GIOVEDÌ 22 MARZO 2012
Il supplemento rientra nel progetto RUSSIA BEYOND THE HEADLINES, che pubblica inserti in diverse lingue, in allegato a The Daily Telegraph, The Washington Post, Le Figaro, El Pais, Süddeutsche Zeitung, Le Soir, La Nacion L’inserto è preparato e pubblicato da Rossiyskaya Gazeta (Russia) e non coinvolge le strutture giornalistiche ed editoriali di
La versione Ultimo Presidente dell’Urss, Nobel per la pace, leader dell’Unione dei socialdemocratici: è il cursus honorum di Gorbaciov. Nel 1985 avvia la Perestrojka. Contribuisce alla fine della Guerra Fredda e alla caduta del muro di Berlino. Annuncia la Glasnost e riabilita le vittime dello stalinismo. Poi il crollo dell’Urss, di cui, oggi, si pente. L’Occidente lo adora, in Russia è malvisto. Tutto il mondo lo chiama Gorby.
di
Se potesse tornare indietro cosa farebbe di diverso? Torno spesso con la mente al marzo del 1985 quando fu accettata la proposta della mia nomina a segretario generale. Non potevo certo rinunciare. E Raissa (Raissa Maksimovna Gorbaciova, sua moglie) era contraria. Mi chiese: «Ne hai bisogno?». Non provava simpatie per la politica, ma mi amava. Così dissi a me stesso: se sei una persona seria, non devi dire di no. Avevo ben chiara la situazione del Paese. Non caddi giù dalle nuvole. Ero nel Partito da quando avevo quindici anni. Ero pure il più giovane membro del Politburo. Probabilmente agirei nello stesso modo e la mia scelta sarebbe la stessa di ventisette anni fa. Di sicuro cercherei di evitare gli errori di calcolo e le previsioni sbagliate che ho fatto. Cosa è stato di intralcio nella realizzazione dei suoi progetti politici? Stavamo andando nella giusta direzione. Eravamo però in ritardo con la riforma del Partito che da promotore della Perestrojka si trasformò nel suo freno. A dire il vero anche la nomenklatura non ci aiutò. A un certo punto capì che se le fosse sfuggito il controllo del Paese, sarebbe stata la fine del monopolio. Il Pcus non superò la prova democratica. E anche dopo il 1989 nelle libere elezioni i comunisti ricevettero quasi l’85 per cento dei voti. Il popolo non era contro i comunisti, tra i quali figuravano persone serie e brillanti. Molto spesso tuttavia erano i carrieristi con la tessera del Partito a occupare i posti più importanti. Sicuramente rimanemmo indietro anche con la riforma dell’Unione. Non ci passava nemmeno per la testa che tutto sarebbe finito. Eravamo sicuri che l’Urss fosse una roccia. Cosa sarebbe diventata l’Urss se si fossero attuate le riforme? Sarebbe stato un Paese libero e democratico. Guardi, qualsiasi cosa abbia intenzione di fare il nuovo potere si sta chiarendo che il via di tutto fu dato durante la Perestrojka. Questo significa che i processi iniziati allora continuano. Se avessi io la possibilità di occuparmene allora lo farei in modo coerente, graduale e non tutto in fretta e furia come è nella nostra tradizione. Accettare la Perestrojka in un Paese come il nostro è in generale un grosso rischio. E prendersi la responsabilità per cambiamenti simili è un fardello fuori dalla portata di chiunque. Quando si sarebbe potuta riformare l’Unione per non farla crollare? Negli anni Ottanta questo punto non era forse già stato superato e la dissoluzione era inevitabile? Dopo 30 anni di governo di Stalin, dopo che si era insediato il suo rigido meccanismo e un sistema economico-amministrativo totalitario, uscirne come l’araba fenice dalle ceneri o ribellarsi a esso era impossibile. Krusciov ci provò e fece alcune cose affinché ini-
Attraverso compromessi, manovre complicate e decisioni flessibili siamo riusciti a portare la società fino al punto in cui ritornare a un passato totalitario non era più possibile. Questo è ciò che conta” DANIL GOLOVKIN PER LA RIVISTA SNOB
ziassimo a pensare in quale Paese vivevamo, ma ne pagò il prezzo. Ci allontanavano dall’eredità staliniana a fatica. La gente semplice non capiva e non accettava tutte queste rivelazioni sul «culto della personalità». E tutto il periodo di Brezhnev fu a suo modo un neostalinismo: un regime totalitario senza repressioni. Nella sua vita professionale e politica quale fu il momento di massima tensione? Cosa pensa della decisione che prese in quel frangente? Dall’inizio alla fine, posso dire di aver dato tutto me stesso nel lavoro. E altrettanto ho ricevuto in cambio. Que-
sto impegno mi è costato molto caro, da tanti punti di vista. Non giocavo a golf. Tutto quello che era rimasto a me e Raissa era la nostra passeggiata giornaliera di sei chilometri. In qualunque momento della giornata. Persino di notte se tornavo tardi. Uscivamo di casa e c’incamminavamo. Lo abbiamo fatto per quasi quarant’anni. Di una cosa mi rammarico: non aver portato avanti le riforme fino alla fine. E, comunque, attraverso compromessi, complicate manovre, decisioni flessibili siamo riusciti a portare la società fino al punto in cui ritornare a un passato totalitario e sovietico non era più possibile. Questo, alla fine, è ciò che conta.
Qual è secondo lei il suo successo più importante? Negli anni della Perestrojka siamo riusciti a metterci sul cammino della libertà. E questo percorso resta ancora da completare. Ha un motto? Uno che valesse per tutta la vita non ce l’avevo. Quando però c’era la Perestrojka, mi ripetevo spesso: risolvi i problemi in modo democratico, senza spargere sangue. Questa intervista è stata pubblicata sulla rivista Snob
IN QUESTO NUMERO Made in Italy Una crescita senza soste ECONOMIA
PAGINE 4-5
Editoria: I libri e le riviste proibite nell’Urss STORIA
PAGINE 6-7
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RUSSIA OGGI WWW.RUSSIAOGGI.IT SUPPLEMENTO A PAGAMENTO REALIZZATO DA ‘ROSSIYSKAYA GAZETA’ (RUSSIA)
Politica
IL DOPO ELEZIONI LA SOCIETÀ CIVILE RESTA CARATTERIZZATA DA UN ELEVATO LIVELLO DI INSODDISFAZIONE PER LA POLITICA UN SENTIMENTO CHE PREVALE SULLA VOGLIA DI PROTESTARE. QUALE SARÀ IL FUTURO DELL’OPPOSIZIONE?
DIALOGO, IMPEGNO E PACIFISMO I SENTIERI DELLA DEMOCRAZIA Finora le proteste sono rimaste nell’ambito della legalità. Questo scenario apre nuovi spazi per la partecipazione. E occorrerà uno sforzo delle autorità per renderlo proficuo. VLADIMIR RUVINSKY RUSSIA OGGI
pronta; tra esse il ritorno alle elezioni dei governatori, una maggiore rappresentanza dei governi regionali nella Duma statale e una procedura semplificata per fondare i partiti. Tali proposte però non hanno soddisfatto i manifestanti, in quanto non rispondevano alle loro effettive richie-
Manifestazioni pro e contro il potere si sono succedute nelle ultime settimane, mostrando la maturità raggiunta dalle due fazioni ste: «Si tratta di misure poco entusiasmanti. Oltretutto le autorità si sono autoscreditate, dopo anni e anni di promesse non mantenute», ha detto il manifestante Sergei Zhitnikov, programmatore e imprenditore di 26 anni. E quindi le azioni sono continuate. A
Le manifestazioni continuano anche dopo le elezioni presidenziali del 4 marzo AP
quel punto le autorità si sono rese conto che i manifestanti non avevano richieste precise e coerenti, e per di più nemmeno un leader in grado di negoziare per porre fine alle proteste. Quindi, sono passate all’offensiva. Surkov è stato licenziato e sostituito da Vyaceslav Volodin, un illustre funzionario del partito Russia Unita, noto per essere portato alle soluzioni pratiche. In seguito le autorità hanno organizzato alcune contro-manifestazioni a sostegno del governo. Migliaia di dipendenti di aziende pubbliche e statali, lavoratori e insegnanti sono stati fatti arrivare da altre regioni circostanti e hanno preso parte a raduni di supporto a Putin che si sono svolti a Mosca. Il procuratore generale Yury Chaika ha ipotizzato che le manifestazioni antigovernative fossero finanziate dall’estero. Nessuno ha confermato la sua tesi, ma questa è stata immediatamente fatta propria dai dimostranti filogovernativi. Lo stesso Vladimir Putin ha lasciato il segno dichiarando al raduno del 23 febbraio, giorno di rievocazione del Difensore della Madre Patria, che «la battaglia per la Russia continua» e che non permetterà «a nessuno di imporci la sua volontà». Tre giorni dopo il comizio tenuto da Putin, migliaia di persone hanno formato una catena umana di 14,5 chilometri - che si è snodata nella città di Mosca - per esprimere tutta la loro insoddisfazione. Una manifestazione imponente, che ha avuto una grande eco anche a livello internazionale. «La cosa più notevole di questa protesta è che ha saputo mantenere l’impostazione del primo raduno di Piazza Bolotnaja, completamente diversa da quella che caratterizza la politica russa. Anzi, quella stessa impostazione è migliorata, si è intensificata: mi riferisco a una forte motivazione, priva di aggressività, uno spettacolo veramente affascinante», ha scritto uno dei partecipanti all’azione di protesta. Molti osservatori temevano che le manifestazioni potessero portare a scontri tra i poveri operai della provincia e la “classe media” moscovita o che le autorità avrebbero fatto ricorso alla forza per disperdere i partecipanti. Ma questi ultimi non hanno fatto uso alcuno di violenza, preferendo le tattiche pacifiste del Mahatma Gandhi oppure di Martin Luther King Jr. ad azioni dimostrative come appiccare il fuoco alle automobili o marciare verso il Cremlino. Resta da capire se tali strategie avranno successo, ma finora tutte le dimostrazioni dei manifestanti sono rimaste diligentemente nei limiti della legalità e in questo modo ogni possibilità di scontro reale con le autorità è stata scongiurata. Da parte loro, neppure i sostenitori di Putin sono propensi allo scontro fisico: si tratta in prevalenza di gente comune, che desidera solo una vita migliore come gli altri. Entrambe le parti vogliono che le elezioni si svolgano onestamente. Entrambe hanno qualcosa da perdere. È questo scenario a rendere possibile un dialogo produttivo, ma dovranno essere le autorità a fare il primo passo. Nel frattempo si stanno comportando come se fossero ancora impegnati in campagna elettorale e stanno facendo il possibile per mobilitare i propri sostenitori.
(10) MIKHAIL MORDASOW_PHOTOPICTURES
Le autorità hanno cercato di non dar peso alle prime manifestazioni che sono scoppiate a dicembre dopo le elezioni della Duma statale, ma quando è diventato impossibile continuare a ignorarle, hanno cercato di reagire in modo conciliante. «La parte migliore della nostra società, o per meglio dire la sua parte più produttiva, esige rispetto», ha detto a proposito dei manifestanti Vladislav Surkov, allora primo vicepresidente dell’amministrazione e ideologo capo del Cremlino. In origine il nucleo delle proteste era animato da giovani di età com-
presa tra i 23 e i 39 anni, che in media guadagnano più del resto della popolazione. Tuttavia, quando il 4 febbraio i manifestanti sono accorsi in Corso Sakharov, questa fascia estremamente mobile della popolazione appartenente alla classe media e in piena ascesa si è unita alle altre fasce sociali, secondo quanto afferma un sondaggio condotto dal Centro Levada. In quella circostanza i manifestanti erano rappresentati in parti uguali da pensionati e studenti e in due casi su tre avevano un diploma universitario. «È stato un po’ come se la società nel suo complesso abbia inviato i propri messaggeri a dichiarare di voler vivere in modo diverso», ha affermato Aleksei Levinson del Centro Levada. Dopo quella manifestazione, il Presidente Dmitri Medvedev ha proposto una serie di riforme politiche per le quali, come lui stesso ha detto di recente, la società non era ancora
Marina Tinciurina 24 ANNI, SALES MANAGER DI MACCHINARI AGRICOLI
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Sento che il mio voto è importante per il Paese. Forse può sembrare un po’ patetico, ma credo che proprio tutti debbano compiere il loro dovere di cittadini. Se nel Paese sono in corso le elezioni allora a qualcuno servono, nel senso migliore della parola. Bisognava dare il proprio voto alla persona che se lo meritava. Io personalmente ho votato per Putin perché ritengo che fosse il più meritevole tra i candidati, anche se nel corso degli ultimi vent’anni, nella Federazione, non è avvenuto alcun cambiamento radicale. Nonostante questo, penso che gli si possa dare una nuova chance”
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Società
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Il voto e i territori: Putin perde consensi nella regione di Mosca Il carattere delle votazioni ha determinato una divisione delle regioni in cinque gruppi. Nel Caucaso del Nord, Vladimir Putin ha ottenuto più del 90 per cento dei voti. I difensori dei diritti umani reputano questo risultato l’effetto del lavoro compiuto dai vertici amministrativi. Mosca e la regione di Kaliningrad sono quelle in cui Putin ha raccolto il minor numero di voti. Se le elezioni fossero av-
venute soltanto nella capitale, si sarebbe andati al secondo turno elettorale. La fascia conservatrice è costituita dal gruppo di regioni che tradizionalmente appoggiavano il Partito Comunista e Gennadi Zuganov. Come il Chernozem centrale, la zona degli Urali e la Siberia occidentale, dove i consensi per il premier non hanno superato il 65 per cento. Il sostegno ai governi aumenta in maniera considerevole quando l’economia
locale è fondata su un’importante compagnia: è il caso del circondario autonomo Jamalo-Nenec (84,6 per cento) o di quello degli Chanty-Mansi-Jugra che vivono grazie all’estrazione del petrolio e del gas. In Bashkiria e in Sverdlovsk Putin ha perso circa il 20 per cento rispetto alle elezioni del 2004, mentre a San Pietroburgo il calo è stato del 14 per cento.
Il 4 marzo si sono tenute le elezioni per il Presidente della Federazione Russa. C’erano ben pochi dubbi su chi sarebbe risultato vincitore. Eppure per la prima volta negli ultimi dieci anni c’è stata la percezione diffusa che ogni voto avesse un senso. Dopo tanti anni, i russi hanno veramente scelto. Questa sensazione è emersa dopo i comizi di protesta in Piazza Bolotnaja e in Corso Sakharov. Un sentimento nuovo per i giovani che sono nati dopo la Perestrojka e non hanno realmente conosciuto le difficoltà degli anni Novanta. La gioventù russa si è preparata per le elezioni di marzo ed è andata a votare per difendere le proprie idee.
Internet Le nuove forme della comunicazione
L’occhio della Rete Facebook, Twitter e la passione civile Con milioni di status su Facebook e Twitter, le comunità online in Russia non sono solo uno strumento per comunicare con gli amici, ma sempre più una fonte di informazioni. BORIS DMITRIEV RUSSIA OGGI
Svetlana Timofeeva 24 ANNI, MEMBRO DI UN PROGETTO SOCIALE
Zarema Nurmagomedova
PER GIOVANI
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Ho votato perchè sono abituata a farlo. Quando avevo diciotto anni sono andata a votare per la prima volta. E da allora io e la mia famiglia andiamo a votare a ogni elezione. Riteniamo che sia un diritto davvero importante. Sono nata nel 1987, subito dopo è iniziata la Perestrojka: nei primi anni la vita era molto dura, a volte si temeva di non avere nulla da mettere a tavola. Ora tutte le persone che conosco a Mosca e in altre città lavorano senza grossi problemi e hanno stipendi buoni”
25 ANNI, COLLABORATRICE DEL GESTORE DI UN RISTORANTE
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Non sono andata a votare, perché non sapevo a chi affidarmi. Andare e annullare la scheda mi sembrava stupido. Spero, però, che la coscienza che si è risvegliata in buona parte della popolazione negli ultimi due mesi obblighi il nostro governo a cambiare la politica, a non prendere più decisioni approssimative e a capire che le persone possono reagire con le proteste e alla fine anche con la rivoluzione”
Maksim Mosin 28 ANNI, CANDIDATO COME DEPUTATO PER L’ASSEMBLEA MUNICIPALE DEL QUARTIERE PECHATNIKI, MOSCA
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Ovviamente sono andato a votare per scegliere il Presidente. Soltanto noi possiamo cambiare in qualche modo la nostra vita. Le persone che stanno in alto non cercano di cambiarla
per il meglio. Se davvero vogliamo vivere in condizioni migliori dobbiamo manifestare i nostri principi e dimostrare che siamo una società giusta e civile in grado di sciegliere il proprio governo”
«Negli ultimi tempi è avvenuta una svolta e gli utenti ora si rivolgono sempre di più a Internet per informarsi», afferma Mark Tverdynin, presidente del consiglio d’amministrazione del Centro pubblico regionale di tecnologie Internet. «Chi ha una vita minimamente attiva controlla sul web quello che ha visto anche sullo schermo televisivo». Come fonte alternativa d’informazioni, Internet «è diventato un buon mezzo» grazie alla comparsa dei contenuti video, all’alta velocità e ai prezzi ragionevoli, annota Tverdynin. I social network sono stati ampiamente utilizzati dagli organizzatori delle proteste di massa contro i brogli elettorali. Per esempio alla manifestazione Per giuste elezioni (che ha avuto luogo il 24 dicembre 2011 a Corso Sakharov) hanno aderito al gruppo creato su Facebook più di 54mila persone e circa 100mila hanno ricevuto l’invito. «La diffusione dei social network non aumenta di per sé la tendenza alla protesta, non rivoluziona la società», secondo Valeri Fedorov, direttore generale del Vciom (Centro nazionale di studi sull’opinione pubblica). «Qui si tratta di un altro tipo di rapporto: se in una data città o Paese emergono tali tendenze, il coordinamento dei partecipanti risulta facilitato da queste risorse». Poi aggiunge. «Bisogna considerare che qui le reti sociali tradizionali – i sindacati, i partiti – sono poco sviluppate: formalmente esistono, ma le persone non le utilizzano come strumento per l’interazione sociale», afferma Fedorov. In tali condizioni, aggiunge, le community online colmano il vuoto. La comunità Internet russa ha dimostrato la sua forza dopo le elezioni di dicembre. Runet è stato sommerso di post e video sui brogli, e proprio queste “voci dalla rete” hanno mobilitato una parte considerevole dell’eterogeneo pubblico sceso in piazza per le “giuste elezioni”. Per tutta la giornata del 4 marzo 2012, 2,5 milioni di elettori, che erano riusciti a registrarsi in anticipo sul sito webvybory2012. ru (nel giorno del voto era praticamente impossibile farlo), hanno condiviso immagini e riprese dagli angoli più interessanti del Paese, come l’urna elettorale di un piccolo villaggio con la fessura troppo stretta dove le schede venivano spinte dentro a forza con l’aiuto di un righello. Come il noto giornalista e attivista politico Leonid Par-
fenov, nelle vesti di osservatore, che s’intratteneva per 15 minuti di fila al telefono al seggio della sua città natale, Cherepovets. Come elettori che ballavano davanti alla telecamera. Per molti le webcam sono state anche un’occasione per inviare a casa saluti ai propri cari. La qualità dell’audio lasciava a desiderare e così si chiamavano parenti e amici dal telefonino. E gli elettori tecnologicamente più avanzati si filmavano coi cellulari mentre depositavano la scheda nell’urna, diffondendo poi le immagini via mms. «Signor Putin, la preghiamo, non spenga le telecamere. È stato davvero fantastico! Nel villaggio Morskoe, nella penisola di Neringa, ho visto una donna seduta su un morbido divano in attesa degli elettori. E ho visto i seggi elettorali allestiti nella mia vecchia scuola dove non mettevo piede da almeno quindici anni. È un grande Paese», ha scritto il blogger Senism. «Certo le webcam hanno complicato il lavoro: non era facile infilarle e intanto girare il video. Viva i robot», ha scritto su Twitter lo scrittore Sergey Minaev. Il sistema di videomonitoraggio dei seggi elettorali, costato 13 miliardi di rubli (circa 340 milioni di euro), ha retto l’alto volume di traffico. Il suo operato è stato apprezzato dal ministro delle Telecomunicazioni e Comunicazioni di massa Igor Shchegolev: «Ha funzionato quasi a pieno regime nel 99,3% dei seggi, dove erano state allestite le videocamere per il monitoraggio».
LE CIFRE
2,5 milioni di elettori registrati il 4 marzo sul sito webvybory2012.ru, per seguire in
diretta le elezioni del Presidente della Federazione
54 mila persone che hanno aderito al gruppo creato su Facebook per prepararsi alla manifestazione che si è tenuta al Corso Sakharov
337 milioni di euro è costato il progetto di seguire le elezioni con webcam
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Economia
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INVESTIMENTI & ESPORTAZIONI CRESCE LA DISPONIBILITÀ DI CONSUMO DELLA CLASSE MEDIA. LE ESPORTAZIONI ITALIANE AUMENTANO. ECCO UN FOCUS SULLA MECCANICA, L’AUTOMOTIVE E GLI ELETTRODOMESTICI
QUALITÀ E STILE IL SOGNO ITALIANO STREGA MOSCA L’impegno delle imprese italiane cresce anno dopo anno. Nel 2010 gli investimenti diretti ammontano a 972 milioni di euro. E le stime per il 2012 prevedono un nuovo balzo in avanti. LUIGI DELL’OLIO RUSSIA OGGI
La crescita economica che quest’anno dovrebbe attestarsi intorno al 3,5 per cento, rispetto a un’economia italiana ricaduta in recessione. L’incremento dei consumi, che rappresenta una costante degli ultimi anni, in linea con l’irrobustirsi di una classe media particolarmente attratta dal gusto italiano. L’ acquisita stabilità a livello istituzionale. Tre motivi che spiegano l’ottimismo che si respira sul fronte delle relazioni commerciali tra Italia e Russia, sia per quanto concerne l’interscambio, sia sul versante degli investimenti diretti. La presenza di aziende italiane nella Federazione ha nella Fiat il nome più prestigioso. L’azienda automobilistica torinese ha iniziato a produrre in jointventure con la Vaz nel 1970, in seguito a un accordo siglato quattro anni prima – in piena Guerra Fredda, con un seguito di tensioni con gli Usa - dall’allora numero unoVittorioValletta, prima di cedere lo scettro del gruppo a Giovanni Agnelli. Nacque così la motorizzazione di massa nell’Urss con la Zhiguli (riadattamento della“124”), nome che traeva origine dall’omonima catena di colline situata nei dintorni di Togliatti, la città dove si trovava lo stabilimento in cui le auto erano prodotte. L’evoluzione del Lingotto in terra russa ha vissuto di alti e bassi, fino alla firma di una lettera di intenti con Sberbank – avvenuta a inizio mese - per la produzione e distribuzione di vetture e veicoli commerciali leggeri. Le parti sono al lavoro per finalizzare l’accordo che dovrebbe portare entro il 2013 all’avvio della produzione della nuova jeep, per poi includere anche altri modelli e motori, da produrre e assemblare in loco. La motivazione è semplice: la Russia si appresta a diventare il primo mercato europeo dell’auto e questo attira gli investimenti delle aziende occidentali, che nei loro Paesi si trovano a fare i conti con una situazione della domanda che nel migliore dei casi è stagnante.
E lo stesso vale per altri big dell’economia italiana che negli anni sono approdati nella Federazione, da Eni a Danieli ed Enel (che tra le altre cose è azionista di Severnergia), da Coeclerici a Pirelli e Alenia Aeronautica (intesa con Russian Helicopters), da Iveco a Ferrero e Indesit, da Candy a Mapei e Italtel, a guidare una schiera di circa 500 aziende della Penisola, composta in prevalenza da realtà dell’industria pesante, della meccanica e degli elettrodomestici. Nel 2010 gli investimenti diretti italiani in Russia si sono attestati a quota 972 milioni di euro, in sensibile crescita rispetto ai 721 milioni del 2009 (anno della recessione globale) e le prime stime sul 2011 potrebbero confermare il ritorno ai livelli del 2008 (1,18 miliardi). L’ultima scheda-Paese di Sace colloca la Russia a un livello intermedio con un outlook “stabile”, alla luce del miglioramento in atto del clima economico, pur in una situazione di tensione sul fronte inflazionistico (poco sopra il 4 per cento, un dato comunque in calo di due punti percentuali
L’ingresso della Federazione nel Wto potrebbe favorire la modernizzazione del mercato. Atteso un boom negli investimenti nel confronto anno su anno). «L’atteggiamento delle autorità verso l’afflusso di capitali è positivo», sottolinea il report, aggiungendo che «molte regioni hanno approvato leggi e programmi specifici per attrarre un flusso maggiore di investimenti», ma si sofferma anche sull’eccessivo peso della burocrazia locale. Il prossimo ingresso del Paese nel Wto, con l’accettazione quindi delle regole commerciali di interscambio, potrebbe favorire un ammodernamento su questo fronte, così come gli investimenti pubblici nelle infrastrutture – dalle strade alle reti telefoniche – promettono di facilitare l’insediamento di aziende internazionali. Se le realtà che hanno creato stabilimenti in loco restano comunque una quota limitata, molte sono quelle che
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Economia
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ESPERIENZA SUL CAMPO
Partnership e hi-tech Le chiavi per il mercato Andrea Pirondini MANAGER
U © MARKURI GOLOLODNOW_RIA NOVOSTI
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SETTORI DELLA COLLABORAZIONE BILATERALE
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L’energia è il business più importante sull’asse RomaMosca. Poco più di un anno fa, l’italiana Eni ha rinnovato con Gazprom l’accordo di partneriato siglato nel 2006. L’intesa è fondata su tre pilastri: la cooperazione nei rispettivi Paesi e in Paesi terzi, il gasdotto South Stream che collegherà la Russia all’Europa, un contratto di lungo termine di fornitura di gas in Italia
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Coeclerici, azienda attiva nel trading di carbone, è presente nella Federazione dal secondo dopoguerra. Attualmente la filiale russa è composta da 500 persone e controlla due miniere nella regione siberiana di Kemerovo, una delle quali è in fase di modernizzazione. Con questa finalità, la società ha stanziato investimenti per 15 milioni di euro per quest’anno e altri 60 milioni entro il 2014
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Danieli è una delle realtà siderurgiche più importanti della Federazione. La società, attiva nella produzione di macchinari per la lavorazione dell’acciaio, opera con molti partner locali come Tmk e il Gruppo Mechel, tra i più importanti del settore minerario, oltre a realizzare stabilimenti in proprio che servono a coprire meglio un territorio altrimenti troppo vasto per essere raggiunto
na forte domanda locale, un’economia in espansione e un ruolo trainante sul mercato dei pneumatici invernali. La Russia sta diventando sempre più un mercato chiave e Pirelli, in linea con la sua dimensione multinazionale - oggi può contare su 20 siti produttivi in 13 Paesi del mondo -, non poteva mancare questo appuntamento. Per questo motivo abbiamo siglato una partnership con un grande gruppo locale come Russian Technologies, con il quale abbiamo acquisito due impianti produttivi di pneumatici un tempo parte di Sibur, un altro importante gruppo del Paese. Un’acquisizione strategica indispensabile per avere in tempi brevi una forte presenza nella Federazione, in linea con la nostra strategia di soddisfare la domanda in una logica “local for local”: per questo siamo al lavoro per trasferire negli stabilimenti di Kirov e di Voronezh tecnologie e processi produttivi e per apportare know-how in materia di logistica, di controllo della qualità e di organizzazione delle attività che consentano di allineare la produzione agli elevati standard della prossima generazione di prodotto. Standard che sono focalizzati sul Premium, un segmento in cui Pirelli punta a conquistare la leadership mondiale da qui al 2015, con la Russia che giocherà un ruolo importante, grazie alla domanda di pneumatici ‘winter’ e Suv che rappresentano prodotti Premium per eccellenza. Nel Paese stiamo creando una grande presenza produttiva: la società ha infatti investito 222 milioni di euro per il passaggio degli asset alla joint venture e ha pianificato altri 200 milioni di investimenti fra il 2012 e il 2014 per le azioni di miglioramento dei siti produttivi. Un impegno che oggi vede al lavoro localmente circa 4mila addetti e che consentirà a Pirelli di raggiungere ricavi superiori ai 300 milioni di euro nel 2012 e superiori ai 500 milioni nel 2014, con una produzione complessiva che passerà dagli 8,5 milioni di pezzi attuali ai 10,5 milioni previsti nel 2014. Un impegno importante nel nostro percorso di crescita. La nostra partecipazione alla crescita dell’industria automotive in Russia.
guardano alla Federazione come a un mercato di sbocco interessante per i propri prodotti. Soprattutto a fronte di un’economia locale che continua a galoppare e che si mostra particolarmente interessata al “Made in Italy”: in particolare sono i prodotti di qualità che hanno i maggiori spazi di mercato, a dimostrazione della presenza di una classe media (diffusa in particolare a Mosca e San Pietroburgo, ma in crescita anche a Ekateriburg, Samara, Krasnodar e Novasibirsk) che non guarda solo al prezzo come variabile di acquisto. La produzione locale riesce solo in parte a soddisfare questa domanda e, per restare competitiva, spesso si rivolge a fornitori italiani di macchine e know-how. Nel 2011 l’export italiano nel Paese ha toccato quota 9,31 miliardi di euro, con una crescita del 17,8 per cento rispetto al 2010. La classificazione per prodotti vede in vetta l’abbigliamento (10,9 per cento del totale), seguito dalle macchine, dalle calzature, dai mobili e dall’alimentare, con spazi di mercato in crescita anche per le pmi, a patto di aver raggiunto livelli di eccellenze in nicchie di mercato. Anche se le statistiche di Rosstat indicano una progressiva perdita di competitività rispetto ad altri partner, l’Italia continua a essere al settimo posto tra i fornitori internazionali della Federazione. Che da Est dipenda una parte importante della ripresa italiana sono ormai in pochi a dubitarne: resta da capire in che misura le imprese italiane saranno capaci di mettersi in gioco per conquistare questo mercato e quale sarà il sostegno delle istituzioni, a fronte di un’azione concertata pubblico-privati da parte di altri Paesi occidentali.
GETTY IMAGES/FOTOBANK
Andrea Pirondini è responsabile Regione Russia Pirelli
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Storia
A STINE T I E D B I N O LA ANO C R L I E P N V S O URA PUBBLICAZI AROLE CHE T A R LETTE PERTA DELLE COMUNISTA. P ’URSS
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SCO NELL POCA E E ’ R L ALLA E E T I E PO RANT U N I D D E A EDIT A CITT R T I T OR I RAPP
roo in p a edit tto la ic if n so sig Paesi russo ratat in tica, e nei santa. Si t d iz m s ie e te Sa v t S o e i S sogg i ann ione ell’Un ta e i prim ne, opere colare n o s iffu uan arbo no poi cir ltereno d i Cinq a arta c a fenom degli ann o con la c che facev i editoria n u a e d , e ic o in i o f d n t it in la an cu ma prio e enza, tra opiare a no interess ndo un cir non flu a ric a olato sua in prassi di tori trovav i, aliment a veic he, ricette ic a t h ll m le e t a i a d i d ic ta izd he e. civierchia sura c il Sam conom a cen propria c a del regim cialismo” politico-e elle libertà oll a i o d s s li nell ioni i scon a que tardo anche ana violaz pagine d nativa anni del “ e ll a u e m is Negli ti letterari, informativ ie orientali i es of nche solo t a, bollettin sulle filos use a e si diff ris Taiin c a i, u g e c c o di oy arta a Bo li. gi sull dat c ata d izdat, li, sag asti poi ta e di Samiz speriment gn a m cisi rim .I ion io, sciuti a circolaz izdat aud Quaranta ”, erano in i ll c le m n a e o Oltre orma di Sa e dagli an sulle cost isti i costi ir f a v t r , a ic a e s n s p u u già a i come “m già impres ghin he not ic f o a li r g g me dio tre ra su las del vinile i cessiv
o ificat n g i s Il
Valentina Parisi è nata a Milano il 29 febbraio 1976. Nel 2000 si è laureata in Lingua e Letteratura russa presso l’Università degli Studi di Milano e nel 2005 ha consegiuto un dottorato di ricerca in Letterature slave allo stesso ateneo. La sua monografia Il lettore eccedente, Edizioni periodiche del Samizdat sovietico 1956-1990, è il risultato di cinque anni di ricerche negli archivi di Brema, Mosca, San Pietroburgo. Ha tradotto opere di filosofi russi (Pavel Florenskij, Lev Sestov) e curato l’edizione italiana dei taccuini di viaggio dello scenografo dei Balletti russi Léon Bakst. Per la traduzione di Seppellitemi dietro il battiscopa di Pavel Sanaev ha vinto il premio RussiaItalia. Attraverso i secoli per il miglior debutto nella traduzione
Come molti altri, Il giornale Poisk (Ricerca) era stampato in forma miniaturizzata per essere portato facilmente in tasca
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Storia
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DA LEGGERE I testi disponibili online IL SAMIZDAT TRA MEMORIA E UTOPIA a cura di A. Catalano, S. Guagnelli L’editoria clandestina in Cecoslovacchia e nell’Unione Sovietica nella seconda metà del Ventesimo secolo, Samizdat 2010-2011 (VIII), versione elettronica › http://www.esamizdat.it/
SOVIET SAMIZDAT PERIODICALS. UNCENSORED TEXTS OF THE LATE SOVIET ERA Progetto di ricerca a cura di Ann Komaroni, Università di Toronto Soviet Samizdat Periodicals è un database che raccoglie circa 300 sovietici classici, come erano denominati i periodici vietati nell’ultima fase dell’Unione Sovietica, vale a dire bollettini per i diritti umani, antologie poetiche, riviste rock alternative e pubblicazioni religiose http://samizdat.library.utorontt
I testi pubblicati a stampa FENIKS ’66. RIVISTA SOVIETICA NON UFFICIALE Redattore Yurij Galanskov Milano, Jaca Book, 1968
LA PRIMAVERA DI MOSCA. LE RIVISTE DATTILOSCRITTE SOVIETICHE DEGLI ANNI SESSANTA. PROSA, POESIA, IMPEGNO CIVILE AGLI INIZI DEL DISSENSO Milano, Jaca Book, 1979
IL DISSENSO IN URSS NELL’EPOCA DI BREZHNEV P. Sinatti Antologia della Cronaca degli avvenimenti quotidiani. Presentazione di Tatiana Chodorovich. Firenze, Vallecchi, 1978.
SAMIZDAT Emanuela Bonacorsi, Daniela Di Sora, Alberto Lecaldano con le testimonianze di D. Prigov e E. Popov e i contributi di S. Garzonio, V. Parisi Progetto grafico, 2007 (V)
In alto a destra: Relazione straordinaria per il Ventesimo Congresso del Pcus, Cuore di cane di Mikhail Bulgakov, Qui le albe sono tranquille di Anna Akhmatova, Dottor Zivago di Boris Pasternak - le copie di Samizdat vietate nell’Urss
Le copie fatte con la macchina da scrivere Erica di poesie di Bulat Okudzava e Arcipelago Gulag di Aleksandr Solgenitsyn
Una forma espressiva che ha dato voce a una generazione di artisti diversa rispetto alla tradizione. E i lettori integravano e riscrivevano alcuni passi delle opere. SIMONA PIZZUTI RUSSIA OGGI
«Come cominciò? In quale giorno di quell’inverno girò il vento e tutto diventò troppo orribile? In autunno noi ancora lavo…». È questo l’incipit originale dei Racconti di Kolyma di Varlam Shalamov, prigioniero per cinque anni nel gulag di Kolyma durante il periodo delle purghe staliniane. Pubblicati in italiano prima da Adelphi e poi da Einaudi, negli anni Sessanta i Racconti di Kolyma circolavano nell’Unione Sovietica solo attraverso il Samizdat, in cui spesso lo stile immediato dell’autore era interpretato come lacunoso dai lettori che intervenivano integrando o completando quelle parole che Shalamov aveva volutamente lasciato tronche, come «lavo...» che diventa, nella diffusione dei lettori, «lavoravamo». L’autore non fu mai completamente d’accordo con la prassi di manipolazione del testo operata dai lettori/editori di Samizdat che pure hanno contribuito alla diffusione di opere altrimenti sconosciute per la censura. L’autoedizione, diffusa nell’Urss a partire dagli anni Cinquanta, sottraeva il testo al controllo dell’autore, ma fu proprio questo aspetto a scardinare la prassi, rendendo il Samizdat una forma di diffusione innovativa e unica. «L’atto rivoluzionario del Samizdat è di trasformare le competenze tradizionali del lettore che non è non più circoscritto al ruolo passivo di fruitore, ma diventa parte attiva, l’editore di alcune opere». Valentina Parisi, slavista e traduttrice dal russo e dal polacco, sintetizza così l’oggetto del suo libro dedicato al Samizdat: Il Lettore eccedente. Edizioni periodiche del Samizdat sovietico, 1956-1990, in corso di pubblicazione per la collana Studi dell’Istituto italiano di scienze umane di Firenze, presso la casa editrice Il Mulino. «Il lettore/editore di Samizdat diventa “eccedente” perché sconfina nel campo della selezione delle opere da far circolare, con copie manoscritte o dattiloscritte, aggirando la censura, i cosiddetti Tamizdat, da Tam che in russo significa Là, quindi al di fuori dei confini dell’Unione Sovietica – racconta la Parisi –, dimostrando così tutto l’interesse del pubblico». Dopo aver dedicato la sua tesi di
dottorato a un gruppo di poeti concettualisti moscoviti attivi negli anni Settanta che, per le caratteristiche della loro produzione poetica avevano scelto la pubblicazione attraverso gli Samizdat, Valentina Parisi è passata ad analizzare gli inizi di questa forma editoriale. Uno dei progetti maggiormente interessanti nato alla fine degli anni Cinquanta è la rivista Sintaksis, vale a dire Sintassi. «Molte edizioni periodiche spiega - hanno titoli legati alla sfera semantica della presa della parola, come Voce, Vocetta o addirittura Eresia. Questo evidenzia la posizione di quella nuova generazione di artisti e scrittori che non accedeva all’editoria di Stato». Sintaksis era un almanacco poetico fondato a Mosca dal giovane giornalista Aleksandr Ginzburg, che ha avuto il merito di essere una delle prime edizioni dotate di periodicità e, in accordo con molte testimonianze, con pubblicazioni di eccezionale qualità come le poesie diYosif Brodskij. In più Ginzburg aveva dato un’impronta transurbana alla rivista, dedicando un intero numero a Leningrado.
L’autoedizione sottraeva il testo al controllo dell’autore, rendendo questa forma espressiva per certi versi rivoluzionaria Alcune edizioni periodiche si sono poi occupate di recuperare il patrimonio dei testi che non venivano più pubblicati dagli anni Venti quando, con l’accentramento di tutte le case editrici sotto l’egida del Gosizdat, la casa editrice dello Stato, non solo ci fu una forte contrazione dei titoli, ma anche la censura delle opere pubblicate prima della rivoluzione, in possesso delle biblioteche. Negli anni Ottanta, la rivista Transponans, grazie all’amicizia con lo storico dell’avanguardia russa e primo archivista e collezionista Nikolai Chardzev, riesce a pubblicare una serie di inediti tra cui un articolo di Kazimir Malevic e, per la prima volta, sul frontespizio della rivista appare il simbolo dattiloscritto del copyright (una C in un cerchio), con l’esplicita richiesta di non riprodurlo senza il vaglio dei redattori. Transponans non è però l’unica esperienza di editoria clandestina nata dal Samizdat. Negli anni Sessanta, Boris Taighin, noto per aver dato vita a una casa discografia underground che incideva Samizdat
audio su supporti di lastre radiografiche, aveva iniziato un’opera di raccolta e collezione di poesie che circolavano solo in forma di manoscritti oppure erano semplicemente declamate a voce. Pubblica questo materiale in volumetti dattiloscritti ricopiati personalmente con la sua macchina da scrivere e fonda la casa editrice Be-ta (dalle sue iniziali), con cui pubblica quasi 500 titoli di sillogi poetiche, chiaramente in tirature limitate. È noto infatti che il processo di ricopiatura con la macchina da scrivere e la carta carbone permetteva di produrre al massimo cinque copie per volta, di cui la quinta risultava quasi illeggibile e in gergo era definita “slepaja”, cioè cieca. «Alcune testimonianze affermano però che la dissidente Liudmila Alekseeva abbia battuto più di cinque copie per volta, ma in questo caso bisognava farlo come se si piantassero chiodi». La tendenza a fondare vere case editrici si diffuse molto più in Polonia e Ungheria che in Unione Sovietica, dove fino alla metà degli anni Settanta la tecnologia del Samizdat, seppure con i suoi limiti di tiratura, era rimasto l’unico mezzo per far circolare i testi proibiti. «Un nuovo strumento tecnologico – spiega Valentina – si diffonde alla fine degli anni Settanta con l’uso crescente delle fotocopiatrici. Chiaramente la copiatura era molto più agevole, ma anche più pericolosa perché queste macchine erano disponibili solo negli uffici e quindi chi si dedicava alla copiatura delle opere doveva essere molto più cauto». Quello che emerge dai racconti di Valentina Parisi e che accomuna tutte le pratiche di diffusione di Samizdat è il ruolo chiave del lettore. Negli anni Settanta per esempio l’attività di ricopiatura a mano viene riservata a testi nuovi o parti di testi, mentre per le opere già più note si procedeva al processo di fotocopia oppure al massimo di copie dattiloscritte. Un caso emblematico è rappresentato dai romanzi di Nabokov che, pubblicati negli Stati Uniti, arrivano nell’Urss grazie al canale del Tamizdat e vengono diffusi attraverso copie dattiloscritte per una maggiore facilità di fruizione dei testi. «È ancora il lettore a prendere delle decisioni non solo per la scelta dei testi da diffondere, ma anche in quale forma riprodurli», conclude la Parisi.
FOTO REALIZZATE GRAZIE ALLA COLLABORAZIONE DELLA BIBLIOTECA PUBBLICA STATALE DI STORIA RUSSA E DELL’ARCHIVIO MEMORIAL INTERNATIONAL
PREMIO ANNUALE INTERNAZIONALE “LEGGI LA RUSSIA/READ RUSSIA” SCADENZA: 16 APRILE 2012
Il concorso vuole premiare la miglior traduzione dal russo all’italiano realizzata e pubblicata nel corso degli ultimi due anni da una casa editrice straniera. La traduzione deve essere stata tratta da opere letterarie, poetiche e di prosa scritte in lingua russa.
Sezioni: Prosa contemporanea (opere realizzate dopo il 1990) Poesia contemporanea (opere realizzate dopo il 1990) Prosa, letteratura russa classica e letteratura del XX secolo (opere realizzate prima del 1990) Poesia, letteratura russa classica e letteratura del XX secolo (opere realizzate prima del 1990)
Chi può partecipare: Traduttori e case editrici
Sito Internet: http://read-russia.com Maggiori informazioni sul sito www.russiaoggi.it
Premio: Al termine del concorso sarà assegnato un premio di 5.000 euro al traduttore e una borsa di 3.000 euro alla casa editrice per la traduzione di una nuova opera letteraria russa, oltre a un diploma e a una medaglia
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RUSSIA OGGI WWW.RUSSIAOGGI.IT SUPPLEMENTO A PAGAMENTO REALIZZATO DA ‘ROSSIYSKAYA GAZETA’ (RUSSIA)
Cultura
Street Art, la città fantasma di P183 Arte e denuncia sociale. Un viaggio nel cuore di una delle tendenze più in voga nella Federazione. Con una guida d’eccellenza: Pasha 183. Ovvero colui che da quasi quindici anni ha fatto di Mosca la tela su cui dipingere il proprio disagio. Muri, ponti, piazze. Nessun luogo sfugge ai suoi graffiti. E senza mai dimenticare la ragione sociale del proprio impegno: aprire dibattiti, far riflettere i cittadini, utilizzare i graffiti come inneschi per far circolare idee e opinioni.
DARIA GONZÁLEZ RUSSIA OGGI
Quando nel 1990 scomparve la leggenda del rock russo Viktor Tsoj, sui muri del numero civico 37 di via Arbat qualcuno scrisse con la vernice nera: «Oggi è morto Viktor Tsoj». Ma qualcun altro scrisse in risposta: «Tsoj vive!» Nacque così il famoso muro di via Arbat, simbolo di libertà, un luogo dove si può nascondere un biglietto per un amico o darsi appuntamento. Anche le scale dell’edificio in cui si trovava l’appartamento dello scrittore russo Mikhail Bulgakov erano, in un certo senso, un “ufficio postale”: le pareti erano completamente ricoperte di illustrazioni e di citazioni tratte dal suo Il Maestro e Margherita. Proprio questi due luoghi divennero i primi epicentri della street art. I giovani artisti disegnavano ciò che li preoccupava e che li spingeva a creare. Pavel 183 vide per la prima volta il muro di Tsoj quando aveva 14 anni. Da allora non ha più smesso di disegnare. Ha due lauree, ma non vuole dire quale sia la sua professione: «Sono i miei strumenti, il mio pennello segreto. Dopo aver visitato il mio sito web, tutti i mass media hanno scritto che ho studiato Design della comunicazione», racconta. «In realtà scherzavo. Ho studiato diverse materie: mi sono occupato di design e di arte tipografica, di psicologia e di filosofia». In patria Pavel ha acquisito una certa notorietà solo di recente, dopo la pubblicazione di alcuni articoli sul Guar-
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dian e sul Daily Telegraph. I mass media stranieri lo hanno paragonato a Banksy. «È triste sentirsi paragonare a qualcun altro dopo 14 anni di attività creativa. Io sono io, non assomiglio a nessuno», spiega Pavel. In Occidente lo chiamano“P183”. I giornalisti hanno ripreso questa formula da un’e-mail di Pavel in cui l’artista si firmava appunto così. Il suo vero pseudonimo è Pasha 183, o semplicemente 183. Sono le cifre che ha scelto fin da bambino. «La street art russa è uscita dal situazionismo - aggiunge - è difficile datare la sua apparizione». Stando a quanto dice il regista russo Oleg Kulik, tutto iniziò nella Russia sovietica già nei primi anni del secolo scorso: si veda il manifesto del poeta della rivoluzione, Maiakovskij, Coloriamo la nostra città con vernici multicolore; ed Esenin componeva i suoi versi per strada. Scavando ancora più a fondo, si può ricordare che nel 1919, dopo la Rivoluzione, i vagoni merci su cui venivano trasportate le truppe venivano decorati da artisti rivoluzionari. Il situazionismo, per dirla in parole semplici, è l’arte della rivoluzione per le strade. Io, in sostanza, sono un autore satirico di strada».
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3 TAPPE FONDAMENTALI
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Il decreto Per la democratizzazione delle arti, pubblicato da Majakovskij, Burljuk e Kamenskij nell’Urss nel 1918, auspicava: «Le strade diventino una festa dell’arte per tutti», appartiene alle radici della street art mondiale
Se l’attività dello street artist sia una forma d’arte oppure no è una questione controversa. Pavel ritiene che la sua sia un’attività creativa. Secondo lui, l’arte è un concetto dilatabile: «Un mio amico stava lavando i piatti quando all’improvviso in uno sporco di ketchup ha visto il profilo di Vladimir Lenin. Ha smesso di lavare quel piatto e lo ha lasciato così. Credo che si possa chiamare arte anche questa». Nel 2005 l’artista ha girato il film Skazka pro Alënku – 2005 (La favola di Aljonka – 2005), in cui la bambina raffigurata sulla confezione del cioccolato Aljonka diventa una sorta di emblema dei bambini contemporanei. Secondo l’autore, ognuno è costretto a vendere se stesso fin dall’infanzia. Così è la vita nel mondo contempora-
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Le realizzazioni curate da Nomerz, giovane artista russo di Ekaterinburg (The big brother e Toothyman) sono considerate tra le prime cento opere internazionali d’arte urbana
neo: ciascuno di noi, come un’anonima Aljonka, viene venduto e comprato contro la propria volontà. «Per guadagnare soldi nella Russia di oggi non è affatto necessario avere una testa sulle spalle. Ma finché la gente non avrà testa, non ci sarà una società civile - dice sconsolato - Belinskij scriveva che a San Pietroburgo non si può essere semplicemente un artista o un ubriacone vagabondo, bisogna essere per lo meno un artista o per lo meno un ubriacone vagabondo». Moscovita di nascita, Pavel preferisce San Pietroburgo, che considera più europea. «La missione della street art è dialogare con la gente. Per farlo non c’è bisogno di una galleria. Si viene a creare un gioco visuale nell’ambiente cittadino: una per-
FLORIO; EKATERINA SOBOLEVA: RAPPRESENTANTE (ITALIA); FEDOR KLIMKIN: CURATORE DEGLI EVENTI (RUSSIA). LA VERSIONE ELETTRONICA DEL PRESENTE INSERTO È DISPONIBILE SU RUSSIAOGGI.IT. PER USUFRUIRE DI UNO SPAZIO PUBBLICITARIO SULL’INSERTO, CONTATTARE LA RESPONSABILE DELLA PUBBLICITÀ, JULIA GOLIKOVA AL SEGUENTE INDIRIZZO E-MAIL: GOLIKOVA@RG.RU ©COPYRIGHT 2012, SPA ROSSIYSKAYA GAZETA. TUTTI I DIRITTI RISERVATI. ALEKSANDR GORBENKO: DIRETTORE DEL CDA; PAVEL NEGOITSA: DIRETTORE GENERALE; VLADISLAV FRONIN: CAPOREDATTORE CENTRALE. SONO VIETATE LA COPIA, LA DISTRIBUZIONE E LA RIPRODUZIONE DELLA PUBBLICAZIONE O DI UNA PARTE DELLA STESSA SENZA PREVIA AUTORIZZAZIONE SCRITTA DI ROSSIYSKAYA GAZETA, QUALORA QUESTE NON SIANO DA INTENDERSI AD USO PRIVATO. PER RICHIEDERE L’AUTORIZZAZIONE A RIPRODURRE O COPIARE UN ARTICOLO O UNA FOTO, UTILIZZARE IL SEGUENTE NUMERO DI TELEFONO +7 (495) 775 3114 O IL SEGUENTE INDIRIZZO E-MAIL KORTINA@RG.RU. “RUSSIA OGGI” DECLINA OGNI RESPONSABILITÀ IN MERITO A MANOSCRITTI E FOTO NON COMMISSIONATI
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Nel 2011 i membri del più famoso gruppo russo di street art, Vojnà (Guerra), si sono aggiudicati il premio nazionale “Innovacija” istituito dal Ministero della Cultura della Federazione Russa, e nello stesso anno sono stati arrestati a San Pietroburgo
sona anche senza entrare nei musei ha comunque la possibilità di vedere, recepire, riflettere sulla tua opera», sottolinea. E ancora: «Per mia natura sono un ascetico. Sono abituato al silenzio e alla solitudine. E mi piace molto il fango: d’estate guardo le mie scarpe, le suole. Il fango di per sé è semplice e naturale, in esso non vi è nulla di esagerato. Quando la gente saprà guardare a se stessa come al fango, e saprà scorgere nel piccolo il grande, raggiungeremo l’equilibrio. Senza di esso, senza questo equilibrio delle nostre anime, dei nostri pensieri e delle nostre azioni con il mondo che ci circonda, rischiamo di diventare un McDonalds con i menù e le porzioni preparati tutti con le stesse misure e proporzioni».
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