RussiaOggi_09_2012

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GIOVEDÌ 6 SETTEMBRE 2012

Il supplemento rientra nel progetto RUSSIA BEYOND THE HEADLINES, che pubblica inserti in diverse lingue, in allegato a The Daily Telegraph, The Washington Post, Le Figaro, El Pais, Süddeutsche Zeitung, Le Soir, La Nacion L’inserto è preparato e pubblicato da Rossiyskaya Gazeta (Russia) e non coinvolge le strutture giornalistiche ed editoriali de

La fine del comunismo, l’emozione del viaggio effettuato lungo il fiume Volga, le esperienze di lavoro negli anni Sessanta e l’evoluzione della società russa fino ai giorni nostri. Ricordi personali e frammenti di storia si susseguono nel racconto di Rosario Alessandrello, classe 1931, presidente della Camera di Commercio italo-russa. Quando è nato il suo rapporto con la Russia? Bisogna ritornare indietro con la memoria di oltre 40 anni fa alla fine degli anni Sessanta, quando ero un giovane ingegnere della nascente Montedison, Mi ero recato in Unione Sovietica insieme all’allora amministratore delegato dell’Edison per sanare una vertenza tra la Montecatini e la Russia. Da allora ci sono ritornato più volte, con frequenti permanenze in Baschkiria, nel Tatarstan, a Stavropol, oltre a Mosca e San Pietroburgo. Che conoscenza aveva all’epoca dell’Unione Sovietica? Non conoscevo nulla della lingua, ma ero un grande amante della letteratura russa. Tolstoj, Dostojevskij, Checov con i loro romanzi per certi versi gialli avevano nutrito la mia fantasia rappresentando una rottura rispetto alle letture più diffuse all’epoca in Italia, dove prevalevano soprattutto i grandi classici americani. Nel mio bagaglio culturale c’era però anche la storia romanzata della Rivoluzione Russa, in

Uno degli ostacoli allo sviluppo è la corruzione, particolarmente odiosa perché riguarda figure che rappresentano lo Stato cui ogni cosa era rappresentata come divisa tra paradiso e inferno, anche se poi ho imparato che nella realtà non è mai così. Qual è stata la sua impressione quando ha visitato per la prima volta la Federazione? La prima visita è stata troppo breve e fugace, mentre ho maggiori ricordi legati al secondo viaggio, avvenuto negli anni Settanta, come direttore tecnico della Montedison. Ricordo quando sono atterrato per la prima volta all’aeroporto di Mosca insieme all’allora amministratore delegato dell’Edison, che era un socialista anticomunista perché riteneva che il dogmatismo di questa ideologia distruggesse i valori dell’umanesimo socialista. Appena arrivati, ci siamo trovati di fronte bancarelle piene di libri di propaganda per turisti, tutti uguali, ma tradotti in lingue diverse. Mi sono accorto che li stava infilando in borsa. Gli ho allora chiesto perché, considerato che erano tutti uguali, e mi ha risposto sorridendo: «Quando si viene qui, bisogna cercare di fare tutti i danni possibili».

CALOGERO RUSSO

ROSARIO ALESSANDRELLO

Qualche episodio chel’ha particolarmente emozionata? Il mio viaggio in barca sul fiume Volga, lungo le cui sponde sorgono dei monasteri non accessibili via terra, ma solo per via fluviale. E poi la prima

volta che ho visto le città medievali dell’Anello D’Oro, luoghi che portano impressi i segni di tante culture. Cosa la affascina della Russia? È un territorio immenso, 55 volte più grande di quello italiano, ma con una popolazione che è solo il doppio della nostra, quindi con grandi spazi disabitati. I russi, poi, sono un popolo contadino che è riuscito a far convivere oltre cento differenti etnie, ciascuna con una propria religione, realizzando il più grande esempio di integrazione mai verificatosi nella storia del mondo. E poi trovo affascinante la sua storia: nel 1991 non si è dissolto solo il partito comunista, ma l’impero sovietico ereditato dalla storia degli zar. Nel suo lungo rapporto con la Russia ha incontrato qualche difficoltà? Nel lavoro l’ostacolo più grande è sempre stata la lingua, molto complicata grammaticalmente, con cui dovevo confrontarmi quotidianamente nelle normative e nei contratti. Ma anche l’aspetto culturale: nei miei frequenti viaggi mi sono spostato da una zona all’altra del Paese venendo a contatto con diverse etnie, spesso molto distanti dalle nostre tradizioni. Ho sempre trovato molti punti di contatto però con i popoli del Nord, gli slavi, perché amanti dell’otium, nel senso latino del termine, cioè cultori della musica, della poesia e del teatro. Più in generale, ho capito che il popolo russo è orgoglioso, che teme di essere disprezzato da noi occidentali. Se riesci a conquistare la loro fiducia, però, si rivelano molto generosi. Cosa non le piace della Russia odierna? La corruzione, particolarmente odiosa perché riguarda le figure che rappresentano lo Stato davanti al cittadino. Alle istituzioni spetta il compito di educare e dare fiducia ai cittadini. Una sfida cruciale che attende Putin è favorire la formazione di una vera classe media, fornendo servizi adeguati, migliorando la qualità della vita e consentendo la libera informazione. C’è qualcosa che rimpiange del nostro Paese quando si trova nella Federazione? Mi manca la qualità della vita italiana, unica al mondo, e poi il bello, presente ovunque nel nostro Paese. Mi ritrovo spesso a pensare ai bambini che frequentano la scuola vicino a Santa Maria Novella a Firenze e mi dico che se un giovane vede tutti i giorni quella facciata non può non assimilare il concetto di bellezza. Passando al business, quali sono le prospettive per le aziende italiane interessate a investire in Russia? La Russia ci invidia il nostro tessuto produttivo, fatto di piccole e medie imprese, e vorrebbe imitarlo. Inoltre la Federazione è alla ricerca di imprenditori stranieri che siano in grado di innalzare la qualità della vita delle persone: i principali sbocchi di investimento riguardano i settori farmaceutico, sanitario e agroalimentare. Preparato da Sibilla Di Palma

L’ORGOGLIO E I PREGIUDIZI DI UN PAESE IL COMUNISMO, LA CRISI DEGLI ANNI NOVANTA, I NUOVI EQUILIBRI POLITICI E IL CORAGGIO DI PUNTARE SUL FUTURO IL RACCONTO IN PRESA DIRETTA DEL PRESIDENTE DELLA CAMERA DI COMMERCIO ITALO-RUSSA


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Politica

Le reazioni Il caso e l'opinione pubblica. Tra favorevoli e contrari. E chi si interroga sulle prospettive politiche della loro protesta IL COMMENTO

La tentazione oscurantista Fedor Lukyanov ANALISTA

I

l clamore internazionale suscitato dal processo alle Pussy Riot ha assunto dimensioni sproporzionate rispetto al fatto da cui tutto è cominciato. Il gruppo punk ha colpito

per caso quello che è un nervo scoperto nel mondo intero, toccando un tema assai delicato non solo per la Russia. Da una parte ci si domanda quali siano i limiti etico-morali del consentito nella società globale, dove sfumano e si confondono le consuete vedute, norme e regole. Dall'altra qual è il confine oltre il quale il tradizionalismo si trasforma in distruttivo oscurantismo. Ciò che sta accadendo è una conseguenza dei cambiamenti avvenuti a cavallo tra il Ventesimo e il Ventunesimo secolo. La Guerra Fredda ha dato una rigida struttura alla tavolozza ideologica e le due ideologie dominanti, quel-

la liberale dell'Occidente e la comunista sovietica, entrambe di ispirazione progressista, hanno costituito l'ossatura delle concezioni del mondo. Poi l'«alternativa socialista» è crollata, e l'ideologia liberale non è diventata «onnipotente grazie alla sua verità». Il vuoto che si è venuto a creare lo hanno colmato gli approcci tradizionalisti e persino fondamentalisti che di norma fanno appello alla religione, la quale nel Ventesimo secolo ha ceduto posizioni di fronte al progresso sociale e scientifico, mentre oggi si sta prendendo una rivincita. Gli eventi sul nostro pianeta si sono

sviluppati in maniera completamente diversa da come ci si sarebbe aspettati più di due decenni fa. La globalizzazione comporta nuovi problemi, priva i popoli e i Paesi delle solide basi di un tempo, cancella le identità cui eravamo abituati. È la conseguenza inevitabile di uno sviluppo economico e tecnologico che non è accompagnato da una gestione politica adeguata. In una situazione del genere è comprensibile il desiderio di aggrapparsi a qualcosa di fondamentale, di non passeggero, e la buona vecchia tradizione rappresenta per molti di coloro che si sentono persi l'unica possibilità di arre-

stare il crollo del loro universo personale. Il caso della Russia in questo contesto non è particolare, ma si manifesta in maniera più evidente. L'inerzia del sistema sovietico - psicologica, intellettuale, culturale - si è esaurita insieme a tutte quelle concezioni, simpatie e antipatie che erano sorte dall'esperienza di un tempo. Manca un solido sistema di coordinate politiche, eppure cominciano ad affiorare, come quando si sviluppa una pellicola fotografica, i contorni del soggetto raffigurato. Naturalmente appaiono per prime le linee con il contrasto più spiccato. SIMONE CERIO/PARELLELOZERO

LA CRONACA

Dal canto ribelle alla sentenza 21 FEBBRAIO • Le cinque cantanti del gruppo punk femminista russo filmano una loro esibizione all’interno della Cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca, ballando e facendosi il segno della croce sull’ambone della chiesa. Le ragazze vengono cacciate dalle guardie

Andrei Kuraev DIACONO, PROFESSORE ALL’ACCADEMIA TEOLOGICA DI MOSCA

"

Se fossi stato il sacrestano della chiesa, le avrei sfamate con dei bliny, avrei tolto loro la sete e le avrei invitate a tornare nuovamente per chiedere perdono”

3 MARZO • Due delle componenti del gruppo, Nadezhda Tolokonnikova e Maria Alekhina, vengono arrestate vicino alla fermata metropolitana Begovaya. Le giovani si dichiarano innocenti e si rifiutano di collaborare 16 MARZO • Su richiesta del tribunale viene arrestata anche la terza componente della band, Ekaterina Samutsevich. Anche lei si dichiara innocente e nega la sua partecipazione alla manifestazione 24 MARZO • Per la prima volta il Patriarca Kirill si esprime sulla vicenda. Parlando dopo la liturgia in una chiesa di Mosca, definisce quanto accaduto “una derisione del sacro”, esprimendo rammarico per la proposta di alcuni credenti di perdonare questa grande “offesa” 19 APRILE • Il tribunale decide di prolungare l’arresto delle imputate fino al 24 giugno

Dmitri Medvedev PRIMO MINISTRO RUSSO

"

Le componenti del gruppo hanno ottenuto esattamente ciò che si aspettavano”

primi decenni di regime comunista fu completamente distrutta, ridotta a un mucchio di rovine. Mentre padre Boris parla, i lavori procedono a un ritmo sostenuto. «Cosa possiamo fare se esiste la politica? Nulla. Noi ci occupiamo della fede», conclude con un sorriso. Se tra il ceto medio, vicino alle proteste, il suo atteggiamento rassegnato apparirebbe fuori luogo, in questo luogo alle porte di Mosca è del tutto normale. Benché in molti abbiano temuto che la vicenda delle Pussy Riot potesse generare una spaccatura all’interno della società russa, una buona parte dei cittadini semplicemente non ci pensa. E non perché non abbiano una coscienza civile, ma perché sono presi da altri problemi. «Il loro comportamento è stato scandaloso, meritano una punizione», afferma Elena, un’insegnante di musica che nel fine settimana presta servizio come volontaria nel coro della chiesa. «Forse la sentenza è stata troppo dura, ma dipende dal giudice. Non so se sia stato

La condanna a due anni di reclusione ha innescato un forte dibattito nel mondo. Ma nelle Federazione solo una minoranza di persone si mostra interessata alla vicenda. ANNA ARUTUNYAN RUSSIA OGGI

È passato poco tempo dalla sentenza con cui un tribunale russo ha condannato a due anni carcere tre ragazze appartenenti alle Pussy Riot per aver intonato all’interno di una cattedrale di Mosca una “preghiera punk” contro il Cremlino, ma padre Boris – il prete di una chiesa rurale situata a circa cento chilometri dalla capitale russa – ha altre cose per la testa. «Non ci penso affatto», afferma. «Io sono un prete e basta. In ogni caso, di quella faccenda se ne è parlato sin troppo». La sua chiesa, costruita nel 1841 nei pressi di un fiume e circondata da uno splendido campo, sta subendo una radicale ristrutturazione: al pari di molte chiese rurali, nei

19 LUGLIO • Viene pubblicato il testo dell’accusa. Dieci persone (il sacrestano, le impiegate della chiesa e le guardie) vengono riconosciute come vittime 30 LUGLIO • Presso il tribunale di Khamovnicheskij a Mosca si apre il processo. Nadezhda Tolokonnikova ammette che quanto accaduto è stato “un errore etico, visto che non c’era l’intenzione di offendere nessuno” 17 AGOSTO • Le componenti del gruppo Pussy Riot vengono condannate a due anni di reclusione

© ILIA PITALEV_RIA NOVOSTI

26 FEBBRAIO • A seguito di questa manifestazione non autorizzata, la Procura apre un’inchiesta sulle Pussy Riot che, al grido di Madre di Dio, caccia Putin, sono state fermate con l’accusa di teppismo, reato che prevede fino a sette anni di carcere

un gesto politico o meno. Non so come siano andate le cose», aggiunge. In Occidente le carnevalate delle Pussy Riot erano viste soprattutto nell’ottica di una rivolta politica e femminista: quattro donne con indosso dei passamontagna dai colori sgargianti che all’interno di una chiesa cantano in playback una canzone ispirata al PresidenteVladimir Putin, e che comprende tra l’altro il verso Santa Merd*, di cui poi divulgano il filmato tramite YouTube. E se il caso ha colpito la sensibilità del ceto medio russo, portato alla rivolta, all’estero ha avuto una risonanza senza precedenti, ed è stato salutato come momento fondamentale nella storia della politica russa. Osservando i fatti con maggior attenzione si può notare, però, che a interessarsi alla vicenda è per lo più un ceto medio statisticamente poco rappresentativo. Da uno studio pubblicato dal Centro Levada (organizzazione non governativa di ricerca) il 17 agosto, il giorno stesso del verdetto, emerge che secondo circa il 44 per cento dei russi il processo alle Pussy Riot è stato“equo, obiettivo e imparziale”. Solo il 25 per cento ritiene invece che sia stato frutto di una vendetta personale da parte della Chiesa ortodossa e del Cremlino, mentre il 41 per cento crede che sia nato dal fatto che così tanti cristiani ortodossi si sono sentiti insultati dall’esibizione delle Pussy Riot. «Sì, c’è stata un’ondata, una forte reazione, ma non direi che l’intera società ha reagito in quel modo», afferma, secondo quanto scritto da Gazeta.ru, Lev Gudkov, che dirige il Centro sondaggi Levada. «Solo circa il 15-18 per

cento delle persone segue la vicenda; gli altri sono per lo più indifferenti». Il caso presenta delle implicazioni – come il rapporto tra Chiesa e Stato, e la loro vicinanza, forse eccessiva – e i russi lo sanno, ma questo non desta clamore. «Il processo ha fatto emergere dei problemi già esistenti, ma ogni luogo vive i propri», afferma Andrei Zolotov, un giornalista di Mosca specializzato in questioni religiose. «Nella regione di Voronezh, ad esempio, la gente non si preoccupa tanto delle Pussy Riot quanto dei progetti per la creazione di una miniera di Nichel nella zona. Il movimento di protesta contro la miniera si è mobilitato in un modo assai simile a quello delle manifestazioni che furono organizzate a Mosca contro le elezioni parlamentari e presidenziali. In particolare però, proprio com’è accaduto nel caso delle Pussy Riot, molta gente si è domandata quale ruolo potesse avere la Chiesa in quella faccenda. È dalla parte della gente o dalla parte delle autorità? Si tratta di una questione che sta assumendo una certa rilevanza in molti conflitti tra società e autorità». Se la società si spacca, non è tanto sul fatto che le Pussy Riot meritino o meno di finire in carcere, ma su questioni più importanti, che esistono da molto tempo. Artiom Toropov, un avvocato di Mosca che quest’anno ha partecipato all’ondata di manifestazioni di protesta contro il governo, ha una visione moderata del Cremlino e delle sue iniziative, ma nota con preoccupazione una certa distanza tra le proprie posizioni e quelle di grande parte della popolazione. «La reazione della gente mi spaventa: tra il 40 e il 60 per cento delle persone ritiene si sia trattato di un processo equo», dichiara. «Se l’Occidente osservasse da vicino la reazione delle masse, si renderebbe conto che la Russia è tornata al 19esimo secolo, quando esisteva una nobiltà illuminata e un popolo che nella maggior parte dei casi non la sosteneva».


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Internazionale

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IL COMMENTO

ALAMY/LEGION MEDIA

La difficile alternativa e i due estremismi Andrei Iljashenko

LA BIOGRAFIA

ANALISTA

NAZIONALITÀ: RUSSO SPECIALIZZAZIONE: ARABISTA IL LIBRO: DALL'URSS ALLA RUSSIA

S

È nato a Kiev (Ucraina) e cresciuto a Tbilisi (Georgia). Ha lavorato come giornalista per Radio Mosca e Pravda. È stato primo ministro e ministro degli Esteri, presidente della Camera di commercio della Federazione russa e direttore dell'Istituto orientalistico dell"Accademia delle Scienze. Ha scritto più di venti saggi politici.

L'INTERVISTA EVGENI PRIMAKOV

La primavera araba e la Siria

Tanti fanno ipotesi sul futuro del Paese se il regime di Bashar al-Assad non dovesse reggere. Considera concreto il rischio di disfacimento? Se l’opposizione armata riuscirà a far cadere Assad, a Damasco il regime sunnita vorrà imporsi, il che porterà automaticamente alla persecuzione contro gli alaviti che costituiscono una parte considerevole della popolazione. Le repressioni non saranno rivolte soltanto agli attivisti del partito Baath al comando, come pensano alcuni, ma a tutti coloro che non condividono le convinzioni religiose degli oppositori. La guerra in Siria è diventata la continuazione del processo identificato come “primaveraaraba”.Daespertodell'area,èsorpreso da queste rivoluzioni ? Sì, è stata una sorpresa assoluta. Non soltanto per me, ma per tutti: americani, europei, gli stessi arabi. Le sollevazioni contro il regime autoritario erano considerate possibili in un singolo Paese. Ma che un’ondata simile investisse un’intera regione nessuno lo aveva previsto. Per molti è stata una sorpresa il successo dei radicali islamici che hanno preso il comando a Tunisi e in Egitto, tra l’altro in maniera democratica. Vede rischi in seguito a questa evoluzione? Sostenere che l’esito principale di queste rivoluzioni sia stato il rafforzamento delle posizioni degli islamisti radicali sarebbe, dal mio punto di vista, un errore. I “Fratelli musulmani” d’Egitto sono un’organizzazione piuttosto moderata. Quelli di Siria si differenziano dagli egiziani: sono più radicali. Adesso in Egitto bisogna porre un’attenzione speciale a come si evolveran-

I talebani in Afghanistan, i salafiti in Egitto e i wahhabiti nel Caucaso del Nord. Quali sono le cause della crescente popolarità delle correnti estremiste islamiche? Il mondo islamico è eterogeneo; c’è chi professa un islam moderato e ci sono i radicali. Senza dubbio molto dipenderà da come si risolverà lo scontro tra i rappresentanti di queste correnti. Tra l’altro l’esito di questa contrapposizione influirà non soltanto sul futuro del Vicino Oriente, ma di tutto il mondo.

CORBIS/FOTO SA

Iniziamo a parlare della Siria. A quanto pare la situazione diventa sempre più allarmante.Qualèlasuavisionealriguardo? In Siria è a tutti gli effetti in corso una guerra civile, con anche la partecipazione di forze esterne. Contro il regime combattono insieme ai siriani anche mercenari e volontari di ogni sorta provenienti da altri Paesi. L’ Arabia Saudita e il Qatar finanziano i soldati. La Turchia li sostiene attivamente.

no i rapporti tra i“Fratelli musulmani” e i veri estremisti salafiti, cioè il partito “Libertà e Giustizia” (avrebbe dovuto avere circa il 50 per cento dei seggi al Parlamento, che però è sospeso dopo l’annullamento delle elezioni da parte della Corte Costituzionale) e il partito “Luce”(che aveva circa il 30 per cento).

Come giudica l’ipotesi della “traccia americana” nei tumultuosi processi della primavera araba? È semplicemente ridicolo. Il presidente egiziano Hosni Mubarak andava a genio agli americani e anche a noi. Non bisogna demonizzare gli americani. Se hanno una colpa è quella di non sapersi districare bene nella realtà dei fatti. Quando ci sono state le rivolte in Egitto tutti i consoli degli Stati Uniti presenti nei Paesi arabi si sono riuniti in un congresso a Washington e Hillary Clinton li ha criticati in modo duro per la loro incapacità di guardare al di là delle rispettive sedi consolari.

Preparato da Vladimir Snegirev

LA DATA

18%

2011

la quota di Pil della Siria sviluppata dal turismo prima dell'inizio della guerra civile per un ammontare superiore agli otto miliardi di dollari americani

l'anno dell'inizio delle proteste di massa in Siria, poi sfociate nel conflitto armato che sta insanguinando il Paese con migliaia di morti

Il mondo islamico è eterogeneo; c'è chi professa un islam moderato e ci sono i radicali. Molto dipenderà da come si risolverà lo scontro tra i rappresentanti di queste correnti"

Cosa pensa riguardo alle prospettive future dei processi rivoluzionari in questa regione? Credo che nel prossimo futuro non ci saranno altre ondate rivoluzionarie rilevanti come quelle che hanno caratterizzato gli ultimi mesi. Ritiene verosimile uno scenario in cui Israele, con o senza l’appoggio degli Usa, assesterà un colpo contro gli armamenti nucleari dell’Iran? Gli Usa non vogliono che accada ora, alla vigilia delle presidenziali e per questo stanno tenendo a freno Israele. Bisogna capire che nella dirigenza israeliana e nell’amministrazione americana sono presenti varie forze, trovano spazio posizioni diverse. In questo momento è difficile dire chi prenderà il sopravvento.

LA PERCENTUALE

CORBIS/FOTO SA

L’esito dello scontro tra gli islamisti moderati e i radicali non influirà solo sul futuro del Vicino Oriente. In gioco, i nuovi equilibri mondiali. Ecco la versione di Evgeni Primakov, ex premier della Federazione e uno dei maggiori esperti del mondo arabo nel Paese.

Alcuni momenti della vita quotidiana in Siria

CORBIS/FOTO SA

I NUOVI SCENARI INTERNAZIONALI NELLA VISIONE DELL'EX-PREMIER DELLA FEDERAZIONE

e inizialmente la crisi in Siria era sembrata una contrapposizione tra il regime autoritario di Bashar al-Assad e l'opposizione che voleva la democrazia nel Paese, ora l'enfasi si sta spostando su un altro piano: ormai si tratta di vedere se in futuro vi sarà ancora un governo laico o se il frutto di questa crisi sarà la nascita nel Vicino Oriente dell'ennesimo Stato fondato sull'islamismo politico. In verità, questo cambio di scenario era prevedibile fin dall'inizio della crisi siriana. L'opposizione esterna, riunita nel Consiglio di Salvezza Nazionale (Csn) della Siria, includeva l'opposizione politica contro Damasco, a cominciare dall'ex leader Burhan Ghalioun, professore alla Sorbonne e personaggio-simbolo dell'élite intellettuale siriana. Eppure, la lotta armata contro il regime non è stata condotta dai partiti o da raggruppamenti politici, ma dalle truppe del Libero esercito siriano (Les), che non possiedono né un comando unitario, né saldi legami con le strutture politiche dell'opposizione. In sostanza, Les è una denominazione generica che raccoglie vari gruppi di rivoluzionari armati, adottata per semplificare ai giornalisti il compito di descrivere gli avvenimenti in Siria. Ma questa è solo la metà del problema. L'equilibrio delle forze all'interno dell'opposizione armata si sta gradualmente spostando in favore dei jihadisti. Già all'inizio di quest'anno il governo degli Usa aveva espresso il timore che nell'opposizione siriana potessero trovarsi dei membri di Al Qaeda e ora la situazione si sta deteriorando, come sottolineato dal capo del Pentagono Leon Panetta. Come si evince dalle pubblicazioni dell'Istituto delVicino Oriente di Mosca, i jihadisti sono attivi soprattutto ad Aleppo - ve ne sono circa 5mila - e nella zona di Idlib. Inoltre, in Siria si sono precipitati alcuni volontari dalle convinzioni ideologiche assai discutibili per una società civile, come il figlio, morto di recente nella battaglia per la presa di Aleppo, del famoso guerriero ceceno Gelaev; o alcune figure dell'entourage di al-Zawahiri. I principali sponsor della «rivoluzione siriana» e una parte significativa dei comandanti militari hanno scelto la strada di un'escalation della lotta armata contro il regime, considerandola come l'unica possibilità di abbatterlo. Così il traguardo non sarà più la democratizzazione del regime di Bashar Assad, bensì un cambio della gerarchia statale, per cui al posto di un regime autoritario fondato sull'esercito e sui servizi segreti salirà al potere un islamismo politicizzato legato alle monarchie sunnite del Golfo Persico. Se era ancora immaginabile che Assad potesse sedersi al tavolo delle trattative con l'opposizione politica, cosa a cui cercava di spingerlo Kofi Annan, una trattativa tra i vertici alaviti della Siria e i jihadisti sunniti è assolutamente impossibile. Del resto, gli aiuti militari occidentali restano decisivi per gli insorti. Di questo sono ben consapevoli a Washington e nelle capitali europee, dove si fa tanto parlare di «corridoi umanitari», ma non ci si affretta a mettere in moto la macchina militare. Così si fa strada l'ennesimo Stato islamico nel Vicino Oriente. Non proprio una prospettiva entusiasmante per la primavera araba, come si è già visto in Egitto e Tunisia.

L'autore del commento è editorialista del giornale "Voce della Russia" sulle questioni del mediorientali


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Economia

IL NODO TRASPORTI LE DIFFICOLTÀ DI WINDJET APRONO LE PORTE A UNA RIDEFINIZIONE DELLA MAPPA DEI COLLEGAMENTI TRA I DUE PAESI. SULLO SFONDO, NUOVE ESIGENZE COMMERCIALI E TURISTICHE

COSÌ LONTANI COSÌ

VICINI

Il traffiico aereo nei principali aeroporti russi Milioni di passeggeri trasportati nel 2011 Domodedovo (Mosca) Sheremetyevo (Mosca) Pulkovo (S. Pietroburgo) Vnukovo (Mosca) Koltsovo (Yekaterinburg) kurumoch (Samara) Strigino (Nizhny Novg.) Krasnodar Sochi 0

Alitalia e Aeroflot offrono la copertura dalle principali città italiane verso Mosca e San Pietroburgo. Da poco è arrivata la competizione di Transaero. SIMONA PIZZUTI RUSSIA OGGI

Più di mille cittadini russi rimasti a terra e circa un milione di euro di potenziali perdite per gli operatori turistici. La crisi della compagnia aerea siciliana WindJet coinvolge direttamentre la Federazione, considerato l’elevato numero di turisti in transito da e verso la Penisola nella stagione estiva. Accomunati nella disavventura, russi e italiani, per turismo o per business, dovranno probabilmente rinunciare alle tariffe competitive della low cost siciliana che solo nel 2011 aveva intensificato i voli da e per la Russia con un prezzo lancio di 68 euro per tratta, coprendo i viaggi su Mo-

sca-Domodedovo, Samara e San Pietroburgo. Per raggiungere la Federazione dall’Italia tornano quindi di attualità le compagnie di bandiera. Prendendo in considerazione solo i voli diretti, Alitalia vola su Mosca, aeroporto Sheremetyevo, da Milano Malpensa per un prezzo di circa 500 euro a/r, lo stesso previsto per la tratta Roma Fiumicino-Mosca Sheremetyevo. Anche andare a San Pietroburgo da Fiumicino il costo del biglietto si aggira intorno ai 500 euro. I prezzi salgono se gli aeroporti di partenza sono quelli di Torino o Venezia. In questo caso si toccano punte di 700 euro per un volo per Mosca con ritorno. La compagnia di bandiera russa Aeroflot risponde con tratte e prezzi simili. Considerando i voli su Mosca Sheremetyevo da Venezia, Milano Malpensa e Roma Fiumicino, i prezzi si aggirano su una media di 500

euro, con prezzi un pò più cari a Milano rispetto a Roma. Va segnalato però che anche le compagnie di bandiera hanno impostato una politica dei prezzi che variano in base alla tempestività della transazione. Un volo Roma Fiumicino – Mosca

Il costo del viaggio aereo varia dai 300 ai 500 euro andata e ritorno, in base alla tempistica della prenotazione con Alitalia, se acquistato con più di un mese di anticipo sulla partenza può costare anche 100 euro in meno. Viceversa, se il viaggio è dettato da una necessità last minute, si possono toccare gli 800 euro considerando anche

il ritorno. A rompere il monopolio delle principali compagnie dei due Paesi in gioco, sono arrivate le tratte della Transaero Airlines. A partire dall’estate 2012 gli aeroporti Milano Malpensa, Venezia e Roma Fiumicino sono infatti collegati più volte alla settimana con la Federazione con prezzi decisamente più competitivi. Ad esempio, considerando un viaggio acquistato circa un mese prima della partenza, il costo medio di un volo a/r Milano Malpensa-Mosca è di circa 300 euro. Aeroflot ha già risposto con l’apertura della nuova tratta Bologna-Mosca inaugurata a inizio estate, con voli in programma tutto l’anno al prezzo medio di 400 euro comprensivo di ritorno, ma la novità che potrebbe dare una spinta decisiva al rafforzamento dei collegamenti con l’Italia, è il progetto della tratta diretta Firenze-Mosca gestita da Aeroflot. A marzo scorso, il sindaco

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Matteo Renzi ne ha discusso con il presidente della commissione trasporti della Duma Sergei Shishkarev annunciando una collaborazione fruttuosa, visto il numero sempre crescente dei visti richiesti per l’Italia. La vocazione turistica dei viaggi in Italia è testimoniata dai voli targati Meridiana da e per la Sardegna con i collegamenti diretti da Cagliari e Olbia a Mosca Domodedovo al prezzo di circa 400 euro. La Sicilia è invece servita da Blu Panorama con voli diretti Palermo - San Pietroburgo e Catania- Mosca Sheremetyevo, oppure Catania – San Pietroburgo, a circa 500 euro. Un economico servizio alternativo all’aereo è l’autobus. Dal 2011 la compagnia Eurolines arriva a Mosca e San Pietroburgo con partenza dalle principali città italiane al prezzo più che competitivo di 150 euro a/r. Bisogna accettare però i due giorni di viaggio.


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Commodity La produzione è inferiore ai consumi interni. Rischio boom per i prezzi di pane e pasta

La piaga della siccità e l’export dei cereali La situazione ricalca quella che si è vista alla vigilia della grande recessione internazionale, quando i prezzi dei beni agricoli arrivarono alle stelle, scatenando disordini sociali in tutto il mondo. ALEKSANDR CHETVERIKOV RUSSIA OGGI

Sembra di riportare le lancette indietro di quattro anni, alla vigilia della recessione mondiale, quando il boom dei prezzi di alcuni prodotti agricoli provocò tensioni sociali in tutto il mondo, accelerando così la crisi economica. Quest’anno la Russia difficilmente potrà aiutare l’Europa con le sue forniture di cereali. Il raccolto è risultato scarso non solo negli Usa e in Canada, ma anche nella Federazione. Le previsioni di produzione inizialmente erano intorno ai 90 milioni di tonnellate, ma il valore effettivo si attesterà con molta probabilità intorno a quota 68 milioni. Se si considera che il con-

sumo interno attuale è di 75-77 milioni di tonnellate, si capisce subito la ragione della paralisi che sta interessando l’export. Negli Stati Uniti le difficoltà della produzione agricola sono al centro dell’attenzione mediatica, si parla senza mezzi termini di catastrofe nazionale in corso. In Russia, invece, della scarsità del raccolto si discute poco, come se non rappresentasse un grosso problema. In realtà è esattamente il contrario, anche perché la Federazione non ha riserve (se non particolarmente limitate) da attivare in caso di emergenza. Così il Paese rischia di trasformarsi da storico esportatore a importatore di grano, con tutto ciò che questo comporta in termini di prezzi per beni di prima necessità come pane e pasta, fondamentali nel paniere dei consumi di molte famiglie russe. Proprio l’emergenza che il Paese sta vivendo potrebbe però portare a importanti novità nell’organizzazione del mercato. La Russia ha le condizioni

per accrescere notevolmente (in tempi normali) la propria produzione, grazie a 120 milioni di ettari di terreno coltivato. Escludendo dal totale le terre che necessitano di un intervento di rimessa a coltura dopo un lungo periodo di inattività, rimangono circa 100 milioni di ettari. La produttività minima è di circa 30 quintali per ettaro all’anno, per cui è possibile ottenere non meno di 300 milioni di tonnellate, di cui 200 milioni di cereali. Una cifra quasi tripla rispetto ai consumi interni, che proietterebbe la Russia al primato mondiale dell’export (basti pensare che gli Stati Uniti, che detengono attualmente il primato, si fermano a 70-75 miliardi). A impedire di sviluppare tutto il potenziale di produzione è in primo luogo un’organizzazione del settore ormai vetusta, incapace di seguire le novità prodotte sui mercati internazionali. Dopo la caduta dell’Unione Sovietica, lo sfruttamento delle terre arate è passato in secondo piano nel Paese per-

ché l’agricoltura non è stata considerata prioritaria nei progetti di politica economica. Il passaggio dal vecchio ministro dell’Agricoltura, Elena Skrynnik. provenivente dall’industria farmaceutica, e il nuovo, Nikolai Fedorov, per molti anni a capo della Repubblica Ciuvascia (caratterizzata da una forte vocazione agricola) segna un deciso cambiamento di passo, che tenuto nel giusto conto. In ballo non c’è solo la necessità di salvaguardare un’attività primaria dell’economia come l’agricoltura, ma di considerare anche tutto l’indotto, come la logistica, la produzione e manutenzione di macchinari agricoli e la produzione di fertilizzanti. Per non considerare le positive ricadute sul mercato del lavoro che vi sarebbero in seguito a maggiori investimenti sull’efficienza del settore. L’autore è membro del Comitato per la politica economica e il fondatore di uno dei gruppi di compagne agricole

RUSSIA BEYOND THE HEADLINES È MEDIA PARTNER UFFICIALE DEL FORUM INTERNAZIONALE DEGLI INVESTIMENTI 2012 A SOCHI

L’EVENTO IL FORUM DEGLI INVESTIMENTI A SOCHI

IL COMMENTO

Le Olimpiadi, tra crescita e sviluppo Se Gazprom punta

sulla green economy

A differenza del Forum di San Pietroburgo che ha assunto un rilievo prevalentemente politico, questo appuntamento conserva una forte connotazione business. Questa è una delle ragioni alla base del successo. Le aziende hanno bisogno di incontri come questo per tessere relazioni internazionali, a tutti i livelli. La scadenza olimpica ha influenzato nelle ultime edizioni i temi al centro della discussione, ponendo in particolare un focus sul comparto delle infrastrutture, ma anche chi opera in altri settori economici può trovare utilità in questo appuntamento. Per altro, il Caucaso del Nord rappresenta un’area strategica per le aziende italiane in cerca di nuovi mercati in crescita”

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Evgeny Utkin ARCHIVIO PERSONALE

ANALISTA

T

Vittorio Torrembini PRESIDENTE DI GIM-UNIMPRESA, L’ASSOCIAZIONE

Le esportazioni italiane in Russia

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Il futuro oscuro di WindJet WindJet è nata nel 2003 a Catania ed è diventata un punto di rifornimento per i collegamenti da e per la Russia. Lo scoppio della crisi internazionale ha impattato pesantemente sui conti della compagnia, che all’inizio di quest’anno ha annunciato la volontà di fondersi con Alitalia e Blue Panorama. Il progetto, che appariva sul punto di realizzarsi alla fine della primavera, ha poi registrato una serie di complicazioni, dal prezzo della transazione ai rapporti con le autorità di controllo. Il risultato è stata la cessazione dei voli dall’11 agosto scorso. Ma il patron Antonino Pulvirenti continua a confidare in una soluzione positiva della vicenda.

17,5% tessile

9,3 miliardi di euro nel 2011

5,1% alimentare

33,3% macchine e apparecchi meccanici

Dal 20 al 23 settembre si svolgerà a Sochi la decima edizione del Forum Internazionale degli Investimenti. Tra i temi in agenda, il miglioramento del clima imprenditoriale nelle regioni russe. Di più su: www.forumkuban.com

© MIKHIL MOKRUSHIN_RIA NOVOSTI

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GETTY IMAGES/FOTOBANK

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DELLE IMPRESE ITALIANE IN RUSSIA

Nel 2011, gli investimenti italiani in Russia si sono attestati intorno ai 600 milioni di dollari, mentre le esportazioni verso la Federazione hanno raggiunto quota 9,3 miliardi di euro

ra poco sarà pronta la seconda linea di Nord Stream e inizierà la costruzione di South Stream. Gazprom continua a essere il crocevia di molte partite legate all’energia nel Vecchio Continente e punta a rafforzarsi in questo ruolo. Stando in coda in autostrada al ritorno dalle vacanze, e respirando un misto orribile tra benzina e diesel, pensavo alla proposta di Gazprom di fornire gas per le automobili. Se avesse costruito centinaia (o migliaia) di stazioni di servizio in Europa, forse l’aria sarebbe più pulita e i consumatori avrebbero qualcosa in più in tasca (considerata la differenza di costo). La proposta, contrastata da Bruxelles, non mira a dominare il mercato europeo come qualcuno tempo. Anzi consentirebbe di risolvere almeno parzialmente il problema dell’inquinamento e del prezzo elevato dei carburanti. Tornando alle forniture civili e industriali, di gas avanza la costruzione del gasdotto Nord Stream (la prima linea è partita nell’ autunno del 2011) e sta per iniziare la costruzione di South Stream (Vladimir Putin ha auspicato di cominciare i lavori per la fine dell’anno). Questi gasdotti, diminuendo i Paesi di transito, portano il gas russo direttamente in Europa, aumentando la sicurezza energetica ed evitando quindi rischi di blocchi improvvisi alle forniture. Ma questo fa aumentare anche la dipendenza dell’Europa alla Russia, fa notare la Commissione Europea. Qualche analista addirittura bolla come inutili i gasdotti, visto che lo sviluppo di shale gas in America ha liberato alcuni miliardi di mc di oro blu che circolano sui mercati. Sta di fatto che le due iniziative vanno avanti. Comunque il monopolista russo ha dovuto cambiare la sua strategia: prima ha cercato di mantenere i contratti congelati (e ha perso un po' di volumi), successivamente ha dovuto cedere sulla rigidità dei contratti (qualche volta in seguito ad arbitrati, come nel caso di Edison) per mantenere in vita rapporti pluriennali. In fin dei conti, tuttavia, poco è cambiato e l’azienda continua a inanellare bilanci da sogno. Intanto, di pari passo, si rafforzano le collaborazioni con alcune società italiane, a cominciare dai giganti dell’energia della Penisola: dalla joint venture russo-italiana Severenergia (alla quale partecipano Enel ed Eni) al possibile acquisto di una centrale elettrica belga di Enel da parte di Gazprom. Per non parlare dei gasdotti. La parte sottomarina di Nord Stream è stata realizzata da Saipem ed è altamente probabile che la costruzione degli impianti sotto il Mar Nero venga affidata ad aziende del nostro Paese.


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Regioni

TERRE SCONOSCIUTE LA REPUBBLICA DI ADYGEJA, NEL SUD DELLA FEDERAZIONE, RESTA IN UNA DIMENSIONE FUORI DAL TEMPO TRA BELLEZZE NATURALI E PEZZI DI STORIA, RITI ANTICHI E LUOGHI ANCORA DEL TUTTO INCONTAMINATI

SE IL TURISMO È SLOW

I NUMERI

167mila Gli abitanti di Maikop, la capitale, nonché la città più popolosa dell’Adygeja. Le restanti 283mila persone della provincia sono distribuite tra piccoli centri agricoli

2mila

L’altitudine che si raggiunge nella Repubblica. Una posizione privilegiata per ammirare l’orizzonte e osservare le stelle nelle nottate con cielo sereno

Un’intera giornata di viaggio, incontri inaspettati. Tra sentieri e altipiani, mulattiere e territori pervasi da una religiosità antica. Un racconto in presa diretta di colori ed emozioni lontane dal caos delle metropoli. DARYA GONZÁLEZ RUSSIA OGGI

È l’alba. L’aria umida è intrisa del profumo delle mimose e delle prugne mature. Sprofondato tra le onde della nebbia c’è il monastero ortodosso di San Mikhail Afonskij; un uomo barbuto con il saio nero impila accanto alle mura cassette di pane fresco. Gli abitanti della piccola repubblica montanara di Adygeja, nel Sud della Russia, non chiudono mai la porta di casa. «Non ti affrettare, farai in tempo a far tutto. Se non vi riuscirai, vorrà dire che non era importante», è la frase che

si sente dire più spesso nei villaggi sperduti tra le catene montuose. Il cavallo cammina in salita sull’altopiano di Lago-Naki, superando lungo il sentiero le Uaz impantanate nel fango e i ciclisti che affondano fino alla cintola nell’argilla rosso-bruna. Lo stalliere Serezha, con una camicia a quadri e i sandali sopra i calzini di lana, biascica rumorosamente e batte la groppa del cavallo con un ramoscello di acero. Incrociando due circassi che scendono dall’altopiano con i loro cappelli di lana ricciuta, Serezha li saluta con un cenno del capo. Nella capitale dell’Adygeja, Maikop, vivono 167mila persone: è il maggior centro abitato della Repubblica. I restanti 283mila abitanti sono sparsi nei centri minori e nei villaggi agricoli. Sono presenti in tutto 80 nazionalità.

«Qui da noi non ci sono conflitti, solo nelle città, - argomenta Serezha, osservando pensieroso la distesa dei monti - ci siamo sparsi per le fattorie, e poi qui non interessa a quale dio rivolgi le tue preghiere. Vicino all’altopiano c’è il villaggio di Temnolesskaja, dove vivono gli antichi credenti. Portano gonne lunghe fino a terra e fazzoletti in testa. Sono loro che hanno piantato la croce sulla montagna. La croce protegge tutta la nostra valle: i cristiani, i musulmani, e anche i battisti». Si fatica a credere che i proprietari di queste baracche sappiano che cosa vuol dire all inclusive e franchising, chiamano le case per i turisti bungalow e si contendono i clienti. Ma il desiderio di ridare gloria al «trentesimo percorso», il più battuto al mondo, che parte da qui, dal villaggio di Khadzhokh,

gli adygei non l’hanno mai perso. «L’iniziativa parte quasi sempre dagli abitanti locali - racconta il responsabile dell’Ente del turismo della regione di Maikop, Sergei Shubin -; la gente del posto conosce i migliori sentieri, l’ubicazione dei villaggi, i nomi delle catene montuose e le zone pericolose. Alla fine degli anni Novanta a poco a poco i privati hanno iniziato a creare case vacanza e piccole società di turismo sportivo. Ci sono molte aziende familiari attive nell’area». Il cavallo continua a salire lungo il pendio, passando accanto a una radura dal nome bizzarro di «Fronte di Lenin». A 2mila metri sul livello del mare la visibilità è abbastanza buona per osservare le stelle. Nelle radure, i telescopi chiusi nelle loro custodie se ne stanno immobili in attesa della notte. Nelle montagne le condizioni atmo-

sferiche cambiano ogni mezz’ora: ora nubi plumbee ricoprono i pendii, ma - prima di notte - può darsi che il cielo torni a essere sereno. Quando i sentieri turistici vengono cancellati dalle piogge torrenziali, una buona alternativa al cavallo è il GAZ66, un furgone che non conosce ostacoli, che in Russia viene spesso usato dai soldati. Sono poche le persone che si trasferiscono a vivere in Adygeja, ma sono pochi anche coloro che abbandonano i luoghi natii. Questa Repubblica sembra un mondo parallelo nel quale ormai da alcuni mesi la notizia principale «non è la Siria, le Pussy Riot o le Olimpiadi, ma il fiume Belaja che si è intorbidito per le colate detritiche, mentre di solito è trasparente come una lacrima», come racconta il giovane Ruslan, laureato in Matematica e fon-


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Regioni

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Le montagne sono fatte per la meditazione. Nell’Adygeja si può unire quest’ultima al movimento, sulle proprie gambe oppure a cavallo. Il trekking può durare alcune ore o diversi giorni; si può dormire nelle tende oppure fermarsi nelle case per turisti, apprezzando anche la straordinaria cucina di questi luoghi

YURI IVASCHENKO

ALEKSANDR ZHELEZNYAK

Trekking e passeggiate a cavallo

La riserva naturale del Caucaso re camosci, linci, orsi bruni, cervi e cinghiali. «Del bisonte europeo oggi nel Caucaso tocca parlare come di una nuova specie animale. In seguito alle guerre nel Caucaso e al rapido popolamento delle zone collinari il numero dei bisonti europei si era drasticamente ridotto; negli Anni Trenta erano completamente scomparsi. La riserva del Caucaso fece rinascere questa specie nel 1940, incrociando il bisonte americano con quello di Belovezha. Il risultato è molto simile a quello originario...», racconta Dmitri Kuznetsov, presidente della Federazione turismo sportivo della Repubblica dell’Adygeja. Attualmente, a 1400 metri sul livello del mare si può passeggiare nel Parco del bisonte europeo di Kishinsk

Le avventure dello speleoturismo

ALEKSANDR ZHELEZNYAK

ALEKSNDR ZHELEZNYAK

La riserva naturale del Caucaso è definita il «polmone verde» della regione. La storia di questo straordinario complesso naturalistico e della sua conservazione comincia nel 1888, quando nell’area che lo ospita venne organizzata la «riserva di caccia del Kuban» dei gran principi Romanov. La riserva si estende nel territorio dell’Adygeja e di alcune regioni confinanti ed ebbe origine dal villaggio meridionale di Guzeripl. È la seconda per dimensioni in Europa e nel 1999 è stata inserita dall’Unesco nella lista dei siti dichiarati Patrimonio naturale dell’umanità. Nel territorio della riserva si snoda una moltitudine di percorsi ecoturistici. Nei boschi del Caucaso si possono vede-

Il turismo speleologico è già da tempo in forte sviluppo nel Sud della Repubblica. L’altopiano di Lago-Naki, che abbonda di grotte naturali, è una delle principali mete turistiche per gli amanti della speleologia in Russia, oltre ad attirare un numero crescente di appassionati del settore provenienti dall’estero. Tra le grotte di Lago-Naki vi sono sia cavità orizzontali lunghe diversi chilometri, sia profondissimi pozzi, a creare un mix unico al mondo e di grandissimo impatto. La gamma delle difficoltà va dalle più semplici, accessibili al turista comune senza una preparazione specifica, fino a quelle più impegnative, di quinta categoria. Un percorso capace di mettere a dura prova anche gli esperti del settore

Il trentesimo percorso

datore di una società turistica molto attiva nell’area. Sta arrivando la sera. Il sole, dopo aver fatto capolino solo per un minuto, cala laggiù oltre i monti, l’aria profuma di mele e di cotognastro rosso. I triangoli delle tende nel frutteto si sono stretti intorno al falò. Gli studenti di archeologia vengono qui durante tutto l’anno per studiare gli antichissimi monumenti di pietra: i dolmen di cui abbonda la terra di Adygeja. Il dolmen «Khadzhokh 1» si trova proprio qui, in fondo al giardino di meli, su una piccola collinetta circondata da alberi bizzarri e affascinanti. Ricomincia l’acquazzone, ma l’archeologo e presidente della «Società Russa di Geografia» Igor Ogaj, senza far caso ai lampi, mi parla di questa casetta di pietra e del suo scopo: forse è un monumento sepolcrale, forse un tempio o segnale stra-

dale. A Khadzhokh Igor studia i monumenti dell’era dei megaliti e guida le escursioni all’esposizione privata del villaggio di Kamennomostskij - due piccole stanze nelle quali è conservato tutto ciò che gli archeologi sono riusciti a ritrovare e a restaurare nella regione di Majkop. «Elmetto di soldato nazista, metà delVentesimo secolo: questo è sovietico, mentre questo è di un guerriero circasso vissuto nel Diciassettesimo secolo. Lance, lapti (calzature contadine di corteccia di betulla, ndr), ornamenti per le trecce, amuleti d’osso. Se indovinate che pietra è questa vi regalo una calamita. Sbagliato, è un’ametista. Tenete le calamite e il libretto di poesie», è la sua gentile concessione. Igor riversa sugli ascoltatori un flusso inesauribile di informazioni. Vola leggero tra gli antichi fossili disposti sul pavimento, la collezione di minerali

Tutte le indicazioni per scoprire la regione LORI/LEGION MEDIA

Le montagne del Caucaso erano una delle mete turistiche più amate dalla gioventù sovietica. Passa di qui il famoso 30° percorso - un sentiero di alta montagna che parte dal villaggio di Khadzhokh, un popolare luogo di villeggiatura, e conduce fino alle sponde del Mar Nero. Vent’anni fa questo sentiero era il più battuto al mondo: ogni giorno lo percorrevano fino a 100 escursionisti. Dopo il crollo dell’Unione Sovietica, il percorso cadde nell’oblio, ma non per molto: a conquistare quelle alture tornarono per primi i ragazzi, ispirati dalle imprese compiute nell’era sovietica dai loro genitori, e poi gli amanti delle vacanze a contatto con la natura. Attualmente uno dei principali operatori turistici della Repubblica registra 60 visitatori alla settimana su questo percorso. «Il trenta» è aperto agli escursionisti da giugno a settembre

Alla ricerca dei Dolmen I dolmen furono costruiti molto prima delle piramidi egizie, di cui sostanzialmente sono un prototipo. Quest’antica forma di cultura presumibilmente arrivò in Adygeja dall’India; il peso di una singola lastra in un dolmen di dimensioni medie è di quattro-sette tonnellate, mentre il

dell’Adygeja e il bisonte europeo, l’uro e il cinghiale impagliati, che strabuzzano minacciosi gli occhi di vetro. Nell’elmo tedesco miagola un gattino grigio tigrato. «Qui arriva gente da tutto il mondo per vedere i dolmen. I nostri monumenti antichi di 5mila anni - come per miracolo - si sono conservati in ottimo stato. Vogliamo realizzare a breve il progetto di un parco dei megaliti: collegare tutti i nostri monumenti antichi in un unico percorso, costruire le infrastrutture necessarie - ci saranno più visitatori, e quindi più mezzi per proseguire gli scavi archeologici e mantenere i dolmen già ritrovati. Ci occupiamo dei monumenti con le nostre sole forze, ma sono tragicamente insufficienti», prosegue nella sua analisi. La notte è profumata. Una culla di legno dondola accanto alla porta aper-

peso complessivo di un dolmen può raggiungere e superare le 25 tonnellate. Per la lavorazione delle lastre di pietra venivano impiegati cunei di bronzo, pietra e legno. Al mondo vi sono solo altri quattro siti megalitici paragonabili a questo: si trovano in Irlanda, Danimarca, Portogallo e Spagna

ta. Diversi secoli fa i circassi cominciarono a legare i bambini nella culla con delle piccole cinghie, in modo da non farli cadere. Ora scherzano dicendo che meriterebbero il premio Nobel per avere inventato le progenitrici delle moderne cinture di sicurezza. È appena terminato il Bajran, e si è tornati alla vita di ogni giorno. Hodzha, un ricco circasso di Guzeripl, ha costruito accanto alla sua casa una moschea, una sinagoga e una chiesa cristiana ortodossa, in omaggio alle tre religioni dominanti. Hodzha se ne sta seduto, cupo, sulla riva del fiume Belaja. Le trote hanno abbandonato le acque ormai torbide: a prendersi per intero la scena ora è l’acqua, trasparente come una lacrima, che scorre accanto alla sua casa, vicino alla bocca del fiume.

COME ARRIVARE Per arrivare al villaggio di Khadzhokh, il centro turistico della repubblica di Adygeja, il mezzo più comodo è l’aereo, con un volo Mosca-Krasnodar. Da Krasnodar si prosegue in autobus: «Krasnodar-Villaggio Kamennomostskij (Khadzhokh)», oppure «KrasnodarMajkop». Il biglietto aereo di andata e ritorno costa in media 10mila rubli (250 euro), il volo da Mosca a Krasnodar dura circa due ore e mezza DOVE ALLOGGIARE Il villaggio di Khadzhokh (Kamennomostskij) è ricco di case per i turisti: nell’Adygeja è questa la soluzione di alloggio più comoda. Nel villaggio se ne trovano a ogni angolo, e a seconda della qualità dei servizi offerti, la classe e i prezzi variano, a partire da 1.500 rubli (40 euro al giorno per una camera doppia). Gli amanti delle vacanze a basso costo nella natura possono facilmente trovare un posto dove piantare la tenda DOVE MANGIARE A Khadzhokh non ci sono molti caffè. Ma nelle case per turisti viene offerto sempre anche il vitto e vengono preparate delle provviste se si parte per un’escursione. Si può fare uno spuntino con del formaggio fresco dell’Adygeja, che si vende sulle bancarelle a ogni angolo della strada, o provare un autentico shashlyk (spiedino di carne, ndr) caucasico nelle fiere lungo il fiume Bolshoj Rufabgo. Se non si è abituati a mangiare all’aperto, il caffè «Peshchernyj chelovek» («L’uomo delle caverne», ndr), situato all’interno di un massiccio roccioso nel villaggio di Khadzhokh, offre ai suoi ospiti un menù giornaliero e persino una passeggiata con gli struzzi


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Turismo

Numerosi giochi elettronici sovietici sono raccolti in un unico museo a Mosca: grandi e piccini possono ammirare la vasta collezione, facendo un salto nel passato. Sotto: un’opera di un malato psichico nel museo del più grande ospedale psichiatrico della capitale e la casa-museo del famoso ingegnere aerospaziale Sergej Korolev

KIRILL LAGUTKO (4)

Cultura Viaggio nel cuore della capitale per raccontare il passato

Nei musei nascosti i tragitti della memoria La casa dell’inventore delle prime navicelle spaziali, una collezione di vecchie macchinette da gioco e un leggendario ospedale psichiatrico nel racconto della nostra inviata. MARIA DEGTYAREVA RUSSIA OGGI

In via Baumanskaja è parcheggiata una vecchia Moskvich blu. Macchine come questa circolavano in Unione Sovietica negli anni Sessanta. Sulla porta c’è una targa con scritto “Museo delle macchine da gioco sovietiche”, ma il museo in realtà si trova nell’hangar adiacente. Dietro le porte di vetro c’è il passato di quarant’anni fa. All’entrata, un distributore automatico di acqua: ai tempi dell’Urss in questi distributori erano a disposizione bicchieri di vetro sfaccettati, e si poteva comprare dell’acqua gassata con o senza aggiunta di sciroppo. A volte le monete restavano bloccate, e allora si ricorreva al buon, vecchio sistema: un pugno alla macchina. Alla cassa del museo, i rubli di oggi vengono cambiati con le monete da quindici copechi dell’era sovietica: le macchinette da gioco accettano solo quelle. Al centro della sala c’è un pezzo

raro: la Battaglia navale. «Avere in casa un gioco come questo era il tipico sogno di ogni scolaro sovietico nato negli anni Settanta-Ottanta», spiega Aleksandr Stakhanov. Qualche anno fa, lui e un suo amico hanno pensato di procurarsi questo gioco della loro infanzia: «Quando avevo sei o sette anni ci giocai con mio padre, in un

cinema. Da allora mi è rimasto nel cuore. Ne abbiamo trovato uno nella spazzatura del parco giochi Taganskij. Naturalmente non era in condizione per funzionare, ed è stata proprio l’epopea della ricerca dei pezzi di ricambio a suggerirci l’idea di creare un museo». Di norma, con tre macchine fuori

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uso i fondatori del museo riescono a ricomporne una funzionante. Poco distante c’è una famiglia che gioca a hockey. Il bambino ha un’espressione pacata, in fondo sono cose già viste; i genitori invece giocano con più grinta. È la stessa sensazione che si prova anche nella casa-museo del più grande ingegnere aerospaziale e costruttore di navicelle dell’Urss; ma qui si tratta di tutt’altro aspetto della realtà sovietica. La casa-museo si trova vicino alla fermata del metrò VDNKh. Non la si nota subito, immersa com’è tra le nuove costruzioni moscovite. Circondata da uno steccato verde, è una villetta a due piani dall’architettura rigorosa: un regalo del governo sovietico a Sergei Korolev per aver realizzato il primo satellite artificiale della Terra. Larisa Filina lavora nel museo ormai da trent’anni «Tutto ciò che è custodito nel museo ci venne affidato dalla vedova dell’accademico, Nina Koroleva. Glielo aveva regalato Sergei Pavlovich negli anni Cinquanta. A Korolev piaceva molto ascoltare sua moglie suonare e cantare», racconta con commozione. Nella casa tutto è rimasto esatta-

mente com’era ai tempi in cui era vivo lo scienziato, perfino gli interruttori della luce. Nel soggiorno ci sono due poltrone sormontate da un quadro, un paesaggio boschivo. Korolev amava leggere qui, diceva che «andava a leggere nel boschetto». Se la casa di Korolev è un monumento di storia, il Museo dell’acqua è un monumento all’ingegneria. Si trova nel sito di un’ex centrale di pompaggio, nei pressi del metrò Proletarskaja. Per entrare bisogna suonare il citofono. Vi sono alcune sale in cui si spiega come l’acqua corrente arriva fino ai nostri rubinetti, e come usarla. Tra gli oggetti esposti vi sono documenti storici, antichi disegni tecnici e plastici funzionanti dei sistemi contemporanei degli acquedotti e delle reti fognarie. «A Mosca la rete fognaria è comparsa più tardi che in Europa, però - in compenso - questa è una delle poche città al mondo dove tutti gli edifici, così come le costruzioni, sono dotati di fognatura», rivendica con orgoglio. L’ultimo indirizzo nella lista è quello di un altro museo specializzato. È dedicato al più grande ospedale psichiatrico di Mosca, denominato Ospedale n°1. L’istituto fu costruito nel 1984 e fin dai suoi primi anni di attività venne considerato un centro all’avanguardia. In città lo conoscono tutti, esistono persino delle canzoni che ne parlano. Il museo fu fondato circa trent’anni fa da una delle dottoresse che vi lavoravano, per i pazienti e a scopo terapeutico. Al centro di una delle sale c’è un tavolo che ha più o meno la stessa età dell’ospedale. È stato restaurato da uno dei pazienti: nel museo sono esposti i loro manufatti e disegni: è la cosiddetta terapia occupazionale. In una vetrina c’è un modulo per l’anamnesi del 1926, è di un paziente con la diagnosi di delirium tremens, che la moglie aveva affidato all’ospedale. Contiene una lunghissima lista di domande sulla vita del paziente.Visitarlo può aiutare a superare i luoghi comuni su questa malattia e a comprendere molte cose dei pazienti psichici. Una lezione di vita, oltre che un luogo denso di spunti artistici.


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