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LA RISPOSTA DI LEONIDA BISSOLATI
Alla Lettera Del N Ostro Direttore
Carissimo De Falco,
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Ti mando peiché tu la renda di pubblica ragione la bella e signi• .ficativa risposta di Leonida Bissolati alla mia l ettera * . Queste pOfhe righe, attestano ancora u na volta che la n ost ra alta .fiducia in lui e nell"ope ra sua ben riposta e che nessuna delle nostre p iù fervide spera nze andrà delusa.
A te, caro De Falco, che durante questi mesi tanto fortunosi, hai diretto con mano fe rma e sapiente, con vivo intelletto e con passione non meno viva d'italiano e di socialista il nostro Popolo , spetta il compito di far sentire a Leonida Bissolati la nostra diuturna soJidariet:ì.
Ag li amici che chiedono mie n otizie, dirai che io mi trovo in prima linea nella zona dell' ........ dove tutto va bene come avrai veduto dagli ultimi Comunicati.
Con a ffettuosa e immutata solida rietà, ti stringo la mano. T uo
Benito Mussouni
Ecco la lettera di Bissolati:
Caro Musso lini, voi sapete il valore che ha per me la vostra parola in questo momento Voi intendete ,:he ~ r compiere il mio dovere in questo a lto posto di combattim<'nto io ho bisogno d i sentire vicini a me collo spirito i miei compagni di fede e di armi
Roma, 26 -6-·16.
E mi avete scritto la vostra forte e nobile lettera.
G ra.zie. E non cxwrre che io vi dica che la mia come la vostra 'fila è tutta per la nostra I talia, per la n ostra guerra.
Vi stringo le mani
Da 1/ Popolo d'Italia, N. 185, 5 luglio 19 16, III.
• (304).
Leonida Bissolati
PER CESARE BIITIISTI « DATE CANNONI PER DEGNAMENTE ONORARE IL MARTIRE!»
Il nostro Direttore, che dalle uinue non può consentirsi lussi di lunghi scritti, c'invia la lettera che segue e ch'esp rime la sua commozione e la sua indignazione p er l'an assinio di Oisace Battisti
Benito Mussolini fu amico e compagno di lotta di Ce~ate Battist i ndle b11t· taglje del socia lismo e della italianità. N el 1909 il nostro Direttore era a. Trento, redauo re,capo di q uel Popolo, nel quale Ct:Sare Battisti con du,:e.,.11 Ja campagna vi brante, che, quando passò dal giornale sul campo di battaglia, lo condusse alla forca austriaca - alla suprema onorilic.enza che I'Absburgo abbia sempre descina10 a' patrioti italiani.
M ussolini fu espulso dall' Austiia. Eg lj era... troppo italiano perché la polizia dell'impiccatore pott'~~c toltetarne la pt esenza nei tetrltoti tubati. Il nostro Diiettore aveva scritto in una lettera i ndirizzata ai redattori ddJ'Allo Adige che « l'Italia non finisce ad Ala ». Parole sovversive che lo dannarono allo sfratto .
O ra Mussolini, combattendo, dimostra come realmente l'ItaJia non 6nisca ad Ala!
Ed e"o la lettera:
Caci amici,
Dal f,onte, 22 foglio 19 16.
Unite il mio grido al coro universale delr esecrazione che investe ancora una volta - sarà l'ultima? - il g rande crimlna le di Vien na. l'abominazione comp iuta sul cadave re di Cesare Battistj, sarà vendicata.. I colpevoli dovranno duramente espiare. Io che vissi un anno a Trento in fra terna dimestichezza di opere con Battisti, comprimo il m io dolore e vi dico: non ai monumenti soltanto pensate, ma sopratutto ai cannoni. Dateci dei cannoni, ancora dei cannoni, poiché la. , parola suprema u scirà dalle loro bocche e la nostra totale, schiacciante vittoria costituirà la migliore onoranza al nuovo purissimo martire della causa italiana .
MUSSOLINI
Da li l'opol o d' Italia, N . 208, 28 luglio 19 16, IJI.
« JUSQU ' AU BOUT ! »
Il aostro Direttore, cui inviammo tdegraficamente la notiiia d ('l ]a d ichi:trazione di g uerra alla Germania, ci manda <laHa trinct a la lettera che segue. NM pochi Pmid, noti ed ignoti, ci hanno scritto di qu esti giorni parole di congratub.zioni e d'incoragg iamento per il grande e non unico successo di questo nostro giornale; r ingraziamo, ma ri leviamo che il merito n ostro - ove merito sia - co n~iste nelraver seguito co n logica ferrea il naturale svolgimento dei fatti. Siccome n ulla ci lesa a nessuno, n ulla dovevamo tacere e, o llenuto che l'Italia dichiaram: gu('rra a.Il ' Au~r ria, d omandammo che alla g uerra maggiore $Ì addivenisse-, alla guern che avrebbe ancora più nobili tato il gesto nobilissimo del patse nostro: domandammo il nostro posto di sacrificio e Ia nostra parte di merito ni~Jla grande impre5a che sottrarrà l' Europa al minaccioso dominio bar· buico e ritornerl. l'Itali:i. alfr.1 sua g randezza d'un tempo.
Perché la gran Jezza del gesto ita liano è nell'asso luto disinteresse Scendemmo una prima ,olta in lizza allor d1e tutto sembra,a ,olgere al peggio p er le Nazioni d ell'Intesa, dichiariamo la guerra alla German ia - dopo averla praticamenle combattuta per sedici mesi - mentre l'Austria sembra sgretolarsi e rJmpero del Ka iser s·~ddimostrn l'ultimo baluardo d el la reazione ewopea
T utto ciò - è qu i il nostro orgoglio -noi intravvedemmo sin dal principio dell'azione nostra. la G ermania rappresentava il p ericolo vero, onde affer · mammo sem pre che quand'a nche una felice concomitanza di e,·enti non a ves~ disposato l'interess.e generale e u ropeo a q ud lo nai ionale : quand'anche rivendicazioni italiane non avessimo avuto d a a,gitare, noi av remmo ugualmente combatt uto perché rJ ta lia non s'appurasse dal la storia e intervc-nisse.
E il merito della nostra campasna lun8a ostinata è tutto di Benito Mussolin i . Al q ua le il di sagio della trincea, il perico lo cotidi:mo non haa tolto ,giam m ai la visione esatta del compito italiano e, soldato combattente, d h a sempre incoraggia ti, incitati, is pi rati, perch~ domandassimo, imponessi mo all'occorrenza la guerra più grande e più bella.
Però la sua parola entusiasta d i oggi è la conclu sione della lunga estenuante battag lja di ieri. ! una soddisfazione sua, che rappr esenta il premio nostro.
Dalla trinrett, 29 ago1lo.
Urissimi amici,
Quando qu este mie poche linee vi giungeranno, v oi avrete g ià illustrato l'imponente significazione storica e la s rande portata politica e sociale della nos tra dichiarazione di ,guerra alla Germania.
II compimento che noi abbiamo sin dalla vigilia tenacemente pro- pugnato di questa fi nalità che i tedesca nti di tutte le spec ie fingevano di ritenere e volevano fa r cre de re trascurabile e secondaria, ment re era es~nziale, solleva la coscienza nazionale dal vago malessere ch e J'op· primeva e presenta l 'ltalia in una luce d i lealtà adamantina dinanzi agli occhi dei popoli d ella Quadruplice. Ora siamo a posto. Compiutament e Non più tardi di ieri gli o rgani che ra ppresentano l'opinion e p ubblica tedesca ostentavano verso d i noi q uel loro disprezzo fatto dì spac· com::ria bluffistica e di sufficenza professora le con relativo esperanto di Hindenbu rg; il gesto d ell'Italia dimostra che l'epoca del p upillaggio è finita. E l'It alia che «osa>) per p ri ma. e 1'1talia che rompe l' incanto per prima e risponde con un aHo di fierezza consapevole alle minacce del pangermanesimo bestia le e imbest iato.
Il fatt o che la nostra dichi arazione d i guerra coincide coll ' intervento rumeno riprova cbe la nostra politica estera è affidata a mani sapient i e che il Mini stero N aiionale è merit evole d i tutta la nost ra fidu cia e del nostro appoggio, in quanto dimostra di possede re la nozione europea e mondial e e n on so ltanto territoriale-nazion ale della nostra guerra. q uesto un momento di orgoglio, per noi, o am ici. E l<:g ittimo. Poich é noi, - noi sol i - fra il silenzio della stampa che si affidava al G overn o e l'avversione d eli'altra stampa più o meno disinteressa· t amente infeudata alla Ditta Bii low e Co mpari, abbiamo ag itato - con tenacia, con ins istenza, che poteva sembrare monotona - per mesi e mesi 9 uesto ch' era il problema fondamenta le della nostra v ita di Nazione Ora, il dado è t ratto. Ciò che volemmo si compie. L 'evento ch e attendevamo, è per noi r Cll ltà g ià acqu is ita alla storia. Non e nost ra la fatua van iti delle mosch e cocch iere e non diciamo ch e a noi soltanto - e all 'opera nost ra - s i deve il compimento della ((formalità)> che i tedescofi li tanto paventava no ; no i r iven dichi?mo però e a lta mente il n ostro merito che consiste nell' av er offerto al Governo la prova quotid iana che vaste corren t '. dell 'opin ione pubblica es igevano la rott u ra - anch e form ale - dei nostri ra pporti coJla G ermania e n ell'avere neutralizzato, disarmato la p ropaganda avversaria dei cle ricali, d ei g io li tr tìani e dei socialistì che poteva provocare nel popolo uno stato d·animo negativo e dete rmina re nel Governo dirett ive opposte diverse dalle nostre. Sopratutto nostro me rito e vanto è di aver preparata 1a Nazione a q uesto avvenimento che non g iunge in atteso, ma atte~o come la logica conseguenza della nostra nuova posizion e sto rica fra le Potenze europee. Se lo « stato di guerra dichiarata >>, imporrà n uovi sac rifici, h. Nazione è pronta a sopportarli .
Ma nella politica interna, come in quella estera, bisog na essere « r ettilinei » ! L'on, Orlando deve imporre alla Nazione la disciplina mora le della guerra. I sabotatori palesi o l arvati della guerra devono essere t rattati come nelle file dell'esercito combattente si trattano i disertori e i pusillanimi. Noi chiediamo una politica di energia contro gli austriaci rimasti all'interno, contro i pacifondai, gli allarmisti, i pessimisti, contro t utti i debilitatoci dell'anima nazionale e quindi della compagine dell'esercito. Basta con la politica troppo manchesteriana de l « lasciar correre». Quando sono in gioco la nostra C!SÌstenza come italiani e il nost ro avvenire come uomini, non dev'essere più oltre tollerato che una manica di canaglie o di incosòenti irrida al sacrificio cruento deIJe trincee e si agiti ignobilmente per affrettare l'avvento di una pace gualunciue, di una pace, insomma , che torni di vantaggio ai due Im p eri barbarici.
E voi, amici miei, continuate a vigilare, come priqia, più di prima Siamo finalmente sulla grande st ra da maest ra .
Bisogna percorrerla tlno in fondo. Il pericolo di continuare per i viottoli delle compro missiolli oblique - tipo '66 - è finito.
/1u q11'a11 bo11J. Sino alla vittoria. Questa è la nostra parola d'ordine, il nostro programma, la nostra immutabil e certezza. Vivere o morire p oco importa. Ci consolerà, nelrora suprema, il pensiero di essere stati i pi ccoli artefici di una g rande Ri voluzione.
Vostro
Da Il Popolo d' Italia, N. 24,, 3 s~tembre 1916, lii
MUSSOLINI
FRONTE UNICO NEI FINI O ANCHE NEI MEZZI ?
UNA LETTERA DI B. MUSSOLINI
Purtroppo la lellera che il nostro D irettore d manda - quasi a testimoniare come il di sagio della trincea non alteri per nulla nel nostro bersag liere fa chiu~u delle vedute - non ha valore soltanto retrospettivo. Sepp ure in q ue5ti ultimi siomi le noth:ie della Rumcnia circa la fronte ua.nsilvana sieno mig liorate, quelk della D obrugia non possono da r motivi d i allegre:rna e g.li avveni~nti dimosttano come l'a:zione dell' Intesa. sia tard igrada, pesante, non atta a pre, venire que lla più decisa e più rapida de' oc:mici.
Ma anche se ogni pericol o fosse scongiurato p er la Rumcnia, anche se gli eserciti di Falkenhayn e di Macken!en fossero s tati respinti dal terri torio occupato, lo :;critto di Beoito Mussclini non sarebbe meno opportuno, mentre richiama i Governi del l'Intesa alla valutazione esatta de· loro errori dimostrati e :sopratutto richiama l'attenzione dei popoli - perché vigilino - su quegli errori .
Il nostro Direttore dice benissimo: nelle trincee, i nostri soldati d evono aver provato una impressione diustros:1 quando han visto com·~si tessano col saClgue una povera tela di Penelope, che la diplomazia s'incarica Ji disfare. E ci auguriamo che i popoli vigilino meglio e costringano a meglio agire i propri Governi!
Dalle trime e di prima linea, oJtobre 1916.
Carissimi amici,
Quando queste mie lince vi perverranno, voi avrete certamente e ampiamente commentato gli ultimi e attuali avvenimenti balcanici e « bollato » come si conviene e si merita, una politica che oscilla fr"a J'ingenuità cronica e l'imbecillità più deficente, Sia o non sia un « du· plicato » dei vostri articoli, non perciò questo mio scritto può perdere molto della sua utilità, poiché - mai come in questo caso - fu necessario battere per farsi una buona volta ascoltare, Può essete che nel frattempo la condizione c!ei rumen i sia migliorata. Ma anche ammettendo la realizzazione che noi ardentemente augu riamo di questa eventual ità, troppo acuta è stata l'ansia nostra in quest' ora e trop po minac· cioso il pericolo, perché si debba « p ren dere atto » di un qualunq ue m iglioramento e rassegnarsi al silenzio, senza più discussione. V'è
- d'altronde - u n' alt ra ipotesi che noi dobbiamo prospetta rci ed è la p iù. C3tastro6ca: quella, cioè, che J'esC"rcito della Q uadruplice nemica, dopo aver fo rzato i passi delle alpi trans ilvaniche, dopo essersi disteso su ll a destra del Danu bio, varchi il fium e e compia l'invasione e il sacco del territorio rumeno. P rego ardentemente quei sig nori de!Ja censu ra di astenersi dal de vastare con le loro fo rbici acefale, quello che sto p er di re. una voce che viene dalle trincee ed esprime lo stato d'animo dei combattenti. I soldati che leggono, commentano e giudicano, sono più numerosi di quanto si creda Bisogna rispettare l'« opinione pubblica )> della N azione in grigio verde; e tenerne conto.
[Censura]
L'INTERVENTO RUMENO
Io non ho troppo tempo e nemmeno t roppa volontà di sviluppare sin nei dettag li g li a rgoment i che tratto Del resto, il pubblico che ci segue, si recluta fra la pa rte più intellisente della popolazione. Afferra a volo Basta prospettare la situazione politico-militare della Quadruplice al 28 agosto, per comprendere p ienamente le speranze di allora e giu• st ificare 1a delusione di oggi, All ' epoca dell' intervento rumeno, la stella della fortuna militare della Quadruplice, era già comparsa e b r ilfava su ll'orizzonte. Ricordiamo. Aila fi ne di aprile, lo sforzo tedesco contro Verdun è infranto. La crisi è sup erata. A l 2 giugno, Cadorna annuncia ch e l'al tro grande tentat ivo offensivo d eg li a ustro -tedesch i, è spe.zzato. Id 4 giugno, Brusiloff, sferra all' assalto i suoi esercit i. Due mesi di battag lie, due m esi di vitto rie. L'Austri a r iperde tutta la Bucovina, g ran parte della Galizia, centinaia di cannoni , migliaia d i mitrag l iatrici, quasi mezzo milione di p r igionie ri Al 2 .5 giugno comincia la nostra brillante manovra di con t ro-o ffe nsi"a nel T rentino L'Au stria ammette l'insuccesso clamoroso dd suo sforzo. Al 1° l ugl io i franco- ing lesi d anno il p rimo colpo di sp alla su Ja Somme e con effi cacia. N ell'ag osto, I'1talia sfonda <:jUel bast ione d ell'Isonzo che Ki tch ener aveva defin ito fo rmida bile e occupa Gorizia. Al 21 agosto, anche Sarrai1 - che ha rice\' UtO n ell' intetvallo i cont ingenti italian i - annuncia al mondo che l'Armée d'Orient sta per muovere j suoi .500 mila uomini. Al 28 agosto la Rumenia scende in camp o In meno di quindici g iorni, j suoi eserciti occupano d ue terzi della Transilvania . P oi vi è un tratto d'arresto. la Quadruplice nemica si affretta alla riscossa. Mentre Falkenhayn e Macken· sen ammassano - con ltna rapid ità ignota alla Quadruplice - Je loro truppe, si h a l'impress ione - a n che per l'improvviso cambiamen to d ei capi - che lo Stato Maggio~e rumeno stia cercando una specie di 11bi consù lt:m a lla sua strategia. L'esercito d i Sarra il segna eroicamen te i] passo. Soltanto i serbi si battono e ottengono successi parziali. 1 ru· m eni - premuti da forze superiori - abban donano le città e i territori occupati in Transi lvania, passano alla difensiva.
Ciò che è avvenuto in queste sett im ~n e d 'ottobre, dimostra che anche la difensiva è insufficente a conten ere le forze n emiche e - come fiche de comolation - si disserta dai critici militari su ll' errore «iniziale» d e lla guerra rumena. Che il piano rumeno fosse male impostato, è documentato dai fatti. Ma ciò non can cella la responsabilità della Quadruplice. Tre ipotesi si possono prospettare al nostro esame. Prima : Lo Stato Maggiore rumeno ha mantenu to il segreto dei suoi progetti anche nei rigùardi de lla Quad ruplice Intesa ed io a ffermo che la Quadruplice avrebbe dovuto es igere la. conoscenza d ei pia ni e, caso rontrario, rifi utare l'intervento rumeno. Questa ipotesi è a ssurda l'altra è più ammiss ibile: Se la Qua druplice era a conoscenza dei piani d ella Rume n ia, avrebbe dovuto sconsigliare l'offensiva transilva nica e «imporre» l'offensiva contro il nemico p iù v icino e più debole : la Bulga ria. Io c redo che l'Inghilterra abbia contribuito ad al imentare l"illusione rumena circa l'atteggiamento d ella Bulga ria., T erza ipotesi : La Quadruplice h a consig liato la campagna transilvanica, promettendo - in ogni caso - un aiuto ef. ficace e a llora ta nto più grave è la sua responsabilità e tanto più urgente il dovere di mantenere le s ue promesse Da qualunque Jato si guardi la situazione balcanica, quello che n e risulta è la prova dell'insipienza della politica q uadruplicista. Con l'aggravante della recidi va. la lezione tragica inflitta dagli austro-tedesco-bulgari alla Serbia, avrebbe dovuto insegnare qualche cosa, ma p a re che la Quadru plice - in mate r ia bakanica - sia dl una incorreggib ilità insensata.
·JL CARNEVALE GRECO
La Grecia. di Costantino e del ba rone Sch enk, la «vera>> Grecia, d unque, pe rché la G rt>cia dì V enizdos è una pallida la rva, è stata una p edina meravigliosa n el gioco balcanico della Quadruplice tedesca. E. riuscita a sabotare Sarrail e a frustrare l'importanza e l'efficacia dell'intervento rumeno. Ma la Quadruplice nostra non può trovare nella condotta della Grecia nessun alibi al suo fallimento, n essuna attenuante a i suoi errori. Il generale Sarrail non h a tardato un po' troppo ad ac· corgersi che il suo esercito non poteva muoversi se i greci continua. vano a. fare... . i greci? E la stessa energia di cui dà prova l'ammiraglio
D'Artige non ha il grave difetto di essere tardiva? Ci sono, dunque, voJuti m esi e mesi e mesi perché !a Quadruplice cominciasse - dico cominciasse - ad accorgersi che quella d ella G recia era. la più g rande· aristofanesca turlurinatura che sia mai stata combinata sulle scene del mondo e che la Grecia e ra ed i: schiava del Kaiser, rapp resentato da sua soreJla ?
Ci sono, dunque, voluti mesi e mesi e mesi, per convincersi che la Grecia andava e va trattata dura mente, senza falsi rig uardi, senza scrupoli stupidi e pericolosi insie me ? Quando, durante le monotone giornate della trincea, io segu ivo sui giornali tutte le fasi de lla tragi~ commedia g reca e leggevo di :Ministeri che si componevano al mattino, pe r andarsene alla sera; di forti e cannoni che venivano « gloriosa· mente» regalat i ai bulgari, non più tradizionali nemici de ll'ellen ismo ; di euzoni che si arrendevano :i lla Germania, di marinai che p assavano all' Intesa e di gendarmi che si sch ie ra vano con Venizelos; di « rise-rvisti » che gridavano « Viva la Bulgaria» e revolveravan~ gli spar uti rap presentanti ateniesi dell'intcs ismo e l eggevo della rivolu2ione d i Salonicco e del viaggio di.... Ulisse Ven izelos - jo, traseçolato, domandavo a mc stesso, aHe stelle e.... ai cavalli di Frisia: ma è mai possibile ch e la Quadrup lice Intesa non si acco rga del gioco gr«o? Ma è ma i possibile che non appaia chiaro agli occh i dei nostri gove rnant i, ciò che è luminosame nte manifest o a tutti? Ma intanto l'Intesa cont inuava a fare dei «passi » - il che mi riportava, per l'analogia, a quelle straordinarie « note >> con cui Wilson sta assicurandosi il primo posto nel paradiso dclrimbecill ità neutrale - e a fare l'altalena fra Venizelos e Gunaris, fra Atene e Salonicco, col risultato brilla nt issimo di far ridere aJle sue spalle il mondo greco e quello tedesco. E anche oggi l'azione « en ergica » tanto invocata, è più apparente che sostanzia le. Anche oggi non si abbando nano le « buone maniere » della più squisita polùene diplomatica, nei riguardi della Grecia,
2 di ieri una nota de l T empr, n ella q uale l'autore aveva l'a ria di dolersi che il posto della Grecia fosse stato pres o dall'Italia. 2 di ieri, un discorso di Asquith, nel qua le il premier foglcse - accen nando alfa G recia -le rivolgeva un ull imo accorato patetico « vieni mc<o.... ». 1n verità, mi ca drebbero le b raccia, se non mi ricordassi che debbo portare il fucile !
Responsabilita Nostre E Altrui
La critica situazione rumena, è, C1.1nque, imputabile alla politica della Quadruplice, Io non so - oggi come oggi, 28 ottobre - se la Rumenia potrà sfuggire alla tenaglia teutonica. Lo spero Me lo auguro ardentemente. Comunque, noi abb ia.mo parlato in tempo. Il mio carteBgio privato in questi otto mesi, che dal marzo in poi h o passato sempre in prima linea, è ll a testimoniarlo In data 3 ottobre, il Po· p olo d ' Italia lanci ava un grido d'a llarme. Noi che abbiamo voluto la gnz rra, no i abbiamo più dì chiunque altro il d iritto e il dovere di pallac chi aro. E diciamo : << Sig nori governanti della Quad rupl ice, è tempo, è gran tempo che \ 'OÌ marciate a l passo coll'op inione e colla coscienza pubblica delle vostre Nazioni. Signori governanti, voi non potete lagna rvi dei popoli che si ete stati chiamati a dirigere. I p opoli - p u r di allontanare per sempre l'incubo d i una Germania iiber a/Jn in der W elt - vi h anno offerto tutto con una prodigalità sacrificale che nessuno av rebbe immag inato. Uomini e dena ri, vi sono stati dati . I.e * lazioni vi hanno detto : prendete i nostri fi g li , eccovi l e nost re r icchezze - prendete, ma vincete ! ] popoli non hanno mai disperato, neppure nei moment i p iù tragici. Ma ora, non sono p iù amm issibili erro ri. Ora che si può villcere, si deve vincere e presto. Il " fronte unico" non deve esse re tale so lt anto nella meta, ma nei mezzi . Vittoria com une , comunione degli sforzi per consegu irla. Signori governanti, la coscienza dei popoli vi impone il l emp11s agendi.
« Vogliamo sapere se la guerra deve segnare la nostra p iena vittoria o se in vece deve condurre al tavolo ver de. "8 venuto il momento di fa rci sape re se si intende di accelerare sino all 'esasperazione il ritmo della guerra, o se si pensa di dare alla guer ra l'aspetto della cronicità, perché - ad un dato momento - si es.:urisca, come tutti i cronici, in u no sbadigl io di no ia e di sangue.... ».
Cari amici, insistete. Sono il vostro M US
D a Il Popolo d'llalia, N. 305, 2 novembre 19 16, III.
LE CONDIZION I PER LA PACE*
- T,r, d1mq11e, prevedi che la GÙmania domanderà o offrirà In pace? S11 che baJi '}!HJ/a f JJrt opinione?
- Su molte circostanze. E vedrai che parlerà. di pace sia che si
• Colloquio avuto con Giuseppe De Falco (le Réfractaire), a Milano, verso la met..1 d i novembre del 1916. 11 resornoto del co!loquio è preceduto dal seguente preambolo:
« Scrì ve-mmo altra \'Oita - con grave scandalo di non pochi scagnozzi it11· liani - che quando il Diretto re di questo fogl io è soldato fa il so ldato e nient'altro. N o n ha U ! mpo per altro; tutto rnmpreso della s ua funz ione, legge i giornali, vahaa gli evrnti Jel!a polit ica, ma con l'uia di chi h a meslio d a far~. di chi ha molto p iù utilmente da impiegare il suo tempo.
« La le ttura de' .i;iornali, in trincea, è una SJ>('cie d1 correttivo a lla solitudine più tosto rumorosa d i ch i fa !:i. g uerra . Serve a ricordargli come esista un piccolo mondo, dietro l'altro più grande nel q ua le si lotta e si muore serenamente; ma 5(' Johbiamo giudicare dal tono onde i nostri soldati padano de lle vicende politi che nazionali, bisogna con fessare ch' t"Ssi le guardano con a ria di sup remo disdegno, come un ciarpame ingombrant e buono so lo a fastidirt: acca· demie di chiaçchieroni, che non s,rnno far tacere le voci loro p etulanti, i loro piccioletti interessi nernche mentre la sto ria si scrive co l sangue e col sacrifizio.
« Benito Mussolini è in queste cond izio ni d i. spirito. Dalla fronte egli r iesce appena ad indignarsi contro le p iccole faccende della vita pubblì(a; e non vuole im eressarsene. Di quando in q uan do ,i:;iunge sino a noi una parola di approvazio n e o un'osserv.u:io ne in Ire parole: è tutto quanto deve bastare per indicarci il suo punto di vi sta, perché il g iorn1le si a ··suo", semp re ' ' suo" ed esclusiva.mente •· suo " . Anzi - ci sfo. perdonato questo piccolo e legittimo sfogo d i orgog lio - possiamo affermare d i aver sempre, con p recis ione, indovina to il suo JJ(!1]Sicro, tanto ch "egli u lt im.:unente c i scriveva cosl: "Pare ,he 1m(J u ra,io vi11aJ/o ttlepati.o (I 1miua in tulle le q11euioni ·· a Ma ora, àopo le proposte <li pace avanzale eia! Cancellie re, assumono u n carattere di attualità alcune cose detteci da. Mussolini, quando nessunQ pensava a lla eventualità che s'è realizzata i n quest i g iorni e che ha m esso a sogqu3d ro.... lutti i p:uccchi~ti internaziona li . trovi in u na situazione militare « negativa », sia che si trovi in condizioni militari r elativamen te « positive ». Come accadrebbe se ri uscisse a schiacciare la Rumenia.
'( Naturi!.lmcnte, quando il nostro Direttore fu ultimamente qui - in licen:ta invernale - g li ponemmo t anti q uesiti su le contingenze dc-Ila po litica intern azionale e su lo avvtoire. Ci riSpD;'lC dove g li piacque di ri,ponckrci; tacque o rispose con bouladn su argomenti più tosto intempestivi e la cui risoluzione dipende dag li eventi, stmpre vari, stmpre nuovi, àell'Qra fantastica çhe abbiamo la ventu ra o la sventura di , ivere.
« Riferiamo it colloquio a m emo ri a e da qualche appunto 1 (Da Il Popolo d'Iralùt, N. 347, 20 d icembre 19 16, lii}.
- E come bl!ogr1erebb(! rù pondere, ;ecbndo te, aila eventuale pro/f eria germanica?
- Io credo che la Quadruplice Intesa farebbe il « gioco germanico » se non sventasse il grande ricatto sentimentale sotto veste diplomatica La Quadruplice dovrebbe r ispondere: La Germania ci facc.ia conoscere a quali condi zioni è disposta ad iniziare le trattative di pace De!Je due l'una: o quelle condizioni sa.ranno «accettabili» e allora si possono iniziare regolarmente i nego:ziati, o sono «inaccettabili» e al. Jora continuerà a parlare il cannone. Così, lo eventuale trucco tedesco di rigettare la responsabilità d ella gl1C rra su la Quadruplice sa rà pienamente smascherato, e come è radicato in tutti il convincimento che- a scatenare Ja guerra è stata 1a Germania, cosi resterà fissato che la respon · sabi lità della continuazione sarà sempre ed un icamente èella G e rmania , che vorrebbe una pace « tedesca » e (}On « europea ». Secondo me questa dovrebbe essere la linea di condotta. Anche perché il nost ro « interventismo socialist ico>> è un po' diverso da quel!o altrui. Allor che g iudichiamo gli eventi di questa guerra non dobbiamo scordare il nostro punto di partenza e il carattere ideale del nostro interventismo. Come n on volemmo lasciarcì « imbott igliare » nella neutralità cosl non vogliamo lasciarci imbottigliare nella guerra. La nostra condotta d i socia• listi non può identificarsi con quella degli Stati, i quali, per la loro costituzione, obbediscono a motivi complessi, che non sempre sono uguali ai nostri.
- Gi11stiuimo, ma O((orrerà bene che Ja g11erra abbia q11al<he ris11/tato per giungere alla pace) d; verJamente....
- Risultato? Ma dipen de dalle condizioni che la Germania si deciderebbe ad accettare...
- E JII quali condizioni .si potrebbe trattare?
- Sono di due generi: alcune pregiudiziali, su le quali non è possibile d iscutere e dovrebbero essere accettate a priori; alcune altre seconda rie, suscettibili di tr.;.nsazjoni.
- E cioè?
- Le condizioni « pregiudiziali », per me. dovrebbero essere que· ste: Ricostituzione del Belgio, della Serb ia, del Montenegro - ( allora non era invt1Ja Ja R11menia) - in istati liberi ed indipendenti. La Polonia riunita e indipendente. Alsazia e Lorena restituite alla Francia; t erre italiane detenute dall' Austria, atrltalia; Boemia ed Ungh eria, autonome; Transilvania a' rumeni ; Bosnia-Erzegovina, Croazia e parte della Macedonia a' serbi ; Albania autonoma sotto la sovranità italiana; Turchia smembrata e respi nta oltre il Bosforo. Si potrebbe poi discutere su varie altre q uestioni . Ad esempio, su la sorte del!'Austr ia tedesca, che .Po~ t rcbbe essere annessa alla Ger mania o potrebbe costituirsi in istato ~utonomo. L' Austria d i domani, del r esto, potrebbe esse re costituita in f ederazione di t re stat i autonomi : Austria, Boemia, Ungheria. Tutte quest io ni da vagliare.
- E circa le indennità? - do mandammo.
- La G ermania dovrebb'essere o bbligata a indennizzare il Belg io, la Polonia, 1a Serbia, il lvlontenegro ; a << restit uire)>, ins ie me con l' A lsaz ia-Lo re na, i cinque m iliardi che Bismarck estorse alla Francia nel ' 71 , più grintercssi. Ciò a t itolo di r iparazi one g iuridica e morale per la rapina compiuta. La Francia, p er ò, potrebbe rinunc iare alla inde nn ità: : ciò abb revierebbe la g uerra T anto p iù che non v'è danaro sufficente p er co mpensarla del suo strazio.
- Che co sa pensi i11 d ella so rte d elle Colonie?
- Quando fosse stabilita r esclusione de lla G erman ia dal Mediterraneo, pot re bbe essere indiffere nte che i tedeschi riabbiano tal une delle lo ro Colonie senza i ndenn ità, o tutte, p aga ndo un'indenn ità di guerra da stabilirsi.
- Ma a tutto dovrebbe aggiunge rsi l'accettazione di questo con· ce tto : li mitare gli armamenti e ricorrere all'arbitrato internazionale, per r av ven i re .
- Avrai notato che i Governi non hanno ancora precisato i fini della nost ra guerra. D el resto nea nch e gli altri Governi dell"Intesa ha n p recisato nulla. I nazio nalisti fr ancesi, o ltre all'Alsazia ed alla Lorena, r eclamano garanzie e rett ifi che o lt re il Reno ; i nazio nalisti italiani.... ha nno un p rogramma grand ioso ! Qua le dev·essere i l «nostro >> pu nto di vista, n ella nost ra ({ual ità di socialisti e d'interventist i e date le premesse teoriche e pratiche del nost ro atteggiamento? Più ch ia ramente: a) Quale dev 'essere l'aspet to territoriale de ll' Ital ia di doma ni ? b) Quale l 'as petto eu ropeo e ci rc um-europeo ; r) Quali j postula ti po litici, militar i, economici per il t ra ttato di pace ?
- Anzi tutto : bussola orientat r ice il principio di naz io nalità. Qualche nazionalista italiano no n perde le occasioni per schernire il p r incipio di nazionalità e deriderne i p rop ug natori. E pericoloso ed alq uanto indegno. Gli . e ro i ed i m artiri di questa guerra sono cad uti in n ome di quel principio. B in nome di quel principio che la Serbia ha resi st ito all'ulti matum austriaco e il Belgio si è fatto straziare, ma no n com perare. Per quan to riguarda i fini della guerra italiana, og n i gi udizio dev 'essere subordinato ad alcune considerazioni. Ecco: il T ren• ti no si compone di una zona « un ilingue » compatta (italiana) che ca. mincia da Ala e finisce a Salorno ( seguendo Val d 'Adige e irradiandosi nelle valli che in queUa d'Adige sboccano) ; di una zona «bilingue» (italfana e tedesca), che va da Salorno a Bressanone1 con prevalenza di tedeschi; di una zona « unil ingue » (tedesca), che va da Bressanone (Brixen) sino alla Vetta d' Italia, sino al confine geografico naturale che deve, per n ecessità supreme, coincidere a fine guerra co!. nostro confine politico.
- Da ciò risulta che entro i nuo vi contini dell'Italia di domani avremo nell'Alto Adige un ragguardevole contingente di tedeschi
- Non credi che ciò potrebbe co1ti111ire un nuovo pericolo?...
- No. Per evitare un irredentismo tedesco bisogna patrocina re un a p ol itica d i libertà e non di costrizione, ma ssime in ciò che rig uard a la politica scolastica. L'Italia non vuole ita li1nizzare, alla guisa prussiana. La rana nostra è un'assimilatr ice formidabile. Infatti, quattro secoli 2.ddietro Trento era p fr la metà tedesca, o ggi è assolutamente italiana.
- L'elemento itali :i.no va spin~e ndosi verso il nord. Una politica saggia aiuterà questa spec:ie di << lento moto », p er cui a poco a poco i popoli t endono a trova re un equilibrio semp re meno instabile e un aspetto semp re più duraturo Le tradizion i nostre e il nostro spirito ci affida no che la politica dell'Ital ia nei conf ronti de" tedeschi e degli sloveni sa rà t:ile da noo. alimentare agitazioni irredentiste,
- E su gli altri confini?
- In Carn ia, l'Alto Fella, che appa rt iene geograficamente aU'Jta lia, deve esservi incluso politicamente. Staccandosi dal Pizzo del Timau, il nuovo confin e seguirà la linea del Trogkofel (2271), dell'Ostemìg (2035), tocchecl Tarvis per discendere al Jof Fuart ( 2666) e al Monte Canin . Su l'Alto Isonzo il confine politico deve coim:idere con quello geografico. L'Istria, Trieste e Fiume - inutile d irlo - devono essere italiane
- E ml groviglio dafmat,11 q11àl è il tllo pensiero?
- Prima di ritornare alla fronte scri verò, jn p roposito, un pa io di articoli - (« L'Italia, Serbia e Dalmazia» , « Pop ofo d 'Italia », 25 nO· vembre; « Il temmo ddl' inJeJ.t ùaio-Jerba », 26 novembre) - su quest'argomento. Il mio pensiero e questo: tutte l e isole dell'arc ipelago dalmata devono cadere in possesso dell' Ital ia . D a Fiume a Metkovié (foce del Narenta), dal litorale sino alle A lpi Dinariche, la Dalmazia dev'essere i ncorporata entro i nuovi confini politici d'Italia. Dalla foce del Narenta a Cattaro la Serbia si affaccerà sul mare. Sarà una vasta finestra che consentirà alla Serbi:t un vasto tespiro. Si tratta di un l itorale d i circa cento chilometri; vi è compresa Ragusa per 1a quale l'Italia chiede rà apposite garanzie.
- :e un fatto che nei nuovi territo ri geograficamente italian i gli eleme nti <( slove ni » avranno una rappresent anza ragguudcvole. Anche tipeto quello che ho detto per le papalazioni tedesche dell'Alto
Ad ige. L'Italia darà garanzie « politiche culturali economiche » a quelle popolazioni. Farà, jnsomma, una politica di libertà.
- Circa. l' Alban ia bisognerà sostenere questa soluzione di massima creazione d'uno Stato autonomo albanese sotto l' alta protezione dell'Italia L' Albania è regione tale che non può vivere e svilupparsi con le sole sue forze, almeno per u n periodo di parecchi decenn i. Una missione di elevazion e e d i sviluppo dell'Albania può e deve essere assunta dall'Italia e per un complesso di ovvie ragioni.
- - E, allora, ,;asmmendo?.. .
- Il nuovo aspetto pol itico-te rritoriale europeo potrebb'essere questo : a) Restituzione alla Francia dell'Alsazia-Lorena. b) Ricost ituzione del Belgio. Il Lussembu rgo sa rà !:i.sciato a rbit ro de i suoi destini e) Ricostituz ione della Serbia ingrandita colla Bosnia-Erzegovina, la Croazia e le altre reg ioni jugo-slav e e col ]\fontenegro, dato che il Montenegro lo voglia . d") All a Rumenia l a Tran silvan ia e 1a Bucov ina. e) Alla Russia, la Galizia. f) Costituzione della Po lonia in regno autonomo e indipendente. l a nuova Polonia deve c<;1mprendece la Polonia russa, quella tedesca, q uella a ustriaca . io Stato austro-tedesco sarà lasciato libero di aggregarsi o no alla Germania. g) Costituzione deÌI'Arme nia in Stato autonomo. h) Cacciata dei turchi dall' Europa e liqu idazione deU'I mpero ottomano.
Costit uzione dell' Ungheria, della Boem ia e dell'Aust ria tedesca in Stati autonomi.
,) Costantinopoli creata città l ibera, a regime democratico-repubbl icano. La sua libertà e la l ibe rtà degli stretti garantiti dal concilio delle Potenze deJla Quadruplice * .
• li resoconto del colloquio, si chiude con Ie seguenti }><'tole d i Giuseppe D (' Fa:ko: « Ripctiamo; abbiamo voluto render not(' le idee di M ussolini circa la pace, petch~ hanno grande valore di altua!ità e possono costituire un'ottima bussola per o rientare i nostri amici. N é conquistatori, né rfoum:iatori, questa la d iv isa nostra. Un'Euro pa basa ta sul principio di nnionaliti. Ma senza la vittoria delle armi nostre si rassegnerà mai la Germania? Ecco il pr oblema per r isoh1ere il quale non e·~ che un mezzo: rendersi sempre p iù forti J)C't poter condurre la guerra vittoriosamente • ·
Il Monito Di Un Assassinio
I giornali hanno dato notizia nei giocn i scorsi di _ un f croce delitto. A ViJJa Sisa (Forlì) un contadino, mentre rincasava in compagnia del figlioletto dodicenne, è stato fatto segno a ripetuti colpi di fucile che lo hanno ridotto in fin di vita. li feritore s'era posto in agguato, come un q ualsiasi tedesco, dentro una fitta boscaglia e non lo trattenne dal da re esecuzione al feroce proposito la presenza del figlio della vittima. Nd contadino Bissi egli voleva p uni re il repubblicano interventista.
Chiunque non ignori le condizioni politiche della Romagna immagina le conseguenze che un tale delitto può provocare. L'anti tesi fra neutra· listi ed interventisti è in Romagna ancora più grave che nelle altre region i perché si è st ratificata nel vecchio dissidio fra repubblicani e socialisti, dissidio che p er lunghissimi anni ha esasperata la vita politica romagnola e ne ha abbassato il livello culturale e morale.
Ma onestamente bisogna confessare che anche altrove la situazione interna è grigia. La propaganda neu tralista, specie in campagna, alimentata di velenosi odi, è ,•alsa, ove le ragioni e le finalità della guerra non potevano per deficenza di cultu ra essere intese, a creare una eccitazione pericolosa. In Toscana e nella valle Padana i propagandisti della «vigliacche ria» , parlindo dal pergamo o dai ci rcoli socialisti, sono riu· sciti a invelenire l'animo delle donne.
Nessun argomento basso e vile essi hanno trascurato. Accusando i favorevoli aila guerra d i essere dei venduti alla Francia ed all'Inghilterra; esagerando il nume ro delle perdite subite daJ nostro esercito; facendo credere impossibile la vittoria; speculando indegnamente sul dolore delle madri e delle spose, i neutralisti sono riusciti a far credere che la guerra condurrà alla rovina il Paese che si sarebbe salvato invece colla neutralità.
Frutto di questa propaganda sono i fatti di cui qualche volta la cronaca deve dolorosamente occuparsi: l'assassinio di Cesena, gli episodi di Genzano - episodi « greci » che fanno ricordare le eroiche gesta dei « riservisti » di re Costantino - l'assassinio di Villa Sisa.
Ora ci parrebbe di mancare a l oostro dovere se non richiamassimo su questi episodi e più sulla sistemat ica opera ddla « triplice neutralità » l'attenzione dell'opinione pubbl ica e del Governo.
Mentre la Germania si appresta - senza contrasti interni , anzi con l'appro\'az ione del Vo rwaerJJ - alla realizzazione del grande progetto di mobil itazione civile, che metterà a disposizione dei bisogni d i guerra tutta 1a popolazione maschile tedesca da i 17 ai 6o anni, è necessario vigilare a ll' inte rno perch é la n ostra resistenza «morale)> no n sia fiaccata dalfa conig liera neutralista.
Agire risolutamente contro « la triplice boche » è un d o vere per og ni galantuomo al quale stiano a cuore Je sorti de lla Nazione in guena.
11 n eut ra lismo giolittiano è tem ibile per le forze di cui dispone a Montecitorio e nell 'alta h!trocrazia. Rendendo incerta la vita di ogni minist ero che si proponga di condu rre la guerra fino aUa vittoria, senza d ebolezze e senza a<-quiesccn zc, esso d iminuisce i l prest igio mo rale de i governanti, ne paralizza in alcuni casi l'azione, determ ina una situazione p olitica ince rta e anormale della qua le approfittano poi clericali e socialisti. Ma nel paese il g io litt ismo è una best ia dalle zanne spuntate nono.stante i ~uoi appoggi nell'alta borghesia.
11 neutrali smo cle ricale è fr a le masse il p iù per icoloso perché a mbig uo e insidioso; p er l'auto ri tà che verso jJ popolino ha nno i p reti, che se ne fanno banditori, e p er i mo tivi che l'i spirano: motivi d'ord ine essenzialmente politico. Ma i clericali non faranno mai fra le masse opera d i rivolta, dati i fini ch e si propongono: basta a loro di « debilita re » la resistenza morale della Nazione.
Più grave, più sporco, p iù in mal afeèe, più criminoso è il neutralismo dei « gesuiti rossi». Pur gua rda ndosi bene dall'assumere una qualunque responsabilità dava nt i al Paese e davanti alla legge, prima e durante la guerra i so cia l-neutra listi n o n hanno inten tato alcun mezzo per i mpedire all'Jtalia di seguire la via t racciatale dal do ve re e d ai più vitali inte ressi naziona li c d inte rnazional i. Essi che, prima che la guerra fosse dichia rata, vigl iaccamente non os..1rono d i assumere la responsabilità dello sciopero generale, ma cercarono d i spingere! le masse alla rivolta da ndo grande risa lto ad ogni m ini mo incidente che si verificasse durante la mo bilitazione; a gue rra d ichiarata servendosi d'ogni pretesto - il caso Tresca p er esempio - hanno continuato 1a l oro ma lvagia sobillazione della quale carità di Patria v uo le che si tacciano per ora alcune delle p iù funes te conseguenze. Questa sorda , t enace, obbrobriosa propaganda ha avvelenato e sta avvelenando l'an ima delle popolazioni [ ceniura J non impedirà, no, alritalia di raggiungere la meta che s'è p roposta, ma minaccia di rinnovare nel Paese il doloroso fenomeno del « sanfedismo » che tormentò l'Italia durante il Risorgimento. L'assassino d i V illa Sisa è il discendente spirituale di retto e legittimo dei «cafon i» che massacrarono P isacane. N on i mpo rta che egli abbia la t essera di Costantino Lanari in tasca: egli appartiene a quell'epoca -a quel triste mondo.
Noi denunciamo ancora una volta il pericolo gravissimo. L'assassinio di Villa Sjsa, dopo quello di Cesena. dopo i fatti di Genzano, è un monito altissimo, gridato con la voce del sangue. Che questo succeda in un Paese come il nostro che ha t raè,izioni di libertà e di f ede; che questo succeda mentre tutta la Francia nelle trincee contende il passo ai barbari e lì ricaccia oltre i violati confini; mentre l'Jnghilterra ha offerto alla difesa di se stessa ed alla difesa delfa libertà. quattro milioni di. volontari , è enorme, è inaudito.
Onorevole ministro Orlando, non è il tempo di «ignorare». La vostra politica vacillante, ondeggiante, rnontecitotiale, deve finire. Gli avvocati al Governo, fanno una politica cattiva in tempo di pace; ne fanno una p essima in tempo di guerra! Una Nazione in armi dovrebbe essere go ve rnata dai soldati. Roma, madre della saggezza antica, potrebbe insegnarci anche in questo qualche cosa
Onorevole Orlando, c'è la guerra!, una guerra che distrugge a centinaia ed a mig liaia le g iova ni vite de i nost ri fratell i; una gue rra n ella quaJe l'Italia ha gettato tut te le sue risorse. Bisog na vincere pe rché la posta è la vita della Nazio ne e la lìbe.rtà dei popoli. Bisogna vjnce re ad ogni costo, e perciò è necessaria la discipli na più completa dì tutta la Nazione, e perciò è ugualmente criminoso attentare alla resistenza morale e lasciare che questo attentato si compia. C'è la guerra e un Governo in t~mpi di guerra ha delle responsabilità che vanno oltre Montecitorio ; delle responsabilità gravissime che richiedono il pugno di ferro del soldato e n onTanguillesca acquiescenza del politicante. Noi non chiediamo stolte reazio ni : chiediamo per i supremi interessi della Nazione e della l ibertà una. politica ferma e decisa che rich iami tutti ai sacri doveri di quest'ora eccezionale. Non c' è pietà per il soldato che fugge davanti al nemico; non ci deve essere pietà per chi tenta d i pugnalare aHa schiena la Nu:ione atmata.
Guai, on. Orlando, a chi, essendo chiamato agli on eri e d ai fastig i del Governo, avesse un'anima cosi piccina da non sentire la grandiosità dell'ora che passa, e da acca re22are, per ambiziosi sogni, coloro che nulla risparmiano contro la Patria in armL Vkino al Campidoslio, on. Odando, c' è la rupe Tarpea!
IL POPOLO D'ITALI A
Da li Popolo d'llalia, N. 32~, 22 oovcro.hre 1916, JlI (h, 76),