Fiore 2018 n23 x video

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ANNo 9 NumeRo 23

GeNNAIo 2018

27 gennaio, Giorno della Memoria

IL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE EMERITO

Schiena diritta sguardo alle stelle

M

dI

Carlo Smuraglia

i sia consentito di lasciarvi un messaggio per il futuro, dettato dall’esperienza che ho fatto con voi e anche, in qualche modo dagli insegnamenti di una lunga vita di impegno e di passioni. Cercate di essere l’ANPI di sempre, con i suoi valori, le sue tradizioni, la sua complessa e meravigliosa realtà. Cercate di resistere alle lusinghe ed alle tentazioni e conservate, rigorosamente e pervicacemente, l’autonomia che è – insieme all’identità – il bene più prezioso di cui disponiamo. Cercate di mescolare le generazioni e i generi, perché l’ANPI deve essere un tutto unico anche se fatto di persone di esperienze diverse, in ogni caso, restando al di fuori da ogni disuguaglianza di genere. Assicurate la continuità, prima di ogni altra cosa: il futuro ci presenta prospettive e problemi diversi e spesso nuovi; ma per affrontarli bisogna saper restare ancorati al nostro grande passato, alle nostre esperienze del dopo guerra, ai maestri di vita, come Arrigo Boldrini, che questa associazione ha presieduto per tanti anni dopo il periodo della Resistenza. Se i tempi sono difficili e se i problemi aumentano o diventano più complessi, ricordatevi sempre che all’origine della nostra storia c’è stato il coraggio delle scelte e la forza di volontà di chi è sicuro di continua a pagina 2 ➔

Carla Nespolo è la nuova Presidente Nazionale

Chianciano Terme, 3 novembre 2017 Il Comitato Nazionale ANPI a seguito delle previste dimissioni di Carlo Smuraglia che nel Congresso di Rimini del 2016 accettò il rinnovo dell’incarico seppure a termine, ha proceduto alla elezione del nuovo Presidente Nazionale dell’ANPI. È stata votata all’unanimità Carla Nespolo, prima Presidente dell’ANPI donna e non partigiana.

La Shoah

colpa indelebile Lo sterminio di 6 milioni di ebrei è un crimine che ha marchiato per sempre la storia del secolo scorso. La coscienza dell’umanità è chiamata anche oggi a risponderne. Come è potuto accadere? Come è successo che sia stato tollerato da tanti? Come può, ancora oggi, avere campo chi nega l’esistenza dei lager e dei forni crematori nazisti? Ricordiamo e meditiamo «che questo è stato»

Allora per la prima volta ci siamo accorti che la nostra lingua manca di parole per esprimere questa offesa, la demolizione di un uomo. In un attimo, con intuizione quasi profetica, la realtà ci si è rivelata: siamo arrivati al fondo. Più giù di così non si può andare: condizione umana più misera non c’è, e non è pensabile. Nulla più è nostro: ci hanno tolto gli abiti, le scarpe, anche i capelli; se parleremo, non ci ascolteranno, e se ci ascoltassero, non ci capirebbero. Ci toglieranno anche il nome: e se vorremo conservarlo, dovremo trovare in noi la forza di farlo, di fare sì che dietro al nome, qualcosa ancora di noi, di noi quali eravamo, rimanga. Y Primo Levi da Se questo è un uomo


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