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GIOVEDÌ 2 OTTOBRE 2014

Notizie e approfondimenti

L’ i n s e r to è p re p a ra to e p u b b l i c a to d a Ro ss i ys kaya G a ze t a ( R u ss i a ) e n o n co i nvo l g e l e st r u t t u re g i o r n a l i st i c h e e d e d i to r i a l i d e Il supplemento rientra nel progetto Russia Beyond the Headlines, che pubblica inserti in diverse lingue, in allegato a The Daily Telegraph, Le Figaro, El Pais

SAN PIETROBURGO

ALEKSANDR PETROSYAN

Il museo più importante della Federazione si appresta a celebrare il 250° anniversario dalla fondazione. Guardando verso il futuro. Senza dimenticare i legami con l’Italia.

IN QUESTO NUMERO Gas, la nuova rotta punta verso Est

VLADIMIR ZAVIALOV RBTH

it.rbth.com

SUL NOSTRO SITO

La rifrazione della luce del crepuscolo sull’acqua, quella sensazione di sostare perennemente nei pressi del confine tra epoche storiche che si sono date appuntamento nello stesso luogo, le architetture dorate e l’improvviso apparire di canali navigabili, che sembrano, a ogni angolo, suggerire l’apparizione di fantasmi e misteri. Per chi le ha viste entrambe, San Pietroburgo e Venezia sembrano città ai lati opposti di uno stesso specchio. E da quest’anno, questo specchio possiede un nome quasi sacro per tutti i cultori dell’arte: Ermitage. Sì, perché in occasione dei suoi duecentocinquanta anni di storia, il museo dei musei, lo scrigno dell’arte in terra russa, inaugura nella città veneta la nuova sede della“filiale”italiana, trasferitasi in laguna dopo anni di attività a Ferrara. E questo, insieme alla colossale proiezione cinematografica dedicata all’Ermitage, nelle sale italiane il 14 ottobre, è solo uno dei meravigliosi riverberi che arriva in Italia da San Pietroburgo, la più europea della città russe, come spesso viene definita. L’estremo bastione orientale del Vecchio Continente, che è anche il palcoscenico di alcuni degli avvenimenti più importanti nella storia della Federazione. Una città che vive,

e si espande seguendo le direzioni suggerite dallo sviluppo dell’arte. L’Ermitage, si è detto. Ma anche il Mariinskij, il teatro che nel corso dei secoli è stato con il Bolshoj di Mosca il luogo che ha fatto della Russia la patria del Balletto. Anche qui un collegamento: perché il Mariinskij, la sua compagnia, arriva quest’autunno in Italia per ipnotizzare gli spettatori della Penisola con la grazia delle sue stelle. «Sin dal mio arrivo a San Pietroburgo ho potuto rendermi conto di come gli abitanti di questa straordinaria città, che ha storici legami con l’Italia, amino il nostro paese», ci dice Leonardo Bencini, neo Console italiano a San Pietroburgo. Un amore ricambiato. Perché «l’Italia partecipa attivamente all’intensa vita culturale di questa capitale del Nord, promuovendo non solo il nostro patrimonio classico ma anche portando qui la nostra arte, il nostro cinema contemporaneo». Un lungo binario che lega la bellezza italiana agli splendori della prospettiva Nevskij. Forte e stabile nonostante la crisi internazionale. «E ci sono notevoli margini di miglioramento», continua Bencini. «Stiamo raddoppiando il numero dei visti

OPINIONI

emessi, e arriveremo alla cifra di 100mila a fine anno, mentre tutti gli altri paesi europei registrano forti flessioni». Guai a pensare che si tratti solo di uno scrigno, di qualcosa di statico e inviolabile, refrattario al corso della storia. Perché, sotto questo punto di vista, San Pietroburgo è una calamita in grado di attrarre interesse e bellezza da ogni parte del mondo. Lo dimostra, per esempio, la campagna 20/21 dell’Ermitage: una nuova politica museale volta a rafforzarsi sull’arte contemporanea. A partire dal 1997 il museo ha acquistato oltre 400 opere: dalla“Natura morta con anguria”di Fernando Botero, allo“Studio dalla natura” di Louise Bourgeois, fino a“Luce nera”,opera di un classico della pittura francese contemporanea, Pierre Soulages. Ma quello che conta quest’anno è il 250esimo anniversario. Le celebrazioni inizieranno il 7 dicembre, data di nascita del museo voluto per celebrare i fasti di Elisabetta di Russia. «Apriremo tutto. L’ala orientale dello Stato Maggiore, il nuovo edificio a Staraja Derevnja, l’edificio del Piccolo Ermitage, e l’edificio di servizio adiacente al Teatro dell’Ermitage», promette Mikhail

SCIENZA

Piotrovskij, direttore del museo. Celebrazioni all’insegna della sobrietà: «Non spenderemo grandi cifre, il grosso del denaro sarà destinato ai nostri progetti, ne abbiamo moltissimi: nuove mostre, restauri, acquisizioni».Tutto tenendo fede alla propria storia: «Il principale obiettivo dell’Ermitage per il futuro è quello di preservare il museo come luogo che custodisce un patrimonio di esperienza mondiale, e lavorare per rendere questa esperienza ancor più accessibile, senza cercare di monetizzare un marchio», continua il direttore. Perché al di là della contabilità, «la chiave del successo è il coinvolgimento nella vita del museo stesso delle persone che lo visitano, che vivono nella sua città». Arte, letteratura, storia. Ma anche un luogo dove osservare quell’immenso laboratorio rappresentato dall’incontro tra spirito russo e europeo. San Pietroburgo come modello di sviluppo culturale, come città in cui sono definibili i confini di un patrimonio comune che lega, al di là della cronaca velenosa degli ultimi mesi, popoli e nazioni destinati a sostare gli uni nei pressi degli altri. SERVIZI A PAGINA 6-7

La Federazione guarda sempre di più verso Oriente, come dimostra l’accordo con la Cina sulle nuove forniture. PAGINA 2

Volontari all’opera per ripulire il Bajkal Gruppi di giovani provenienti da tutto il mondo sono impegnati contro l’inquinamento nel lago più profondo del mondo. PAGINA 5

L’OPINIONE

La fine dell’Urss tra politica e geografia La dissoluzione dell’Unione Sovietica come punto di partenza per comprendere l’attualità. PAGINA 4

S TO R I E

La missione internazionale contro l’Isis e la posizione di Mosca

Ebola, in arrivo un nuovo vaccino sperimentale per combattere il virus

Musica, il mezzosoprano Cecilia Bartoli presenta l’album “St. Petersburg”

it.rbth.com/32841

it.rbth.com/32801

it.rbth.com/32519

INTERVISTA ESCLUSIVA AL MINISTRO DEGLI ESTERI RUSSO SERGEI LAVROV IT.RBTH.COM/32537


02

Economia

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la variabile forniture

la rete che rifornisce l'Europa

le tensioni internazionali e la questione ucraina complicano gli approvvigionamenti verso l'europa Già nel mese di novembre, la compagnia russa prevede di firmare un contratto con la Cina. L'obiettivo è realizzare un nuovo percorso. La prospettiva futura: raddoppiarne le consegne al gigante asiatico. aleksei sergeev rbth

Il contratto per la fornitura di gas alla Cina secondo il percorso occidentale verrà firmato in occasione del summit Apec che si terrà a Pechino nel mese di novembre. Ne ha dato annuncio durante il Forum internazionale per gli investimenti a Sochi il ministro dell'Energia russo, Aleksandr Novak. Il percorso delle forniture non è ancora stato discusso, sebbene l'opzione di base preveda il passaggio attraverso gli Altaj (all'interno del distretto federale siberiano). Nel complesso, la delegazione russa prevede di concludere un accordo trentennale dal volume totale di 30 miliardi di

la Polonia non avrebbe ricevuto il 20% della quota pattuita. Come effetto di questa decisione,Varsavia ha dovuto interrompere il flusso inverso di gas russo in Ucraina. A questo proposito va ricordato che la Polonia aveva già pagato proprio con l'obiettivo di rivenderlo in seguito all'ucraina Naftogas. Oltre a questo, negli ultimi giorni Gazprom sta riducendo le consegne attraverso l'Ucraina e la Slovacchia. Se all'inizio del mese gli approvvigionamenti superavano i 60 milioni di metri cubi al giorno, dal 12 settembre hanno cominciato a scendere fino quota a 50-55 milioni. In conseguenza di ciò, la Polonia ha fermato il flusso di gas russo diretto verso l'Ucraina. Dopo che Gazprom ha alzato il prezzo del gas alla compagnia ucraina Naftogas da 268 a 485 dollari per 1000 metri cubi, l'Ucraina ha rinnovato gli approvvigionamenti per il flusso inverso da Polonia e Ungheria. Gazprom ritiene queste forniture illegali, dato che il gas viene riacquistato di nuovo

il destino di South Stream», aggiunge Balakirev. «Gazprom ha ripetutamente dichiarato che - nonostante operi in tutto il mondo - il mercato europeo rappresenta l'assoluta priorità e la compagnia non è intenzionata a rinunciarvi. Non esiste neppure una possibilità teorica di un simile sviluppo», è la convinzione del capo di Uk“Finam Management” Dmitri Baranov. Secondo la sua opinione, se non sarà possibile piazzare il gas in Europa, Gazprom si vedrà allora costretta a diminuire sostanzialmente i volumi della propria attività. «Opportunità, compagnie e riserve sono sufficienti per lavorare contemporaneamente tanto verso Est, quanto verso Ovest, cosicché la strategia non è cambiata e non tenderà a cambiare nemmeno nei prossimi anni», aggiunge Baranov. «Se l'Europa non rinuncerà al petrolio e al gas russi, la Russia sarà a maggior ragione ancor meno disposta a interrompere le sue consegne ai consumatori europei», conclude.

Restrizioni sull'Europa

Il mercato europeo riveste un ruolo chiave per Gazprom. I volumi di fornitura distribuiti dalla compagnia nel Continente rappresentano un terzo circa sul totale degli approvvigionamenti e assicurano più della metà dei ricavi del gruppo. In aggiunta, Gazprom è proprietario di alcuni depositi sotterranei di gas situati in Austria, Gran Bretagna, Germania e Serbia. L'accesso a questi stoccaggi si traduce in 4,5 miliardi di metri cubi di gas. Le prime forniture dalla Russia sono iniziate alla metà degli anni Quaranta in Polonia. Nel 1967 il gas russo ha cominciato a entrare in Cecoslovacchia, mentre nel 1968, grazie al contratto con la compagnia austriaca Omv, hanno avuto luogo i primi rifornimenti verso l'Europa occidentale. Ed è così che i consumatori del Vecchio Continente sono diventati i principali destinatari delle forniture di Gazprom. Sullo sfondo della crisi ucraina, i rapporti hanno cominciato a guastarsi. A metà settembre Gazprom ha negato ai suoi clienti europei l'aumento delle forniture. In particolare, la compagnia non ha accolto la richiesta avanzata dalla polacca Pgnig d'incremento degli approvigionamenti, come si legge nella dichiarazione ufficiale rilasciata da quest'ultima. Secondo i suoi dati,

dipendenza dal gas russo Grandezza dell’area: totale di gas importato Area arancione scura: percentuale di gas russo

gran brEtag brEtagna

landa irlanda gErmania

r. CEC

austr franCia

slovE

italia

spagna

in territorio ucraino, dove viene pompato ai consumatori locali. In sostanza, il flusso inverso è in realtà solo virtuale e, secondo Gazprom, questo schema è in contrasto con le condizioni previste esplicitamente dal contratto. Per completare il quadro, il debito dell'Ucraina per il gas di Gazprom supera i 5 miliardi di dollari. Le dichiarazioni dei consumatori europei sulle mancate forniture riguardano esclusivamente i volumi aggiuntivi, mentre tutti gli altri obblighi contrattuali sono pienamente rispettati. In aggiunta, la compagnia non può aumentare gli approvvigionamenti per via della necessità di pompare il gas supplementare nelle riserve sotterranee per coprire i bisogni russi. Secondo le previsioni meteorologiche, infatti, l'inverno che attende la Federazione sarà più freddo del solito. Pertanto la compagnia ha aumentato i volumi pianificati a 72 miliardi di metri cubi. Questo è il volume massimo che verrà pompato negli stoccaggi sotterranei nella storia di questo settore.

Il secondo contratto

Parallelamente a questo processo, Gazprom pianifica di incrementare le forniture di gas alla Cina. In particolare, la discussione sulle consegne tramite il percorso occidentale è ripresa dopo che a maggio Gazprom e la compagnia petrolifera cinese Cnpc hanno firmato un contratto relativo a forniture di gas al gigante asiatico per 38 miliardi di metri cubi di gas all'anno tramite il percorso orientale. Le consegne avverranno attraverso la deviazione del gasdotto Forza della Siberia, la cui costruzione è già iniziata a settembre. In ogni caso, il Vecchio Continente continuerà a essere cruciale. «Il mercato europeo rimarrà una priorità per la Russia. Però resta da risolvere con urgenza una serie di importanti problemi strategici riguardanti appunto questo mercato», sottolinea l'analista capo di Ufs Ic Ilia Balakirev. Secondo la sua analisi, il nuovo contratto sugli approvvigionamenti di gas in Cina tramite percorso occidentale fa vedere come Gazprom sia di fatto disposta a reindirizzare letteralmente il gas diretto in Europa, alla Cina. «Si tratta di una nuova dimostrazione di forze nei confronti dell'Ue in previsione dell'ennesima fase dei colloqui riguardanti la questione del gas ucraino e

91% 98%

Slovacchia

92%

Lituania

90% Polonia

Bulgaria

86%

Ungheria

76%

Finlandia

34% 73% Rep. Ceca

72%

69%

47%

Lettonia Estonia Romania

46%

40%

Svezia

Grecia

svE

danimarCa animarCa

la grande muraglia a portata di gasdotto metri cubi di gas. Livelli simili (o addirittura maggiori) erano del resto stati annunciati già in fase di trattativa, come ha riportato al PresidenteVladimir Putin il capo di Gazprom Aleksei Miller. Nel corso del 2013, la società russa ha fornito 161,6 miliardi di metri cubi di gas all'Europa, 41 miliardi dei quali sono stati destinati alla Germania, da sempre ai vertici nei consumi di gas russo. E, al giorno d'oggi, è proprio il monopolista russo a essere il principale fornitore di gas sul mercato del Vecchio Continente, nonché il garante di più di un quarto del consumo totale.

norvEgia

34% Paesi Bassi

Croazia

30%

Germania


EZIA

"Innovazione e stabilità sono le uniche strade per rilanciare la ripresa"

ESTONIA NIA

LETTONIA

RUSSIA

LITUANIA

BIELORUSSIA POLONIA

UCRAINA SLOVACCHIA UNGHERIA

SLOVENIA SERBIA BULGARIA

GRECIA

TURCHIA

Direttore dell'Unione degli industriali e degli imprenditori (Rspp), ex-vice premier del governo russo, nonché uno degli autori delle riforme economiche attuate all'inizio degli anni Novanta, Aleksandr Schokhin parla dell'impatto delle sanzioni nella Federazione.

un'operazione impossibile da risolvere in un paio di mesi. Questo però non significa che della modernizzazione e dell'innovazione dell'industria russa ci si possa occupare in un secondo momento, perché sarebbe ormai troppo tardi.

Alcuni economisti ritengono che l'economia russa saprà beneficiare delle sanzioni tramite lo sviluppo delle proprie risorse in sostituzione alle importazioni. Queste speranze sono giustificate? Per molti settori, in particolare per l'agroalimentare, si apriranno nuove possibilità per la riconquista di segmenti perduti di mercato interno. A questo proposito, l'indice del giro d'affari Rspp negli ultimi mesi ha registrato un sensibile miglioramento. In parte influisce la svalutazione del corso del rublo avvenuta all'inizio dell'anno, in parte le limitazioni sulle importazioni. Nel complesso, però, l'umore del business è lievemente migliorato nell'ultimo periodo, anche se di poco. Infatti non arriva ancora a piazzarsi in una fascia positiva: in agosto il valore del coefficiente copriva 49,6 punti sulla valutazione neutra di 50. Inoltre, la sostituzione dell'import richiede più tempo per quanto riguarda i prodotti altamente tecnologizzati; si tratta di

In che modo l'instabilità politica, legata anche alla crisi ucraina, ha influito sul giro d'affari russo? Si può affermare che stiamo perdendo i nostri partner tradizionali oppure no? Non si può dire che il business non risenta delle sanzioni. Due sono le direzioni chiave: il richiamo di risorse finanziarie e le nuove tecnologie. Secondo alcune stime, la limitazione dell'accesso ai finanziamenti a lungo termine ha già influito sull'aumento dei costi dei prestiti delle compagnie russe sui mercati esteri. Il potenziale di riduzione della capitalizzazione delle compagnie russe è valutato al 15-20% dal livello del 16 luglio 2014. Ci sono partner che sono costretti a interrompere i progetti, soprattutto quelli d'investimento. Ma ci sono anche partner tradizionali non intenzionati ad abbandonare il mercato russo. Negli ultimi anni la crescita economica è in costante rallentamento: a che cosa

IL COMMENTO

I NUMERI

"La diplomazia salvi le relazioni commerciali"

3,3%

Lisa Ferrarini

SUL NOSTRO SITO I provvedimenti presi dall’Occidente ai danni della Russia potrebbero incidere sul futuro del gas naturale liquefatto. Le maggiori compagnie russe dell'oil e gas si sono rivolte allo Stato, che potrebbe stanziare dei fondi a loro sostegno it.rbth.com/32815

28% Italia

ell'ultimo anno Russia e Ucraina hanno assorbito insieme il 3,3% del nostro export. Tra i paesi dell’Eurozona, solo la Germania ha un’esposizione commerciale più elevata. Inoltre le nostre esportazioni verso Russia e Ucraina sono quelle che avevano registrato le performance migliori dell’Eurozona dopo la crisi del 2009. Purtroppo, nei primi sei mesi di quest’anno le nostre vendite si sono si contratte del 9% verso la Federazione e del 25% verso l’Ucraina. Se questa flessione dovesse prolungarsi fino alla fine dell’anno, la perdita per l’export italiano sarebbe di circa 1,5 miliardi di euro, approssimativamente due terzi verso la Russia e un terzo verso l’Ucraina. Bisogna però sottolineare che questi dati non inglobano ancora gli effetti delle sanzioni e delle contro-sanzioni russe, ma dipendono in larghissima parte dal clima di incertezza creato dalla crisi. Se l’escalation di misure restrittive dovesse aumentare, gli effetti sarebbero assai incisivi, soprattutto se dovessero interessare settori di punta del nostro export nel paese come il tessile. Le sanzioni europee sono state graduali, da marzo a settembre, estendendosi per ondate successive a vari settori dell’economia e del sistema finanziario russo, coinvolgendo diversi settori industriali italiani collegati alle attività economiche oggetto delle restrizioni. Siamo in filo diretto con Confindustria Russia, i rappresentanti dei ministeri di settore, l'Agenzia delle Dogane e l'Abi. L’auspicio delle imprese è che un’azione diplomatica risolutiva arresti l'escalation. A tale riguardo vanno perseguite tutte le possibili strade per favorire la normalizzazione delle relazioni economiche e commerciali. L'autrice è vice presidente Confindustria per l'Europa Niva Mirakyan

9% è il calo delle vendite verso la Federazione nel corso del primo semestre 2014

si deve questo e in che modo lo stato può invertire questa tendenza? In gran parte, gli attuali limiti della crescita sono conseguenza dei problemi strutturali dell'economia russa e del clima di scarsi investimenti. Il livello di imprevedibilità è troppo alto per poter prendere decisioni strategiche. Negli ultimi anni è calata la preoccupazione del business legata al problema della corruzione, anche se essa rientra nella top cinque dei principali vincoli per la crescita delle compagnie. Non si è riuscito ancora a superare del tutto le barriere amministrative. Anche se in alcuni territori sono stati fatti passi avanti importanti. I vincitori sono gli oblast di Kaluga, Ulyanovsk, Kostroma, la repubblica del Tatarstan e la regione di Krasnojarsk. In quale misura sta diventando importante il ruolo di organizzazioni come Rspp nelle condizioni dichiarate in cui il governo si sta dedicando a un massiccio programma di sostituzione delle importazioni? Uno dei problemi più acuti per gli affari è la scarsità di quadri qualificati. Secondo i risultati di un'indagine da noi condotta, il 70% delle compagnie si scontra con un deficit di lavoratori qualificati, più della metà delle aziende con la carenza di addetti alle macchine e alle attrezzature in particolare. Senza cambiamenti radicali nella sfera dei quadri, la realizzazione del programma di sostituzione delle importazioni è semplicemente inattuabile. E la principale proposta della Rspp è di non elevare il carico fiscale sul business. Ottenere questo è il passaggio più difficile: vengono prese in esame serie intere di iniziative per l'aumento delle tasse e le assicurazioni dei pagamenti, ma Rspp spera di riuscire a convincere gli organi del potere della necessità di stimolare il business anziché limitarne lo sviluppo con il prelievo dal budget di una sempre crescente quantità di fondi. Aleksei Lossan

L'ITALIA GUARDA VERSO EST. LE STORIE DI SUCCESSO DELLE PICCOLE AZIENDE NELLA NUOVA RUBRICA "IMPRESE E MERCATI"

LA CITAZIONE

Ilia Balakirev ANALISTA CAPO DI UFS IC

"

Il mercato europeo in ogni caso resterà prioritario per la Russia, dato che è il più importante in termine di volume. Al di là di questo, occorre però risolvere con urgenza tutta una serie di importanti problemi strategici che riguardano lo sviluppo futuro"

it.rbth.com/imprese_e_mercati

24%

30% Belgio

è l'incidenza di Russia e Ucraina sul totale dell'export italiano

ESPERTO

N

GETTY IMAGES/FOTOBANK

ENIA

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L'INTERVISTA ALEKSANDR SCHOKHIN

FINLANDIA

CA

RIA

Economia

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Slovenia

17%

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13%

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Francia

Spagna

Gran Bretagna

Portogallo

Danimarca

Austria

3% Cipro

2% Malta

1% Irlanda


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Opinioni

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QUANDO LA POLITICA SUPERA LA GEOGRAFIA Una fredda realtà

Nikolai Gorshkov

N

ESPERTO

onostante la vittoria del "no" al referendum per l'indipendenza della Scozia, le questioni della sovranità e independenza restano sul tavolo e riguardano anche altri paesi europei. I russi, che sono sopravissuti al crollo dell'Urss, conoscono bene la questione.

La storia si ripete

Io, tanto per dirne una, avrei il dubbio privilegio di esserci passato due volte in vita mia. La mia famiglia si è trasferita in Gran Bretagna subito dopo il crollo dell’Unione Sovietica, e di conseguenza negli ultimi 21 anni il Regno Unito è stato casa mia. Ricordo ancora il trauma e l’angoscia dei miei connazionali sovietici. Nel dicembre 1991, Boris Eltsin, all'epoca leader della Russia, si recò in un circolo di caccia in una foresta in Bielorussia e concordò con i leader di Ucraina e Bielorussia la dissoluzione dell’Unione Sovietica. I leader dei paesi che formavano l’Urss furono tenuti all’oscuro di tutto. All’epoca il mondo applaudì alla rapida e pacifica fine di quello che molti nel pianeta giudicavano un mostro. Ma come si sentì la gente del posto?

Il 3 gennaio 1992, di ritorno da Praga, mi trovavo alla stazione ferroviaria di Chop, sul confine tra Ungheria e Unione Sovietica. Una settimana prima quel posto pullulava di funzionari dell’immigrazione e di venditori ambulanti che offrivano spuntini e souvenir, ma questa volta no. Ci venne in mente di colpo che non esisteva più un confine sovietico. Ormai quello era il confine ucraino, solo che ancora non c’erano pattuglie ucraine delle forze dell’ordine. Avevamo lasciato l’Unione Sovietica, ma eravamo ritornati nella Confederazione degli Stati Indipendenti. Alcuni compagni di viaggio sembravano sconcertati, e questo senso di confusione non li abbandonò finché non arrivarono a Mosca.

Un nuovo confine

In quell’estate del 1992 mandammo nostro figlio di nove anni presso alcuni parenti in Crimea. Era stato in Ucraina parecchie estati prima, presso alcuni parenti a Sebastopoli o a Kharkov. Quella volta, però, dovemmo preparare moltissimi documenti per essere in grado di attraversare il confine. Fu una sensazione surreale, come un brutto sogno. Alla stazione di Mosca, i passeggeri sul treno per Sebastopoli controllavano freneticamente di avere i documenti necessari a entrare in Crimea.

DI PIÙ SUL NOSTRO SITO

IT.RBTH.COM/ OPINIONI

La crisi ucraina vista dagli La posizione della Russia e i rapporti con l’Occidente. Gli interessi internazionali e i diritti di un popolo. Quale direzione sta prendendo il conflitto, e come evolverà la situazione in quest’angolo caldo d’Europa?

it.rbth.com/32301 RUSSIA BEYOND THE HEADLINES È FINANZIATO DAL QUOTIDIANO RUSSO ROSSIYSKAYA GAZETA. QUESTO INSERTO È STATO REALIZZATO SENZA LA PARTECIPAZIONE DEI GIORNALISTI E DEI REDATTORI DE LA REPUBBLICA. RBTH È FINANZIATO DAI PROVENIENTI DELL'ATTIVITÀ PUBBLICITARIA E DAGLI SPONSOR COMMERCIALI, COSÌ COME DA MEZZI DI ENTI RUSSI. MANTENIAMO UNA

La disunione sovietica

La fine dell’Unione Sovietica ebbe inizio nel 1989, con la cosiddetta “parata delle sovranità”. Dopo che gli stati baltici dichiararono la supremazia del loro apparato legislativo su quello dell’Unione nel 1988-1989, altre repubbliche dell'Urss ne seguirono l’esempio. La Russia dichiarò la sua sovranità nel giugno 1990, l’Ucraina un mese dopo, anche se i due membri più grandi dell’Unione parvero accontentarsi di trasformarla in un analogo dell’Ue. Una volta fatto

Il referendum fu un tentativo di trasformare in un processo ordinato lo scioglimento dell'Urss, ma gli esiti furono diversi uscire dalla sua lampada, però, il genio della divisione assunse vita propria. Nel giugno 1990, mentre lavoravo per l'emittente pansovietica Gosteleradio, fui mandato a Kiev per raccontare la visita del primo ministro britannico Margaret Thatcher. Un funzionario del nascente ministero degli Esteri ucraino mi disse freddamente che non accreditavano i “moscoviti”, termine usato in modo sprezzante per indicare i russi. E così

esperti

L

Fedor Lukyanov presidente del Consiglio per la politica estera e la difesa

POSIZIONE DI REDAZIONE INDIPENDENTE E RAPPRESENTIAMO DIVERSI PUNTI DI VISTA RELATIVI AGLI EVENTI CHE COINVOLGONO LA RUSSIA E IL RESTO DEL MONDO, GRAZIE A MATERIALI DI QUALITÀ E AL PARERE DI ESPERTI. FIN DA QUANDO È INIZIATA LA NOSTRA ATTIVITÀ, NEL 2007, CERCHIAMO DI RISPETTARE I PIÙ ALTI STANDARD REDAZIONALI, MOSTRANDO I MIGLIORI ESEMPI DI GIORNALISMO IN RUSSIA E

ANALISTA

a creazione di un mercato unico del gas a livello mondiale è un obiettivo che appare di difficile realizzazione. Il persistere degli squilibri nel prezzo fra i principali paesi consumatori conferma che la fusione di questi mercati potrebbe portare a un notevole innalzamento del livello di efficienza nel sistema delle forniture del gas. Al momento non si osserva alcuna convergenza nelle tariffe. A fine estate, il gas naturale dell'Henry hub americano costava di nuovo sui 150 dollari per mille metri cubi, mentre sui mercati all'ingrosso europei il prezzo era fra i 250 e 400 dollari, a seconda del tipo di contratto. In Giappone, invece, il gas naturale liquefatto (gnl) costa, dai tempi dell'incidente di Fukushima, 1.600-1.700 dollari per mille metri cubi. La persistente differenza dei prezzi negli ultimi quattro anni testimonia la paradossale deglobalizzazione dei mercati del gas, divenuta possibile a causa del limitato progresso del commercio del gnl e per via dell'assenza di connessioni fra Europa e Asia. La divisione dei mercati regionali può essere vantaggiosa nel breve periodo per i singoli produttori o consumatori

SULLA RUSSIA. IL NOSTRO OBIETTIVO È CREARE UNA SORTA DI VALORE AGGIUNTO PER RENDERE PIÙ AMPIO IL RACCONTO DELLA FEDERAZIONE RUSSA. OLTRE CHE IN ITALIA, RBTH È PRESENTE CON 26 INSERTI IN 21 PAESI DEL MONDO, PER UN PUBBLICO DI LETTORI PARI A 33 MILIONI DI PERSONE. ESISTONO INOLTRE 19 SITI INTERNET, AGGIORNATI QUOTIDIANAMENTE, IN 16 DIVERSE LINGUE.

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Il referendum

Un tentativo di trasformare in un processo ordinato questa valanga diretta alla totale dissoluzione ci fu. Per la prima volta nella storia fu indetto un referendum riguardante il futuro dell’Urss: il 17 marzo 1991 agli abitanti del paese fu chiesto se erano favorevoli “al mantenimento delle Repubbliche Socialiste dell’Unione Sovietica sotto forma di federazione rinnovata di repubbliche sovrane sullo stesso piano". L’affluenza raggiunse l’80% e i “sì” vinsero con il 70% dei voti. Gli stati baltici e caucasici, come pure la Moldavia, boicottarono il referendum, ma le entità territoriali autonome all’interno della Georgia e della Moldavia vi presero parte e votarono in maggioranza affinché l’Unione fosse mantenuta. Questo portò a conflitti armati con le autorità nelle repubbliche che avevano cercato di soffocare i “separatisti”. Le tragiche ripercussioni di quei conflitti si avvertono ancora oggi.

Il colpo di grazia

Dopo il referendum, ci furono molte manovre tra le élite dell’Unione e delle repubbliche per cercare di arrivare all’accordo migliore per loro. Tutto pre-

cipitò il 19 agosto 1991, quando un colpo di stato a Mosca cercò di impedire la firma di un nuovo Trattato d’Unione. Il mondo assistette alle drammatiche immagini dei moscoviti che cercavano di opporsi ai carri armati e ai paracadutisti. In quel momento mi trovavo a Yalta, e la gente era inconsapevole di quel che avveniva a Mosca o nella vicina Foros, dove Mikhail Gorbaciov era agli arresti domiciliari. Questa reazione istintiva da parte di coloro che avrebbero voluto “salvare” l’Unione Sovietica, di fatto le assestò il colpo di grazia.

Valori relativi

Occorse molto tempo prima che russi e ucraini venissero a patti col fatto di vivere in paesi distinti. Per almeno dieci anni, nelle mie visite a Kiev i miei rubli russi sono stati accettati nei negozi locali. Inoltre, in Ucraina hanno continuato ad adoperare per lo più la lingua russa. Chi avrebbe mai potuto immaginare che si sarebbe arrivati a tanto? Ahimè, la logica di un divorzio dopo un matrimonio estremamente lungo è difficile da determinare, e soprattutto da comprendere. Dopo tutto, una volta firmate le carte, sono sempre le emozioni a prendere il sopravvento. L'autore è uno scrittore freelance che vive a Londra

DALL'EUROPA ALLA CINA UN MERCATO UNICO DEL GAS Aleksandr Kurdin

La lotta per l’Ucraina, iniziata come controversia geopolitica, si è trasformata in una situazione che deciderà la direzione futura della Russia"

io, giornalista sovietico, dovetti farmi accreditare dall’ambasciata britannica.

che si garantiscono una posizione dominante nei mercati locali. Nel complesso, però, questo comporta grandi rischi e costi all'indusria del gas, specialmente per quanto riguarda le regioni che non hanno possibilità di passare ad altri mercati. L'avvio di massicce commesse di gas in Cina permette in parte di superare questa situazione, determinando nuovi legami fra i mercati asiatici e europei. Il contratto a lungo termine di Gazprom stimola una seria espansione delle infrastrutture russe di trasporto e produzione del gas nelle regioni orientali del paese. Il movimento verso la globalizzazione dei mercati del gas è condizione fondamentale per il consolidamento del gas naturale sulle posizioni chiave nel mix energetico globale in un periodo di graduale sviluppo della nuova energia, basata su uno sfruttamento più attivo delle fonti rinnovabili. Indubbiamente, i principali beneficiari del contratto, Gazprom e Cina, sono le stesse parti contraenti: la prima ottiene l'accesso al mercato in rapida crescita del gigante asiatico. Le esigenze di importazione di questo paese costituiscono attualmente un volume pari a 50 miliardi di metri cubi all'anno, che potrebbero triplicare verso il 2020 e superare con buona probabilità i 200 mi-

liardi nel 2030. La Cina potrà usufruire delle ampie riserve russe, le più vaste, nonché vicine geograficamente. Sia Gazprom che i cinesi intensificano ora la concorrenza fra i propri partner sui mercati del gas. In altre parole, entrambe le parti hanno ora la possibilità di sostituirli. Europa, Russia e Cina possono beneficiare dello sviluppo del sistema di produzione ed esportazione del gas grazie all'aumento dei legami di mercato. In seguito al nuovo contratto, la Russia aumenterà la capacità di produzione di gas e in prospettiva sorgeranno possibilità di commutazione tra le esportazioni verso est, quelle verso ovest e le forniture interne. Tutto ciò offrirà la possibilità di evitare carenze o eccessi di gas sui singoli mercati e darà modo di attenuare le fluttuazioni di prezzo. Inoltre, le esportazioni di gas dalla Russia alla Cina contribuiscono alla lotta contro i cambiamenti climatici. Il passaggio del Dragone dal carbone al gas necessita di grandi approvigionamenti a prezzi ragionevoli. La Russia offre una soluzione importante a questo problema. L'autore è responsabile del Dipartimento di Analisi Strategiche nel settore dell'energia del Centro Analisi presso il governo della Federazione Russa

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Ecologia

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GEOPHOTO

Inquinamento Gruppi di volontari lavorano a rotazione nella pulizia delle acque

Come curare le ferite del Bajkal

Il lago più profondo del mondo non sta attraversando uno dei suoi momenti migliori. Le cause? Turismo incontrollato e scarico illegale di rifiuti. Ecco le "ricette" per risolvere il problema entro il 2020. GLEB FEDOROV RBTH

La giovane geologa statunitense Marina Rachel ha concluso quest’anno l’Oberlin College. Grazie a uno dei suoi professori è venuta a sapere che l'associazione ambientalista “Bolshaja bajkalskaja tropa” (Great Bajkal Trail) accoglie volontari provenienti da tutto il mondo. Negli 11 anni di esistenza dell’organizzazione, il Bajkal è stato visitato da quasi cinquemila volontari provenienti dalla Russia e altri 30 Paesi del mondo. Hanno costruito e riparato 600 chilometri di percorsi naturalistici e realizzato decine di progetti legati direttamente all’ambiente. Marina Rikhvanova, co-presidente dell’organizzazione, sostiene che progetti di questo tipo sono utili, ma da soli non sufficienti per l'ecologia del lago.

L’ambizioso progetto ambientale promosso dallo Stato

Nel 2010 il Lago Bajkal è entrato a far parte di un importante progetto ambientale sotto l’egida dello stato. Entro il 2020 si prevede di costruire sei impianti per il trattamento dei rifiuti industriali, che contribuiranno a riabilitare circa l'80% delle aree contaminate. I risultati del monitoraggio ambientale saranno disponibili sul sito baikalake. ru. Solo nel 2014 verranno stanziati in totale circa 634 milioni di rubli (circa

13 milioni di euro) nell'ambito del Programma federale della regione di Irkutsk, Buriazia e Territorio della Transbajkalia. La Buriazia ha stanziato 289 milioni di rubli (poco meno di 6 milioni di euro) per la costruzione di un impianto per il trattamento delle acque reflue in Kjachta, un collettore di fognatura nel villaggio di Petropavlovka e una discarica di rifiuti solidi in quello di Zaigraevo. Nella regione di Irkutsk si sta lavorando alla riparazione dell’impianto per il trattamento delle acque reflue sul fiume Angara e alla costruzione di un impianto fognario a Schelekhov.

La cartiera Bajkalskij

Il principale responsabile dell'inquinamento del lago è la cartiera Bajkalskij, costruita sulle rive del bacino lacustre negli anni '60 del XX secolo e che, come si legge sul sito web della filiale russa di Greenpeace, era già allora una struttura obsoleta. Fino al 2008 la cartiera utilizzava qualcosa come 200mila metri cubi di acqua pulita al giorno, riversando poi le acque di scarico nuovamente nel lago. Quando, in seguito, l’impianto è stato costretto a passare al sistema chiuso di ricircolo delle acque, la produzione è diventata poco redditizia ed è stata interrotta. Dal momento che la cartiera è il principale datore di lavoro nella città di Bajkalsk, migliaia di posti di lavoro si sono visti di colpo minacciati. L’impianto ha interrotto la sua attività durante tutto il 2009 finché nel gennaio del 2010 non è intervenutoVladimir Putin, il quale non ha permesso di riprendere i lavori utilizzando la medesima tecnologia. Si è poi deciso di chiudere l'impianto e riconvertirlo. Ora,

LA TESTIMONIANZA

L'impegno italiano

il problema principale legato alla Bajkalskij è dato dai 6 milioni di tonnellate di fanghi tossici che la cartiera ha accumulato in due poligoni a partire dagli anni '60. I rifiuti non risultano separati dall'ambiente esterno, di modo che stanno avvelenando le acque sotterranee. Uno dei poligoni – quello di "Sozanskij" - si trova a 300 metri dalla riva del lago. I rischi per l’ecologia del Lago Bajkal aumentano se si considera che la cartiera sorge in una zona sismica. Lo smaltimento dei rifiuti accumulati dalla Bajkalskij, secondo quanto indicato nel Programma federale, verrà portato a termine nei prossimi anni.

Lo scarico di acque reflue

Altrettanto inquinante è lo scarico incontrollato nelle acque del lago di rifiuti liquidi domestici. Si tratta perlopiù di deiezioni scaricate dai pozzi neri di case private non dotate di un adeguato sistema fognario. Secondo il co-presi-

LE CIFRE

23.615

km cubi è il volume dell'acqua dolce che contiene il lago. Corrisponde circa al 20% delle riserve d'acqua dolce del Pianeta (esclusi i ghiacciai e le calotte polari)

31.722

kmq è la superficie del lago Bajkal (escludendo le isole), simile al territorio di paesi come Belgio o Olanda

dente dell’organizzazione pubblica "Bajkalskaja ekologiceskaja volna”,Marina Rikhvanova, nel lago vengono riversate illegalmente tonnellate di rifiuti liquidi domestici, questo perché è sin dai tempi dell’Unione Sovietica che gli insediamenti intorno al lago non dispongono di nessun tipo di impianto di depurazione. «Se prima tale scarico risultava innocuo giacché la gente che viveva sul lago era davvero poca, adesso, a causa dei turisti e della costruzione di strutture turistiche, il problema ha cominciato a crescere», spiega l’esperta. Solo nella baia Chivyrkujnskij, durante la stagione estiva, vengono scaricate nel lago qualcosa come 160 tonnellate di feci. Ciò ha causato la proliferazione di organismi che non sono propri dell’ecosistema del lago, come le spirogire, una specie di alghe verdi, e l’elodea canadese, una pianta acquatica. Secondo Marina Rikhvanova, sul Lago Bajkal sono pochi gli impianti depurativi in grado di trattare i rifiuti liquidi domestici, di modo che coloro che si dedicano a ciò cercano di risparmiare, scaricando i propri rifiuti direttamente nel lago o nei suoi affluenti. Secondo l’esperta, tale problema potrebbe essere risolto solo qualora tutti i progetti annunciati nel programma federale vengano realizzati. Come riportato sul sito per il monitoraggio ambientale del lago Bajkal, il lago viene inquinato anche dai centri spa che sorgono lungo le sue rive e nelle cui acque reflue sono stati rinvenuti dei batteri patogeni. La volontaria Marina Rachel rimarrà sul Lago Bajkal fino a dicembre. La giovane sostiene che lontano dagli insediamenti l’acqua del lago sia ancora pulita.

CA

Da volontaria ambientalista sul lago Bajkal ad accompagnatrice turistica, ideatrice di un itinerario in Siberia, metà naturalistico e metà solidale. È la storia di Giovanna Arici, 40 anni, di Valdagno, in provincia di Vicenza, unica italiana ad aver partecipato, tre anni fa, ad un campo di volontariato internazionale organizzato dalla ong “Great Bajkal Trail” (GBT) per costruire un percorso di trekking intorno al lago, patrimonio dell’UNESCO e tra le Sette Meraviglie della Russia. Come nasce l’idea di prendere parte a questo progetto? Ho studiato lingua russa ma rischiavo di dimenticarla, dal momento che non avevo molte occasioni per praticarla. Una notte non riuscivo a dormire e così ho deciso di partire per prendere parte alle attività di Great Baikal Trail. Unica italiana in un gruppo di volontari provenienti da tutto il mondo... Sì. Ero l’unica italiana in un gruppo di circa 12 persone per metà russi; molti tedeschi e qualche americano. Ne facevano parte anche due componenti dello staff: un direttore dei lavori e un interprete. In cosa consistevano le attività di volontariato? Io ho contribuito a costruire uno dei sentieri escursionistici, tagliando le radici e contrassegnando le betulle con la vernice rossa per tracciare il percorso con i tradizionali segni di orientamento. Anche se in verità il progetto di GBT comprende sia interventi di costruzione e manutenzione ed oggi, rispetto all’idea originaria di voler creare un percorso intorno a tutto il lago, si è preferito limitare i sentieri solo ad alcune zone frequentate da escursionisti. Dopo il campo di volontariato sul Lago Bajkal torni in Italia con un tuo itinerario intitolato “Gente di Siberia”. Puoi dirci qual è l’elemento solidale del tuo viaggio e descrivercene brevemente le tappe? Si tratta di un viaggio solidale perché è realizzato in partenariato con l’ong “Great Bajkal Trail”, che si occupa della tutela del lago e a cui viene versata una parte delle quote dei partecipanti al mio itinerario. Dura 16 giorni, si parte da Mosca alla volta di Irkutsk, passando per l’Isola Olkhon. Da qui con una barca si raggiunge Ustbarguzin, dove si soggiorna a casa di circa 30 famiglie del posto. Tra gli incontri più affascinanti, quello con la setta dei “Vecchi credenti” di Tarbaghatai e quello con un lama in un villaggio buriato. E il ritorno? In treno da Ulan-Udè a Irkutsk lungo la Transiberiana, che preferisco attraversare di notte, quando si può assistere a tutti i rituali con cui i passeggeri si preparano al viaggio, tra la sistemazione delle cuccette e le teiere a portata di mano per affrontare la fredda traversata. Rosa Lella

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R U S S IA ? A L L A D I T O R N AT

S C AT T I IZ Z O M A IL I V O ST R I A L L 'I N D IR OM IÙ B E L L A IT.R B T H .C A F OT O P L @ E K R O O O T B T CE D IR E T E S U FA E S C E G L IE CI M A N D AT E

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Cultura

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l'ermitage

ilya krol rbth

Per chi vuole conoscere i suoi segreti, l'Ermitage non inizia dal portone principale del Palazzo d'Inverno. Ma da un modesto ingresso situato sul lato opposto dell'edificio, dove non ci sono casse, tornelli, file di turisti e attori di strada che indossano i costumi degli imperatori russi. Sul muro esterno c'è una piccola targa: "Dvortsovaja naberezhnaja, 34". «Venga puntuale, altrimenti da solo farà fatica a trovare l'entrata», mi avvertono. Senza una guida è difficile trovare una strada nel labirinto dell'Ermitage: lunghissimi corridoi, su cui si affacciano oltre duemila stanze. Attraversando decine di sale si sbuca finalmente nella galleria di quadri, dove il direttore Mikhail Piotrovskij prepara il discorso. Completo da ufficio, l'immancabile sciarpa nera indossata sopra la giacca; si avvicina al microfono e inizia a parlare a voce bassa, lentamente: «Quello di oggi è un giorno speciale per l'Ermitage...».

Il primo timoniere

Affermato orientalista, arabista, cavaliere dell'ordine della Legione d'Onore, Piotrovskij è alla guida dell'Ermitage da oltre vent'anni. Lo studioso ricorda i primi anni Novanta, quando il paese ridotto in miseria e straziato dal crollo dell'Unione Sovietica non aveva tempo di pensare all'arte, ma anche l'inizio degli anni Duemila, quando il museo cominciò a riappropriarsi di un'esistenza normale. In quegli anni la situazione era tutt'altro che facile: stavano cambiando il sistema statale, l'approccio alla gestione museale e alla cultura più in generale. Oggi il peggio è passato: nel suo 250esimo anniversario l'Ermitage sta vivendo un periodo di rinascita. A un ritmo così rapido, probabilmente, era cresciuto e si era sviluppato soltanto all'epoca della sua fondatrice, Caterina II la Grande. Nel 1772 l'imperatrice pose le basi della

Il meglio della moda russa a MIlano

collezione del museo acquistando da un mercante berlinese alcune centinaia di dipinti di autori olandesi, fiamminghi e italiani.

Da Raffaello a Utrillo

L'Ermitage di oggi non ha dimenticato l'imperatrice Caterina: alcune tele con la sua effigie adornano la sala dei ritratti della seconda metà del XVIII secolo. Queste opere rappresentano la massima espressione della scuola ritrattistica russa dell'epoca, ma due milioni e mezzo di visitatori ogni anno vengono qui per ammirare anche altre opere. La collezione di arte dell'Europa Occidentale conta circa 600mila pezzi in esposizione, tra cui capolavori assoluti come le Madonne di Leonardo Da Vinci, la "Stanza rossa" di Matisse, il "Ragazzo accovacciato" di Michelangelo e la "Venere di Tauride". L'esposizione permanente occupa 120 sale. Le mostre temporanee sono allestite in dieci diversi spazi espositivi di proprietà del museo. In totale, la collezione dell'Ermitage (considerando i reperti preistorici, i capolavori dell'antichità classica, l'arte orientale e quella del mondo slavo) comprende tre milioni di manufatti dal valore inestimabile. È un vero e proprio impero artistico, con un personale di 2.500 collaboratori e sedi di rappresentanza all'estero.

il labirinto segreto dell'arte

Altri mondi

L'Ermitage ha fatto il suo ingresso sulla scena internazionale nel 2004, con l'apertura di una filiale ad Amsterdam. In seguito sono state create filiali a Venezia e a Las Vegas. Con la Penisola il museo pietroburghese ha un legame particolare: nel 2007 è stato inaugurato il centro scientifico-culturale Ermitage Italia a Ferrara, al quale ha fatto seguito un anno fa un centro in piazza San Marco a Venezia.

Il Palazzo dello Stato Maggiore

Il cambiamento più significativo nella vita dell'Ermitage negli ultimi decenni è avvenuto nella sua città natale: una volta conclusi i lavori di ristrutturazione del palazzo dello Stato Maggiore, l'edificio è stato concesso in gestione all'Ermitage. Benché le finestre dell'edificio affaccino sulla Piazza del Palazzo (Dvortsovaja Ploschad), con vista sull'Ermitage, le sue stanze non avevano mai ospitato un museo. Per molti secoli le pareti dello Stato Maggiore non furono adorne di dipinti di Madonne, ma di ritratti di generali. Fin dal 1829, quando l'edificio venne costruito (da un architetto italiano, tra l'altro, così come il Palazzo d'Inverno), i suoi pavimenti di parquet furono calpestati non dalle scarpe degli amanti dell'arte, ma dagli stivali degli ufficiali. Ed ecco che per la prima volta, nel 2012, in queste sale sono state esposte delle opere d'arte. Un museo caratterizzato da una politica espositiva conservatrice, che a lungo non si era impegnato a organizzare mostre di opere contemporanee, per la prima volta ha acquisito un'intera dépendance dedicata alle esposizioni di arte contemporanea. Per affrontare i prossimi 250 anni di grande arte.

getty images/fotobank

Uno dei più ricchi musei al mondo quest'anno festeggia il suo 250esimo anniversario. Rbth ha visitato il suo universo nascosto. Tra capolavori e opere note, nuovi progetti in via di sviluppo e realizzazione.

la filiale veneziana

"La nostra priorità è la ricerca" «Venezia e San Pietroburgo si assomigliano molto. Si guardano e si riconoscono. E non è un caso che il Centro Ermitage Italia, dopo anni di attività a Ferrara, sia stato trasferito proprio nella città lagunare». Maurizio Cecconi, fino a poco tempo fa segretario generale di Ermitage Italia e attuale amministratore delegato di Villaggio Globale International, società partner dell’Ermitage in Italia, spiega il lavoro di questa “filiale”, specializzata nello studio delle opere italiane nel museo pietroburghese e impegnata a mantenere vivi i rapporti artistici e culturali tra i due paesi. «Oltre all’organizzazione di mostre, come quella sull’arte e il vino che verrà inaugura-

ta a Verona la primavera prossima, assegniamo borse di studio a studenti e ricercatori: dal 2008 ad oggi ne abbiamo distribuite circa un centinaio. Per il prossimo anno ne sono previste fino a quindici. Inoltre abbiamo quasi ultimato il nuovo catalogo, il quarto, dedicato alle opere italiane all’Ermitage». Curato da Sergei Androsov, il catalogo riguarda la scultura del XVII e XVIII secolo e verrà stampato nei prossimi mesi. Leggi l'intervista completa it.rbth.com/32825 Lucia Bellinello

Dietro le quinte, la vita dei gatti guardiani

it.rbth.com/32755

C’è un museo nel museo all’Ermitage. Nascosto, invisibile agli occhi dei visitatori. Ma basterebbe andare oltre le pareti su cui è esposto il tesoro artistico della Federazione. Dietro la sua grandeur barocca, infatti, si trova un labirinto di tubature per il riscaldamento e un dedalo di magazzini, le cui pareti sono tappezzate da fotografie di gatti. Sì, di gatti. Per capire perché bisogna ritornare indietro al 1747, quando l’Imperatrice Elisaveta Petrovna emanò un proclama che disponeva che fossero portati nel Palazzo d’Inverno «gatti domestici adatti alla caccia». Custodi dell’ar-

te e nemici di ratti e simili che avrebbero potuto rovinare i dipinti. Sotto il regno di Caterina la Grande iniziò la distinzione tra gatti di casa e di corte, che avevano libertà di movimento nei saloni. Il loro lavoro era più importante che mai. In una lettera Caterina scriveva: «Nelle gallerie ci sono pochi visitatori: soltanto io e i topi». Nel 1917, la Rivoluzione d’Ottobre scacciò lo zar Nicola II dal Palazzo d’Inverno. E visto che gli ultimi Romanov avevano un vero debole per gli animali, anche questi subirono le angherie rivoluzionarie: ma mentre i cani furono fucilati, i gatti furono lasciati.

Dopo il crollo dell’Urss, l’Ermitage e i suoi guardiani a quattro zampe erano in pessime condizioni di salute. Fin quando non si decise di destinare una zona dei sotterranei del palazzo alla cura e all’ospitalità dei felini. Oggi quel luogo è pieno di affila-unghie, ciotole di cibo, coperte collocate sui tubi dell’acqua. E i gatti dell’Ermitage continuano a far parte a tutti gli effetti della storia del museo, non meno fondamentali dei dipinti di Monet ivi contenuti o dei gioielli antichi o delle splendide sale del Palazzo d’Inverno. Leggi la versione integrale del pezzo sul nostro sito: it.rbth.com/32799

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fatti da conoscere

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Il portale di viaggi TripAdvisor, sulla base di una classifica stilata dai propri utenti, lo ha nominato miglior museo d'Europa. L’Ermitage ha superato anche il Museo d'Orsay di Parigi e l'Accademia di Belle Arti di Firenze

2

Nel 2002 il regista russo Aleksandr Sokurov vi ha girato il film "Arca russa". Tutto il racconto si snoda attraverso gli occhi di un personaggio non identificato, che si ritrova, come in un sogno, nel Palazzo d'Inverno, un tempo residenza degli Zar e oggi Ermitage. La tecnica seguita è quella del piano sequenza, che proietta lo spettatore all’interno di un mondo passato, a contatto con personaggi storici di varia provenienza

3

Nel 2003 è stata costituita l'organizzazione dei volontari del'Ermitage. Attualmente vi sono più di cento persone da tutto il mondo impegnate in progetti di sostegno e salvaguardia del museo

sul nostro sito Un viaggio tra reale e virtuale. Tenendo sempre al centro le opere, che a oggi sono accompagnate da quasi tre milioni di reperti. "Museo Ermitage" e "Audioguida per un'ora" sono due applicazioni per smartphone che permettono di realizzare un tour del museo senza guida fisica www.it.rbth.com/31665


Cultura

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LA STORIA

Un tesoro raccolto durante tre secoli È il 1764 quando la zarina Caterina II acquista 225 dipinti della raccolta d’arte di un mercante berlinese: nasce così, in pieno secolo illuminista, il primo embrione dell’Ermitage. Trascorsi 250 anni da allora, il museo celebra il suo anniversario con un evento cinematografico mastodontico, che verrà trasmesso martedì 14 ottobre nelle sale italiane (www. nexodigital.it). Il tour esclusivo guiderà, infatti, gli spettatori all’elettrizzante scoperta di alcuni dei 3 milioni di pezzi conservati nel sontuoso scrigno di San Pietroburgo. Da quel 1764 la collezione si è allargata a dismisura: la zarina Caterina, tempestivamente informata ogni volta che i collezionisti più famosi dell’Europa del tempo facevano bancarotta, non mancò infatti di allargare pian piano la preziosa raccolta. Né furono da meno gli altri zar della dinastia Romanov, che anno dopo anno arricchirono la collezione aprendola al pubblico a metà Ottocento, quando per le vie della città si incontravano i grandi scrittori russi, Pushkin, Gogol, Dostoevskij, Tolstoj e Cechov. Così L’Ermitage non si limita a offrire la semplice visita a un museo: è un tuffo nella storia umana e nella storia d’arte, un concentrato di meraviglie che ha visto passare tra le sue sale ricevimenti, momenti storici e rivoluzioni che ci fanno essere quello che siamo oggi.

Tra sperimentazione e storia La resurrezione del Mariinskij Sotto la guida del direttore d'orchestra Valerij Gergiev, il teatro di San Pietroburgo è riuscito a superare la crisi del periodo post-sovietico. E oggi torna ad affermarsi come icona culturale della Federazione.

più famosi: Rudolf Nuriev e Mikhail Baryshnikov, fuggiti in Occidente.

Gergiev e il Mariinskij II

Il crollo dell’Urss, avvenuto negli anni Novanta, ebbe gravi ripercussioni sul teatro. Gergiev, il fiero e giovane direttore d’orchestra originario dell’Ossezia del Nord che nel 1988 aveva assunto la carica di primo direttore, stabilì allora un’estenuante programma di tournée per tenerlo a galla. Dotato di una grande visione, Gergiev fece rivivere alcune opere ormai dimenticate di Rimskij-Korsakov e Prokofiev e riconobbe l’importanza di seguire e sostenere i talenti migliori; sotto la sua direzione il Mariinskij ha ospitato cantanti di spicco quali Anna Netrebko e Olga Borodina, e prime ballerine come Diana Vishneva e Ulyana Lopatkina. Sempre a Gergiev si deve l’ampliamento del teatro, inaugurato con la costruzione, nel 2007, di una moderna sala da concerti nella quale si tengono eventi di ogni genere: da intime rappresentazioni solistiche a produzioni di grande respiro, come il recente allestimento del “War Requiem”di Britten. Il nuovo teatro, che ospita sia spettacoli di opera che di danza classica, ha uno stile molto lontano dai grandi lampadari e gli stucchi dorati del “vecchio” Mariinskij. Si tratta infatti di un auditorium moderno dalle pareti di legno e onice, le cui finestre si affacciano sul canale e che è collegato tramite un ponte al “vecchio” Mariinskij, situato sulla sponda opposta del fiume.

JOY NEUMEYER RBTH

Sulle due sponde del canale Kryukov di San Pietroburgo sorgono una di fronte all’altra le due istituzioni più rappresentative della cultura classica russa: il teatro Mariinskij, un edificio color verde menta che fu l’orgoglio degli zar, e l’elegante sagoma modernista in vetro del Mariinskij II, completato solo lo scorso anno. Simboli dell’opera e della danza classica che hanno prodotto alcuni dei più grandi artisti della storia, tra cui Fyodor Chaliapin e Anna Netrebko, Anna Pavlova e George Balanchine. E proprio da oggi (e fino all'8 ottobre), il Balletto e l'Orchestra del Teatro Mariinskij sono al Teatro Alighieri di Ravenna, con i superclassici "Il Lago dei cigni", "Giselle" e un "Trittico". Oggi il Mariinskij (che i russi chiamano con affetto“Mariinka”) è una delle più attive istituzioni artistiche al mondo. Basti pensare che, mentre ogni anno il Bolshoj porta in scena due o tre nuove grandi produzioni, nello stesso periodo il Mariinskij ne tiene a battesimo sei o sette. I recenti fasti e i successi sono il frutto di molto lavoro e una grande determinazione: se dopo essere stato messo in ginocchio dal crollo dell’Unione Sovietica il teatro è riuscito ad affermarsi nuovamente come gigantesca macchina creativa lo deve in gran parte a un solo uomo: Valery Gergiev, il direttore d’orchestra che dal 1996 guida la compagnia. «Sotto Gergiev», scrive il critico Dmitri Rezansky, «il Mariinskij è stato trasformato in un immenso multisala teatrale che funziona al massimo delle sua capacità».

Una sfida gigantesca

L’epoca d’oro del Mariinskij VIAGGIO IN ITALIA

Ravenna prepara l'accoglienza Triumviro alla direzione artistica del Ravenna Festival, Franco Masotti illustra il percorso che ha assicurato alla città romagnola un’intera settimana di spettacoli del Balletto del Teatro Mariinskij, accompagnato dalla sua Orchestra giovanile. «Città entrambe edificate su paludi, Ravenna e San Pietroburgo intrattengono da anni un rapporto artistico privilegiato, quasi un gemellaggio. Il direttore del Mariinskij, Valerij Gergiev, è ospite assiduo del Ravenna festival e la nostra Orchestra Cherubini, diretta da Riccardo Muti, si è esibita a San Pietroburgo». Specialmente ideato per la Trilogia d’autunno il programma: «I balletti presentati percorrono idealmente la grande storia della compagnia: dai classici imperiali "Il Lago dei cigni" e "Giselle" fino ai capolavori del Trittico '900». Un impegno importante anche per il Teatro Alighieri, che garantisce eccezionalmente l’alternanza quasi giornaliera degli spettacoli. «È un

teatro all’italiana di piccole dimensioni: il palcoscenico misura 12 metri e le tecnologie non sono avanzatissime, ma le nostre maestranze sono abituate e pronte allo sforzo. Sarà molto emozionante ammirare il Balletto Mariinskij nel nostro teatro, che fu realizzato dallo stesso architetto della Fenice di Venezia». Certo è che tutta la città è in fibrillazione per un evento da capitale europea. «L’Alighieri non ha una sala ballo e così i ballerini proveranno presso una scuola di danza cittadina: immaginiamo l’emozione degli allievi che li avranno accanto!» sorride Masotti. «Per giorni Ravenna si riempirà di bellissime presenze, circa 200 tra ballerini e orchestrali, che accoglieremo con la nota ospitalità romagnola». La versione integrale it.rbth.com/32827 Valentina Bonelli

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Il teatro fu inaugurato nel 1783 con il nome di Bolshoj Stone, ma nel 1860, dopo essere stato ricostruito a causa di un incendio, fu ribattezzato Mariinskij in onore di Maria Aleksandrovna, moglie dello zar Alessandro I. All’epoca degli zar divenne il pantheon sociale della classe dirigente, ed era frequentato dalla famiglia imperiale e da luminari come Aleksandr Pushkin. «Il Mariinskij era il cavallo di battaglia della cultura teatrale ufficiale, e grazie ai fondi che gli venivano destinati produsse alcune delle opere e dei balletti classici più pregevoli di quel periodo», afferma lo storico Murray Frame, autore de “I teatri imperiali di San Pietroburgo”.Nella seconda metà del XIX secolo il Mariinskij tenne a battesimo alcuni balletti come“Lo schiaccianoci”, “Il lago dei cigni” e “La bella addormentata”.Sotto la guida di Marius Petipa produsse versioni di balletti che sarebbero diventate la base del repertorio classico di tutto il mondo. Durante l’era sovietica, il Kirov (come fu rinominato negli anni Trenta) continuò a ricevere fondi cospicui e ad allestire versioni importanti di balletti ed opere, anche se perse due dei suoi ballerini

L’immenso repertorio e le dimensioni imponenti del Mariinskij potrebbero intimidire molte altre istituzioni analoghe. Quando sono simultaneamente operativi, i suoi due teatri e la sala da concerti possono ospitare complessivamente più di cinquemila spettatori. «È un programma imponente», ha detto il critico Raymond Stults. «Non so come facciano». Il direttore è famoso per i suoi ritmi forsennati. Il suo entusiasmo, spiega, affonda le radici nel periodo in cui il teatro viveva una situazione precaria. «Il periodo compreso tra la fine degli anni Ottanta e gli anni Novanta è stato il più difficile sia per me che per il Mariinskij. Se mi fossi fermato avremmo perso tutta la nostra squadra», ha dichiarato lo scorso anno Gergiev in un’intervista rilasciata a Rossiyskaya Gazeta. «Lavoravamo tantissimo, e da allora non riesco ancora a fermarmi, perché continuo a temere che se non lavorassimo incessantemente potremmo perdere la nostra posizione».

giev, che a 61 anni ha ancora una lunga carriera davanti a sé. «Non molto tempo fa abbiamo costruito una sala da concerti, e adesso abbiamo un nuovo teatro», ha dichiarato Gergiev. «Come potrei andare in vacanza?».

L'INTERVISTA

Il Lago dei Cigni, nei passi dell'étoile È affidata a Olga Esina la prima rappresentazione del Lago dei cigni che il 2 ottobre inaugura la tournée del Balletto Mariinskij a Ravenna. Bellezza luminosa, linee eleganti e delicata sensibilità, la ballerina pietroburghese ha trovato un felice equilibrio tra la fedeltà alle proprie origini e una brillante carriera occidentale. «Dopo il diploma all’Accademia Vaganova, sono entrata nel corpo di ballo del Teatro Mariinskij e per due anni ho avuto parecchie occasioni di danzare ruoli principali nei grandi balletti. Sarei diventata presto Prima ballerina, ma non ho saputo resistere alla proposta di trasferirmi al Balletto di Vienna e allora nessuno poté fermarmi». Negli otto anni lontana dalla Russia l’artista sperimenta il balletto contemporaneo e lavora con grandi coreografi, fino a quando la nostalgia del Mariinskij si fa sentire. «Vi sono tornata una volta a danzare e sono divenuta ormai un'ospite fissa. Va detto che classici del balletto in Russia vengono interpretati con uno stile e soprattutto con un’anima sconosciuti altrove: mi sono mancati molto e ora voglio ballarli tutti. In particolare Il Lago dei cigni: nessun’altra produzione è più bella di quella del Mariinskij». La versione integrale it.rbth.com/32827 Valentina Bonelli

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Aderenza alla tradizione

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Tra la metà degli anni Novanta e la metà del primo decennio del nuovo secolo, al culmine della rinascita del Mariinskij, MakharVoziyev − all’epoca direttore del corpo di ballo − introdusse nel repertorio opere di William Forsythe e di altri coreografi contemporanei, mentre sul fronte dell’opera Gergiev chiamava a sé giovani direttori d’orchestra come Dmitry Chernyakov e Kirill Serebrennikov. Oggi il Mariinskij continua ad allestire delle prime di spicco, sia nell’opera che nella danza, come testimonia il nuovo allestimento di “Anna Karenina”di Aleksei Ratmanskij. Tuttavia c’è anche chi critica la continua enfasi posta sulle produzioni più vecchie e famose, soprattutto nel programma delle tournée. «Il corpo di ballo sembra allestire di continuo laghi dei cigni e Giselle», ha detto Stults. «Non è più il luogo avvincente di un tempo». Nel corso del prossimo anno lo storico teatro subirà una ristrutturazione, e si prevedono nuovi cambiamenti, mentre il prossimo ritiro diVishneva e Lopatkina apre le porte a una nuova promettente generazione di ballerine. E tutto questo avverrà sotto la guida di Ger-

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Personaggio

INTERVISTA VALENTINA TERESHKOVA, LA PRIMA COSMONAUTA Alcune persone pensano che l'astronauta nello spazio sia abbandonato a se stesso e che quindi soffra di solitudine. In realtà, deve portare a termine un lungo programma, fare ginnastica ed esaminare la navicella”

Si considera, in generale, una persona amante dell’estremo? Non mi sono mai considerata un’amante dell’estremo. Ciascuno svolge il suo lavoro, incontra degli ostacoli e li supera. In quegli anni erano in molti a voler andare nello spazio. L’impresa di Gagarin aveva reso tutti euforici. Soprattutto gli atleti che praticavano sport dell’aria. Alla fine del 1961 venni invitata a presentarmi davanti a una commissione esaminatrice. Di oltre un migliaio di persone provenienti da tutto il paese, vennero selezionate solo cinque ragazze. Ci proposero di provare una nuova tecnica. Ma prima di iniziare fummo sottoposte a un duro esame per valutare la nostra preparazione fisica e stabilità psicologica. Agli inizi del 1962 iniziammo la formazione. Il comandante della squadra, l’affascinante Yuri Gagarin, era piuttosto esigente. Durante gli allenamenti insistevano maggiormente sulla preparazione psicologica, che su quella fisica. Praticammo anche paracadutismo, lanciandoci nel vuoto di giorno e di notte, su terra e su mare. Ogni volta era tutto nuovo per noi. Anche la sensazione originata dall’assenza di gravità. Allora non esisteva ancora il simulatore di volo spaziale. Ci piazzavano su un aereo che realizzava in volo delle virate speciali, durante le quali si creavano dei brevi momenti di assenza di gravità. L’o-

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Valentina Tereshkova è stata la prima donna a viaggiare nello spazio. Partita il 16 giugno 1963 a bordo della navicellaVostok-6, ha fatto la storia. Oggi è un membro del parlamento russo, la Duma. Una corrispondente di Rossiyskaya Gazeta l'ha raggiunta nel suo ufficio per ricordare quell'esperienza. Scoprendo così una serie di informazioni poco note sulla vita a bordo della navicella spaziale, a cominciare dalla preparazione atletica e i compiti da svolgere durante il volo, fino agli argomenti di dibattito tra cosmonauti una volta rientrati sulla Terra.

Cosmo, la nostalgia non passa biettivo era che provassimo questa sensazione e ci abituassimo a essa. Ci facevano poi accomodare su una speciale sedia girevole, sulla quale non dovevamo solo cercare di rimanere seduti ma anche realizzare delle flessioni laterali. Nella camera termica, poi, bisognava rimanere con l’uniforme di volo a una temperatura di +70 gradi Celsius. Un altro test, infine, era la camera sorda, completamente insonorizzata, dove il soggetto trascorreva dieci giorni. Che cosa l’ha aiutata a vincere la solitudine in uno spazio chiuso? Non ho mai sofferto di claustrofobia. Nella camera di isolamento sonoro controllavano il nostro stato psicologico, l’attività cardiaca e ci sottoponevano a tutta una serie di test come, ad esempio, quello della vista. In volo si poteva portare un libro a testa. A me piaceva molto, ad esempio, leggere poesie.

DONNE E MUSE ISPIRATRICI, AMICHE E AMANTI: UN VIAGGIO TRA LE FIGURE FEMMINILI CHE HANNO RESO UNICI I GENI DELLA LETTERATURA RUSSA, DA BULGAKOV A MANDELSTAM

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C’è chi pensa che l'astronauta nello spazio sia abbandonato a se stesso e che quindi soffra di solitudine. In realtà, deve portare a termine un intero programma. Deve necessariamente fare ginnastica. Ogni tot ore deve misurarsi la pressione, eseguire un prelievo del sangue, e portare a termine tutta un’altra serie di attività. Inoltre, deve esaminare a fondo la nave, tutte le attrezzature e gli apparecchi che si trovano a bordo. Ogni volo è un test che apporta alla cosmonautica qualcosa di nuovo. E le donne hanno molte prospettive in questo settore. Attualmente, nel Centro di formazione dei cosmonauti, che abbiamo creato con le nostre stesse mani, vengono preparate al volo diverse cosmonaute donne. Tra l'altro, parlando per un attimo di sanzioni, gli astronauti americani si addestrano assieme ai nostri cosmonauti e volano sulle nostre navicelle. Per loro l’imposizione di qualsiasi tipo di sanzione sarebbe solo uno svantaggio. Lavoriamo con gli americani quando vengono in visita al nostro Centro di formazione dei cosmonauti per imparare a volare sulle nostre navicelle. I nostri cosmonauti, in cambio, si recano a Houston al centro della Nasa. Ora, però, gli americani stanno iniziando a violare i termini della nostra cooperazione. E li abbiamo già avvertiti: se imporranno delle sanzioni, anche noi introdurremo le nostre. Le piacerebbe volare di nuovo nello spazio? Naturalmente. Peccato per l’età. Mi piacerebbe volare su Marte. È un pianeta che è da molti anni al centro della mia attenzione. Ho letto e studiato tutti i libri che sono stati scritti su di esso. Nel giugno del 1963, con il soprannome di “Chayka” (Gabbiano), realizzò 48 orbite terrestri. Durante le fasi di lancio pronunciò la celebre frase: "Ehi, cielo! Togliti il cappello!". È solita festeggiare in qualche modo questa data? Sì, rispetto ancora le tradizioni stabilite da Yuri Gagarin. Mi riunisco con altri cosmonauti, ricordiamo il passato, parliamo della professione, delle novità a essa inerenti, e di altre cose interessanti. Si tratta principalmente di un in-

I NUMERI

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giorni è durato il primo volo di una donna nello Spazio. Valentina Tereshkova è partita il 16 giugno 1963 a bordo della navicella Vostok-6

48 orbite terrestri è il percorso coperto dalla cosmonauta russa, che per l'occasione ha scelto il nomignolo di Chayka ("Gabbiano") per i collegamenti via radio

contro tra professionisti, in cui condividiamo, però, anche le nostre piccole notizie terrene. Tra i miei amici ci sono diverse americane, una francese e un’inglese. Dopotutto, la nostra professione ci unisce e dimostra chi sia veramente ciascuno di noi. La politica qui è superflua, entrano in gioco solo le abilità professionali del cosmonauta. Dopo essere stata nello spazio, crede nel disegno intelligente dell'Universo e che ci sia vita altrove? Finora, tutti i tentativi degli scienziati

BIOGRAFIA NAZIONALITÀ: RUSSA ETÀ: 77 AMBITO: COSMONAUTA/POLITICA

Nata vicino a Yaroslavl, a circa 300 chilometri da Mosca, già da giovanissima la Tereshkova ha mostrato una grande dose di coraggio partecipando ad alcuni lanci come paracadutista. Grande ammiratrice di Yuri Gagarin, si è candidata più volte per frequentare la scuola per aspiranti cosmonauti. Dopo aver superato gli esami di selezione, prevalendo su un migliaio di altri donne, ha preso parte al corso di addestramento. Il 16 giugno 1963 è partita a bordo di Vostok 6, dal cosmodromo di Bajkonur, per una missione nello spazio durata quasi tre giorni interi

di trovare altre forme di vita intelligenti non hanno avuto successo. Tuttavia, l'Universo è enorme e non possiamo pertanto escludere il fatto che ci siano altri pianeti su cui esiste la vita. Qualora comunque esistano degli altri esseri viventi, essi si trovano molto lontano da noi. E non ci rispondono. Inviamo costantemente nello spazio dati riguardanti la terra e i suoi abitanti, ma non abbiamo mai ricevuto nessun tipo di risposta, quando è da decenni ormai che sondiamo l'Universo. Larisa Ionova, Rossiyskaya Gazeta


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