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DAL VECCHIO AL NUOVO MINISTERO
Una Lettera Di Benito Mussouni
Il nostro Direttore, da una trinrea della zona Carnica, ha sentito, fu,almentc !, la nosta lgia del suo giornale, del suo p ubb lico e ci ha inviato quest a lettera ch'è Uflil disamina acutissima de' motivi che hanno determinato la cri!i ministeria le. Né semhti opera sterile la pubblicazione di queste note dopo che la crisi è stata - un po' bene un po' male - risolta. Das li errori del ministero Sa· bndra si tne il chiaro ammacstrnmeoto su Jc direttive che do viebbc scgu.ire i l nuovo Governo.
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Benito Mussolini dice da par suo: vi sono due modi per condwre la politica italiana mentre la tragedia e uro pe;i. si svolg e: o avvicimusi a l popolo, scaldarsi al calore della sua anima entusiasta, o perde,si ncll~ meschina politica del cor• ridoio o dell'au la parlamentare. Nel popolo è fed e, è entu5ia~mo santo ; in Parlamento è il compromesso, che prncinde dall'interesse nazionale per il trion fo de' gruppi e delle confrediglie
E noi crediamo ancora d'interprttare il pensiero di Benito Mussolini, afferm ando cht- se il nuovo Governo vorri da vero condurre la N.ulone a vittorie, dovrà cominciare l'opera sua con un gesto di energia: dovri sprimgare i.I Parlamenta e non riaprirlo che sessanta giorni do po la guerra.
Un simile provvedimento farebbe urlare molta gente, ed in ispecie i socialisti ufficiali , che avanu reb bero, al .solito, l'uempio d egli a ltri Paesi nei q uali il Parlamento resta aperto. Ma g li è che neg li altri paesi le cos idette ra ppre· sentanze nazionali, pur macu lale di tutti i difrtti inCJenti al sistema, son o molto migliori di quelle italiane, Noi stiamo per l'assemblea popolare. C'è tanta fed e nel popolo italiano che qualsiasi Governo potreb~ trarre da esso forza a ll'interno ed 11.utocità all"estero, Nel Parlamento non c'è sa lu te !
Cari compagniJ voi sapete che quando sono à.l fronte, e per fronte intendo - si capisce - la prima linea, non mi occupo di politica, per la semplice ragione che faccio il soldato e non mi resta né tempo, né volontà per a]tre faccende. D'altronde - e voi p ermettete che lo dica in pubblicovoi non avete affatto bisogno di essere «inspirati» da me; voi inter• pretate, nelle varie cont ingenze d ella vita politica nazionale e internazionale, cosl esattamente e fedelmente il mio pensiero, che sarei quasi indotto ad ammettere che ciò avvenga per telepatia; si tratta, in realtà, della nostra lunga consuetudine di lavoro, della n ostra vecchia comunità di idee, che si rivela - automaticamente - nelle pagine del giornale.
Apro, con questa mia lettera, una eccezione alla regola che ho os• servata fin qui e scrivo di politica a proposito delle ultime vicen de ministeriali. Scrivo a crisi scoppiata e non ancora risolta, scrivo fra l'uno e l'altro Ministero, fra il morto e il nascituro, per cui è quasi certo che quando queste linee vi perverranno non avranno ormai che un semplice valore « retrospettivo >> .
La crisi del Gabinetto Saiandra e le conseguenti dimissioni che hanno sorpreso e impressionato - 5arebbe inutile negarlo! - l'opinione pubblica italiana, non meno di quella delle Nazioni Alleate, può essere rnnsiderata. sotto un tripli ce punto di vista: quello del «merito» e - subordinatamente - del ((tempo» e del «modo».
In altri termini :
11 Gabinetto Salandra meritava c!i essere « dimissionato »?
Era questo il momento più prnpizio?
E il « modo » scelto è stato jJ più degno?
Rispondo « sì )> al primo e al secondo quesito e quanto al te,zo faccio le mie riserve che esporrò fra poco.
Non ho bisogno d'aggiungere che: questo terz:o punto della questione è meno importante del secondo e può essere considerato « incidentale » di fronte al primo.
Il « modo » è in rapporto colla crisi, mii. è - sopratutto - in rela~ione col costume poli tico -parlamenta re italiano, N essuno vuole contestare i me ri ti del Gabinetto Salandra du rante la crisi europea, Il merito principale consiste in ciò: che l'on. Salandra era il meno « preparato » ad affrontare la formidabile situazione n uova. Pensate che quest' uomo ha t rent'ann i di vita parlamentare e altrettanti di cattedra universitaria di d iritto costituzionale e t roverete sorp rendente - non ostante il suo ingegno e la sua coltura -ch' egli abbia saputo reggere durante la neutralità e durante un anno di gue rra il timone di uno Stato come il nostro e in circostanze come le attuali.
Ora, l'on, Salandra è caduto vitti ma della sua mentalità di vecchio deputato conservatore e di vecchio professore universitario. Gli è mancata l'audacia sufficente per una scelt a, Si trattava di sceg liere fra Pac· lamento e Paese, fra la disciplina della persuasione o quella della coazione. Si poteva toUerare un tentativo di conciliu.ione fra questi elementi antinomici, ma fallito o r iuscito tale tentativo, non si doveva esitar più nel seguire 1a via tracciata dalla necessità esteriore dei fat ti e daIJ'imperat ivo interiore della propria coscienza,
Che è avvenuto invece? Basta ritornare alle cronache pa rlamenta ri di questo no~t!o primo anno di guerra per vedere di che malattia è morto il Ministero Salandra. Nessun uomo di Stato ebbe mai , come l'on. Salandra ha avuto, più vasto e vibrante consenso e plauso delle moltitudini popolari. le manifestazioni di Genova, Milano, Palermo, Napoli, Parma e persino Torino, sono Jà a testimoniarlo. 11 popolo si offriva, ma Salandra non è a ndato al popolo. Se n'è tenuto lontano. G li restava la Camera, ma, qui, la sua posizione era infinitamente p eggiore. Ambiente ostile e refrattario . Voti di maggioranza pletorici che a vevano parvenza di una n imità soli dale, mentre, invece, lasciavano l'amaro del disgusto in bocca. Quando l'on. Ettore Ciccottì parlò di una ( < magg ioranza che sosteneva il Min istero come la corda sostiene l'appiccato )> , fotog rafo la realtà. La situazione fu salvata una prima volta con un discorso, appunto, de ll' on. Ciccott i, una secon da volta con un d isco rso d ell'on. Cappa. Per solleva re l'ambiente e rend erlo più ossigenato, ci voleva di C)uando in quando il discorso <<lirico».
D o ma ndiamoci: poteva conti nuare una commed ia del genere, nel!., CJUA!e tutt i o mo lti personaggi recitavano la lo ro parte senza impegno, senza passione, senza sincerità ? Il Gabinetto Salandra viveva sopra un d uplice equivoco: quello inte rvent ista e quello n eutral ista. G li inter ventist i lo appog giavano per la tema del peggio, i neutralisti per lo stesso motivo. Quando per effetto di circostanze o volontà di uomini si fosse d eterminata LJOa coincidenza h a. qLJ este due correnti, essa av rebbe proYOCato la caduta subitanea del Ministero, come infatti è avvenuto.
Si chiede : ma era proprio q uesto il momento oppo rtuno per una c risi minister iale, ora che il nemico è ri uscito a pe net ra re nel vecchio te rritorio nazionale? E già stato rilevato che tutte le N azio ni be llige· ranti hanno avuto cambiamenti pa rziali o g lobali dei ris~ttivi Governi. Quella Russia ch e g li austro-tedeschi ri tenevano incapace di riprende re l'offen siva - e se ne acco rgono in G alizia e siti limi tro fi - h a camb iato p iù volte i suoi mi n istri: l'ex [m inistro) della g ue r ra è, fra l'altro, sotto processo e chiuso in carcere. Anzi, il fatto che la crisi sia scoppiata col nemico alle po rte d' Italia, è una gar4nzia, nel senso che tale crisi non .Può avere che una soluzione intert1entùra, cioè d i conlinuità in ciò che di buono fu fatto ieri, di riparazione in ciò che fu manchevole, e in generale di rafforzam ento e miglioramento di tutta la nostra azio ne politica e militare.
Nessuno, nemmeno il più abietto fra i sud'!~umizzati del socia lismo ufficiale, ha osato patrocinare un ritorno alla <( tesi » del « parecchio » di giolittiana memoria, N essuno può p ensare a patteg giamenti, a t ransazioni nel momento i n cui j sold ati si battono e valorosissimamente. La parte invasa del territorio f ra ncese non è nemmeno paragonabile
PARTENZA
CR.ISI DEL MINISTERO BOSELLI 237 per vastità e importanza a quella che abbiamo perduto noi, eppure Ia Francia ha rinnovato il suo Governo scegliendo uomini più risoluti, i quali si sono addimostrati si nora all'alte:ua degli avvenimenti. Resta il «modo» con cui è stato esec.uzionato il Gabinetto Salandra. Ma qui - come ho detto - si entra in una materia di considerazioni che non sono in rapporto puramente incide ntale colla crisi stessa. I no· stri « seimila » non cambiano natura. Le dimissioni dell' on. Salandra sarebbero apparse sotto luce diversa se fossero venute quale conseguenza di una discussione alta e solenne. Invece ; poca dignità e molta cagna ra . chiaro che la parte giolittiana e neut ralista della Camera ha voluto la sua rivincita -a un anno di distanza - sulle giornate del maggio e, come spesso avviene, quando si possono appagare desideri: troppo a lungo conten uti, non c'è stata d iscrezione, né tatto, né misura, ma molto chiuso. Voi non potete credere come e quanto il contegno dei nostr i <(seimila» abbia «urtato» i soldati che combattono. Potrei trascrive re il florilegio che ho co lto sulle labbra de' miei commilitoni, ma c iò mi farebbe troppo scri vere. Quanto a me, io non rinnego il mio g rido di « Abbasso il Parlamento » e rimpiango che i dimostranti roma ni del maggio non abbiano raso al suolo Montecitorio.
8 certo che i « nostri » deputati ci offrono un vero arsenale d i armi per le battaglie di domani.
Ho finito. Come vedete, anche in q uesta circostanza, il nostro accordo è perfetto. E giacché ho la penna, cioè il lapis, in mano, io formulo il voto che la crisi abbia una soluzione nazionale - non po· trebbe, del resto, averne un'a ltra -che ci conduca aJla vittoria. Bissolati p11ò formare il Ministero. Ma deve, in ogni caso, esserne parte. Definita la crisi, non ci deve essere che un pensiero e un pioposito: quello d i vincere e per ciò tutte le energie siano tese, sino allo spasimo. La massa dei soldati, dopo un anno di logora nte gue rra di trincea, è ancora buona.
La N azione che non combatte fac-cia il dover suo. Noi faremo il nostro!
Ricevete, cari amici, i miei affettuosi saluti. Vostro
MUSSOLINI
P. S. - Coi croati del socialismo ufficiale, che hanno tentato - invano - di imprimere un marchio neutralista alla crisi ministeriale e continuano nel loro ignobile contegno di « lavoratori per lo straniero », faremo i contj dopo la guerra, q uando essi tenteranno d'inscenare il loro solito turpe baccanale ele:donistico
Da 1J Pop olo d'ltttlia, N. 169, 19 giugno 191 6, ITI.