RussiaOggi07-2012

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giovedì 19 luglio 2012

Il supplemento rientra nel progetto Russia Beyond the Headlines, che pubblica inserti in diverse lingue, in allegato a The Daily Telegraph, The Washington Post, Le Figaro, El Pais, Süddeutsche Zeitung, Le Soir, La Nacion L’inserto è preparato e pubblicato da Rossiyskaya Gazeta (Russia) e non coinvolge le strutture giornalistiche ed editoriali de È il simbolo del balletto russo nel mondo: Svetlana Zakharova, 33 anni, ballerina dalle doti prodigiose, artista di grande fama.

in fondo mi piace pensare che la gente si vesta per lo spettacolo come per un evento importante, così come noi ballerini ci prepariamo per il pubblico.

Diplomata alla leggendaria AccademiaVaganova, per sette anni perla del balletto Mariinskij, dal 2003 è la stella incontrastata del Teatro Bolshoj, mentre le scene internazionali se la contendono. Vanta anche un’esperienza politica, come deputata della Duma nella commissione cultura. Moglie del virtuoso del violino Vadim Repin e mamma da un anno e mezzo di una bimba, sceglie con cura i nuovi impegni professionali, che sempre più spesso la conducono in Italia.

Ormai ha interpretato tutti i ruoli del repertorio classico. Come li rende differenti e li mantiene vivi ogni sera? A renderli sempre diversi, per me e per il pubblico, è ciò che accade nella mia vita: nuove emozioni mi condizionano durante le prove e nel corso dello spettacolo irrompono con la forza del vissuto. Come in Giselle, che tornerò a danzare la prossima stagione alla Scala: la prima volta che l’interpretai avevo solo 17 anni e poiché ancora non sapevo nulla dell’amore e del tradimento era la mia insegnante a dirmi cosa dovevo fare, mentre adesso vivo questo balletto grazie alla mia esperienza. Sarà così anche per L’Histoire de Manon, che riprenderò alla Scala dopo il debutto al Mariinskij di ben dieci anni fa.

La sua carriera italiana è iniziata a Roma dieci anni fa: ce la racconta? Carla Fracci, allora direttrice del Ballo, mi invitò a danzare La Bella addormentata. Ero molto emozionata, non riuscivo a credere che a volermi fosse proprio lei, la mia Giselle ideale. Quando la vidi, mi apparve incredibilmente bella e mi accorsi che emanava una luce speciale: era davvero una stella. Molte volte da allora sono tornata a danzare al Teatro dell’Opera, ma solo quest’anno ho debuttato alle Terme di Caracalla, con un’architettura sullo sfondo di tale bellezza da non necessitare scenografie. Riscontradifferenzetraiballerinirussie gli italiani con i quali danza in coppia? Per me il balletto non ha nazionalità, né frontiere. Quando danzo con un buon partner non mi capita mai di pensare se sia russo, italiano, francese o americano. Non è certo il Paese di origine o la scuola di provenienza a condizionarmi, quanto piuttosto l’atmosfera e la complicità che si creano provando e ballando insieme. Lo stesso vale per il pubblico: quello che cerco, ovunque mi esibisca nel mondo, è uno scambio emotivo tra me e la platea. Per la sua esperienza di étoile, come è cambiata la tradizione del balletto in Russia? Il mondo è cambiato molto, ma nel balletto russo non è cambiato nulla. Piuttosto il pubblico è diverso: ci sono sì coloro che frequentano regolarmente il balletto da intenditori appassionati, seguendo i loro artisti preferiti, ma sono ormai in molti a venire a teatro solo per divertimento o perché è una moda, per incontrare i conoscenti e dire di esserci stati, magari anche per far sfoggio di abiti e gioielli – come per altro avviene anche alla Scala, dove c’è un dress code da rispettare -. Ma forse anche a chi è in sala solo per un’esperienza mondana può darsi che qualcosa della mia arte rimanga: ne sarei già felice. E

SVETLANA ZAKHAROVA

Come è cambiata la sua vita da quando è diventata mamma? La nascita di Anna è stato l’avvenimento più importante della mia vita. Mi sorprende constatare come cose che prima avevano tutta la mia attenzione, non abbiano adesso alcuna importanza. Certo continuo a lavorare, e molto più di prima, ma tutto ruota attorno alla bambina: lo scopo della mia vita adesso è che lei sia felice. Ma se non fosse per mia madre, che si occupa di Anna a tempo pieno e ci segue anche in tournée, non sarei tornata in scena così presto, a soli tre mesi dal parto. La sua vicenda artistica e personale appare perfetta: come immagina il futuro? Non è così: ho avuto momenti difficili, però sono passati e non voglio ricordarli né parlarne. Quanto al futuro non immagino nulla, voglio vivere oggi, nel presente, non penso mai al domani: è inutile, solo Dio sa che ne sarà di noi. Preparato da Valentina Bonelli

SUI PASSI

Ho avuto momenti difficili, però sono passati. Quanto al futuro non immagino nulla, voglio vivere oggi, nel presente, non penso mai al domani: è inutile, solo Dio sa che ne sarà di noi”

G SELLE anders brogaard


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