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LA SIMPATIA DEGLI SCIACALLI
All'uil;.imo momento, prima d i acc ingersi a raspare cogli artig li, che conoscono i sei per cento stro:zzini , la terra ancor fresca che r icopre i resti di Giovanni Jau rès, i socialist i neutralisti e a.ustriacanti e germ anofili ita liani, i « lavoratori ~u tentici e o stinati dello stran iero~. hanno avuto la incomparabile sfacciataggine, il fenomenale cinismo di indiriuare un messaggio di simpat ia ai socialisti frances i.
« Q uella simpatia pe, voi e per il Belgio no i l'abbiamo conservata inaltera ta attraverso guesfanno di dure prove a cui siete stati sottoposti, benché YOi ab· biate crMuto cli dividere la respcmsabi lità dci regimi politici delle vostre d assi dominanti »
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Cosi è detto nel documento che reca le note firm e dei Lazzari , dei Vella e consimili Balabanoff. Io non so come i socialisti francesi risponderanno a questa attestazione di platonica, nonché men :iognera simpatia. I socialisti fran cesi potrebbero fa r sapere ai Kamaraden ital iani, che - q uando il mondo è in armi - una simpatia che si l imit a agl i ord ini del giorno è una inutilit~, quando n on diventi un'ironia. I SO· cialisti fra ncesi polrebbero domandare - a n ch e a sol o titolo d i curiosità - a i Genouen di v ia del Sem inario, com'è avvenuto che Alceste
D ella Seta - l'assertore in facc ia a Sud ek um della fran cofili a d e i so· cialisti italiani - sia stato, poi, cost retto a r as~egnare le dimissioni dalla
D irez ione del Pa rt ito. [ socia listi francesi potrebbero anche resp ingere una simpatia ch e h a tutta l' aria di una «degnazione » e potrebbero di re ai social isti jtaliani che se Guesde, Sembat, Thomas sono andati al Governo, n on ci sono andati per un capriccio o per un ' ambizione, ma per il compimento di un sacro dovere, a l quale non si sarebbe, certo, sottratto Giovanni Jaurès.
Ma anche questo messaggio è un servizio reso alla Germania. Nel· l'ult ima parte, infatti, (è un accenno chiaro ai t entativi dei Quertreiber e una sollecita2:ione ai socialisti fra n cesi di « riprist inare» l'Interna. zionale, accettan do il concetto teutonico di una «pace bianca » che salvi il Kaiser e.. . prepari un 'a ltra guerra. Ma i socialisti d ella Re· pubblica hanno g ià risposto, il 14 lug l io, con uni dichiarazione che
DALL'INTERVENTO AL LA PARTENZA PER JL FRONTE 113 non ammette equivoci, perché si riassume nella formula: « guerra ad o ltranza».
Io non so - ,ripeto - come sarà accolto il messaggio di coloro che H ervé chiamava spesso g li « eunuchi ». Ma se Jaurès - il com. memorato - potesse levare la te-sta, posseont e, dalla fossa, egli allon· t anerebbe con un gesto sdegnoso la mandra degli scìacalJi che specula su ll'anniversario tragico.
D irebbe Jaurès ;
« Chi siete voi, che venite a turbare col \'Ostro chiacchiericcio inverecondo il mio silenzio e la mia sol itud ine? Chi siete? Voi che pre tendete d i commemora rmi, ml conoscete ? Voi, che spregiate ogni idea di patria, voi che avete gridato il " ben vengano " ai tedeschi, avete maì letto La mia Armée nou11e1le? E se l'avete letta non vi sembra che siamo divisi - nonostante le etichette super.6.ciali - da un abisso insondabile? Ah, voi padate di una vostra simpatia inalterata per Ja Francia e per il Belgio Evidentemente voi fate assegna mento sulla labilità della memoria fra i vivi. Ma i morti ch e seguono le vicende dei vivi non dimenticano lo misuro il valore d~lla vost ra simpatia
Io so che se fosse stato in vostrn pote re, l'Ita lia non sarebbe intervenuta mai... . E forse per simpatia a lla Francia che voi - miei od ierni commemoratori - dist ribuivate revolver e randeJli nelle sedi dei Circoli socialisti, allo scopo d i stroncare - nella violenza teppistica - le dimostrazioni ìnterventiste? forse per simpatia alla Francia che p ropa · ga ndist i e si ndaci del vostro Partito chiama ro no sadisti e criminal i quei garibald ini che versarono il loro sangue nelle fo reste delle .Argonne?
.B forse per si mpatia alla F rancia che le vostre Federazioni si pronunc iarono favorevoli anche allo sciopero generale, p ur di evitare la g ueua contro l'Austria e la Germania, e in favore del Belg io e della Francia ? Fu inspirato da simpatia per il Belgio e per la Francia l o sciopero gen erale di Torino ? Se quello sciopero neutra lista si fosse propagato a tutta l 'Italia, non evidente che sarebbe stato una battagl ia vinta per Ja Germania e per J' Austria?
« Voi parfate, oggi, di simpat ia, ma io - motto che segue i vivivi dico che voi eravate pronti a pugnala re alle spalle la Francia e il Bdgio. Jo vi dico che e ravate pronti a compiere il pi ù nero dei tradimenti, Ja più segnalata delle infamie. N on debbo a voi se oggi i cavalli degli ulani non scalpitano sulla mia tomb a....
« Mentre la neutralità dell'Italia agonizzava, m entre i vostri eroic i soldati si am massavano ai confi ni, voi - simpatizzanti per la causa della F rancia e del Belgio - che cosa faceste ? Vi uniste a G iol itti. Vi prestaste al gioco di Biilow. lavoraste - in complicità palese e d i· retta - coi barbari e cog li assass ini. V o i e ravate pronti ad accetta re le responsabilità dirette d' un Gove rno che avesse avuto 1a neut ralità indefj. ni ta come programma. A vete mai pensato all a terribile r esponsabilità che vi siete assunti in quell'ora ?
« Se un oceano di acqua non basta a favare la piccola macchia di sangue dal le mani di Lady M acbet h, quanto tempo dovrà trascorre re prima che sia oscurato il ri cordo della vostra vergogna?
« Se la rivolta della parte sana della Nazione non avesse sventato l'infa me manovra: [ censura . ] qua li sarebbero state le conseguenze del mercato? Eccole: parziale risoluzione del vostro problema nazionale; l'Italia avvinta di nuovo alla Tri plice dei barbari, con una neut ra! ità n ecessariamen te benevola, che sarebbe d iventata complicità, Coll'in te rvento de ll'Italia le possibilità di una l iberazion e prossima del Belgio e delfa F rancia rap presentano il novantacinqu e per cento; senza l'inter vento dell 'Italia la cif ra delle p robabi lità sarebbe stata mino re e ad ogn i modo sarebbe stat o infinita mente più grave il sacrific io di sang ue della T riplice Int esa. II Belg io sarà redento, la Francia sarà liberata, i l mil itarjsmo tedesco sa rà fiaccato, nonostante l o sforzo avvc-rw dei socia list i italiani &co la vcrjtà D i che simpatie p arlate d unq ue? Se fosse di p eso dalla vostra volontà, non avreste abbandonato al loro destino - cioè all 'aggressione tedesra - Belgio e Francia e Serbia e l e vostre t erre irredente J Per tro pp i mesi voi siete stati gli aiutanti del g rande carnefice europeo... .
« E adesso osate commemo ra rm i ? E, adesso, osate versare le vostre lacr ime di coccodrilli sulla mia fossa? Tacete, vi prego. Io non fu i mai n eut ra le, fra l'oppresso e l'oppressore, fra l'aggredito e l' a.ssussore ; e quando mi gettai a co rpo morto nell'affare Dreyfos, non penjai ch 'eg li era un capitano e un e breo Coloro che mi commemorano - e tutti i g io rni l - si battono sulle trincee per una Francia libera, per un ' Eu ropa migl io re. Si battono e muoiono. M a se fosse di peso da voi, i soldati ita l iani non ~ i sarebbero battuti.... e l'Ital ia sarebbe stata assente dall' immenso certame destinato a forgiare i nuovi destini del mondo....
« lo fui ucciso la notte del 31 lug lio 1914 Non commemoratemi. <<N on assassinatemi un'altra volta!».
Mussol Ini
11 V orwaer! J edizione italiana - debitamente sovvenzionata dal confratello berlinese - mena il cane per J'ai :i. e non risponde alle mie precise conkstazioni *. Ma io - tra J'u na e l'alt ra spartizione.... dei cont in'enti - m i voglio divert ire a battere, dove p iù gli duole, il gior• nate d iretto per la cont inuità redazionale dall'americano Pagnacca e dai st!oi deg n issimi soci. Punto per punto.
I nostri « pochi » lettori ci seguano. Pochi? Lo dice il V orwtterJ.I. Ma, appunto, i lettori del Vo rwne ,11 numero due, sono pochi o molti? Molti ssimi, ed è per questo che in data 25 giugno ven iva spedita. ai « ca ri compagni delle Sezioni socialiste » una d i quelle circola ri che sì mandano quando i lettori si cifrano 2 mil io ni . Ecco il documentino, caduto n e lle nostre mani :
L situazione nella quale si viene a lrovare l'Amministra~ione d el nostro giornale per lo stato di guerra, ci obbliga dì rivolg ervi un caldo l'-ppello. Il com mercio non fa più inserzioni; i lettori d elle p roduzioni dell a libreria sono quasi tutti ~ tlo le armi ; gli abbonamenti p roletui ed anche mo lti non pro letari fu. rono sos~si o addirittura disd etti prrc M i loco titolari sono richiamati; la Cmsura ci toglie il modo di lanciare maggiormente la rivendita; la sottoscrizione langue; in mo ltissime provincie jJ nostro giorna le non entra più. Per tutte que• ste cause dobbiamo comb3t tere contro nuove e inaspettate difficoltà. L"Ammini· st razio ne è pr rò sicura di superarle, se non sa rà abbandonata d ai compagni rimasti nei lo ro paesi. Vi preghiamo quindi d i intensificare la vostra ope,a pro· curando nuovi abbonati e favorendo la sottoscrizione, spccialment~ in questi tempi in cui il lavoro non manca e i guad ag ni non sono se.usi Accogliet ~ questo nostro invito con animo fra te-rno e ricevete i nostri cordi ali sa luti.
« LAZZARI per la Direzio ne del Partito
« BAcCI pu il Co,uiglirJ di AmminirJrazione.
« BERTINl d i r t ffort amminùtrttJ.ivo.
« P. S. - Vi inviamo una scheda che c i vor rete ritornaze riempita a.I più presto unitan::.ehtC alla somma raccolta •·
Sintomatica, l'assenza della firma di Pagnacca da un documento di que sto gener e e carino qudJ'acccnno al « lavoro che non manca e ai
• (}17).
9.- Vlll lauti guadagni », fatto da co loro che ci parlano ad ogni momento della crisi economica, caricando, ai fini deJJa polemica, esageratamente le t inte Vero è che un mese passato dalla data dell'appello e in u n mese la sottoscr izione deve aver fr uttato ciuarantamila lfre.
Vengo alla questione dei marchi. 11 Vorwaerl1 scrive test ualmente:
« Voi accettaste, godeste e prendeste l' "aiuto fraterno " dt-i tedeschi».
Pare - insomma - che io mi sia recato in persona a Berlino, abbia intascato il denaro e me ne sia tornato in Jtalia a fare la vita allegra dello scialacquatore, Il Vorwaerts non solo è buffo, è canagliesco. 1n Via S. Damiano si sa p erfettamente come andaron le cose Basta .fissare alcu ne date. Il Cong resso di Reggio Emilia ebbe luogo nel luglio del 1912. La direzione dell'Avanti! fu tenuta dal Bacci per oltre quattro mesi e cioè si no a tutto il novembre. Ora, l' « ai uto fraterno >> dei socialisti fu chiesto e concesso durante la di rezione Bacci per superare la crisi gravissima dell ' A vanti! e quando io, aJ 1° dicembre, ass unsi la di rezione del giornale, nelle cassette dell' Avanti!, dei march i ci doveva essere appena il ricordo. l1 cittadino Bacci è pregato d'interloquire. :E. pregato cioè di rispondere a queste categoriche domande, che Pagnacca e soci ha nno eluso e che io ripeterò fino alla noia:
Primo: In quale epoça - giorno, m ese e anno - giunsero in Ita lia i U mila marchi del socialismo teutonico? E chi si recò a Berlino, pec accelera re - coll'ausilio di Bebel - la « prat ica»?
S econdo: Sotto a quale titolo fu rnno concessi? Fu, in altri termini, una elargizione graziosa, come quella dell'Humanité o - per avven• tura - un prestito garantito con azioni della Società editrice del giornale?
T erz o : Risulta a Pagnacca e soci che uno dei pi ù g randi organ i del sociaHsmo tedesco, l'Hamburger Echo , per esempio, abbia rin facciato, dopo 1a guerra [Jic] l'« aiuto f raterno» in altri tempi concesso ?
Qudrto: Si è mai pensato in sede d i Direzione del Partito - dopo il dupl ice tradimento dei socialisti te deschi - a una dove rosa restitu2ione <lei « loro » denaro?
Nell'attesa di una risposta a queste domande, io scelgo nella collana, alt re menzogne,- non meno spudorate, del Vorwaerts milanese.
Eccole:
1. 2 jalJo che io abbia tergivernto nell'accettare il lodo. l'ho anzi pubblicamente e privatamente e reiteratamente sollecitato il giorno stesso in cui il primo « chi paga?» fu lanci ato dal molto « lodato» l.azz.a ri.
2. fa lso che i componenti del lodo fossero amici e setta.tori del- l'opera mia.! indegno gettare un'ombra di dubbio sul compianto Maino, che iniziò i fa.voci della Com missione e sugli altri membri del giury lo d'altra parte non conoscevo né l'avv. Poggio, né il dott. Fodanini.
3. E falso, ma è sopratutto ridicolo, che i denari per la fondazione del giornale mi siano venuti in grande o in minima parte dagli uomini deJI' Agraria bolognese o d'altri siti. Andate a rileggere il lodo, furfant i! Dopo il lodo, c'è stato un processo damoros.o - che il V orwaerJ1 segu iva con ansia segreta - e che cosa hanno deposto i testi introdotti dal dott Licurgo Tioli?
Ma perché Pagnacca - citato anche lui come testimone - non scelse quell'occasione particolarmente propizia per fare delle « rivela. 2ioni » e schiacciarmi, m ent re invece fu di una monosillabidtà stupefacente?
E per oggi può bastare.
Da Il Popolo d'Italia, N 209, 30 luglio 1915', H
« L'ARMBE NOUVELLE»
Io chiamo fondamentale questo libro di Giovanni Jaurès, per un vario ordine di ragioni. Prima di tutto è il libro della maturità. In secon do luogo, esso rappresenta il primo tentativo di organi1:azione della Francia su basi social iste. Fi na lmente, v'è in questo libro poderoso, tulto J aurès, Jl Jaurès storico, filosofo, politico, poeta.
« 11 Partito socialista vegli costantemente sulla indipend enza della Pa· tria e sui suo i mezzi di difesa i, ,
Tra il 1908 e il 191 t, Giovanni Jaurès credette fo~ giunto il momento propizio per affront are il problema capitale- del socialismo: riorganizzare la Nazione francese su basi socialiste. Ma da quale parte incominciare? Dall'economia o dalla morale? Con un progetto, ad esemp io, di nazionalizzazione delle minie re o della terra o delle grandi industrie o con una grande riforma della scuola intesa a preparare - con conven ienti sistemi educativi - le future generazion i dei cittadini social isti? li campo, come si vede, è immenso. Ma Jaurès comprese che per lavo rare tranquillamente in questo campo, bisognava comincia re col cintarJo, ed è - appunto - colte qu estioni re lati ve alla difesa nazionale - da tradursi in formule legislative - che Ja urès aff ronta jl problema. Esso si riassume in questa duplice necessità:
« Come portare al più alto grado per la Francia e per il mo ndo inci:-rto da cui circondata, la probabilità della pace ? :I:: se malgudo il 5Uo sforzo e la sua voloRIÌ, essa fosse attaccata, come portare a l più alto grado le probabilitit di salvel:za, i mezzi di vittoria? ».
Nonostante il suo più che trentennale apostolato di pace, Jaurès non viveva completamente nell'illusione. Aveva vissuto troppo i lunghi e t r ist i anni dell'affare marocchino, per non comprendere come l' anima e la volontà della Germania fosse ro deliberatamente t ese verso la guerra, d esiderata come il mezzo necessario per realizzare l'egemonia tedesca sull' Europa e sul mondo
Quando Jaurès parla del << mondo incerto » dal 9uale è circondat~ la Francia, l'allu sione è evidente. Non si tratta dell'Italia che ha fatto sempre una politica pacifista inspirata al famoso << piede di casa»; non si tratta delrlnghilterra colla quale era no state g ettate le basi di quell'entente cordiale, preludio dcll'aUeanza forma le; non si tratta, evidentemente, della Spagna, nazione ormai tagliata fuori dalle vicende vive della storia europea. li « mondo incerto » è la G e rmania . La Francia deve preparare le sue difese da una possibile aggressione tedesca.
Armi E Pace
11 Partito socialista deve inspirare la sua politica estera al dcsidetio d i mant(:nere la pace fra i popol i euro pei. 1:a non ·1a pace per la pace; non la pace ad ogni costo; n on la pace sinonimo di schiavitù e di vergogna. La pice con d ign ità, con g iustizia. Il Partito socialista deve condurre la sua campagna per la pace europea, assicurandola and1e e gagliardamente « colla cost ituz ion e di un apparecchio difensivo cosl far. midabile che ogni proposito di aggressione sia smontato tra i più insolenti e i più rapaci. Non c' è, continua Jaurès, obiettivo più elevato per il Partito socialista, o piuttosto, è la condizione stessa della sua vita». Siamo, come si vede, ben lontani dall'ant i-militarismo herveistico e spre• giatore di ogni preparazione militare, troppo in voga fra i cosidetti socialisti italiani. Jaurès inalza le due colonne fondamentali del suo si sterna: pace con la giustizia delle genti o guerra per la vittoria. II socialismo deve vincolare 1a « liberazione dei p roletari alla, pace dell'ununità e alla libertà delle Patrie».
« Un Paese che non potesse contare nei giorni di crisi, in cui la sua stessa vita è io gioco, sulla devoi ione n:n i0n3 \e della clas~e opetai3. non sarebbe che un mistrabiJe detrito J>,
Ad evitare equivoci Jaurès insiste per parecchie pa,gine preliminari su questi concetti. La citazione in epigrafe ha un interesse pacticolare per noi e noi la dedichiamo a quei socialisti italiani che bizantineggiano sulla partecipazione o meno ai comitati di assistenza. civile e.... camme· l"orano oggi Jaurès. Ma una più lunsa citazione non è inutile per meglio determinare le posizioni dalle quali si dipartiva Jaurès col suo progetto di riorganizzare la Francia. Pace, dunque, abbiamo visto e per mantenerla il Jaurès fa assegnamento sulle relazioni operaie interna- zionali, sulla pressione per l'arbitrato fra gli Stati, sulla lotta contro il miLitarismo e: lo sciovinismo, ma tutto ciò non basta. Occorre qualche cosa ancora. E Ja.urès - apri!c bene le orecchie, o socialisti italiani che lo commemorate! - lo enuncia in questi termini inequ ivocabili:
« In questa grande opera - mantenimento d ella pace fra i popolie per condurla alla fine il Partito socialista vegli costantemerite sulla indip(ndtoz.a <lella Patria e sui suoi m<."2zi di difesa; ch'oso non si attenga alla formula generale delle milizìe, ma precisi al Parse il modo d'orr;:mi2z11zione robustissimo ch esso mtmde con questa parola; ch'esso ne dirnosl.!i l' eccelleou. e l'effi.cenza !; ch' esso p rovi con la condotta dei suoi militanti e colla loco propaganda fr.a il popolo operaio, colla loro assiduità e il loro zelo, alle istituzioni vi,·enti di educazione mi litare, alle società di ginnastica e di tiro; alle manovre in c3mpo aperto e , agli esercizi. sul teneno v.irio b . cui efficaci a si sostituirà alla skrile meccanica dell"insegnamento di caserma; ch'csso dimostri, d unque, colla sua attività alk gn, che se combatte il militari$MO e la guerra non è già. per egoismo paw oso, per pus illanimità servile o pigrizia borghese; ma che è anche pronto e risoluto aJ assi.cware il pieno fun.zionamento di un sfotema milita.re veramente popolare e dife nsivo, come :id abbattere i suscitatori di conflitto : allora potrà s6dare I,e C:l· h.mnie, poiché porterl in lui, colla forzi. acrumulata della Patria storica, la forza ideale della Patria nuova, l'umanità del lavoro e del di ritto ,. _
« Un Partito che non avesse il coraggio di dom~ndate alla Nnione i sacrifici necessari alla sua vita e a lla sua libertà ~arebbe un Partito miserabile e ben presto perduto a causa ddla sua stessa indegnità ~
Queste parole dl Jaurès acquistano un singolare rilievo quando siano messe in rapporto cogli avvenimenti attuali. Aveva ben dunque ragione H ervé di proclamare che, se Jaurès avesse assistito alla seduta del 14 luglio del Consiglio Nazionale del Partito socialista fran cese, avrebbe approvato e caldeggiato la formula adottata della« guerra ad oltranza!». Quella mozione è informata allo spirito di Jaurès. Del Jaurès che nelle pagine .d'introduzione deJl'Armée No1111el/e ~,riveva, rivolgendosi agli ufficiali:
« Quando ~si, gli ufficiali, avranno ben riconosciuto che la forza dell"escrcito, come istituzione di difesa, C nella sua unione stretta colla Nn.i.one produttrice, col popolo Javoralo1e, colla for :ca idealista cd ,entusiasta del p1oletuiato, eS5i comprenderanno anche l'eccellenza del sistema di organizzazione militare che il socialismo propone e che ha l'obiett ivo di confondere .,.eramente la Nazione coll'esercito» .
E più oltre, specì6cando gli c,1,iettivi immediati :
<1 Jç non mi abbandono - dichiara Jaurès - a una semplice manifestuione dottrinale e il mio unico scopo non è dì dissipare dei malint esi dei quali soffrizellbe egualm~te 111 nobile P11t1ia che io amo e il grande Partito che io servo. Intendo fare opera pratica, dì un interesse imm(diato e di un effetto prossimo » .
E ancora. :
« Dd le forti milizie democratiche che ridurono la caserma a non essere che una scuola o che facciano di tutta la Nazione 1111 immt1uo e vigt;>rOJQ esercito al servizio dell' autonomia nazionale e della pace : ceco neffordine militare lt. liberazione dcll1. Francia».
E r iba.Hendo:
« L'orgaoitt nione della difesa nazionale e l'organina~ione della pa<e roco solidali». ·
M O Rale
Perché l' Armée Noul!elle, espressione vivente della Nazione, possa - quando l'ora sia suonata - conq ui.stare i serti della vittoria, occorre, oltre alla preparazione logistica, alla capacità dei quadri, alla coesione delle tnippe, un' idea centrale animatrice , un'idea morale che susciti ed esalti - verso un solo obiettivo - tutte le energie. Se è - come d ice Jaurès - necessario che -<< dai capi ai soldati ; dai soldati ai capi d debba essere sotto lo sguardo siruro della morte che si libra, scamb io di vita, comunità d'ideali, unit:ì di an ime», c i vuole un « viatico morale ». Quale? L'idea nuda e sempl ice dell a difesa« terri toria le >> de lla patria, può essere l'armatura, ma n on la costruzio ne; l a glo ria militare - dato il carattere g rigio e anon i mo de lle guerre moderne - non ba.sta pi.ù a incendiare g li animi; l 'orgoglio, la tradizione napoleonica è trop po lontana. D'altronde « N apoleone è stato, dice a ltrove Jaurès, il p iù chimerico degli uomini ; il più limitato degli ideolog i e contro la natura delle cose nessuna delle sue opere ha potuto resistere». La 1évanche è ormai una aspirazione confinata nelia letteratura. Non si deve credere che Jaurès abbia mai accettato la mutilazione inflitta alla Francia. dal Trattato di Francoforte; ma, gli sembra, che 1a révancht non possa - dopo quarant'anni dal fatto compiuto - essere un' idea sufficentementc animatrice p er condurre i soldati alla vittoria. E allora? Qual'è l'idea «mora.le» dell'Armù N o11vtilt?
<I Aiutare nel mondo, col ripudi aré decisamente e solennemente ogni pensiero offensivo e ron una propaganda. ò 'arbitrat(I e di equità, l' avvento della pace umana. Un popolo che, difondendo~i contro l'aggressore, difendesse questo idea le riassumerebbe in si: tutta la nobiltà. di una gran<le tradizione nazionale, tutta la srandena dcli.a. sperania umana » .
ANTI-VEDENDO
Io non intendo riassu mere il libro di Jean Jamès.
Sono 684 pagine e la fatica sarebbe inadeguata allo scopo. La trattazione tecnica del probl ema di mostra q uali vaste conoscenze d' indole mi litare possedesse Jaurès. N on è il libro di un profano, ma il libro di un tecnico che conosce la storia an tica e recen te dell'oreanizzazione m ilita re in Francia; che è perfettamente informato sullo stato dell'esercito, sui difotti e sui pregi dell'esercito, sullo stato d'animo d egli ufficiali, sui sistemi dello Stato Maggi ore. Sono decine e centinaia di pagine st ringa te e nutrite, nelle qua!i non trovate m ai il luogo comune o l'invettiva banale di moda fra gli ant i•mi lita risti italian i.
Gli ufficia.li sono trattati colla massima deferenza. Già il libro è ded icato al capitano Gera rd ( forse i l capitano che - incog nito - la sera dell'assassinio tagliò precipitoso la folla e si gc:ttò sul cadavere an· cora caldo del tribuno?) e cira al compito g rave che dura nte le battagl ie spetta agli ufficiali, così sì esprime Jaurès. Ecco:
« Se qualche cosa dei passato .sostiene ancora il soldato, è il magnifico esempio di coraggio dato dagli ufficiali ch'egli riconosce ancora in quella sprcie di notte trav~rs;i.ta di lamp i e ai <JU:Jli la gran~teua sovrumana de l loro compito di trt1.scinatori promette di compiere con coscienza degli atti che non sembrano possibili, 5e non all'eroismo quJ.si incosciente ».
Jaurès combatte 1'artificiosa distinzione fra esercito permanente e ri· serva; combatte le fo rmu le napoleor,iche ancor in voga nelle scuole militari di Franc ia e get tando un colpo d'occhio profetico sulla guerra futura., antivede la rea ltà d'oggi. Demain è intitolato il capitolo. A ttra· verso le pubblicazioni dello Staio M aggiore tedesco, Jaurès prevede la . grande offensiva tedesca e la grande difensiva fran cese, Sin d'allora Jaurès ayvertiva che bisognava preparare i francesi a subire l'invasione e l'occupazione di qualche te rritorio.
11 Bisogni che Roma si abitui a comprendere Fabio e gli I.asci. il tempo di diventare Scipione».
Roma è la Francia; Fabio il T em poreggiatore è Joffre: non tarderà molto ch'Egli diventerà Scipione, p er vibrare il colpo decisivo ai barbari
Patri A E Proletariato
Dopo una lunga discussione d 'in dole storica, tecn ica e politica, sulla 9uale è inut ile tener discorso, Jaurès apre una n on m eno lunga p arentesi di centocinquan ta pagine per precisare la posizio ne del proletariato di fro nte a ll'esercito e all'idea di Patria
In tempi meno tempestosi, bisognerà t radu rre tutto intero q uesto capitolo , pe[ché « de finitivo >> sulla questione.
Leggano attentamente e comprendano gli ineffabili neutra listi italiani che sono sopratutto anti-ita l iani. ! Jaurès. il commemorato di oggi, che parla. li lin guaggio di Jau rès è chiaro. A pag. 449, eg li dice:
<< lo non ho giamm:ii da parte mia, presi al tip ico i pnadosii contro la Patria . La Pat1ia si lra$forma e $i allarg:i. Son o sempre $lato convinto che il pro!c-tariato non sottoscriverebbe nell'intimità della sua coscienza, a una. dottrina di abdicazione e di serv itù naziona le Ribellarsi contro il dispoti~mo dei zc, contro la tirannia del pad ronato e del cap itale, e subire passivamente il peso della o:onq uista, la domi nazione· del milituismo straniero, sarebbe una contraddizione così puerile, così infantile ch'essa sarebbe travolta al primo a lla rme J a tutte k forze sollevate da ll'istinto e daUa zagione. Che i pro letari , che il conquistatore non libera dal capitale, consentano inoltre a diventare dei tributari, è una mostruo5ilà
Un proletariato che abbia rinunziato a difendere coll"indipcndenza nazionale la libertà nazionale del suo proprio svi luppo, non avrà mai il forza di abbattere il capitalismo, e quando avrà accettato senza resistenu che i l giogo dell'invasore venga ad aggiungersi sulla su3 testa al giogo del capihlc, egli non tenterà ncm· meno più di alzare la fro nte. Quei france-s i, se ancora ve: ne sono, i quali a fferma.no che è per loro indifferente di vivere sotto a l padrone di Fr~ncia o a. quello di Gernunia ; sotto il Kaiser o sotto il P resid ente, en unciano un sofisma che per la sua stessa ass urdità rende al principio difficile ogn i confutazione i,,
Marx Ed Engels
Ebbene non sono precisamente i social-neut ralisti italiani quelli che non fanno d istinzioni fra Governo e Governo, ma tutti li accumulano nella stessa cond an na? N on sono p recisamente i neutralisti italiani, 9uell i che dichiarano uguali tanto le guerre di conquista come quelle di d ifesa ? N on sono precisamente i neutralisti italiani a raccogl iere e a r imettere nella circolazione sotto un o rpello più o meno scientifico e letterar io, il volgare « F rancia o Spagna, poco importa, purché s i mangi? ». Per Jaurès q ueste erano bestemmie, · paradossi idioti.
A un certo pun to, Jaurès polemizza col Manife;Jo dei ,om11niJti e colla famosa apost rofe « I proleta ri non hanno Patria f ».
« N o - ribatte J a urès - non è vero che il proli:tariato sia fuod d ella Patria. Quando j( M,mij eJlo , 0111u11is1a di Marx e di Engels pronunciava nel 1847 la fa mo sa fras e cosl spesso ripct ula e s fru ttata in ogni senso : g li operai n on hanno P a1ria , non era che una tirala " pa.ssionale, una replica paradossale e d opo tutto d isgraziata alla pol<'ffiica d ei patriotti borghesi che denunci avano i l comunismo <Qme distruttore de lla Patria Mao:: stesso si affrettava a correggere e a rntrin· g ere il senso della su a fo rmula. E aggiunse: " senza d ubbio i l pro letariat o d eve anzitutto conquistare i! potere r,oli tico, erigersi in classe nazi ona le sovrana e costitui rsi lui stesso in Nazione e .in questo seoso è ancora attacrnto a u na n azionalità. Ma non lo è p iù nd senso borghese " . Sono quest e sott ig /i,~ne o scure e abba..st:u1z.a vane, Come potrf bbc il proletariato costituirsi in N azione, se la Na zione non c-sistesse gi:ì. e se il p roletariato non avesse dei rapporti viventi con e,su ? »
I.e pagine che Jaurès dedica a ll'esame dei rappoHi fra socialismo, prol etariato e Pat ria sono certam e n t e le più belle del libro. Sono p iene d'impeto e di pass ione. Come vi traluce l' amo re ~r la Francia ! Le affermazion i degli incoscient i sono demol ite I para do.ssi degl i oltranz isti, debellat i. La P atri a è .
"' Essa n on ha per base d elle categorie economiche esclusive, non può essere racchi usa nel quadro str<'tto di una proprietà d i cl asse Eu a h a ben maggiore p rofond iti organica e ben maggiore alte zn idea le. Essa s i liene co lle sue radici al fondo stesso della vita umana e, se s i può dirlo, a lla fi sio logia d ell'uomo... Anche per g li sfrutta ti, anche per g li schiavi, il g ru ppo umano o v cssi avevano almeno un posto de ~n ito, q ualche ora d i son no tranquillo sul gradino p iù bi:sso del pa lazzo, valeva m eglio del mondo estcmo, pieno d i una ostilità assoluta e d i u na incertezza completa i>.
Patri A E Rivo Luzione Sociale
Ecco un alt ro sofisma che Jaurès batte in breccia. t! un sofisma che fu in voga negli ultim i m esi della neutra lità..
• Quand o si d ice - e-sciama J aurès - che la rivo luzione sociale e i nternazionale soppr ime le Pa trie, che cosa vuol d ire? Si prctcn de for se ch e la trasformazione di una società debba compiersi dal l'esterno, con una violenza esterna ? Sarebbe b negn ion e di tutto il pensier o socia lista che affer ma che una società nuova n on può sorg er e se non quando g li d ementi si ano g ià sta ti prep arati n ella SO· cietà attuale. Da allora, l'a zione rivoluzionaria, interna'lionale, universale, pa n erà necessariamente l'impronta di tutte le rea lt.½. nazion ali . D ovr à combattere in oi;ni paese d elle difficoltà particolari; avrà i n ogni paese, p er combattere q ueile d iffico ltà, risorsi'! particolari, fon c proprie d elfa storia naziona le, d el gen io nazionale. 2 passata l'ora in cu i g li utop isti consideravano il comun i5mo come una piant a utifi c:iale che si potl'!Va for 6orirt a volontà, sotto un clima scelto dal capo di una setta N on ci sono più karie »
Per Il Fronte 125
Non si sfugge alla legge delle Patrie, grida Jaurès. N on è possibiJe. 11 fede ralismo più decentrato, alla Proudhon, non è una distru2ione, ma una trasforma2ione della Patr ia e d'altronde Proudhon era « furie· samente francese». La subordina2ione di tutte le Patrie a una solaidea che i pangermanisti socialisti vagheggiano - sarebbe un « cesa. rismo mostruoso, un imperialismo spaventevole e oppressore di cui il socialismo stesso non può sfiorare lo spirito moderno ».
E allora?
« L'u nit à umana - rispond e Jaurès - può essere soltanto realizn.ta dall :1 lib era federnlone delle Nazioni autonome, ripudia nti ogni impreu di conqui5la e so ttomesse a tegole generali di diri tto, Ma allora non è la soppressione, m ~ il perfez..ionammto dd le Patiie. Esse sono elevate nell'umanità senza perdere nulla d ella loro indipendenza, della loro 01iginalità, de ll a libertà del loro genio!».
NEL MOMENTO DI CRISI...
Volgendo alla fine di questo capitolo magistrale, Jaurès precisa an. cora le sue idee.
« Internazionale e Patria., egli dice, sono legate ormai. .E nell'Intema.zionalc che l'indipendenza delle Nazioni ha la sua più grande garanzia: è ndle Nuioni ind ipendenti che l'Internazionale ha i suoi organi potenti e nobili. Si potrebbe quui dire: un po' d'intema.zioaalismo allo ntana; molta internazionale ci riconduce alla Patria ».
Ma Jaurès prevedeva che nel giorno del pericolo le fragili ideologie anti patriottiche sarebbero state portate via, come piuma al vento. Se Jaurès avesse vissuto soltanto quattro giorni ancora, avrebbe avuto l'in• tìma e gra nde soddisfazione di veder confermate le sue previsioni.
« La vana esagerazione dei paradossi ana.ocoidi non resisterebbe - in un giorno di crisi - un minuto solo alla forza del pensiero operaio completa, che concilia J'Jnternuionale e !,a. Nazione i>.
In Francia, lo si è visto.
JL PROGETIO LEGIS LATIVO PER «L' ARM~E NOUVELLE »
Non si può ora dire che cosa diventeranno gli ordinamenti poli· tici e militari dell'Europa, quando la grande tormenta sia passata. Disarmo? Limitazione degli armamenti? Dipenderà dalla. vittoria della Quadruplice. Ma io cred.o che se i socialistì - in particolar modo quelli italiani - vorranno « ag ir e » e non « chiacchierare » per trasformare la società, dovranno - in fatt o di ordinamenti militari - tornare alle idee e al progetto di Jaurès. Si compone di diciotto art icoli. N e fac. ciamo conoscere i principali:
Art. 1. - Tutti i cittadini validi, dall'età di 20 aH'età di 45 anni, sono obbligati .i. concorrere alla difesa nazionale. Dai 20 ai 34 anni, apputeng ouo all'eserrito di p rima linea, dai 34 ai 40 alla riserva, dai 40 ai 45 alla te rritoriale.
Come si vede gli obblighi del progetto Jaurès sono più eStesi d i ciueJli attualmente in vigore in I talia.
Art. 3. - Il reclutamento si fa sul luogo.
Art. 4. - l'educazione dell'esercito di p rima linea comprende tre fasi; l'educazione preparato ria dei fa nciulli; la scuola delle reclute; i richiami p eriod ici.
Art. 5. - Rig uarda l'educazione m ilita re da i 10 ai 20 ann i.
Art. 6. - I g iovan i entrati nel ventun es imo anno di età, saranno chiamati per sei mesi a l ce ntro di guarn igione più vicino, a una scuola d i reclute.... Le date d i chi amata saranno scelte in modo da peimettere gli esercizi all 'aria ap erta e le ma novre sul terreno.
Art. 7. - Durante i tredici anni di servizio di prima linea, i soldati saranno convocati otto volte per esercizi di manovra. Manovre di piccole unità che dureranno da uno a dieci giorni; manovre di grandi uni tà che d ureranno ventuno giorni.
Ogni soldato ha al suo domicilio le uniformi e ne è _pecuniariamente respo nsabile.... Nei dipartiment i de ll 'Est (frontiera. tedesca) og ni sol dato avrà le sue armi a domicilio l e associazioni operaie di qualunque specie, sfo dacati, mutue, cooperative sono autor izzate a sussid ia re - per la preparaz ione al g rado di ufficiale - Je spese di studio dei figli degli operai che avrannocon un-esame - dimost rato la capacità di diventare ufficiali.
Art. 8. - I quadri sono formati , da una parte, di sottufficiali e uffi. ciali di carri era , dall'altra di sottufficiali e ufficiali civili.
· Art. 9. - I q uadri degli ufficiali sa ra nno form at i, p er un terzo, di ufficiali profess ionali.
Seguono altri articoli concernenti i quadri. Gli ultimi articoli propangono che la Francia negozi coi paesi rappresentati all'A ja trattati di arbitrato integrale e r egoli, con loro, la procedura arbitrale,
Che cosa diranno, oggi, i commemoratori di Jaurès? Che cosa d irà, per esempio, il desisnato oratore per Mil ano, l'on . G enunzio Bentini, la cui incoJtura - in materia d i socia lismo - è semplicemente fenomenale ? Che cosa dirà l' incaricato della continuità redaiionale dell ' A vanti /?
Come verrà « diffamato ,> Jaurès ! Diffamato, dico Infatti:
Jaurès amava 1a Patria e co storo la dispregiano.
Jaurès voleva un esercito per La di fesa della Francia e costoro vorrebbero apri re le frontiere d'Italia agli invasori.
Jaurès esaltava gli ufficial i e costoro ne parlano collo scherno p iù best iale
Jaurès non com prese mai la « neutralità )) nella vita e nella storia e costoro hanno eretto sulla formula sterile e negativa della neutralità l'edificio della loro futura nonché ignobile cuccagna elettorale.
Jaurès ebbe un palpito d'amo re per tutti gli oppressi; costoro pas· sano chiusi e cinici dinanzi alle sventu re d el Belg io e d ella Francia.
Capaci di t utto, anch e di specu la re sui morti, costoro annegheranno nel pantano deUa loro abbiez ione •.
Mussolini
Da Il PopQ/o d'llalia, N. 210, 31 lug lio 1915, li.
• Di quc-sto articolo, il Comitato Lombard o dell'Unione Generale deg li [n segnanti Italiani , ~tam pò l'estratto: So,;a/ismo , dife1a a rmata della PaJria nel pensiMo di Giovann i ] auri! - Milano, Sede del l'Unione - Univttsità Commerciale t. Bocconi, 1917 - Tipografia socia le d i Carlo Sironi, Via G. Mameli, 15. A proposito di questo estratto, Il Popolo d' I talia, N 210, 3 1 luglio 1917, IV, reca:
« L' Unione Generale degl'lnsegnanti Italiani (Comitato l.ombardo) ha pubblicato in e legante opuscolo uno .scritto di Benito Mussolini su Jo.urès e J'.-1,mù
Nouvelh, La pubblicazione s' intitola: Socialilmo e di fua armflfa della Patria nel pemù,o di Giovanni JatJrJr, t una meravigliosa sintesi, ed accurata, del pro· fondo lavoro del pensatore franctse, che dovrebbero leggere quanti amino convincersi come l'atteggiamento del socialismo ufficiale italiano di fronte alla guerra non sia socia listico.
<1 L·opuscolo costa 10 centesimi. Le commissioni vanno dirette al Comitato lombardo dtll'Unione degl' Inugns.nti pre-sso l'Università Commtrci;ale Bocconi -Milano » ,
IL «MORA LE »
L'altro giorno la G11e, ra Sociale di H ervé aveva una vignetta che 5j riferiva allo stato d'animo dei «civili» che stanno a casa e a quello dei «soldati» che si battono da ormai un anno. Un poi/11, tornato dalla breve licenza di quattro giorni, diceva al suo compagno dì trincea : « Mon cher, Ii nous n'étiom pas lil, le; "civiiI" craqueraient J4nJ ,eJttrd.... ». Tolt.t la punta d'esagerazione necessaria per penetrare e far riflettere - esagerazione, dico, perché i « civili » in Francia « tengono » ancora magnificamente - è certo però che non sono precisamente dai soldati che partono le languorose nonché equivoche invocazioni a una pace la quale sarebbe - oggi - wi delitto nefando d.i lesa umanità. 2 avvenuto in Francia - nel p eriodo delle brevi licenze concesse ai poi/111 - un fenomeno straord inario. Non è il Paese che ha incoraggiato i soldati, ma viceversa. I soldati non sono andati a prendere della forza morale per resistere ancora; ne hanno port:ita e assai.
Nella coscienza delle moltitudini enormi di proletari che popolano da dodici mesi le trincee ai quattro or izzonti, dev'essere penetrata l"oscura nozione della loro missione storica . Questi soldati devono sentirsiper intuito più o meno chiaro - gli artefici dell'avvenire, gli elaboratori della prossima e futura storia d'Europa.
Ecco perché nessun di loro pensa a interrompere il Javoro, prima che sia compiuto. Ecco perché ogoun d'essi dice: bisogna anda re sino i n fondo! Insomma, j} «morale » è infinitamente più elevato tra i combatt enti, che fra i civili. t più fa cile che costoro, e non i primi, si pie· gh ino allo scoramento e alla sfiducia La vittoria apparterrà a coloro che - combattenti o non combattenti - avranno più fermamente sperato nelle proprie forze e contato ~ulla propria volontà. Sotto q uesto rapporto, la guerra deffrtalia permette di trarre gli auspici migliori. Il « morale » dei soldati italiani è eccellente, il che rende ancora più inopportune e tediose le querimonie pacifiste dei preti cossi e dei preti ned. Le lettere di saluto che i soldati al fronte mandano ai giornali, sono il documento più interessante della nostra guerra. Anzitutto depo ngono a favore dell'intelligenza dei n ostr i soldati che hanno escogitato subito il mezzo di ovviare al perdurante d isservizio postale col saluto collettjyo mandato a mezzo di un quot idiano. In secondo luogo ri velano il ca- meratismo perfetto, l'intesa affettuosa che lega soldati, sottufficiali e ufficiali. L'esercito - attraverso le firme numerose che accompagnano i sa• _ Juti - ci appare come una grande famigli a . Infine, quelle lettere sono l'espressione dello « stato d'animo» delle nostre truppe combattenti. Stato d 'animo meraviglioso. Quelle lette re non contengono so ltanto i saluti alle fam iglie, ma qualche co5a di più . C'è l'amore profondo per l'Italia, l'orgoglio di combattere per la Patria, la fiducia ferrea nella vittoria.
La grande anima - ignorata e spesso diffamata - della Nazione si rivela - con freschezza giovanile, con impeto eroico - attraverso le parole dei suoi figli in armi. Io leggo o g n i giorno - con attenzione rel igiosa - questi documenti. E u na lettura c he io consiglio agl i scettici. Ecco i telefonisti del 68° fanteria che Si dichi:irano « orgogliosi di essere al fronte»; un gruppo di auto mo bilist i mi b nesi che scrivono « dal g lorioso campo di battaglia » ; mo lti ,;oldati di fanteria si dicono « vibranti di senti01ento p atriottico ». I rich iam ati bieJlesi salutano da l fronte dove « l'anima nobilissima de ll'Italia si ri tempra.» ; il « pensiero dell'Italia » esalta e rende orgogl iosi due sol dati addetti ai forni; « viva l'Italia, Trento e Trieste!» g ridano alcuni soldati del parco automobilistico; di « patriottico entusiasmo » sì dicono a nimati i finanzieri del1'81. compagn ia. Questi saluti erano nel Secolo di ieri.
Prendo la Stampa. Ecco un foltissimo gruppo di soldati richiamat i i 9uali « assicurano che sono pronti a compiere il loro dovere di soldati e di italiani, non venendo meno alle antiche tradizioni del caro Monferrato e Astigiano». I soldat i di una batteria pesante campale asse riscono che « combattono tutti entusiasti pe r la grandezza dt:!Ja Patria ». Un g ruppo di fu cilie ri dalle aspre e sup erbe roccie montuose del fronte « inneggiano a un'Italia più forte e più g rande» , mentre dalle Alpi Venete, un altro gruppo di soldati saluta pa renti cd amici al g rido di « Viva l'Italia».
Prendo la Gazzetta deJ Popolo. D alle cime del M o nte N ero, u n nucleo numeroso di a rt ig lieri « fa voti p er il conseg uime nto de i pi ù a lti ideali nazionali e di una più g rande, p iù bella, più gloriosa Italia»; i fucilieri della 5e. compagnia anelano il giorno in cui andranno « a fare i bagni a Trieste »; i racconigesi assicurano gli amici e iI Paese della « eroica volontà del sangue italiano » ; oltre 50 minatori del genio salutano « innegg iando alla vittoria che già arride al Tricolore»; i sol dati di una compagnia telegrafisti porgono << saluti cari dalle nuove ter[e ritornate dopo secolare servaggio alla Patria amata»; un gruppo di allegri fanti piemontesi sono « org og liosi di t rovarsi sulle balze de l Trentino» ; i militari di un reggimento di fan te ria. « con a rdore di buoni ital ia ni attendono .fidenti a nuovi ci ment i ». Ecco un saluto che si stacca un po' dal consuetudinario. Un scuppo di volontari ciclisti di Torino « solitari su di un'alta vetta, hsso }I) sguardo verso il radioso avvenire, fe rmo i l cuore in una indomita fed e di vittoria, consci di aver vicino la regale anima di Torino, al vecchio Piemonte, dura le rra d'eroi, jn. viano saluti e ricordanze». 1 soldati richiamati di un ospcdal etto da.. campo, dopo aver lasciato i cari « per l'onore e la grandezza della Pa· tria )>, sperano di tornare presto vittoriosi...
Questa antologia - materiale preziosissimo per coloro che nel futuro vorranno rivivere Guest'anno eroico - potrebbe;- continuare a ttraverso le pagine di quasi tutti i giornali d ' Italia, ma la citazione è già suffi. cente. Si può aggiungere che da tutte le fottere - nessuna esclusa - si ril eva che la salute è ottima, il buc o u more e l'entusiasmo generale, come generale e profonda è 1a fiducia nei capi.
D i nanzi a queste voci innum eri e gagliarde la vitto ria italiana non è più una speranza: è una certezza. MUSSOLINI