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PROFILASSI INTERNA
Ci sono tre categorie d' italiani che possono esercitare ed cse~citano, infatti, un'influenza dc-bili tante e deprimente sullo spirito della N azione i n guerra e sono: gli allarmist i, gli incontentabili e g li zelatori piU. o meno disinteressati della pace.... metafisica. Sui primi non vale la pena di scrivere molte parole : si tratta di gente che non voleva la guerra, di gente che ha << subito ». mal celando il C·ispetto e la colJera, le dcdsioni dell'lt;1lia nel maggio; si tratta di un·accozzaglia di uom ini obliqui - in gran parte legati alla German ia per via dell ' ute ro J elle mog li e per via del ma rco d i BUlow - i quali t raggono una loro miserabile vendetta n el diffondere e d acu edìta re le voci p iù catast rofi<:he e assu rde ai da nni nostri. Non è però difficile liberarsi di questa m ala genia. Bisognerebbe cominciare col gettar fuori dalle fron tiere d'lta lia, le ce ntinaia e centinaia di tedeschi au tentici o di falsi sv izzeri, che circolano ancora impunemente fra noi; bisognerebbe che la son•eglianza <( politica » al confine svizzero fosse fatta sul serio, perché è ormai accertato che Lugano, lucerna e Zurigo sono i centri di diffamazione dell' Italia e per ciò che rigUarda gl i «allarmisti» dell'inter no bastere bbe un esempio, uno solo, ma persuas ivo, per rid urre questi alleat i dei nostri nemici alla perfetta innocu ità.
Nel discorso p ronunciato recen temente dalL'on. Salandra al Senato, v·era u,ùffermaiionc energica che merita di essere ricordata.
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" La repression e - <lirn! il Pre-siJ ente Jd Consiglio - un' arma a dop pìo tag lio, ma noi ci taglieremo le mani, pu.r di .recid ere la testa ai nemid J eUa Patria ), ,
Prendiamo atto, ma crediaipo che se il Governo sarà previdente e vigilante, se seguirà - insomma - una politica rettilinea, non av rà mai occasione di ricorrere alle misure estreme. Perché l'equilibrio morale e politico della Nazione sia mantenuto integro, non è necessario proclamare lo stato. d'assedio ; il Governo può colpire con altri mezzi p iù semp1id , meno paurosi e di natun . puramente amministrativa i sabotatori dell' open sua e della guerra nazionale; né g li costerà mol ta fatica il rintracciarli e l'identificarli, da l momento che li ha in gra n pa rte vicini e ta !volta. sono gli esecutori - quanto solleciti e voJonterosi ! - de i suoi ordihì. In altri termin i: il Governo deve estirpare la gramigna cattiva del giolittismo, cominciando dai prefetti, dai sotto-prefetti e dai fu nzionari alti e bassi di tutte Le ge rarc hie, non esclusa fa militare, i quali dimostrano in troppi modi, di essere ancora fedeli seguaci del verbo parecchista e offrono al GQverno aJll#tle una collaborazione passiva e negativa che può - a lungo andare - risolversi in u n di sast ro e ch iaro che l'esempio dall'alto, avrà immediata e quasi automatica ripercussione in basso.
Vengono poi, tra gli agenti debil itanti dello spirito nazionale, g li incontentabili. Anche qui bisogna distinguere. Ci sono que!Ji in ma lafede ch e assumono l'aria degli insoddis fatti, dei disillusi sull'andamento della nostra guerra, per rendere u n a ltro serv izio alfa invincibile Germania , Il loro p essimismo e di natura politica :e gente che vede nero perché guarda deliberatamente il mondo italiano con occhi a li affumicati di marca tedesca Quando, domani, avremo occupato Trieste, costoro trovc r::i.nno ancora una g iustificazione a l loro malcontento, p e r il fatto che non saremo entrati.... a Vienna. N emmeno una decisiva , conclusiva e rapida vittoria deUe nostre armi , g iove rebbe a ca lmare le insoddisfa. zioni dei neutralisti, i quali riprenderebbero a gemere sug li inevitabil i sacrifici di denaro e di sangue che la vittor ia impone, L'a ltra categoria dei «disillusi » è più vasta, ma, in compenso, un po' meno pericolosa. Comprende tutti coloro che favorevoli in maggio o partigiani ancora della guerra, com incia no ad essere assillati da q ualche dubbio, tormentati da qualche preoccupazione. Trovano che si va adagio; che, anzi, si sta ferm i; si acconciano male alla pur facile previsione di una guerra lunga; avrebbero voluto - come strenna natalizia dal G eneralissimo - almeno la conquista di Gorizia e invece Gorizia è ancora austriaca , Questa categoria d i cittadini offre il te rreno p iù fecondo alla penetrazione e moltiplicazione delle notizie a llarmiste Per cònvincerli che h anno torto, basta o dovrebbe bastare questo semplice e, crediamo, persuasivo discorso. Una constatazione, anzit utto: noi ah• biamo portato tutta la nostra guerra in territorio nemico. Per com• prendere l'importanza formidabi le di q uesto fatto, basta formulare l'ipo· tesi contraria, che cioè gli austriaci fossero riusciti a portare tutta la loro guerra in territorio italiano. Seconda constatazione: le vie per le quali Conrad si riprometteva di cala re colle sue orde in Jtalia sono ora definitivameme sbarrate, :e forse questa certezza - avvalorata da sette mesi di. campagna - che favorisce l'acca demia ipercriti ca e i nconcludente e dannosa di troppi italiani? t; vero che la nostra avanzata è l enta, ma dev'essere nece1rariamente l enta. La n ostra non è una guerra « mara· maldesca » come tentavano di far credere i neutralisti de lla vigi li a: cibattiamo a condizioni eguali. La deficienza numerica degli austriaci è ri parata dall 'abbondanza dei mezzi materiali e dal possesso di posizioni dominanti e stiaordinarfame nte fort ificate. 11 fatto che l'esercito aust riaco combatta da p iù lungo tempo del nostro, ha conseguenze negative e positive. .e. certo che i soldati austriaci - specie quelli di nazio nalità s lava - sono stanchi, ma è altrettanto vero che i sol dati aust riaci d i naziona lità tedesca o ung he rese, avevano all'inizio delle ostilità il vanta.ggio su di noi di un più lungo tirocin io di guerra. Ciò malgrado abbiamo incalzato e respinto il nemico di chilometri e chilometri o lt re JI vecch io confine.
Noi sottopon iamo alla meditazione di coloro che pretendonostando al caffè - 1e avanzate fulm inee, la situazione sugli altri front i dell a g uerra europea. Quali sono le conquiste, anzi le riconquiste degli anglo-frances i sul fronte occidentale, nei dodici mesi di guer ra del 190 ? Molte volte sono apparsi nei comun icati d i Cadorna i nomi d cJlc stesse località, ma 9uant e volte no n abbiamo noi incontrato nei comunicati d i ]offre il Bois l e Prétre e il Labirinto? Sette mesi d i guerra hanno reso familiare agh italiani il Monte San Michele, ma forse che l ' Hartmannsweilerkopft - preso e ripreso un infinito numero di \'Olte - non è altrettanto famig liare ai francesi e.... ai tedeschi? O italiani, che avete fretta, ci sapete indicare un fronte di guerra dove si sianel 19 15 - avanzato a passo di corsa? Già: il fron te msso, ma le ragioni del sui:cesso d' Hinden burg sono note. Ciò non tog lie che H ind enburg è fermo da quattro mesi e da quattro mesi il comunicato ted esco nel fronte or ientale « non ha nulla da segnalare ». I tedeschi son o inter rat i a quaranta ch ilometri da Riga e non si muovono. Prescindendo dal successo austro-tedesco contro i serbi, reso possibile e facile dalla proditoria aggressione dei bulgari e dall' ignobile tradimento dei greci, la verità è qu esta: l'unico esercito clic nel 191S abbia avanzato in terr it orio nemico - superando ostacoli che nessun altro esercito a l mon do saprebbe superare - è l'esercito italiano,
G li impazienti prendano nota e si guardino da l deprimere - in q ualsiasi modo - lo sp irito della Nazione, il che equivale a deprimere il morale dell'esercito che combatte, ch e ha vinto e vincerà.
Infine, perché la N azione in armi sia sempre presente a se stessa e sia in ogni momento conscia del suo dovere che si riassume nella far. mu la: A qualunque co1to, sino alla vittoria.', bisogna porre u n freno all~ p ropaganda del pacifondaismo astrat to.
Da qualçhe tempo, sui p raticelli fioriti dell'arcadia p anciafich ista, brucano insieme le pecore mansuete dell'ovile cattolico e i caproni della congrega social-ufficiale. Benedetto XV ci propina le sue encidicbe, j suoi disco rsi, i suoi lamenti ; Costant ino Lanari diffonde tra i suoi fede li il verbo emanato dalla convent icola. d i Zimme rwald. Ci rcolano - anche fra i soldtJJi r.ombattenJi - de lle ridico le preghiere pro-pace. Non è la pace giusta che preti e socialisti vag heggiano e propugnano, poiché l'avvento di una pace giusta e duratura, è possibile soltanto colla vittoria della Quadruplice Alleanza; ma ciò ch'essi diffondono il desiderio di 1111a pace qualunque, di una pace di compromesso e di transazione, anche oggi., anche se la pace avrà i.I sigiHo degli Hohcnzollcm. E tempo di reagire contro questa pericolosa e insidiosa e subdola opera di propaganda. Chi parla di pace, quando la Patria è impegnata in una lotta per la vita o per la morte, giova coP.sciamente o inconsciamente al nemico. Un solo pensiero deve dominare i cervelli, una sola volontà deve tendere il fascio dei nostri nervi, una sola parola deve riass umere tutte le nostre speranze: il pensiero, la volontà, la speranza della vit• toria. La pace verrà poi, come conseguenza naturale e logica della vit. torìa e sarà tanto più lunga e feconda, qua nto più decisiva sarà stata la sconfitta d ei n ostri nemici.
Oggi solo i proposi ti forti e vi rili possono aver diritto a lla l ibera espressione, non ciò che debilita e divide.
G émir, c'e11 Jrahir! dicevano i ConYenzionali di Francia in uo "altra ora tragica della storia europea.
UNDICES IMO
Da li Popofo d'Italia, N. 358, 27 di<embre 1915, U (g, 49; h, 70).
FINE D'ANNO
Alcuni avvenimenti della pili gra nde importan2a imprimono un sigiHo particolare, alla fine del secondo anno della guerra .mondia le. Si tratta di fatti confortanti che autorizzano a trarre i mìgliori auspici per hnno che comincia domani. Vedrà iJ 1916 la vittoria decisiva della Quadruplice Alleanza? N essuno può rispondere con sicurezza a questo formidabil e punto interrogativo. Bi sogna - dal momento che ci manca la chiaroveggenza dei j>rofeti -limitarsi a un esame della situazione s cnerale; e ad un calcolo più o meno approssimativo delle fo rze attuali e potenziali dei due Gruppi di Nazioni che si contendono la vitto ria, Che la Quadruplice abbia in sé la capacità per vince re, è fuori du bbio, ma nessuno può affermare, quantunq ue ciò sia da desiderare e da augurare, che basteranno ancora e solta nto dieci mesi di guerra _per schiacciare 1a Quadruplice nemica. Tuttavia, g li eventi odierni permettono di gua rdare all'anno che com inci a con fiducioso ottimismo.
Gustavo Hervé sembra molto sicuro del fatto suo e ha già cambiato il t itolo, ch'era diventato del resto anacronistico, del suo giormle. Passiamo dunque in succinta rasseg na i dati di fatti che aumentano Je no· stre probabilità di vittoria ne l 1916.
la situazione militare della Russ ia appare, dall'ottobre ad oggi, ass:ii mjg]iorata. L'a iuto del G iappone è stato provvidenziale. N o i n on abb iamo mai creduto alla possib ilità di una p ace sepa rata tedesco-rus ~a, specie dopo la riconquista de lla G alizia da pa rte degli austriaci e la perdita della Po lonia, ma sappiamo pe rò che v'è stato un mome nto in cui questa eventualità non era da escludersi in modo assoluto. O ggi , il linguaggio è,i Sazonoff è ancora una voita esplicito. Dinanzi alla Commissione del Bilancio della Duina, il ministro degli esteri russo ha d ichiarato che «1a Russia non farà la pace sino a quando Ja violenza tedesca non sia infranta».
Durante i mesi della sosta invern ale, la Russia può tranquilJament e preparare milioni e milioni di soldati, da rovesciare, ncUa. primave fl pro~sima, sulle linee tedesche e t ravolgerle.
l'Inghilterra si finalmente decisa ad att1.1are la « coscrizione » obbligatoria, Quantunque si t ratti di una «coscrizione» limitata e par-
2iaJe, il fatto è di un'importanza enorme. Anzi tutto, come primo passo su una strad:1 che può condutr'e - se !e esigenze del1a guerra lo jmpor· ranno - alla forma di reclutamento «c ontinentale »; e come i n<li<e d eìla ferma volo ntà della G ran Bretagna di condurre la guerra ad o ltranza. Si p u ò deplorare che le d ecisioni « energ iche» e risolutive dd Gabin!':Uo Asquith non siano state adottate prima di adesso, comunq ue la cosC[izione obbligatoria - permettendo di porre in campo nuovi ese rciti - può affrettare 1a fine d eJla guerra Sembra che gli uomin i d i Stato ing lesi si siano convinti che n on si può infliggere all'Europa « la guerra co lonia.le », cioè « la guerra CJon ica. » che finirebbe in un grande sba diglio di sangue e in una pare inut ile, incerta e ingloriosa. L'ele· mento uomo è ancora e sempre , in questa come in tutte l e guerre del mondo, il fattort: d ecisivo, se non un ico della vittoria. B b en e ché gl i inglesi comincino a rendersene conto .
Anche dalla Francia ci g iungono l iete novelle. Il Congiesso d ei socìalìsti francesi si è chiuso co l voto ci,uasi u nan ime di u na « mo2ione » che tag lia di colpo l e illusioni e sventa i pia ni di u na parte d ella soc ia (. genosscria tedesca. La mozione zimmerwaldiana di Bourderon ha raccolto un numero insignificante di suffragi. La tesi « oltranzista », val idamente so stenuta dai più vecch i e p rovati militanti del soèialismo fran cese, da G uesde a Renaudel ; d a C ompère-Morel a Cachin , ha trionfato. N iente pace, finché il mil itarismo tedesco non sia fia ccato; niente pace sino a quando i paesi invasi e distrutti, ncn siano rest ituiti a libertà e indipendenza; niente pace, senza il ritorno alla Francia delle provincie strappatele violentemen te nel 1871. Molto o pport u n amente, Ja mozione dei social ist i francesi ricor4a il « p recedente » di Bebel e Liebknccht che votarono contro J'annession e d e ll' A lsaz ia e Lorena alla G erman ia. M .. i K amarad en d el 1914 n on ban no n ulla di comu ne çoj Vo rlaiife r (precursor i) d el 18 71.
M entr e la Qu a.druplìcc In tesa ap p resta i m ezzi per v incere e riafferm il la sua. i ncrollabile volontà di v ine.e re, la Qua drupli ce nemica ci p resenta a lcuni s intomi che possono offri re al t re g iustificazion i a l nostro ottim i· smo. la d ébade finan ziaria degli I mperi Centrali è documentata n ei listini dei « cambi >>. Il ministro Helfferich ha un bel magnificare dall 'alto d ella tribuna del Reichstag la solidi tà dell'economia « interna » tedesc.1 , ma i neutri, col « fiuto » proprio d ei n eutri, cominciano ad avvertire g li scricchiolii d e ll'armatura e colla p rudenza sorniona, propria dei n e utri, g irano al largo. Che l a German ia - invincibile - desid eri la pace, è o rmai fuori di dubbio. Può e5se re che da parte del Governo si tratti di una manovra di uso int erno : per giustificare cioè agli occhi d el popolo la. prosecu2ione de lla guerra come una n ecessità. imposta d alla caparbicti irrjducibìl e dei n emici, m a è certo che neg li strati p rofondi d ella popolazione tedesca il desiderio di una pace prossima che ponga fine alla strage e alle miserie assilla gli animi.
La Germania ha ormai giuocato tutte le sue carte: la carta belgafrancese agli inizi della conflagrazione ; la carta russa nel maggio scorso e quella balcanica nell'autunno, e non ha vinto 1a partita. Continuare il giuoco significa perdere. Questa fatalità è avvertita, è sentita dai tedeschi ed è appunto q uesta coscienza - ormai chiara e definitadella .impossibilità di vincere, che li spinge ad offrire la « loro pace». Ma l'offerta è respinta. Sazonoff parla chiaro. Gallieni, dal Senato di Francia, proclama che chi parla di pace è un cattivo cittadino. Il r ivoluzionario russo Burtzefl dà la mano al SOlialista francese Thomas nel proposito della guerra sino in fondo, sino alla vittoria. Gli iogksi adottano la coscrizione obbligatoria. L 'Italia lancia il suo te rzo prestito di guerra.
Gli è appunto per toglie re ai tedeschi un'estrema illusione, gli è per isolarli ancora più; gli è per far sen tire più duramente il cerch io di ferro che si stringe a poco a poco, ma inesorabilmente attorno a loro, che noi reclamiamo la dichiarazione di guerra dell'Italia alla G e rman ia.
Il 1915, come il 1914, muore fra lacrime e sangue; ma se j Governi e i Popoli della Quadruplice lo vorranno e se alla volontà adegueranno gl i strumenti materiali, potremo forse nel 1916 - colla sconfitta totale della Germania - celebrare il trion fo del diritto dei popoli e inaugurare un periodo di pace duratura, riparatrice, feconda.
Ma prima e a qualunque costo: vincere J
Da TI Pop olo d'I111lia, N. 362, 31 dicembre 1915, II.