La Russia appoggerà l’introduzione di sanzioni economiche contro l’Iran?
Sponsor e finanziamenti non bastano più: il calcio russo fa i conti con i debiti
ITAR-TASS
E se l’isola nell’estremo Nord altro non fosse che la leggendaria Atlantide? P. 4-5
L’inserto è preparato e pubblicato da Rossiyskaya Gazeta (Russia) e non coinvolge le strutture giornalistiche ed editoriali di e
Inserto distribuito con The NYT International Weekly
La proposta Nuovo Patto sulla sicurezza e “accordi con i principali alleati” del Paese
Omaggio a Cechov
Medvedev all’Ue: fronte comune contro le minacce Il Presidente torna a rilanciare la sua idea di un nuovo Trattato europeo sottolineando l’insidia rappresentata dai “Paesi che inseguono le armi nucleari e intimidiscono il mondo con l’atomica” ARTEM ZAGORODNOV
Una scena dello spettacolo “Whisper of Flowers” del coreografo di Taiwan Lin Hwai-min. A quanto pare, “Il giardino dei ciliegi” di Cechov si può rappresentare anche così
Cechov, di cui quest’anno a gennaio si è celebrato il 150° anniversario della nascita. Ad esempio, sono in programma ben tre spettacoli tratti dalla pièce “Lo zio Vanja”. Ciascuna di queste interpretazioni presenta i suoi motivi di interesse. Lo spettacolo dell’argentino Daniel Veronese era andato in scena a Parigi con successo durante la scorsa stagione. Le versioni d’autore dei re-
gisti russi Andrej Konchalovskij e Rimas Tuminas, invece, hanno suscitato molte discussioni e pareri contrastanti nell’ambiente teatrale moscovita. Il festival continua ad ampliare i suoi confini geografici e di genere: in cartellone negli ultimi anni anche spettacoli di opera, danza e persino del Teatro equestre “Zingaro”. Il festival proseguirà fino al 30 luglio.
UFFICCIO STAMPA DELLA FESTIVALE ANTON CECHOV
RUSSIA OGGI
Il 25 maggio a Mosca è stato inaugurato il nono Festival teatrale internazionale intitolato ad Anton Cechov. Quest’anno nei diversi teatri della capitale si esibiscono compagnie provenienti da Francia, Spagna, Germania, Canada, Svizzera, Svezia, Giappone, Taiwan, Argentina e Cile. La maggior parte degli spettacoli s’ispira in qualche modo all’opera di
Solovki
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LUNEDÌ 31 MAGGIO 2010
ANASTASSIA FOMINSKAYA
PHOTOXPRESS
Iran
Sport
Da quando è trapelata una nota degli Interni che esortava a stringere rapporti più cordiali con l’Occidente, i commentatori si domandano se in politica estera non si stia profilando un significativo cambiamento di rotta. C’è chi ha tentato di strappare al presidente Dmitri Medvedev una risposta. «I fatti accaduti negli anni ’90 in Europa, nel vicino Oriente, nel Caucaso e in altre parti del mondo, dimostrano che, purtroppo, nessun blocco è in grado di garantire pace, prosperità né un livello adeguato di sicurezza. Esiste perciò la necessità di pensare ad altre entità che possano risultare efficaci al di fuori dei blocchi», ha detto Medvedev incalzato da un giornalista del quotidiano russo “Izvestia” alla vigilia del Giorno della Vittoria. Sottolineando la comune insidia rappresentata dai «Paesi che inseguono armi nucleari e intimidiscono il mondo
con la minaccia atomica», il Presidente ha parlato della necessità di «raggiungere degli accordi con i principali alleati» e ribadito la sua idea di un «nuovo Trattato sulla sicurezza europea» avanzata già qualche anno fa. «Indubbiamente, se avessimo avuto delle efficaci istituzioni per la sicurezza europea, avremmo potuto evitare i fatti dell’agosto 2008», ha detto riferendosi alla guerra con la Georgia.
“Bisogna pensare ad altre entità che possano risultare efficaci al di fuori della logica dei blocchi” Medvedev ha poi tracciato un netto distinguo tra la sconfitta del nazifascismo di 65 anni fa e l’allora comandante supremo dell’esercito sovietico Josef Stalin. «È stato il nostro popolo a vincere la guerra, non Stalin. Il popolo ha compiuto sacrifici enormi e molti hanno pagato la vittoria con la propria vita».
Il testo completo dell’intervista su www.it.rbth.ru
Dipendenze La strategia americana in Afghanistan ha provocato un aumento dei tossicodipendenti in Russia
La lotta alla droga deve partire da Kabul Una dose per due euro: l’eroina proveniente dai campi di papavero afgani offre in Russia una via di fuga più economica di una bottiglia di vodka. ANNA NEMTSOVA
Sveta Makhnenko ricorda vagamente di essersi ritrovata a terra, con il naso rotto e gli arti paralizzati, mentre da ogni singolo muscolo del suo corpo emaciato si spandeva un dolore intollerabile. Stava lentamente riprendendo conoscenza, mentre un’infermiera diceva: «Questa qui muore entro domattina». «Avevo proprio toccato il fondo. Non sarei potuta cadere più in basso», racconta Sveta, 42 anni, ex insegnante di storia oggi ricoverata presso il centro di ri-
MIKHAIL GALUSTOV
SPECIALE PER RUSSIA OGGI
Fumatori di hashish a Kandahar, nel Sud dell’Afghanistan. È dal confine meridionale afgano che la droga arriva in Russia
abilitazione “Exit” di Nizhny Novgorod. In 10 anni l’eroina l’aveva trasformata da una donna sofisticata nota per la sua mente vivace e il suo buon
gusto nell’ombra di se stessa tutta pelle e ossa. «Avevo perso i denti, perso gli amici, venduto il mio appartamento. Ero finita», ricorda. Eppure è soprav-
vissuta. Non hanno avuto la sua stessa fortuna le 30mile persone che solo scorso anno sono morte per un’overdose di eroina in Russia, a cui le autorità sommano altri 100mila decessi per droga. Venti anni fa l’eroina era considerata un vizio esotico, un flagello dell’Occidente. Nelle città a uccidere erano la vodka e l’alcolismo patologico. Oggi, invece, le strade dei quartieri più periferici sono coperte di siringhe e in alcune stazioni è impossibile aspettare il treno senza che qualcuno ti offra una dose per due euro. L’eroina offre una via di fuga addirittura più economica di una bottiglia di vodka. La dose che quasi uccise Sveta non era che un grammo delle 70 tonnellate di eroina che ogni
anno si riversano in Russia dai campi di papaveri dell’Afghanistan. Piccoli involucri di plastica pieni di polvere bianca attraversano l’Asia centrale nascosti in abiti o in borse disseminando lungo il loro camm i n o d o l o re , m a l a tt i a e morte. «Il traffico di droga afgana è come uno tsunami che si riversa costantemente sulla Russia. Ci stiamo affogando dentro», afferma Victor Ivanov, direttore del Servizio federale russo per il controllo degli stupefacenti. «Se vogliamo far sì che la Russia non sia più il principale consumatore mondiale di eroina afgana, dobbiamo combattere il problema alla radice». SEGUE A PAGINA 3
SUL PROSSIMO NUMERO L’arte russa dopo Kandinsky
VINOGRADOV&DUBOSARSKY
Chi ha preso il posto di Kandinsky, Malevich e Chagall ai nostri giorni? Dopo decenni di clandestinità a causa della censura sovietica, tornano in mostra anche opere provocatorie. Come quelle di Oleg Kulik, noto principalmente per le performance da “uomo-cane” degli Anni ’90 nelle quali andava in giro per il mondo nudo o scappava da un guinzaglio.