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Nel mentre della Battaglia del Solstizio

1918

orno Battisti, 13 maggio, ore 15:00

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(fllustrazione 11 a p. 71)

Il Tenente Carlo Sabatini si accosta alla feritoia che meglio mostra la porzione del monte Corno in mano agli austriaci. Sospira. È esattamente appena sotto la vetta, dalla parte in cui un ripido declivio erboso conduce alle postazioni italiane più prossime e poi più giù, fino alla trincea dalla quale sta osservando. Attaccare da quel versante è l'equivalente a morte pressoché certa per lui ed i suoi arditi, che dovrebbero uscire per primi in una disperata corsa in salita. Il Sergente Maggiore Degli Espositi giunge alle sue spalle, di ritorno da una perlustrazione dell'unica altra via che conduce alla vetta: "Signor Tenente, sono andato a vedere il canalone, è una follia: vi sono almeno cento metri di parete verticale da salire, la roccia è friabile ed il salto di sotto è di almeno mille metri!". Carlo si scosta dalla feritoia, il suo volto è risoluto: "O come stambecchi o impallinati, io credo che avremo più possibilità n7l primo caso. Se riusciamo nella scalata, gli austriaci li prendiamo alle spalle e di sorpresa,,.persino in pieno giorno! Chi è con me?" Alcune mani si alzano fra gli arditi della I sezione mitragliatrici. Si rivolge al Caporale: "Mandate a dire alle vedette di tenere d'occhio la parete, tra poco ne vedranno delle belle!", si toglie il fucile, prende qualche altro petardo Thévenot, controlla il pugnale e si avvia verso il canalone seguito da cinque uomini. Mezz'ora dopo, le vedette della Vallarsa non credono ai loro occhi. Sabatini, Degli Espositi ed altri quattro uomini stanno salendo per la parete ripida e rocciosa che mai nessuno s'era sognato di scalare. I commenti non tardano: "Sono pazzi, quella roccia è traditrice, non ce la faranno ... ecco uno che abbandona! Torna indietro, ecco gli frana l'appiglio sotto le mani...". Ma Sabatini ed i suoi non demordono, incredibilmente scavalcano l'ultima roccia e piombano dall'alto sugli avversari, appostati nelle trincee appena sotto la vetta, gli sono addosso, scoppiano i petardi, inizia il corpo a corpo, qualcuno vola di sotto, nel parapiglia gli austriaci non riescono ad avere la meglio, nemmeno quelli rintanati nelle gallerie, talmente sono increduli nel vedersi attaccati da quella parte! Da dove diamine erano sbucati?

Quel che accadde dopo

Il Sottotenente Fulvio Bottari, per la sua impresa nella conquista delle postazioni di Monte Corno, fu insignito della Medaglia d'argento al valor militare, mentre al Tenente Sabatini, per l'intrepida ascensione e per la definitiva presa della vetta, fu assegnata la Medaglia d'oro al va lor militare. Le posizioni sul Monte Corno continuarono ad essere oggetto di continua contesa fra italiani e austriaci, durata sino all'ultimo giorno di guerra. Tuttavia, le vicende fin qui narrate rimasero nella memoria popolare fra i racconti più straordinari legati alla conquista di questa cima.

Il Ten. Sabatini ed i suoi uomini, scalata la parete rocciosa del Monte Como, piombano alle spalle degli avversari

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DAL PUNTO DI VISTA DI • ..

rz era da circa un anno Capo di Stato Maggiore dell'esercito austro-ungarico, dopo che l'iinperatore aveva rimosso dal ruolo il suo predecessore, il Generale Conrad. Non che quest'ultimo l'avesse presa bene. Era già la seconda volta che gli toglievano quell'incarico e questa sembrava quella definitiva, anche se comunque rimaneva al comando di uno dei due fronti cruciali della guerra contro l'Italia, oltretutto quello da lui sempre privilegiato, il cuneo trentino. Da sempre nemico dichiarato degli italiani, fautore della tanto discussa Strafexpedition, Conrad non riteneva che lui, Arthur Arz von Straussenburg, fosse adatto a ricoprire quel ruolo. Non mancava mai di rivolgersi ad Arz rimarcando, con la voce e con fare ironico, il suo titolo di Generaloberst, come a sottolineare che lui, Generalfeldmarschall Conrad, rimaneva in qualche modo sempre il più "importante" fra i due. Del resto, Arz non poteva che sorvolare sulle intemperanze di un uomo che ancora aveva fin troppa influenza sulla maggior parte degli ufficiali superiori, cresciuti alla sua "scuola". Soprattutto, assieme al suo nuovo incarico gli erano giunti ben altri problemi a cui pensare. Carlo aveva fatto la sciocchezza di tentare un armistizio segreto con Inghilterra e Francia, dato che Clemenceau lo aveva ripagato rendendo pubbliche le trattative, ovviamente siglate dal rifiuto. L'alleato tedesco Guglielmo, Imperatore di Germania, era furioso. Aveva subito costretto il giovane imperatore a firmare un'intesa pan-tedesca che lo obbligasse a portare a termine quella guerra al suo fianco, inoltre, ora pretendeva un'offensiva austriaca in Francia, in modo da alleggerire il fronte dalla pressione degli eserciti avversari. Arz era consapevole che le sue truppe avevano dato un'ottima prova di sé con l'inaspettato sfondamento del fronte italiano tra Plezzo e Tolmino, tuttavia, ora erano di nuovo allo stremo e le riserve alimentari a cui attingere erano esaurite. Anche mettendo alla fame il popolo con il razionamento dei viveri, cosa che avevano sostanzialmente già fatto, Arz non riusciva a nutrire adeguatamente i suoi soldati. Le derrate alimentari consistevano ormai, pressoché interamente, in surrogati di qualche tipo. Così non si poteva andare avanti a lungo, occorreva finire al più presto quella guerra o la fame avrebbe indotto i suoi uomini alla rivolta. Quanto alle richieste di Guglielmo, spostare le sue divisioni da un fronte all'altro con i problemi sempre più evidenti del sistema ferroviario austriaco, per poi condurre un attacco sul fronte francese, era proprio da escludere. Meglio richiedere tempo, in cambio dello sfondamento definitivo sul fronte italiano, cosa che sembrava molto più attuabile. In fondo non erano stati ad un passo dalla vittoria? Bisognava soltanto sferrare l'ultimo _ colpo decisivo, al più presto!

Conrad spianò sul tavolo del suo comando la cartina geografica del Grappa. Era in preda ad un'emozione febbrile, che gli faceva brillare gli occhi. Erano anni - dieci anni! - che lui aveva sperato di poter piegare e punire adeguatamente i due paesi ribelli, che ambivano all'indipendenza di una parte delle terre austro-ungariche, Italia e Serbia! Fino a quella benedetta guerra gli era sempre stato impedito di attuare le sue

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