Numero 4 Anno 2017
NutriHealth Rivista di salute e benessere
Sommario:
Celachia… ma è davvero tutta colpa della genetica Frutta e verdura, elisir di lunga vita In estate facciamo attenzione anche ai nei
Celiachia… ma è davvero tutta colpa della genetica Fino ad oggi si è sempre ritenuto che la celiachia fosse una patologia solo a carattere genetico. Ma recenti ricerche stanno dimostrando che questa patologia può avere anche cause ambientali e immunitarie. La celiachia è una malattia autoimmune che scatena con l’assunzione di glutine, una proteina contenuta in moltissimi cereali. È una infiammazione cronica dell’intestino tenue che si scatena in seguito all’assunzione del glutine. Questa patologia non può essere curare e quindi chi soffre di celiachia non può fare altro che eliminare dalla propria alimentazione questa proteina. Colpisce persone di ogni età e geneticamente predisposte. Ma oltre alla genetica ci possono essere altre cause. Oltre all’inquinamento ambientale, alle modalità di
allattamento e svezzamento, anche il microbiota ha un ruolo cruciale nello sviluppo di patologie intestinali ed extraintestinali, tra cui anche la celiachia. Ma non è tutto; uno studio pubblicato su “Scienze” ha evidenzia-
sti. Dai risultati è emerso che in queste persone il sistema immunitario reagisce in maniera esagerata ad alcuni reovirus, scatenando un meccanismo che manda in confusione il sistema immunitario e fa vedere il glutine come un virus da combattere. Inoltre sempre dallo studio è emerso che i pazienti celiaci hanno un numero di anticorpi anti-reovirus molto più elevato rispetto alle persone che non hanno problemi con il glutine, il che dimostra che i le persone analizzate erano state infettate da questo virus nel corso della loro vita.
Integratori dimagranti… Fanno davvero bene?
Mirtillo nero selvatico: fonte di giovinezza
MOCA: materiali a contatto con gli alimenti
Obesità infantile: un problema serio ma molto sottovalutato
Prodotti a base di Curcuma per il trattamento dell’acne vulgaris
Sale, meglio poco e iodato
Frutta e verdura, elisir di lunga vita
Un nuovo superfood: il kale
La dieta mediterranea è il modello alimentare
to come alcune infezioni virali che colpiscono l’intestino potrebbero accelerare al comparsa della malattia in soggetti geneticamente predispo-
che ha ricevuto più attenzione e favore nella
comunità scientifica, al punto che è divenuto
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Frutta e verdura sono utili al mantenimento di un buoni stato di salute, ma quello che più interessa dal punto di vista medico è che questi alimenti prevengono l’insorgenza di elevato numero di patologie cronicodegenerative.
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sinonimo in tutto il mondo di alimentazione sana, capace di prevenire la gran parte delle patologie del nostro tempo e regalare una lunga aspettativa di vita. Sono migliaia le pubblicazioni presenti in letteratura scientifica che ne esaltano le capacità preventive nei confronti di patologie croniche come ipertensione, diabete, aterosclerosi e cancro, così come per la prevenzione di sovrappeso e obesità. La dieta mediterranea è un profilo dietetico risultante dalla combinazione complessa di tanti nutrienti e dalla assenza di alcuni altri in grado di garantire longevità e bassa incidenza di malattie cronicodegenerative legate all’alimentazione. Le Linee Guida per una sana alimentazione si basano sul modello alimentare mediterraneo cercando di attualizzare e riproporre questo profilo nutrizionale, avendo sempre come obiettivo la prevenzione delle malattie degenerative e la lotta all’obesità. La prevalenza di alimenti di origine vegetale è una delle caratteristiche peculiari della dieta mediterranea. Mangiare frutta e verdura determi-
na una protezione dall’insorgenza di importanti malattie cronico -degenerative come le malattie cardiovascolari e i tumori. Che il consumo di frutta aiuti a prevenire l’insorgenza di diverse patologie si sa da tempo e a maggiore riconferma uno studio inglese attesta che più se ne mangia e meglio è. La ricerca evidenzia come chi consuma abitualmente frutta e verdura, rispetto a chi non ne mangia affatto, vede sensibilmente ridotto il rischio di insorgenza di patologie cardiovascolari e oncologiche o di morte prematura. Frutta e verdura riducono i livelli di colesterolo, la pressione del sangue e aumentano le difese del sistema immunitario. Cinque porzioni di frutta
o verdura al giorno fanno bene, ma ci sono benefici anche maggiori per chi ne consuma ancora di più. Sulle quantità non bisogna però stupirsi. Se si considerano i grammi di frutta che compongono le dieci
porzioni giornaliere consigliate dallo studio, ci si rende conto che questi corrispondono a poco meno di quelli che assumiamo con le cinque porzioni quotidiane raccomandate dall’OMS. Le verdure verdi, come gli spinaci, gialle, come i peperoni, e crucifere, come il cavolfiore, aiuterebbero a prevenire le neoplasie. Mele, pere, agrumi e lattuga favorirebbero il benessere cardiovascolare, riducendo la pressione del sangue e il colesterolo cattivo, migliorando allo stesso tempo la funzione immunitaria e circolatoria. Infine, portano sazietà e disincentivano l’assunzione di cibo. Gli alimenti vegetali sono importanti perché apportano fibra, vitamine, minerali e composti bioattivi che sono sostanze di grande interesse per la salute. Inoltre una elevata assunzione di frutta e ortaggi permette di ridurre la densità energetica della dieta, sia perché il tenore in grassi e l’apporto calorico complessivo sono limitati, sia perché il loro potere saziante è particolarmente elevato. Il consumo di legumi è parte integrante di una dieta salutare perché i legumi sono buone fonti di proteine vegetali, fi-
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bra, micronutrienti e molecole ad azione protettiva. L’effetto protettivo degli alimenti di origine vegetale e dei legumi in particolare è legato alla loro capacità preventiva di molte patologie tra cui le malattie cardiovascolari, il
diabete e il cancro. È importante, inoltre, il loro ruolo nella capacità di gestione del peso corporeo e per la funzione intestinale. Tutto questo fa sì che il consumo di legumi sia anche associato a situazioni epidemiologiche
di maggiore longevità per effetto di una minore mortalità per malattie croniche. Proprio per queste ragioni la FAO aveva dichiarato il 2016 l’anno internazionale dei legumi per promuovere il consumo.
In estate facciamo attenzione anche ai nei È arrivata l’estate e con essa la voglia di esporsi al sola e di abbronzarsi. Molti però fanno poca attenzione alla protezione della pelle e, più in particolare, dei nei. Quelli che non molti sanno è che, anche se i raggi ultravioletti non sono l’unica causa di melanoma (infatti questo tipo di tumore si forma spesso anche in zone protette dai raggi solari come piedi), è stato dimostrato che l’eccessiva esposizione al sole, e soprattutto le scottature in età infantile, possono favorire il tumore alla pelle. È necessario sapere che il melanoma ha un’incidenza molto superiore a quello che si pensi e che negli ultimi anni è stata addirittura in aumento. In Italia,
nel 2016, la sua incidenza è cresciuta del 3,1% negli uomini e del 2,6% nelle donne. Come per gli altri tumori, anche per il melanoma la diagnosi precoce
può fare la differenza,a che se però non esistono ancora raccomandazioni precise sulla frequenza e la modalità dei controlli a cui sottoporsi. In assenza di un programma preciso di screening, è comunque bene seguire i suggerimenti del Ministero della Salute, che invita a rivolgersi al proprio medico curante in caso si noti un neo sospetto. Esiste una
semplice regola per individuare i nei sospetti, la cosiddetta regola ABCDE: A come asimmetria B come bordi frastagliati C come colore irregolare D come dimensioni, quando queste aumentano rapidamente E come evoluzione, se il neo si modifica nel tempo e comincia a prudere, sanguinare o formare una sorta di crosta superficiale Oltre a questo il Ministero consiglia di effettuare l’autoesame o una visita specialistica a partire dai 50 anni a tutte quelle persone che hanno una storia personale o familiare di melanoma, di altri tumori
Con l’arrivo dell’estate a tutti piacere esporsi al sole in spiaggia, prendere il sole e rilassarsi. Ma non per questo dobbiamo trascurare la nostra pelle e i nei presenti su di essa. Seguire delle semplici regole può aiutarci a prevenire il melanoma, un tumore molto più diffuso di quanto si pensi.
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della pelle o di cheratosi attinica, a chi abbia un elevato numero di nei o u fototipo chiaro (occhi azzurri o verdi, capelli chiari o rossi). Ci sono comunque dei piccoli accorgimenti che ognuno di noi deve im-
parare a seguire quotidianamente per imparare a fare da soli la prevenzione. Alcune di queste regole sono: Evitare di esporsi al sole nelle ore più calde della giornata
Utilizzare sempre schermi solari ad alta protezione, cappelli e occhiali Evitare di farsi lampade o lettini abbronzanti, che sono vietati ai minori e alle persone a rischio.
Integratori dimagranti… Fanno davvero bene?
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La bella stagione mette l’ansia della “prova costume” e la gente spesso ricorre agli integratori per perdere peso alla svelta senza soffrire troppo. Purtroppo gli studi disponibili su questi prodotti sono pochi e di scarsa qualità. Tutti i ricercatori sono però concordi su una cosa: la pillola magica per dimagrire senza sforzo non esiste. Al massimo alcuni integratori possono dare una spintarella, ma un dimagrimento davvero percettibile si ottiene solo mettendosi a dieta e aumentando l’esercizio fisico. Gli integratori snellenti si possono dividere in due categorie: quelle che contengono fibre per dare senso di sazietà e quelli che contengono altre sostanze che dicono di potenziale il metabolismo dei grassi o che hanno effetti drenanti. I rischi legati all’assunzione di questi prodotti sono limitati: i loro effetti sono evidenti
a dosi elevate che non si possono mai raggiungere con le dosi presenti negli integratori in vendita. Vediamo gli effetti di alcuni degli integratori più utilizzati e conosciuti. L’ananas è un frutto molto gettonata. La sua fama è dovuta a due fattori: la presenza nel gambo di fibre insolubili che dovrebbero fornire senso di sazietà e quella di un enzima, la bromelina, dalle presunte proprietà drenanti e antiinfiammatorie. Ma tutto ciò non è supportato da nessun dato scientifico. Il seme della pianta del caffè non tostato viene utilizzato in molti prodotti “brucia grassi” perché contiene acidi cloro genici in misura maggiore del caffè tostato. Sostanze che avrebbero la capacità di accelerare il metabolismo ed eliminare i grassi. Ma gli esperti, però, non hanno trovato alcun materiale scientifico valido a supporto di queste afferma-
zioni. Il chitosano è usato in molti integratori non solo dimagranti. Questa fibra attira i composti oleosi nell’intestino, favorendone l’eliminazione con le feci. Su questa sostanza sono stati fatti numerosi studi, non sempre metodologicamente ineccepibili, ma sembrerebbe che un minimo di effetto sul dimagrimento lo possa avere, ma niente di davvero percepibile senza abbinare all’uso dell’integratore una dieta ipocalorica. Il tè verde è conosciuto come bevanda ricca di antiossidanti ma ha anche la fama di grande alleato nella perdita di peso. Sembra, infatti, che stimoli la termogenesi, intervenendo sul metabolismo dei grassi e sul loro accumulo. Gli studi, però, sono scarsi e non portano a conclusioni univoche. I risultati suggeriscono che gli effetti sul peso corporeo dell’estratto si tè verde sono di lieve entità.
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Mirtillo nero selvatico: fonte di giovinezza Il mirtillo nero selvatico è un piccolo arbusto con frutti a bacche di colore nerobluastro pruinoso, all’interno presenta una polpa rossa-scura, mentre il sapore è agrodolce, leggermente astringente e molto gradevole. Contiene una serie di principi attivi e sostanze benefiche per il nostro organismo e la bellezza della nostra pelle e dei capelli. Sono ricchi di zuccheri, fibre e sali minerali, soprattutto potassio e calcio, vitamine dei gruppi A, B e C e diversi acidi, come l’acido ossalico, che conferisce al frutto il suo tipico sapore astringente. I mirtilli neri contengono quantità significative di antocianosidi, composti antiossidanti, acidi idrossicinnamici, acidi idrossibenzoici, flavonoidi e antiossidanti fenolici. Ma vediamo alcuni nel dettaglio. Flavonoidi I flavonoidi proteggono il tessuto connettivo e il microcircolo, hanno una buona affinità di legare le proteine aumentando il tono tissutale, sono efficaci antiossidanti, antibatterici, antivirali, antistaminici e antinfiammatori. Nel caso
dei prodotti tricologici possiedono attività inibente per la 5-αreduttasi, l’enzima che determina una iperproduzione di sebo con formazione di forfora e velocizzazione del ciclo vitale dei capelli. Lo pterostilbene, antiossidante fenolico, trovato nei mirtilli può avere la capacità di prevenire i danni dai raggi UV, l’arrossamento della pelle e impedisce la perdita di funzione della barriera cutanea. Antocianosidi
Sono capaci di inibire l’attività di alcuni enzimi proteolitici, quali elastasi e collagenasi, rendendo il tessuto connettivo più stabile ed elastico, inibiscono i radicali liberi, esplicano un effetto positivo sull’azione protettiva del microcircolo, con conseguente aumento dell’eliminazione delle scorie e della cellulite, vantano delle proprietà antinfiammatorie e rallentano il fenomeno
biologico dell’invecchiamento. Inoltre promuovono la circolazione sanguigna sul cuoio capelluto stimolando la crescita dei capelli. Vitamine Le tipiche vitamine del mirtillo nero sono: vitamina A, C e B. Grazie ad esse la pianta ha funzioni, quali: rigenerazione delle cellule epiteliali, dell’epidermide; rinforzano e stimolano il sistema immunitario; proteggono la pelle e i capelli dai danni causati dall’esposizione al sole; hanno un potente effetto antiossidante e contrastano gli effetti di sostanze tossiche quali fumo e inquinamento; inoltre regolano i processi del metabolismo delle proteine e di divisone cellulare delle cellule del fusto del capello, il che li farà crescere velocemente mantenendoli forti e resistenti. Acidi I mirtilli contengono numerosi acidi organici (acido malico, citrico, ossalico, gallico, ecc.) che gli permettono di svolgere numerose proprietà: rinfrescante, tonificante, idratante. Proteggono e intervengono
Il mirtillo nero selvatico contiene una serie di principi attivi e sostanze benefiche per il nostro organismo e la bellezza della nostra pelle e dei capelli.
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nella formazione delle membrane cellulari; agiscono da vasodilatatori e antinfiammatori. Principi attivi del mirtillo nero possono essere usati come ingredienti di ingredienti cosmetici di uso comune. Il prodotto mirtillo nero selvatico ha una buona solubilità in acqua, in alcool e polialcoli. Questa proprietà risulta essere essenziale per l’introduzione
dell’ingrediente nella fase acquosa e alcolica delle formule cosmetiche, come tonici o semplici alcooliti (es. fiale per capelli). Essa è insolubile con oli a diversa polarità, per cui l’introduzione dell’attivo nella fase oleosa è limitata. Alle percentuali di utilizzo nelle varie matrici cosmetiche l’odore del prodotto non appare problematico, tuttavia alzando la percentuale
del mirtillo nero fino al 5% (tonico stimolante crescita), si nota l’odore acido. Mentre il colore tende leggermente a variare. Infine, sono stati ottenuti dei vantaggi durante le prove sensoriali e quelle applicative. L’attivo aumenta la scorrevolezza, morbidezza e la sensazione finale dei prodotti, ma aumenta leggermente il tempo di asciugatura, l’assorbimento.
MOCA: materiale a contatto con gli alimenti
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Bottiglie di plastica, pellicole, ceramica decorata a mano sono solo esempi di materiali utilizzati quotidianamente per il confezionamento o la conservazione di alimenti che posso rappresentare rischi per la salute umana. Ma l’elenco dei composti che possono entrare a contatto con il cibo è molto più lungo, come contenitori e stoviglie, padelle antiaderenti, alluminio per avvolgere i cibi. Data la loro importanza nel settore alimentare, la legge prevede che
tutti questi materiali devono essere prodotti secondo buone pratiche di fabbricazione. Requisito fondamentale fissato dalla disciplina comunitaria è i materiali che vengono a contatto con gli alimenti, meglio noto come Moca, debbano essere sufficientemente inerti da escludere con certezza il rischio di trasferimento di sostanze estranee ai prodotti. Questo perché i materiali utilizzati per il confezionamento, l'imballaggio o la conservazione degli alimenti possono generare problemi differenti. Ogni materiale presenta un potenziale pericolo, tranne vetro e porcellana vetrificata, e per questo i rischi legati a questi oggetti
vengono tenuti costantemente sotto controllo grazie ai controlli ufficiali, all’azione delle autorità preposte al controllo del rischio come l’Efsa (Autorità per la sicurezza Alimentare) per l’Europa e la Fda (Food and Drug Administration) per gli Usa che definiscono i limiti possibili di assunzione giornaliera per un consumatore, oltre all’intervento in alcuni casi dell’opinione pubblica. Questa grande attenzione ai MOCA è dovuto anche al fatto che questo è un settore in continua evoluzione. Molte aziende, però, vista la maggiore attenzione della popolazione e delle autorità competenti a questi oggetti, ma anche all’ambiente,
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stanno investendo più risorse economiche per il miglioramento del
packaging in modo da poter garantire un buon impatto ambientale, uti-
lizzando ove possibile materiali sempre più riciclabili e più sicuri.
Obesità infantile: un problema serio ma molto sottovalutato Nel 2013, in tutto il mondo, in circa 41 milioni di bambini con meno di 5 anni sono stati riscontrati problemi di obesità o sovrappeso. A segnalarlo è stata la commissioni ECHO dell’OMS, che si occupa proprio della lotta all’obesità infantile. Nei paesi in via di sviluppo dal 1990 al 2014 il numero di bambini in sovrappeso è raddoppiato, passando da 7,5 milioni di giovani a 15,5. Secondo l’OMS non basta piantare le verdure nei giardini delle scuole se queste poi non vengono mangiate dai bambini, ne fare educazione fisica a scuola se poi a casa si sta incollati alla sedia o al divano. Servono quindi misure drastiche che inducano a ridurre il consumo di bevande zuccherate, di alimenti ricchi di sale e, cosa più importante di
tutte, introdurre l’educazione alimentare nelle scuole. Ma per raggiungere questi obiettivi sarà necessario un lavoro congiunto tra scuola, famiglia e istituzioni. Sì perché è importante sensibilizzare le famiglie e i giovani sulle tematiche del corretto stile di vita, come possono essere appunto la
corretta alimentazione e una regolare attività sportiva, magari all’aria aperta. È necessario, inoltre, insegnare a scegliere gli alimenti giusti da far consumare ai più giovani, a partire da frutta e verdura. Bisogna insegnare alle famiglia ad evitare le scorte alimentari soprattutto del cosiddetto “cibo
spazzatura” perché questo potrebbe essere una tentazione per i piccoli. L’OMS, comunque, per far fronte a questo problema ha istituito la European Childrood Obesity Survaillance Initiative (COSI) a cui tutti i paesi europei che hanno accettato di misurare la tendenza del sovrappeso e dell’obesità in bambini compresi tra i 6 e i 9 anni. In Europa però, nonostante i piani di promozione di un corretto stile di vita e la lotta al sovrappeso, la percentuale di persone in eccesso ponderale resta elevato e questo comporta che il 7% della spesa sanitaria in Europa venga utilizzato per la cura di patologie dovute all’obesità. È vero questo è un problema che riguarda sia gli adulti che i bambini, ma questi ultimi che danno maggiore preoccupazione. Si ritiene
Negli ultimi anni si è assistito ad un aumento dei casi di obesità infantile, non solo in Italia o in Europa, ma anche in Asia. Questo ha richiamato ancora di più l’attenzione dell’OMS che ha stabilito delle regole rigide e ha istituito commissioni ad hoc per affrontare questo problema.
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che questo problema sia legato in larga parte alla errata percezione che hanno i genitori del peso dei loro figli: infatti la percentuale di madri che considera il peso dei loro figli normale anche se questo è evidentemente in eccesso. Si parla di madri perché sono proprio loro che hanno un
ruolo importante nell’educazione e nell’alimentazione dei bambini. Un altro aspetto da non trascurare assolutamente è la correlazione che vi è tra una corretta alimentazione e il rendimento scolastico. Infatti su Journal of Nutrition, i ricercatori hanno spiega-
to come la qualità delle prestazioni cognitive dipenda anche dai fattori nutrizionali. Si è visto infatti che una carenza di ferro provoca affaticamento e difficoltà di concentrazione, perché le cellule non hanno il giusto apporto di ossigeno.
Orti digitali e app: la nuova frontiera del mangiare bio
La corsa al bio e al mangiare sicuro ha dato vita a tante nuove iniziate telematiche che permettono di comprare direttamente dai produttori prodotti di stagione e coltivati in maniere naturale.
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Pesticidi, diserbanti, OGM e così via… sono solo alcune delle migliaia di parole che oggi si sentono continuamente e che fanno paura a chi fa la spesa quotidianamente. Chi di noi, almeno una volta nella vita, recandosi al reparto ortofrutticolo del supermercato, non si è chiesto come è stata coltivata quella zucchina e cosa è stato somministrato a quel fagiolo. Quello che si sente in televisione, per radio o su internet poi non fa altro che aumentare lo stato d’ansia dei consumatori. È per questo che oggi tutti, anche chi non lo vuole ammettere, cerca e vorrebbe mangiare quanto più possibile “naturale”. Per questo negli ultimi anni sono aumentate le aziende che producono solo alimenti biologici.
Ma resta però un problema. Per chi vive nelle periferie o nei piccoli centri è facile mangiare a km 0 o rifornirsi in aziende agricole che praticano l’agricoltura biologica. Ma il problema sorge nelle grandi città o a quelle persone che, lavorando, non hanno la possibilità di recarsi spesso da fornitori di fiducia. Ma da qualche anno anche questo non è più un problema perché come si dice “se Maometto non va alla montagna, è la montagna che va da Maometto”. Dal Piemonte alla Puglia sono nate alcune iniziative che permettono di acquistare prodotti
direttamente dai produttori senza intermediari, coltivati solo biologicamente. La prima è nata nel 2012 da due pugliesi e prende il nome di Ortomanager, una piattaforma online dove l’utente può coltivare il proprio orto virtuale, direttamente da casa sua. È una nuova tecnica di piantagione digitale a km 0 che tende a valorizzare i prodotti locali e regionali della nostra penisola garantendo al consumatore cibi sicuri, sani e di qualità. Ogni contadini che desi-
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dera aderire a questo progetto non deve fare altro che registrarsi sul sito e aprire una sua pagina personale. Il suo compito sarà quello di coltivare la merce richiesta e aggiornare passo passo il suo acquirente. L’acquirente, invece, sceglie quali alimenti coltivare e in quale quantità, e come desidera che gli venga consegnato il prodotto finito, una confettura, una marmellata, una salsa, ecc. L’acquirente monitorerà a distanza tutte le fasi della colti-
vazione, la trasformazione e poi la consegna direttamente a casa sua. La seconda applicazione è nata nel 2015 a Torino e si chiama l’”Alveare che dice sì”. Questa consente di ordinare telematicamente tutta una serie di prodotti freschi, che vanno dalla carne alla frutta, dai formaggi alle bevande. Sul territorio vengono create delle reti che collegano il produttore e il consumatore, senza intermediari. Il ritiro dei prodotti avviene in qualsiasi luogo stabilito
di comune accordo tra le due parti. L’obiettivo di questi due nuove forme di business rimane sempre quello di consentire ai produttori di vendere direttamente e in modo semplice e la possibilità per i consumatori di acquistare alimenti sicuri e genuini. Inoltre questo nuovo business permette anche di far crescere e promuovere le piccole aziende locali e i prodotti tipici della gastronomia del nostro bel Paese.
Prodotti a base di Curcuma per il trattamento dell’acne vulgaris L’acne vulgaris è una problematica cutanea che interessa il follicolo pilo-sebaceo. Si manifesta con lesioni non infiammatorie, denominate microcomedoni, che derivano dalla combinazione di due fenomeni, l’iperseborrea ed elevata cheratinizzazione del canale pilifero. I microcomedoni si formano per ostruzione del follicolo che appare come un punto nero quando è aperto oppure un punto bianco quando è chiuso. Possono evolversi in lesioni di tipo infiammatorio (papule e pustole) grazie alla flora microbica presente nel ca-
nale follicolare che, insieme a lipidi e cellule desquamate, costituisce un microambiente ottimale per la proliferazione di batteri anaerobi, in particolare del Propionibacterium acnes. Da uno studio è emerso che l’acne vulgaris colpisce circa l’85% della popolazione compresa tra i 12 e 25 anni, costituendo spesso un vero problema per la popolazione giovanile. È, quindi, necessario avere a disposizione prodotti idonei per il suo trattamento, a partire da quelli cosmetici. I trattamenti comunemente seguiti per la cu-
ra dell’acne vulgaris sono principalmente di tipo topico e prevedono: Perossido di benzoile, che possiede funzione cheratolitica e antibatterica ma con effetti indesiderati, tipo l’irritazione cutanee; Retinoidi con effetto esfoliante, capaci di rimuovere i comedoni e inibire la loro formazione, responsabili anche di attività antibatterica e lenitiva; Acido azelaico, con azione batteriostatica e batte-
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Da uno studio è emerso che l’acne vulgaris colpisce circa l’85% della popolazione compresa tra i 12 e 25 anni, costituendo spesso un vero problema per la popolazione giovanile. Una interessante risposta può essere rappresentata dalla Curcuma xanthorrhiza la cui efficacia contro l’acne è stata provata da numerosi studi scientifici.
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batteriostatica e battericida. Quando il trattamento dermocosmetico non è più sufficiente occorre intraprendere delle vere e proprie terapie a base di antibiotici con azione batteriostatica nei confronti del Propionibacterium ed effetto antinfiammatorio. Ma le terapie già conosciute possiedono dei limiti derivanti dai seri effetti collaterali associati al loro impiego. Quindi, in considerazione dell’elevata incidenza dell’acne vulgaris, è necessario disporre di un prodotto efficace ma anche sicuro. Una interessante risposta può essere rappresentata dalla Curcuma xanthorrhiza la cui efficacia contro l’acne è stata provata da numerosi studi scientifici. Dalla radice essiccata della curcuma (rizoma) si ricava una polvere di colore giallo che è comunemente utilizzata in ambito alimentare, come spezia. I componenti di questa spezia vantano numerose attività farmacologiche quali antiossidante, antibatterica, antifungina, antitumorale, epatoprotettiva, ecc. che rendono la curcuma un interessante prodotto
da utilizzare nel settore della salute. Dal punto di vista chimico i componenti principali della Curcuma xanthorrhiza sono i curcuminoidi (5,0%), tra i quali prevalgono curcumina (2,3%) e xantorrizolo (31,9%) e in particolare la curcumina possiede notevole attività antibatterica. Le potenzialità di curcumina e xantorrizolo possono essere sfruttate mediante una terapia combinata che prevede l’utilizzo di un prodotto
dermatologico (uso topico) e di un nutricosmetico (uso orale). I nutricosmetici sono integratori alimentari aventi l’obiettivo di migliorare l’aspetto esteriore agendo «da dentro» ovvero andando a correggere eventuali stati carenziali o subcarenziali di nutrienti per ottimizzare la funzionalità e l’aspetto della cute e dei suoi annessi. Ma purtroppo curcumina e xantorrizolo sono delle molecole poco solubili in acqua e ciò limita fortemente la
quantità che effettivamente si rende disponibile all’assorbimento (sia in caso di applicazione topica che in seguito ad assunzione orale). Inoltre, studi condotti su animali e sull’uomo hanno evidenziato la scarsa biodisponibilità orale della curcumina che una volta ingerita viene rapidamente coniugata e metabolizzata a livello epatico. Ciò significa che l’impiego della curcuma tal quale non garantirebbe l’assorbimento di quantità sufficienti di attivi tali da consentire l’espletamento dell’attività farmacologica. Quindi, al fine di migliorare l’efficacia, è vantaggioso intervenire con strategie tecnologiche. Tra queste, la complessazione con ciclodestrine e l’incapsulamento in nanoparticelle solide lipidiche (SLN) risultano essere approcci validi allo scopo. Ingredienti attivi così tecnologizzati risultano quindi idonei per essere maggiormente attivi e ben formulati. Con l’intento di creare un buon prodotto dermatologico potrebbero essere inseriti in formulazioni bifasiche quali emulgels, ovvero emulsioni O/A in cui la fase esterna
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viene gelificata in seguito ad aggiunta di un polimero. Queste formulazioni si prestano bene a essere applicate su una pelle irritata e sensibile come quella acneica grazie alla facilità di applicazione e sensazione di freschez-
za. Per quanto riguarda il prodotto per uso orale (nutricosmetico) il problema della metabolizzazione può essere bypassato mediante inserimento dei complessi, con ciclo destrine o
SLN, in formulazioni gastroresistenti, come per esempio le pratiche capsule dure, in grado di raggiungere inalterate l’intestino dove poi si dissolvono e permettono la liberazione degli attivi.
Sale, meglio poco e iodato Il sale è necessario per il funzionamento del nostro organismo. L’equilibrio idrico del corpo dipende proprio dalle quantità assunte: se non se ne consuma a sufficienza si rischia la disidratazione, la perdita di peso o problemi gravi nello sviluppo fisico e mentale del bambino o il cosiddetto “gozzo” negli adulti. Per combattere questi disturbi dovuti alla carenza di iodio si utilizza il sale iodato; ma questi problemi riguardano soprattutto i vegetariani che hanno una dieta priva di alimenti di origine animale e ricca di alimenti gozzi geni, in grado di interferire con il metabolismo dello iodio. Gli italiani, però, sono tra le popolazioni che consumano più sale: l’ammontare quotidiano nella dieta di un italiano si aggira tra i 10 e i 14 g
al giorno, ben oltre i 5 g al giorno consigliato dai LARN. La gran parte degli italiani ogni giorno consuma in media molto più sale di quanto viene raccomandato dall’OMS, e tendenzialmente la situazione diventa più grave man mano che si scende verso sud. L’eccessiva assunzione non è dovuto solo a quello che noi portiamo in tavola quotidianamente ma anche, e soprattutto, a quelli che viene aggiunto durante la preparazione e la lavorazione del cibo preparato nelle industrie. Nonostante negli anni molte campagne di sensibilizzazione si siano concentrate sull’aggiunta di sale a tavola, la gran parte del consumo di sodio deriva proprio dagli alimenti stessi. I principali “colpevoli” sono pane e prodotti da forno, ma anche formaggi e salu-
mi. Ma se è importante spingere le aziende alimentari verso una riformulazione di questi prodotti di largo consumo, è altrettanto indispensabile educare i consumatori a scegliere i prodotti che contengono meno sale. Come? Leggendo le etichette.
Assumere più di 5 g al giorno di sale causa problemi allo stomaco, aumenta il calcio nei reni, aumenta il rischio di malattie cardiache e cerebrali, favorisce la ritenzione idrica e la
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formazione di edemi, infine accelera il processo osteoporotico nelle donne in postmenopausa e una riduzione dei picchi di massa ossea in età adolescenziale. Un’assunzione eccessiva di sale può avere pesanti
conseguenze sulla salute. Porta, infatti, all’insorgenza di malattie croniche come infarti e ictus, conseguenze dell’ipertensione, tumori allo stomaco, osteoporosi e malattie renali. Da non trascura poi un altro aspetto importan-
tissimo: il sale stimola l’appetito. Ma ci sono anche dei benefici dall’assunzione del sale; è un minerale disintossicante che libera la pelle dai composti tossici, è un drenate e un rimodellante.
Un nuovo superfood: il kale
Il Kale è un nuovo superfood e uno dei cibi vegetali più sani e nutrienti presenti in natura con numerosi benefici per la salute.
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Kale (o cavolo a foglia) si riferisce a una pianta appartenenti alle Brassica oleracea. È una pianta a foglia verde o viola ed è considerata la specie più vicina al cavolo selvatico rispetto alle forme più domestiche di Brassica oleracea. È legato a verdure crocifere come cavolo, broccoli, cavolfiori, verdure di collard e germogli di Bruxelles. Il tipo più comune di Kale è quello riccio. Alcune varietà possono raggiungere un'altezza di sei o sette piedi, mentre altre sono compatte, simmetriche e di buona qualità per mangiare, anche se alcune specie sono indigeste. La maggior parte di queste piante sono annuali o biennali. I semi di Kale assomigliano a quelli del cavolo in dimensioni, forma e colore. Coltivazione Le diverse varietà di
Kale si distinguono per la lunghezza del gambo (bassa, media o lunga), oltre che per il colore delle foglie che vanno dal verde chiaro al verde scuro, dal marrone al viola. Il cavolo può crescere bene anche in inverno; è una pianta annuale coltivata da sementi e che può crescere a diverse temperature. Molte varietà di cavolo vengono coltivate principalmente a scopo ornamentale perché hanno colori diversi (bianco, rosso, rosa, lavanda, azzurro o viola). Ma anche il cavolo ornamentale è commestibile come qualsiasi altra va-
rietà, ma potenzialmente non gradevole. Le foglie di Kale sono spesso utilizzate come componenti per mazzi di fiori. Valori nutrizionali 100 grammi di kale crudo forniscono 49 calorie. Ha un elevato contenuto di vitamina K, vitamina A, vitamina C, vitamina B6, folati e manganese. K ale è una buona fonte anche di di tiamina, riboflavina, acido pantotenico e vitamina E. Contiene diversi minerali, tra cui ferro, calcio, potassio e fosforo. La cottura del Kale porta alla pardita di molte di queste sostanze.
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Benefici per la salute Kale è una fonte di carotenoidi, luteina e zeaxantina. Il Kale contiene composti glucosin olati che contribuiscono alla formazione di sulforapan, un composto dannoso alla salute umana ma che si distrugge con il calore. Il Kale rimane comunque uno dei cibi vegetali più sani e nutrienti presenti in natura. I principali benefici del Kale sono: 1. Contiene molti Sali mienrai e vitamine: Contiene vitamina B1 (tiamina), la vitamina B2 (riboflavina), la vitamina B3 (niacina), il ferro e il fosforo. Kale contiene molto poco grasso, ma una gran parte del grasso in esso è l'acido grasso omega-3 chiamato acido linolenico alfa. Dato il contenuto calorico incredibilmente basso, il kale è tra i cibi più nutrienti. 2. Proprietà antiossidanti: Contiene un’alta concentrazione di antiossidanti, che aiutano a contrastare i danni ossidativi dai radicali liberi nel corpo, tra i principali fattori
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di invecchiamento e di molte malattie, tra cui il cancro. Tra gli antiossidanti ricordiamo i flavonoidi quercetina e ka empferolo. Queste sostanze hanno poteri cardioprotettivi, abbassano la pressione sanguigna, sono antivirali, antidepressivi e anticancro. Eccellente fonte di vitamina C: La vitamina C è un importante nutrimento con proprietà antiossidanti. Svolge numerose funzioni vitali nel corpo, come sintetizzare il collagene, la proteina strutturale più abbondante nel corpo. Il Kale ha un contenuto di vitamina C molto più elevato rispetto alla maggior parte delle altre verdure. Abbassa i livelli di colesterolo: Il fegato trasforma il colesterolo in acidi biliari, che vengono poi rilasciati nel sistema digestivo ogni volta che mangiamo un pasto grasso. Gli acidi biliari sono utili per digerire i grassi. Quando tutti i grassi sono
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stati assorbiti e gli acidi biliari hanno servito il loro scopo, sono riassorbiti nel flusso sanguigno e utilizzati di nuovo. Le sostanze chiamate sequestranti dell'acido biliari possono legare gli acidi biliari nel sistema digestivo e impedire loro di essere riassorbiti. Ciò riduce la quantità totale di colesterolo nel corpo. Il Kale contiene sequestranti di acido biliare, che possono abbassare i livelli di colesterolo. Questo dovreb be portare a un rischio ridotto di malattie cardiache nel tempo. Un’ottima fonte di vitamina K: La vitamina K è molto importante nel processo di coagulazione del sangue. Il Kale è una delle migliori fonti di vitamina K nel mondo. Contiene sostenza antitumorali: Il Kale è ricco di composti che si crede abbiano effetti protettivi contro il cancro. Questi includono il sulforaphan, una sostanza che è
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stata dimostrata per aiutare a combattere la formazione del cancro. Contiene anche un indolo-3carbinolo, un'altra sostanza che si ritiene possa aiutare a prevenire il cancro. 7. Ricco di betacarotene: il Kale ha un elevato contenuto di beta-carotene, un antiossidante che il corpo può trasformare in vitamina A, una vitamina molto importante. 8. È una buona fonte di minerali: Il Kale è una buona fonte di calcio vegetale, una sostanza nutritiva molto importante per la salute delle
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ossa e svolge un ruolo in tutti i tipi di funzioni cellulari. È anche una discreta fonte di magnesio, un minerale incredibilmente importante. Intro durre magnesio può avere un effetto protettivo contro il diabete di tipo 2 e le malattie cardiach e. Il Kale contiene anche un po’ di potassio; un adeguato assorbimento di potassio è stato collegato alla riduzione della pressione sanguigna e ad un rischio minore di malattie cardiache. Contiene luteina e zeaxanti-
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na, nutrienti utili per la salute degli occhi: Diversi nutrienti nella dieta che possono aiutare a prevenire il peggioramento della vista e tra questo i principali sono luteina e zeaxantina, antiossidanti carotenoidi che si trovano in grandi quantità nel cavolo e in altri alimenti. Aiuta a perdere peso: Grazie al suo basso contenuto calorico, è utile nella perdita di peso e il suo contenuto in fibra aiuta a regolare lo stimolo della fame.
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