GIOVEDÌ 14 NOVEMBRE 2013
Il supplemento rientra nel progetto RUSSIA BEYOND THE HEADLINES, che pubblica inserti in diverse lingue, in allegato a The Daily Telegraph, The Washington Post, Le Figaro, El Pais, Süddeutsche Zeitung, Le Soir, La Nacion L’inserto è preparato e pubblicato da Rossiyskaya Gazeta (Russia) e non coinvolge le strutture giornalistiche ed editoriali de GUEORGUI PINKHASSOV/ /MAGNUM PHOTOS/GRINBERG AGENCY
L’industria cinematografica della Federazione diventa sempre più imponente, all’altezza della sua tradizione. Milioni di euro stanziati ogni anno. Centinaia di progetti in lavorazione tra film e serie animate. Per rilanciare la propria storia. Nel nome dei Maestri. E in Italia, al Festival del Cinema di Roma, sono quattro le produzioni presentate
Il regista Andrei Tarkovskij sul set di Stalker, 1979
In quattro hanno scelto Roma, il Festival del Cinema. Fedor Bondarchuk con Stalingrado, Yuri Leiderman e Andrei Silvestrov con Birmingham Ornament II, Aliona Polunina con Nepal Forever. Poi È difficile essere un dio, l’ultimo film di Aleksei German senior, completato dal figlio. Una partecipazione che evidenzia lo stato di grazia del Cinema della Federazione. Un nuovo stato di grazia. Perchè, dopo gli anni della transizione, si torna a sperimentare. E a investire. Certo, le Avanguardie sono lontane. Come lontano è l’oggetto sezionato in tutti i suoi aspetti durante novant’anni: la Rivoluzione d’Ottobre. Ma gli autori contemporanei, su nuove strade, tornano al territorio dei Maestri: l’osservazione del Potere. Perchè in nessun’altra cinematografia il rapporto tra Arte e Politica è così stretto. Pugni negli occhi, seguendo Ejzenstein. O recupero pre-politico dell’individualità, la lezione di Tarkovskij. Russia Oggi racconta l’intreccio, tra antico e moderno, che compone il nuovo Cinema.
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Cinema
RINASCITA DI UNA NAZIONE
DALLA PROPAGANDA ALLA CRITICA DELLO STATO. UN VIAGGIO NEI TERRITORI POLITICI DELLA SETTIMA ARTE
Le avanguardie, il socialismo reale, la stagnazione brezneviana e la Perestrojka. I film come luoghi privilegiati per osservare e comprendere le dinamiche sociali. Da Ejzenstein a Sokurov. GUIDO RUBINI RUSSIA OGGI
Un corpo a corpo con le immagini. Una battaglia visionaria e visuale che va avanti da quasi un secolo. Per usare il cinema come momento di trasformazione della società. Perché, in nessun altro luogo come in Russia, è impossibile declinare la settima arte senza valutarne, in ogni frangente, la sua portata politica. Le avanguardie e la Rivoluzione d'Ottobre, il realismo epico e il socialismo reale, il nuovo, sublime, cinema che parte dagli anni '50 e la stagnazione brezneviana. E ancora: l'oscuro e al tempo stesso lirico nichilismo à la Tarkovskij e la Perestrojka, l'analisi spietata della società e la tragedia degli anni '90. Un osservatorio, il cinema, che più di ogni altro consente di conoscere - meglio: di vedere - la storia recente della Russia. Un percorso che trova nei film, ma non solo, le tappe obbligate. E si tratta di un cammino incerto, insicuro. Perchè il cinema russo è, forse ancora oggi, sottoposto a una doppia lettura. Negli anni che hanno preceduto e seguito la Seconda Guerra Mondiale, l'Occidente non aveva il minimo interesse ai "campioni d'incassi". L'attenzione era tutta per i capolavori di Ejzenstein e affini. Un'attenzione doverosa, certo, ma semplicistica. Perché il cinema sovietico, quello censurato e non, mostra tutte le dinamiche di un tentativo quasi titanico: quello di costruire uno Stato a immagine e somiglianza dell'Arte; e quello di ritenere l'Arte come luogo privilegiato del nuovo patto sociale imposto dalla Rivoluzione d'Ottobre.
E qui è doverosa la messa a punto di una prospettiva. L'intero cinema russo è Cinema della Rivoluzione: scrittura attraverso le immagini che racconta, mostra - o nasconde - il tentativo di instaurare il socialismo in terra. E che poi ne racconta le fallimentari conseguenze. Da qui parte uno degli strumenti più utili per la comprensione della Kinografia. Si tratta de Il cinema russo attraverso i film, una raccolta di saggi edita da Carocci e curata da Alessia Cervini e Alessio Scarlato. Un viaggio in dodici film per seguire, nell'arco di un secolo, un Paese alla ricerca della propria identità. Perché è proprio attraverso i film che si può incontrare la cultura e la storia
russa. E chi ne vuole comprendere e possedere i segreti, è quasi obbligato a un'educazione visiva. Basta pensare a un altro capolavoro di Tarkovskij, Solaris. Qui tutte le dinamiche presenti negli anni '70 emergono in modo imponente, seppure diluite da lirismo e ricerca del senso della propria individualità. La delusione per la corsa allo spazio come venir meno della dimensione collettiva su cui si era poggiato l'intero ethos della Nazione. La ricerca delle radici, via dalle città, dal potere, dalla Rivoluzione stessa. Rivoluzione cancellata nei film che accompagnano la caduta del regime. Su tutti, La piccola Vera di Vasilij Pi-
chul, 1989. Un film dove l'Ottobre, semplicemente, non c'è più. Dove il tono emotivo delle persone, degli spazi è qualcosa che va al di là del disincanto: è lo specchiarsi nel nulla che si è diventati e nella propria incapacità a mettere in atto processi di rinnovamento. Un perdersi in un presente senza via d'uscita. Il cinema è in rivolta: contro l'oggetto che aveva raccontato per decenni, contro la Rivoluzione. Ma proprio perché ne era fallito il versante politico. Parte del cinema recente conserva, infatti, in modo intatto il suo spirito "rivoluzionario". Avanguardie estetiche il cui scopo è demolire, mostrandole, le sacche di pura conservazione
consumistica presenti nella società. Da Brat di Balabanov fino ai recenti lavori di Sokurov. L'Arca Russa, dove nell'unico piano sequenza che compone il film - un affronto all'arte "sovietica" del montaggio, un parricidio - e che attraversa l'Hermitage la Rivoluzione è presente solo nella modalità dell'assenza. Fino a Faust dove è smascherata l'ambizione tracotante del potere. È da qui che il magistero del cinema russo continua: nel fornire ancora un'idea di cinema come luogo nel quale la politica perde le sue corazze e viene riportata a un'altezza dove deve rispondere alla forza critica delle idee, delle immagini.
Un paio di scarpe rosse per ripercorrere l’Olocausto Grande attesa per Shoes, il corto firmato da Konstantin Fam. Un film che racconta la tragedia della Shoah. E che ha ricevuto la candidatura all'Oscar 2013. YAN SHENKMAN RUSSIA OGGI
Una nuova prospettiva sulla tragedia della Shoah. Fino a poco tempo fa poche persone avevano sentito parlare di Konstantin Fam. Una comparsa improvvisa. Nel 2012 ha vinto tutti i premi dei principali festival europei. E il suo film Shoes è stato candidato all’Oscar 2013 con Stalingrado di Fedor Bondarchuk. Shoes (Le Scarpette) è un cortometraggio senza parole e senza volti. In tutta la pellicola ci sono solo un paio di scarpe rosse. Una semplice e visionaria idea per mostrare gli abissi dell'uomo contemporaneo in maniera
semplice, saggia e silenziosa. Sullo schermo non succede molto. Una ragazza acquista le scarpe dei suoi sogni. Si innamora, si sposa e ha dei figli. Insomma, la normalità. Poi la fe-
licità si frantuma allo scoppio della guerra. Le deportazioni. Ed è solo nell’ultima scena che si vedono le camere a gas chiudersi di colpo e montagne di scarpe senza padrone.
Impossibile restare indifferenti. «Ho visitato Auschwitz otto anni fa, - racconta il regista. - Sono stato isterico per due ore, io, un uomo adulto. Non riuscivo a controllarmi. Quando vedi le scarpette dei bambini, ti chiedi come sia potuto succedere tutto ciò, come possa essere vero. Ho cinque figli e li porto ad Auschwitz ogni anno per raccontare loro quello che è successo. So che non è il miglior posto per un bambino, ma devono vederlo. Altrimenti non capiranno molte cose importanti della vita». E Fam ha degli amici particolari, fuori dal comune. Uno di loro visitò il campo di concentramento durante la luna di miele in Europa. Telefonò al registra e gli raccontò di trovarsi di fronte a una vetrina con esposto un paio di scarpe rosse uguali a quelle che aveva visto nel campo di concentramento. Da lì nacque l’idea del film.
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Cinema IL COMMENTO
AL FESTIVAL DI ROMA ALEKSEI GERMAN JR
Divulgazione e ideologia tra biopic e patriottismo
"L'infinita ricerca per completare il grande sogno di mio padre"
Andrei Arkhangelskij ANALISTA
U
n dato è certo. L'attenzione massima è per le biografie delle star sovietiche: i film su Gagarin, Vysotskij e Kharlamov non svolgono soltanto una funzione divulgativa, ma si caricano anche di un peso ideologico. I film biografici o biopic, le riduzioni cinematografiche delle biografie di personaggi illustri del passato, sono la nuova moda del cinema russo. Gli esempi più eclatanti sono le pellicole su due eroi di culto degli anni Settanta: il cantautore Vladimir Vysotskij (Vysotskij. Grazie di essere vivo, 2011) e il giocatore di hockey Valerij Kharlamov (Leggenda n. 17, 2013). Quest’anno è uscito anche Yuri Gagarin. Il primo uomo nello spazio. Intanto, si stanno girando film sul portiere Lev Yashin e sul famosissimo lottatore russo Ivan Poddubnij. Dietro questa moda si nascondono interessi più di natura ideologica, che commerciali; se si considera che quasi tutti i film russi di oggi sono realizzati con i finanziamenti dello Stato (dal 10 al 100 per cento) il governo ha tutte le carte per fare pressioni su produttori e registi. Nel genere dei film biografici non c’è niente di sbagliato o riprovevole di per sé; in Occidente se ne girano centinaia su cestisti, musicisti, scrittori, pittori e altre figure di rilievo. In quel caso però esci dalla sala con la convinzione di quanto possa fare l’uomo, di come sia importante essere liberi e credere nelle proprie forze. Nei film biografici russi invece la morale è un’altra: per essere famosi e rispettati bisogna collaborare con il governo. Una volta ammesso che era impossibile battere Hollywood, i russi hanno deciso di puntare sul cinema per il mercato nazionale: le maggiori preferenze venivano accordate a chi girava film che promuovevano l’“unità della Nazione”. La ricerca di storie che smuovessero al contempo la generazione degli ex cittadini sovietici e quella già cresciuta nella Russia democratica ha riportato l'attenzione sul tema della guerra. La riduzione per il grande schermo delle guerre – da quella russo-turca alla Seconda Guerra Mondiale – è diventato il trend del nuovo cinema patriottico del Terzo millennio. L’argomento è affrontato in centinaia di lungometraggi e serial, benché la maggior parte non sia stato un successo. Secondo le previsioni della rivista L’arte del cinema, nel 2014 le pellicole nazionali porteranno il 10 per cento degli incassi complessivi del cinema. La trasposizione delle biografie di uomini illustri, dopo l’inaspettato successo del film Leggenda n. 17, sembra per molti la leva per restituire lustro al cinema di massa russo. Un primo tentativo in questa direzione è stato il film Ammiraglio (2008), su Kolchak, alla guida della resistenza antibolscevica durante la guerra civile russa. Di recente Vladimir Putin ha personalmente appoggiato l’idea di realizzare un film sul celebre portiere sovietico Lev Yashin. Il lungometraggio sarà girato per iniziativa della dirigenza del progetto “Btv Arena Park” con la partecipazione della banca Btv. Le riprese inizieranno nel 2014, l’uscita del film è prevista per il 2017.
È difficile essere un dio è l'ultimo film del Aleksei German senior. un film pensato quarantacinque anni fa. Quindici anni di lavoro. Nella galassia di German. Eterno Medioevo. Dopo la morte del regista, suo figlio Aleksei German junior finisce il grande lavoro del padre. Dopo la morte di suo padre, il regista di È difficile essere un dio, qual è stato il suo ruolo nella lavorazione del film? Ho coordinato gli aspetti tecnici, ho fatto parte della troupe.
UFFICIO STAMPA(2)
Il "Cineocchio" del futuro e il racconto del Potere Dodici film, i momenti principali del '900 russo. L'analisi delle dinamiche in atto. Colloquio con Alessia Cervini e Alessio Scarlato, curatori de Il cinema russo attraverso i film. Le cicogne di Kalatozov. Gli addii, infiniti, di Muratova. Lo stalker silenzioso di Tarkovskij. Dodici film. Per rileggere la storia del cinema russo. Partendo dalla Rivoluzione d'Ottobre, "il grande evento", il nucleo di significato, attorno a cui si snodano i percorsi di una delle cinematografie più influenti del '900. Alessia Cervini, ricercatrice all'Università di Messina, e Alessio Scarlato, esperto di Estetica russa, hanno appena pubblicato, per Carocci, Il cinema russo attraverso i film. Un percorso - con il contributo di vari studiosi - per identificare dinamiche di quello che può essere definito come l'archetipo cinematografico del racconto per immagini del potere. Non solo cinema d'autore: «Non abbiamo tenuto conto solo di Ejzenstein, Tarkovskij, Sokurov. Ma anche del cinema di genere: la commedia, il musical, il film di guerra», dicono Cervini e Scarlato. Tutto per analizzare quel "grande rimosso collettivo" della società russa: la Rivoluzione. Rimozione avvenuta anche «nella produzione cinematografica degli ultimi anni: ne è un esempio il film Arca russa - di Sokurov - un viaggio nella Russia pre-rivoluzionaria, che ripercorre a ritroso, quasi rimuovendola, la sto-
ria rivoluzionaria della Russia novecentesca». E proprio il capolavoro di Sokurov, rappresenta uno spartiacque: «Con Arca russa si è chiuso un ciclo, probabilmente irripetibile, di un cinema che ha tentato di mettere in immagine la Rivoluzione». E le tendenze nuove si possono ricercare secondo due direttrici. «La prima è quella di un cinema consapevolmente di genere, coinvolto nel sistema capitalistico della produzione di film rivolti a un pubblico che non deve (né vuole) più essere educato. La seconda direttrice è quella del cinema delle repubbliche ex sovietiche: una linea che in realtà prosegue da tempo e permette oggi di riscoprire culture per decenni minoritarie». Cambiamenti. Senza dimenticare le persistenze del passato. Come quella, che incrocia la tecnica principe dell'osservazione cinematografica, il montaggio. Cervini e Scarlato: «Il cinema è una forma che pensa, come direbbe Godard, attraverso la sua tecnica più antica: il montaggio. Questa forma non è gioco autoreferenziale, ma sguardo che continua a credere che di realtà si possa (e si debba) parlare». E proprio «tale radicale anti-autoreferenzialità spiega il profondo legame che il cinema russo ha saputo costruire con il mondo che è andato via via rappresentando: una lezione ancora valida per chiunque si avvicini a uno dei tanti mestieri del cinema». G.R.
Ha apportato qualche cambiamento rispettoalprogettooriginario? Tutto ciò che è stato realizzato era stato deciso in precedenza da mio padre. Il film è andato nella direzione che lui aveva scelto. Secondo i suoi appunti, le sue indicazioni e la sua volontà. Sì, in qualche punto abbiamo cambiato un po' la tecnica, ma poi l'abbiamo ripristinata. Il mio intervento nell'opera di mio padre è stato minimo. Non abbiamo operato alcun taglio, il film non è stato accorciato nemmeno di un fotogramma; il montaggio è rimasto quello originale. Come mai per la prima mondiale è stato scelto proprio il Festival Internazionale del Film di Roma? Mio padre, prima di morire, avrebbe voluto consegnare il film a Marco Müller, del quale aveva grande stima, e che adesso è il direttore artistico del Festival romano. Perché la lavorazione del film si è protratta per oltre un decennio? Il film è di una complessità incredibile. Da molto tempo in Russia non si girava una pellicola così complessa: abbiamo dovuto fare tutto partendo da zero. Realizzare i costumi e le scene, forgiare le spade. Sono state necessarie molte spedizioni, molti attori. E poi non bisogna dimenticare che mio padre era molto scrupoloso nel lavoro. Molte scene non andavano bene la prima volta; lui era sempre alla ricerca. Cercava di avvicinarsi all'ideale. E infine ha inciso la cattiva salute di mio pade. A che punto è la lavorazione del suo film Under electric clouds? Abbiamo girato il 30-40 per cento del materiale. Poi mio padre si è ammalato, abbiamo trascorso molti mesi in rianimazione, e in quelle circostanze era impossibile dividermi tra lui e le riprese del mio film. Da poco, comunque, abbiamo ripreso a girare. Nina Borisova
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LEONI E OSCAR L’autore è un critico cinematografico Numerosi i lavori premiati nei festival internazionali. Negli ultimi anni, tra gli altri:
DA LEGGERE
Quelle lezioni dei Maestri Sole ingannatore Nikita Mikhalkov 1994 Oscar al migior film straniero
The Banishment Andrei Zvjagincev 2007 Premio a Cannes per la miglior interpretazione maschile
Faust Aleksandr Sokurov 2011 Leone d'oro a Venezia
In tutti gli autori "classici" del '900, la riflessione teorica va di pari passo con la sperimentazione sul campo. Diari, analisi, veri e propri saggi. L'elenco è sterminato. Segnaliamo tre snodi essenziali: L’occhio della Rivoluzione di Dziga Vertov, La Natura non indifferente di Sergei Ejzenstein e Scolpire il tempo di Andrei Tarkovskij. Ne Il cinema russo attraverso i film è presente un'ampia sezione bibliografica.
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Economia
Immobiliare Cresce la "febbre italiana". Acquistare abitazioni non è più solo un lusso. Nel mirino anche i piccoli appartamenti Una dimora o villa in Italia è un sogno per molti cittadini della Federazione e questo spiega il boom di acquisti nel nostro Paese. Una ciambella di salvataggio per il settore. CHIARA MERICO
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Non più solo megaville in Sardegna o esclusivi attici nel centro di Roma o Milano: comprare una casa in Italia è un sogno ormai alla portata di molti investitori russi, anche della classe media, e i capitali in arrivo dalla Federazione rappresentano una boccata d’ossigeno per l’asfittico mercato immobiliare italiano. Secondo l’istituto di ricerca specializzato Scenari Immobiliari, nel 2012 le compravendite di immobili concluse da investitori stranieri in Italia sono state 4.600, 300 in più rispetto all’anno precedente, per un investimento medio di 456mila euro, 26mila in più rispetto al 2011. In testa alla classifica ci sono i tedeschi (39 per cento del totale), seguiti dagli inglesi (18 per cento) e dai russi, protagonisti del 13 per cento delle compravendite. Si tratta di un gruppo di investitori molto eterogeneo. «Quelli più noti sono i super-ricchi, interessati solo a immobili di lusso, ville e appartamenti di prezzo molto elevato – spiega Paola Gianasso, responsabile dei Mercati esteri per Scenari Immobiliari -. Si tratta però solo di una parte della clientela russa, pari a uno su sei circa». Una clientela formata da «grandi imprenditori, magnati con il jet privato», disposti ad acquistare ville da sogno nelle località italiane più esclusive, come «la Costa Smeralda, la zona dei laghi di Como e di Garda, o alcuni posti celebri in Liguria e Toscana, come Portofino e Forte dei Marmi – racconta Gianasso -. Oppure appartamenti di lusso nel centro di Roma, Milano e Firenze». Questi investitori spendono in media «da uno a due milioni di euro, ma possono arrivare anche a 10-12 milioni». I ricchi russi scelgono l’Italia anzitutto perché la amano e sono attratti dalle bellezze paesaggistiche e naturali, ma non solo: «Vengono in Italia anche perché in Russia la domanda di immobili di quel tipo si concentra soprattutto nella zona del Mar Nero, dove però l’offerta è scarsa». La fascia più consistente di acquirenti russi, che pesa per il 25-30 per cento, è formata dagli investitori della classe media. «Il loro range di spesa è in media di 300-400mila euro, con punte fino a un milione – sottolinea Gianasso -. Si tratta di imprenditori e manager, investitori di buon livello ma che devono rispettare un budget, perché non dispongono di risorse illimitate». Per la maggior parte, questi investitori «scelgono di comprare casa nelle grandi città del Centro-Nord, ma anche in località di mare o in campagna».
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Il lago di Como e Portofino restano le mete più ambite dagli acquirenti russi
Uno studio del gruppo Tranio, specializzato in compravendite con l’estero, conferma che la fascia di prezzo più ricercata dagli acquirenti russi della classe media è tra i 300 e i 400mila euro: solo il 14 per cento degli intervistati è disposto a spendere più di 500mila euro. La maggior parte cerca in Italia una casa dove trascorrere le vacanze con la famiglia. Ci sono poi gli investitori con un budget più ridotto, fino a 300mila euro. Secondo Paola Gianasso «questi acquirenti cercano soprattutto piccoli appartamenti da mettere a reddito, in località di vacanza dai prezzi accessibili, come in Liguria e Campania». Infine, ci sono investitori con budget
fino a 100mila euro, che si accontentano di acquisti in provincia. La contrazione dei prezzi dovuta alla crisi influisce relativamente: i russi «non comprano casa in Italia per i prezzi convenienti, ma per l’attrattività del territorio». Per il futuro, le previsioni sono rosee: «Ci sono ancora margini di crescita: lo prova il fatto che si stanno moltiplicando le agenzie immobiliari specializzate nelle compravendite tra i due Paesi», afferma Giannasio. Il grande interesse dei russi rappresenta un’occasione imperdibile per far ripartire il mercato, soprattutto quello degli immobili più lussuosi, difficili da vendere in tempi di crisi.
Per la Russia l'Italia è un mercato interessante, che ha ancora margini di crescita: lo prova il fatto che si stanno moltiplicando le agenzie immobiliari" PAOLA GIANASSO, RESPONSABILE DEI MERCATI ESTERI PER SCENARI IMMOBILIARI
I TREND DI MERCATO
Aumenta l'interesse per il Mezzogiorno Non solo Sardegna: negli ultimi anni gli investitori russi si sono resi protagonisti di affari immobiliari milionari nelle località più belle d’Italia. Come è successo per villa Rocky Ram a Romazzino, in Costa Smeralda: nell’aprile 2012 la dimora è stata venduta a un acquirente russo per 110 milioni di euro. Il compratore sarebbe il patron della Severstal, Aleksei Mordashov, il re dell’acciaio che controlla anche la storica azienda siderurgica Lucchini. Un anno prima, Mordashov aveva già comprato in Costa Smeralda, “accontentandosi” di una villa da 13 milioni di euro sul golfo di Cugnana, appartenuta alla famiglia di imprenditori lecchesi Ferrari. Ha scelto la costa sarda anche il finanziere Tariko Roustam, il nuovo proprietario della Gancia, che nel 2004 ha acquistato per 15 milioni villa Minerva, in Costa Smeralda, da Veronica Lario, ex moglie di Silvio Berlusconi. Roustam è diventato “vicino di casa” di Vjacheslav Kantor, proprietario della holding chimica Akron, che nel 2008 ha comprato due ville per 23 e 19 milioni; mentre il patron
di Metalloinvest, Alisher Usmanov, ha rilevato per 35 milioni l’ex villa Merloni a Romazzino. Affari d’oro per i russi anche in Toscana: su tutte brilla la trattativa che villa Cacciarella, all’Argentario, nelle mani del magnate del gas e del petrolio German Khan. Il patron di Alpha Bank ha comprato la dimora appartenuta a Carlo Feltrinelli per 18 milioni. Si parla russo anche sulle rive dei laghi di Como e di Garda: a Desenzano villa Bober è stata acquistata e ristrutturata da Igor Makarov, patron della Tera. Sulle sponde del Lario, a Griante, l’imprenditore kazako del gas Nurlan Kapparov ha comprato nel 2008 villa Giuseppina, per 8 milioni di euro, mentre il conduttore tv Vladimir Soloviev si è concesso una villa da 4 milioni e mezzo a Pianello sul Lario. Ai russi piace anche il Sud Italia: a febbraio 2012, la ventiduenne ereditiera Kamilla Dzhanashiya, già proprietaria di villa Balbiano sul lago di Lecco, ha rilevato per 35 milioni di euro dall’armatore Mariano Pane villa Tritone, considerata l’immobile più prestigioso di Sorrento.
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Economia
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Aeroflot Il piano "lacrime e sangue" proposto da Air France - 2mila esuberi - non piace agli italiani. E si riapre la pista russa
Il gigante che guarda ad Alitalia LUIGI DELL'OLIO RUSSIA OGGI
Dipendesse dal sindacato degli assistenti di volo Avia, il futuro di Alitalia sarebbe già scritto. «Oggi la scelta migliore da un punto di vista industriale, nonchè in termini di opportunità per lavoratori e cittadini, è rappresentata da Aeroflot, interessata ad espandersi utilizzando l’hub di Fiumicino. La nostra classe politica ha però sistemi premianti più complessi», ha dichiarato nei giorni scorsi il presidente dell’associazione, Antonio Divietri. Dunque la pista russa torna d’attualità dopo che Air France ha alzato ancora una volta la posta, subordinando l’acquisizione dell’ex-compagnia di bandiera italiana a un piano lacrime e sangue sul fronte occupazionale (non meno di 2mila esuberi), che passi anche per un netto ridimensionamento dello scalo romano. Quella francese era e resta l'opzione preferita dal Governo italiano, ma anche dagli altri azionisti dell'ex-compagnia di bandiera del nostro Paese, considerato anche che il vettore parigino è già presente nell'azionariato con una quota del 25 per
I NUMERI
14%
La crescita dei ricavi per Aeroflot Group nel primo semestre del 2013 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno
178
I Paesi raggiunti dagli aeromobili della compagnia russa, che nel 2012 ha trasportato 27.5 milioni di persone
cento. L'ingresso di Poste Italiane, di cui tanto si è parlato nelle ultime settimane, non è tramontato del tutto, ma in ogni caso il ruolo della società guidata da Sarmi può essere parziale. Serve comunque la presenza di un socio industriale per mettere a punto un piano di rilancio che tagli i rami secchi e vada alla ricerca di nuovi filoni di crescita fin qui inesplorati. Tornando alla posizione di Aeroflot, da Mosca non commentano l’ipotesi di un ingresso in Alitalia, considerato anche il cattivo stato di salute delle finanze societarie. In linea di massima l'interesse ci sarebbe e potrebbe essere messo a punto un piano più soft rispetto a quello dei francesi, che salvaguardi gli aspetti occupazionali e la centralità di
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I francesi che alzano la posta. L'apertura di nuovi scenari. E già nel 2008 il colosso di Mosca era stato vicino all'acquisizione della compagnia di bandiera italiana.
Fiumicino. Tuttavia, essendo richiesto un impegno finanziario importante, che non può limitarsi solo all'aumento di capitale necessario a breve per garantire la continuità aziendale, i vertici del vettore russo intenderebbero vagliare con attenzione molti aspetti. Di certo c'è che stiamo parlando di una società molto solida e senza particolari problemi di bilancio. Mentre i francesi sono impegnati in patria in una riduzione degli organici per fronteggiare le difficoltà che caratterizzano il mercato aereo dell'Europa occidentale, il gruppo Aeroflot marcia spedito, avendo chiuso il primo semestre del 2013 con ricavi in crescita del 14 per cento sui dodici mesi precedenti, per un valore equivalente a oltre 3 miliar-
di di euro. Fondata 90 anni fa, lo scorso anno Aeroflot ha trasportato 27,5 milioni di passeggeri, toccando il massimo storico della Russia moderna. L’interesse per Alitalia, che consentirebbe al vettore russo – partecipato al 51 per cento dallo Stato e al 15 per cento dal magnate Aleksandr Lebedev - di rafforzarsi nell’Europa occidentale, non nasce oggi. Già in occasione della prima crisi della società italiana, nel 2007, Aeroflot aveva manifestato interesse per il dossier, salvo ritirarsi di fronte alla decisione dell’allora premier Silvio Berlusconi di mettere insieme una cordata di "patrioti", imprenditori di altri settori pronti a scendere in campo nella partita pur di preservare l'italianità della compagnia. In
questi cinque anni la situazione non è però mutata: i conti sono peggiorati ulteriormente e Alitalia ha bruciato oltre 2 miliardi di euro. Così la caccia a un partner industriale internazionale è ripartita e oggi la società non è in una situazione tale da poter dettare le condizioni. Una curiosità: nei mesi scorsi un’indagine condotta dal portale di ricerca dei biglietti aerei Skyscanner ha eletto le uniformi del personale di bordo di Aeroflot come le più eleganti d'Europa. Un altro segnale della modernizzazione compiuta negli ultimi anni dalla compagnia della Federazione, evidente anche nella dotazione della flotta: la più moderna di tutto il Vecchio Continente.
Investimenti Secondo uno studio della Banca Mondiale, la Federazione è prima tra i Brics nell'attrarre capitali stranieri
La ricetta per crescere: infrastrutture e meno burocrazia Premiate le misure adottate a livello normativo per semplificare le norme e migliorare la competitività. E il Governo punta a entrare nella Top 50 entro il 2015. SIBILLA DI PALMA RUSSIA OGGI
La Russia è stata per lungo tempo sottostimata dagli investitori stranieri, frenati soprattutto dall’elevato livello di corruzione, dalla burocrazia e dal limitato sviluppo delle infrastrutture. Ma il processo di riforme attivato da qualche anno per migliorare il clima imprenditoriale nel Paese sta iniziando a dare i suoi frutti. A dimostrarlo è in primo luogo la classifica 2014 “Doing business” stilata dalla banca Mondiale, nella quale la Federazione ha scalato 19 posizioni rispetto all’edizione dello scorso anno raggiungendo il 92esimo posto su 189 e facendo meglio degli altri Brics (la Cina, ad esempio, occupa il 96esimo posto, mentre il Brasile è al 116esimo). L'Italia resta davanti, con il 65esimo posto, in progresso dal 73esimo posto della precedente edizione. I motivi della promozione russa? Secondo la Banca Mondiale, oggi nella Federazione è più facile creare nuove
imprese e sono stati fatti notevoli passi in avanti nel commercio globale. Inoltre, il successo è legato alle misure intraprese per snellire la burocrazia e migliorare le infrastrutture, attraverso
allacciamenti più rapidi alle reti elettriche e procedure semplificate per i permessi di costruzione e per la registrazione della proprietà. La Federazione figura, inoltre, tra i
30 giovani imprenditori sotto i 30 anni russiaoggi.it/30under30
dieci Paesi (insieme alle Filippine e al Ruanda) che hanno compiuto maggiori progressi nel corso dell'ultimo anno in termini di liberalizzazione delle loro economie. Il Governo, comunque, non si accontenta: l’obiettivo è infatti raggiungere la posizione numero 50 della classifica entro il 2015 e la numero 20 entro il 2018. Obiettivi ambiziosi, che dovrebbero beneficiare di consistenti investimenti pubblici. Proprio per rendere il terreno più favorevole agli investimenti in diversi settori dell’economia, l’Agenzia delle iniziative strategiche russe sta lavorando a nove road map, quattro delle quali dovrebbero essere attuate entro la fine di quest'anno. I progressi sono evidenziati anche dall’analisi“Opportunità di crescita e raccolta per le imprese italiane” condotta dal Cresv (il Centro di ricerca su sostenibilità e valore dell'università Bocconi), secondo cui l’appetibilità della Russia come alternativa di investimento è stata per lungo tempo sottostimata anche dalle imprese italiane: attualmente sono circa 500 le aziende della Penisola che operano stabilmente nella Federazione, tra le quali molte grandi imprese, come Eni, Enel, Finmeccanica, Unicredit, Fiat, Pirelli e Ferrero. Anche se buona
parte della crescita recente è stata appannaggio delle piccole e medie imprese, attratte dall'elevato ritmo di crescita dell'economia russa e dalla passione dei consumatori locali per il Made in Italy. Secondo l’analisi, sono invece numerosi i fattori che dovrebbero spingere gli investitori a rivalutare la Federazione. Qualche esempio? La situazione macroeconomica stabile, il capitale umano di livello medio-alto in termini di qualità dell’educazione (come testimoniato dall’alto numero di laureati in ingegneria, con la Russia che è in una posizione di vantaggio rispetto agli altri Brics) e le risorse naturali abbondanti. Senza dimenticare il recente ingresso nel Wto (World trade organization), che dovrebbe portare a un incremento del Pil del 3 per cento su base annua, con salari in rialzo del 4-5 per cento. Anche se numerose sfide a livello politico, legislativo e amministrativo devono ancora essere affrontate, secondo l'indagine. Gli investitori, infatti, attendono ancora ulteriori passi in avanti in materia di efficacia del sistema legale, di riduzione della burocrazia e di sviluppo di più elevati standard di trasparenza nelle regole di business.
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Arte
LA MOSTRA CONTINUA IL SUCCESSO DELL'ESPOSIZIONE A PALAZZO STROZZI L'INCONTRO TRA LA FIRENZE RINASCIMENTALE E IL MODERNISMO UN VIAGGIO AI CONFINI DI QUELL'ARTE CHE HA INCENDIATO IL '900
La rassegna, allestita dal 27 settembre al 19 gennaio, per accompagnare il visitatore in un percorso iniziatico attraverso la scoperta delle tradizioni e dei riti che hanno unito Oriente e Occidente. SIMONA PIZZUTI RUSSIA OGGI
L'alfa e l'omega dell'Avanguardia. Sulle imponenti scale di Palazzo Strozzi, Firenze. Per un viaggio in cui il visitatore non è sicuro di cosa troverà sulla soglia. Una sentinella. È una kamennaja baba, una statua paleolitica in pietra molto diffusa su tutto il territorio dell’Impero degli zar, che accoglie il visitatore. E lo introduce nell'universo caleidoscopico dell’Avanguardia russa. La grande scultura è circondata dalla Macchia nera di Kandinsky, dal Cerchio nero di Malevich e da Il vuoto di Goncarova. Scelte programmatiche: per dichiarare subito il carattere mistico e simbolico di quel cammino artistico compiuto alla vigilia della rivoluzione del 1917. La mostra "L'avanguardia russa, la Siberia e l'Oriente", in programma a Palazzo Strozzi, Firenze, fino al 19 gennaio 2014, vuole evidenziare la varietà e la profondità dell’arte russa nel periodo modernista, sottolineando l’importanza delle radici culturali euroasiatiche, l'attrazione e paura della cultura per l’esotico e per l’ignoto. Nelle scelte dei tre curatori, John E. Bowlt, Nicoletta Misler e Evgenia Petrova, si legge la necessità di entrare nella percezione territoriale dell’artista russo. I termini “fuoco e ghiaggio”, che campeggiano sul primo pannello esplicativo, «possono essere utilizzati come metafora dell’avvicinamento ideologico e artistico della Russia verso l’Oriente, manifestatasi soprattutto tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento», spiegano i curatori. «L’interesse non si rivolse soltanto alla Siberia e all’Estremo Oriente, ma anche verso i deserti riarsi del Turkmenistan e le regioni artiche. Se, dunque, il ghiac-
cio denota l’osservanza del canone, il fuoco può anche assumere le caratteristiche dell’estasi pagana», si legge. Ed è con questa consapevolezza, dichiarata all'ingresso, che il visitatore percorre incuriosito le 11 sezioni in cui è organizzata la mostra. Centotrenta opere, molte delle quali esposte per la prima volta in Italia. Accanto a nomi famosi come Vasilij Kandinsky, Kazimir Malevich, Natalia Goncarova, Mikhail Larionov e Pavel Filonov, sono esposti altri artisti dell’epoca, altrettanto significativi anche se meno noti, come Nikolai Kalmakov, Sergej Konenkov e Vasilij Vatagin. Si parte per un viaggio, all'ingresso della mostra. Lo stesso viaggio che
I NUMERI
11
le sezioni in cui è organizzata la mostra. Si parte dalle "Fonti esotiche dalla Grecia al Siam" per approdare ne "L'incantesimo dell'Oriente"
130
le opere esposte, suddivise in 79 dipinti, acquerelli e disegni di artisti noti come Vassilij Kandinsky, Kazimir Malevich e Natalia Goncarova
21.851
è, a oggi, il numero di visitatori della mostra "L'avanguardia russa, la Siberia e l'Oriente" ospitata Palazzo Strozzi, nel centro di Firenze
Nikolaj, futuro zar “di tutte le Russie”, intraprese il 26 ottobre 1890 imbarcandosi a Trieste verso l’Oriente per ritornare dieci mesi dopo (il 4 agosto 1891) a San Pietroburgo seguendo un percorso a ritroso sulla terraferma e attraversando le distese siberiane per familiarizzarsi con le diverse popolazioni appartenenti al suo futuro Impero. Lungo il viaggio, il visitatore incontra popoli ed etnie come gli sciti, gli unni, i mongoli e gli eschimesi. Scopre le origini di culture antiche, come quella cinese, indiana o tibetana.Vive i riti primitivi dell’iniziazione, dell’estasi e della perdita di sé, insegnati dagli sciamani dei popoli del Nord. Lungo il suo cammino non trova solo dipinti, ma oggetti provenienti dalle grandi collezioni antropologiche ed etnografiche di San Pietroburgo e di Mosca. Le opere dell’Avanguardia sono presentate accanto a reperti orientali ed etnografici che fanno rivivere il vasto territorio dell'Eurasia. Il visitatore scopre così la kamennaja baba del X secolo insieme a due dipinti di Natalia Goncarova che ne traggono ispirazione. Ci si sorprende davanti a un Tamburo sciamanico del popolo khakasy, della regione dello Enisej, che affianca la Composizione n. 217“Ovale grigio”di Kandinsky. Anche l'allestimento dialoga con i due elementi del fuoco e del ghiacchio. L'architetto Luigi Cupellini ha voluto pareti bianche per accogliere i dipinti degli artisti di inizio Novecento, alternate ad altre che ricordano vecchie pareti di legno, destinate al repertorio etnoantropologico. Al centro delle sale, strutture ottagonali in legno sorreggono antiche foto che rinviano alle steppe dell’Eurasia e ai loro popoli. Dopo aver attraversato simbolicamente la Grecia e il Siam, la Cina e il Giappone, le steppe dell'Eurasia, attraverso scambi di doni e rituali magici, il visitatore può concludere il suo viaggio in un cerchio che lega indissolubilmente l'inizio e la fine.
BENCHÉ MOSCA SIA UNO DEI POLI DELLA CULTURA MONDIALE E ATTIRI OGNI ANNO CIRCA CINQUE MILIONI DI VISITATORI DA TUTTO IL MONDO, NELLA CAPITALE NON VI SONO POI COSÌ TANTI TEATRI PER GLI OSPITI STRANIERI. SI TRATTA PER LO PIÙ DI TEATRI AMATORIALI, CHE NON HANNO TIMORE A LANCIARSI IN AUDACI ESPERIMENTI INTERPRETANDO TESTI DI SHAKESPEARE, MOLIÈRE, ELFRIEDE JELINEK, SAMUEL BECKETT E ALTRI GENI DEL PALCOSCENICO
ATO Il teatro francese a Mosca
Teatro delle marionette della Casa Russo-Tedesca
RUSSIA OGGI WWW.RUSSIAOGGI.IT
Architettura
DA VEDERE
Architettura Negli edifici del primo Novecento
Il cuore nascosto della Capitale
La visione di Le Corbusier Sui resti dell'Art Nouveau
Casa S. Rjabushinskij
Eclettismo e coscienza della superiorità dell'arte. Lo stile che si diffuse da Parigi, trovò terreno fertile anche a Mosca. Tra l'opposizione degli "architetti di Stato" e la volontà di costruire dimore stupefacenti. DARYA GONZÁLEZ RUSSIA OGGI
Sezession in Austria. Jugendstill in Germania. Modernismo in Russia. Una molteplicità di nomi per un solo movimento: l'Art Nouveau. Molteplicità non casuale. Perché, lontana da ogni codificazione, l'Art Nouveau è più che altro un atteggiamento condiviso da artisti e movimenti completamenti diversi gli uni dagli altri. Uniti da un solo principio fondamentale: l'arte non è imitazione della natura. Anzi, le è superiore. L'invenzione delle forme come grado più alto dell'attività umana. In Russia, lo sviluppo dell'Art Nouveau trova un punto di resistenza non valicabile della Rivoluzione d'Ottobre. Perché nel nuovo Stato socialista, le coordinate su cui si muove l'arte, sono diverse, opposte. Semplificando: il minimalismo e il costruttivismo sovietico partono da assunti opposti rispetto all'Art Nouveau. Tuttavia, difficilmente ciò che viene costruito può essere cancellato del tutto. E i palazzi Art Nouveau continuano a decorare, con il loro sincretismo simbolico, il centro storico di Mosca. Verso la fine del XIX secolo, la città superava con il suo fervore costruttivo tutte le altre metropoli europee. Edifici "Modernisti" si possono ammirare anche oggi sulla Circonvallazione dei giardini, sulla vecchia Arbat e sulla Tverskaja e nelle aristocratiche vie Povarskaja e Prechistenka. Al suo esordio l’Art Nouveau, fedele al suo essere atteggiamento e non canone, si manifestò in forme estre-
Attualmente sede del museo dello scrittore sovietico Maksim Gorkij. Aperta tutti i giorni dalle ore 11 alle 16. Visite guidate solo in russo (Via Malaja Nikitskaja, 6)
Casa di Arsenij Morozov È sede della Casa dei ricevimenti del governo della Federazione Russa. Le visite sono vietate, tuttavia è possibile ammirare l’esterno del palazzo e fotografare le sue famose conchiglie (Via Vozdvizhenka, 16)
Teatro d’Arte Chekhov UFFICIO STAMPA(3)
INTERVISTA EUGENIA PETROVA
Oltre vincoli, barriere e confini Riscoprire il senso della ricerca
ATO
L'Unione del Teatro d'Autore (in russo ATO) è un teatro amatoriale di Mosca. Creato non come ente di formazione, ma come luogo di svago, è stato pensato per lavorare con bambini e adolescenti e sviluppare le loro poten-
È consigliabile visitare l’interno e anche ammirare la stazione dalla parte opposta della piazza. Nel realizzare il suo progetto, Shekthel si ispirò all’architettura dei camposanti dei villaggi russi del Nord.
Hotel Metropol L’albergo si trova a due passi dalla Piazza Rossa, proprio nel cuore della capitale. Impossibile non notarlo. Tuttavia, non è sufficiente limitarsi a uno sguardo alla facciata e ai suoi mosaici. Il prezzo di una stanza va dai 200 euro in su.
Il “Castello moresco”, la residenza Morozov, opera dell’architetto Viktor Mazyrin
zialità creative. L'insegnamento dell'arte teatrale viene svolto sia in russo ,che in alcune lingue straniere. Oltre che in inglese, come è facile immaginare, le lezioni si tengono anche in spagnolo e in italiano. Qui i giovani attori non studiano sempli-
cemente una lingua (per i bambini che non conoscono l’idioma straniero sono previste anche lezioni supplementari di grammatica), ma imparano a recitare come veri professionisti.
La Casa Russo-Tedesca di Mosca propone un gran numero di iniziative, volte a far
Il teatro francese a Mosca
conoscere più da vicino le tradizioni e la cultura tedesche. Una delle realtà che go-
È stato fondato all'inizio della Seconda Guerra Mondiale da
de stabilmente di maggior successo è il teatro delle marionette "Puppenhaus". At-
Aleksandra Oranovskaja, famosa traduttrice e membro dell'Unio-
traverso le sue divertenti rappresentazioni, gli spettatori possono non solo scoprire
ne degli Scrittori dell'Urss, che aveva scelto lo pseudonimo di Ali-
alcune storie tradizionali tedesche, ma anche assimilare lo spirito della Germania
ce Oran. Tutti gli spettacoli del teatro ancora oggi sono recitati
attraverso gli splendidi costumi delle marionette e la musica classica tedesca che
esclusivamente in lingua francese e realizzati sotto la supervisio-
accompagna la narrazione. La cosa più straordinaria è che chiunque può prendere
ne di Elena Georgievna Oranovskaja, figlia della fondatrice. Il re-
parte a questi spettacoli: gli attori che presentano in scena la magia delle mario-
pertorio comprende opere di autori classici sia francesi che russi.
nette possono essere gli stessi genitori dei bambini che siedono in sala!
Il 29 settembre è stata inaugurata la 75ma stagione teatrale, con
OTELLO
Regia: Aude Vallet-Sanchez, Chloé Latour, Coralie Pradet, Jacqueline Feneyrou
La rivisitazione di questo classico, realizzata attraverso il prisma di Luigi Cerri, è di grande pregio. Cerri, infatti, non ha avuto timore di trasportare un capolavoro della letteratura classica mondiale in lingua italiana. Si potranno seguire le sofferenze di Otello al Centro Teatrale Na Strastnom.
osec i de boce "Il ga v e lla no Da ièc o " ella p un bra l o tac o d ov e ste pet o att pti h s a c e B lo C nrim il p Anton i Jea rio". li", d i na d agi coli è dia o" e n m a m im bi tta com alato spe la i l l m e d Il ti g e" tut lièr a o M ss o gre n i ' L o. tuit a r g C 17 os 0 to eu : ro
Quanto è importante per i pittori avanguardisti il riferimento storico-culturale dell'arte figurativa? Possiamo considerare l'arte figurativa come un apripista per l'avanguardia. Questi pittori erano ben conosciuti. Gli
Attraverso quale percorso gli avanguardisti hanno potuto ritrovare le loro origini più ancestrali? I pittori dell'avanguardia non si sono rivolti solo all'arte, ma hanno cercato le proprie radici anche negli studi filosofici. Sono arrivati così all'importanza del primitivismo e sono andati incontro alla scoperta di quello che era arte nelle diverse popolazioni. Hanno rielaborato nelle loro menti queste fonti e hanno dato vita a un'arte che risente dell'influenza di tutti gli stimoli di un territorio così esteso. Lo spettatore può percepire che i territori e le tradizioni si mescolano facendogli quasi scoprire nuove mappe geografiche.
Stazione ferroviaria Jaroslavskij
LORI/LEGION MEDIA(3)
Può spiegarci in cosa la mostra L'Avanguardia Russa, La Siberia e L'Oriente si diversifica dalle altre mostre fatte su questo tema? In diversi Paesi ci sono state molte mostre dedicate all'avanguardia russa, ma oggi vogliamo presentare un nuovo punto di vista. La particolarità di questa mostra è di mettere accanto alle opere dell'avanguardia estrema, come Kandinsky o Malevich, del materiale diverso, proveniente dall'arte figurativa. Abbiamo scelto di restare nello stesso arco temporale, parlo della fine dell'800 e dell'inizio del 900. Il pubblico noterà questo accostamento, e lascio a lui chiedersi il perché.
stessi Kandinsky e Malevich conoscevano la loro arte, visitavano le loro mostre. È vero che l'interesse verso l'Occidente era forte, esempi come Picasso e Cézanne sono fondamentali, così come lo era anche l'arte popolare. Ma ad un certo punto gli avanguardisti hanno sentito la necessità di ritrovare le proprie radici, di riscoprirsi. Queste radici affondano nella vastità del territorio russo, dalle steppe della Siberia ai territori della Cina.
A costituire una preziosa testimonianza dell’Art Nouveau moscovita non è solo il teatro, ma l’intero vicolo. Sull’ingresso principale del teatro si trova il bassorilievo col nuotatore, famoso in tutto il mondo.
mamente eclettiche. Il “Castello moresco”, la residenza Morozov, opera dell’architetto Viktor Mazyrin, fu sottoposta a feroci critiche da parte della comunità moscovita. Un altro condominio non meno bizzarro sullo Strastnyj boulevard, costruito tra il 1899 e il 1900 su progetto degli architetti Proskurin e von Gauguin, attirò invece l’attenzione di Le Corbusier. L’architetto francese, che aveva collaborato al piano urbanistico di Mosca, vagheggiava di una nuova e ideale “città luminosa” per la cui realizzazione sarebbe stato necessario demolire tutti gli edifici, risparmiando solo il Cremlino e il Teatro Bolshoj. Ma nel suo progetto, l’architetto aveva anche inserito un elenco degli edifici da salvare e tra questi figurava il condomino di Strastnyj boulevard. Uno degli autori classici del Modernismo è Fyodor Shekhtel. Appartengono a Shekhtel i progetti della Stazione ferroviaria Jaroslavskij, di Casa Derozhinskaja, del Teatro d’Arte di Mosca. Poi Casa Rjabushinskij sulla Malaja Nikitskaja. Dopo la rivoluzione nel palazzo visse lo scrittore Maksim Gorkij, definito la “procellaria della rivoluzione”e amico di Stalin. Da questa casa, attraverso una linea telefonica speciale, lo scrittore poteva mettersi direttamente in contatto con Stalin. Infine Leonid Kekushev che iniziò la sua carriera dalla costruzione della sua residenza in vicolo Glazovskij. Del suo portfolio fanno parte le palazzine del prestigioso quartiere Ostozhenka, i condomini nelle vicinanze di Khamovniki. E l’Hotel Metropol, le cui stanze erano dotate di telefoni e di acqua calda (un’autentica rarità per l’inizio del XX secolo). Nel 1906 nell’albergo fu inaugurato il primo cinema moscovita a due sale.
ITAR-TASS
Le arti figurative, la filosofia. L'attenzione al tessuto politico. Le Avanguardie e il loro sincretismo applicato. Eugenia Petrova è la curatrice della mostra a Palazzo Strozzi.
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Turismo
RUSSIA OGGI WWW.RUSSIAOGGI.IT
Bologna Un percorso tra i luoghi che rivelano i legami più stretti con la storia della Federazione www.russiaoggi.it/23331
gnerà aspettare l’inizio delle funzioni, indicate su un foglio di carta bianco affisso vicino alla porta. Eretto nel 1435 e ampliaLUCIA BELLINELLO RUSSIA OGGI Nel Quattrocento il retto nel Settecento, l’edificio nel 1973 è torato dell’Università Se si chiudono gli stato convertito occhi in Piazza Magvenne diretto da Genella sede della giore, si può quasi orgij dalla Russia. Qui La Galleria Coparrocchia ortosentire lo scorrere Il tenore Nikolaj Ivanov per anni si è insegnò anche Ivan munale d’Arte di Bodossa di Bologna, delle acque del fiume esibito sul palco del Teatro Comunale Tsvetaev. La bibliotelogna custodisce un quadro fondata da padre Moscova. Le merlatudi Bologna, interpretando opere scritca universitaria, invece, originale di Karl Brjullov, Mark (Marco Dare di Palazzo Re Enzo te appositamente per lui da Verdi e custodisce i libri dello grande appassionato del cavitti), il primo itasembrano nascondere Donizetti. Il suo amore per l’Italia sfoscienziato Mikhail Loliano che in epoca poluogo emiliano, che ritrae sotto di sé le mura di ciò in una bagarre con lo zar Nicola I monosov, che divenne moderna vestì l’acinta del Cremlino. lo scultore bolognese Cinmembro dell’Accademia bito ortodosso. «A Mentre i rosoni che orcinnato Baruzzi delle Scienze di Bologna volte la storia reganano il bugnato delle la delle curiose colonne bolognesi ricoincidenze – dice chiamano, come un Talalay -. Cento déjà vu, le pareti del Paanni prima dell’arlazzo delle Faccette, rivo di padre Mark, sulla piazza delle Cata p i alcuni di questo italiano tedrali di Mosca. In fin lonne d ti o c ta s e ll o e n d iore so g , I rosoni g e convertitosi alla rea dei conti è partito tutto tt M e c a Piazz lle Fac lazzi in ligione dell’Est, un lazzo de sca da qui, dal salotto a o P M l i u d s li ti ripropos a delle Cattedra russo, il conte Shubuono di Bologna, dove, zz nella pia valov, decise di conpiù di 500 anni fa, Arivertirsi in un mostotile Fioravanti affinaco italiano». lava la sua arte, senza È una storia del sapere che sarebbe ditutto italiana, infatti, ventato uno degli arquella di padre Grechitetti più famosi in gorio Agostino Maria Russia. Stimato al Shuvalov (1804punto tale che, dopo 1859), come spiega aver costruito la catAppena fuori dal cerpadre Franco Ghilartedrale della Dormichio delle mura della dotti, che si illumina zione, una delle più città, il Cimitero monel parlare di Shuvaimportante del Paese, numentale della Cerlov e di quell’altare e progettato il piano tosa di Bologna conrusso che lui stesso ha del Cremlino, non otserva le spoglie di voluto dentro la chietenne dallo zar Ivan illustri personaggi russa di San Paolo MagIII il permesso di ansi, come lo scrittore giore. Nella chiesa di darsene. E fu costretto Fedor Golitsyn, morSan Paolo Maggioa trascorrere l’ultimo to nella seconda metà re, costruita nel periodo della sua vita dell'Ottocento 1611 dai padri a Mosca. Barnabiti, è custoFu proprio FioravanLa Chiesa di San Paolo dito un gioiello ti, infatti, a tracciare il Maggiore custodisce un dell’arte iconograprimo ponte tra la Rusaltarino russo, sul quale fica: un altarino in sia e Bologna. Un ponte svetta una copia della stile russo sormonche si può ripercorrere ancora oggi Santa Trinità di Andrei tato da una copia attraversando le strade ciottolate del me Rublev, un vero gioiello palazzi bolognesi, co Alcuni dettagli dei della Santa Trinità capoluogo emiliano. Qui, sotto i pororesp ti sta o dell’arte iconografica son i, ific le merlature degli ed di Andrei Rublev, il tici affollati all’ombra delle due torri, logna, dove per e ch ti, an istotele Fiorav tati in Russia da Ar più grande pittore è possibile scovare i legami che ormai anni si è esibito ino ml Cre l no de ha progettato il pia russo di icone: un da secoli uniscono le due realtà. «Per sulle note delle omaggio per celela generazione russa degli anni Ses- opere che Verdi e brare la spiritualisanta, Bologna era semplicemente la Donizetti scrissero NATALIA MIKHAYLENKO tà ortodossa. Ai piedi zata su commissione, l’opera ritrae lo taev, padre della grande poetessa Mamarca di un impermeabile di moda», appositamente per lui. «A fa notare lo storico russo Mikhail Ta- Bologna Ivanov era molto stimato – scultore locale Cincinnato Baruzzi, suo rina Tsvetaeva, che insegnò nell’ate- dell’altarino, chiuse in una tomba di marmo, ci sono le spoglie di padre Grelalay, citando una famosa canzone di spiega Talalay -. È morto qui, dopo una grande amico, titolare della cattedra neo bolognese. La vicina biblioteca universitaria, in- gorio Agostino Maria Shuvalov, nato Vladimir Vysotskij. Il cielo è grigio e lunga querelle con lo zar Nicola I, che di scultura all’Accademia di Bologna. Bisogna avventurarsi lungo via vece, custodisce diversi libri dello scien- a San Pietroburgo da una famiglia di carico di pioggia. «Bologna conserva voleva il suo ritorno in patria». Ma le tracce di un legame profondo con Ivanov non era l’unico a nutrire un Zamboni, fra le colonne degli ampi ziato russo Mikhail Lomonosov che, in- aristocratici e perdutamente innamola Russia. Qui hanno vissuto molti ar- particolare affetto per Bologna. Ne portici, per trovare i nuovi fili di quel- sieme a Dmitri Mendeleev, divenne rato dell’Italia, dove trascorse buona tisti dell’Est. E altrettanti hanno tra- restò stregato anche il pittore russo la tela che la Russia e Bologna hanno membro dell’Accademia delle Scienze parte della sua vita. Morto in Francia, Shuvalov è tornascorso gli ultimi giorni della loro vita, Karl Brjullov, che cercò anche di com- tessuto insieme per secoli. Nel Quat- di Bologna. Proprio all’Accademia Loprima di essere seppelliti nel cimitero prare una casa, per trasferirvisi defi- trocento, infatti, il rettorato dell’Uni- monosov regalò alcuni volumi, ora cu- to nel capoluogo emiliano dopo un della Certosa». Tra questi il tenore nitivamente. Di lui resta un quadro versità locale venne dato in mano a stoditi nelle eleganti sale della biblio- lungo lavoro per la traslazione della Nikolaj Ivanov. Nicolino, come lo chia- originale, quasi sconosciuto, esposto un “russo”: Georgij Drogobich, detto teca, insieme a diverse altre opere russe salma. «Negli anni Novanta sono anmava Rossini nelle sue lettere, raccol- nella Galleria Comunale d’Arte. «Nes- anche Georgij dalla Russia. «In veri- del prezioso Fondo Mezzofanti. All’ora dato ben due volte a Parigi, per riesute e pubblicate nel libro “Nicola Iva- suno sa che quest’opera si trova qui», tà era ucraino – precisa Talalay -. Ma di punta la città è in fermento. Per cor- marlo dal cimitero di Montparnasse noff, un tenore italiano” (Sandro Teti racconta Talalay a bassa voce, davan- all’epoca non faceva alcuna differen- rendo il porticato color salmone lungo – racconta padre Franco -. Ora il corpo Editore). La sua voce ha incantato il ti a una tela scura, dove è impresso il za». In queste aule verso la fine dell’Ot- via S. Isaia, si arriva alla chiesa orto- di Shuvalov riposa a Bologna, nella pubblico del Teatro Comunale di Bo- volto di un uomo sorridente. Realiz- tocento mise piede anche Ivan Tsve- dossa di San Basilio. Per entrare biso- sua seconda casa». Nella città di Aristotile Fioravanti, l'architetto che nel XV secolo fu "rapito" da Ivan III dopo l'elaborazione del progetto del Cremlino.
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