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ITALIA, SERBIA E DALMAZIA

F ra tutti i problemi c he concernono l'assetto territoriale dell'Italia di domani, guello dalmatico-jugo-s lavo è indubbiamente il più grave e il più angoscioso e quello ch e più turba e d ivide l'opinio ne pubbli ca ita liana. Questa la ragione per lui noi no n vogliamo indugiare più olt re ad aff ront:ulo ; non vogli amo ta rdare p iù oltre ad esporre il nostro punto di vist a, anche se la guerrn che deve condurre a soluzione, insie:me con questo, alt ri ben più formidabili problemi, è anco ra assai lungi dal suo ausp icato e ormai ce1to ep ilogo vittorioso.

Ad ogni modo, quali possa no essere le vicende future della g uerra, è sempre bene di precisare in anticip.o e in tempo utile la nostra « posizione» politica; il che significa, in altri termi ni , scindere k nostre dalle responsabilità altrui , e imped ire, possib ilm ente, il compiersi di errori le cui conseguen ze funeste r icadrebbero sulle generazioni futu re. Q uan. tunque il nostro interventismo traesse i suoi motivi da una concezione ideologica•moule di r ivolta contro fa minacciata schiavitù del mondo, da parte del milita rismo prus!iiano , noi, come cittadini, non possiamo ri6utarci di prendere in serio esame gli obiettivi territoria li della guerra, quantunque ess i siano stati puramente « incidcnt:i.l i o coinciden· tali» nel determina re il nostro atteggiamento teorico e pratico d i inter· ventisti. ' .

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lnsomma, noi saremmo stati patrocinatori della guerra, and1e se l'Itali a non avesse avuto nenuneno un chilometro quadrato di t erre pro_prie da rivendicare; ma questo nostro mag nifico dis inte resse i ndiv j. duaJe non può diventare norma di politica per uno Stato. Noi non pos· siamo pretendere che uno Stato chiami a lle armi milioni di suoi cit· tadini, faccia una guerra costosissima e sanguinosa, come l'attuale, SO· Jamente per la g loria, solamente per l'ideale. Possiamo chiedere la realizzazion e di un certo equilibrio fra l'astratto e il concreto; fra gli ideali che illuminano le coscienze e g li interessi che salvaguardano e aumentano le ricchezze dei popoli Infine, degli eventuali e rror i della nostra. politica di guerra, noi pure o i nostri figli , dovremo subire le conseguenze; non possiamo dunque, non dobbiamo res ta re indifferenti affidan doc i alla buo na ventura de llo stellone italico; non possiamo, non d obbiamo accettare tacite, attive o n ega t ive, comp l icità. D icia mo a ncora, a g uisa di conclusio ne di questo esordio, ch e non p retend iamo al monopolio della ve rità : n on pretendiamo , cioè, che il nostro p u n to d i vista e la soluzione che noi vag heggia mo del problema jugo-serbo-italod almatico, sia no perfet ti ; andiamo an ch e più in là e diciamo che qualo ra nuovi d ati di fatto intervenissero o nuove situazioni si delineassero, noi saremmo p ront i a modificare il nostro punto di v ista e ad accet tare un 'altra soluzione; ma nell'attesa e sino a prova contraria, noi crediam o che si a possibile - tra i l cozzo e l ' infuria re e le esag e razioni d egli o p posti imperialismi italia no e jugo-slavo - t rovare u n a soluzione conciliat rice, che eli mini i vecch i dissid i, j n \'ece d i alimenta rne di nuov i ; una solu zione che rappresent i un massimo di garanzie d i pace e un m in im o di pericoli di gue rra fra noi e i p opoli slavi

D ue elem enti turbano i g iudiz i e influenzan o l' esatta com p rensione d el problema jugo-slavo-ital ian o. Anzitutto la campag na de i rispett iv i n azio nalismi. I ci rcoli jugo-slavi di G inevra, di Parig i, di Lon dra sembran o affamati di territod ben più dei nazion ali sti di casa n ost ra. La chilomet rite jugo-slava non so lo ri vend ica Gorizia - ved i comm ento strabilian te della Scrb ie di G inevra a lla n ostra vittoria d i G ori:z.iama no n sa rassegnarsi alla rinunc ia d efinitiva di 9.ue i p ochi comuni d ella Val N atison e - da Civid ale a P u lfero - in provincia d i U d ine, d ove .c:i p .tda il dialetto sloveno.

La Jug o -slavia, vat icinata d a tal u n i Jegli imperialisti che imperversano n eJle c;ipitali d ella T riplice Intesa , i ncl uderebbe n el suo seno e T r ieste e Fiume e sp in gereb be i suoi confi ni sino a quell' Iso n zo che è d iven tato sacro e vermiglio de l più bel sangue ital iano. Ch i scrive ha g ià m esso alla p orta u n certo d otto re st! rbo nazional ista , ch e osava porre in dub bio la l egittimità del possesso italiano d i 'Tries te Q ueste grottesche esagerazioni dei panserbisti, d eterminano uno stato d'irri tazione e di opposte eccessiv ità nei n azionalisti italiani, i q uali r ivend icano t utta la Dalmazia e non hanno an cora ben saputo precisare in quale parte del l itora le d ell' Adriatico lasce rebbcio la porta d 'accesso mercantile alla più o m eno g r; n de Serb ia di domani. Fra q ueste d ue a nt itesi, una sintesi è possibile : noi no n crediamo che il dissid io italojugo-slavo - a ca.i.;ione della Dalmazia - n on consenta che u na solu zion e di « violen za»; noi pensiamo che tale dissid io, i n q uanto no n è fond amentale, ammette una solu zione di « ra,gione » e di g iu- stizia, tanto più fac ile in quanto è p rep:irat.a dall'attuale fraternità delle armi.

Ma uscendo da ll a zona ardente dei nazionalismi, noi troviamo in Italia u na vasta corrente dell'opinione pubblica che esamina il problema dalmata da un punto di vista che potremmo chiamare « di guerra ». in quanto è stato determinato dalla « guerra » e dallo sconvolgimento che la guerra ha provocato e provoche rà. Quelli che propugnano una rinuncia «totale», «francescana» della Dalmazia da parte dell'Italia; quelli che sostengono il programma di una annessione (< totale » della Dalmazia alla Serbia di doman i, cioè alla Jugo-slavia, dimenticano un fatto che non dovrebbero d imenticare, dato che non è di piccola t rascu rabile entità: il fatto d ella guerra. O.imcnticano che se una Serbia -come quella di ieri o più ingrandita - esisterà ancora domani, il meri to maggiore va all'Italia, ai sacrifici già ingenti di sangue e di denaro sostenuti dall 'Jtalia. Da l giorno in cui i primi contingenti italiani !Sbarcarono a· Salon icco, dal giorno della dichiarazione di guerra alla Germania, l'assurdo che l'Jtalia potesse fare una «sua» piccola guerra territoriale, è totalmen te dileguato. L'Itali a fa una guerra europea di liberazione europea. Quale monito altissimo viene ai fanatici di una impossibile Jug o-slavia, dal fatto che alla riconquista di Monast ir, hanno pa rtecipato anche truppe italiane, facendo, da sole, un terzo del totale dei prigionieri annunciati dal Bollett ino di guerra! Sapp iamo bene che il sentimento della gratitudine non ha i nfluenze decisive nelJa politica delle Nazioni, ma il sangue italiano versato per la conquista di Monastir, il sangue italiano che sarà versato in seguito per la re'.'surrezione delta Serbia di ieri e per la creazione di una più grande Serbia di domani, dice a i serbi ch 'essi devono inspira rs i a una politica di moderazione e di saggezza nei riguardi dell' Italia e non insistere nel loro programma massimo d"imperialismo jugo-slavo

Noi italiani, quando fummo aiutati a risorgere come Nazione, conoscemmo, d opo Magenta e Solferino, la strada delle n ecessarie rinuncie.... Noi ci rifiutiamo d i c redere - e ciò sia detto agli ital iani che iperbolizzano i pericoli e l'entità di un eventuale conflitto italoslavo .,._ noi ci rifiutiamo di crede ri;.. che i serbi delia più grande Serbia di domani saranno, oltre che ingrat i, cosl impolitici da opporre un « veto» assoluto alla realizzazione di t utte l e nostre aspirazioni suJl'altra sponda. Noi crediamo - anche in base a un articolo ufficioso della Bi rzevia Wjedomo sti di Pietrogrado che fa Serbia abbia g ià accettato il nostro ragionevole programma adÌ-i atico. :e sintomatico e simpatico che proprio dalla Russia vengan o gettati secchi d 'acqua fresca sulle -teste calde degli irresponsabili megalomani è-ella Jugo-slavia.

Coloro che, in Italia, sono disposti a sacrificare << tutta » la Dalmazia alla Jugo-slavia mastodontica degl i imperialisti panserb i, ragionano su una semplice ipotesi: la Jugo-slavia non è infatti che una « ipotesi », una «creazione» politica sulla carta. N o n esiste. Esiste una Serbia , con una D inastia, un Parlamento, un Governo, un Esercito che si batte magnificamente, ma la Jugo-slavia, è di là da venire, in quanto è subordinata all'esito della gut rra: Ja Jugo-slavia non c'è, Dovrebbe essere formata coi seguenti territori: Serbia storica, Bosnia-Erzegovina, Croazia, Montenegro e tutta la D almazia :

Noi .accettiamo gli ingrandimenti territoriali notevolissimi che verrebbero alla Serbia in seguito all'annessione della Bosnia-Erzegovina. N ulla abbiamo in contrario se la Croazia, superando le r ivalità relig iose - i croati sono, com' è noto, cattolici, mentre i se rbi sono ortodossi - vorrà confonde re il suo destino con quello della Se rb ia. Ci augur iamo che ciò avveng a. Così pure se il Montenegro vorrà unirsi più st rettamente alla Serbia, il fatto ci lascia indifferenti. Su ciò, no i non tro viamo mate ria di grandi dise:ussion i. Sappiamo bene che ci sono dei nazionalisti in casa nostra che prefrrireb bero uno stato di Croazia indipendente a una Croazia fusa ne lla Serbia; anche l'unione del Montenegro alla Serbia suscita diffidenze in taluni circoli. Ma noi nçin andiamo a caccia di larve. La conclusione è che la Serbia o J ugo-slavia di domani, anche colle rinuncie imposte dal nostro programma adriatico, avrà t riplicati i suoi territori e la sua popolaz ione.

La g rande Serbia di domani avrà dodici milioni di abitanti, invece dei tre o quattro attuali E con un accrescimento territoriale e demog rafico cosl ingente, dovrebbe, proprio la Serbia, far quest ione con noi per alcuni territori che le sono « periferici », quando le fosse assicurato un ampio sbocco sul mare ?

P ost ulato fondamentale. Ammesso e concesso lo smembramento del1' Austria-Ungheria, il problema adriatico non comporta che questa soluzione : l'Adriatico diventa «militarmente» un lago italiano; politicamente un mare italo-serbo. Quanto al destino della Da lmazia noi abbiamo un punto di vista che sta fra gli « imperialisti » e i « rinunciatari ». Fra quelli che dicono : n iente Dalmazia! e quelli che gridano; tutta la D:ilmazia! ,·è il posto di una terza corrente Queilo della D almazia, come molt i altri problemi, non comporta soluzioni rad icali, << gordiane»; il « tutto o nulla)) in ciuesti casi non ha senso. Bisogna cercare una soluzione « per approssim azione», «med ia)) . La Dalmazia non deve costituire il pomo della fu tu ra discordia italo-st::rba e non lo sarà, se l'Ita lia e la Serbia sapranno rin unciare alla p ropria q uota-parte di eccessivi appet iti territoriali . Il dissidio italo-serb o sarebbe ((distruttivo )>, l'intesa kalc italo-serba sarà eminentemente creatrice.

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