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PER NON DISARMARE !

Carissimi amici*,

Il periodo della « zona di guerra » che non bisogna confondere colla <1 zona di fuoco », è già finito. e stato più breve di quanto non fosse nelle mie speranze. Quando queste linee usc iranno sul nostro Popolo , io mi troverò a oltre i vecchi veramente scellerati confini che bisogna cancellare perché sono un pericol o e una infam ia, troppo a lungo subita. Non ho bisogno di dirvi ch e io sono lieto. Voi siete stati i m iei compagni nella dura vigilia e restate, oggi, i tenaci e fedeli continuatori dell'opera mia, voi sapete <JUan to io abbi3 atteso quest'ora La m ia g ioia trova a ltri motivi nella constatazione dello stato d'animo - forte - che regna fra i richiamati di una classe anziana come 1'84. La propaganda perversa e malvagia del neutralismo criminale non ha nemmeno sfiorato queste a nime sempl ici e schiette che accettano Ja guerra come una necessità che non si d iscute, che è anzi p resente al l oro spirito come un dovere g rave e solenne che bisogna compiere. Nella massa è diffuso e profondo l'odio contro i tedeschi e la simpatia p er il popolo belga Né manca una minoranza compatta di interventi· sti, che danno, come sempre, il buon esempio. Così è avvenu to che t re caporali milanesi, l'ex vig ile Strada, l'ex cameriere al Savini, Roman i, l'ex t ram vierc Bmcema, hanno ch iesto ed ottenuto di pa rti re con noi p er il fron te, q uantunque fo ssero stati dispe nsati p er ragioni di serviz io. Gesto simpatico che n on h a bisogno di essere illustrato. L a massa è buona. Io credo che, nella zona del fuoco, questi mit!i rnmmil itoni saranno pront i ad ogni sacrificio Sono uom.ini solidi, sui quali si può contare. Le mie impressioni sono dunque positive, ottimiste.

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L'esercito italiano va verso la vittoria. Certa, fatale.

Ma noi che ci apprestiamo a sopporta re i disagi invernali delle trin· cee e i ri schi inevitabili dei combattimenti, vogliamo avere le spalle sicure. Non ci devono essere, qui, i sabotatori delle nostre energie, gli s~u latori sul nostro sangue. Se ci sono, bisogna assassinarli. LI pu· tredine, sulla quale passammo nel maggio scorso, non è stata ancora

• J rfilattori de 11 Popolo d'Italia, completamente spazzata via e dispersa. Questo compito i o Jo affido a voi , a mici carissimi. Vig ilate sempre! Picchiate disperatamente ! Non d ate un minuto di t reg ua alle jene che si apprestano a divorare la macabra i mbandig ione dei morti! Ci sono ancora in Italia dei m istificatori della buona fede delle masse operaie; c i sono ancora i sordidi e sorn ion i zelatori della Germania; ci sono ancora delle vecchie cariatidi nel socialismo e fuori che bisogna una volta per sempre frantumare; c'è ancora una repellente g ermina ia pl uricolore nella quale voi dovete irrompe re collo stesso impeto assi duo e spietato, con la stessa crudele e necessaria intrepidità che guiderà Ie nostre baionette all'assalto delle t rincee nemiche

Noi combatteremo : combattete!

Il programma che io vi l ascio è in questo motto:

Per non dha1·m11te.'

Io so che voi terrete f ede a questa consegna lo so ch e ,•oi non disa rmate e non di sa rmerete. Voi bruciate del mio stesso fuoco, voi sent ite p rofondo l'affetto per CjUesto fog lio di carta al quale avete dato la parte migliore di voi stess i; vo i comprendete che la battaglia magn ifica iniziata da me dieci m esi fa n on è finita, ma è entrata semplicemente in nuova fase; voi od i ate - del mio stesso odio - tutti i n ostri nemici che sono i nemic i dell' Italia.

Per quanto mi riguarda, io non ho preoccupazioni personali. Sono p ronto a ricevere tutti i colpi del D estino. Ciò che importa - sernndo la su pe rba formu la romana - è « naviga re)), non « vìve re ».

V iva la guerra liberatrice!

Viva l' Italia!

Una fraterna stretta di m ano a t utti, dal vostro

BENITO MUS SOLINf

A lknito Mussolini , i l direttore, l'amico e il compagno del no stro lavoro, aspro, JI rinnovnione e d i preparazione, giunga il saluto più vivo e più af. fe uuoso di questo suo estremo manipolo che r im ane.

Risolu to ed armato, rimane, inchiodato al suo posto, come nei p rimi g io rni , ben deci so di non cedere un palmo solo di terreno, ben deciso di n on disa rmate né per violenze, né p er agguati, ben d«iso d i scagliare in faccia agli speculatori d ei morti questo foglio di caria, sempre più giovane e più impetuoso Noi l'abbi amo attesa con serena e paziente fid ucia l' ora d i questo d istacco. E quando da ll'altra s ponda giunge vano fin qui le grida d elle jene che chiedevano la nostra pelle e q uella del nostro Direttore ; e quando tutte le serp i ancora vive si sgroppav;,no a lle no$tre calcagna. sibi landoci intomo velenosamente; e quando in tutti i g iorn.:a li d ei più remoti villaggi, ap pestati da un cane, da un socialista e d a u n d eputato, infuriava la canea che ci addi tava al disprezzo per essere ancora q ui, tranqui llamente; e: q uando d alle rosse e ben capaci cantine di Ressio, un manigoldo dal naso invcrmigliato e d a lla bocca cald a di mosto, brindava alla p alla indigena che dovC"Va col pire a ll e spalle- Mussolini, noi - manipolo destinato a rimanere sulla breccia - tacevamo sdegnosi, attendendo. Ed ecco, fuiaJ. mente, J"ora è venuta. L'ora dei colpi, l'ora del fucile. Mussolini entra nel cerchio di ferro e di fuoco, cosl aspramente e rudemente preparato con la sua opera gag liarda. I botoli tacciono Le serpi si rimbucano. I manigoldi si tappano neUe taverne, dinanzi ai boccali colmi, netla speranza di un'altra attesa. Ma que llo ch'cssi attendono non verrà. Non accadrà. E se pur d ovesse avve nire, sarà una ben llhte ora per voi, o « imbom1ti " <lei tradimento.

Noi - intanto - pochi ma ri5oluti, ci piantia mo qui, con tutta la nostra passione giovane, con tutta la nostra a nlma o nesta e violenta, con tutta la nostra forza; oggi e domani, nella trista e liet.a. ventura, qui, ci ritroveranno i nost ri nemici, e per passare dovranno passare su noi.

Le vostre spalle, amici volontari, sono sicure. Non disarmeremo. Implacabili e feroci saremo. Ci batte1emo - in questa mischia sorda ed oscura di tutti i giorni e di tutte le ore - ci batteremo a viso aperto, con calma, con impeto, con ferocia. Dispentamcnte. 6 detto bene E siamo certi, amico Mussolini, che vinceremo - anche noi - la nostra dolorosa ed appassionata battagli~, perch~ con noi, dietro noi, e intorno a ooi, sentiamo i l , espiro più puro di tutta la Nazione rinnova ta ; il respiro di voi, che vi rnlttcte oltre il confine; òi tutti voi, cui la fortuna assegnò un posto p iù bello cd un nemico meno ignominioso e traditore d el nostro,

:Ma ci ò non importa.

Ognuno - ora - rimane al suo posto.

Noi terremo - qui - il nostro, fermamente.

Arrivederci, per le nuove battaglie, amico Mussolini, e voi tu tti, amici• soldati.

Viva la guern!

Da Il Popolo d'lt,1/ia, N . 2~5, 14 settembre 19IS, II.

PREFAZIONE A « PENNACCHI ROSSI » *

Carissimo Rossato,

Le p refazioni - in genere - valgono poco. Come << v iatico » il un l ibro o sono inutili o lo soffocano.

Eppure - perd onam i l'atto di supe rbia - la mia costitui sce un 'eccezione alla regola. Anzitut to no n è una pre fazione, ma un atto di solidarietà e di amicizia; poi le circostanze eccezionali, eccezionalissime nelle quali m i trovo, possono con fe r ire a qu este righe, q ualche pregio.

Scrivo, seduto aI!a turca, in una specie di riparo che truffa il n ome di trin cea. Accanto a me si lavora fu rio samente di piccone. Uno scenario meraviglioso di montagne colle cim e già bianche d i neve e coi boschi spogli già di ogni verde. Una mattinata di una chiarità inco mparabile: tepore di sole.

Sol di Je/fem bre, IN 11e.J cielo stai co m e i'11om che i m igliori anni finì.

Ca rducci Ma è ottobre ino ltrato

Sen za il << ta,pum >> dei Mauser austriaci e d iJ crepitio delle mitraglia trici, non si avrebbe sensazio ne alcuna di guerra.

Vita dura e magnifica Un po' p rimitiva Si << jg norMO » molte co se e se ne imparano t antissime a lt re Ammetti , caro Rossato, che pochi libri entrarono n ella c ircolazione, con una prefa zio ne scri tta in t rincea, nelle linee esterne del n ostro fron l e Anno li dell a g uerra mondiale

M~ se anche gueste parole - pe r una strana combinazione - n on ti g iungessero, le tue note trove reb bero egualmente aperta la via del gran pubblico.

Sono n ote « di getto » ne-I le quali scorre una linfa di v ita che non muore ml passare effimero del fog lio di cart a nel quale furono stampate.

Note impetuose, violente, iron iche , sentimentali: qualche volta, .ro· mantich e.

* ARROS (ARTURO ROSSATO] ·- N n,umbi 1·oui - Milano, Ed izion~ dd Popolo d1 J1al i<1, 191G Arturo Rossato ~ra un ·redattore de 11 Pope/o d'lffllia ,

G ià: il t itolo stesso è un po' «passatista». I « pennacchi» non sono più del nost ro tempo. Da. quanto tempo è morto Cirano? Noi stessi abbiamo abol ito i nostri pennacchi, uoppo facile bersaglio per le ca rabine nemiche.

Il «rosso)> è però attuale. Tremendamente attuale e futuro. Rosso di sangue. t questo l'olio sacro che lub rifica nei secoli e nei millenni le ruot e della civiltà umana.

E qui mi fermo. Non voglio scivola re dalla prefazione alla. .. critica .

Una fortissima stretta di mano dal tuo

18 ottobre 191'5.

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