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S. M. LA FORCA

Fra tutte le notizie che durante questo secondo anno di guerra ci sono g iunte dall'interno delle nazioni nemiche o dalle trincee insanguinate, quella della morte di Francesco Gi useppe è stata la più gradita all'ani~10 nostro. Cr ediamo di esser nel vero, se aggiungiamo che q uesto senso di soll ievo non è soltanto n.ostco, ma è della enorme maggioranza degli italiani e degli uomini liberi. N essuno, in Italia, quando si escl uda una bieca minoranza di temporalisti fanatici e im?Otenti e qualche « idiota e n efando» dell'altra r iva, nessuno accompagnerà all'estrema dimora con un brivido di pietà uman a l'a nnosa ca rcassa del Monarca carnefice, Il foscoliano « oltre tomba non vive ira nemica » qui non ha senso: non si tratta qui di una sosta nelle offese fra due a vversari che si siano comportati cavallerescamente: il rapporto, qui, sta tra la vittima e il boia e fra questi, nemmeno la Morte, nella sua maestà misteriosa, può imPorre il perdooo e l'oblio.

Finalmente! Ecco l'avverbio non p iù di tempo, ma di liberazione, col quale le moltitudini popolari d'Italia hanno commentato l'annuncio di morte. Finalmente!! Tutte le vo lte che dalle mura del Castello di Schèin. brunn trapelava la voce di una indisposizione del vecchiardo, ognuno si chiedeva: ci siamo? questa la volta buona? M a poi, veniva d iramat o un bollettino che ass icu rava i sudditi dei regni e dei paesi dell'Impero come e qua lmente la salute di Fraoz Joseph fosse ottima, tale da per· mettergli di accudire alle fati che dello Stato. Anche la m ala ttia ultima che l'ha tratto alla fossa, pareva dovesse terminare in una guarigione sollecita. ll «bollettino» di ieri', usci to nei giornali contemporan eamente coll'annuncio di morte, diceva testualmente: « che l'imperatore passò tutto il giorno alzato, lavorò fino a sera e ricevette, oltre ad aJtri personaggi, l'arciduca Federico. Buo na l'atti.vità del cuore, regolare il respiro, minore l'appetito». Soltanto l'a ppetito era in leggera diminuzione, ma non pareva escluso che la decrepita macchina dovesse riacquistare ancora una volta la sua capacità fu nzionale. Pareva che fa Morte dovesse perennemente volte,ggiare intorno all'lmpiccatore, senza g h ermirlo mai. O forse, per una imperscrutabile volontà de!Ja N emesi storica, egli doveva morire a poco a poco, doveva (( sentire di morire » come di morire avevano «sentito» le mig liaia di martiri caduti sul g lor ioso ed ancora insanguinato Calvario del principio di nazionalità? Certo è, che coJ passare degli anni , coll'avvicendarsi degli eventi, nella successione ininterrotta di t ragedie di popoli e di famig liari, q uesto Absburgo, visto in Jontananza, aveva perduto ormai tutti gli aspetti dell' uman ità. Era diventato una «cosa ». Freddo, insens ibile, indurito come una « cosa». E come una «cosa>> pareva ch 'eg li avesse annullato le leggi della vita; come una « cosa » pareva che non dovesse morire mai più.

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Ma bastava ricordare il suo nome, maledetto attraverso generazioni e generazioni, perché incubi paurosi sorg essero nelle coscienze dei gio· vani; il suo nome opprime-... a, soffocava come un macigno; dietro a q uelle d ue parole si profilava la forca , tutte le fo rche dal 1850 al 19 16: da T ito Speri ad Oberda n, da Tazzoli a Battisti! Il suo nome so lo, evO(ava immagini di sangue e di rovine. Pi:.: r oltre sessant'ann i, Franz Joseph, è stato in Eu ropa il simbolo della Santa Alleanza st rangolatr ice dei diritti dei popoli Era il pre-'89 Egl i si accampava negatore ostinato di quei principii che la Enciclopedia e l'a rigi avevano fatto t: ionfare i n F rancia e diffuso nel mondo.

Radetzky e Haynau: ecco g li strwnent i della polit ica absburg h ìana dal 1848 i n poi. IJ sistema : carcere duro e forca. Durante mezzo :secolo, questa politica no n è stata alterata dì una sola lin ea. Ci possono essere state d elle attenuazioni nella form a, ma la sostanza è immutata: Metternich e il Concilio di V ienna domin avano e dom ina no la H ofburg. L' Absburgo regna anco ra e semp re per di r itto di D io. La volontà d ei popal i è uno zero. le trage die famig lia ri e le tragedie èei popoli - rivolu· zioni e guerre - non alteravano Ja fisionomia morale del mona rca, non modificavano le dirett ive politiche del suo Impero. G li ann i passavano tt'mpestosi e <lopo il frate llo M assimil iano, fuc il ato a Quereta ro, era la volta del fig lio Rodolfo suicida o assassinato nel castello di M ayerling; e dopo al Pglio, era l'imperat rice E lisabetta che cadeva freddata a G inev ra dal pugnale di Lucchcni e drammi e scandali alimen tavano le ero· nache d 0 Europa, sino al balen io ciclon ico di Serajevo, ma Franz Joseph si era ormai fogg ia ta un'anima di pietra, che lo rendeva incapace di ogni palpito di umana pietà la tribù dei co rtigiani aveva d iffuso prima del 1914 Ia leggenda che il d ecrepito Absburgo volesse ch iud er e la sua vita di regnante du· rante un periodo d i pace. M enzogna! Egli è stato uno di coloro che h anno deli beratamente appiccato l'incend io. l a sua responsabilità n ella condotta barbarica de lla guerra contro gli italiani, è innegabile e totale, Bastava ch 'egli avesse detto una parola e le stragi degli innocenti, co m• piute nelle nostre città inermi, sarebbero cessate. M a il vecchio principe apos~olico e cattolico - protetto re del Papa - aveva « sete dì sangue». Sangue fresco egli. sitiva per a limentate le vene esauste della sua vecchiaia. Il sangue dei bambin i e d elle donne di P adova -storia di ier i - è stata l'ultima tazza ch'egli ha avvicinato alle sue aride labb ra. E pare che gli sia rimasto nella gola

Gli anni passavano e l'Impero, negazione del diritto dei popoli, veniva mutilato dall'Italia, diminuito dalla Prussia, ma Franz J oseph, sordo alla voce dei tempi nuovi, rifi ut ava la g razia ad Oberdan e più tardi gridava per Trieste un <<mai» che i soldati d'Italia annulleranno colla forza sacra delle armi.

Meglio era ch e la Morte a \•esse atteso ancora qualche tempo. Meglio era che Francesco Giuseppe avesse potuto assistere - co n lucidità d i mente - all'epilogo d el dramma enorme che angosc ia il mondo. P e r l'espiazione dura, ma necessaria, meglio era ch'eg li avesse insieme colla sua ro vina, vista la rovina del suo I mpero: visto saltare - sotto l'urto esterno che p reme dal Carso ai Ca rpazi - quel conglomerato assurdo di nazionalità eterogenee : m eglio era, s'egli fosse vissuto sino aJ g iorno in cui non gli sa rebbero rimasti che g li occhi per piangere forse per la p r ima volta nella sua v ita. La Morte lo t rascina via, in un mom ento in cui non ancora tutte le speranze son o dileguate, in un m omento in cui sembra allontan ata d i un poco la catastrofe inevitabile degli Absburgo e dei loro a lleati d i Berlino. Allontanata, n o n d eprecata.

E ora, mentre la carcassa d i Fran z Joseph sta per essere composta n ella tomba imperiale, una d omanda balza spon tanea alla mente: quali saranno le conseguenze pol itich e di guesta morte? A nostro avviso, nessuna. Ed è bene che sia detto subito, onde evitare il diffondersi d i pericolose illusioni. Come rassassinio di StUrgkh - presidente del Consiglio dei minist ri - no n ha avuto conseguen ze n otevoli nella pol it ica austro-ungarica, a ltrettanto scevra di grandi ripercussion i pol itich e o m ilitari sarà la fi ne delf imperatorc L' A ustria-U come Stato autonomo, h a cessato di esistere. F inché il vecchi o Absburgo viveva, per un r iguardo personale a lui, la G ermania non ha sp into sino agli estremi la sua invadenza e manomissione nella vita austriaca: o ra, no n avrà p iù scrupo li. U n anno fa, la mor te di F rancesco Giuseppe, poteva determina re dei cambiamenti nella politica austriaca: oggi, è da escludere. L'eser cito, che è l'un ica istituzion e austriaca , è completam en te nelle mani dei tedesc hi: chi detta legge a Vienna è l'Hohenzollem di Bed ino.

Con la morte di Francesco Giuseppe, l'Austria e l'Ung h eria d iven• tana Stati d ella Confederazione Germ anica. L' Impero austro ungarico non è più che un nome. Come l'imperatore non era ormai ch e un inutile e spaventevole anaeton ismo umano, cosl J'lm pero deg li Absburgo non è c~e un anacro n ismo polit irn, storico, morale. La Morte ha levato dalla scen a d el m ondo l'uomo, g li eserciti cancelleranno dalle pagine

PARTENZA PER IL l'RONTE E CRISI DE L MINISTERO BOS ELU 2,9 della storia l'istituzione. 11 cannone che urla sul Carso in vista di Trieste suona a morto come le campane lella Cattedrale di Santo Stefano di Vienna. Qualche cosa finisce, qualche cosa incomincia. Sulle tombe degli imperatori spunteranno p resto g li a lberi della più grande libertà di domani.

IL POPOLO D'ITALIA

Da Il Popolo d'Italia, N. ~2G, H novembre 1916, III ( g, n; h, 8 1)

17.-VIII.

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