capita.le della Polonia russa.

Facciamo ora le ipotesi meno piacevoli per noi.... Supponiamo che i tedeschi siungano a conquistare Varsavia. Pare che i russi abbiano nel preventivo Ia perdita di questa città. Ma l'occupazione di Varsavia che cosa risolve? I tedeschi saccheggeranno e deprederanno la grande città, ma poi? Continueranno ad inseguire i russi o stagneranno nelle trincee, attendendo - coll'autunno e l'inverno - jl maturare di nuovi imprevedibili eventi d'ord1ne anche diplomatico-politico ?

Mettiamo sul tappeto l'eventualità più catastrofica: supponiamo cioè che i tedeschi, a1lungando1 da nord a sud, i bracci della loro morsa, riescano ad accerchiare parte degli eserciti russi che si trovano su quello scacchiere. Anche questa vittoria non avrebbe domani. Gli eserciti ,u.ssi, sfuggiti all' accerchiam ento, continuerebbero il loro movimento di ritirata e si riorgan izzerebbero più indietro, nell'interno della Russia, l t}somma: la Russia non o1irc al nemico un punto vitale, mortaùnente rnJnerabile. E anche qui, come su altri :;racchieri, è il t empo che lavora per la Q ua druplice. E.eco perché la Cermania ha fretta l a sih1azione nello scacchiere russo-tedesco non deve dunque suscitare preoccupazioni. I rossi - anche r itirandosi, anche: disfatticompiono magnificamente la. loro missione: ; logorano la Germania, la impoveriscono dì soldati, la stremano anche nelle risorse economiche. la v icenda della guerra .sui diversi scacchieri può essere per la Q uadruplice - e lo si è visto in questi d od ici mesi di gue rra - ora favorevole, ora contraria, ma v'è un dato fondamentale che gara ntisce la vittoria degli Alleati: la popolazione.

V'è chi parla di una possibile pace separata rnsso-tede5ca, dopo la presa di Varsavia. L'ipotesi è inveros im iJe. f!. vero che noi non siamo troppo esattamente informati su certi m ovimenti e tendenze deJla CO· sidetta « società russa », che è, poi, la manipolatrice de11a polit ica UJ1 . periale; ma non v'è - alla superfice - alcun sintomo che autori zzi a ritenere possibile tale eventualità. La Russia non può rassegnarsi a una disfatta. V'è il Patto di Londra che Ja lega agli AJleati; v'è il recente p roclama dello czar che afferma la volontà di condurre la guerra ad oltran,:a, vi sono le manifestazioni dell'opin ione pubblica, che so· stiene la linea di condotta del Governo. Una Russia che segnasse la pace, dopo a una disfat ta e a una mutilaiione, sarebbe alla mercé della G e rman ia..

Pietrogrado tornerebbe Pìetrobu rg o. G li impegni che vincolano la Russia agli altri Alleati della Quadruplice sono formali ed espliciti. Ma la Russia continuerà la guerra indipendentemente dal Patto di Londra: la continuerà per necessità nazionali e storiche insopprimibili : la co ntinuerà. per rimanere ancora la Russia e non un'immensa colon ia des tinata a subire di nuovo, doman i, la violenta penetrazione ed egemonia te desca.

Non mancano, fra noi. gli allarmisti scimuniti, che vedono già, dopo la battaglia in Polonia, scendere a! sud le «falangi}> di Mack e nsen, per dare una « lezione >> all ' Italia. Ora, sta di fatto che, fra mo lt i giorni o molte settiman e, la lotta su llo scacchiere polacco sarà giunta al termine, g li austro-tedeschi saranno cosl fisicamente esau riti e numecic-ame11te decitnatì, Lhe non av1a11111) volor1tà né for2a di ini.ziare altre «colossali» offensive contro altri nemici. D' altron de l e g iogaie deUe Alpi non si prestano agli spiegament i in masse serrate, necessari alle offensive tedesche. E ancora: quando la battaglia polacca sarà finit i, le truppe italiane avranno -colla preu di Tolmino e di Goriziaallon tanato dall'Italia qualunque pericolo.

A un dato momento il fattore « q ualitativo » si agg iungerà - nella Quadr uplice -al fattore «quantitativo» ; a un dato momento, cioè, la superiorità numerica coinciderà colla supe riorità dell'organìuazione : q uel g iorno - vicino o lontano non importa - la sorte della Germania e dell'Au stria sarà decisa

Mussolini

Da I/ Popolo d'Italia, N. 207, 28 luglio 1915, IL

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