Il Fiore del Partigiano - gennaio 2014

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gennaio 2014

anno 4 numero 12

DIETRO IL CANCELLO

A sinistra, 1944: donne ungheresi appena giunte ad Auschwitz (diario) A destra, 2011: migranti a Lampedusa (fanpage.it)

«Ricordare serve al futuro»

L di

Questo il pensiero espresso dallo scrittore israeliano Abraham Yehoshua: «Solo così sconfiggeremo per sempre l’antisemitismo». Vi proponiamo l’intervista concessa a l’Unità del 27 gennaio 2013

UMBERTO DE GIOVANNANGELI

a passione per la politica stavolta non è l’oggetto del nostro colloquio. Stavolta, con Abraham Yehoshua, il più grande tra gli scrittori israeliani contemporanei, l’argomento di riflessione è quello che non tramonta mai: la Memoria. E, in particolare, la memoria di un popolo, quello ebraico, che è parte fondante di una identità che si è fatta Stato: lo Stato d’Israele. Una memoria che va coltivata, aggiornata, riflessa nel presente, innovata negli strumenti della sua comunicazione e socializzata alle nuove generazioni. Perché essa, rimarca Yehoshua, «sopravviva a coloro che ne sono stati i portatori». Da uomo di cultura, spesso a contatto con i giovani in Israele e nel continua a pagina 2 ➔

Ieri dietro il filo spinato la follia nazista celava l’immane tragedia dello sterminio di ebrei e “soggetti impuri”. Oggi l’Europa si erige a fortezza, tentando di tenere a distanza la massa dei reietti in fuga dalle guerre e dalla fame. Vecchie idee nazionaliste rivangano nella melma di mai vinti egoismi, per giustificare l’ergersi di nuovi muri, nuove recinzioni a separarci dai nuovi “impuri”

La razza non esiste il razzismo sì

L

di

da l’Unità del 27 gennaio 2013

ALBERTO PIAZZA*

a genetica umana, oggi assai sofisticata, ha dimostrato che la diversità biologica tra due individui qualsiasi della nostra specie è dovuta per l’85% al fatto che appartengono appunto alla stessa specie, e per il 10% al fatto che la loro origine geografica si colloca in continenti diversi: pertanto la differenza del colore della pelle, che più di ogni altra ha alimentato lo stereotipo razziale, occupa nello spettro della diversità biologica una frazione minima. A questa frazione tuttavia è stato associato il massimo valore sociale e culturale, perché il nostro occhio è capace di distinguere differenze di colore e di forme, ma non differenze in sequenze di Dna, ben più determinanti nella nostra vita biologica. È comunque necessario interrogarsi sul motivo per cui lo stereotipo della razza è così difficile continua a pagina 10 ➔


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