GIOVEDÌ 5 SETTEMBRE 2013
Il supplemento rientra nel progetto RUSSIA BEYOND THE HEADLINES, che pubblica inserti in diverse lingue, in allegato a The Daily Telegraph, The Washington Post, Le Figaro, El Pais, Süddeutsche Zeitung, Le Soir, La Nacion L’inserto è preparato e pubblicato da Rossiyskaya Gazeta (Russia) e non coinvolge le strutture giornalistiche ed editoriali de AYTUNC AKAD / PANOS / GRINBERG AGENCY
Fatima, Kristina, Aslam. Marina, Khassam, Natalia. Un mantra doloroso che avvolge nomi e volti. Che passa attraverso trecentotrentaquattro vite spezzate. Trecentotrentaquattro respiri interrotti dalla furia dei terroristi che il primo settembre di nove anni fa, per tre giorni, hanno condotto la Russia e il mondo intero in un abisso di sconforto, di rabbia, di domande su come sia possibile compiere una simile follia. Oggi, Beslan, è un luogo di confine: una frontiera attraverso cui il passato inonda il presente con il suo bagaglio di dolore e domande. Ma è anche un luogo in cui si misura la volontà di ricostruire, la voglia di andare avanti. Tornare a Beslan sigifica fare i conti con ciò che difficilmente può essere racchiuso nelle parole. Significa fare, letteralmente, esperienza del tragico: di un evento le cui motivazioni restano insondabili. L’assurdità del male, la crepa della violenza, le vite a metà di chi è sopravvissuto, di chi perde ogni istante la sua lotta contro il tempo che trascorre riportando ricordi e rimorsi, echi di colpi di pistola e immagini di cadaveri. E significa anche misurare le possibilità della solidarietà, l’impegno per aiutare chi non riesce a uscire da quei tre giorni, chi non vuole dimenticare.