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PRIVILEGIO DI GLORIA

Dalle trinue del 2 novembre 1915

Carissimo Rossato,

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La notizia della morte di Fil ippo Corridoni - portatami dal nostro

• giornale - mi rasgiunge quassù, nelle trincee che abbiamo scavato sui coston i ripidi di questa asperrima montagna, nell'attesa di espugnarne la cima.

L'annuncio, in sieme a un dolore acuto, susçita nel mio animo un , ·ago, indefinibil e senso d'orgoglio: p iù che di compianto, la fi ne di Corridoni, di Rabolini e degli altri fascisti è degna di ammirazione e di invidia.

Combattere in prima linea, sospinti innanzi da una magnifica divampant e p ass ione; cadere con un canto sulle labbra in faccia a l nemico sgominato e ,•alto in fuga; sublimare, nel sangue, l'olocausto della propria vita aU'Idea; è questo il privi legio raro di gloria che il Destino concede soltanto a coloro che g lielo sanno strappare con un atto di volontà, di tenacia, di fede.

Per conosce re da quali sent iment i fosse ro animati Filippo Corridon i e i suoi e nostri compagni, n ella vigil ia della loro giornata estrema , va lga quc~ta ca rtolina che io conserve rò come la più cara e più sacra delle memorie. Porta la data del 22 ott obre.

Carissimo Benito,

Nel mentre attendiamo l'ordine di partenza per partecipa re con tutto il nostro ardore e la nostra fede alravanzata gmernle che deve portare un colpo tremendo· alla trawt.anza tedesca, i nostri p ensieri più pu ri si volgono a le, n ostro duce spirituale, nostto amato commilitone. Pel trionfo dei nostri ideali, per la causa ddla civiltà h.tina s iamo pronti al sacrificio di tutto il nostro sangue. Bacioni e auguri.

D1NO RoB llR.'I'O, GAUBERJNI AUGU STO, GIU• s nPPII Mi!RCANn, loo TACCHI, Ù..'JZIO PANDOLFINI, NINO RABOÙNI, flLI Pl'O CoRRIDONI.

Poche ore dopo, questi propositi eroici venivano consacrati neJla bat. taglia vittoriosa e nel sacrificio cruento.

Ed ora, episodi e ricordanze mi tumultuano nell'animo, mentre raf. fiche di nev ischio imperversano sulle nostre trincee. Io rivivo le gior· nate del ,giugno 1914 e quelle del maggio 191 , . Mal grado l'antinomia ap pa rente, anelli di una stessa catena, man ifestazioni di una stessa ener · gia, sforzo t eso a raggiungere una più grande li bertà nell'rtalia e in Europa.... Ri vedo Corri doni ardente, in faticato sugli spalti dell'Arena, lo rivedo sulle gradinate del Duomo; e, nell'evocazione, la solitu dine di queste montagne m'appare d' improvviso brulicante delle moltitudini che invasero e occuparono nel maggio nost ro le strade e le piazze delle città d'Italia, Il nome di Corridoni resta perennemen te legato al prodig io di purificazione che l'!talia nuova operò su se stessa, nel momento più delìcato e tragico della sua sto ria.

Non piangetelo ! Onoratelo ! N oi soldati non sappiamo piangé re. Noi onoriamo i nostri morti, affilando le baionette vendicatrici e libe· ratrici

Ma voi, che siete in Ita lia a combattere una battagl ia non meno dura e non meno necessaria della nostra; voi, che potete scrivere e pa rla re; voi dovete d ire, sc ri vere, proclamare cd esaltare senza t regua la sant ità della nostra guerra, la bellezza del nostro sacrificio, la certezza della nostra vit toria. Voi dovete incalzare, sen2:a posa, i « nemici di dentro » e gua rdare le nostre spal le dai <( pugnal i fraterni ».

No i faremo tutto il nostro dovere. Passano gli i ndividui , ma il popolo resta; muoiono i suoi solda t i, ma l'Ttalia vive e vin cerà. Come dubita re della vittoria, quando per la vittoria combattono e cadono gio· vani come Filippo Corridoni e mille e mille altri?

Ne l nome d'ltalia, nel nome dei morti e dei superstiti, leviamo in alto le salme in sanguinate dei nostri p rod i e prepariamoci ai più ard ui cimenti di domani.

In q uest'ora grigia di dolore e d'incertezza, mentre gli eventi accelerano il loro ritmo, ripetiamo il nostro grido, rinnoviamo il nost ro solenne g iuramento colle stesse ultime pa role dei nostri ind imenticab ili amici per la causa della civi]tà lat ina:

Guerra senza quartiere ai barbari modern i!

V iva l'Italia! Viva 1a libertà!

Saluti ca ri a tutti g li amici che mi ricordano.

Da TI Popolo d' hali11, N. 311, 9 novembre 191!i, II .

NO, « KAMARAD » !

Q ua ttro mesi fa, quando parve possib ile e quasi immediata una marc ia vittoriosa dei tedcsc'hi su Pidrogr1do o su Mosca, una parte del la social-democrazia teutonica credette giunto il momento opportuno - in vista della situazione milita re fa \ orevolc - di inscena re un primo t en· tativo di mov im ento pro-pace, In Italia, gl i amici di Greu l ìch fecero una vasta réclame ai Genossen pacifondai della Germania. Così, ci giunse notizia di una petizione fir mata da du e<.ento « funzionari » del Partito (la social-democ razia ha g i à un funzi onarismo e una burocrazia di proporzion i imponenti) colla quale pet izione si chiedeva ch e la frazion e soc ia.I -democratica al Reich ~tag abbandonasse la politica cosiddetta del 4 asosto, scindesse, cioè, la. sua azione e la sua responsabi lità d a <iucllc dei d irigen t i la politica imperiale. I duecento dissidenti diventa rono in b reve settecento. I cuori dei sudckumizzati d ' Italia si gonfiarono di spc· ranza e d'orgoglio.

Ecco : la socia l-democraz ia stava pe r ri:i.bilitarsi: ecco, l'Internazion ale - non morta - era prossima alla sua trionfale resurrezione. Noi n on mancammo di mettere in guardia il proletariato ita liano contro le lusinghe pacifiste che venivan o dal nord, denunciammo la nuova mi• stificazione. E che si trattasse di una manovra , se non pcoprio combinata p reventivamente con Bethman n-Hollw eg, di certo tacitamente favorita d a lui , d imostrarono a chia ra luce g li avven imenti successivi. Constatato ch e i popoli della Quadruplice non si lasciavan sedu rre e nemm eno commuov ere dalle querimonie ipocritamente p acifiste dei Genouen e visto che nonostante le avan2ate clclle « fa langi » mack enseniane i tedeschi doVevano non solo rinunciare a P ietrogrado ma anche a .... Riga, la social-dcmocrazia nascose negli arch ivi le sue << petizioni >>; i suoi duecento o settecento « funzionari » eroicamente si squagliarono e la Germania poté nel frattempo iniziare e condurre a termine una nuova sterminatrice campagna contro Ja Serbia, senza che una sola voce - sia pure flebile - di protesta si levasse dai ra nghi della social-democraz ia.

Oggi che la distru~ione deiJa Serbia è avvenuta e la situazione m ili• tare è an co ra favorevole ai tedesch i, rispunta il pacifonda ismo M a 9uanto d ebo le ed oscilfante ! E come r ivela nella sua esp ressiOne la sua insincerità e la sua perfidia! Finalmente abbiamo avuto al Reichstag due docwnenti del pacifismo ·e della social-democrazia tedesca: i discorsi deU'Ebert e d el Geyer. L' Ebcrt ortodosso, il Geycr dissidente. L'Ebert, prevedendo che i conati pacifisti falli(anno, jgnominiosamente proclama la sua riadcsionc alla politica del 4 agosto.

« Di froote a questo fatto è dovere impres(indibile di .tutto il popolo tcd tsco di continuare fermo e compatto ndla d ifesa (applau.ri J11 111t1i i bant h1) ,e: di tenere pronti tutti i meni necessari alla difesa stessa. (Nuo vi appla1ui).

Q uesti mezzi servono alla protezione delle noslfe case e delle no~tre fami glil', animano i nostri soldati a sconfiggere anche nell'a11i·u1i,e i nemici della Germania )lo,

Come ognuno vede, il social-democratico Ebert condivide esattamente il pensiero del Cancelliere. Da ciò l'una n imi tà dell'applauso al Reichstag. la G ermania si difende la Germania è innocente La Germania si difende dal Belgio e da lla Serbia che la minacc iavano....

Ma dove l'Ebert raggiunge le vette del suo infame cinismo, è qu~ndo afferma, con strari pante soddisfazione, che << il popolo tedesco e i suoi aJleatì hanno fatto cose incomparabilmente grandi; n essuno dei nostri nemici nell '.ivvcnire potrà. arrischiarsi nel tentativo di abbattere jJ popolo tedesco o di paralizza. rio nel suo sviluppo».

Ah, perdio! ecco un rapido e sommario elenco delle cose incomparabilmeate grandi cotntiute da l popolo tedesco e dai moi alleati: da l siluramento del Lmitania all'affondame nto dell'Ancona; dalla distruzione del Belgio alla distruzione della Serbia; dal massacro dei belgi al massacro degli armeni (vanto particolare degli« alleati>> turchi); dalle raccapricc ianti mutilazioni dei bambini alla fucilazione di Edith Cavell ; dovunque è p assata la furia ebbra di sangue e di vendetta dell'ocda teutoni<a, non sono rimasti che montagne d i cadaveri e mucchi di rovine. Queste sono le cose incomparabilmente grandi che esaltano l'orgogl io del social-democratico Ebcrt, il quale dimostra di essere tagliato nello stesso ceppo dei feroci soldat i del Kaiser. Basta questa frase p er rivelare la natura del pacifondaismo dei socialisti tedeschi. N essun du bbio che la <(loro» pace è quella vagheggiata dagli Hohenzollern.

Se poi ci volgiamo a sinistra, ha i dissidenti della frazione socialdemocratica, troviamo altri formidabili motivi per diffidare anche e in particolar modo di questo pacifondaismo che si maschera di scarlatto. Dovevano essere in quarantuno a n egare il voto ai nuovi crediti militari, ma a.I momento « topico », quando si trattava di assumere una precisa responsabilità., sono rimasti in dic iannove. Sono, forse, buoni questi pochi? Affatto. Questi signori che si truccano da rivoluzionari sono, in realtà, dei « reazionari )) pericolosissimi; questi signori che vogliono la pace sono, in fondo, i peggiori guerrafondai. Se il signor Geyer fosse un « rivoluzionario )> e un pacifista non so Uecitercb be un ritorno a llo sw11-quo-ante. Geyer ha detto :

« Come noi combattiamo i progetti di conquiste imposti dal Governo t dai par1iti di a ltri paesi, così combaui amo le mene infauste della politica annes~ionistica della Germania~-

Questa dichiarazione è inquinata da una reticenza mentale visibilissima. Poiché il Geycr sa o dovrebbe sapere che nessuna delle Na:zioni della Quadruplice conduce una guer ra di conquista. Si tratta per la F rancia e per l'Jtalia di sac rosante rivendicazioni nazionali. Gli è che il G cyc r - in ciò d'accordo con tulli i social-democratici del Reichstagnon vuol sentir parlare di un a restituzione dell'Alsazia-Lorena alfa Francia. La Francia, che agogna g iustamente il possesso delle due provi ncie perdute, segu irebbe, secondo il Geyer, una politica di annessione. Vecchia favola del lupo e dell'ag nello. Eppure, quando nel 187 1 la F rancia fu lacerata e vio lentata da Bismarck , non mancarono in Germania voci di socialisti che bollarono l'annessione dell'Alsazia e della Lorena come u n gr.inde errore politico e un'ing iustizia storica. Quei socialisti si chiamavano liebknecht, Marx, Engels, Ora, dopo quarantacinque anni, i soc ial isti tedeschi hanno l'opportunità di cancellare quell'errore, di r ipa· rare quella ingiustizia. Ma i socialisti tedeschi - unanimi - respingono p e rfino la semplice discussione sul!' argomento e per colmo d' ironia e d ' impuden :za a:ccusano è:i «anness ionismo» i sociali sti francesi , i q ual.i - fedel i al loro Maestro J aurès - non vogliono accettare come un fatto inesorabilmente compiuto la m ut ilazione della loro P at ria

Col criterio di Geyer, il popolo italiano che vuole conquistati i suoi nat urali confini e redente le terre italiane soggette agli Absburgo, segue una pol itira << annessionist a » Infine, anche il p acifismo dell'intran• s igente Geyer scopre la sua cocla di paglia

.Anche costui insiste sulla « situa2:ione milita re favorevole >) della Germania ; il ch e sig nìfica che per il Gcyer come per l'Ebert la pace dev'essere t edesca. Difatti, la pace - oggi - sarebbe ncce~sariamente t edesca. Ma gli .è appunto per 9 uesto che noi la respin.giamo con t utte le nostre energie. L'ipotesi di un r itorno puro e sempHce allo stato di prima è semplicemente spaventevole. P--.iò sorridere soltanto a coloro che meditano e premeditano una nuova più violenta e forse più fortunata aggressione dopo un periodo - fonatamente breve e tormentatodi pace bianca. No, non è possibile. Non è ammissibile che milion i d i uomini si siano massacrati per mesi ed an ni, semplicemente per rivedere rEuropa di domani simile in tutto alf Europa del 1914. Questa guerra deve sopprimere le ragloni che la determinarono. Deve durare dunque, s ino a quando non sia schiantata la Germania. E poiché col durare della guerra, le nubi di un OKuro destino si affollano all'orizzonte tedesco, ceco - 111/'indomani di ogni 1i111azione militare fç1vortvol e - r ispun• tare sulle bocche dei 420 il ramosceUo d 'ul ivo. Ecco i social isti tedeS<:h i rigiocare la loro o rmai noiosa comm edia.

E poiché gli atti p recedenti furono accolti da fischi e torsoli, si è pensato a una migliore d istribuzione de!Je parti . Si applica - in seno alla social-democratica frazione - i l principio universale della « divisione de l lavoro». Cosl la maggioranza ha - do po una gesta;,:ione pe· nosa e labo riosa durata ben diciassette mesi - partorito il gruppettìno degli «arrabbiati» L'ortodossia de lla maggior:in za per il Kaiser; l'e res ia d ~lla mino ranza per i socia listi degli altri paesi.

M a chi credono d'ingannare i sodai-democratici d 'Alemagna, con queste loro grossolane manovre?

Il gi oco dell a loro politica è ormai svelato Noi resping iamo il loro ramosce llo di pace.

N ein, Kamarad l Quando tu ci parli d i « riprendere le re lazion i internazionali )> noi ti rispondiamo colla più comune delle tue i otcrie· zioni dispre-giative:

« Pfui! ».

E passiamo a Cadorna.

D a 1/ Popolo d'Italia, N 3'56, 24 dicembre 191'5, II.

UNOIC[ Sl ~ro

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