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DIOCLEZIANO E CUGNOLIO

L'on. Cugnolio, deputato per il collegio di Ve.tceI1i, ha chiuso il suo articolo - pubblicato su\l' Avanti! di domenica scorsa - con u na melanconica constatazione, questa: che esiste un'eclissi attuale del so. cialismo. Il Cugnolio si è ben guardato dallo specificare: dal dircj eia~ se l'ecliss i sia parziale o totale; se il socialismo eclissato sia quello di marca italiana o quello di marca tedesca. Comunque, il Cugnolio, dopo essecsi giovato di ciuesto vago eufemismo astronomico per definire Ja pietosa situazione del socialismo italiano, ha trovato modo di consolarsene ritornando - con un sa lto di acrvba!a virtuoso - ai tempi d i Diocleziano che fu l'ultimo grande persecuto re del cristianesimo. E n 'è venuto fuori con qllesta proporzione: come il cristianesimo non fu annientato, ma fortificato dalle persecuzioni ordinate da Diocleziano, cosi i.I .socialismo non uscirà stroncato, ma vi.vificato da questa guerra.

Un ' analogia del genere può fare una certa impressione sui lettori eclissati dell'Avanti/, ma basta esami narla da vicino, per constatarne tutta la vacuità. !i un povero artificio polemico. Anzitutto la .storia non si ripete. La teoria vichiana dei « co rsi » e dei « ricorsi )> storici, non au torizza a formulare delle analogie a rbitrarie. La storia non .si ripete, p:rcM gli elementi che fanno la .storia non sono sempre gli stessi.

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Scene e protagonisti cambiano L.,cessantemente . l'on. Cugnolioquantunque socialista - vuol forse parag onarsi a un a ntico cristiano? g mai stato l'on Cug nolio a tenzonare colle fi ere negli A nfiteatri? L'on Cugnolio ha forse vissuto ne lle catacombe, come facevano i c ristiani nell'attesa di affermare col martirio la l oro fede nel Naza reno ?

L' Europa del 1916 non e l'Eurnpa del 303. Siamo dinnanzi a una guerra che i popoli di razza tedesca hanno voluto e scatenato, imponen. dola, per conseguenza, come una necessità e un dovere agli altri popoli. Qudla di Diocleziano era una p e rsecuzjone. I socialisti italiani hanno forse dei titoli per paragonarsi ai primi assertori del cristianesimo ?

Se il trionfo del cristianesimo è dovuto al martirio· dei suoi adepti che eternavano colla loro morte la fede, quale trionfo può spe,are i l socialismo italiano che non ha espresso daJle sue file un uomo, un uomo solo, che abOia avuto il coraggio di un gesto di negazione e .:!,i rivolta? Dove sono i «martiri» del socialismo italiano? Sono forse i clandestini e notturni affiss atoti dei volantini 2.immerwaldeschi? Certo è che volendo seguire i rag ionamenti dell'on. C ugno lio si giunge a conclusion i diametralmente opposte a quelle ch'egli ha voluto cava re dal suo paragone fra persecuzione ai cri stiani e gucua attuale. A meno che l'on. Cugnolio non pensi che la .guerra attuale rap presenti una persecuzione escog itata dalla borg hesia per sterminare i proletari; nel gual caso egli dovrebbe ma ledire come ~< persecutori » quasi tutti i socialisti d'Europa. Eppure anche noi crediamo che il social ism o non uscirà distrutto da questa guerra Ma non è il martirio dei suoi p artigiani che salverà il socialismo, poiché nessu no si è sacrificato in olocausto all ' idea astratta della pace o della neutralità. I cristiani si face\•ano bruciare, squartare, lapidare, crocifiggere, mutilare, divorare dalle belve feroci, ma i sodalisti italiani. n on giungono a queste aberrazioni. T rova rlo che non è ig ienico~

L'on Cugnolio, che fa il cris tiano antico, soggiacerà a un solo ma rtirio: quello della m edagl ietta co n annesse e connesse seimil a N ell e a ltre Nazioni d 'Europa il socialismo può avere un avvenire dinanzi a sé. In I ta lia, no In Francia, ci sono tre socialist i al G overno. In Jnghilterra, la classe operaia influ isce dire ttamente sulla politica dello Stato N ella G e rmania stessa, il proleta riato crede di aver messo una ipoteca su llo Stato, segu endo la polit ica dell'Impero, Certo è, che domani, Ie classi dominanti non potranno pascere d i diritti illusori e cartacei i milion i e mi lioni di uomini che hanno fatto la gue rra. Il prolctadato p icchierà col suo pugno di ferro .a lle porte: deilo Stato, chiederà di entrare e, se sarà respinto, si farà Jargo colla forza.

I socia listi d i tutte le N azi oni, esclusa l'Italia "' q uesto d isco rso a i reg gitori della cosa pubblica: « Sig nori, voi avete visto che la classe opera ia ha fatto il suo dovere n corsa ai confini minacciati, si è b11ttuta, ha versato fiumi dì sa ngue. Che cosa dà la Patria a questi suoi figli che l 'hanno di fesa ? Co nt inuerà per l oro a d essere matrigna, o vorrà cominciare a è essere madre? »

A sC(onda della risposta, ci sarà o non ci sarà, d opo la guerra fra le N azion i, un supplemento di guerra civile fra le classi.

Ebbene, i socialisti ufficiali italia ni che cosa diranno e fa ranno domani? Nulla, perché essi sono degli assenti. Potevano scegliere fra il ma rti rio e l'accettazione della rea ltà., Potevano rifugiarsi nella cosidetta to rre eburnea dei principii - pronti a suggellare col sacrificio la devozione agli ideali professati - o p otevano misch iarsi alla realtà nuova, assumendo tutte le responsabilità morali e materiali che una parteci pa· zione diretta e cosciente ag li avveni menti fo rmidabili deH'ora attu ale avrebbe imposto. Potevano essere deg l i asceti, dei solitari, degli « inat• t uali » sim ili a pret i melancon ici e fa natici che non abbandonano il tem p io anche se minacci da ogni parte ruina e sarebbero stati degni di qualche simpatia; potevano essere dei costruttori che si adattano alla nuova situazione e si foggiano g li stru menti per dominarla. Non han no avuto il coraggio di accettare il martirio, non han no avuto il co ragg:o d i accettare la realtà,

H anno p refe rito rimanere fra il sì e il no; fra l'essere e il n on essere, pencolanti fra l'ideale e il reale; tra i principi i e la pratica; con un piede nella neutralità e un altro nell'interventismo Non sono stati né con Cristo, né con Giove. Né co lla pace né colla guerra. Vinti senza combattere, li attende un incerto e ing lo rioso doman i.

UNDICES I MO

Da Il Popolo d'ftalia, N. 4. 4 gennaio 1916, IU.

« LA NAVICELLA DI PIERO »

L'on. Claudio Treves, occupan dosi nell'ultimo numero della Critica Sociale del recentis.~imo libro di Missiroli, chiude il suo atticolo con q uesto g higno paradossale : li vent o gon6a le vele in poppa al]a navicella di P iero. La g uer ra " d emoc ratica " per tu tte le emancipaz ioni, accen na a conchi udcrs i coI trionfo del Sillabo e <lei Potere tempor3le »

Claud io Treves è il primo a non credere a questa sua affermazione. È una br)l1 f 11de ch e tra disce il neut ralista il guale h a ancora e sempre « in gran dispitto » la g uerra della Quadruplice in generale e q uella dcir1talia in particola re. N on c'è prop rio bisogno di essere dei vi rtuosi della dialettica, per dimostrare che le previsioni dell 'on. Treves son o fa ntast icher ie più o meno sp iri tose. Che la navìcdla di P iero proceda a gonfie vele, è - a nostro avviso - un pochino esagerato. Il pilota, che sarebbe Benedetto XV, ci pare un p o' meno ottimista dcll'on. T reves che sta a guar dare dalla ri va, cioè dal di fuori. Intanto, è un fatto che l'« obolo» non « butta » più come per iJ passato. G iungono , è vero, g li omaggi de lla Polonia, del Belg io - q uantunque no n siano rruncate nel Belgio tra i cattol ici le voci di aspra critica alla t rascenden· tale neutralità vaticana - ma cogli o maggi non si riempion le casse. Se veramente la navìcella d i Piero « corresse m ig liori acciue » il Papa terrebbe a lt ro l ing uaggio, troverebbe altri accenti per lanciare a lle mo lt itudini la parola che egli detiene da Dio. Parla invece come p uò parlare un uomo ch e si sente sconfitto, soverchiato dagli a vveniment i « profani » . Le sue encicliche, epistole, allocuzi oni lamentose e gemebonde cadono nella più gelida indifferenza: egli invoca la pace, ma nessuno lo ascolta, 11 cannon e copre ancora e sempre la voce del vicario d i Dio. .

Mig liorerà la sua condi~ione, domani? La « navicella » cattolica troverà domani vento più propizio alla sua rotta?

A sentire l'on. Treves, non dubbio.

• La guerra " democratica .. per tutte le emancipationi, accenna a conchiu. dmi col trion fo del Silla bo e del Potere temporale ».

Partenza Per Il Fronte E Crisi Del Ministero Boselli 221

Domandiamo anzitutto all' on. Treves: quale dei due gruppi di Potenze belliseranti può - a più giusto titolo - r ivendicare a lla propria guerra il carattere di « guerra democratica »? Non ci sono che tre fi. sposte possibili a questa domanda: o g uerra « democratica >> è ciuclla della Quadruplice anglo-russo-latina o lo è invece la guerra delia Quadruplice austro-turco-bulgaro-tedesca oppure i due gruppi di Potenze belligeranti si equivalgono e la democrazia.... non c'entra.

Jncediamo per esclusione. L'on. Treves - uomo pubblico e legislatore - non vorrà - è sperabile ! - riconoscere spiriti di democrazia in una guerra provocata da un 11/tim'1/Um dell'Austria a!Ja Serbia, che costituiva - a detta degli stessi social-democratici di Vienna e di Berlino - una minaccia di distruzione dell' in d ipendenza serba. Non può J'on. Treves definire « democratica » una guerra che, come quella dichiarata dalla German ia alla Francia, com inc ia coll a violazione brutale della neutralità belga, ,giustificata poi al Reichstac, dal Cancelliere, coll'insoJente : « N oi kennt kein G eboJ ». L 'on. Treves è poi t roppo umanitario per c-ata logare fra le guerre « democratiche» - come furono, ad esempio, q uelle dell.1 Rivoluzione Francese - una guerra che come q uella condotta dai tedeschi ha violato sistematicamente e deliberatamente t u tte le « convenzion i )> e calpestato ogni senso di umanità. I tedesrhi che hanno massacrato cinquemila « civiJi » nel Belgio e affondato in mare, dal LHsitania al Persia, migliaia e miglia ia di in nocenti fra cui innume revoli donne e bambini, sono degni alleati di q uegli austriaci bombardatori delle nostre indifese cìttà, di quei bulga ri che hanno straziato la Serbia e ~-i quei turchi che hanno scannato, in nome di Allah, un milioncino - soltanto un milioncino! - di armeni. Guerra « dcmocratica >> quella degl i austro-turco-buJga rO·tedeschi, no, dunqu e

Ma qui l'on. Treves s i affretta a contestare il carattere di « demo· natica » anche alla guerra che l'altro gruppo di Potenze bell igeranti ha non ce rcato, bensl accettato e su bito ed è appunto da questa contestazione che proviene 1a sua previsione catastrofica di un ritorno al « Sillabo e al Potere temporale ». Noi ammettia mo - per semplice amore di polemica - che l'uno e l'altro gruppo non possano vanta rsi di fare una guerra «democratica», ma se l'on. Treves dovesse scegliere, a quale dei due gruppi darebbe la preferenza?

A quale dei due gruppi augura vittoria l'on. Treves?

Certamente a quello in cui è l'Italia.

Ma con quale animo può un socialista - libero pensatore - augura re una vittoria, se questa significa un tremendo balzo indietro non al pre-'70, ma a l pre-'89? L'on. Treves - esperto nell'arte delle sfumaturel'on. Treves - che non è mai stato n eutral ista sino allo sciopero generale e nemmeno interventista .sino all'accettazione della guerra - deve ri.spon- dere a questa domanda: c'è più «democrazia» nei regimi della Quadrupl ice Intesa od in quelli della Quadruplice nemica? Franci1 e Belgio hanno al potere ministri socialisti; c'è qualch e cosa d i simile in German ia, in Austria o in.... Turchia? E per quanto concerne gli « obiettivi » della guerra, sooo più «democr atici» quelli della Quadrup lice Jntesa che vuole risolvere il problema delle nazionalità in Europa o quelli della Quadruplice tedesca che vorreb be opprimere e mutilare altre Na.2:io ni per lasciare - come già nel '70 - alt ri germi di futuri conflit ti fra i po· poli?

E dov'è che si p arla di un « ristabilimento del Potere temporale dei Papa» con relativo Sillabo? In Francia, forse? In Inghilterra ? ln Russia? No. La questione « \'at icana » è agitata in Germania e in Austr ia-Unghe ria. Non a ltrov~. Ma no n è lapalissiano allora - troppo lapalissiano ! - che << Sillabo e Potere t emporale» sono legati nlla vittoria germ anica? Non è sempre lapalissiano che per queste sue possibili conseguenze teocratiche quella de.g li austro-tedeschi è la guerra « r eazionaria » per definizione? Certo un ' Austria-Ungheria trionfante sarebbe lieta di cancellare la pagina de l 1870, Ci lascerebbe il Veneto, forse, ma ci p r('fl de rebbe Roma. Non ci mutilerebbe alla periferia, ci strapperebbe il cuore. Gli Imperi Centrali vincitori ci infliggerebbero la «punizione» del papato. Sarebbe è.iabolico, metternickiano. I socialisti - ecco la responsabil ità veramente terribile ch'ess i, più o meno consciamente, si. sono assu nta. - hanno «lavorato» per fa cilita re la vittoria austro-tedesca ; prima, cercando di mantenere l'Italia nella neutralità tJJq11e ad finem; adesso, sabotando neIIe forme più subdole la nostra guerra. evidente che senza l'intervento italiano, le chancn di vittoria per g li austro-t edeschi sarebbero state assai maggiori: Ullpedirc l'intervento italiano significava fa ci litare la vittoria tedesca e la vittoria tedesca voleva dire, vorrebbe dire, Papa-re a Roma e l' elmo a chiodo in tutta Europa.

Equiparate pure - in obbedienza a lla più bestial e logica n eutralista - l'u na e l'a ltra guerra; negate all'una e all'altra - se cosi v i piacel'etichetta democratica, ma il vostro pensiero, la vostra coscienza, respingono l'ipotesi di una vittoria tedesca, perché sentite che essa vorrebbe d ire ag li effetti della civiltà europea il trionfo della German ia.

Sia o no democratica la gue rra ch e la Quadruplice lntesa conéuce, questo è certo: che se sarà vittoriosa, non rivedremo il Papa-re e il Sillabo resterà agli archivi vaticani. Il Potere temporale è tramontato per sempre. E: più faèile restaurare il culto degli dei. Un libro di Missiroli sia pure con prefazione di Sorel e un articolo sia pure formidabile di Bellonci, non bastano a chiudere la b reccia di Porta Pia, perché da quella b recci a non sono entrati soltanto i Savoia che d etengono, è entrata l'Italia. E l'Italia non può rinnegare se stessa.

Escluso, d unque, colla vittoria delJa Quadruplice Intesa, og ni p eci. colo di cammino a ritroso, quale altro vento gonfia le vele della navicella di Pie ro? Forse il r isveglio del sentim ento religioso provocato dalla g ue r ra? Appunto perché p rovocato dalla gu erra, questa ri viviscen za di r eligiosità, non durerà oltce la guerra. E se anche l'Europa di domani dovesse offrire - come in cer te epoche bule dell'alto medio-evo - lo spettacolo di grandi masse che, ebbre e doloranti di mistici smo, si get· tano ai piedi della Croce, che bisogno avrebbe, allora, il Pastore di Cristo di poche centinaia di chilometri quadrat i di t erritorio ? Che cosa sarebbe questa sua sovran ità profana di fronte all'altra spi ri tuale, immensa?

Ma no. Tutto fa credere che l'Europa di domani non sarà più re· ligiosa di quella ante -be/J11m . Anzi ! A nzi !. .. Dopo a così lungo spettacolo di morte, si amerà di un amo re frenetico la vita. Dopo tanto dolore, si ccrcheri spasmodicamente la gio ia. Ogni gioia. Chi parlerà di <~ rin uncia»? Chi vorrà « rinuncia re » ?

UNDICES I MO

D a Il Popolo d'Italia, N . B, 8 gennaio 1916, III.

Un giornale quotidiano di N apol i - giallo più del giallo della ba nd ie ra austriaca - in una corrispondenza da Milano in data 27 d icembre - mi h a presentato come « sottotenente - nientemeno ! - della T errito riale, dichiarato inabile alfe fat iche di g ue rra » e anche, pe r sop rammercato, autore di Ietterc « commosse e commoventi » ai miei am ici*.

I miei amici e quanti mi conoscono e quanti conoscono 1a mia condizione, sono stat i ì primi a ridere della not izia che non ha base alcuna di fondamento. Intanto, il collega Federico Buffon, che è stato sino al 31 dicembre corrispondente del suddetto giornale, mi ha mandato una lettera ch e dice :

Caro M ussolini,

AHa vostra domanda rigu:udo alla notizia fantastica pubblicata dal MaJtino e datata da Milano non ho nessuna difficoltà a confer marvi quanto vi ho già <letto per telefono, che, cioè, tale notizia non fu trasmessa da me. Cordiali saluti .

F BDBlll CO BUFFON

.E probabile che la favola stupida e - in fondo - maligna, sia stata posta in circola:z:ione dalla stessa redazione del foglio giallo.

ArroJ rispose p~r le rime una p rima volta **i ma q uesto n on }1a impedito e non impedisce a tutti i g iornali neutralisti, tedescofill e cleri. cali di provincia di cont inuare a r ivogare al loro p ubblico la storiella di un « Mussolini sottotenente della T e rritoriale », dc. etc.

Tutti sanno - credo anche i paracarri delle strade ormai - che sono stato e sono soldato semplice. Non sono mai stato dichiarato inabile alle fa tiche di guerra - tutt'a ltro! - e ter minata la mia l icenza di convalescenza. tornerò a compiere il m io dovere di soldato. Non ho mai scritto « lettere commosse o commoventi >> ai miei amici.

I gio rnali di provincia, a cominci.t re da qt1elli dei lrllJIJ cle ricali, che • Cm). ,,.. (H)),

PAR'J'ENZA PER. IL FRONTE E CRISI DEL MINISTERO BOSELLI 225 si sono affrettati a divulgare la fan donia inventata di sana pianta dal giornale sca rfog1iesco1 devono, se la probità giorna listica non è d ivenuta una frase senza senso, prendere onest amente atto di questa mia rettifi ca di fatto.

E - se credono - finirla.

Mussolini

P. S. - Debbo aggiungere, a onor del vero, che c'è stato un g iornale, Li Gd2.ze!ta di Parma, che ha smentito subito, dopo il t rafiletto di A rros, la stupida panzana del Militino. Ma gli altri? Vedremo.

D a Il Pllpolo d'f14/ia, N . 8, 8 gennaio l (H6, III.

UN COLLOQUIO DI GUERRA•

L'ho tr ovato nella 11anze11a di direzione, meglio, , ome egli ama dire, nel 1 110 << c11bicolo )> di Via Paolo da Cannobio, aJJorto, come in t empi normali, n el la vo ro giornaliJtico. N el breve studiolo q11dra10, Jeslimon e dei f remili, d elle ,mgoJCie, dell'emltanza, i nfine, d eJ/a p reparazione, campeggia, i n 1111 angolo, un magnifico rùraJ!o di Filippo Corridoni, l'eroe rii:o/uzion(WÌO e, m l M!!olo di ittvoro, a dnlM, rime/io di gru rra1 1111 groJJo proiellile 4u1triaco da 155, esploso.

lA convenaziom cade 111bito SJ11i\ ugomento della guerra e facciamo anche u n po' di buon sangu e ridicendoCt le varie 1t orieile che Jono w ne 111 / cQ nJo di Mtm olini.

- Ma io non me la p rendo, dice M 1111olini. Chi m i vuole morto, chi esone rato, chi riformato. Ci sono troppi che mi augurano male,

• Colloquio a\'u to con T orquato Nann i ( II, 263), a Milano, il 14 o il 15 gennaio 19 16. Jt resoconto del colloquio è pr~~ uto J al seguente p re:imbo:o :

« H o passato con Benito Mussolin i le ultime ore di questa vigilia del suo rit orno .a l reggimento, che- p r elud e- il suo p ros~imo ri torno al fronte. E mi pare che la nostr.a conversazione non sia priva d i interesse pei kttori del Gl<wn<1lc d ~l M au ino, spec ie dopo che la stampa na2ion:1 le 11.a raccolto voci disp.1rat issime e c-omunque infondate, sulla "posizione" attuale del soldlflO M ussolin i, dando ~ca. al ck~ Jeccio del p<:ttegolezzo ma ligno e cieco

« Una parola d i verità è tanto più necessaria in Romagna, dove, verso " Bffli to si è passati sen za d iscutett d alla idolatria sorniona e ta \vo ha u moristica, all'od io implarabile. Ciò che en forse prevedibile; perché !"amore e r odio h anno il )oro equilibrio inst abile nel sentimento, che va sempre agli ertrcmi e che bene raramente con os ce le vie della logie.a, le quali poi sooo le vie d i me:.:zo, o del buon senso.

« Dal suo canto e - ~rch é non dir lo ! - per lo stesso, stessissirno capovolgimento S<;ntimentak, il direttore del Popolo d'Italia è molto severo verso la sua Romagna "rhe fu sem pre - ripNe sg ranando gli occh i - ,mthe IU tempi p11palini, t1i11aio di bi rri e di 1pie "

« Diversi mesi di discip lina mi lit.ire e due di vita ·· p rimi riva cd anarchica" in trincea - r iassunta in q uel Giornal, di gu,m:, vivace di imp ressioni - a fondo .61osofico - che va s:,ubblicando li Popol o d' IJalia, n on hanno scosso, hanno anzi raffozzato, la 6bra e la fede di Benito Mussolini ». (Da Il Gìornal, dt f Afat,;,,o di Bologna, dcmo<ratico q uotidiano, N l 6, 16 gennaio 1916, VII) perché la mia buona stella n on mi protegga! Adesso, come sai, dopo venticinque giorni di convalescenza sono alla vig ilia dcIJa partenza, dovendo infatti presentarmi dom en ica prossima a Treviso al ........ << deposito rifornimento uomini». Di là sa rò man dato all'ulteriore destina2ione Spero di tornare al mio reggimen to, dove vi sentivo come un lievito di entusiasmo, circondato dall' affetto e dalla defe renza di molti carissimi amici.

- E il « mnard » del << Mallino » d i Nap oli?

- Invenzioni di fantasia malig n a ! Ho già smentito e sono ben lieto di riconoscere la buona fede di vari g iornali ch e hanno ospitata la mia dichiarazione; gli altri, che cont inua no a tacere o fingono di n on sapere, sono in mala fede.

- Sta di fa tJ o, ...

- che io sono stato in prima, primissima linea per due mesi. Dico i n prima linea, cioè nelle t rincee piene di fango, all'acq ua, al gelo, dove si muore tutti i g iorni con stillicidio inesorabile ed inevita· bile. Con p ericolo di vita due volte: il 10 ottobre p er un o shra pnel che mi scoppiò vicino e mise fuori d i combattimento 11 uo min i, dei quali quattro morti; e il 17 ottobre per lo scoppio d i un a granata da 280 , In trincea . il pericolo di essere colpito è perm:i nente. L e vicende della vita in trincea sono state fotografate nel mio G iomale di Guerra che ha avuto, posso dirlo, un vero successo, anche fra molti socialisti uffic iali. Ta.nto che il primo editore italiano, mi aveva proposto di r istamparlo in volume.

- L'abbiamo letto tutti (On piacere e con entusiasm o: è uriJto con l a sem plidtà del soJdaJo e colla f orza d ella f ede.

- Gli è che la gu e rra l'ho presentata com'è, come l'ho vista, come l'ho vissuta ; senza dissertazion i di st rategia - per la quale m i dich iaro compete nte come un qualunque fa ntaccino - e senza la h: ttcratura di molti « inviati special i » che n on va più

- Co me ti tr ovavi al reggim emo .ì Che fo ndam ento hanno certe vo ci di irritazione dei soldati contro di te? Sei a1pi ranle u ff iciale ?

- Sciocchezze! Per notizia, ti d irò che l'unico grado al quale legittimamente posso aspirare è queUo di «caporale», in segu ito a lusinghiera proposta e motivazione del mio capitano, in data 21 ottobre. Al reggime nto mi sono trovato magnificamente. Gli ufficiali mi volevano bene e spesso si intrattenevano meco n elle ore di sosta; qualche volta mi offrivano la loro ospitalità. I soldati poi mi hanno sempre manifestato in ogni modo la loro cordiale simpatia. Ecco una lettera che m i è giunta proprio oggi. :S un abbruzzese che è stato mio compagno di trincea. Anch e a lui era g iunta la falsa notizia del Mallin o di Napoli. Mi scrive :

« Dai giornali ho rilevat o ch e sei fl aJo di recmle eJoneraJo d td ser-

15. - Vlll, r1izio militare, ma Je da ima pat'Je 10110 lie~o di !aie n otizia, perchi n on I(1r1ti pùì roJlretto ai disagi della gtterra, dall'altra mi sento alquanto d i.spiaciuJo, percM n on avrò più vicino a me il più Jincero com pagno e consigliere ()/tre che buon padre. Non pertanto io ti terrò 1empre preJe11le n ei m o m enti gai e Jri;J i e il mio ".spirito " Ji ,-iaizcrà certamente col pewiero a t e rii,oJto.... >>.

- E dimmi 1111 po', a propoJito. Com' è i l morale deJ/e no11rc lmppe?

- 1 buono. Credo che nessun esercito saprebbe r es istere a l ungo e avanzare colla tenacia deJ nostro nelle posizioni dell ' Alto e Medio Isonzo Il soldato italiano è paz iente, tenace, valoroso, resistente alle fat iche L ' Ita lia ha un vero e proprio esercito d i a lpini. Uomini che a\'Cvano visto le montagne solo a d istanza; o le coll inette della Conca d'Oro, vivono, si m uovono, montano, discendono e difendono e conquistano da e ro i le montagne più e rte e difficili che si conosco no. Rifletti che i Carpni hanno una altezza med ia che è quasi la metà d i quella de lle alp i nostre. Cadorna è popolarissimo fra j soldati. La fiducia i n l ui è assoluta.

- - Per qnc.~to. i ! pa;:-~.,:; ,'<. ,.-e circondare i suoi soldati di una grande fo rza mo rale, deve ispirare l o ro 1a più sicu ra fiducia nel successo. Bisogna « inquadrare » mo ral mente le reclute del ' 96. In modo ch e, a!Ia primave ra p rossima, p ossano realizzarsi dei successi militari decisivi e la grande terza offensiva italiana riesrn a sfondare il baluardo form idabile dell' lsonzo.

- E, tornando dal rampo, rome h ai /rovaio ii ptuJe?

- Nel co mplesso buo no, Certo, la propaganda dei preti e de i SO• cialisti non è priva di effetti sulle popolazioni delle campagne. M a per fortuna la sto ria non la fanno i paeselli della Vandea, bens) i grand i centri. G uarda il magnifico spettacolo di M ilano: M ilano vuole la guerra; M ilano sente la guerra Sintoma tico il contegno del Mun icipio social ista. Caldara non è con noi - ciò che importa pochissimo - ma non è neppure coi neutral ist i d elrA vant i!

- Adesso q uesti benedetti neutralist i si sono d ati a l « pacifondaismo ». Ri leva re i si nto mi sign ifica prevenire Si parla di pace d i pace ; ma non di viJ/ol'ia (I pacifismo sa rebbe g iustifi cabile, quando fosse sin d'o ra pa lese l'impossibilità d i vincer e e la probabilità éh e la guerra si risolvesse in un sac rificio inut ile di uomin i e di m iliardi ; ma l' invocazione della pace, a llo stato delle cose, si r isolve i n un tentati vo di debilita re com battenti e N azio ne, a benefizio dei nem ici.

- T /lltavia ammeJlerai che, in /111/;a1 r'è una for/t corrente di ne111ra/isJi anrhe in buona fed e, rhe non dùarma .

- Ciò si spiega: la nostra guerra ha nella sua origine il segno del suo peccato e nello stesso tempo i l suo incomparabile t itolo di n obiltà e di g randezza: essa non è stata imposta da un'improvvisa necessità esteriore come in F rancia ove la N azione è scattata come un s0l uomo cont ro l'invasione nemica : ma è un atto di libera scelta, di libera elezio ne, maturato dopo un violento imper versate di polemiche che ebbero nel mag.gio i lampi rossi della guerra c ivile. E chiaro ed è umano c!,e i vinti di a llo ra non s i rasseg nino al lo ro dest ino e, q uelli in malafede, cospirino alla riv i ncita , tentando magari di passare sul corpo della N azione , Ma non ci ri usciranno.

- Che previsioni f ai wlia dtmtttt della gu erra? Quali, i ndipende,1Jemente dalle mem: pacìfine, Je probabilità di pace?

- Bisogna che in settembre i successi mil itari della Q uadruplice siano tali da fa r supporre ch e un terzo anno d i guerra sarà sufficente a fi nirla colla Germania. T re ipotesi stanno sul tappeto: vittoria della Germania, vittoria della Quadruplice, pace d i transaz ione. l a prima i': esclusa nell 'animo stesso de i tedeschi e le manovre di BU!ow sono eloquent i. Per la seconda bisogna metlere in valo re e in azione tutte le miglior i energie dei nostri popoli. J mmagina uno Jla! u q110 aule dopo tanto sangue versato !

- E ti umbra che vi sia unità d'i11diriz20 nella QNadmpJice ?

- Di cono che esista, ma bisogna che cominci a dare fru tti tan · g ibil i ! Credo, ad esempio, che g li inglesi farebb ero bene , se è loro p ossibi le, a picchiare un po' p iù sodo. Non basta aver fiducia nella vittoria. ] pop oli non vog liono sapere solo il « com e )> ma anche i l «quando». la guerra, ch e importa la perdita d i uomini e d i milia rdi, non è un eserc iz io g innastico che si possa ri p etere finc hé n on si sia raggiunta la perfetta esecu zione. Non si può, come gli accad em ici del «Cimento», provare e ripro vare, perché ..:hi prova e riprova su lla pelle degli uomini o se li vede smarrire, o li sta nca. Gli ing lesi, nonostante l a loro am mirab ile pazienza, devono conv incersi che l'elemento dura/ti è di capita le import:i.m::a.

- Dimmi un po', sebbene la domanda p oua um brare ingenua, WJtl ne pcmi dei socialiJmo i taiian o?

- Continua l'esodo dei mig lio r i elementi ed ess o sarebbe magg iore se colleg hi, cooperative e ammin ist ra.zioni non fosse ro alt rettanti cerchi di attrazione : sono assiette1 aa beurre. Certo che in basso si fa una p ropaganda antipatriottica che g iu nge alle più pericolose conclusioni. Si grida persino «abbasso l 'Ita lia ! Evv iva i tedeschi ! » . I Jeade rs no n g iungo no a tanto. La lo ro linea mental e è quella del d iscorso dell'on. Treves : stato d i equilibrio. M a può venire il giorno in cui il basso g iunga alle conseguenze pratiche delle predicazioni teorich e e a lloca i capi potrebbero trovarsi nell'imbarazzo. Li vedremo fi lare per la tangente, sca• ricarsi daJJe spalle ogni responsabilità, come a Torino, dopo lo scioper o generale del maggio scorso.

- E q114le aJteggiamenl o poil'va aJJu mere il JorialiJmo italiano?

- Aveva tre posizioni mentali: partecipazione, nesazionc, agnosticismo.

- Partecipazione, magari dietro certe garanzie e certe assicurazioni: il socialismo nostrano, insomma, poteva chiedere e ottenere dei « p egni politici ed economici». Ciò çl1e è avvenuto in Francia; ciò che sta avvenendo per i laburisti in Inghilterra. Negazione trascendentale di uomini fisi all'ideale non partecipi degli avvenimenti di questa terra. Agnosticismo, cioè nessuna responsabilità nègativa e positiva: attesa. Il socialismo italiano su quale via è ? Sulla via solitaria di Zimmcrwald; della pace tedesca, insomma.

- E qual.6 .rarà, a 1110 modo di v edere, l'avvenire d el sad alismo iJaliano?

- Prevedo una grande specuJuione elettorale, che sacà ad ogn i modo, più difficile, se l e armi deJla Quadruplice a.vranoo la vittoria. Ma se anche riu scisse, se anche i deputati socialisti diventassero 200, invece dei 45 attuali, io ne sarei lietissimo: in primo luogo, perché la qualità sarebbe danneggiata dalla q11antità; eppoi, trovandosi in molti , sarebbe tra di loro molto più difficile l'accordo. Io vorrei a.nzi, che i « seimila » rossi di domani fossero esattamente la mcti più uno dei 508 di Montecitorio, perché cosi assisteremmo a quelia buffa cosa che sarebbe 1a proclamazione del socialismo per decreto parlamentare, come si dava a credere « evangeljcamente » alle moltitudini della nuova re· ligione.

- E l' lntermuionalt?

- Esiste. Cè già. Sono ciechi quelli che l a cercano a Zimmerwald: l'Europa è divisa in due campi netti: da una parte c'è quasi tutto jl mondo civi le : inglesi, russi, serbi, francesi, belgi, montenegrini , italiani, polacchi, boemi. C'è H Giappone in rappresentanza dell'Asia Aggiungi le colonie inglesi, che sono il restante deJ mondo che si affaccia al viver civile. Io dico: lavoriamo dentro questa « Internazionale ». le condizioni in cui può svolgersi il nostro lavoro sono favorevol i: c'è un'alleanza militare che accomuna gli sforzi di milioni e milioni di soldati; c'è un'alleanza è·iplomatica. Ebbene, sotto questa impalcatura, che potrebbe essere fragile, lavoriamo a rendere formidabile e infrangibile l'unione dei vari popoli, che 1a guerra sia accomunata nella stessa speranza e nello stesso dolore Perché una Interila2ionale esista, non è necessario, almeno oggi, l'adesione dei tedeschi. Prima essi devono pagare H fio del loro delitto, poi si vedrà. Va da sé che, esclusa )'ipotesi del disarmo universale, l 'Italia di domani non potrà essere inerme, disumata. Jean Jaurès ci ha dato un Jibro magistrale, l'ArmJe Nouvelle che, eccettuatine una dozzina, i socialisti italiani si sono ben guardati dal l eggere: da esso potremo apprendere molte ,ose.

- E che ne diti delta 1it11azione del Governo di fronte al Par/a. menlo gioli1tiam1?

- Basta di politica, Io ho già commessa una mancanza, Sono ancora soldato. Da domani ...

Ci siamo lasciati con una poderosa ftretta di mano,

PREFAZIONE A « I NOSTRI "BOCHES" » •

Questo libro che un coscienzoso e forte pubb1icista romano, lancia a l pubblico, è. una fiera rcriu isitoria contro un uomo g ià condannato dalla parte più eletta d ella coscienza e dcll'intelligen2a italiana . G ià condannato? Dunque, pot rebbe osservare qualche ironista, Ja requisitoria è superflua o quanto meno tardiva. Adag io. Un uomo in Italia, non è mai morto. Giovanni Giol itti meno di qualunque alt ro . Egli è semplicemente ~n « appa rta to », ma vivo semp re. Non per n iente q ualche centina io di deputati che portano al dorso l a sua marca di fabbrica, sospirano il ri torno di G iovan ni Giolitti a l potere o a lmeno al Parlamento; non per nulla, ci sono g iornali - e grandi giornali di Roma e di Torino! - ossequienti ancora al verbo del «pa recchio» neutralista e biilowiano; non per niente ci sono ancora prefetti, ex-prefetti , senatori, funzionari, ex-ambasciatori d'Italia, sindaci di grandi città che conservano con Giovanni Giolitti l e più c01dialì r elazioni e fanno comprendere - anche se non lo dicono apertamente - che l'astro mo• mentaneamente oscurato tornerà presto a rifulgere sull'ori.zzonte italiano.... Morto, dunque ? Avvenn e lo stesso per la Banca Romana. Quan do Giolitti, coinvolto nello scandalo, dovette fuggire a Berlino, parve un uomo .finito, sommerso sotto ronda della pubbl ica indignazione. P ochi anni d'attésa ed ecco Giolitti, reduce an cora fresco da Berlino, r itornare al potere, fra g li osa nna dei socialisti, che lo parago narono a Camilla Cavour. Il popolo aveva già dimenticato, aveva già perdonato.

Il libro di F rancesco Paoloni ha appunto questo scopo: t enere viva, peren nemente viva nella memoria, la figura morale di quest'uomo che Je immense moltitudini del maggio 1915 bollarono d'infamia col mar· chio ·del traditore della Patria. E non soltanto contro l'uomo e l'opera sua, vibra i suoi colpi Francesco Pacioni. Giolitti è ormai sinonimo di giolittismo. Attorno all'uomo c'è il sistema, c'è il giolittismo, c'è tutta una vasta coagulazione di uomini e di affari, che Giolitti p roteggeva e protegge. Ora il giolittismo è boche: è tedesco. I suoi più qualificati rappresentanti, a com inciare dal «genero», non fanno·mistero della loro smaccata e svergognata germanofilia. Le prove che Fra ncesco Paoloni ci offre, sulla tedescofilia dei g io littiani, sono più che convincent i: irrefutabili. Siamo di fronte a un'o rgan izzazione che si propone d i tutelare in Ita li a gli inte ressi d ella German ia. Si noti ; anche oggi Giolitti è <<appartato », ma i g iolit tiani lavorano. N on disarmano. Uno di essi, un radicale prolisso, ha dichiarato di aspettare che il Paese sia « sat uro » di guerra per riportare G iolitti sug li scudi. Certo i g iol ìttiani, in perfetto accordo coi clericali tem poralisti e coi socialisti aust riacant i, sì adope rano per ottenere una « saturazione » soJlecita. I g io)ittiani battaEliano nei corrido i della Camera. Chi p uò essere, se non un giolittiano, il divulgatore delle notizie catastrofiche ai dann i della Quadruplice, [ che ], di quando in quando, vengono propalate a Montec itorio ? I clericali fa nno del pacifismo. I soc iali sti sabotano 10111 court e con tutti i mezzi possibili la guer ra. La « saturazione » avverrà, grazie a questa Trip lice All eanza, presto; e i g iolittiani si r ipromettono col trionfo delle loro tesi, il rito rno del « loro >> duce. le recenti scher· magl ie parlamentari han no condotto a una sempre più precisa demar· cazione fra Camera e Paese, appunto perché la Camera è sempre inti· marnente e profondamente giolìttiana, mentre il Paese si è liberato da ta le impurità.

• FRANCBSCO PAOLONI - I 1/0Jlri « bochn ». li Gioli.iliJmO, PdrJilo wi, u o in IJalia - Milano, Edizione <le! Po polo d'Italia, 19 16.

Orrorse - per ciò - la rivoluz ione benedetta e gloriosa del m agg io. l'Italia - pungolata violentemente da una grande minoranzaritro\'Ò la sua anima ; e posta a l ·biv io t remendo fra il mercato e il sacrificio, tra i l « parecchio » e la conq uista, tra la barbarie e la giustizia, scelse deliberata mente il sacrificio, la conquista , la g iustizia : scelse la via più dura, ma la p iù nobile e scrisse la pagina più bella della sua stor ia.

Permetteremo noi, noi, ch e vivemmo quelle giorna te indimenticabil i, che si ritorni indietro? Permetteremo noi che i bollati, i co ndannati rientrino sulla scrna? Non mai. I nostri morti; da Giulio Ba rni a Filippo Corridoni, da Lamberto Duranti a Lu igi Lori e a mille e mille altri, ci gridano: no.

16 marzo 19 16.

Anno 111 della Guerra Mondiale

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