GIOVEDÌ 24 MAGGIO 2012
Il supplemento rientra nel progetto RUSSIA BEYOND THE HEADLINES, che pubblica inserti in diverse lingue, in allegato a The Daily Telegraph, The Washington Post, Le Figaro, El Pais, Süddeutsche Zeitung, Le Soir, La Nacion L’inserto è preparato e pubblicato da Rossiyskaya Gazeta (Russia) e non coinvolge le strutture giornalistiche ed editoriali de
Il gusto del proibito, leva del cambiamento. Lo sa bene Elena Kostioukovitch, nata a Kiev nel 1958, vissuta a Mosca e da oltre 20 anni in Italia, traduttrice in russo di Umberto Eco. A convincerla di questo è stata proprio la lettura in italiano de Il nome della rosa e la suggestione di quell’impenetrabile biblioteca dell’abbazia che custodiva l’unico manoscritto della Poetica di Aristotele sulla commedia.
L’ECO DI ELENA
GABRIELLA PERSIANI RUSSIA OGGI
La giovane Kostioukovitch doveva ritrovarsi in quelle pagine di Eco, che, per iniziativa personale, aveva iniziato a tradurre in russo, approfittando dell’accesso, a pochi eletti consentito, al reparto dei libri occidentali nel Dipartimento di Letteratura Mondiale dell’Accademia delle Scienze dell’Urss, a Mosca. Una sfida vinta: tre anni di lavoro per far conoscere Eco in Unione Sovietica, con due milioni di copie vendute e il pienone registrato a ogni sua presentazione. Quanto è conosciuta la letteratura russa contemporanea in Italia? L’interesse profondo degli italiani si basa sui classici russi, Dostoevskij e Tolstoj, in una parola Tolstoevskij. Da ciò è poi nata l’attenzione per il periodo sovietico. Ma la nuova letteratura della Federazione parla molto poco, quasi niente, del mito russo di allora e i suoi temi fanno fatica a coinvolgere gli italiani. Per questo, da 25 anni, la mia attività è convincere prima di tutto l’editore che il tal libro può vendere e fare la fortuna del catalogo. Tra i nomi più conosciuti oggi in Italia c’è Ludmila Ulitskaya: non è un’autrice rosa, perché trascina, dentro una costruzione romantica, temi sociali della Russia moderna, che sta vivendo l’ennesimo periodo di difficoltà di rapporto tra potere e popolo. Ha esportato anche Boris Akunin. Sono molto felice di questo: dietro il nome di Akunin c’è Grigory Chkhartishvili, un mio conoscente di lunga data che, sotto pseudonimo, ha iniziato a sfornare romanzi polizieschi ambientati nella vecchia Russia. Sono stata una delle prime a riconoscerlo, grazie a qualche nome-esca inserito nei suoi testi. Era il momento in cui voleva fare outing e l’Italia è stata il trampolino per l’Europa. Ma oggi c’è anche Mariam Petrosjan con La casa del tempo sospeso: un librone da mille pagine, edito da Salani, che piace a giovani e adulti.
editore, che ha fatto la sua fortuna vendendo due milioni di copie. Il romanzo è stato pubblicato ad agosto 1988, nel Ventennale dei fatti di Praga. Nelle manifestazioni di piazza a Mosca, gli intellettuali mostravano la prima pagina del libro: per la prima volta si poteva parlare di quelle vicende. Ecco l’impatto di Eco in Russia in senso politico-ideologico.
Tolstoevskij a parte, è difficile che gli italiani si sentano coinvolti dalla letteratura russa contemporanea, che affronta temi nuovi, lontani dai miti di un tempo”
Neanche l’autore l’avrebbe detto. Gli raccontai l’episodio: rimase a bocca aperta. Non si aspettava di essere un modello di letteratura sovversiva in Urss. Dieci anni dopo, quando ha fatto il giro della Russia per le presentazioni in sale sempre piene, aveva bisogno dell’intervento della polizia a cavallo per farsi largo tra la folla che lo aspettava. Ha altri aneddoti da raccontarci su Eco? Tre anni fa abbiamo fatto un viaggio in Estonia, per visitare i luoghi diYuri Lotman, uno scrittore russo emigrato a Tallin, malvisto dal regime, che Eco aveva conosciuto nel 1962 e che mi aveva chiamato dopo l’uscita de Il nome della rosa in russo per scrivere la prefazione alla seconda edizione. Ma, alla fine del viaggio, rimase solo un sorriso amaro: nulla dell’eredità letteraria di Lotman si era conservato fino ai giorni nostri. SEGUE A PAGINA 7
Di cosa tratta? È la storia di alcuni adolescenti che vivono in una casa per invalidi. Hanno tutti qualche problema; però, non è il taglio sociale che interessa alla scrittrice, ma piuttosto quello psicologico e mitologico. Ma non dimentichiamo Umberto Eco. I suoi romanzi sono parabole del sapere e della libertà, cosa che spiega il loro successo planetario. Il lettore russo è interessato alla globalità del suo pensiero e io sono fiera di averlo fatto amare a milioni di connazionali. Quando ho iniziato a tradurre Il nome della rosa non avevo un contratto, ma avevo la piena convinzione che il libro non sarebbe mai uscito in Urss. Parlo del 1983 e la Russia era un Paese chiuso e contrario al messaggio di libertà che portava il libro di Eco fin dall’incipit: «Scrivo questo a Praga; in questa povera città sta entrando l’Armata Rossa». Una frase che poteva costare la prigione. Poi, con la perestrojka, ho convinto un coraggioso
SIMONE CERIO/PARALLELOZERO
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Politica
LE RIFORME IN CANTIERE PROTESTE E PROMESSE. LA NUOVA LEGISLATURA SI È APERTA CON CONTESTAZIONI E UNA SERIE DI PROVVEDIMENTI ANNUNCIATI IN CAMPAGNA ELETTORALE. MA LA LORO REALIZZAZIONE NON PUÒ ESSERE DATA PER SCONTATA
WELFARE, CRESCITA E SICUREZZA CONTRO GLI ARTIGLI DELLA CRISI La crisi economica internazionale si fa sentire anche in Russia, nonostante l’abbondanza di materie prime che consente di ridurre la dipendenza dagli approvvigionamenti esteri. I progetti del nuovo Presidente della Federazione,
improntati sulla lotta alle disparità economiche e sul contrasto alla corruzione, oltre che sulla stabilizzazione del mercato immobiliare, devono quindi fare i conti con uno scenario difficile, che rischia di penalizzare la domanda di energia e i
piani internazionali di sviluppo infrastrutturale. Intanto resta caldo anche il fronte della sicurezza internazionale, con il sistema di difesa missilistico europeo che continua a vedere la Russia e la Nato su posizioni molto distanti,
soprattutto per l’influenza degli Stati Uniti sulle decisioni dell’Alleanza atlantica. Un mosaico complesso, dunque, che richiederà grandi sforzi per essere ricomposto in tempi ragionevoli.
RUSSIA/NATO
Continua il confronto sul sistema missilistico
25 milioni di nuovi posti di lavoro entro il 2020. È una delle promesse contenute nel programma presidenziale. Per raggiungere l’obiettivo si punta a riforme del mercato capaci di dare una spinta in termini di produttività
Evgeni Shestakov ESPERTO
I
L’autore è caporedattore di Politica internazionale della Rossiyskaya Gazeta
70% la quota di cittadini che, entro il 2014, potrà accedere via Internet ai servizi dell’amministrazione pubblica. Un progetto che dovrebbe consentire un taglio netto alle file negli uffici pubblici
77 milioni Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov al G8 insieme al Segretario di Stato americano Hillary Clinton
GETTY IMAGES/FOTOBANK
l ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov è arrivato a Bruxelles per il meeting tra Russia e Nato a soli cinque minuti di distanza dal Segretario di Stato americano Hillary Clinton. Una coincidenza solo temporanea, considerato che le divergenze sul tappeto restano numerose. Per la maggior parte dei russi, la Nato rappresenta ancora il nemico numero uno anche se a livello ufficiale l’esercito russo non considera potenziali nemici i Paesi dell’Alleanza. Dmitri Ragozin, vice primo ministro russo incaricato di modernizzare il Dipartimento della Difesa, posta ogni giorno sulla sua pagina Twitter notizie sui progressi in corso. Centinaia di miliardi di rubli sono stati allocati per il programma della Difesa, studiato per i decenni a venire: cifre che avranno sicuramente un impatto sulle vite delle generazioni future, infondono nella popolazione un senso di orgoglio, invece di provocare irritazione per soldi che avrebbero potuto essere impiegati in altro modo, per esempio per programmi a carattere sociale. I sondaggi d’opinione dimostrano che la maggior parte dei russi approva i piani ufficiali di spesa per finanziare i budget e modernizzare la Difesa. Perché? La risposta è semplice: l’opinione pubblica non si fida della Nato e crede che l’Alleanza stia facendo un gioco che mette a repentaglio la sicurezza del Paese. Questi timori non sono infondati. Mosca fa notare che la Nato sta rafforzando la sua presenza vicino ai confini russi. Nuove basi militari stanno sorgendo in Polonia, Bulgaria e Romania. Le forze convenzionali in Europa superano di gran lunga quelle russe e l’esercito degli Stati Uniti sta mettendo a punto nuovi tipi di armi, compresi alcuni sistemi offensivi che saranno dispiegati in Europa e potrebbero cambiare l’equilibrio di potere nella regione. Malgrado gli aiuti dati dalla Russia all’Alleanza in Afghanistan, l’esercito americano sta costruendo laggiù vaste basi militari senza consultarsi con Mosca. Le basi del Pentagono rimarranno in Afghanistan anche dopo che la maggior parte delle truppe della Nato avrà lasciato il Paese e questa prospettiva non soddisfa affatto la Russia. Eppure ciò che infiamma maggiormente il risentimento nelle relazioni tra Mosca e la Nato è la difesa missilistica, il fatto che sia la leadership statunitense sia quella della Nato si rifiutino di offrire alla Federazione le garanzie legali che questi sistemi non prenderanno di mira le potenziali forze nucleari di Mosca per motivi di rappresaglia. Tutto quello che Washington è pronta a fare è “offrire salvaguardie sotto forma politica”. Mosca, tuttavia non considera sufficienti queste promesse: nelle questioni militari ciò che conta è il potenziale difensivo, non le intenzioni. Nonostante la mano tesa della Russia, la Nato ha respinto l’offerta russa a causa delle pressioni degli Stati Uniti: la vera ragione è il trattato firmato durante la Guerra Fredda. In base all’Articolo 5, l’Alleanza deve proteggere i propri membri in modo indipendente, senza contare sul potenziale della Russia. La Nato non ha intenzione di modificare quell’articolo per rimetterlo in linea con la realtà attuale. Esiste un modo per frenare questa ripresa della corsa agli armamenti? Certo. Al meeting di Bruxelles dei ministri russi e della Nato, il Cremlino ha suggerito come primo passo che al suo summit di Chicago la Nato si impegni nella dichiarazione conclusiva a “rispettare quanto previsto dalle leggi internazionali”. Vincolandosi a tale impegno, l’Alleanza si impegnerebbe a rispettare la giurisdizione delle istituzioni internazionali esistenti e a rinunciare all’utilizzo indipendente della forza, a meno di un’autorizzazione ufficiale da parte del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
di euro è il costo, per le casse dello Stato, dell’aumento di stipendio previsto per gli insegnanti degli istituti superiori e per i medici. La stima è degli economisti del Centro russo per le Ricerche Macroeconomiche
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Politica
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La tavola rotonda durante il Summit dei Paesi Brics in Cina
ITAR-TASS
IL COMMENTO
I contrasti con Usa e Ue tengono uniti i Brics Dmitri Babich ANALISTA POLITICO
R Gli interventi Contenere l’inflazione resta la priorità del nuovo governo
Edilizia e occupazione per modernizzare il Paese Vladimir Putin è entrato in carica il 7 maggio e ha immediatamente firmato 11 disposizioni per fissare gli obiettivi e le priorità del suo nuovo mandato presidenziale. Questi decreti in buona parte ricalcano le promesse che Putin aveva fatto in campagna elettorale, ma questa volta vengono indicate le scadenze entro cui saranno realizzate, come spiega il portavoce del Presidente, Dmitri Peskov. Mantenere le promesse costerà alle casse dello Stato un aumento della spesa annuale pari all’1,5 per cento del Pil, ha detto Putin; secondo le stime del Ministero delle Finanze, si tratterà del 2 per cento del Pil; secondo il Centro per le Ricerche Macroeconomiche (Cmr) di Sberbank la somma ammonterà a cinque trilioni di rubli (128 miliardi di euro) per il periodo 2012-2018. I decreti possono essere suddivisi in tre blocchi, in base all’argomento: sociali (decreti sulle politiche sociali dello Stato, gli alloggi e l’edilizia, la sanità, l’istruzione e la ricerca, le questioni demografiche, la convivenza interetnica, l’amministrazione pubblica), economici (sulla politica economica a lungo termine dello Stato), e militari (sul miglioramento del servizio militare e la politica estera). Per Vladimir Putin rimangono prioritarie le politiche sociali. L’intenzione è di alzare entro il 2018 l’aspettativa media di vita, passando dagli attuali 69 a 74 anni, e i salari reali di 1,4-1,5 volte. Putin ha disposto che quanti - pur avendo raggiunto l’età pensionabile - continueranno a lavorare, riceveranno una pensione più alta. Secondo il rettore della New Economic School, Sergei Guriev, si tratta di un mascherato innalzamento dell’età pensionabile. Un provvedimento invece deliberato secondo il parere di Vladimir Nazarov dell’Istituto Gaidar: «È una misura per ovviare alle carenze del sistema pensionistico, ma perché
abbia successo i cittadini devono essere incentivati a restare ai loro posti, per esempio, raddoppiando l’importo della pensione per chi lavora altri cinque anni dopo il raggiungimento dei requisiti per andare in pensione». Entro il 2018 la popolazione dovrà avere la possibilità di migliorare le proprie condizioni abitative per lo meno una volta ogni 15 anni, ha stabilito Putin. Perché ciò sia possibile, il tasso dei mutui non dovrà superare l’inflazione di oltre 2,2 punti percentuali e il prezzo delle abitazioni al metro quadro dovrà diminuire del 20 per cento, grazie all’incremento dei volumi della costruzione di nuovi alloggi economici. I terreni inutilizzati appartenenti alle amministrazioni locali verranno espropriati e confluiranno in un fondo per lo sviluppo dell’edilizia abitativa. Fino al 2014 il governo vuole contenere l’inflazione entro il 4-6 per cento; pertanto, il tasso massimo dei mutui dovrebbe essere intorno all’8 per cento. Sarà quindi indispensabile creare un vero mercato degli investimenti a lungo termine. L’accessibilità delle ipoteche senza un aumento dei volumi dell’attività edilizia condurrà a un aumento dei prezzi degli alloggi, avverte il comproprietario di una grande società edilizia. «Se costruiamo 50-60 milioni di metri quadri l’anno, per abbassare il costo degli alloggi del 20 per cento bisogna costruire il 20-30 per cento in più ogni anno, ma considerando la maggiore accessibilità delle ipoteche i volumi delle nuove costruzioni devono essere raddoppiati, fino a 100-120 milioni di metri quadri l’anno», dice convinto l’imprenditore. Servono quindi terreni forniti di infrastrutture e la disponibilità delle regioni e dei comuni a realizzare costruzioni sociali. Entro il 2014 il 70 per cento dei cittadini sarà in grado di accedere ai servizi dell’amministrazione pubblica via Internet, e il tempo di attesa per chi si reca di persona agli sportelli non su-
pererà i 15 minuti, promette un altro decreto di Putin. Entro il 2020 almeno cinque università russe figureranno tra le cento migliori del mondo e a partire dal novembre 2012 gli immigrati - a eccezione degli specialisti altamente qualificati - dovranno sostenere un esame di lingua, storia e fondamenti della sua legislazione, minaccia un altro decreto. Quanto all’economia, Putin ha in programma di creare e modernizzare entro il 2020 ben 25 milioni di posti di lavoro ad alta produttività; la percentuale dei settori industriali ad alta tecnologia nel Pil crescerà dell’1,3 per cento (attualmente è dell’11,6). Per il 2018 la produttività del lavoro dovrà aumentare di una volta e mezzo rispetto al 2011. Nel rating di Doing Business la Russia entro il 2018 salirà al 20esimo posto dall’attuale 120esimo. Senza aver portato a termine l’incarico affidatogli dal Presidente Dmitri Medvedev di ampliare il programma delle privatizzazioni, Putin ha chiesto al premier Medvedev di farlo entro l’ottobre 2012. Secondo la versione di Putin, lo Stato dovrà uscire solo dal capitale delle società che non trattano materie prime ed energia e che operano in settori concorrenziali: così è scritto nel decreto. Putin ha anche chiesto al governo di approvare entro la fine del 2012 alcuni emendamenti alle leggi che proibiscono alle compagnie e alle banche statali con una partecipazione dello Stato superiore al 50 per cento di acquisire nuovi attivi. Per Guriev non ci sono novità di rilievo: «Non c’è molto di concreto, ma è comunque più di quanto ci aspettavamo. L’importante è che siano stati fissati i programmi di miglioramento delle condizioni per gli investimenti e della privatizzazione». L’economista non se la sente di fare pronostici sul raggiungimento degli obiettivi. Il programma precedente, noto come la “strategia di Gref”, è stato realizzato solo per il 36 per cento, secondo l’ana-
iusciranno i Brics, acronimo che raggruppa le principali economie emergenti (Brasile, India, Russia, Cina e Sudafrica), ad assumere un ruolo di primo piano sulla scena internazionale? Un esperto di geopolitica si esprimerebbe in senso contrario, dal momento che tra cinesi e indiani non intercorrono buoni rapporti e che la Russia continua a essere ampiamente snobbata tanto dai suoi vicini occidentali, che non la considerano realmente europea, che dai suoi vicini orientali, che non la sentono realmente asiatica. Quanto al Brasile e al Sudafrica, entrambi appaiono troppo diversi tra loro per trovare un accordo su temi fondamentali dello sviluppo e dai tradizionali centri del potere, vale a dire l’Unione Europea e gli Stati Uniti. Eppure, i leader dei Brics riescono a incontrarsi a scadenza annuale (mentre i loro ministri degli Esteri e altri diplomatici si consultano con una frequenza addirittura maggiore) e a divulgare comunicati congiunti sulle decisioni prese. Cos’è dunque che tiene uniti questi giganti così diversi tra loro? La risposta è da ricercare nella loro comune insoddisfazione nei confronti della politica dei tradizionali leader mondiali. Il summit della scorsa primavera, che si è tenuto nella provincia di Hainan, in Cina, durante la crisi libica, ha evidenziato le divergenze tra l’Occidente e i membri del Brics, i quali non condividevano l’entusiasmo del primo per la “primavera araba”: un movimento che considerano causa di guai, più che di vantaggi futuri. All’epoca Washington, Bruxelles e altre capitali europee applaudivano la caduta di Mubarak in Egitto e incoraggiavano i ribelli libici e l’avvento della democrazia in un generale clima di esultanza. Nella dichiarazione congiunta, i cinque leader dei Brics esprimevano una profonda preoccupazione per quanto stesse accadendo nell’Africa del Nord. Uno di loro, il sudafricano Jacob Zuma, aveva addirittura guidato il tentativo dell’Unione Africana di raggiungere un accordo tra Gheddafi e i suoi nemici. Le continue lotte intestine in Libia e i preoccupanti sviluppi in atto in Egitto – compresi i pogrom anticristiani e le tensioni tra fanatici religiosi ed esercito – hanno dimostrato che le preoccupazioni dei Brics erano, almeno in parte, giustificate. Durante il summit di Nuova Delhi, tenutosi lo scorso mese, si è discusso tra l’altro della situazione siriana. Il consenso dato da Russia e Cina a una blanda risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha innescato un vero e proprio intervento militare da parte dell’Occidente. Per questo Mosca e Pechino adesso preferiscono scontentare la signora Clinton anziché rischiare che quanto è accaduto in Libia possa ripetersi in Siria. L’interventismo e la condotta generale dell’Occidente stanno rafforzando il legame tra queste nazioni più di quanto non fossero riuscite a fare le vecchie illusioni socialiste, che nel corso del Ventesimo secolo hanno ispirato in una forma o nell’altra tutti questi Paesi. Di quando in quando, l’Occidente fa leva anche sul nostro comune, tragico passato comunista per tentare di sminuire il legittimo ruolo che Russia e Cina rivestono ormai sulle scene economica e politica mondiali. Come se i crimini commessi da Mao o Stalin avessero reso le nuove generazioni di russi o di cinesi inferiori a quelle dei lettoni o degli estoni. Infine, dando uno sguardo all’evoluzione delle valute nell’ultimo anno, il real brasiliano e il rublo russo si sono rafforzati rispettivamente, di due e di 9,2 punti percentuali rispetto al dollaro americano. Non c’è da sorprendersi, dunque, del calo delle esportazioni dei due Paesi verso gli Usa. Un altro fattore che favorisce la convergenza di interessi tra i Brics e i contrasti verso le economie leader dell’Occidente. L’autore è analista politico di Voice of Russia
lisi dei risultati condotta dal Centro per le elaborazioni strategiche (Cst). È migliorato il tenore di vita della popolazione, raddoppiato il Pil e si è riuscito a sostenere la solvibilità dello Stato, informa il report. Non ci sono state le condizioni invece per creare degli istituti sociali e un forte auto-
governo locale, per completare la riforma giudiziaria, diversificare l’economia e rafforzarne le capacità concorrenziali. Preparato da Maksim Tovkailo Filipp Sterkin/Vedomosti
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Economia
LE FRASI Le energie da fonti tradizionali e alternative al centro degli incontri che si terranno a fine maggio a Ufa
ARCHIVIO PERSONALE(2)
Massimo D’Aiuto
Daniele Bordina
AMMINISTRATORE DELEGATO E DIRETTORE GENERALE SIMEST
RESPONSABILE DESK EST EUROPA SII DI INTESA SANPAOLO
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Gli investimenti italiani verso la Russia, pur cresciuti sensibilmente negli ultimi anni, restano bassi rispetto al potenziale. Per questo è fondamentale lavorare su momenti di incontro come questo. Simest ha finora deliberato 58 progetti di partecipazione per oltre 950 milioni di euro di investimenti all’estero”
Alcuni anni fa la vendita di prodotti italiani copriva molte tipologie di prodotti, oggi invece il mercato russo risulta molto più attento e selettivo. Questo presuppone una più approfondita conoscenza dei singoli settori e maggiori necessità di accompagnamento da parte di partner specializzati e istituzioni”
RELAZIONI BILATERALI IL 30 E 31 MAGGIO LA CITTÀ DI UFA OSPITERÀ UNA SERIE DI INCONTRI TRA I DUE PAESI. UN’INIZIATIVA CHE COINVOLGE ISTITUZIONI, ASSOCIAZIONI E AZIENDE
TAVOLA ROTONDA PER IL COMMERCIO Ufa, nella Repubblica di Bashkortostan, ospiterà oltre 500 persone tra imprenditori e membri delle Istituzioni con l’obiettivo di rinforzare le sinergie industriali. SIMONA PIZZUTI RUSSIA OGGI
La “Task Force italo-russa sui distretti e le Pmi” è giunta alla sua 20esima edizione. Si tratta del principale momento di incontro tra le imprese italiane e russe con i rispettivi distretti produttivi con l’obiettivo di sviluppare la collaborazione tra le principali realtà istituzionali, nazionali e periferiche italiane e russe dedite allo sviluppo dell’internazionalizzazione delle Pmi. I protagonisti dell’evento sono quindi le Regioni, le associazioni di categoria, le federazioni, le confederazioni, i consorzi, il sistema camerale, il sistema fieristico, bancario e le imprese. La Task Force si svolge due volte l’anno: l’Italia ospita la sessione autunnale, mentre quella primaverile si tiene in Russia. La prossima edizione è in programma il 30 e 31 maggio a Ufa, nella Repubblica del Bashkortostan, che sta vivendo una fase di particolare sviluppo economico grazie ai progetti nel settore petrolifero, petrolchimico e aeronautico.
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Cinque tavole rotonde tematiche, un seminario sui meccanismi di sostegno per lo sviluppo della collaborazione economica e finanziaria tra le Pmi russe e italiane, numerosi incontri bilaterali con Regioni e imprese della Federazione nell’ambito della sessione“Borsa progettuale italo-russa”.E per concludere una sessione plenaria dedicata alla firma del Protocollo finale dei lavori ed eventuali accordi privati. L’edizione 2012 della Task Force italo-russa sui distretti e le Pmi, in programma a Ufa il 30 e 31 maggio (iniziativa realizzata dai due ministeri per lo Sviluppo Economico), si annuncia ricca di contenuti con incontri che spaziano dalle energie da fonti tradizionali e alternative alle nuove tecnologie applicate a edilizia e arredamento, nonché al campo della medicina, della farmaceutica e biotecnologie, all’agroalimentare e alla ristorazione. Non mancano i settori legati all’industria metalmeccanica, meccanica, aeronautica e automotive. Indesit, leader italiano nella produzione e commercializzazione di elettrodomestici, è uno dei casi aziendali che già gode di una posizione di leadership nella Federazione e che partecipa alla Task Force per consolidare la propria presenza nel mercato russo, iniziata con l’acquisizione della società Stinol nel 2000 e l’apertura di due stabilimenti produttivi in Russia e in Polonia nel 2004. Una presenza consolidata nel mercato russo è anche quella di Intesa Sanpaolo, protagonista delle tavole rotonde con il desk Est Europa del Servizio Internazionalizzazione Im-
Ventesima edizione per la Task Force
prese (SII). «Il peso della Russia sulla bilancia commerciale italiana è rilevante, pari al 3,2 per cento del totale scambiato nel 2010 - afferma Daniele Bordina, responsabile del desk Est Europa -. I dati relativi ai primi tre mesi del 2012 evidenziano un notevole recupero degli scambi in entrambe le direzioni». Non sono solo i grandi nomi a puntare alla Federazione e soprattutto c’è un interesse reciproco Russia-Italia, come dimostrato dalla presenza di 400 partecipanti russi che incontreranno le 70 aziende italiane presenti agli incontri, tra cui dominano le Pmi come Lapi Chimici, Agritalia, Filtec srl, Airmec, nonchè Danieli e Cremonini. Il settore trainante è quello energetico con 40 società italiane che parteciperanno all’incontro dedicato al tema. Saranno presenti ai lavori le società di servizi alle piccole e medie imprese, tra cui Simest. «Collaboriamo con la Task Force già dal 2006, con grande soddisfazione», spiega l’amministratore delegato e direttore generale Massimo D’Aiuto. Secondo l’esperto, il tessuto industriale italiano, composto principalmente da aziende di ridotte dimensioni, trae grandi benefici
da iniziative come queste, che consentono di comprendere il mercato russo, pieno di risorse e opportunità che «possono però essere esplorate e colte in modo ottimale solo grazie a un rapporto diretto con gli enti periferici». Ci sarà anche Sace. Dmitri Prozorov, responsabile dell’ufficio di Mosca, spiega: «Abbiamo molto investito nel corso degli anni per sviluppare una buona rete di contatti e clienti sia importatori russi che produttori italiani e spesso sono gli stessi esportatori italiani a consigliare ai propri acquirenti russi di rivolgersi a noi». Un altro settore che vede il rafforzarsi della relazione italo-russa riguarda le università e la ricerca scientifica che, come in questo caso, cerca di fare da ponte per lo sviluppo dell’imprenditoria. L’Università della Tuscia partecipa per la prima volta alla Task Force, ma vanta già una lunga collaborazione con la Federazione grazie ad accordi bilaterali per la formazione e la ricerca. «Nel 2007 è stato stipulato un accordo quadro tra l’Università Nazionale della Ricerca Scuola Superiore dell’Economia Hse (filiale di Nizhni Novgorod) e l’Università degli Studi della Tuscia (Viterbo), per un PhD in cotutela – spiega Maurizio Masi, professore di Business Administration e Management -. Nel 2011 un nuovo accordo ha portato all’attivazione di un master bi-nazionale della durata di due anni, che corrisponde alla laurea magistrale italiana, con il Dipartimento di Economia e Impresa di cui faccio parte». La motivazione della partecipazione dell’ateneo al summit non è solo accademica. «Con alcuni colleghi del mio Dipartimento vogliamo stimolare alcune aziende del territorio a collaborare con alcune russe, per esempio il distretto della ceramica di Civita Castellana è molto interessato e c’è un progetto importante con l’azienda Catalano», conclude Maurizio Masi.
I NUMERI
5 le tavole rotonde tematiche durante le quali le aziende potranno incontrarsi per siglare accordi di collaborazione
26 miliardi di euro è il valore dell’interscambio tra Italia e Russia raggiunto nel 2008 (massimo storico), secondo il servizio Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo
70 sono le realtà private italiane che hanno aderito a questa edizione: tra loro, imprese, banche, Camere di Commercio, associazioni di categoria e università
187 il totale dei progetti presentati, in settori come l’industria del mobile e del legno, l’alimentare e il farmaceutico
400 sono i partecipanti provenienti da 17 regioni della Federazione: dal Bashkortostan a Mosca, passando per Penza, Vologda, Chelyabinsk e Kaliningrad
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Economia
Web Fatturati da record per l’e-commerce
Effetto Facebook, l’Internet economy sbarca in Borsa Motori di ricerca, siti per vendere e acquistare prodotti, social network. L’attenzione delle istituzioni per le potenzialità economiche della Rete. E tante aziende pronte alla quotazione. LUIGI DELL’OLIO RUSSIA OGGI
REUTERS/VOSTOCK PHOTO
IL COMMENTO
Il fronte degli idrocarburi e le strategie per crescere Evgeny Utkin ANALISTA
L
a Russia ha enormi risorse naturali, che secondo le stime degli analisti ammontano a 30mila miliardi di dollari (se si valutano anche quelle potenziali, la cifra diventa 140). Tra queste, il 32,2 per cento è rappresentato dal gas naturale (maggiori riserve al mondo), il 23,3 per cento dal carbone e scisti bituminosi, il 15,7 per cento da petrolio. L’Europa invece inizia ad avere carenze di gas e petrolio propri. E quindi la soluzione è di importare più gas dalla Russia. Esiste il gasdotto principale che passa per l’Ucraina, si sta discutendo sul suo ammodernamento e su una gestione condivisa tra Russia, Ucraina e Unione Europea. È stata costruita la prima linea di gasdotto Nord Stream (Gazprom 51 per cento, E.On e Wintershall hanno il 15,5 per cento ciascuna, Gasunie e GdfSuez con il 9 per cento a testa), la cui seconda linea sarà pronta per settembre 2012, portando la totale capacità a 55 miliardi mc di gas l’anno, South Stream (Gazprom 50 per cento, Eni 20 per cento, Edf e Basf 15 per cento ciascuna) dovrebbe partire per la fine dell’anno, portando verso l’Europa altri 63 miliardi di mc annui. In controtendenza con la crisi, (Gazprom ha portato nei primi quattro mesi del 2012 solo 51 miliardi di mc, contro i 58 del 2011), però le previsioni sono improntate alla crescita. Così Clara Poletti, capo dipartimento di Affari internazionali, Strategie e Pianificazione dell’Autorità per l’Energia elettrica e il gas: «Non è semplice fare previsioni sugli scenari energetici, la novità è l’incertezza delle politiche e delle strategie, molto meno gestibile sul mercato». Molte società internazionali puntano sull’estrazione di idrocarburi in Russia. Ad aprile ExxonMobil, Eni e Statoil hanno siglato accordi simili per forma (33 per cento alle compagnie straniere, il 67 per cento alla russa Rosneft) per lo sviluppo in zone offshore. Così Eni, da importatore di lunga data di idrocarburi russi (petrolio dagli anni Cinquanta, gas dal Settanta), diventa partner industriale e produttore. Paolo Scaroni, amministratore delegato di Eni, lo ha definito «un progetto affascinante e strategico, che marcherà la nostra attività esplorativa per molti anni», definendo l’accordo come «l’ultimo passo di un cammino per diventare il primo partner della Russia nel mondo degli idrocarburi». Lo scorso 20 aprile Eni, insieme a Enel, ha estratto il primo gas russo del giacimento Samburskoye, nello Yamal-Nenets: a regime potrà arrivare a 9 miliardi di mc di gas. Marco Arcelli, direttore della divisione upstream gas di Enel, dice: «Siamo soddisfatti dell’avvio della produzione: l’uso del gas rende più competitiva la presenza di Enel nel Paese, pure a beneficio dei nostri clienti russi». Si tratta non solo con le società statali (Gazprom o Rosneft), ma anche con quelle indipendenti. «Siamo in trattative con Novatek, per iniziative fuori dalla Federazione», svela Scaroni. In Russia e fuori, gli accordi con gli italiani vanno a gonfie vele.
L’eco mediatica che ha accompagnato l’Ipo di Facebook si è spinta fino a Mosca. Tra le banche d’affari nelle ultime settimane è cresciuta la pressione sui vertici di VKontakte per convincerli a sbarcare in Borsa. Il momento è propizio, secondo gli analisti, perché i multipli sulle società della new economy sono tornati interessanti e il social network fondato da Pavel Durov ha dalla sua tutte le qualità per fare bene: un’utenza che ammonta a 290 milioni di persone tra Russia e Paesi limitrofi, un trend che continua a crescere e – appunto – l’onda lunga di Facebook. Se la più grande community Web al mondo non ha sfondato in Russia, il merito è proprio della creatura di Durov, che ha saputo prendere il meglio del concorrente americano, aggiungendovi una maggiore personalizzazione per il mercato ex-Csi. VKontakte non è l’unico caso di eccellenza nel panorama dell’Internet economy russa. Alla fine del 2011, il numero di internauti nella Federazione ha raggiunto quota 60 milioni, rendendolo il primo mercato in Europa: così non sorprende leggere che il Web è ormai diventato il secondo canale pubblicitario dopo la Tv. Nel 2011 le aziende inserzioniste hanno speso 263,4 miliardi di rubli (poco meno di 7 miliardi di euro) in promozione, vale a dire il 21 per cento in più rispetto al 2010, superando addirittura i livelli del 2008 (+4 per cento), l’ultimo anno prima dello scoppio della crisi internazionale. Secondo uno studio di Boston Consulting Group, l’Internet economy dovrebbe crescere nel Paese al ritmo del 30 per cento annuo da qui al 2015, portando la sua incidenza sul Pil intorno al 3,5 per cento nel 2014. In un territorio così vasto come
la Russia, Internet si sta rivelando un collante straordinario tra popolazioni e culture che altrimenti non avrebbero altra occasione di incontro. Così si spiega il successo di Avito.ru, una sorta di Ebay russo, che consente di pubblicare annunci di compravendita di qualsiasi tipo e offre una vetrina gratuita ai venditori meno strutturati. Lo scorso anno l’e-commerce ha raggiunto in Russia un valore superiore agli otto miliardi di euro e per quest’anno è attesa una crescita quasi del 30 per cento. Nel settore si è lanciato ancheYandex, che sta diversificando la sua attività originariamente concentrata sul motore di ricerca (è leader di mercato nel Paese con il 64 per cento contro il 24 di Google) proprio per sfruttare altri filoni di business legati alla Rete. Così di recente ha siglato accordi con operatori nazionali (come Spb Software) e internazionali (Twitter) per ampliare il proprio raggio d’azione e puntare sulla potenzialità del mobile business, oltre ad aprire una sede in Turchia, che si affianca a quelle da tempo attive in Bielorussia, Kazakhstan e Turchia. Una strategia che ha trovato il plauso dei mercati, considerato che il titolo quotato al Nasdaq ha guadagnato circa il 20 per cento rispetto ai livelli raggiunti lo scorso autunno. La sfida per le istituzioni è fare dell’Internet economy un motore di innovazione diffuso, con migliaia di realtà di varie dimensioni, capaci di ridurre la dipendenza dei cicli economici nazionali dalla componente energetica. Un ruolo centrale in questo senso lo svolge Skolkovo, anche nota come la Silicon Valley russa: si tratta di una cittadella dell’innovazione creata alle porte di Mosca che offre agevolazioni fiscali e facilitazioni burocratiche per attirare aziende anche dall’estero e favorire così lo scambio di esperienze e know-how. Già oggi sono circa 30mila le persone che lavorano a Skolkovo, tra realtà dell’informatica, della nanotecnologia e del biomedico, ma nel giro di due o tre anni il dato dovrebbe raddoppiare.
L’uso della Rete nella Federazione
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NOTIZIE IN BREVE L’armata russa sceglie i blindati Made in Italy
ALAMY/LEGIONMEDIA
Non solo moda, automobili e vini. La Russia mostra grande interesse anche per il Made in Italy militare. Dopo aver acquistato nei mesi scorsi il blindato Lince, prodotto da Iveco, ora i vertici militari della Federazione stanno testando il blindato pesante Centauro, che si è distinto nei principali conflitti internazionali degli ultimi lustri (dalla Somalia in poi) per l’elevata sicurezza mostrata nei campi minati. Si tratta di un veicolo armato, dal peso di 24 tonnellate e dotato di otto ruote, con una torretta dotata di un cannone da 105 o 120 millimetri. Secondo voci di stampa, il Ministero russo della Difesa sarebbe interessato a produrre il Centauro su licenza del Consorzio tra Iveco (Gruppo Fiat) e Oto Melara (Gruppo Finmeccanica), in modo da poterlo adattare alle proprie esigenze e tradizioni. Colloqui in tal senso sarebbero in corso già da diverse settimane, con la previsione di arrivare all’annuncio dell’accordo nel corso dell’estate.
Dimore storiche a prezzi d’occasione Dieci rubli (25 centesimi di euro) al metro quadro. È il canone di locazione mensile previsto per decine di dimore storiche moscovite. L’amministrazione comunale della capitale ha pubblicato un bando riguardante una serie di strutture del Settecento e Ottocento da tempo in disuso. Il contratto è di 49 anni, ma chi lo sottoscrive si deve fare carico, entro cinque anni dalla stipula, di curare la ristrutturazione dei palazzi, in modo da riportarli all’antico splendore. Un impegno che, secondo diverse stime, potrebbe aggirarsi intorno ai 300 milioni di rubli (7,5 milioni di euro) per ciascuno stabile.
Gli indicatori macro e i consumi interni
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Le indicazioni macroeconomiche indicano che la crescita russa prosegue senza soste. Nel primo trimestre, il prodotto interno lordo (Pil) è cresciuto al ritmo del 4,3 per cento annuo, battendo di 0,2 punti le previsioni del governo (che ha confermato al 3,4 per cento la stima sulla crescita del Pil nell’intero 2012). Il merito è stato soprattutto del contributo fornito dall’export delle commodities energetiche. Le vendite al dettaglio a fine marzo sono in crescita del 7,3 per cento rispetto allo stesso periodo del 2011, mentre i redditi disponibili delle famiglie hanno segnato un progresso del 2,3 per cento. Al pari di altre economie emergenti, la Russia conta di accelerare sul fronte dei consumi interni per bilanciare l’atteso calo della domanda estera.
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Cultura
CAPITALE SOTTERRANEA MOSCA È DISSEMINATA DI RIFUGI, CHE RACCONTANO STORIE TRA REALTÀ E LEGGENDE. ECCO IL NOSTRO VIAGGIO
Guidati dai digger, gli “esploratori degli abissi”, un itinerario nelle viscere della città. Dai tombini al labirinto di cunicoli. Alla scoperta del sottosuolo tra maschere antigas e vecchie linee metro non più utilizzate. LUCIA BELLINELLO RUSSIA OGGI
L’odore è di quelli forti, stagnanti. Un mix di muffa e umidità che porta con sé il peso del tempo, su cui si sono sedimentati i fantasmi dell’atomica e della Guerra Fredda. Il bunker sulla Taganka, meglio conosciuto come Bunker 42, a meno di tre chilometri in linea d’aria dal Cremlino, è una porta sulle viscere di Mosca, labirinto di ombre e cemento armato che si srotola giù per 18 piani come una tenia nel ventre della capitale, fino a 65 metri di profondità. Avanzando lungo le tetre gallerie dalle quali si accede alle sale di comando e alle stanze del leader, squallide e spoglie, i passi rimbombano sotto la luce fioca delle lampadine, che dondolano a intervalli regolari sul frastuono della vicina metropolitana. L’aria è fredda e pesante, rotta solo dalla voce della guida che illustra vecchi telegrafi e quadri di comando ormai anacronistici, circondati da divise consunte e maschere antigas appese al muro. Ed è qui, dietro la porta ermetica larga 40 centimetri, che si apre il regno grigio voluto da Stalin e tenuto in vita da Krusciov, baluardo della Guerra Fredda, convertito nel 2006 in attrazione per turisti, oggi trampolino di lancio per i digger: sono loro gli indomabili “padroni” del sottosuolo, seguaci delle tenebre che come ratti si calano dai tombini negli abissi della città. Una pratica molto di moda a Mosca, che coinvolge, secondo stime non ufficiali,
quasi 3mila persone. Quello di Taganka è solo uno degli oltre 40 bunker disseminati sotto la capitale russa. Mai aperti al pubblico. «Questa ormai è meta di pellegrinaggio per i turisti. Oltre al bunker, sotto l’asfalto di Mosca, c’è molto di più: una fitta rete di gallerie secondarie, cunicoli che conducono direttamente al Cremlino. Si vocifera addirittura dell’esistenza della cosiddetta Metro 2 e della biblioteca segreta di Ivan il Terribile». Parla con tono pacato Aleksei, 35 anni, lo sguardo fisso per terra. «So che ci chiamano digger, ma questo termine non mi piace». La sua prima missione, nel 1995, al chiaro di luna: «Ero con degli amici. Mi hanno portato alla periferia di Mosca. E attraverso un tombino ci siamo calati sottoterra. È stato eccitante». Il buio, il silenzio, la consapevolezza di mettere piede per la prima volta in posti che da decenni non vedono traccia umana. Vicino a lui, in divisa militare, un ragazzo sui 30 anni fuma a grandi boccate la pipa. Anche lui si chiama Aleksei, ma tutti lo conoscono come Lesha. «Sono state scritte tante stupidaggini sul sottosuolo di Mosca – interviene, schivando le domande -. Per capire cosa ci sia di vero, bisogna calarsi laggiù». Stando al suo racconto, tempo fa è arrivato fino alle fondamenta del Bolshoj attraverso i tunnel della metro. Difficile stabilire il confine tra verità e fantasia. Forse potrebbe saperlo solo Vadim Mikhailov, da alcuni definito il “re” dei digger, da altri invece considerato matto. Il suo telefono però squilla a vuoto e alla porta di casa, al secondo piano di un palazzo in centro a Mosca, non aprono. La donna delle pulizie, spazzando il cortile, sostiene di non vederlo da tempo. «Cambia cellulare spessissimo. È disattento e lo perde durante le sue spedizioni - dice Lesha, aspirando una
KIRILL LAGUTKO
MEMORIE NASCOSTE NEL BUNKER DI STALIN
grande boccata dalla sua pipa -. È vero, ogni tanto queste escursioni finiscono male. È morta della gente, là sotto». Il problema principale resta comunque non cadere nelle mani della polizia. Solo 1.500 rubli, a ogni modo, la sanzione. Meno di 40 euro. «Quello dei digger è un fenomeno apparso a Mosca una decina di anni fa – chiarisce Sergei Nikitin, storico, professore associato dell’Università Statale di Mosca -. La gente ha bisogno di emozioni forti ed è affascinata dal sottosuolo della città. Pensiamo alla metropolitana: un palazzo celebrativo, monumentale. Una vera e propria esaltazione della luce sottoterra, che genera da sempre meraviglia e curiosità».
LA STORIA
Gallerie, binari segreti e la paura dell’Apocalisse Dmitri Glukhovsky SCRITTORE
N
Le copertine dei libri pubblicati in Italia
ANTON GRECHKO
Dmitri Glukhovsky (nella foto a sinistra) è scrittore, giornalista, autore dei romanzi Metro 2033 e Metro 2034
on è un caso che la metropolitana di Mosca costituisca l’ambientazione di Metro 2033, il mio romanzo-antiutopia sull’umanità dopo la Terza Guerra Mondiale. La costruzione della linea di Mosca ebbe inizio ancor prima della Seconda Guerra Mondiale, ma il conflitto fece cambiare il progetto dei lavori. Le stazioni sotterranee furono usate molto spesso come rifugi durante i bombardamenti e grazie a esse decine di migliaia di moscoviti si salvarono dagli attacchi aerei dei tedeschi. Anche dopo la Seconda Guerra Mondiale la metro ha continuato a essere una “struttura a duplice destinazione”: formalmente una rete di comunicazione, una delle metropolitane più grandi di tutto il mondo - forse la più bella - ma al tempo stesso il più grande rifugio antibombardamento del nostro pianeta. Con la comparsa delle armi atomiche, le stazioni della metropolitana di Mosca furono trasformate in bunker, ciascuna dotata di un sistema di chiusura ermetica e attrezzata con portoni a tenuta stagna. Quando ho scoperto queste cose, ho pensato di scrivere un’antiutopia su come due decenni dopo la Terza Guerra Mondiale - i superstiti che hanno trovato rifugio nelle stazioni continuino là sotto la loro vita. Né avrebbero dove altro rifugiarsi: la Terra è un cumulo di macerie, non vi sono contatti con le città, né in Russia, né in altri Paesi. Anche se da qualche parte ci sono dei superstiti, si trasformano gradualmente in animali; la civiltà è tramontata, ma la metro di Mosca resta forse l’ultima roccaforte dell’intera umanità e della sua cultura. Poi, quando ho cominciato a lavorare al libro, ho scoperto cose incredibili: le 185 stazioni e i quasi 300 chilometri di gallerie sono soltanto la punta dell’iceberg. Accanto alle stazioni, si celano oltre 200 veri e propri bunker militari e governativi. Ma non è tutto: ho scoperto che in contemporanea con la normale metropolitana per i moscoviti comuni fu costruita anche una linea segreta per l’élite di potere. Sotto tutti i principali enti statali e Ministeri, sotto le residenze dei capi politici, sotto la Biblioteca Lenin, sotto l’edificio del Kgb sulla Lubjanka, sotto l’Mgu (l’Università Statale Lomonosov, ndr), e naturalmente sotto il Cremlino, furono costruite numerose stazioni segrete. Collegate da un’apposita, fitta rete di gallerie, esse formano la cosiddetta Metro 2 che fu proprio progettata per offrire un rifugio e portare in salvo i leader sovietici, i più alti rappresentanti dei servizi segreti e dell’esercito e l’eccellenza scientifica e universitaria nell’eventualità di una Terza Guerra Mondiale. Questa infrastruttura si è conservata così fino ai giorni nostri. Per fortuna il terzo conflitto mondiale non è mai scoppiato. Almeno finora. Ma non credo che al mondo vi sia un’altra città più preparata di Mosca all’Apocalisse.
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Letteratura
L’Eco di Elena
DA VISITARE INDIRIZZO: Mosca, via Pyatij Kotelnicheskij, n. 11 METROPOLITANA: Taganskaya ORARI: Aperto tutti i giorni 24 ore su 24 TELEFONO: +7(495)500-05-54, +7(495)500-05-53 PREZZI: 11mila rubli in totale (circa 270 euro) per gruppi fino a un massimo di cinque persone; 1.300 rubli a testa (circa 30 euro) per gruppi superiori a cinque persone SITO INTERNET: www.bunker42.com
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
Da I Promessi Sposi a Saviano, passando per Moravia, tutti in Russia grazie a lei. Non è stato facile riproporre in Russia I Promessi Sposi. Il primo traduttore degli anni Trenta era stato vittima delle purghe staliniane e la sua traduzione, proibita, era stata ripresa con dei cambiamenti dal censore del Kgb per l’Italia che lo aveva fatto incarcerare. Fu difficile anche esportare Moravia, per non parlare di Maltese. Oggi Saviano è arrivato in Russia attraverso la mia agenzia. Un’altra soddisfazione. Sente di avere avuto un ruolo nella perestrojka? Non in prima persona, ma certamente il mio lavoro e quello di altri intellettuali in quei tempi, impegnati nella rivista “Sovremennaya khudozhestvennaya literatura za rubezhom” (Letteratura contemporanea all’estero), molto diffusa non solo fra addetti ai lavori, ha influito su Gorbaciov, travolto dal nostro entusiasmo e ha contribuito alla formazione di una nuova mentalità. Certamente, riconosco, che una minuscola parte l’ha fatta anche questa pubblicazione, ma anche la traduzione del romanzo di Eco. Così come tutti i nostri piccoli pezzi che riuscivamo a inserire in una rivista, in un giornale quando ancora era proibito. D’altronde la perestrojka come è cominciata? Dalla letteratura; quando sul primo, secondo, terzo giornale comparivano dapprima solo i nomi proibiti, senza neanche il titolo del romanzo. In un discorso complesso, a un tratto, appariva un nome tra due virgole, per esempio: “anche lui”. Ed era magari il nome di quel poeta che non si poteva nominare. Questo era il lavoro di noi specialisti di cultura, i critici: abbiamo iniziato prima degli scrittori che non avevano spazio di pubblicazione. Noi riuscivamo a fare in tempo utile il nostro piccolo lavoro di nominare, citare, spiegare e scappare, aspettando le conseguenze. Questo era il 1983; la perestrojka è iniziata nel 1985.
INTERVISTA LO SCRITTORE TULLIO AVOLEDO
Se il racconto passa per i videogame
Veniamo alla nascita del libro Le radici del cielo. Com’è stato l’incontro con Glukhovsky? L’ho visto per la prima volta tre anni fa al Salone del Libro di Torino. Io
Internet ha rivoluzionato la letteratura? Oggi è possibile pubblicare qualsiasi cosa, anche senza permesso, in tempo reale. Basta avere una connessione. Questo è un enorme regalo che ho avuto dalla vita: la mia generazione è nata in un mondo completamente chiuso e
Che rapporto c’è tra di voi? Un rapporto cordiale direi, prevalentemente riferito all’ambito lavorativo. Qualche tempo fa ci siamo scambiati una copia dei rispettivi libri autografati.
non lo conoscevo: avevo semplicemente accompagnato mio figlio che giocava con il videogame tratto da Metro 2033 e aveva letto il libro. Sono rimasto subito affascinato da un progetto di tali dimensioni. Immagino che vi siate incontrati anche in altre occasioni. Certo, ci siamo rivisti con calma a Venezia vicino alla Fenice. Non c’era caldo. Nonostante questo Glukhovsky si è presentato in maniche corte. Lui ha ordinato un thè, io una Coca Cola. Abbiamo parlato della saga e io ho cercato di capire il mondo inventato da lui. All’inizio non è stato facile per me lavorare su un universo pensato da altri: mi sembrava di essere ospite in casa altrui, non mi sentivo libero. Poi mi sono abituato, e il risultato è stato un libro di successo, venduto soprattutto in Russia.
Le radici del cielo è ambientato in uno scenario post-apocalittico: un viaggio tra Roma e Venezia, passando per le Catacombe di San Callisto. Come è stato possibile ricreare la stessa lugubre atmosfera che si percepisce nei sotterranei di Mosca, descritta in Metro 2033? In Italia non abbiamo metropolitane così estese. Quindi ho optato per le catacombe: sono un labirinto suggestivo che tra cripte, loculi e graffiti, potrebbe ospitare centinaia di persone. Così come in Metro 2033, anche qui si percepisce l’assenza del cielo, lo spazio finito, soffocante. A volte ci dimentichiamo di quanto sia importante l’orizzonte. Negli anni Lei ha contattato diversi scrittori inglesi, con i quali ha intrapreso una piacevole corrispondenza. Se potesse contattare qualche autore russo, del presente o del passato, a chi scriverebbe oggi? Sicuramente a Mayakovskij che, insieme a Blok e a Bulgakov, è uno dei miei autori preferiti. Lo inviterei a fare un viaggio a Parigi. E gli direi di non suicidarsi. L.B.
SIMONE CERIO/PARALLELOZERO
Avoledo, al di là della bizzarra presentazione sul suo profilo nel social network, da dove nasce questo preciso riferimento alla Russia? Sono coetaneo della corsa allo spazio. Un tema che affascina da sempre non solo me, ma anche tanti altri scrittori. Una curiosità che si è tramutata in passione.
Che tipo di persona è Glukhovsky? Ha un grande senso dell’umorismo. È una persona carica di umanità e di una straordinaria intelligenza. In sintesi si tratta di un perfetto manager di sé stesso.
BLACKARCHIVES/EASTNEWS
È il buio la chiave di tutto. «Non capiamo l’importanza del cielo, della luce, degli spazi liberi. Non ci rendiamo conto di cosa voglia dire avere l’orizzonte davanti a sé. E la possibilità di guardare il sole». Ed è proprio su questo buio soffocante che è stato costruito l’universo di Metro 2033, la saga post-apocalittica nata dalla mente di Dmitri Glukhovsky, ambientata in un mondo in ginocchio, dove i pochi sopravvissuti si rifugiano nelle viscere di Mosca. Convertita in un videogame di successo, ampliata dai lavori di molti altri scrittori, russi e stranieri, la saga è stata affrescata con dettagli italiani da Tullio Avoledo, autore del primo spin-off Made in Italy Le radici del cielo (edito da Multiplayer.it Edizioni), pubblicato in 10mila copie in Italia, 50mila in Russia. Amante dei videogiochi, definiti «una forma narrativa notevole, trait d’union tra i ragazzi e la letteratura», Avoledo su Twitter si presenta così: «Terrestre, prevalentemente bipede. Nato 5 mesi prima del lancio dello Sputnik 2, quello della cagnetta Laika. Che in realtà si chiamava Kudrjavka».
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poi è arrivata a vivere in un mondo aperto, non dico libero, ma se vogliamo questa è anche libertà di pensiero, di spostamento. Sono nata a Kiev nel 1958 e io e la mia famiglia ci siamo trasferiti a Mosca nel 1968: la Russia viveva in una chiusura totale e l’estero non esisteva. Poi arrivavano notizie dai soldati che stavano cercando di invadere l’Europa: questa era un’apertura, ma di forza, violenta. Ricordo i miei studi di italiano all’Università di Mosca dal 1975 al 1980, senza essere minimamente a contatto con gli italiani. Ho dovuto aspettare mesi per la mia tesi di dottorato: i libri dall’Italia arrivavano col contagocce; questo era il controllo del potere sull’informazione al quale ero abituata. Ed ero abituata a lottare contro. Forse è per questo che poi ho dedicato tutta la mia vita all’attività di promozione dell’informazione. Il Web l’aiuta nella scoperta di nuovi autori? La Rete è un mezzo di comunicazione con una vastissima categoria di lettori qualificati, di coloro che magari diventano editori e traduttori che per propria iniziativa in Russia traducono e anche pubblicano su Internet. È un sottobosco enorme che gli editori devono selezionare. Nel mio caso gli scrittori mandano direttamente all’attenzione della mia agenzia dattiloscritti inediti. Se magari ho già pubblicato qualcosa su un tema, allora mi inviano sullo stesso argomento altri file. Comprendo che per cominciare gli autori emergenti abbiano bisogno di qualcuno che dica: Sì, anche io ho lavorato su questo argomento, ti capisco, sei bravo ma qui dovresti approfondire alcuni punti. Lei è anche scrittrice. Ha avuto un grande successo il suo libro dedicato alla cucina italiana: Perché agli italiani piace parlare del cibo (Sperling&Kupfer, 2006), pubblicato in 15 Paesi. Oggi dimostra anche grande attenzione nei suoi studi per l’immigrazione ucraina in Italia. Cos’altro bolle in pentola? Al momento ho concluso un nuovo libro Zwinger, un romanzo che racconta una storia internazionale tra l’Italia e la Russia, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale ai giorni nostri, perché le vite dei protagonisti si intrecciano e mi permettono di affrontare diversi mondi. La parte italiana è raccontata con gli occhi di un’immigrata ucraina. G.P.
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Viaggi
Anniversari Un’esperienza unica che toccherà 21 Paesi
I NUMERI
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Un colosso sugli oceani In barca a vela per il giro del mondo Marinai, cadetti e musicisti rock navigheranno a bordo della leggendaria Sedov. Un’avventura per celebrare il 1.150esimo anniversario dalla nascita della Russia. MARINA DARMAROS RUSSIA OGGI
90 sono gli anni che ha compiuto la barca Sedov nel 2011. È entrata nel Guinness dei primati poiché si tratta della più grande imbarcazione a vela del mondo
pesca. Anche per la Sedov, che è di proprietà dell’agenzia, si tratta di una prima volta: il colosso dei mari non ha mai compiuto un viaggio simile. «Sono un fan dei Mumiy Troll: è fantastico che saranno con noi. Sono vere star e mi auguro che rimangano a bordo fino alla fine», conclude Stolpovsky. E la band promette di realizzare il sogno del cadetto. «L’idea di registrare un album durante un viaggio in mare risale alla mia infanzia. Ha cominciato a prendere forma reale più di un anno fa, durante il nostro Navy Tour, quando abbiamo messo in scena concerti sulle navi da guerra russe», spiega il cantante Ilya Lagutenko, che in questo modo spera di conquistare fan in tutto il mondo. Nei 30 porti di attracco, si potrà salire sull’imbarcazione: «In collaborazione con il ministero russo degli Affari Esteri, ambasciate, consolati e altri rappresentanti di Russia, vari eventi culturali e di spettacolo andranno in scena sulla nave, - anticipa Savelov L’arrivo della nave in un Paese dimostra la nostra amicizia». Complessivamente la nave coprirà circa 45mila miglia, getterà l’ancora in 21 Paesi (tra cui Germania, Marocco, Stati Uniti, Giappone, Cina e Perù). «Non è stato molto difficile organizzare il viaggio. Il progetto sarà finanziato dallo Stato e da aziende private, tra cui Novatek, che è il secondo produttore di gas naturale di Russia», conclude Savelov.
ALAMY/LEGION MEDIA
L’INTERVISTA IL CAPITANO DELLA SEDOV
“Navigare a ritmo di rock” Il 58enne capitano della Sedov, Nikolai Zorchenko, farà la circumnavigazione del globo per la quarta volta nella sua carriera. Questa esperienza sarà diversa da quelle precedenti? Questa sarà la mia quarta volta, la più lunga: 14 mesi, vale a dire tre-quattro in più rispetto al passato. Che cosa si aspetta da questo viaggio? Navigheremo intorno al Sudamerica e al Sudafrica. Ripercorreremo le rotte che le navi a vela usavano seguire quando non c’erano i Canali di Panama e di Suez. In pratica, ritorneremo in pieno nel diciottesimo secolo. É difficile navigare con i giovani cadetti? I giovani hanno tanta buona volontà. Si precipitano in mare e vogliono navigare come James Cook, Ivan Krusenstern o i Lisyansky, solo per citare alcuni nomi celebri. Ma, dopo due o tre
mesi in mare, sono stanchi, provano nostalgia di casa, che è la cosa più dura. Le circumnavigazioni del globo sono organizzate proprio per abituare i giovani marinai ai lunghi viaggi marittimi.
ITAR-TASS
IL FOCUS
Incisioni e concerti con i Mumiy Troll
Crede che la presenza del gruppo rock Mumiy Troll aiuterà i giovani marinai? Sicuramente, confido molto in loro. Questo gruppo, diventato molto popolare negli ultimi 20 anni, renderà il viaggio più piacevole. Parteciperà alle attività durante le soste? Certo, il capitano è il rappresentante ufficiale della nave. Deve essere sempre in prima fila a ogni evento di carattere più o meno pubblico. Accoglieremo gli ospiti a bordo. Sarà la prima circumnavigazione globale della nave a vela Sedov? Sì. La nave ha 91 anni, ma è alla sua prima esperienza di questo tipo.
REUTERS/VOSTOCK-PHOTO
REX/FOTODOM
Il 20 maggio è salpata da San Pietroburgo per un giro del mondo che durerà 14 mesi. L’impresa è entrata nel Guinness dei primati. Infatti, si tratta di circumnavigare il globo a bordo della più grande imbarcazione a vela del mondo. Costruita in Germania nel 1921, la leggendaria Sedov parte per questo ultimo viaggio per festeggiare il 1.150esimo anniversario della Russia. La nave attraverserà tre oceani e visiterà 21 Paesi. A bordo ci sono 200 persone, la metà delle quali cadetti della Murmansk State Technical University, che lavorano su turni. I gruppi di allievi, costituiti da studenti del secondo anno di università, cambieranno due volte: a Casablanca, Marocco, e a Vladivostok, nell’estremo oriente della Russia. «Non sono mai stato all’estero. Questa sarà una grande esperienza per me, così come una grande opportunità per vedere il mondo», dice Dmitri Stolpovsky, cadetto di 18 anni. Stolpovsky, che entrerà a far parte del progetto a Casablanca per rimanere a bordo fino a Vladivostok, riferisce che i suoi genitori sono molto orgogliosi di lui. Il desiderio di vedere il mondo non è l’unica ragione che lo motiva: anche la sua rockband preferita, i Mumiy Troll, sarà a bordo, per un’esperienza quanto meno originale. «L’idea principale di questo viaggio è mostrare la nostra bandiera in giro per il mondo. La Russia è una delle più grandi potenze navali del globo e dobbiamo dimostrare che siamo aperti a tutti perseguendo obiettivi pacifici», ha detto Aleksandr Savelov, portavoce dell’Agenzia federale russa per la
sono i mesi di viaggio della nave che coprirà circa 45mila miglia nautiche, attraccando in 21 Paesi e 30 porti attraversando cinque zone climatiche
Per quale motivo il gruppo Mumiy Troll ha deciso di partecipare a questo viaggio per mare? Già da piccolo sognavo di incidere un album durante un viaggio in mare. Il piano ha iniziato a concretizzarsi quando davamo concerti sulle navi militari russe. E ora, quando è arrivato il momento di incidere il nuovo album, quelli della Rosrybolostvo (Agenzia federale per la Pesca, ndr) ci hanno incoraggiato invitandoci al giro intorno al mondo sulla nave Sedov. Che cosa farà il gruppo sulla nave? Il viaggio è stato preceduto da riflessioni e discussioni in merito. Credo che avremo un bel po’ di tempo sia per lucidare il ponte, sia per qualcosa di più impegnativo. Nel tempo libero abbiamo intenzione di incidere il nuovo album e i primi a conoscere il nuovo materiale saranno i membri dell’equipaggio. Rimarrete a bordo fino alla fine? Lo spero. Daremo concerti nelle città e nei Paesi più disparati: inizieremo in Finlandia, a Hamina, poi saremo in Germania, a Kiel e a Bremerhaven; in Francia parteciperemo ai festeggiamenti del giorno della cultura russa, supereremo Capo Horn, dando un concerto nella città più a Sud della Terra, Ushuaia. E sogno di esibirmi a Cape Town. M.D.
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