LR_Giugno_2011

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www.russiaoggi.it LUNEDÌ 27 GIUGNO 2011

Sport

Economia

Le due anime di Ivan Zaytsev, passaporto russo e titolare della Nazionale italiana di volley

Dal primo luglio terminerà il blocco all’export di grano. E la Federazione tornerà a fornire i mercati occidentali

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PAG. 5 ITAR-TASS

L’inserto è preparato e pubblicato da Rossiyskaya Gazeta (Russia) e non coinvolge le strutture giornalistiche ed editoriali di e

Inserto distribuito con The NYT International Weekly

SUL NOSTRO SITO RUSSIAOGGI.IT

Migranti, odissea senza fine

Le foto estreme di Irina Daletskaja Irina Daletskaja, fotografa, ha trascorso 25 anni nel nord della Russia, nella vasta e selvaggia penisola di Kamchatka, regno incontaminato di salmone e caviale. La fotoreporter si schernisce quando racconta di non essere stata lei a scegliere quei paesaggi estremi, ma di essere stata scelta per rappresentarli al meglio agli occhi degli umani. La sua vita professionale e le sue opere, tra i vulcani sempre attivi e la natura più incontaminata, sono tutte da scoprire sul sito www.russiaoggi.it. Dove è possibile osservare una galleria fotografica mozzafiato.

La maggior parte degli immigranti proviene dalle ex repubbliche sovietiche. E lavorano in prevalenza nei mercati

La difficile vita dei migranti che arrivano dall’Est, in prevalenza dai Paesi che un tempo facevano parte dell’Unione Sovietica. Un reportage esclusivo dell’in-

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Svolta green per l’energia Si punta sulle rinnovabili

SU QUESTO NUMERO Visti, nuovi accordi con l’Ue Dopo una serie di incontri bilaterali, altro passo in avanti della legislazione russa verso l’abolizione dei visti per gli europei che arrivano nella Federazione. Una misura fortemente voluta dal presidente Dmitri Medvedev con l’obiettivo di rafforzare le relazioni commerciali tra le due aree. SERVIZIO A PAGINA 2

L’aviazione cerca partner stranieri

Se la crisi economica colpisce il mercato dei cartoni animati Proprio in contemporanea con le celebrazioni per i 75 anni di vita, la Sojuzmultfilm rischia di chiudere i battenti, soffocata com’è da una situazione finanziaria difficile da sostenere. Il grido di allarme arriva dai disegnatori della storica casa produttrice di cartoni animati russi, da poco rinominata Unione degli archivi cinematografici statali, casa madre del coccodrillo Ghena e di Cheburashka, l’animaletto di fantasia diventato simbolo della squadra russa alle Olimpiadi di Atene nel 2004. Forte di un monopolio che nel

tempo le ha garantito uno straordinario successo, la casa di produzione ha dato i natali anche alle nuove versioni di molti classici, da Winnie the Pooh a Mowgli, tutti rigorosamente riarrangiati in chiave russa. In totale, si contano quasi 1.500 film realizzati o riadattati, con un know-how sviluppato dalle matite di oltre 200 artisti della Federazione. A questo punto l’unica speranza è che arrivi un imprenditore disposto a investire per il rilancio. SERVIZIO A PAGINE 10-11

Nei prossimi anni è prevista la realizzazione di numerosi parchi eolici

Il taglio degli incentivi pubblici nel mercato interno potrebbe spingere molti operatori attivi nel campo delle rinnovabili a puntare con decisione sulla Russia. Secondo un recente rapporto dell’Oir (Osservatorio internazionale sull’industria e la finanza delle rinnovabili), la Federazione russa - storicamente concentrata su petrolio e gas si sta ora aprendo alle energie alternative. Attualmente il con-

tributo delle rinnovabili sulla produzione totale di energia conta meno dell’1%. Ma, nei piani del governo, nel 2020 questa quota dovrà essere decuplicata. La politica di incentivi messa in atto per favorire gli investimenti nelle tecnologie verdi dovrebbe portare il mercato russo a valere cinque miliardi di euro nel giro di nove anni. Buona parte degli investimenti, ritengono gli analisti del

settore, potrebbe arrivare dagli operatori internazionali. Soprattutto se le autorità del Paese daranno seguito alle promesse fatte negli ultimi mesi riguardanti una riforma radicale capace di abbattere il peso della burocrazia, avvertita dalle multinazionali europee come uno dei principali freni all’investimento nella Federazione.

I vertici dell’industria aeronautica vogliono tornare a posizioni di leadership. E per questo hanno messo in campo investimenti miliardari. La novità rispetto al passato è nel maggior grado di apertura ai partner stranieri, in particolare quelli europei.

SERVIZIO A PAGINE 4-5

SERVIZI A PAGINE 6-7

Uno degli studi della Sojuzmultfilm


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Politica

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Burocrazia Le due delegazioni hanno raggiunto un’intesa preliminare sui punti principali. Attesa una spinta alle relazioni commerciali

Visti, ecco i nuovi accordi con l’Ue I diplomatici hanno trovato un punto comune su una serie di passi da compiere nei prossimi mesi. Il traguardo della libera circolazione diventa sempre più vicino.

L’ESPERTO

Verso il crollo della “cortina di carta”

Come in passato non aveva retto la “cortina di ferro” tra i due schieramenti, così fatalmente è destinata a venir meno anche la “cortina di carta” che l’Europa aveva eretto all’indomani della caduta del muro di Berlino per garantire la sicurezza dei propri confini. Dal 1991 a oggi il contesto in cui si innestano i rapporti tra Ue e Russia è profondamente mutato: il volume degli spostamenti dei cittadini è in aumento, e le relazioni economiche e culturali si sono progressivamente raf-

forzate. Nel nuovo scenario che si è venuto a creare, la liberalizzazione del regime dei visti tra Ue e Russia non rappresenta più una minaccia per l’Europa, bensì un ulteriore passo nel cammino verso la promozione dell’integrazione e della cooperazione economica e commerciale. Dalla prospettata abolizione del regime dei visti e della registrazione potranno sicuramente trarre vantaggio le imprese europee (ed in particolare le Pmi), che potranno contare su una riduzione delle formalità e dei costi connessi a tali procedure. Nessun timore deve invece suscitare il richiamo ai pericoli per la sicurezza dello

spazio europeo, visto che - in caso di rimozione del sistema dei visti - i controlli verrebbero svolti alla frontiera, e non più in via preventiva dalle autorità consolari dei singoli Stati. Pertanto, nessun viaggiatore entrerebbe in un Paese europeo senza aver prima superato i necessari controlli. La questione, dunque, non consiste più nel determinare se sia possibile abolire il regime dei visti tra Ue e Russia, quanto piuttosto nel rimuovere tale sistema nel modo più rapido ed efficiente.

Manservizi ha spiegato che la lista delle mosse comuni copre quattro aspetti. Il primo concerne il passaporto e le caratteristiche di sicurezza id, con particolare riguardo per i documenti biometrici e per la capacità di costruzione dei chip utilizzati dagli scanner di lettura alle frontiere. Il secondo aspetto riguarda il modo di combattere l’immigrazione illegale, e sottolinea la

necessità di un approccio comune per la protezione delle frontiere e di controlli congiunti sulla circolazione lungo i confini. Il terzo punto riguarda il coordinamento della sicurezza. Per finire, il quarto punto prevede l’attuazione di una politica anti-discriminazione in grado di fornire ai cittadini accesso totale ai documenti di cui necessitano per viaggiare, così

come il diritto alla libera circolazione all’interno del Paese in cui si trovano a vivere. L’intento di questa misura è semplificare le procedure interne di registrazione della Russia, che oggi sollevano molti interrogativi nell’Ue. Il documento verrà reso pubblico nel momento della firma sull’accordo. Che, a questo punto, sembra davvero a portata di mano.

Armando Ambrosio

VLADIMIR SOLOVIEV

AP

RIVISTA KOMMERSANT

Dmitri Medvedev accoglie gli inviati dell’Ue

LA CITAZIONE

Stefano Manservizi DIRETTORE DEGLI AFFARI INTERNI DELLA COMMISSIONE EUROPEA

''

Passa per l’abolizione dei visti la strada per rendere più stretti i rapporti di business (e non solo) tra Unione europea e Russia. I diplomatici russi ed europei hanno concordato una serie di passi comuni per arrivare in tempi brevi a quello che gli analisti definiscono già come un accordo storico. Il negoziatore Ue Stefano Manservizi, direttore degli Affari interni della Commissione europea, ha detto di sentirsi soddisfatto dei progressi raggiunti, perché le parti hanno trovato «molti punti in comune». VladimirVoronkov, direttore del Dipartimento cooperazione europea presso il ministero degli Esteri russo, ha detto che la lista necessita ancora di una messa a punto «per essere accettabile sia per la Federazione russa che per l’Unione europea. Si tratta di un documento rivoluzionario. L’Ue e la Federazione russa agiscono su un piano di totale parità visto che a loro spetta sviluppare questi passi e il futuro accordo per l’abolizione definitiva dei visti».

Un regime senza visti implica la libertà di movimento, cosa che potrebbe incentivare le attività illecite dei criminali, come riciclaggio di denaro o traffico di droga e di armi”

IL NUMER0

AVVOCATO

2

CURIOSITÀ

in milioni, sono i visti rilasciati dalla Russia, nel 2010, ai cittadini dell’Ue

1

La procedura stabilisce che chi ospita degli stranieri debba presentare una copia del loro passaporto, una comunicazione del loro arrivo, e la loro carta di immigrazione

L’autore è partner e responsabile area Csi per Nctm Studio Legale Associato

2

Il territorio a cui l’accordo si applicherà è un altro problema. Infatti, non tutti i membri dell’Ue hanno aderito a Schengen, che, d’altro canto, include anche paesi che sono al di fuori della Ue

Il processo I due autori dell’omicidio, una coppia di nazionalisti, hanno accolto il verdetto della giuria con un sorriso beffardo

TINO KÜNZEL RUSSIA OGGI

Lui ha 30 anni, lei 25. La giovane coppia si tiene per mano e sorride. Nikita Tikhonov e Evgenia Chassis lo fanno anche l’ultimo giorno del processo presso il tribunale cittadino di Mosca, quando dopo soli due mesi viene emessa la sentenza per uno degli omicidi che ha più scosso l’opinione pubblica russa. Tikhonov viene condannato all’ergastolo per il duplice omicidio dell’avvocato Stanislav Markelov e della giornalista Anastasia Baburova, mentre Chassis dovrà scontare la pena della reclusione a 18 anni per concorso in omicidio. Gli aggressori provengono da ambienti di estrema destra. Secondo la sentenza, avrebbero agito per odio, nella consapevolezza della «propria superiorità», come è riportato nel dispositivo della sentenza.

Tikhonov e Chassis negano di aver preso parte al delitto. Markelov e Baburova erano stati uccisi a colpi di arma da fuoco nel pomeriggio del 19 gennaio 2009 nel centro di Mosca. Secondo gli inquirenti, Chassis aveva spiato le vittime per dare un segnale a Tikhonov appena avessero raggiunto il marciapiede.Tikhonov a sua volta ha steso Markelov a terra con due spari all’occipite. Baburova, che apparentemente aveva provato a fermare il tiratore, è stata colpita in viso ed è morta per le gravi ferite. Stanislav Markelov aveva ripetutamente fatto causa ad ambienti influenti in Russia, fra l’altro anche nella Repubblica federata cecena. È per questo che i media e le organizzazioni per la salvaguardia dei diritti umani ipotizzavano un atto di vendetta. Tuttavia le autorità hanno seguito dall’inizio anche un’altra pista che porta nel sottobosco nazionalista, perché nel 2006 Markelov aveva difeso la madre di un antifascista assassinato. Anche Tikhonov apparteneva alla rosa dei sospettati. Era l’editore della rivista“Forma Russa”,dalla quale in seguito era

L’omicidio della giornalista Anastasia Baburova e dell’avvocato Stanislav Markelov ha spinto i cittadini a scendere in piazza

ITAR-TASS

Ergastolo per lui, 18 anni di carcere per lei. Si è concluso dopo soli due mesi il procedimento per uno dei fatti di cronaca nera che più ha scosso l’opinione pubblica.

AP

Sentenze severe per i killer della giornalista Baburova

Gli assassini: Evgenia Chassis, 25 anni, e il compagno Nikita Tikhonov, 30 anni, non hanno mostrato il minimo segno di pentimento

nata un’organizzazione di destra. Ormai in clandestinità, viveva di commercio illegale di armi. Insieme alla compagna Chassis era stato seguito per sei mesi dai servizi segreti, fino all’ottobre 2009, quando le forze dell’ordine sono intervenute arrestando i due nella propria abitazione. La successiva perquisizione ha permesso di rinvenire l’arma del delitto. Membri appartenenti all’ambiente di destra avevano indicato Tikhonov come un probabile autore del delitto, una tesi rafforzata da diverse testimonianze. A quel punto l’uomo ha deciso di confessare, salvo poi affermare che la dichiarazione gli era stata estorta sotto minaccia. Il movente del reato è da cercare nella radicalizzazione di alcuni ambienti di estrema destra. Ultimamente le loro guide intellettuali hanno chiesto un cambio strategia: «È finito il tempo dei pogrom, dobbiamo mirare esplicitamente a bersagli importanti», recita un pamphlet al quale ha collaborato anche Tikhonov, che successivamente ha messo in atto la sua tesi violenta.

IL COMMENTO

La condanna è un precedente Lyudmila Alekseeva POLITOLOGO

La sentenza di condanna emessa dal tribunale contro i nazionalisti coinvolti nel processo per l’assassinio di Stanislav Markelov e Anastasia Baburova costituirà un precedente. I nazionalisti violenti in genere sono mossi da motivazione razziali, mentre questa volta hanno aggredito due persone di etnia slava. Qualcosa sta cambiando: l’assassinio dell’avvocato e della giornalista ha suscitato una forte condanna popolare ed è stato stigmatizzato dai cittadini, oltre che dai giornalisti. Il potere sta diventando un po’ più cauto, grazie alla presa di posizione della società civile. L’autrice è membro della Commissione nazionale per i diritti dell’uomo


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Alcune immagini di migranti durante il viaggio in treno da Mosca a Dushanbe

242 mila

MARINA MAKOVETSKAYA

Reportage In treno con gli immigrati che lasciano la capitale per tornare in patria

Cento ore di viaggio l’odissea verso casa

RIA-NOVOSTI

Finlandia

175 mila

163 mila Lituania

Cina

Le storie di chi ha accumulato qualche risparmio e ora torna in famiglia. Un intreccio di racconti nelle cinque giornate di viaggio da Mosca a Dushanbe.

Quali sono gli impieghi dei migranti

STEFANIA ZINI RUSSIA OGGI

Da dove provengono gli immigrati presenti nella Federazione (escludendo ex repubbliche sovietiche)

Le città della Federazione rappresentano una speranza per salvarsi dalla povertà k m e n i s t a n , r i e n t r a re i n Uzbekhistan, per poi finalmente raggiungere il Tagikistan. Deve superare ben dieci confini, ma tra i racconti il tempo passa velocemente. Anche le poche donne presenti nel vagone si uniscono alla chiacchierata. Con l’avvicinarsi della meta Dghuma e Ghena si fanno più sicuri e loquaci. Le paure, i divieti della loro esistenza mo-

I dati In milioni, provenienti dall’Est, arrivano ogni anno nei grandi centri

I NUMERI

La difficile strada dell’integrazione

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Dalle strade ai mercati e ai grattacieli d’acciaio, gli immigrati dell’Asia centrale aiutano i centri urbani russi a crescere, ma devono scontrarsi con ostilità e aperta xenofobia. GALINA MASTEROVA RUSSIA OGGI

Salite su un qualsiasi taxi moscovita: le probabilità che il tassista sia un giovane proveniente dall’Asia centrale, quasi sicuramente un moldavo appena arrivato in città e che necessita del vostro stesso aiuto per guidarvi fino alla piazza Rossa, sono altissime. Dalle ex repubbliche sovietiche, i migranti senza necessità di visto si sono precipitati in Russia a milioni alla ricerca di un lavoro, e le aziende locali sono state pronte a sfruttarne la manodopera a basso prezzo. Il Servizio federale per la migrazione (Fms) calcola che solo nei primi mesi di quest’anno gli stranieri entrati regolarmente nel Paese per lavorare sono 1,7 milioni, un dato che va quanto meno triplicato se si includono gli irregolari. I nuovi immigra-

ti spalano la neve, raccolgono i rifiuti e lavorano alla costruzione dei grattacieli. Bakhyd Asilbekulu ha 21 anni, è arrivato dal Kirghizistan e lavora come uomo delle pulizie in un mercato di Mosca per 15mila rubli (meno di 400 euro) al mese. Condivide una stanza di un ostello con una decina di suoi concittadini e a dicembre vorrebbe tornare a salutare i parenti per una settimana, ma non lo farà per non disperdere i piccoli risparmi accumulati finora.

L’emigrazione dalle ex repubbliche sovietiche, e in particolar modo dall’Asia centrale, è motivata dalla povertà, dal fascino che ha la Russia in piena espansione, dalla domanda di manodopera soprattutto nelle grandi città. Così il trend è destinato a proseguire negli anni a venire. Entro il 2030 l’economia russa avrà bisogno di almeno altri 30 milioni di immigrati secondo Vyacheslav Postavnin, ex vicedirettore del Servizio federale

ITAR-TASS

Piazza Komsomolskaya, a Mosca, è sempre affollata di gente. Alcuni la chiamano piazza delle tre stazioni per la presenza di tre scali che collegano mezza Russia. La sala d’attesa è affollata da volti con la carnagione scura. Piccoli gruppi di uomini curano i propri bagagli: valigie logore, gigantesche borse di plastica, scatoloni con televisori enormi. Sono kazakhi, uzbeki, ma soprattutto tagiki che aspettano la partenza del leggendario treno numero 320 con rotta Mosca-Dushanbe. I lavoratori stranieri tornano a casa, assaporando già i gusti e gli odori della terra natale. Dove e come vivono a casa loro, chi sono le donne che li aspettano con devozione per lunghi mesi, in Russia interessa a pochi. In pochi hanno voglia di chiedersi cosa porti tante persone a lasciare tutto per una vita da braccianti. Non è un segreto che la maggior parte di loro si trova in Russia illegalmente, senza permesso di soggiorno e, per evitare di essere braccato dalla polizia, esce raramente dalla recinzione del cantiere, della dacia o della fabbrica dove ha avuto la fortuna di trovare lavoro. E non tutti, arrivati a Mosca, il lavoro lo trovano. Chi non ha fortuna può sempre recarsi sullo Yaroslavskoe Shosse, appena oltre la tangenziale moscovita. È qui il punto di ritrovo degli immigranti in cerca di lavoro, che seduti a bordo strada aspettano una buona occasione. Anche se questa generalmente non va oltre l’equivalente di 500 euro al mese. Il viaggio Mosca-Dushanbe dura ben 100 ore, più di 4 giorni. Inutile contare quanto tempo manca per l’arrivo. Il corridoio della carrozza è affollato e rumoroso.Tutti si affannano, sistemano i propri lettini, stendono materassi e lenzuola. Il vagone si trasforma ben presto in una grande famiglia. Dghuma, che tradotto dall’arabo significa venerdi, e Gandghalaj, in russo più semplicemente Ghena, conversano come se si

conoscessero da una vita, anche se in realtà si sono visti per la prima volta solo sulla banchina. Con le loro storie e barzellette riempiono le lunghe ore di viaggio, diventando guide preziose lungo i sentieri tortuosi dell’animo tagiko. Sono capitati a Mosca con lo stesso fine: guadagnare per sostentare le proprie famiglie numerose. Dghuma ha 43 anni e, dopo la morte del padre, è diventato capofamiglia. A Dushanbe è atteso dall’anziana madre, la moglie, tre figli, cinque fratelli e quattro sorelle. Dal vagone-ristorante, la cameriera porta un grande piatto fumante. Al banchetto improvvisato si mettono in comune provviste: panini, acqua minerale e, inaspettatamente, anche del cognac. Il treno deve attraversare quattro Stati: la Russia, il Kazakhstan, l’Uzbekhistan, il Tur-

scovita si allontanano. Dghuma racconta che per due anni ha lavorato presso una pelletteria di Mosca, facendo di tutto e acquistando così il rispetto del personale della fabbrica, dalle sarte ai capi. Il suo motto è «essere sempre disponibile, non risparmiarsi e fare sempre di più e più velocemente di quanto richiesto». Ama il suo lavoro e non si lamenta. Nemmeno una parola sulle difficoltà che comporta la sua posizione di immigrato clandestino. A riposare, quando è a Mosca, non ci pensa. La sua preoccupazione è di guadagnare il più possibile, sfruttando tutte le occasioni per arrotondare lo stipendio base, tanto da arrivare a una media di 800 euro al mese. Ghena, invece, ha avuto meno fortuna con il lavoro. Il titolare del cantiere moscovita presso cui lavora non gli ha pagato gli ultimi sei mesi e lui ha dovuto fermarsi nella capitale un anno in più del previsto. All’alba del quinto giorno di viaggio, a poche ore dall’arrivo, i racconti della vita da immigranti lasciano il posto ai progetti futuri. L’argomento più dibattuto è cosa fare come prima cosa una volta arrivati a casa. Ovviamente dopo un po’ di meritato riposo e molti festeggiamenti in famiglia.

Alcuni operai stranieri al lavoro in un cantiere edile

per la migrazione e presidente del Migration XXI Century Fund, un gruppo di attivisti. «Se non ci fossero gli immigrati, ogni metro quadro di proprietà immobiliare costerebbe il triplo e le strade il doppio» ha spiegato Postavnin in una conferenza stampa organizzata nelle scorse settimane. «Il 10% del Pil è generato da immigrati». Gli stessi, fanno figli in misura maggiore rispetto ai russi, consentendo così alla Federazione di limitare la perdita di abitanti (ai ritmi attuali, i 143 milioni di abitanti del 2010 dovrebbero scendere a quota 90 milioni nel 2050). Il Fms ha annunciato all’inizio di quest’anno un piano per alleggerire il processo di immigrazione, aumentare il numero dei residenti regolari e rendere più facile la concessione della cittadinanza, anche attraverso una dura lotta alla corruzione. Di pari passo, tuttavia, occorre lavorare sui processi di integrazione, contrastando duramente i fenomeni di xenofobia ed evitando che si creino muri tra vecchi e nuovi cittadini.

milioni di migranti sono arrivati in Russia negli anni Novanta, il periodo caratterizzato dai maggiori spostamenti

16 milioni di immigrati vivono attualmente in Russia. La maggior parte di loro arriva dalle ex repubbliche sovietiche

30% del Pil generato all’interno di Tagikistan, Kirghizistan e Moldova è prodotto da chi ritorna dalla Russia

500 euro al mese è la retribuzione media (spesso in nero) per i lavori manuali che svolgono a Mosca o San Pietroburgo


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Sviluppo dello scenario energetico nazionale secondo l’Eriras*

FONTI RINNOVABILI L’OBIETTIVO DELLA FEDERAZIONE È AUMENTARE LA PRODUZIONE DALL’1 AL 10% ENTRO IL 2020

Periodo

2010

2011

2012

2013

2014

2015

2020

2025

2030

Offerta di energia (Mtoe)

666.2

674.4

680.6

688.3

696.4

705.9

768.6

825.6

880.3

Quota di rinnovabili (Mtoe)

20.2

19.7

20.1

20.5

21.5

22.2

27.9

36.8

47.8

*ISTITUTO DI RICERCA SULL’ENERGIA DELL’ACCADEMIA RUSSA DELLE SCIENZE

Il governo russo si è dato obiettivi ambiziosi per il 2030, con la previsione di moltiplicare la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. In questo senso, spiegano i ricercatori dell’Oir, un contributo fondamentale potrà arrivare dalle competenze delle aziende italiane, attive da molti anni in questo settore

ENERGIA GREEN, UN MERCATO DA CINQUE MILIARDI L’eolico, l’idroelettrico e le biomasse sono i settori con le maggiori potenzialità di sviluppo nei prossimi anni. Più indietro, per ragioni climatiche, il fotovoltaico.

Le capacità di riserva regione per regione

SIBILLA DI PALMA

La Russia potrebbe essere la nuova frontiera per le aziende italiane che operano nel settore delle fonti rinnovabili e che in patria si trovano a fare i conti con la riduzione degli incentivi pubblici. Infatti, la politica energetica della Federazione, storicamente focalizzata su petrolio e gas, si sta ora aprendo anche alle energie alternative. Attualmente il contributo delle rinnovabili sulla produzione totale di energia conta meno dell’1%. Ma, nei piani del governo, nel 2020 questa quota dovrà essere decuplicata. La politica di incentivi messa in atto per favorire gli investimenti nelle tecnologie verdi dovrebbe portare il mercato russo a valere cinque miliardi di euro al 2020. Sono dati che si ricavano da un recente report dell’Oir (Osservatorio internazionale sull’industria e la finanza delle rinnovabili), guidato da Andrea Gilardoni, docente dell’università Bocconi. A cambiare l’approccio di Mosca è stato in primo luogo il mix di due fattori: da un lato la pressione che la comunità internazionale sta facendo nei confronti degli Stati a più alto tasso di inquinamento per costringerli ad assumere un atteggiamento più virtuoso; dall’altro lo snellimento delle regolamentazioni interne che fino ad oggi avevano bloccato lo sviluppo del green in Russia, anche a causa di una burocrazia soffocante. Lo studio dell’Oir indica che le maggiori opportunità di sviluppo riguardano l’eolico, il piccolo idroelettrico e le biomasse, mentre il fotovoltaico resta indietro per la ridotta esposizione solare del Paese (su questo fronte l’Italia continua a essere il mercato con le maggiori potenzialità nelVecchio Continente, grazie al combinato disposto tra condizioni climatiche e incentivi generosi). Ad oggi i parchi eolici russi generano meno di 1 Twh l’anno, ma l’obiettivo del governo è raggiungere 17,5 Twh nel 2020, aprendo un mercato del valore

Le aree della Federazione russa con la più bassa capacità di riserva energetica (che quindi presentano i maggiori rischi sul fronte del deficit) sono: tutto il Nord Ovest della Russia (San Pietroburgo, Arkhangelsk), la regione del Volga, gli Urali, la regione di Tomsk, Altay, il territorio di Khabarovsk

Il peso delle fonti, consuntivo 2008 e stima al 2030

Oggi l’energia prodotta dalle fonti rinnovabili contribuisce appena per lo 0,3% del totale dell’energia elettrica prodotta

di oltre due miliardi di euro l’anno. L’idroelettrico è, invece, la principale tecnologia rinnovabile in Russia. Storicamente gli sforzi maggiori sono stati concentrati sugli impianti di grosse dimensioni; ora si tende, invece, a dare un’importanza crescente anche alle piccole centrali distribuite sul territorio. L’obiettivo del governo è passare dall’attuale produzione di circa 3 Twh a 20 Twh nel 2020. Il potenziale dal punto di vista economico ammonta a oltre un miliardo di euro. Novità anche sul fronte delle biomasse, visto che nel Paese viene prodotta un’ingente quantità di rifiuti agroforestali. Attualmente la generazione elettrica da questa fonte ammonta a circa 13 Twh, che dovrebbe passare a 34 Twh nel 2020, con un fatturato intorno al miliardo. Infine, sottolinea il report, per quanto riguarda il geotermico, le regioni del Nord Caucaso, Siberia occidentale, Lago Baikal, Kamchatka e delle isole Kuril presentano un ampio potenziale, in grado di far decuplicare la produzione, oggi ferma a 0,5 Twh, portando il giro d’affari oltre quota 500 milioni di euro.

ALAMY/LEGION MEDIA

RUSSIA OGGI

Il settore delle fonti non inquinanti in Russia è atteso a un decollo nei prossimi anni

Il punto debole è l’industria, che risulta quasi completamente priva di tecnologia e di know-how L’Italia è uno storico partner commerciale russo, soprattutto in campo energetico, e potrebbe sfruttare questa posizione di rilievo per entrare anche nel mercato delle fonti alter-

native, dove l’industria russa risulta quasi totalmente priva di tecnologia e know-how. Punti forti del Belpaese sono, ad esempio, l’industria delle biomasse e la capacità di valorizzare i rifiuti organici. Ma l’Italia, sottolinea il report, non sta a guardare neppure nel settore eolico, dove può contare su capacità ingegneristiche di alto livello. Nell’idroelettrico, infine, le nostre aziende possono vantare una leadership

IL COMMENTO DELL’ESPERTO

Il Paese è avviato su un percorso virtuoso Marco Carta RICERCATORE

Superato l’iniziale scetticismo, la risposta si delinea più chiaramente: la Russia intende diventare una grande potenza globale. E per esserlo non basta un’economia so-

stenuta dagli ingenti flussi di cassa derivanti dallo sfruttamento delle risorse naturali. Un sistema di questo tipo fa spesso “adagiare sugli allori”, alimentando inefficienze che si ripercuotono su tutti i settori. Al contrario, la scarsità di risorse ha spinto molti Paesi alla ricerca dell’efficienza e ciò si tra-

un Paese con un altisLa Russia è vista come e. È possibile lavorare simo livello di corruzion are tangenti? pag za sen in Russia

www.russiaoggi.it/lettere

editore@russiaoggi.it

globale nella costruzione delle infrastrutture idrauliche, con esperienze in tutte le tipologie di impianto e in differenti condizioni di lavoro. Un primo passo in avanti sul fronte della collaborazione tra i due Paesi è stato fatto con il recente accordo italo-russo sulle energie rinnovabili. Il documento prevede la possibilità di sviluppare progetti congiunti e programmi nell’ambito delle fonti alternative di ener-

smette sulla competitività del loro sistema produttivo: il caso forse più emblematico è rappresentato dal Giappone. La sfida per la Russia è seguire il modello di sviluppo di quei Paesi che, pur avendo ingenti risorse, le hanno sfruttate in modo proficuo e hanno usato i flussi di cassa da


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Una panoramica globale dell’efficienza energetica Il tema è molto caldo in Russia, nonostante il Paese sia un grande produttore ed esportatore di energia. Infatti, l’efficienza è considerata una chiave cruciale per affrontare il tema della progressiva riduzione delle fonti fossili prevista per i prossimi anni e per consentire al sistema produttivo di recuperare margini dopo la crisi. Così, nella Federazione sono già da tempo presenti sussidi finanziari diretti, previsti dal governo, per spingere l’industria e i consumatori a privilegiare l’efficienza nei consumi, anche relativi alle abitudini quotidiane

ALAMY/LEGION MEDIA (3)

Le fonti alternative

Idroelettrico Già oggi è la principale fonte rinnovabile. Si punta a incrementare la produzione dagli attuali 3 a 20 Twh nel 2020

REUTERS/VOSTOCK-PHOTO

Eolico Oggi i parchi eolici russi generano meno di 1 Twh all’anno, ma l’obiettivo del governo è raggiungere 17,5 Twh nel 2020

Biomasse A oggi la generazione elettrica da biomasse ammonta a circa 13 Twh, che dovrebbe raggiungere i 34 Twh nel 2020

Geotermico La produzione attuale, di circa 0,5 Twh, dovrebbe ancora svilupparsi e crescere di dieci volte

05

Materie prime Il costo di pane e pasta dovrebbe scendere

Da luglio termina il blocco il grano russo torna in Europa L’embargo all’export durava da agosto, in seguito ai violenti incendi sviluppatisi nella Federazione. La decisione delle autorità puntava a scongiurare una situazione di insufficienza per i consumi interni. NIKITA DULNEV RUSSIA OGGI

La Russia ha rinunciato alle misure protezionistiche sul grano: dal 1° luglio sarà revocato il divieto di esportazioni che è rimasto in vigore per quasi un anno, contribuendo a far crescere i prezzi della materia prima sui mercati internazionali. L’embargo era stato introdotto ad agosto, in seguito ai violenti incendi e alla siccità che avevano causato una riduzione del raccolto, mettendo a rischio l’equilibrio tra produzione e consumi interni. Una situazione potenzialmente pericolosa sul fronte della stabilità sociale. Non è detto, tuttavia, che nuovi incendi non si sviluppino nei prossimi mesi, per cui l’allerta resta alta. Per evitare nuove situazioni di pericolo sul versante interno, alcuni economisti hanno proposto di introdurre un dazio sulle esportazioni. L’iniziativa è stata appoggiata dal ministero per lo Sviluppo economico e dal ministero dell’Agricoltura. Il presidente della Banca Centrale è convinto, inoltre, che introdurre un dazio sia l’unico modo per frenare l’inflazione importata. «Le imposte doganali devono attenuare l’impatto del caro-prezzi che

inevitabilmente seguirà alla revoca del divieto», ha spiegato recentemente Sergey Ignatiev. I produttori e i consumatori stranieri attendono il ritorno del grano russo sul mercato internazionale, che dovrebbe raffreddare le quotazioni della commodity agricola. Un vantaggio in particolare per i grandi importatori come l’Italia, leader mondiale nella produzione di pasta (e grande consumatrice di pane), ma carente sul fronte della materia prima. Tuttavia, ci sono problemi strutturali che la produzione russa non può risolvere da sola. Secondo un recente studio realizzato dal Consiglio internazionale del grano, a partire dal prossimo anno si tornerà a una situazione di carenza del grano sul mercato, con la prospettiva di un progressivo peggioramento negli anni a venire. Conseguenza della domanda crescente da parte delle economie emergenti e del frequente verificarsi di eventi atmosferici estremi.

Analisti divisi sul provvedimento Al momento è difficile elaborare stime attendibili sulla portata del provvedimento. Il dipartimento di Stato Usa ha detto di attendersi per i prossimi dodici mesi un incremento del grano in circolazione nei mercati internazionali per circa 10 milioni di tonnellate. Più prudente si mostra l’analista Tim Hannagan della PfgBest di Chicago: «La Russia non immetterà sul mercato grandi volumi di cereali. L’anno scorso ha subito una vera calamità, perciò in ogni caso gran parte della produzione andrà al mercato interno».

Il grano è strategico per l’alimentazione di base nel mondo

IL NUMERO

2 milioni di tonnellate di grano duro arrivano ogni anno in Italia a coprire il 30% della produzione di pasta

STOCKFOOD/FOTODOM

IN BREVE

essi derivanti per la costruzione di un’economia efficiente, sostenibile e soprattutto competitiva. Quello del governo russo sembra essere un monito e una dichiarazione di intenti: la Federazione non sarà più unicamente il fornitore di gas all’Europa, ma molto di più. A questo proposito il sistema produttivo russo non parte certo da zero: competenze tecnologiche diffuse, centri di ricerca di eccellenza, un sistema produtti-

vo in cui spiccano grandi imprese con importanti dotazioni finanziarie. Occorre solo “svecchiare” tutto questo e per farlo la cooperazione con le Nazioni più avanzate è indispensabile. In questo scenario l’Italia, storico partner commerciale della Russia, può giocare un ruolo importante. Si tratta di un’occasione da non lasciarsi scappare in quanto i benefici sono molteplici per entrambe le parti.

SS ITAR-TA

Stretta contro le tangenti

La Russia resta tra i Paesi più promettenti nell’ambito delle economie emergenti, ma gli ultimi segnali indicano che è in atto una frenata della ripresa. L’indicazione emerge dall’ultimo rapporto curato da Raiffeisen Capital Management. In particolare, gli analisti sottolineano che un Paese esportatore come la Russia è penalizzato dal calo dei prezzi relativi ad alcune materie prime strategiche.

Nei giorni scorsi il Presidente Dmitri Medvedev ha ribadito l’impegno per contrastare la corruzione nel Paese. Ora arrivano i dati sul fenomeno delle mazzette, che nel 2010 sono arrivate a 164 miliardi di rubli, vale a dire oltre 4 miliardi di euro. Secondo le stime, la cifra spesa in media è di 5.285 rubli, circa 131 euro, per pagare insegnanti universitari, ammissione all’asilo e ufficiali dell’esercito per evitare la leva.

L’autore si occupa di ricerche e analisi nel settore energetico presso l’Osservatorio sulle Alleanze e Strategie nel mercato Pan-Europeo delle utilities

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ITAR-TASS

Per l’Italia si tratta di una grande opportunità di business, per la Russia di una spinta all’efficienza e alla produttività, per il mondo di puntare a un’economia più pulita e con un impatto minore sull’ambiente.

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Il calo dei prezzi frena la ripresa

Il commercio passa dalla Cina La Cina è diventata il partner commerciale più importante per la Federazione russa. Il risultato è stato reso noto da fonti del Cremlino pochi giorni prima della visita a Mosca da parte del leader cinese Hu Juntao. Nell’occasione la Export-Import Bank cinese e la russa EniGroup hanno firmato un accordo per finanziare progetti energetici in Siberia orientale, con un investimento stimato in oltre 4 miliardi di euro.

ITAR-TASS

I dati per tipo di fonte e il potenziale delle risorse

AP

gia, ma anche dell’efficienza e del risparmio energetico, sia nella Federazione russa, che in Italia, attraverso un costante scambio di informazioni. Inoltre è stato siglato un accordo che ha coinvolto i due governi e le due agenzie nazionali per la tecnologia e lo sviluppo sostenibile, vale a dire Enea e Rea, con l’obiettivo di cercare nuove soluzioni condivise anche sul fronte dell’efficienza nei consumi.


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RUSSIA OGGI WWW.RUSSIAOGGI.IT

Imprese e finanza

IN RILIEVO

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Il mercato del trasporto aereo in Russia è composto da tre grandi operatori: Aeroflot con circa il 15% del mercato, Yutair con una quota del 13%; infine Siberia airlines, he si ferma al 12,5%

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Aeroflot, la più importante compagnia aerea russa, nei prossimi mesi potrebbe vedere notevolmente potenziata la sua presenza nel mercato interno. Nel suo assetto confluiranno nuovi vettori

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I vettori dell’alleanza con AirUnion, ceduti da Russian Technologies, erano oppressi da debiti ingenti e lo stesso valeva per tutti gli altri vettori che avrebbero dovuto costituire la base del nuovo colosso aereo

INDUSTRIA AERONAUTICA MALGRADO UNA RIPRESA ECONOMICA CHE PROCEDE A RILENTO, I NUMERI DEL SETTORE SONO IN CONTINUA CRESCITA

L’AVIAZIONE PUNTA SU PARTNER STRANIERI La Federazione mira a riconquistare un ruolo di primo piano, ma la prospettiva si scontra con una serie di condizionamenti interni e con il quadro macroeconomico.

SuperJet 100, il primo aereo dell’era post sovietica

PAUL DUVERNET RUSSIA OGGI

Il Forum internazionale del trasporto aereo di Ulyanovsk ha messo in evidenza i significativi progressi compiuti dall’aviazione russa, facendo emergere al tempo stesso le difficoltà a cui questa va incontro, sottoposta com’è a pressioni di tipo economico, industriale e politico. L’immediato futuro dell’industria dell’aviazione è legato alle sorti del Sukhoi SuperJet 100 e del Tupolev Tu-204, due velivoli i cui destini appaiono per ora molto diversi. Il SuperJet, il primo aereo russo sviluppato interamente in epoca post sovietica e basato in gran parte su componenti di fabbricazione estera, ha raggiunto lo scorso anno un importante traguar-

I grandi operatori del settore non perdono l’ottimismo e annunciano nuovi investimenti

do, avendo completato con successo i suoi primi voli commerciali con la linea aerea Armavia. Mentre il Tu-204, decollato per la prima volta nel 1989 e molto simile al Boeing 757, ha finora avuto invece una vita travagliata, come dimostra il fatto

che in venti anni sono stati costruiti solo 69 modelli. Il Sukhoi SuperJet ormai compie regolarmente voli commerciali, e questo permette ai suoi potenziali acquirenti di verificarne sul campo funzionalità e resa. E se i dati che emergeran-

LA FRASE

no corrisponderanno a quelli forniti dall’azienda produttrice, nuove linee aeree potrebbero decidere di adottarlo. L’entusiasmo per il lancio del SuperJet è stato però appannato dai commenti rilasciati del ministro dei Trasporti Igor Levitin, il quale ha parlato di un potenziale indennizzo a cui l’Aeroflot (che con 30 ordini è il principale acquirente del velivolo) avrebbe diritto a causa dei ripetuti ritardi nelle consegne e, in particolare, perché il peso e l’efficienza energetica del SuperJet non corrisponderebbero a quanto in origine affermato dall’azienda produttrice. Secondo Maxim Pyadushkin, esperto di trasporto aereo, la posizione assunta da Aeroflot rende questo prodotto meno appetibile agli occhi dei potenziali acquirenti e rischia di causare inutili sprechi di denaro pubblico. Per quanto riguarda il Tu-204, pensato per voli di medio raggio e capace di trasportare duecentodieci passeggeri, la situazione appare decisamente meno incoraggiante. Si sperava che l’ordine di quarantaquattro esemplari da parte della linea aerea Red Wings ne avrebbe favorito il rilancio, ma l’esito dell’affare rimane incerto. Le due fabbriche che costruiscono l’aeromobile ne producono uno o due all’anno. Le incertezze non hanno comunque frenato i principali produttori russi, che proprio al Forum internazionale del trasporto aereo hanno annunciato piani ambiziosi. Reduce dal successo del lancio del SuperJet (un progetto da lui diretto), Mikhail Pogosyan, direttore generale della United Aircraft Corporation (Uac) ha fatto sapere che nel

Filippo Bagnato AMMINISTRATORE DELEGATO DI ATR

2011 il consorzio di produttori costruirà trenta aerei, contro i sette dello scorso anno. In particolare, Pogosyan ha espresso l’augurio che entro il 2025 la Russia – grazie al programma governativo di incentivi per l’industria aerea - possa assicurarsi il 10% del mercato globale dell’aviazione civile. Il programma governativo è incentrato su tre modelli di aerei, SuperJet 100, MS-21 (modello di media portata e attualmente in fase di sviluppo, che avrebbe una capacità compresa tra 150 e 210 passeggeri) e Samolet 2020 (che conta trecento posti ed è stato pensato per le linee lowcost). «I russi hanno scelto diversi partner, e per questo progetto si sono affidati soprattutto agli americani», spiega Elizabeth Dallo, che dirige la cooperazione internazionale per conto dell’Autorità francese dell’aviazione civile. Una fonte interna alla Safran considera «ovvio che i russi desiderino capire se gli americani sono disposti a dare un contributo tecnologico superiore rispetto agli europei». Altri esperti non escludono una maggiore partecipazione dei fornitori del Vecchio Continente e ritengono che in futuro alcune importanti componenti dell’MS-21 potrebbero essere oggetto di gare di appalto. Insomma, al di là di una ripresa economica che stenta a prendere forza e di pressioni di vario tipo, la Russia sta mostrando di voler tornare a giocare un ruolo di primo piano in campo aeronautico, forte anche di un piano nazionale che punta al rilancio del settore. Anche se non sarà facile tornare in breve tempo ai fasti del passato.


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IN BREVE

In rampa di lancio numerosi nuovi modelli. Così la Russia vuole tornare protagonista nell’aeronautica

Rublo, un futuro tra alti e bassi Le tensioni internazionali e l’incertezza sulla ripresa economica si ripercuotono direttamente sulle quotazioni del rublo. Secondo il governatore della Banca centrale russa Sergey Ignatiev, nei prossimi mesi il corso della moneta russa sarà soggetto a notevoli oscillazioni rispetto all’euro e al dollaro, senza sia possibile stimare la direzione prevalente. In particolare, le due grandezze alle quali gli analisti prestano particolare attenzione in questo periodo sono le quotazioni del petrolio e la fuga di capitali verso l’estero.

grazie alla forte espansione dei collegamenti regionali. La consegna di 20 ATR 72500 ad UTair consoliderà la crescente presenza di ATR all’interno di questo territorio” LORI/LEGION MEDIA

I NUMERI

20 160 960

Sono le compagnie di un certo peso, che concorrono con il colosso Aeroflot

Le aziende aeronautiche russe. Ma il mercato va verso il consolidamento

Nuovi aerei dovrebbero essere prodotti nella Federazione nei prossimi 20 anni

Prevista la produzione di 120mila veicoli all’anno con otto modelli, ma per gli analisti non sarà facile. Il governo ha assicurato che fornirà forti incentivi al gruppo italiano.

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RIVISTA KOMMERSANT

cato oggi dominato da Boeing e Airbus. Un ottimismo condiviso anche da produttori degli altri Paesi che compongono il cartello dei Bric (Cina, Brasile e India), che dalla loro hanno economie che crescono a un ritmo accelerato rispetto a Stati Uniti ed Europa, per quanto alle prese con tassi di inflazione crescenti.

Il debutto della principale società telematica del Paese è stato un successo. Ma i livelli sono ancora distanti rispetto a Linkedin e Renren. E gli esperti mettono in guardia dai rischi della nuova web economy. TIM GOSLING RUSSIA OGGI

Raccontare agli investitori quanto sia pericoloso lavorare nel proprio Paese potrebbe sembrare uno strano modo di vendere le proprie azioni, ma questo è ciò che Yandex, il motore di ricerca leader di mercato in Russia, ha fatto prima del lancio della sua Ipo. Cosa che comunque non ha frenato la corsa dei risparmiatori ai titoli della “Google russa”, come mostrato nelle prime settimane post-quotazione, avvenuta il 24 maggio scorso. Annunciando il prossimo sbarco in Borsa, a inizio maggio la società aveva evidenziato nel prospetto informativo i rischi

politici e il pericolo di una offerta pubblica di acquisto da parte di oligarchi vicini alle autorità. «Le aziende di alto profilo in Russia, come la nostra, possono essere particolarmente vulnerabili ad azioni di matrice politica», spiegava senza giri di parole il documento. La quotazione di Yandex è caduta in un momento molto positivo per i titoli legati al business del Web, come mostrato dalle quotazioni boom di matricole tanto americane (su tutte Linkedln), che asiatiche (con il social network Renren subissa-

to di richieste dagli investitori). Senza dimenticare che Microsoft ha scucito l’equivalente di 8 miliardi di euro per acquisire il controllo di Skype. Tanto che qualche centro studi ha messo in guardia dal rischio che si stia formando una nuova bolla sui titoli dell’Internet economy. Ma, nel caso specifico di Yandex, va anche ricordato che la società copre il 64% di tutto il traffico di ricerca in Russia, contro il 22% di Google, ed è la più grande compagnia russa del settore It per fatturato. Il che la pone al vertice di un settore con alte potenzialità di sviluppo, dal momento che la banda larga è ormai diffusa in tutto il Paese. La maggior parte degli analisti ritiene cheYandex presenti multipli di Borsa inferiori ai concorrenti esteri. Merito evidentemente anche di quel “rischio Russia” di cui lo stesso management aziendale si è fatto portavoce all’interno del prospetto informativo.

LA QUOTA DI MERCATO

64

percento del traffico di ricerca in Russia è coperto da Yandex, una quota tre volte superiore rispetto al 22% detenuto da Google

Sul mercato russo Fiat balla da sola

EGOR POPOV

Simulazione di volo nel corso dell’appuntamento francese

Yandex festeggia in Borsa nel nome dell’indipendenza

Auto Fallite le trattative con Sollers, il Lingotto investirà 800 milioni nella Federazione

Bric protagonisti con nuovi modelli al Salone internazionale di Le Bourget Meglio pochi, ma buoni. Parrebbe questo il motto con cui la delegazione russa ha partecipato al 49esimo Salone aerospaziale a Le Bourget. Gli aeroplani «veri», non modelli in scala, alla manifestazione erano solo due. Si trattava dell’aereo di linea a corto raggio Sukhoi SuperJet 100 e dell’aeroplano anfibio Be-200. Entrambi, come annunciato dagli organizzatori, hanno dimostrato ai visitatori di cosa sono capaci direttamente in volo. La Irkut ha esposto un modello in scala dell’aereo passeggeri di linea a corto e medio raggio MS-21. Nelle intenzioni dei suoi creatori, questo apparecchio farà concorrenza ai connazionali Tu-154 e Tu-204, ma anche ai modelli stranieri Airbus A320 e Boeing 737. Il primo volo è programmato per il 2014, e per ora si può ammirare solo una ricostruzione. Il modello è così grande che gli è stato dedicato un intero padiglione. Nella delegazione russa al Salone c’erano anche le società Antonov, Sukhoi, Ilyushin Finance Co, Oboronprom e Rosoboronexport. Tutte decise a crescere in un mer-

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Alla fine la Fiat ha scelto di andare avanti da sola. Fallite le trattative per una joint-venture con Sollers, la casa torinese ha fatto sapere che investirà 1,1 miliardi di dollari (poco meno di 800 milioni di euro, ai valori attuali) per crescere in Russia. Lo stanziamento servirà in primo luogo a realizzare un impianto a Nizhny Novgorod, in grado di assemblare 120mila veicoli all’anno. A favorire la scelta del Lingotto sono state anche le rassicurazioni del governo, con il responsabile auto del ministero dell’Economia, Dmitri Levchenko, che ha garantito consistenti incentivi. Del resto non si tratta di una decisione isolata. L’intervento pubblico in questi primi mesi dell’anno è stato di circa 5 miliardi di dollari (3,5 miliardi di euro) considerando le sole aziende straniere dell’automotive. Una mossa che si inquadra nel

piano strategico dell’esecutivo per attirare investitori esteri nel Paese, assicurando sostegno economico e una burocrazia più snella. La Fiat torna al suo vecchio progetto di produrre le Jeep che non è riuscita a realizzare insieme alla Sollers. Degli otto modelli che prevede di mettere in pro-

Il gruppo torinese scommette su un Paese destinato a diventare tra i più importanti per l’auto

duzione, infatti, tre o quattro apparterranno al segmento dei fuoristrada. Per la produzione di gran parte dei modelli la Fiat prevede di utilizzare i pianali delle proprie autovetture e quelli dei fuoristrada Chrysler. Lo stabilmento verrà realizzato a Nizhny Novgorod, in un’area che il gruppo del Lingotto aveva già preso in considerazione prima che arrivasse la recessione internazionale. Nel 2008 era stato annunciato che nella zona sarebbe sorto uno stabilimento per la produzione dei veicoli commerciali leggeri Iveco Daily, con una capacità produttiva di

ALAMY/LEGION MEDIA

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Ipo Il titolo quota su multipli inferiori ai concorrenti stranieri

Istituti di credito, ancora spazi di consolidamento Il consolidamento in campo bancario è destinato a proseguire. Ne è convinto il direttore del Dipartimento di risanamento degli istituti di credito della Banca centrale, Mikhail Sukhov, secondo il quale alla fine del 2011 il numero delle banche dovrebbe scendere a 910-920, contro le 945 attuali. Il trend è in atto già da diverso tempo, con gli istituti locali che spesso finiscono nel mirino dei gruppi più grandi o chiudono i battenti per l’incapacità di stare sul mercato. Nel 2010 le cessazioni sono state 52. Sukhov ha aggiunto di non attendersi, invece, chiusure tra i gruppi stranieri del credito presenti nel Paese. Questo dopo che nel 2010 il loro numero è sceso da 82 a 78, secondo quanto rilevato dall’Ufficio studi della Banca centrale.

I Paesi della Russia e della Comunità degli Stati Indipendenti (CIS - Comunità degli Stati Indipendenti) ci stanno offrendo importanti opportunità commerciali

Imprese e finanza

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Vecchi modelli della Fiat 500 in circolazione per le strade

25mila unità all’anno. Gli analisti si mostrano, tuttavia, piuttosto freddi sulle possibilità di riuscita dell’iniziativa. «In Russia il segmento dei fuoristrada è il più sviluppato dopo le categorie di massa B e C e con buone prospettive di crescita nel medio periodo, a differenza dell’Europa e degli Usa», spiega Ivan Bonchev di Ernst&Young. «Ma nel breve termine non sembrano esserci le condizioni per un salto in avanti e per Jeep conquistarsi una nicchia non sarà facile. Si potrà fare solo grazie a una strategia di marketing aggressiva». Riserve arrivano anche da Michael Pak del gruppo Aton, secondo il quale Jeep si scontrerà con una forte concorrenza da parte di Hyundai e di SsangYong, che produce i veicoli di Sollers. Nonostante i dubbi diffusi, la casa automobilistica torinese è convinta delle potenzialità di un mercato destinato a diventare nell’arco di un decennio tra i primi al mondo nel campo dell’auto e non ha lesinato gli sforzi per giocare un ruolo da protagonista. Convinta che la crescita sui mercati emergenti passa anche attraverso la produzione in loco.


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Opinioni

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ELEZIONI, CACCIA AI VOLTI NUOVI

SE LE FESTE NAZIONALI DIVENTANO CONTROVERSE Sergey Startsev ANALISTA

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olo dieci giorni dividono le festività nazionali di Italia e Russia. I bersaglieri non avevano finito di sfilare in via dei Fori Imperiali per la Festa della Repubblica, generando l’ammirazione dei grandi ospiti stranieri tra cui il presidente russo Dmitri Medvedev, che sulla piazza Rossa di Mosca iniziavano a montare l’enorme scenografia per il concerto giovanile del 12 giugno, Giornata della Russia. Non si creda che i russi amino le parate militari meno degli italiani, considerati gli eventi che si svolgono a Mosca e in tutte le città principali del Paese il 9 maggio, quando si celebra la GrandeVittoria nella Seconda Guerra Mondiale e si rinnova il dolore per i 27 milioni di caduti. Non è un segreto che molti cittadini considerino la Giornata della Vittoria la principale festa nazionale. Per quanto riguarda il 12 giugno, l’atteggiamento da parte della società non è univoco. Il politologo Sergey Gavrov la considera «una delle festività più controverse: 20 anni fa regnava l’euforia per la liberazione dall’ideologia comunista. Mentre il fatto che contemporaneamente il Paese stava crollando e decine di milioni di concittadini si ritrovarono sotto una diversa giurisdizione statale è stato compreso molto meno», è la sua opinione. Resta il fatto che molti russi fraintendono il senso dalla ricorrenza, come mostra un sondaggio del 2010 del Centro Levada. Il 43% degli intervistati riteneva di celebrare a giugno la Giornata dell’Indipendenza, festa in realtà inesistente. Inizialmente si chiamava la “Giornata dell’approvazione della Dichiarazione della sovranità statale della Federazione Russa” (avvenuta il 12 giugno 1990), mentre dal 2002 è chiamata semplicemente Giornata della Russia. Se consideriamo la storia mondiale è facile notare come la Giornata dell’Indipendenza venga celebrata, prima di tutto, dalle ex colonie. Negli Usa, in Canada, in India, questa è la festa della conquista della libertà. Ma la Russia non è mai stata una colonia. Questi malintesi si spiegano con il fatto che la nuova Russia ha solamente 20 anni. Anche l’Italia è uno delle Nazioni più giovani in Europa, eppure avvenimenti risalenti a 150 anni fa generano ancora discussioni accese. Che dire degli stranieri che non hanno ancora del tutto capito perché i festeggiamenti principali per i 150 anni dell’Unità d’Italia si svolgono il 2 giugno? Tanto che alcuni miei colleghi nei loro reportage da Roma hanno parlato di “Giubileo” della Repubblica.

L’autore è direttore dell’agenzia Ria Novosti a Roma

piuttosto opaco della politica russa, che offre ben poche emozioni. Riuscirà a trovare le forze per far approdare il Ldpr alla Duma? È ancora troppo presto per dirlo con certezza, ma non lo si può escludere. Gli altri partiti in lizza potrebbero riservare sorprese. Russia Unita di Vladimir Putin (è il leader, pur senza esservi iscritto) punta a presentarsi alle elezioni con una nuova veste. La dirigen-

za del partito ha capito che gli elettori sono stanchi delle vecchie facce, e sempre più irritati dalla generale mancanza di attenzione verso i problemi reali. Molti russi si preoccupano del fatto che il Paese si sta dimostrando incapace di emergere rapidamente dalla crisi finanziaria, mentre altri ritengono che nulla venga fatto per risolvere i numerosi problemi sociali ed economici. Alla fine di maggio, Putin ha annunciato la creazione di un Fronte Popolare che consentirà ai candidati non iscritti al partito di accedere alle liste elettorali (in misura non superiore al 25%). L’iniziativa riflette il desiderio di attrarre volti nuovi. Gli ingranaggi e le strutture del partito sono all’opera per definire un programma ambizioso per la propria campagna elettorale. E Putin, dal canto suo ancora estremamente popolare, tenterà di convincere gli elettori disillusi. Nelle ultime settimane anche gli altri partiti pro Cremlino si sono rinnovati per attrezzarsi in vista della campagna elettorale. Russia Giusta, compagine di centrodestra, sembrava aver risentito dell’allontanamento del proprio leader Sergey Mironov per mano della governatrice di San Pietroburgo Valentina Matviyengo (Russia Unita), che lo ha sollevato dal suo incarico di portavoce del Consiglio federale, la terza carica del governo. Per ironia della sorte, però, questo gesto potrebbe tornare a vantaggio di Russia Giusta, che può giocare la carta della “persecuzione da parte delle autorità”. Così, benché il partito rappresenti attualmente circa il 5% dell’elettorato, Mironov non ha ancora giocato la sua carta migliore, ovvero Dmitri Rogozin: il rappresentante permanente della Russia presso la Nato. Alle

L’autore è un commentatore politico che vive a Mosca

Georgy Bovt POLITILOGO

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sei mesi dal voto per rinnovare la Duma, i partiti russi iniziano ad affilare le armi per la campagna elettorale. Al momento è difficile fare previsioni sull’esito, tranne che su due formazioni politiche: il Partito Comunista, guidato da Gennady Zyuganov, può contare all’incirca sul 15% dei voti, un dato che si è mantenuto sostanzialmente stabile negli ultimi anni. La base del suo elettorato è rappresentata tradizionalmente da anziani, ma non mancano elettori di mezza età o giovani, che optano per i comunisti come voto di protesta. Anche se la schiera di persone insoddisfatte dell’attuale classe dirigente continua a crescere, difficilmente Zyuganov potrà incrementare in maniera apprezzabile i propri consensi. Questo soprattutto perché lo stesso leader è ormai diventato un personaggio palesemente obsoleto, che da molto tempo non propone nuove idee, mentre si dimostra sempre pronto a stringere compromessi pur di assicurarsi i voti di protesta. Così il Partito Comunista sta attraversando una fase di stasi, e non si prevede che in questa tornata elettorale possa riuscire a rigenerarsi. Lo stesso vale per il Partito Liberale Democratico della Russia (Ldpr), il cui leader Vladimir Zhirinovsky appare negli ultimi anni oltremodo stanco, ben lontano dal fervore nazionalista che lo ha caratterizzato in passato. Non sembra più un estremista, anzi si presenta come un politico perfettamente equilibrato e addirittura costruttivo: una presenza occasionalmente fulgida nel firmamento

IL SONDAGGIO I cittadini e l’ambiente

DMITRY DIVIN

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I partiti cercano di rilanciare la propria immagine per conquistare i cittadini delusi dalla politica

ultime elezioni per la Duma, il Rodina, partito nazionalista di Rogozin, si era aggiudicato senza alcuno sforzo il 15% dei voti, prima di essere assorbito da Russia Giusta quando Rogozin è stato spedito nella capitale della burocrazia europea per essere“rieducato”.E probabilmente in autunno tornerà in politica, tra le fila di Russia Giusta. Sul fronte del centrosinistra, Giusta Causa - dato in cattiva salute dal punto di vista elettorale - dovrebbe avere a breve un nuovo leader nella figura del miliardario Mikhail Prokhorov. Un personaggio controverso e originale, che malgrado la consolidata fama di playboy internazionale e la presunta intenzione di voler portare la settimana lavorativa da 40 a 60 ore, può sfruttare l’immagine di novità per la scena politica russa, dato che non ha legami con la burocrazia al potere. Inoltre Prokhorov si presenta bene di fronte alle telecamere. E in Russia si sente l’esigenza di un partito che sia al tempo stesso proliberal e pro-business, capace di esprimere gli interessi non di coloro che aspettano di ricevere direttive dal governo, ma di chi desidera invece delle norme che gli permettano di realizzare il proprio potenziale. L’aspetto più interessante della scena politica alla vigilia delle elezioni parlamentari di dicembre è che queste quasi non dipendono dall’esito dell’altro, cruciale interrogativo della politica russa di oggi, incentrato su chi – tra Dmitri Medvedev e Vladimir Putin — sarà il candidato di Russia Unita alle elezioni presidenziali in programma a marzo del 2012.

RASSEGNA STAMPA IL MISTERO DEI CETRIOLI KILLER

WTO, MEGLIO NON ESSERCI

PRUDENZA SOSPETTA

LA GUERRA DELLE INSALATE

LA PAGELLA SU QUALITÀ DELL’ACQUA E CONSERVAZIONE DELLA NATURA

EDITORIALE VEDOMOSTI

EDITORIALE GAZETA.RU

MIKHAIL ROSTOVSKY MOSKOVSKY KOMSOMOLETS

Negli ultimi due anni è lievemente diminuito il numero dei cittadini russi che ritiene l’ambiente naturale in cattive condizioni di salute. A esprimere un giudizio negativo sono soprattutto gli abitanti di Mosca: un terzo di loro ha definito la qualità dell’acqua e la conservazione della natura in pessime condizioni.

Quando i cetrioli spagnoli sono finiti sul banco degli imputati, accusati di essere all’origine dell’epidemia E.Coli - che ha provocato decine di decessi in Europa, e in particolare in Germania la Russia ha dichiarato l’embargo totale sulle verdure provenienti dall’Unione Europea. Una decisione che ha creato un grande dibattito sui media e nell’opinione pubblica russa, con numerosi analisti che hanno giudicato eccessiva la misura cautelare rispetto alla reale minaccia per il Paese. Qualcuno ha anche ipotizzato che si tratti di una mossa elettorale per mostrare attenzione verso i cittadini. A cura di Veronica Dorman

Per fortuna la Russia non è membro dell’Organizzazione mondiale del commercio. Questo ci salverà dalle terribili verdure europee. Abbiamo il vantaggio di vivere in un Paese in cui il responsabile per la sanità ci ha salvati dal vino moldavo e georgiano, dal pollo americano al cloro e dalle febbri suina e aviaria. Avrebbe potuto fare altrettanto se il suo operato fosse stato suscettibile di contestazioni davanti a un tribunale indipendente? L’embargo sulle verdure è positivo, ma non sufficiente. Come spiegano i medici, l’E.Coli è anche un problema di mani sporche. E già che ci siamo, dovremmo vietare anche l’importazione di mani europee, e di tutto quello che esse raccolgono.

Dietro questo divieto commerciale potrebbe nascondersi una volontà pre-elettorale di giocare l’asso del «prendiamoci cura del popolo», infliggendo al contempo un’umiliazione all’arrogante Occidente. Questo sospetto è rafforzato dal sangue freddo di cui il nostro potere offre incessantemente prova in situazioni altrettanto pericolose che si presentano di continuo nel nostro Paese. Ma, contrariamente all’E.Coli, le tonnellate di prodotti avariati nei supermercati e le intossicazioni di massa ricorrenti nelle scuole non diventano avvenimenti sensazionali, e neppure servono da pretesto per rafforzare le modalità delle procedure di controllo.

Gli europei non riescono ancora a risalire alla causa dell’intossicazione che dilaga nel loro continente, eppure si chiedono indignati, rivolgendo lo sguardo a Est: «Come mai la Russia non vuole più la nostra verdura?». La consuetudine vuole che un paese candidato a entrare nel Wto debba già rispettarne le regole. Mentre esigono che noi le rispettiamo, loro che fanno? Le rispettano veramente e fino in fondo? È normale che un Paese come la Russia si sfinisca per anni nello status umiliante di “eterno candidato”? Ma questa guerra delle verdure è una questione seria e va affrontata di petto, senza lasciarsi andare a soluzioni superficiali.

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Opinioni

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ANDARE OLTRE GLI STEREOTIPI Dmitri Babich ANALISTA POLITICO

DMITRY DIVIN

É

sempre complicato scrivere sulle caratteristiche comportamentali di una nazione, e questo vale a maggior ragione per la Russia. In questo immenso Paese si incontrano decine di esempi per ogni generalizzazione immaginabile. Se si intende parlare della «condiscendente servitù della gleba che dura da secoli» (lo stereotipo negativo più comune quando si parla di russi) si hanno a disposizione innumerevoli esempi. È sufficiente però ricordare coloro che lottarono contro tale servitù che immediatamente saltano fuori dalla memoria molti nomi di personaggi russi. Questa è una delle ragioni principali per le quali non mi metterò neppure a discutere alcuni stereotipi culturali spregevoli, come «i russi sono tutti ubriaconi». Il discorso non riguarda solo i russi, ma anche i polacchi, a lungo destinatari di battute di bassa lega nel blocco orientale: ebbene, negli ultimi 20 anni hanno saputo dar vita all’economia più dinamica dell’Europa centrale, sorpassando i tedeschi dell’Est, quasi certamente più diligenti. Si considerino, in alternativa, alcuni punti complessi più particolari, come il rispetto per la legge e le procedure democratiche, gli atteggiamenti morali o immorali verso il singolo e il prossimo. Perché i russi si interessano così poco alle elezioni? Perché hanno così poca fiducia nei tribunali e cercano a tutti i costi di non presentarsi davanti a un giudice? Le risposte semplicistiche – per esempio affermare che le elezioni non sono del tutto trasparenti e che l’indipendenza dei tribunali è an-

Il mondo occidentale considera l’individuo non nella sua interezza, ma solo come elettore o consumatore cora dubbia – non bastano. Nella nostra storia abbiamo vissuto periodi nei quali si andava in tribunale davanti a una giuria per un processo e si tenevano elezioni oneste. Ma anche all’inizio degli anni Novanta, quando le elezioni furono le più trasparenti della storia russa, la maggior parte dei miei conoscenti non si recava alle urne. Continuo a chiedermi il perché. È mai possibile che a loro non interessasse affatto? Direi di no. In buona parte da adulti sono diventati buoni genitori, amici fedeli, professionisti affidabili e responsabili. A rendere i russi sospettosi nei riguardi delle elezioni è forse la nostra tendenza

ad ambire all’assoluto, ivi compresa la libertà assoluta. Ricordo un amico che perse interesse nelle elezioni presidenziali perché aveva 20 anni e soltanto chi ne aveva compiuti 35 era eleggibile alla presidenza. Una donna anziana, invece, in un’altra circostanza mi disse: «A che servono le elezioni se non rendono la gente più felice?». Questo genere di comportamento può apparire insensato e senza speranze da un’ottica occidentale. Il mondo moderno occidentale considera l’individuo essenzialmente come un elettore e un consumatore: da qui la devozione pressoché religiosa che caratterizza le elezioni e l’economia di mercato. I russi si interessano a un uomo nella sua interezza. È interessante notare che nessun giudice e nessun avvocato è mai diventato un’autorità morale in Russia (Lenin aveva soltanto studiato Legge), mentre ci sono stati ben quattro scrittori diventati punti di riferimen-

to e vere autorità nel corso della loro vita: Tolstoj, Turgenev, Dostoevsky e Solzhenitsyn. Il motivo? Forse uno scrittore considera l’uomo come una persona, e non un semplice soggetto di legge. Ovviamente, premesso ciò, non intendo dire che tutti i russi moderni puntino all’assoluto. In molte persone la disattenzione nei confronti della televisione, del teatro e del cinema lascia una sorta di vuoto spirituale e da qui le voci sulla natura «priva di spirito» della moderna società russa. Questo desiderio di assoluto è quanto mai tangibile nei rivoluzionari russi, compresi i dissidenti odierni. Vladimir Bukovsky, ex dissidente sovietico, emigrato in Gran Bretagna negli anni Settanta, ha fatto qualcosa di tipicamente russo, cercando di far arrestare Mikhail Gorbaciov durante la sua recente visita a Londra per una festa dedicata ai suoi ottant’anni. Per una pragmatica mente occidentale, i risultati raggiunti da Gor-

baciov superano di gran lunga i suoi brutali interventi militari a Baku, Riga e Vilnius. Per Bukovsky, invece, Gorbaciov non merita di finire in prigione. Questa «spietata logica della mente russa» non mostra benevolenza neppure nei confronti dell’Occidente. Ecco cosa scrisse Bukovsky sulla Gran Bretagna nel suo libro Appunti di un viaggiatore russo: «Una delle mie scoperte principali è stata la mostruosa burocrazia occidentale e l’incredibile sottomissione con la quale è affrontata da parte della popolazione locale. I funzionari locali non temono le lamentele, in quanto sono più indipendenti dai loro superiori di quelli russi. Quanto più un funzionario è insignificante, tanto più grande è il suo potere sopra la popolazione». Il predecessore di Bukovsky, l’espatriato politico russo Alexandr Herzen del diciannovesimo secolo, si lamentò del «poliziotto interno» che si nascondeva in ogni occidentale, rendendolo meno libero di un russo con un vero poliziotto al fianco. Il libro di Bukovsky è pieno di esempi di questa lotta contro la burocrazia occidentale (arrivò a scrivere lettere al segretario di stato americano a sostegno degli espatriati russi ai quali era negato il visto per l’America). Aveva un atteggiamento per certi aspetti idealistico, ma profondamente russo. In Russia vivono ancora oggi molti Bukovsky: la stampa occidentale fa di alcuni di loro degli autentici eroi. In molti casi ha ragione. Sbaglia completamente, invece, quando afferma che l’Occidente moderno vive all’altezza degli ideali di Bukovsky. Ma non è così nella realtà, e questo la dice lunga dei limiti di pensare secondo i luoghi comuni. L’autore è analista politico di Ria Novosti

FILO ROSSO

GIUSTIZIA, RIFORMA DIFFICILE NEL PAESE C’È DISILLUSIONE Evgeny Ivanov POLITOLOGO

G

li sforzi del Presidente per attuare la riforma giudiziaria sono ostacolati dalla disillusione diffusa sull’efficacia concreta delle misure previste. Cosa aveva in mente Dmitri Medvedev quando ha deciso di fare di questo tema e della lotta alla corruzione i focus del suo primo mandato presidenziale? Avrebbe potuto scegliere qualcosa di più astratto, come ad esempio il raddoppio del Pil del Paese. Invece il coraggioso, ma incosciente Medvedev si è tuffato in un’area in cui le cose sono così difficili che nessun vero cambiamento può essere realizzato in poco tempo. Così non meraviglia il pessimismo diffuso sul tentativo di riforma. A ostacolare il Presidente è la cultura del «nichilismo giuridico», una delle espressioni preferite da

Medvedev. La gravità di questo fenomeno non dovrebbe essere sottovalutata. Secondo recenti sondaggi, più del 60% dei russi è convinto che i tribunali non li proteggeranno dagli abusi dello Stato. Di conseguenza, anche in caso di violazione dei propri diritti, non si rivolgerebbero a un giudice per denunciare un poliziotto (54%), un agente investigativo (59%) o un ufficiale di Stato (58%). Sorprende, invece, che solo il 6% dei russi non sia mai ricorso ai tribunali per proteggere i propri diritti costituzionali. E che cosa succederebbe se lo facesse? Secondo un recente editoriale del quotidiano economico Vedomosti, i risultati non sono quelli che un «nichilista legale» potrebbe prevedere. Nel 2009-2010, ci sono stati oltre 5mila casi di cittadini che si sono recati in tribunale per chiedere il risarcimento nei confronti di azioni illecite da parte di poliziotti, investigatori e procuratori dello Stato. E

i tribunali si sono dichiarati d’accordo con i cittadini nel 70% (3.800) dei casi. Dei 65mila casi giudiziari in cui i funzionari statali sono stati citati in giudizio per comportamento illecito, i giudici si sono schierati con i querelanti nel 67% (46.500) dei casi. E quando i cittadini hanno

Secondo un sondaggio il 60% dei cittadini non crede che i tribunali possano proteggerli dagli abusi dello Stato citato in giudizio i singoli burocrati di più basso rango, i tribunali si sono pronunciati in loro favore nel 54% dei casi (69mila su 127mila casi). La percentuale di successo è stata ancora più elevata nelle controversie commerciali: i consumatori hanno vinto l’80% delle cause in tribunale contro i commercianti e

il 90% dei casi nei confronti dei creditori. Così l’esistenza di uno Stato di diritto non è in discussione. Naturalmente questo presuppone che i cittadini siano pienamente consapevoli dei loro diritti costituzionali. Ma ecco un altro colpo di scena: secondo i sondaggi già enunciati sopra, l’80% dei russi sa poco o nulla dei propri diritti legali (peggio ancora, il 60% non è minimamente interessato all’argomento) e il 70% ritiene di non avere accesso a informazioni legali pertinenti. In altre parole, in Russia il disprezzo per la legge, il «nichilismo giuridico», va a braccetto con l’ignoranza della legge. Il 4 maggio scorso, Medvedev ha firmato un documento goffamente intitolato I fondamenti della politica di Stato sullo sviluppo della consapevolezza e della cultura giuridica dei cittadini. Uno degli obiettivi è di educare i cittadini sui loro diritti legali. Una parte importante del progetto sarà la creazione di un sistema di assistenza legale che includa servizi giuridici gratuiti. Purtroppo questo progetto soffre dello stesso problema di altre iniziative del Presidente in ambito giudiziario, coinvolgendo questioni i cui effetti si potran-

no saggiare solo nel lungo termine. Se non sorprende il mancato sostegno della burocrazia russa al progetto di riforma, stupisce l’atteggiamento analogo da parte dall’intellighenzia liberale del Paese. Un suggerimento che di frequente gli viene rivolto da quella parte è di liberarsi del primo ministro Vladimir Putin o di uno o due dei membri presumibilmente corrotti del suo gabinetto: tuttavia, le basi giuridiche per una tale azione non sono mai state avanzate. Per molti dei critici dell’operato di Medvedev, la situazione reale nei tribunali russi appare irrilevante: l’unica questione giuridica che conta è il verdetto di colpevolezza nel secondo processo Khodorkovsky-Lebedev. Il loro approccio alla creazione di uno Stato di diritto in Russia è abbastanza singolare: da un lato invitano il Presidente a garantire l’indipendenza dei giudici, dall’altro criticano Medvedev perché non impedisce il verdetto di colpevolezza da parte della Corte Khamovnichesky. Come può in questo modo Medvedev pensare di vincere? L’autore è un commentatore politico, nonchè curatore del blog “Il rapporto Ivanov”

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TELEMOSCA

WEB, POLITICA E LO SVILUPPO DELL’OPINIONE PUBBLICA Tommaso Ederoclite RICERCATORE

C

ome tutti i sistemi politici ed economici avanzati, anche la Russia pensa a un piano di sviluppo della società dell’informazione che sia quantomeno al passo con la crescita digitale dei moderni Paesi occidentali. Informatizzazione delle infrastrutture, politiche per lo sviluppo di servizi digitali, banda larga sono solo alcuni dei temi presenti nelle policy che caratterizzano l’innovazione digitale nella Federazione. In effetti l’ultimo decennio russo si è distinto per una crescita esponenziale del digitale, con un raddoppio in pochi anni degli accessi alla Rete da parte dei cittadini. Questo scenario ha sviluppato una sfera pubblica mediatizzata particolarmente complessa sotto il profilo della circolazione della informazioni, creando una sorta di Giano Bifronte su temi delicati come controllo, gestione e pluralismo dell’informazione online. Non è dunque difficile imbattersi in decreti che obbligano i fornitori d’accesso a Internet di concedere all’intelligence russa, l’Fsb, di controllare i loro siti e leggere le mail dei loro clienti. Come non è impossibile che la Microsoft divulghi il codice sorgente di Skype ai servizi federali di sicurezza russi. Fortunatamente tale minaccia è subito rientrata dopo la smentita ufficiale e la presa di distanza da parte del Cremlino. La sfera pubblica online ha caratteristiche peculiari: ad esempio, è capace di creare anticorpi, antidoti. E in effetti in Russia l’informazione in Rete, quella dal basso, fatta di blog, quotidiani online indipendenti, forum e wiki è particolarmente attiva. Su tutti vale la pena citare la piattaforma di blogging LiveJournal, conosciuta in Russia come ZhZh, che negli ultimi anni si è attestata come uno dei motori della critica del sistema politico russo. L’effetto è stato la crescita di diversi attivisti e blogger. Personaggi come Anton Nosik, fondatore del motore di ricerca Rambler, oggi tra i più influenti opinionisti in rete. Oppure donne come Marina Litvinovich, ex responsabile del sito di Putin, oggi tra le più ascoltate blogger della Federazione. La via russa verso il digitale assume dunque le caratteristiche di un fenomeno ambiguo ma con caratteristiche simili a quelle dei Paesi occidentali. Si passa da modelli di gestione e controllo dell’informazione atipica a nuovi spazi di libertà. Il tutto però all’ombra di una minacciosa cortina di ferro digitale che avrebbe come unico effetto quello di bloccare la base dello sviluppo dell’intero Paese. L’autore si occupa di Sociologia dei processi politici all’Università di Napoli Federico II


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CULTURA ANIMAZIONE L’AZIENDA CHE HA RISCRITTO DECINE DI CARTONI RISCHIA DI CHIUDERE

MOWGLI E WINNIE THE POOH IN SALSA RUSSA La più importante casa di produzione di cartoni animati spegne settantacinque candeline. Ma denuncia un periodo di forte crisi del settore nella Federazione. LUCIA BELLINELLO RUSSIA OGGI

C’era una volta il regno di carta di Ghena e Cheburashka. Ma presto, forse, non ci sarà più. Il colosso russo che dal 1936 produce cartoni animati sta infatti affrontando un periodo di forte crisi. E rischia di mandare in pensione le icone che hanno fatto la storia dell’animazione sovietica. Il grido di allarme arriva dai disegnatori della Sojuzmultfilm, da poco rinominata Unione degli archivi cinematografici statali, casa madre del coccodrillo Ghena e di Cheburashka, l’animaletto di fantasia diventato poi simbolo della squadra russa alle Olimpiadi di Atene nel 2004. Forte di un monopolio che nel tempo le ha garantito il successo, la casa di produzione voluta da Stalin ha dato i natali anche alle nuove versioni di molti classici, da Winnie The Pooh a Mowgli, tutti rigorosamente riarrangiati in chiave sovietica. La denuncia è partita poche settimane fa in occasione del 75esi-

mo compleanno dell’azienda che oggi, schiacciata dal peso della concorrenza e priva di grossi finanziamenti, barcolla pericolosamente. Quasi 1.500 i film realizzati in poco meno di un secolo di storia, nati dalle matite di oltre 200 artisti, che nel periodo d’oro degli anni Settanta riuscivano a produrre quasi 30 film l’anno. Al giorno d’oggi, invece, non ne vengono prodotti più di cinque. Negli anni, questo impero di cartone ha dato vita a veri e propri capolavori di animazione, tratti dal folclore russo o ispirati direttamente alle storie senza tempo di Kipling o di Milne. E così si scopre che molti cartoni animati “occidentali” nascondono un alter ego russo, riadattato in una spettacolare variante sovietica, condita talvolta da un sottile velo di propaganda. Agli occhi dei bambini russi ad esempio Winnie The Pooh (Vinni Puh, prodotto in Unione Sovietica negli anni Sessanta dalla Sojuzmultfilm) assume i morbidi contorni di un paffuto orsetto scuro, e non di un semplice peluche, come vuole la Disney. Beve dal samovar e ne combina di cotte e di crude in un micro mondo che in tutto e per tutto si rifà ai canoni della tradizione russa.

Capolavori senza tempo Nu, pogodi! Sulla falsa riga di Tom e Jerry e di Willy il Coyote, il cartone racconta i tentativi di un lupo di catturare una lepre

Cheburashka E’ un piccolo animaletto, sempre in compagnia del coccodrillo Ghena. E’ stato simbolo della squadra russa alle Olimpiadi 2004

Winnie the Pooh La versione russa del noto orsetto si rifà al libro di Milne, ambientandolo però in un mondo tipicamente russo

Il riccio nella nebbia Capolavoro del maestro Yuri Norstein è la storia di un riccio perso nella nebbia, che incontra creature strane

Allo stesso modo le rocambolesche avventure di Tom e Jerry offrono lo spunto per il cartone Nu, pogodi! (1969), espressione che tutti i bambini russi conoscono, e che potrebbe essere tradotta con “Me la pagherai!”. La fortunata serie, anch’essa prodotta dalla Sojuzmultfilm, porta alla ribalta le avventure di un lupo sgangherato che dà la caccia a un paffuto leprotto. Con risultati ovviamente disastrosi. Eppure, mentre gli artisti degli anni Settanta guardavano a Occidente in un mix di originalità e desiderio di imitazione, è proprio dal folclore russo che nascevano i veri capolavori, come Il riccio nella nebbia (1975) del maestro d’animazioneYuri Norstein. «Il problema dei finanziamenti è reale - ha commentato il direttore dell’Unione degli archivi cinematografici statali Vasilij Shilnikov –. Bisogna capire che ci sono altri studi, e che gli stessi artisti lavorano anche per altre case di produzione. Per questo è necessario rimboccarsi le maniche, cercare idee nuove ed originali. Al momento stiamo infatti lavorando al nuovo film Gofmania che, se tutto procederà secondo i nostri calcoli, dovrebbe essere pronto entro il 2014».

ALEXEY MAISHEV

ALEXEY MAISHEV

Mostra Dall’8 luglio all’11 settembre si svolgerà una rassegna con oltre cento opere realizzate in legno, ferro e carbone

L’arte povera contemporanea in esposizione a Milano Il progetto è organizzato dall’Associazione Italia Russia e dal Museo d’Arte Contemporanea di Perm. Un viaggio per scoprire l’uso di materiali grezzi. VALENTINA BONELLI RUSSIA OGGI

Una rara occasione per scoprire gli sviluppi dell’arte russa dell’ultimo ventennio è offerta dalla mostra Russkoe Bednoe (Materia Prima), ospitata al Pac (Padiglione d’Arte Contemporanea) di Milano dall’8 luglio all’11 settembre. Organizzata dall’Associazione Italia Russia e dal Museo d’Arte Contemporanea di Perm, la mostra presenta 116 opere, re-

alizzate in materiali naturali e poveri come il legno, il carbone e il ferro. «Ritengo importante sottolineare le differenze con l’arte povera italiana degli anni Sessanta, che il titolo e le opere della nostra mostra rievocano», precisa il curatore, Marat Guelman. «Se per gli italiani la scelta di materie e forme grezze fu un gesto di rinuncia consapevole e di protesta radicale contro il kitsch e il lusso corrente, fino a vent’anni fa gli artisti russi non avevano a disposizione né materiali né tecniche paragonabili a quelli dell’Occidente». Tant’è vero che a differenza degli artisti italiani riuniti intorno a un manifesto, i 26 russi in mo-

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Marat Guelman, curatore di “Materia Prima”

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stra a Milano non si sentono un gruppo unico dall’estetica comune, secondo Guelman. Il quale dice: «Si sono resi conto lavorando di quanto la natura fosse ricca di materiali poveri, e ne hanno scoperto la bellezza, l’ascetismo, la tradizione, cogliendo, mi pare, proprio l’identità russa. Russkoe Bednoe, a mio parere, si può definire a piano titolo arte autentica». Lo conferma il fatto che la mostra, atto fondativo tre anni fa del Museo d’Arte Contemporanea di Perm, ha destato interesse e apprezzamento a livello internazionale: vinta nel 2009 la terza Biennale d’arte contemporanea di Mosca, lo scorso anno è passata al Grand Palais di Pa-

rigi e dopo Milano si prepara ad essere ospitata al MoMa di New York. «Meglio di chiunque altro so quanto falsamente venga interpretata l’arte russa dall’Occidente: dev’essere invariabilmente politica dal momento che il nostro non era un paese libero», spiega Guelman, personalità molto nota in Russia per il suo impegno intellettuale. «Invece Russkoe Bednoe offre un’altra interpretazione: il concetto di “bednoe” (povero) può essere una chiave per comprendere la nostra arte nella sua interezza e per entrare nella storia dell’arte mondiale del ventunesimo secolo». Non resta che verificarlo di persona.


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SEGNALAZIONI

Tecnici al lavoro negli studi dell’Unione degli archivi cinematografici statali

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INTERVISTA L’OPINIONE DI DUE TRADUTTRICI SULLE NUOVE TENDENZE

Nuove stelle nel firmamento letterario Contenuti multimediali su www.russiaoggi.it

PHOTOXPRESS

COMPLESSO STATALE ACCADEMICO DI DANZA POPOLARE IGOR MOISEEV 16 GIUGNO 2011 - CIVIDALE DEL FRIULI 18 GIUGNO 2011 - MILANO 20 GIUGNO 2011 - PARMA 21-22 GIUGNO - ROMA

Miniature e scene ripropongono con sorprendente adesione e originalità le tradizioni delle danze argentine, finlandesi, moldave, russe e cinesi. Igor Moiseev ha segnato un’epoca, coniugando spontaneità e rigore. RIA-NOVOSTI

ITAR-TASS

LA CITAZIONE

LORI/LEGION MEDIA

XII EDIZIONE DEL PREMIO ROMA

Vasilij Shilnikov

15 LUGLIO 2011 TEATRO ROMANO DI OSTIA ANTICA, ROMA

IL DIRETTORE DELL’UNIONE DEGLI ARCHIVI

L’iniziativa rientra nell’ambito delle attività di promozione culturale dell’Ambasciata d’Italia in Russia. In virtù dello scambio interculturale, il Premio Roma promuove questa iniziativa scegliendo ogni anno una differente capitale.

CINEMATOGRAFICI STATALI

"

Lo splendore di un tempo non tornerà. O meglio, tornerà in maniera del tutto nuova. Bisogna tener presente che oggi ci sono molti altri piccoli studi cinematografici, anche loro non immuni alla crisi. Dobbiamo rinnovarci per far fronte a questa concorrenza, e per tornare a produrre i capolavori di un tempo”

I NUMERI ITAR-TASS

30

i film che venivano disegnati ogni anno durante il periodo d’oro della produzione. Oggi non se ne contano più di cinque

1500

i film di animazione prodotti dalla Sojuzmultfilm dal 1936 ad oggi. La crisi rischia però di mettere in ginocchio l’intera produzione

FESTIVAL INTERNAZIONALE “CALIGULA” DI CAMUS 1-2 LUGLIO LUGLIO 2011 ROMA

Tra gli interpreti Evgeny Mironov, Maria Mironova e Igor Gordin. Camus fa di Caligola un eroe romantico che tenta di conseguire l’impossibile e lo fa immergendosi in un abisso di disperazione e di vizio. Caligola spera di trovare un «regno di libertà senza limiti».

Provando a fare mentre locale, cosa conoscono i lettori italiani della letteratura russa contemporanea? E.B. Tra gli scrittori contemporanei, più letti e diffusi, vorrei citare Sergej Dovlatov, la cui opera - grazie alla casa editrice Sellerio e al lavoro della traduttrice Laura Salmon - è stata ormai pubblicata con successo quasi integralmente. Gran parte del lavoro è affidato ad alcune case editrici specializzate in autori di area slava. Ricordo nuovamente la Voland, che ha pub-

In Italia e in Russia si è soliti definire “classici” anche gli autori contemporanei di maggior spicco. Ma la letteratura non è fatta solo di nomi celebri. Abbiamo posto qualche domanda a Maria Candida Ghidini e a Elisa Baglioni, traduttrici di testi russi.

BIOGRAFIE

Elisa Baglioni

Maria Ghidini

ARCHIVIO PERSONALE(2)

Contenuti multimediali su www.russiaoggi.it

A suo avviso c’è un diffuso interesse per la letteratura russa in Italia o sono pochi gli appassionati? E.B. Gli autori più popolari sono Dostoevsky e Tolstoj. E, naturalmente, possono essere ricordati anche Gogol, Chekhov, Bulgakov (la casa editrice Voland prende il suo nome da quello del personaggio del suo romanzo), Nabokov e Pasternak. Per quanto riguarda la poesia, gli acquirenti di libri sono pochi. Ma i poeti russi più popolari sono sicuramente quelli del Secolo d’Argento: Maiakovsky, Akhmatova, Tsvetaeva e Mandelshtam. M.G. Esiste una rosa di autori che il pubblico sente suoi e ai quali è profondamente legato. Tra questi i classici dell’ottocento e del novecento: Tolstoj, Dostoevsky, Chekhov, Bulgakov, Pasternak, Solzhenitsyn e Gogol. Mentre Gorky, pur essendo molto noto come scrittore, è ormai poco letto.

NAZIONALITÀ: ITALIANA OCCUPAZIONE: RICERCATRICE

NAZIONALITÀ: ITALIANA OCCUPAZIONE: DOCENTE UNIVERSITARIO

Dottoranda presso l’Università degli Studi di Siena, redattrice della rivista letteraria “Atti impuri” e traduttrice di prosa e poesia russa, in particolare quella contemporanea

Maria Candida Ghidini, traduttrice di Dostoevskij, Voinovich, Oster, è docente alle Università di Parma e di Milano e membro dell’Unione degli scrittori russi e dell’Ais (Associazione italiana degli slavisti)

blicato tra gli altri anche Shishkin e Otroshenko. M.G. In Italia gran parte degli appassionati di letteratura russa vengono quasi presi per mano, guidati, da alcune case editrici. Come la Salani, che è sempre attenta a ciò che avviene in Russia: Sergienko, Oster, Mariam Petrosian. Negli ulti-

mi anni sono stati tradotti anche numerosi gialli: Akunin e la Marinina ormai sono passati di moda. Infine, c’è la“grande” letteratura: la Ulitskaya, Voinovich e anche Dovlatov.

E.B. È difficile dirlo, le nostre tradizioni sono state e restano diverse. Uno dei poeti più letti è sicuramente Joseph Brodsky, un cittadino russo naturalizzato statunitense. Ha scritto molto sull’Italia, oltre ad aver tradotto numerosi poeti italiani. A mio avviso può essere considerato il punto di maggior vicinanza fra le nostre due culture. M.G. Sì, ci sono delle tendenze letterarie che possono essere quasi sovrapposte. Per esempio nel giallo che diventa letteratura di denuncia, o nel fantasy che si trasforma in opera impegnata. Sto pensando all’opera di Prokhanov. Guardando in prospettiva, quali autori italiani potrebbero interessare al pubblico di lettori russi? E.B. Riguardo agli scrittori contemporanei mi vengono in mente Gianni Celati e Tiziano Scarpa. Sono autori di generazioni diverse, ma entrambi di un’intelligenza viva, mai scontata e con una scrittura agile e fresca. M.G. Penso a scrittori diversi tra loro, come Serena Vitale, Nico Orengo e Paolo Nori. Ma anche al Pennacchi del nuovo“romanzo storico”. Poi a Carlo Lucarelli, al collettivo bolognese WuMing. E tralascio di citare star come Umberto Eco e Alessandro Baricco che, anche per i lettori della Federazione, non hanno bisogno di presentazioni.

Vi sono punti di contatto tra la letteratura russa contemporanea e quella italiana? Se sì, quali?

A cura di Tatiana Shabaeva

LA FOTOGRAFIA DEL MESE

IN LIBRERIA

Viaggio in Cecenia, tra guerra e sensualità

I

AUTORE: ZACHAR PRILEPIN TITOLO: PATOLOGIE CASA EDITRICE: VOLAND PAGINE: 332

n Russia prosegue il filone letterario legato ai temi di guerra. Dopo Arkady Babcenko, approda in Italia anche Zachar Prilepin, con il suo romanzo dedicato all’esperienza cecena Patologie. Nato nella regione di Rjazan, l’autore è stato pugile, guardia privata e poi membro delle unità speciali dell’esercito russo, con le quali ha preso parte ad azioni antiterroristiche in Cecenia. Oggi è un attivista di The other Russia, una coalizione di partiti politici, organizzazioni umanitarie e attivisti a favore della democrazia. Patologie è il suo primo romanzo. Egor Tashevskij comanda una squadra delle forze speciali russe in Cecenia. A casa lo aspetta

Dasha, ragazza delicatamente sensuale. L’impercettibile nuvola di erotismo che emana dal suo corpo contrasta con le rudi e volgari battute dei soldati. L’immagine di Dasha fa capolino ogni volta che la mente di Egor abbassa le difese, nei momenti di sonno o di ricordo, per trarlo fuori dalla realtà di quella scuola puzzolente dove i soldati hanno stabilito il quartier generale. Il protagonista vive i classici problemi dei soldati: sigarette, assenza di sonno, necessità di vodka saltano fuori ogni volta che l’azione bellica passa in secondo piano. La paura della morte («Adesso mi uccidono») aleggia a ogni passo. Quello che stupisce in questo

romanzo è la normalità della guerra. Per essere un libro sull’orrore, è facilmente digeribile. Non c’è, ad esempio, alcuna traccia di quel nonnismo endemico e ipertrofico che talvolta approda persino sulle pagine dei quotidiani italiani. Se i lettori italiani troveranno interessante il testo, potranno tornare ad assoporare i contenuti proposti da Pripelin. A settembre, infatti, uscirà per la prima volta in Italia Sankya il suo secondo romanzo, che in patria ha ottenuto un considerevole successo di critica e di vendite. Preparato da Maria Elena Murdaca

LA FESTA DANZE E CANTI TRADIZIONALI SE LA CULTURA POPOLARE BALLA NEL CENTRO DI ROMA In occasione della “Giornata della Russia”, a Roma il 12 giugno si è svolto il Festival “Costellazione della Russia”: danze e canti tradizionali da ogni parte della Federazione. La kermesse è stata organizzata dall’Agenzia Federale Rossotrudnicestvo con il Comune di Roma FOTOGRAFIA: LAVINIA PARLAMENTI


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SUPPLEMENTO A PAGAMENTO REALIZZATO DA ‘ROSSIYSKAYA GAZETA’ (RUSSIA) PER LA DISTRIBUZIONE CON NYT INTERNATIONAL WEEKLY

Pallavolo L’appuntamento per la fase conclusiva dell’edizione 2011 è a un passo. Con uno sguardo rivolto alle Olimpiadi

La Nazionale verso la World League MARIELLA CARUSO RUSSIA OGGI

La Nazionale maschile russa di volley viaggia spedita come un treno verso la Final Eight della World League 2011, in programma a Gdansk-Sopot (Polonia), dal 6 al 10 luglio. A guidare la compagine è Vladimir Alekno, tornato sulla panchina della Nazionale nello scorso dicembre dopo la parentesi italiana con Daniele Bagnoli, chiusasi dopo i Mondiali del 2010. Per Alekno, tecnico anche dello Zenit Kazan - che nella prossima stagione accoglierà tra le sue file l’ex regista azzurro Valerio Vermiglio - si tratta di un ritorno alla guida della compagine che aveva diretto dal marzo 2007 fino alle Olimpiadi di Pechino, quando al tecnico russo fu fatale la sconfitta con gli Stati Uniti (poi saliti sul gradino più alto del podio) che costrinse la Russia a giocare (vinc e n d o l a ) l a fi n a l i n a d i consolazione per il bronzo. Al suo posto fu chiamato Daniele Bagnoli, già allenatore della Dinamo Mosca. Neppure il tecnico italiano, però, è stato baciato dalla fortuna. Il passo indietro della formazione russa guidata da Bagnoli - argento alla World League 2010, ma soltanto quinta al Mondiale italiano del 2010 - ha determinato l’addio della Federvolley russa al tecnico modenese. Il compito affidato ad Alekno è tutt’altro che agevole: riportare la Russia sul tetto del mondo,

lì dove era stata stabilmente a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta, quando ancora si chiamava Urss ed erano gli anni d’oro di Yuri Panchenko, Vyacheslav Zaytsev e Aleksandr Savin, tra l’altro anche vincitori in Italia dell’oro ai Mondiali del 1978. Un dream team che ha confezionato successi fino all’argento conquistato alle Olimpiadi di Seul nel 1988.

Oggi la star si chiama Maxim Mikhaylov, 23enne che è stato il miglior attaccante ai recenti Mondiali italiani e nelle prime posizioni di rendimento anche nella World League attualmente in corso. La Russia è collocata in un girone che vede anche il Giappone, la Germania e la Bulgaria. Poche le novità di formazione tra il gruppo di Bagnoli e quello gui-

Il nome è tipicamente russo: Ivan Zaytsev. Ha 22 anni e gioca a pallavolo come papà Vyacheslav, regista dell’Urss degli anni’70. Ma, invece, di farlo con la maglia della nazionale dei suoi genitori (la mamma Irina Pozdnyakova è stata argento nei 200 rana agli Europei di nuoto ‘66), gareggia con la maglia azzurra in virtù della nazionalità italiana che ha scelto di aggiungere a quella russa. «Sono nato a Spoleto. Ho girato mezza Europa col mio babbo quando era a fine carriera per poi stabilirmi definitivamente in Italia quando avevo 10 anni» spiega Ivan, impegnato anch’egli nella World League. «Raggiunti i dieci anni di permanenza ho scelto di prendere il passaporto italiano, senza perdere quello russo». Cosa conosce della Russia? Conosco - o meglio conoscevo perché non andandoci da molto tempo ho abbandonato le origini come piace chiamarle ai

Il Kazakistan punta all’impresa Con gli atleti della Federazione

NICOLA SELLITTI RUSSIA OGGI

Racchette russe per la storia del Kazakistan. Che sogna l’ingresso tra le prime quattro potenze del tennis mondiale nella sfida all’Argentina dal 7 al 9 luglio,

no per loro il rientro è previsto a breve. I volti nuovi sono quelli dello schiacciatore Alexey Spiridonov, 23 anni, e del quasi trentenne libero, Alexander Sokolov, che ha dovuto attendere l’età matura per giocarsi le sue carte in Nazionale. Ma la principale novità è lo spazio conquistato da Alexander Butko, regista di Novosibirsk che gioca nel Lokomotiv,

e che sta gestendo al meglio la squadra verso la finale di World League, il primo vero banco di prova per il nuovo corso di Alekno. Il traguardo minimo per il tecnico appare a portata di mano: dovrà conquistarsi un biglietto per l’Earls Court di Londra, il palazzetto dello sport dove fra un anno si disputerà il torneo olimpico.

L’oriundo che gioca per l’Italia

Tennis Il team dell’ex Repubblica sovietica si gioca le semifinali

Traguardo storico in Coppa Davis grazie ai naturalizzati Andrej Golubev, Evgeny Korolev e Mikhail Kukuskin.

dato da Alekno. Gli infortuni tengono lontano dal campo lo schiacciatore Semen Poltavskiy, che sta facendo riposare la schiena per essere in forma a Londra. Anche il “modenese” Yuri Berezhko infortunatosi nei play-off del campionato italiano è ancora fuori dai giochi. Grankin e Muserskiy sono temporaneamente fermi, ma alme-

INTERVISTA IVAN ZAYTSEV DIFENDE I COLORI AZZURRI

DANIELA TARANTINI

Il ritorno del tecnico Vladimir Alekno è coinciso con un filotto di vittorie che ha riportato la compagine russa ai vertici mondiali. Non accadeva stabilmente dagli anni Ottanta.

quarti di finale di Coppa Davis. Un primato storico per l’ex Paese sovietico che fino a un paio di anni fa contava più bacini di ferro che atleti piazzati entro la duecentesima posizione nella classifica Atp. Poi il cammino incontenibile verso l’Olimpo del tennis a squadre. Andrej Golubev, Evgeny Korolev e soprattutto Mikhail Kukushkin (58esimo della classi-

fica Atp) hanno regalato a marzo il punto decisivo negli ottavi contro la Repubblica Ceca. Atleti dal codice genetico russo che, per dare slancio alla loro carriera, hanno accettato, a partire dal 2008, la sfida del presidente kazako Nazarbayev: scendere in campo per la sua creatura. Così come le stelline Galina Voskoboeva e Yaroslava Shvedova, che trovavano ecces-

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siva concorrenza in Federation Cup. La federazione fu allora affidata a uno stretto collaboratore del presidente, Bulat Utemuratov. Milionario, ottavo nel listino di Forbes 2009, vende le sue azioni dell’Atf, quinta banca del Paese e investe nel progetto Davis. Tra gli obiettivi, trapiantare un torneo Atp ad Astana e creare un centro tecnico dove plasmare la generazione tennistica del futuro. Il vero obiettivo era però avvicinarsi anno dopo anno al vertice della Coppa Davis. Magari vincere l’Insalatiera. I tre moschettieri Golubev, Korolev e Kukushkin, detentore del torneo di San Pietroburgo 2010, infliggono un cappotto (5-0) me-

miei genitori - San Pietroburgo, dove ho frequentato la scuola e dove abita la nonna paterna. Quella materna vive appena fuori Mosca. Qual è la differenza tra la pallavolo russa e quella italiana? Cambia la gestione del movimento. In Russia c’è molta rigidità: è come se la pallavolo fosse un obbligo di leva; l’allenatore parla e gli altri eseguono. In Italia il rapporto è molto più duttile, il rispetto per il tecnico non deriva da un obbligo. Le valutazioni tecniche non tocca a me farle. Qualche anno fa si parlava di un suo approdo nella nazionale russa. C’è mai stato un vero corteggiamento? Erano chiacchiere da bar. Giocavo ancora da regista (oggi è schiacciatore di banda, ndr) e mi dicevano di tornare in Russia. Avevo 16 anni: non se ne fece niente. Sono contento di essere cresciuto in Italia. Per me la maglia azzurra è il mas-

I tre moschettieri sotto la lente

Evgeny Korolev Nato nel 1988, 77esimo della classifica Atp Mikhail Kukushkin Nato nel 1987, è il leader del team kazako

Quanto papà e mamma hanno influenzato le sue scelte? Tanto dal punto di vista caratteriale, di approccio all’allenamento, alla sfida, alla vita fuori e dentro la palestra. Se non fossi cresciuto in una famiglia di sportivi non avrei questa mentalità. Lei ha detto di sentirsi russo nel carattere. Cosa intende? Nei pensieri mi sento più vicino a ragazzi dell’Est. Per esempio ho 22 anni e sto già pensando al matrimonio. E’ difficile che alla mia età un italiano ci pensi: ho compagni ultratrentenni che vivono ancora con i genitori, anche se sono fidanzati da anni. Se le capitasse di dover giocare un’Italia-Russia avrebbe problemi? Non guardo al di là della rete, chiunque ci sia penso soltanto a vincere. MC

morabile alla Svizzera, nell’occasione priva di Federer. Ottenendo il check in per il tabellone principale della World Group. L’ultima tappa è stata l’impresa contro la Repubblica Ceca. Dove Golubev “l’italiano” batteva, davanti a un pubblico incredulo, il Top ten Tomas Berdych. Il russo (44esimo della graduatoria Atp) si allena da nove anni a Bra, in provincia di Cuneo. La sua storia inizia con un filmino, girato da un amico del padre, che viaggia per l’Europa in cerca di estimatori, sino in Piemonte, dove resta cinque anni in casa di una famiglia ammalata di tennis. E dove vive ancora, nonostante la chiamata della federazione kazaka.

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Andrej Golubev Nato nel 1987, si allena nella provincia di Cuneo

simo. Significa puntare a obiettivi sempre più grandi e sognare di vincere.

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