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SE Il POSSIBILE, Il NECESSARIO !
Il senatore Maniotti ha affrontato, nell'articolo pubblicato l'altro ieri sul Giornale d'IJa/ia, il problema dei limiti territoriali e polit ici della nostra guerra. Non è la prima. volta che tale tema vien discusso in Jtalia. Possiamo aggiungere - non per vana superbia, ma per una semplice e modesta constatazione cronologica di fatto - che su queste colonn e, quasi all'indomani della dichiarazione di guerra, vennero espresse idee che co llimano perfettamente con quelle sostenute ora dal senatore Mazziotti. I nostri amici lettori rlcordano che, essendosi accesa sul Mes· saggero la polemica Colajann i-De-Felice, noi ci dichiarammo risoluta• mente contrari alla tesj sostenuta dall'on. De-Felice, favorevole alla guerra circoscritta, limitata, di occupazione territoriale deJle nostre provincie irredente. L'on. De-Felice aveva torto e, forse, a quest'ora si sarà già convinto che una guerra a scartamento ridotto sarebbe probabilmente una sciagu ra, certamente, un e-rrore assurdo. Nessuno deve cullare la illusione beata e funesta che, giunti a Trieste e a Trento, gli eserciti ital iani abbian toccato la meta e non abbiano che da aspettare - sulla difensiva - lo svolgimento delle operazioni sugli altri scacchieri europei. Occupate che siano e Trento e Trieste, gli italiani avranno - tutt'al pili - chiusa la prima fase della guerra, che deve - però - proseguire fino alla disfatta totale del n emico. 2 solo fo questo modo che Trento e Trieste resternnno all' Ita lia. Il dato può esprimersi in questa maniera: og,ri villoria parziale delle Nazioni defla Quadruplice lntua .1arà iilttsoria ed effimera, ;e non .1arà ,omeguùa la viJJoria «generale» . solo la vittoria nell'insieme che p uò garantire e assicurare le rispet· tive conqu iste e rivendicazioni nazionali. Gli sforzi degli Stati M aggiori della Quadruplice, diretti ad ottenere una sempre migliore collaborazione militare fra le Nazioni alleate, sono appunto la confer ma della verità elementare testé enunciata: d nemico comune, guerra in ,om11ne. E la guerra - pur svolgendosi su scacchieri diversi e lontani - è in un certo senso comune. Ora si trjltta di esaminare sino a qual punto può arrivare questa comunanza e coordina1ione di sforzi su di un solo scac· chiere - cioè - nel quale siano più forti le probabilità di una azione che precipiti la guerra verso Ia 6ne.
Questo è il problema posto sul tappeto dal senatore Maz.ziotti. Eccone i termini : fobbiettivo è: affrettare il corso della guerra - coll a maggiore rapidità possibile - verso la vittoria della Quadruplice. Se l'Italia, espugnate Gorizia e Tolmino, può utilinare tutte le sue forze ingent i per vibrare all'Austria un colpo decis ivo e tale da costringerla a chieder la pate senza condizioni, non si può pensare a di strazioni anche modeste di forze dal nostro scacchiere, che diventerebbe il principale, per mandarle su altri campi. Ma se a un certo punto la nostra guerra dovesse stagnare nello stillicidio esasperante e monotono delle azioni di trincea e sorgesse, per contro, la possibilità di inferire il colpo mortale al blocco tedesco su di un altro scacchiere, e si rendesse, per ciò, necessario un concorso di uomin i da parte dell'Italia, non è chiaro che l'Italia avrebbe il dovere di contribuire - anche in tal modo - alla vittoria?
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Se per vincere, fosse necessa rio - p er esemp io - portare alcuni corpi d' esercito italiani in Francia o nella penisola di Gallipol l, piuttosto che sull'Isonzo, perché non si dovre bbe farlo? Che il fronte sul q uale si vince sia al nord e non al sud, all'ovest invece che all'est, p oco importa: l'essenziale è di vincere. Ma, in questo caso, la necessità è subordinata alla possibilit à. Se si può, è necessario; sulla utilità o, meglio, sulla «necessità», l'accordo è uni versale, poiché universale è la volontà. di vittoria; ma chi può« giudicare » all'.infuori degli Stati Maggiori sulla «possibilità» di questa immediata cooperazione di eserciti? Noi possiamo esaminare un solo elemento di questa possibilità: !"elemento nu · mero; su gli altri, che non sono meno importanti, non possiamo tenere discorso. Sulla «possibilità» strategica di tale cooperazione, nulla sap· piamo e ci rimettiamo in proposito - con assoluta fiducia - alla capacità dei nostri generali. Ma alla doman da : ha l'Ita lia sufficente numero d i soldati per potet condurre la guerra, contemporaneamente, su due scacchieri ?, noi rispondiamo in sen so a ffermativo.
Intanto questa distrazione delle n ostre forze militari avverrebbe solo dopo avere bene ass icurato e munito i nostri confini nell'unico caso che si presentasse, su altri scacchieri, la possibilità dell'urto risolutivo. Senza di che, sarebbe inutile mandare in F.rancia o altrove dei contingenti di uomini, per farli marcire nelle trincee. In ogni modo l'Italia non difetta di soldati. Dopo la Russia è l"Italia la Nazione della Quadruplice che dispone di più vaste riserve. Gli uomini attualmente sotto le armi si cifrano a milioni. Inoltre ci sono anco ra cinque classi da richiamare, ci sono venti o almeno dodici classi di rifo rmati da visitare. Mentre l'Austri2.-Ungheria ha proceduto alla leva in massa - non risparmiando gli invalidi - l'Italia non avrà bisogno nemmeno di p rolungare sino ai 45 anni - come avviene in Francia -l'obbligo del servizio militare.
Mentre la Germania anticipa la chiamata delle dassi giovanissime, del 1917 e del 1918, l'Italia non ha ancor:1. deciso fa chiamata della classe del IS96, che avverrà all'epoca consueta.
Le ri sorse - in uom ini - dell'Italia sono sufficcnti a qualunque bisogno. La << possibi lità » dal punto di vista del «numero» di una collaborazione diretta dell' Italia su altri scacchi eri esiste, dunque: le altre possib ilità di strategia di quadri e di a rmamenti ci sono ignote. Q ui, ci m:rnca la materia del discutere, li nostro compito non è cl i risolvere i problemi dei qu~li non possediamo i dati, ma quello di preparare Ja Nazione a sopp ortare - con tenacia e con fie rezza - tutti i sacrifici necessari sino alla vittoria.
Mussolini
Da TI Popolo d'!Jalia, N 213, 3 agosto 191), Il.