NutriHealth - Numero 3 anno 2017

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Numero 3 Anno 2017

NutriHealth Rivista di salute e benessere

Sommario: 

Latte artificiale e contaminanti oltre le dose giornaliera

Latte artificiale e contaminanti oltre la dose giornaliera

Composti chimici pericolosi trovati negli imballaggi degli alimenti

Molti contaminanti derivanti dalla lavorazione degli oli vegetali sono presenti in molti alimenti che mangiamo ogni giorno ma quello che preoccupa è che alcuni di essi sono presenti anche nei latti formula per bambini. L’Efsa avviò un’indagine a proposito.

Pasta: attenzione alle micotossine in essa contenute

Superbatteri nel pollo

Curcuma: proprietà e benefici

Lotta alle adipochine nella cura dell’obesità

Diabete: tipi e cause

Metabolismo basale: com’è e come si misura

Esame obiettivo del corpo: valutazione di misure e proporzioni

Acque termali: efficacia protettiva sulle funzioni della barriera cutanea

Per i bambini che non possono essere allattati al seno, il latte artificiale è il primo alimento con il quale essi vengono a contatto per questo anche questo alimento deve essere estremamente sicuro e avere una composizione tale da garantire il giusto equilibrio nutrizionale. Per questo l’anno scorso è stato sollevato il problema dei contaminanti potenzialmente pericolosi presenti nei latti formula e l’attenzione fu rivolta in particolar modo alla presenza dell’olio di palma. L’Efsa pubblicò uno studio condotto su due contaminati, il 3MCPD (3monocloropropandiolo) e il GE (glicidil e-

steri), pericolosi per la salute che si formavano durante il processo di raffinazione degli oli vegetali e in particolare l’olio di palma. Quello che emerse da questo studio fu che la popolazione europea

assumeva una quantità eccessiva di questi contaminati con la dieta e a essere particolarmente esposti a questi pericoli fossero i bambini che assumevano questi contaminanti attraverso merendine, patatine e latti formula. A questo proposito la

Commissione europea iniziò a mettere a punto una proposta di legge per definire nuovi limiti sui contaminanti derivanti dagli oli vegetali e presenti negli alimenti. In seguito a questa indagine, però, molti produttori di latti in formula iniziarono a modificare gli ingredienti dei loro prodotti. Quindi anche se l’Autorità europea ribadì che non esisteva ancora una vera evidenza scientifica sui meccanismi di genotossicità e cancerogenicità di questi contaminanti sulla salute umana, vi rincuora il fatto che sia prevalso il principio di precauzione. di Roberta Graziano


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Composti chimici pericolosi trovati negli imballaggi degli alimenti

Pfas, le nuove sostanze che contaminano il cibo che mangia e l’ambiente in cui viviamo. Sono presenti quotidianamente nella nostra vita e sono difficili da

La pasta è tanto amata dagli italiani, tanto da essere un simbolo del bel Paese all’estero. Ma purtroppo questo piatto tanto amato più essere anche tanto poco salutare a causa del limite di micotossine troppo elevato. Pagina 2

Si chiamano Pfas (sostanze perfluoroalchiliche), composti chimici preoccupanti per la salute e per l’ambiente. Sono stati trovati anche negli imballaggi di carta usati nei più famosi fast food. Ma in realtà si trovano anche in molti altri oggetti usati quotidianamente perché essi queste sostanze sono usate per dare resistenza all’acqua e all’olio. I rischi per la salute sono dovuti alla loro possibile migrazione negli alimenti che contengono o con il quale vengono a contatto. Nel 2016 fu condotto uno studio su 65 im-

ballaggi di molte catene di fast food presenti in tutta Europa e i dati non sono stati molto incoraggianti e queste sostanze erano presenti in ben un terzo degli imballaggi analizzati e, quel che è peggio, è che queste sostanze sono state aggiunte intenzionalmente. Anche se i nuovi Pfas hanno minore probabilità di accumularsi negli alimenti e nell’uomo e quindi non ci dovrebbero essere consistenti pericoli per

la salute, restano comunque molecole attenzionate perché continuano comunque a entrare nella catena alimentare e per di più sono difficili da smaltire, rivelandosi anche inquinanti ambientali difficili da eliminare. di Roberta Graziano

Pasta: attenzione alle micotossine in essa Gli italiani amano la pasta, tanto da continuare a detenere il primato mondiale di consumo nonostante non venga più mangiata così spesso come accadeva in passato. Le caratteristiche che deve avere la pasta

per piacerci sono tante ma una cosa di sicuro

mette tutti d’accordo: deve essere di grano duro. Proprio questa passione senza tempo per la pasta ha portato a condurre un’analisi su cari tipi di confezioni di pasta, sia per bambini che per adul-


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ti, dei marchi più noti presenti nella grande distribuzione. Lo scopo di questa analisi fu quello di verificare il contenuto di micotossine contenuto in essa. Ebbene quello che è emerso non è per niente rassicurante. Molti hanno rivelato

un contenuto di micotossine, sostanze contaminanti di origine naturale pericolose per la salute. In particolare il DON (deossinivalenico), una micotossina non cancerogena ma, era presente in quantità molto superiore alla dose giornaliera con-

sentita e per questo assolutamente non adatta ai bambini. Tutto questo dovrebbe far allarmate il legislatore, stabilendo limiti più bassi, e i produttori, che devono rispettare di più il regolamento. di Roberta Graziano

Superbatteri nel pollo Se non si cuoce o lavora bene la carne, questa può diventare un veicolo di batteri pericolosi per la nostra salute. E purtroppo 25 campioni di pollo su 40 analizzati in un recente studio hanno rivelato la presenza di questi batteri al loro interno. Si tratta di batteri antibiotico-resistenti, che si sviluppano principalmente negli allevamenti dove questi farmaci vengono usati in maniera sconsiderata. Un altro problema che causa la presenza di questi batteri nella carne sono le cattive procedure di macellazione e sezionamento, se poi i batteri sono anche antibiotico-

resistenti, allora si può avere un serio livello di contaminazione. Quindi l’uso dei farmaci negli allevamenti va sicuramente regolamentato e controllato perché spesso questi vengono usati non solo per curare gli animali ma anche per prevenire eventuali contagi tra di essi, viste le situazioni di sovraffollamento

in cui versano spesso gli allevamenti. Quindi anche se i controlli ci sono, bisogna sempre tenere alta la guardia e cercare di migliorare le condizioni degli animali negli allevamenti. di Roberta Graziano

Migliorare le condizioni in cui versano gli animali negli allevamenti serve senza dubbio a prevenire l’insorgenza di infezioni. A questo poi si deve affiancare anche delle buone norme di lavorazione e macellazione delle carni.

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Curcuma: proprietà e benefici La curcuma è definita la regina delle spezie grazie alle sue proprietà antiossidante, antiinfiammatorio e antitumorale.

La curcuma è definita la regina delle spezie: aiuta a ripulire il fegato, rafforza il sistema immunitario, purifica il sangue, promuove una buona digestione e viene usata per trattare una grande varietà di disturbi come antiossidante, antiinfiammatorio e antitumorale. La curcumina è il principale costituente biologicamente attivo della curcuma. Responsabile sia del colore che delle proprietà. La curcumina viene estratta ed utilizzata per le sue innumerevoli proprietà tra cui le principali sono: anticancerogene, antinfiammatorie, antinfettive e antiossidanti. Proprietà antiossidanti Ostacola l’attività dei radicali liberi contrastandone gli effetti ne-

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gativi non solo sulla pelle ma anche sul fegato, stomaco ed intestino. Come rimedio per le malattie della pelle agisce su eczemi, acne, orticarie, micosi e non è solo usata come cosmetico curativo, sebo regolatore e lenitivo, ma grazie alle sue proprietà antibatteriche, antistaminiche, depurative e antiossidanti agisce beneficamente anche nelle depurazioni globali dell’organismo. Rafforza il sistema immunitario La curcumina attiva un gene fondamentale del sistema immunitario, aiutando a prevenire le infezioni. Protegge il cuore Il consumo regolare di curcuma aiuta a ridurre il colesterolo cattivo e la pressione alta. Aumenta la circolazio-

ne sanguigna e previene la coagulazione del sangue, impedendo così l’infarto. Efficace nella lotta contro il tumore Infiammazione e cancro sono strettamente collegati. Il tumore crea intorno a sé una risposta infiammatoria così come l’infiammazione prepara il terreno si cui può svilupparsi il tumore. La curcuma come rimedio antinfiammatorio messo a contatto con le colture cellulari si è rivelato utile nel bloccare il THF e il NFkB. La curcumina si lega all’enzima IKK e blocca l’attivazione del fattore di trascrizione nucleare kappa B (NFkB), che promuove la crescita del tumore. di Roberta Graziano


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Lotta alle adipochine nella cura dell’obesità Lo sviluppo socioeconomico dei Paesi industrializzati è stato accompagnato da un cambiamento nello stile di vita che è diventato sempre più sedentario, e sono cambiate le abitudini alimentari con una preferenza peri cibi ricchi di grassi e zuccheri. L’obesità è associata ad un’alterazione dell’equilibrio metabolico. Si accompagna a insulinoresistenza, dislipidemia, compromessa regolazione della pressione sanguigna, ipetrigliceridemia, bassi lvelli di colesterolo HDL. La combinazione di questi parametri rappresenta una condizione preclinica nota come sindrome metabolica e rappresenta il più importante fattore di rischio per le patologice cardiovascolari, per il diabete, per le patologice croniche del fegato e per il cancro. È emerso che l’obesità è caratterizzata da uno stato in-

fiammatorio cronico sistemico di basso grado, che rappresenta la base patologica per le complicaizoni metaboliche indotte dall’obesità, ciò si manifesta con cambiamenti nella concentrazione di diversi mediatori chiamati adipochine. Le adipochine sono prodotte dal tessuto adiposo bainco e si comportano da mediatori chi-

mici fra i differenti organsi quali l’encefalo, il fegato, il cuore, il tessuto muscolare sia scheletrico che cardiaco, comunicando agli organi lo stato nutrizionale dell’orgasnimo. Le adipochine hanno sia funzione proinfiammatorie che anti-infiammatorie e, quando sopravviene l’obesità, è proprio uno sbilanciamento

nell’espressione delle adipochine a contribuire all’insorgenza delle complicanze legate all’obesità. Il tessuto adiposo non svolge unicamente funzioni trofiche e meccaniche, ma è in realtà un organo con funzioni endocrine, che secerne molecole bioattive e svolge un ruilo chiave nell’insorgenza delle patologie legate allo stile di vita. Nell’uomo ci sono due tipo di tessuto adiposo: il tessuto adiposo bianco e il tessuto adiposo bruno. Questi hanno diversa composizione e localizzazione. Depositi di tesuto adiposo sottocutaneo viscerale bianco, costituiscono la stragrande maggioranza dell’organo adiposo nell’adulto normale. Il tessuto adiposo bruno è meno comune e si trova nella regione sopraclavicolare, laterocervicale, paravertebrale e mediastinica. I tipi cellulari principali sono gli adipociti bainchi e

L’obesità è associata ad un’alterazione dell’equilibrio metabolico. Si accompagna a insulino-resistenza, dislipidemia, compromessa regolazione della pressione sanguigna, ipetrigliceridemia, bassi lvelli di colesterolo HDL.

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e bruni. Quelli bainchi hanno il ruolo tradizionale di riserva di molecole ad alta energia, mentre quelli bruni sono coinvolti nella termoregolazione. Oltre agli adipociti nel tessuto adiposo bianco troviamo altri tipi cellulari: pre-adipiciti, fibroblasti, cellule vascolari e cellule a funzione immunitaria quali macrofagi e cel-

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lule T che giocano ruoli importnati nella determinazione dello stato immunitario del tessuto adiposo. Nei soggetti obesi si ha l’aumento del tessuto adiposo bianco dovuto all’accumulo di un eccesso di triglicerdi al loro interno. L’aumento della massa grassa dovuto ad una sovralimentazione potrebbe anche essere causato da un au-

mento del numero di adipociti, ma ciò accadrebbe unicamente nel grasso sottocutaneo delle regioni inferiori del corpo e non in quelle delle regioni superiori. L’aumento del tessuto adiposo, porta ad un eccessivo rilascio di acidi grassi liberi da parte degli adipociti. Queste molecole in condizioni di obesità entrano direttamente nel fegato attraverso il sistema portale ed aumentnao i livelli di acidi grassi liberi inducendo un aumento della sintesi dei lipidi, gluconeogenesi ed insulinoresistenza nel fegato. I livelli elevati di aidi grassi liberi possono causare insulinoresistenza periferica sia negli animali che nell’uomo. Queste alterazioni incidono sul funzionamento del tessuto adiposo e inducono cambiamenti nel microambiente che costribuiscono al reclutamento di cellule infiammatorie che colonizzano il tessuto adiposo portando ad uno stato si infiammazione cronica di basso grado. Il tessuto adiposo metabolicamente disfun-

zionale è ache caratterizzato da un maggiore numero di adipociti che vanno incontro a necrosi, e di macrofagi che si disribuiscono a corona intorno alle cellule in apoptosi. Nermalmente il tessuto adiposo contiene tra il 5 e il 10% di macrofagi, ma in condizioni di obesità questa percentuale può ragiungere il 50%. È stato dimostrato che il decremento dei macrofagi si traduce in un decremento della secrezione di citochine infiammatorie nel tessuto adiposo e in una maggiore sensibilità all’insulina in topi obesi messi a dieta ipocalorica. Inoltre la perdita di peso riduce nel tessuto il numero di macrofagi e l’espressione di geni pro-infiammatori. Il tessuto adiposo sintetizza e secerne diverse citochine e ormoni, indicati collettivamente come adipochine. Queste sono molecole polivalenti a funzione sia paracrina che endocrina, coinvolte in un ampio numero di processi sia fisiologici che patologici: esse giocano un ruolo importante nella


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risposta immunitaria e nell’infiammazione, ma anche nel metabolismo del glucosio, nella sensibilità all’insulina, nell’ipertensione, nell’adesione cellulare, nella screscita e nella funzione vascolare, nell’adipogenesi e nella morfogenesi ossea, nella crescita, nel metabolismo lipidico, nella regolazione dell’appetito e della sazietà e in altri

processi biologici. Queste molecole sono responsabili della comunicazione tra tessuto adiposo, muscolare, ghiandole surrenali e sistema nervoso. In condizioni di obesità, il tessuto adiposo genera grosse quantità di fattori proinfiammatori inclusa la leptina, resistina, retinol binding pritein e nicotinammide fosforibosil trasnfera-

si, mentre nel tessuto adiposo sano sono prodotte in prevalenza adipochine antiinfiammatorie quali l’adiponettina. Le adipochine possono avere un ruolo rilevante quali strumenti terapeutici o come bersaglio per il trattamento delle patologie colelgate all’obesità. di Roberta Graziano

Diabete: tipi e cause Esistono due principali forme di diabete: il tipo I e il tipo II. Il diabete è una malattia cronica caratterizzata dalla carenza o dal malfun zio name nt o dell’insulina, che consente allo zucchero di entrare nelle cellule dell’organismo. Se l’insulina è poca o

funziona male, il glucosio si accumula nel sangue ma non entra nelle cellule. Il diabete di tipo I è la forma più rara della malattia (5% dei casi) che insorge durante l’infanzia e l’adolescenza e più raramente in età adul-

ta. In questa forma nel pancreas vengono distrutte le cellule che producono l’insulina a causa di un processo infiammatorio autoimmune con la conseguenza che il pancreas smette di produrre insulina e sarà quindi necessario

Il diabete è una malattia cronica caratterizzata dalla carenza o dal malfunzionamento dell’insulina. Esistono due principali forme di diabete: il tipo I e il tipo II.

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somministrarla continuativamente ai pazienti affetti per tutta la vita. I sintomi più comuni del diabete di tipo I dipendono dalla condizione di ipoglicemia e comprendono: poliuria, polidipsia, stanchezza, nausea, offuscamento della vista. Spesso, tra le

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manifestazioni della malattia si ha la chetoacidosi, una condizione in cui l’organismo comincia a demolire altre sostanze chiamate acidi grassi per ottenere energia, causando un accumulo di prodotti di scarto (corpi chetonici) pericolosi per l’organismo stesso. Il diabete di tipo II è la forma più frequente (95% dei casi) e colpisce le persone di mezza età, la maggior par-

te delle quali è in sovrappeso o obesa. In questa forma di diabete il pancreas continua a produrre l’ormone insulina me le cellule dell’organismo non sono capaci di utilizzarla impedendo allo zucchero di entrare nelle cellule. Se questo diabete non viene adeguatamente trattato, si associa a complicanze croniche che riguardano diversi organi e tessuti, in particolare gli occhi, i reni, il cuore e i vasi sanguigni e i nervi periferici. Questa forma della malattia ha quasi sempre un inizio subdolo e spesso la persona scopre di essere affetta da diabete casualmente magari in occasione di controlli routinari negli esami del sangue. Il diabete I e il diabete II hanno cuase differenti ma ci sono due fattori importnati per entrambi:  Bisogna ereditarne la predisposizione genetica e/ o familiare;

Qualcosa nell’ambiente lo deve scatenare. La genetica non dà tutte le risposte ma la prova su gemelli omozigoti, che hanno geni identici, ha dimostrato che quando un gemello diventa diabetico tipo I, l’altro ha solo il 50% delle probabilità di diventarlo. In molte persone sembra che il diabete impieghi molti anni a svilupparsi infatti in numerosi studi in cui sono stati seguiti parenti di diabeti tipo I, i ricercatori hanno scoperto che la maggioranza di questi pazienti in seguito hanno a loro volta sviluppato il diabete, presentando autoanticorpi nel sangue già molti anni prima che il diabete fosse conclamato. Il processo autoimmune alla base della malattia dipende dalla complessa correlazione tra numerose varianti genetiche di suscettibilità distribuite nell’intero genoma e fattori ambientali di rischio ancora sconosciuti. Attraverso studi è emerso che la maggior parte dei loci di su


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scettibilità per il diabete I mappa in geni che influenzano la risposta immunitaria identificando così una serie di vie patologiche implicate nello sviluppo della malattia. La via patologica di maggior rilievo che emerge dagli studi genetici fin ora effet-

tuati riguarda i meccanismi di presentazione antigenica a livello centrale (timo) e periferico (isole pancreatiche e linfonodi satelliti) mediata da specifiche varianti alleliche e splotipiche codificate a livello della regione HLAMHC. In particolare durante l’induzione

intra-timica dell’immunotolleranz a le molecole MHC partecipano alla selezione positiva e negativa dei linfociti T attraverso la presentazione di auto-antigeni espressi nel timo. di Roberta Graziano

Metabolismo basale: cos’è e come si misura Per metabolismo basale si intende l’entità della spesa energetica di un soggetto in completo riposo, ma in stato di veglia. Per misurare il metabolismo basale si debbono realizzare le condizioni descritte qui appresso: 1. Il soggetto non deve aver mangiato da almeno

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12 ore; Il metabolismo basale va misurato dopo una notte di sonno riposante; Il soggetto non deve aver eseguito attività fisic a int e nsa nell’ora, o anche più, che precede la misurazione; Tutti i fattori

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psichici e fisici che comportano eccitazione devono essere eliminati; La temperatura ambiente deve essere confortevole e deve restare compresa tra 20 e 27°C. di Roberta Graziano

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Esame obiettivo del corpo: valutazione di misure e proporzioni

La bellezza del corpo di una persona sta tutta nella sua proporzionalità e nell’armonia delle sue forme. Per questo in estetica è di fondamentale importanze l’esame obiettivo del corpo che pone alla base una accurata analisi antropometrica, che assieme alla valutazione clinica e psicologica del paziente e alla identificazione dell’inestetismo che egli lamenta, permetterà di correggere con successo eventuali “disarmonie” e di ottimizzare il risultato della procedura scelta per risolvere il problema estetico.

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Descrivere con precisione cosa rende bello un essere umano è un’impresa ardua. Ogni individuo ha un proprio ideale di bellezza che dipende da gusti personali ed esperienze vissute. Senza alcuna eccezione, i segnali fisici giudicati più attraenti sono stati il buono stato di salute e l’aspetto “youth and healthy”, ossia giovane e sano. Le migliori espressioni di tali caratteristiche sono risultate essere le labbra turgide, un viso privo di rughe marcate, un corpo tonico e scattante, una personalità positiva e rassicurante. Gli studi più recenti supportano inoltre l’idea che la percezione della bellezza sia anche legata alla simmetria delle forme. È La bellezza quindi non sta in qualcosa di perfetto, ma nell’armonia del corpo e nella sua simmetria. La valutazione estetica del corpo consta di momenti

diversi. Una prima fase impone un colloquio con il paziente, per riuscire ad avere informazioni sul suo stato di salute fisico e psichico, oltre al tipo di alimentazione e al genere di vita che egli conduce. La seconda e la terza fase sono invece incentrate sull’approccio manuale al paziente, che verrà attentamente valutato da un punto di vista fisico, antropometrico e posturale. Anamnesi generale, valutazione psicologica e alimentare Durante questa prima fase si cercherà di interagire verbalmente con il paziente per meglio inquadrarlo da un punto di vista medico e psicologico. Verranno pertanto raccolti in una car-

tella clinica i dati anagrafi ci e le informazioni inerenti il suo stato di salute pregresso (anamnesi patologica remota) e attuale (anamnesi patologica recente), in modo da poter escludere patologie. Dopo aver effettuato anche una anamnesi fisiologica, incentrata sulla integrità della funzione intestinale, epatica, renale ed endocrina, prestando particolare attenzione a gravidanze e regolarità del ciclo, verrà effettuata una anamnesi farmacologica per valutare se il paziente assume farmaci e se sì quali (antiaggreganti,


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farmaci sedativoipnotici, cortisonici ecc.). Quindi la valutazione prosegue con l’anamnesi cosmetologica, per capire di quali creme fa eventualmente uso il soggetto, se si sottopone a sedute di lampade abbronzanti e se in passato ha effettuato altri trattamenti di medicina estetica, e con domande sul suo stile di vita per ottenere informazioni sul tipo di lavoro che il paziente svolge (sedentario o meno, ortostatismo obbligato, ecc), sull’eventuale abitudine al fumo e/o abuso alcolico, sulla qualità e quantità del sonno. Quindi si procederà alla valutazione delle caratteristiche dell’inestetismo, identificandolo e valutandone tempi e modalità di insorgenza e a una attenta valutazione psicologica del paziente, volta a esaminarne il grado di insoddisfazione e le attese personali e a escludere la presenza di turbe cognitivo/ affettivo/ comportamentali. Poiché più della metà dei disagi riferibili al

corpo sono legati all’eccesso ponderale (obesità, adiposità localizzata, cellulite, ecc), è indispensabile effettuare anche una attenta analisi alimentare, incentrando la propria attenzione sulla valutazione della qualità e della quantità dei cibi assunti nelle 24 ore, del numero dei pasti giornalieri e dell’orario in cui tali pasti vengono consumati. Esame del corpo in ortostatismo e misurazioni antropometriche Durante la terza fase verranno effettuate le misure antropometriche e la valutazione posturale del paziente. L’antropometria è la scienza che si occupa di “misurare” il corpo umano: lo studio dei singoli parametri morfometrici di un paziente e dei rapporti tra essi consente di valutare lo stato nutrizionale, determinare la composizione corporea, precisare la distrettualità della massa grassa, predire il rischio di malattia e di mortalità e correla-

re l’habitus costituzionale a particolari predisposizioni morbose. La rilevazione antropometrica deve essere accurata e precisa di modo che le misure ottenute siano ripetibili e confrontabili con quelle di riferimento. Il peso corporeo Si rileva sulla bilancia di precisione e viene espresso in Kg e frazioni di chilo: la misurazione viene effettuata dopo aver privato il soggetto dei vestiti e delle scarpe. La statura Viene valutata con il soggetto in posizione eretta. La misurazione viene effettuata in centimetri. Sezione aurea dell’altezza Esprime l’armonia tra la parte superiore e inferiore del corpo.

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Da tale valutazione potremo saper se quella persona è normale, tozza o slanciata (se ha le gambe più corte o più lunghe o normali rispetto al tronco). La sezione aurea si ottiene moltiplicando l’altezza per 0,618. Tale valore, nei pazienti proporzionati, dovrà coincidere con la distanza tra pavimento e ombelico. BMI (Body Mass Index) È il valore ottenuto dal rapporto tra il peso corporeo (Kg) e il quadrato dell’altezza (m). La normalità di questo indice esprime un rapporto armonico tra peso e altezza.

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Somatotipo La valutazione del somatotipo passa dalla valutazione di due misure: il diametro bi-

omerale e il diametro bi-trocanterico. Entrambe queste misure vengono effettuate con uno strumento lineare detto calibro. Il diametro bi-omerale unisce i margini laterali dei processi laterali dei due acromion, mentre il diametro bitrocanterico corrisponde alla distanza tra i due punti più laterali dei grandi trocanteri del femore: le misure devono essere effettuate con il soggetto in ortostatismo, rilassato e con le braccia lungo i fianchi. L’operatore è posto alle spalle del paziente. Il somatotipo sarà considerato androide se il diametro biacromiale è maggiore di quello bitrocanterico, mentre sarà ginoide se il diametro biacromiale è inferiore di quello bitrocanterico. Per inquadrare il somatotipo è anche utile

la valutazione della circonferenza vita e della circonferenza fianchi, misurate con un metro a nastro morbido, la prima in un punto intermedio tra il margine dell’ultima costa e la cresta iliaca, nel punto più stretto del tronco, mentre la seconda sui grandi trocanteri, in corrispondenza del contorno massimo dei glutei. Anche il rapporto tra questi due parametri (RVF), espressi in centimetri, permette di distinguere un soggetto con somatotipo normale da uno affetto da obesità androide o ginoide. Moltiplicando il BMI per il quadrato dell’altezza (espressa in metri) del soggetto potrà essere facilmente stabilito il suo peso ideale teorico. Plicometria È una misurazione antropometrica che rileva lo spessore delle pliche cutanee adipo-


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se. Viene effettuata con l’ausilio di plicometri, costituiti da una molla calibrata la cui estensione o compressione determina lo spostamento di un indice su una scala circolare o lineare proporzionalmente allo spostamento delle branche del calibro che esercita una pressione costante sulla plica cutanea (10 g/ mm²). Per una corretta valutazione plicometrica, dovrebbero essere valutate almeno quattro pliche, che si misurano con la persona in piedi e sull’arto non dominante: la plica bicipitale, la plica tricipitale, la plica sottoscapolare e la plica sovrailiaca. L’utilità della plicometria sta nella possibilità di calcolare la massa magra, la massa grassa e il peso ideale di un soggetto. Per ottenere tali valori si sommano le quattro

pliche e il valore ottenuto (in mm) viene rapportato a determinati valori percentuali di grasso espressi nelle tabelle composte da Durnin: Massa grassa (Kg) = % di grasso Durnin 7 x peso/100 Massa magra (Kg) = peso – massa Grassa Peso ideale: = 100/ (100 – % grasso normale *) x massa magra Impedenziometria La misurazione della impedenza corporea è una delle tecniche attualmente più usate e affidabili per la determinazione della composizione corporea. Si basa sul dato fisico che l’acqua è un buon conduttore di corrente elettrica, mentre il grasso è un isolante quasi perfetto. Poiché la massa magra corporea è costituita prevalentemente da acqua, determinando il contenuto di

acqua dell’organismo, è possibile risalire facilmente al contenuto in massa magra, e quindi al contenuto di massa grassa. Allo scopo, viene utilizzato un apparecchio chiamato impedenziometro. Dal valore della impedenza corporea, si risale al contenuto di acqua corporea, di massa magra, di massa grassa, e al metabolismo basale del paziente. Conoscere i vari parametri impedenziometrici è fondamentale per lo specialista, soprattutto quando viene modificato un regime alimentare di un paziente o se deve intraprendere una dieta ipocalorica.

Valutazione posturale La valutazione del corpo in ambito estetico si completa con

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l’anamnesi della postura dell’individuo. Una postura imperfetta causa infatti uno scorretto appoggio plantare durante il movimento, con conseguente alterazione del circolo venolinfatico, inducendo edemi da stasi degli arti inferiori e, nei casi più severi, adiposità loca-

lizzata, alterazioni trofiche, varici, teleangectasie e sindromi post flebitiche. Quindi la valutazione del corpo rappresenta un momento molto importante in estetica: l’attenta valutazione dei vari parametri sopra espressi e una attenzione particolare

alle esigenze dei pazienti permetteranno di impostare la corretta valutazione di un inestetismo e la formulazione delle strategie migliori per correggerlo, di modo da poter sposare armonia delle forme e aspettative del paziente. di Roberta Graziano

Acque termali: efficacia protettiva sulle funzioni della barriera cutanea Numerosi prodotti cosmetici contengono acqua termale proveniente da diverse sorgenti e le loro caratteristiche vengono messe in relazione al loro specifico contenuto di ioni. Le acque termali sulfuree, per esempio, hanno evidenziato proprietà antiossidanti, effetti protettivi sul DNA e inibitori sul rilascio di elastasi da neutrofili. Alcune acque termali hanno mostrato proprietà antiossidanti, antinfiammatorie e immunomodulatrici e inibenti l’adesione indotta dal TNFα in cellule endoteliali. In altre sono stati evidenziati potenziali effetti antiossidanti, antinfiammatori, immunomodulatori e antiirritanti. La protezione

dall’ossidazione e dai processi infiammatori è molto importante per un organo come la pelle, che costituisce la prima linea di difesa dell’organismo. Da studi sono stati dimostrati gli effetti benefici dell’Acqua termale di Uriage (ETU) sulla riparazione della barriera cutanea alterata. È stato dimostrato che l’Acqua termale di Uriage aumenta significativamente e in modo dosedipendente il tasso di sopravvivenza dei fibroblasti umani. L’effetto si comincia a evidenziare con il 25% di concentrazione e raggiunge il suo massimo alla concentrazione massima del 100%. Inoltre si riduce la perossidazione lipidica.

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La ricerca ha consentito di dimostrare i molteplici effetti protettivi dell’Acqua termale di Uriage sulla cute. Si può infatti affermare come l’acqua termale proveniente dalla fonte di Uriage-Les-Bains possa favorire una concreta protezione della cute contro lo stress indotto da radicali liberi e/o da UV grazie alle sue dirette e indirette proprietà antiossidanti. Agendo direttamente come antiossidante e indirettamente mediante l’aumento intracellulare di enzimi antiossidanti come la catalasi, ETU può limitare i danni indotti dagli UVB sul DNA e contrastare la perdita indotta dagli UV di claudina-6, un possibile antitumorale naturale.

È stato dimostrato che l’acqua termale di Uriage ha attività antiossidante e un ruolo protettivo sul DNA della cute nei confronti della radiazione UV, suggerendo inoltre come alcuni suoi effetti possano coinvolgere inibitori della claudina-6.

di Roberta Graziano Contatti: rivistanutrihealth@gmail.com www.nutrihealth.altervista.org


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