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anno III - numero.3 FOTO DI COPERTINA
(Masseria Le Stanzie, Supersano)
Pierpaolo Schiavone DIRETTORE RESPONSABILE Gabriele De Giorgi (direttore@pwad.it) REDAZIONE Mariella Tamborrino (redazione@pwad.it) DIREZIONE GRAFICA Francesca delli Carri (grafica@pwad.it) COLLABORATORI: Jlenia M. Gigante, Fabio Grasso, Lorenzo Madaro, Ilaria Marinaci, Carlo Morelli, Eleonora Moscara, Jessica Niglio, Claudio Oliva, Giorgia Salicandro, Enzo Turco FOTO: Pierpaolo Schiavone COLLABORAZIONE GRAFICA: Michele Ortese WEB: Fernando Rugge, Damiano Gaetani VIDEO: Massimo Centonze TRADUZIONI: Sabrina Liberti Si ringraziano: l’agenzia Pugliapromozione; Alessandro Delli Noci, ass. all’Innovazione Tecnologica del Comune di Lecce; sindaci e amministratori dei Comuni di Lecce, Brindisi, Taranto, Tricase e Vernole; l’Università del Salento e l’ing. Antonio Capodieci del Dipartimento di Ingegneria dell’Innovazione; Ferrovie del Sud/Est; FIAB cicloamici di Lecce, tutte le edicole nelle quali Salento Review sarà messo in vendita. Si ringrazia inoltre l’agriturismo “Le Stanzie” - location della foto di copertina - per la disponibilità. www.salentoreview.it - info@salentoreview.it
40 05. EDITORIALE
lecce
TESORI 06. Il Parco delle Cave,
metafora di una città possibile
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territorio
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OTRANTO 14. Il Castello di Otranto luogo dell’immaginario
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Via Carlo Alberto 33 72012 Carovigno (BR) www.aemmedia.it - info@aemmedia.it STAMPA Officine Grafiche Z.I. Copertino (LE) È vietata la riproduzione anche parziale dei testi e delle foto senza il permesso dell’Editore. Chiuso in redazione il 15 settembre 2015 ISCRITTO AL N. 7 DEL REGISTRO DELLA STAMPA DEL TRIBUNALE DI LECCE 2 MAGGIO 2013 - CRON. N. 18/2013
LEPORANO 22. Il Parco Archeologico Saturo CIBO DI STRADA 66. Aristocratico e cittadino quanto basta, lo street food salentino
TRADIZIONI 70. Il rito del corteggiamento: come si usava una volta GALATINA 74. Nel blu dipinto di blu CASTIGLIONE D’OTRANTO 102. Una casa per i semi dimenticati
cultura
LIBRI 32. L’altro Salento
di Daniele Rielli MUSICA 84. Après La Classe… de la bonne musique ARTE 112. Ercole Pignatelli: il “ragazzo rondine” ha compiuto ottant’anni
mario 62
personaggi
speciale fotografico
diversamente meridionale
LUMINARIE 50. L’arte della festa
DINO AMENDUNI 40. La Puglia? Una regione
REBECCA ARNOLD 58. “Trovo qui il mio antidoto a New York”
CHEF RUBIO 62. “Il sapore salentino
è nel pasticicotto”
salute
TAI CHI 106. Meditazione nel movimento
surf in salento
PASSIONE PER IL MARE 96. Surf & Ambiente: vivere il mare
in maniera sostenibile
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06
pubbliredazionali 28. COMUNE DI LECCE Innovazioni tecnologiche 38. ALEX RISTORANTE Ristorazione
46. CAROFALO Agenti di assicurazioni 82. PREMIO TERRE DEL NEGROAMARO Manifestazioni 118. 365 GIORNI NEL SALENTO Promozione del territorio
sport
CICLOTURISMO 100. Pedalando nel Salento
in viaggio
IL SALENTO VISTO DA FUORI 120. Colpa del destino
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EDITORIALE
Gabriele De Giorgi
Il tempo del salto di qualità è adesso. Così scrivevo per l’editoriale del precedente numero. Allora c’erano molte aspettative per l’imminente stagione estiva e i numeri dell’incoming turistico hanno confermato il pienone. Del resto bastava aggirarsi per il centro di Lecce già a metà giugno per toccare con mano la presenza di visitatori, soprattutto stranieri. In altre parole stiamo raccogliendo il frutto di un lavoro ragionato e di lunga durata di promozione territoriale. Non è detto però che il successo duri in eterno: perché i turisti tornino nel Salento e siano essi stessi sponsor di questo territorio, è necessario garantire servizi di accoglienza all’altezza delle aspettative, decoro urbano, tutela dell’ambiente, trasporti efficienti e coordinati. Tutti aspetti sui quali siamo parecchio indietro. Il mare e le spiagge, del resto, non bastano se l’obiettivo è la destagionalizzazione, anche perché Lecce e la sua provincia possono offrire molto di più, per tutto l’anno. Bisogna dunque accelerare il processo di professionalizzazione, non rinunciando alla speranza di una classe dirigente consapevole che i punti cardinali per fare rotta sul futuro sono turismo, cultura, lavoro e benessere. Per molti.
STIAMO RACCOGLIENDO IL FRUTTO DI UN LAVORO RAGIONATO E DI LUNGA DURATA DI PROMOZIONE TERRITORIALE. MA PERCHÈ I TURISTI TORNINO IN SALENTO È NECESSARIO GARANTIRE SERVIZI DI ACCOGLIENZA ALL’ALTEZZA DELLE ASPETTATIVE DECORO URBANO, TUTELA DELL’AMBIENTE, TRASPORTI EFFICIENTI E COORDINATI
The time for a quantum leap is now. That’s what I wrote in the last issue editorial. At that moment, there were a lot of expectations for the forthcoming summer season and the incoming tourist figures have confirmed the throng. After all, all you needed was wandering around Lecce’s city centre already in mid-June to see the presence of visitors, especially foreign visitors. In other words, we are reaping the benefits of a reasoned and long-lasting work of local promotion. There’s no guarantee that the success will last forever: so that tourists come back into Salento and become they themselves sponsors of this territory, it is essential to guarantee accommodation facilities up to expectations, urban decorum, environmental protection, an efficient and coordinated transport system. All aspects where we are a lot below the targets. The sea and the beaches, after all, aren’t enough - if the aim is a seasonal adjustment – also because Lecce and its province can offer much more, throughout the year. Therefore, we must speed up the professionalization process, without abandoning the hope of a ruling class aware that the cardinal points towards the future are tourism, culture, work and wealth. For many people.
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LECCE
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Il Parco delle Cave, metafora di una cittĂ possibile Il famoso architetto portoghese, Alvaro Siza, ha firmato un progetto di riqualificazione che potrebbe lasciare un segno indelebile nella storia di Lecce 6 7
di fabio a. grasso/foto pierpaolo schiavone
LECCE
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LA QUALITÀ URBANA DEL “PARCO DELLE CAVE” DIPENDERÀ DALLA SUA CAPACITÀ DI RELAZIONARSI AL RESTO DELLA CITTÀ CAVALCANDO IL PIANO DELLA FERROVIA E LA STESSA STAZIONE
C’è una domanda che andrebbe rivolta a chi da turista venga in una delle tante nostre città storiche: perché visitarle? Forse è il senso del pittoresco? Non è detto. Ad attirare di certo non è la funzionalità dei centri antichi dove tutto è più lento e soprattutto lontano da quella che è l’accezione più diffusa della vita contemporanea cui siamo tutti abituati e di cui in realtà non possiamo fare a meno. In questi ultimi decenni Lecce, non meno che altre città italiane e non solo, è stata spesso caratterizzata da un tipo di progettazione urbana che ha assunto alla fine tutti i connotati della “non città” con i suoi “non spazi” ovvero luoghi “per ogni dove”. La scommessa del prossimo futuro è invece quella di un orientamento che sia in grado di esprimere non solo una naturale, dovuta, necessaria funzionalità ma anche una specificità dello spazio. L’intervento di riqualificazione, il Parco 8 9
PARCO DELLE CAVE, A METAPHOR FOR A POSSIBLE CITY THE FAMOUS PORTUGUESE ARCHITECT, ALVARO SIZA, COULD MARK INDELIBLY LECCE’S HISTORY In the last few decades, Lecce has been characterized by a urban planning showing a “noncity”. The bet for the forthcoming future is to convey a necessary functionality. The renewal seems to meet the need. The first criticism is related to the choice of an “archistar”, used in a negative meaning, as to indicate the depletion coming from the loss of a bond between the place and the project. An unfounded judgment, considering that Siza’s architectures are very close to this part of Apulia’s. It is striking that the area where the future park will be settled is a “reject” space, an abandoned mine, next to the railway station. The Park urban quality will depend exactly on its ability to relate to the rest of the city. Past the railway station, along the avenue station; you will cross the tree-lined loop around the historic city; then, the 16thcentury-old walls, and the buildings of different ages and architectural styles, until the heart of the ancient city. Another aspect to be highlighted is the material used to build the “House of Music”: Lecce’s stone. A good solution, if the so-called “smart materials” - eternally white - are rejected, in favour of a stone that gets old on the basis of its exposition to the atmospheric agents. Inside the “House of Music”, an auditorium will be housed. The plan proposes, on a big scale, a manor-farm compositional scheme, with its inner open space, the “curte”, surrounded by lower locations and by a main body. The lowest building will house educational, business and music activities, as well as an exhibition hall. The Park plan includes: the area cleaning-up; the land consolidation; weeds removal; the manor-farm conversion to a restaurant; a restored entrance to the caves; three vertical entrances; pedestrian paths; the possibility to build stages for concerts. A bridge will join all the parts currently assembling the mine site.
CHIESA DI MARIA SS ASSUNTA
Comune di Vernole ASSESSORATO ALLE POLITICHE CULTURALI E TURISMO
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LECCE
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delle Cave, in pieno svolgimento a Lecce a firma dell’architetto portoghese Alvaro Siza, sembrerebbe muoversi proprio in tal senso. È inutile nascondere che la prima critica a questo intervento è stata relativa alla scelta dell’autore perché caduta su quello che la sindrome da mass media definisce un archistar. A proposito di quest’ultimo termine, nato recentemente, andrebbe solo detto che spesso lo si usa in termini non lusinghieri per identificare quell’architetto che avendo un ambito operativo globale (nel senso che le sue opere sono, per esempio, tanto a Tokyo quanto a Roma) e stringente in quanto ai tempi di esecuzione finisce con l’essere sotto la costante minaccia di una globalizzazione delle sue forme architettoniche. Tutto ciò genererebbe, secondo alcuni critici, un impoverimento qualitativo per via della perdita del legame fra luogo e progetto. Giudizio negativo infondato, almeno nel caso leccese di cui ci occupiamo, visto che forse, fra quelle dei tanti progettisti possibili, le architetture di Siza si avvicinano molto a un modo di costruire lo spazio proprio di questa parte della Puglia famosa anche per certe sue opere e per il modo in cui esse contribuiscono alla costruzione di un paesaggio che è singolare e specifico, appunto. Per entrare nel vivo dell’analisi va detto che, fra i diversi aspetti interessanti dell’intervento, uno in particolare colpisce. L’area del futuro parco è uno spazio “reietto” perché è quello di una cava abbandonata ma soprattutto perché esso è a ridosso dell’area ferroviaria. La
qualità urbana del “Parco delle Cave” dipenderà infatti proprio dalla sua capacità di relazionarsi al resto della città scavalcando il piano della ferrovia e la stessa stazione. Superata l’interruzione ferroviaria, allo stesso tempo complessità e ricchezza del progetto, si approda in quell’asse urbano, mai sufficientemente considerato e generato nell’arco di circa
un secolo, che dalla stazione, attraverso il viale di quest’ultima, taglia dapprima l’anello esterno alberato che è attorno alla città storica, spacca le mura cinquecentesche e insinuandosi fra edifici di varie epoche giunge sino al cuore della città antica. Un asse viario dei più interessanti, “nuovo” ingresso alla città, in cui, più che altrove, si possono
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LECCE
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LA PIETRA LECCESE INVECCHIA IN FUNZIONE TANTO DELLA SUA ESPOSIZIONE AL SOLE E AGLI AGENTI ATMOSFERICI QUANTO DELL’ORIENTAMENTO DELLE SINGOLE FACCIATE DELL’EDIFICIO IN CUI ESSA È USATA
esperire le varie epoche, le diverse soluzioni architettoniche in una unità dello spazio urbano fondata sulla molteplicità. Altro aspetto da sottolineare è la qualità materica dell’edificio principale del nuovo parco, la “Casa della Musica”. Nella relazione di progetto si fa riferimento all’uso della pietra leccese. Una buona soluzione questa, potremmo dire, a patto però che si dismetta una volta per tutte quell’insana, innaturale moda di vedere qualunque edificio e la pietra di cui è composto eternamente bianchi a tutti i costi. Un biancore innaturale, ovviamente, ottenuto attraverso l’uso di materiali “intelligenti” che spesso hanno finito con il sortire effetti terrificanti per l’occhio. La pietra leccese invecchia e soprattutto sa invecchiare in funzione tanto della sua esposizione al sole e agli agenti atmosferici quanto dell’orientamento delle singole facciate dell’edificio in cui essa è usata. Se è vero che in questo progetto per le cave verranno tutelati anche i vecchi muri a secco, dovrebbe essere altrettanto vero il fatto che, nei nuovi come negli antichi edifici, della pietra se ne dovrebbe tutelare il naturale colore, quello soprattutto generato dal tempo. Il gioco di volumi della “Casa della Musica” con le sue lunghe e ombrose fasce 12 13
corrispondenti alle aperture non potrà che guadagnarne. Al suo interno sarà ospitato l’auditorium. Con sei piani, tre sotto il livello stradale e tre sopra, l’edificio rispetta le altezze previste nel regolamento del piano particolareggiato. Nello schema compositivo del progetto di fatto si ripropone, in una dimensione più ampia, quello di una masseria con il suo spiazzo interno, la cosiddetta “curte”, circondata da ambienti più bassi e poi dal corpo principale. L’edificio più basso della “Casa” è composto da due corpi paralleli e un passaggio coperto; in uno dei due corpi saranno ospitate attività didattiche ed una sala esposizioni; nell’altro attività commerciali. Si definisce così uno spazio aperto che sebbene interno sarà pubblico e potrà
essere usato anche per attività musicali. Il progetto per il Parco prevede tra le altre cose: la ripulitura dai detriti depositati durante gli anni e dai resti dell’estrazione della pietra; il consolidamento delle parti a rischio di crollo; l’estirpazione della vegetazione infestante, il recupero e l’adattamento della masseria “Tagliatelle” a spazio di ristorazione; il recupero dell’entrata alle grotte, la creazione di tre accessi verticali. Saranno realizzati percorsi per la circolazione pedonale in tutto il parco; é prevista inoltre la possibilità di montare palchi ed infrastrutture per concerti. Sarà inoltre realizzato un ponte, prolungamento dell’attuale Via del Ninfeo, che consentirà anche di unire le attuali diverse parti di cui si compone il sito delle cave.
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di eleonora leila moscara/foto pierpaolo schiavone
Il Castello di Otranto, luogo dell’immaginario Nel Castello Aragonese un allestimento speciale dedicato a Horace Walpole, Maria Corti e Carmelo Bene a cura del club Unesco con la collaborazione del Comune e dello scrittore Roberto Cotroneo
TERRITORIO
otranto
Quando soffia teso il vento di tramontana tra le stradine di Otranto, puoi ripararti nella piazzetta che fronteggia la Cattedrale. Puoi farlo anche quando il sole è talmente forte da non darti tregua. Puoi entrarci e provare a salvarti dalle intemperie del caldo e del freddo, come provarono a salvare la loro vita i martiri in fuga dai Turchi che lì, tra le sue mura, trovarono accoglienza. Quando si è a Otranto basta poco per riprendersi il proprio tempo, ecco perché chiunque passi da qui o ne senta solo parlare, ne rimane affascinato. Una consuetudine degli abitanti di oggi è soprattutto quella di raccontare Otranto anche attraverso lo sguardo di celebri letterati che, per caso o per passione, si sono cimentati nella narrazione di questa città. Otranto ha sempre avuto una vocazione affabulatrice. Per questo il club Unesco, d’accordo con il Comune di Otranto e con l’ausilio dello
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WALPOLE DECRETÒ OTRANTO PATRIA DEL PRIMO ROMANZO GOTICO IN ASSOLUTO. L’OPERA È ANTESIGNANA DI UN GENERE LETTERARIO CHE AVRÀ POI UNA FORTUNA INCREDIBILE
scrittore Roberto Cotroneo, ha deciso di consigliare tra una passeggiata nel centro storico e una alle cave di bauxite anche un itinerario culturale, tramite le stanze dell’immaginario letterario otrantino, allestite nel Castello Aragonese. Tre stanze per ricordare tre anniversari diversi: 250 anni fa sir Horace Walpole si svegliò da un brutto sogno e preso da un’irrefrenabile ispirazione scrisse “The castle of Otranto”; cinquant’anni addietro Carmelo Bene portò a termine il romanzo “Nostra signora dei Turchi” e nel 1915 nacque, invece, Maria Corti, autrice de “L’ora di tutti”, romanzo tramite il quale riuscì a rendere la storia della presa di Otranto da parte dei Turchi una piacevole e appassionante lettura. Horace Walpole, secondo la vulgata più nota, scelse Otranto per la cupezza del
suo nome e, per la prima volta nella storia della letteratura, narrò storie soprannaturali di amori perduti, delitti e fantasmi, in ambientazioni molto simili ai luoghi della città. Walpole decretò Otranto patria del primo romanzo gotico in assoluto. L’opera è antesignana di un genere letterario che avrà poi una fortuna incredibile. Molti ritengono che il castello narrato sia in realtà quello di sua proprietà, Strawberry Hill, del quale ci sono delle foto esposte nel maniero, ma i luoghi descritti riportano delle strane coincidenze. Da uno studio accurato portato avanti dalla scrittrice e studiosa Annamaria Gustapane, membro del club Unesco, emergono tante curiose similitudini. Walpole parla di una grande chiesa che sorge non molto distante dal castello: potrebbe tranquillamente coin-
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otranto
cidere con la Cattedrale che non vi dista che pochi passi. Sir Horace descrive inoltre un’intricata vegetazione che arriva sino a “certe grotte che un tempo erano servite da eremo per anacoreti, e che avevano fama di essere abitate da spiriti maligni”: ecco la Valle delle Memorie con i suoi misteriosi ipogei. Anche i nomi dei protagonisti
non sembrano casuali: Alfonso, nel libro è lo spirito del principe spodestato, nella storia di Otranto fu il liberatore della città, Alfonso D’Aragona. E ancora, Ippolita e Isabella ricalcano i nomi della moglie Ippolita Sforza e della madre Isabella di Chiaromonte. Walpole potrebbe aver visitato il sud Italia nel suo grand tour, il tipico
viaggio di formazione che tutti i giovani rampolli intraprendevano, documentato nel castello. In quell’occasione descrisse i luoghi visitati, coniando per la prima volta la parola “serendipity”, il neologismo deriva da Serendippo, nome antico dello Shri Lanka, teatro della fiaba persiana che vede i tre figli del re scoprire continuamente
THE CASTLE OF OTRANTO, PLACE OF IMAGINARY IN THE ARAGONESE CASTLE, A SPECIAL STAGING DEDICATED TO HORACE WALPOLE, MARIA CORTI AND CARMELO BENE In Otranto, whenever the north wind blows hard, or the sun beats down, you can take shelter in the small square opposite the Cathedral. As the martyrs fleeing the Turks did. It is not hard to be seduced by Otranto. Today’s inhabitants use to describe their city through the gaze of famous writers. Thus, the UNESCO club, the Municipality of Otranto and the writer Cotroneo, have decided to suggest a cultural itinerary in the Aragonese Castle. Three rooms to celebrate three anniversaries: 250 years ago, Sir Walpole wrote “The castle of Otranto”; 50 years ago, Carmelo Bene ended his novel “Nostra signora dei Turchi” and, in 1915, Maria Corti - author of the novel “L’ora di tutti”, describing Otranto’s conquest in a pleasant and thrilling way – was born. It seems that Walpole chose Otranto for its dark name and, for the first time in the literature history, he told supernatural stories of lost loves, crimes and ghosts, in places very similar to the city’s. Walpole upholds Otranto the first Gothic novel birth place of all time. But there are other odd similarities: a big church close to the castle; tangled vegetation expanding until some caves: here it is the Valle delle Memorie, with its mysterious hypogeums. And even names correspond. In 1965, Carmelo Bene ended “Nostra signora dei turchi”, described by himself as the best essay about his “South of the South”. This is the second anniversary, set in a room reminding the 1960’s bucolic South. The third room is dedicated to Maria Corti and to the 100th anniversary of her birth. The writer was fond of this city, its history and legends. Among the lines chosen to describe her: “Its name is Otranto […]; if you want to spend a peaceful life, go and live there”. Ibn Kemal, an Ottoman chronicler, instead wrote: “There was a city that – compared to the others – was as the full moon among the stars”. It is easy to empathise with Otranto and its hidden corners. This city is as beautiful as a woman where you can find every beauty.
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NEL 1965 CARMELO BENE PORTÒ A TERMINE “NOSTRA SIGNORA DEI TURCHI”, CHE LUI STESSO DEFINÌ “IL PIÙ BEL SAGGIO, IN CHIAVE DI ROMANZO STORICO, SU QUEL MIO SUD DEL SUD”
inaspettate ricchezze. Serendipità è trovare qualcosa di imprevisto che ci rende felici, mentre ne stiamo cercando un’altra. Nel 1965 Carmelo Bene portò a termine “Nostra signora dei turchi”, che lui stesso definì “il più bel saggio, in chiave di romanzo storico, su quel mio sud del Sud”: questo è il secondo anniversario raccontato nella stanza dell’immaginario a lui dedicata, in cui è presente una teca allestita come fosse la consolle del suo camerino d’attore, grazie all’aiuto di Raffaella Baracchi, sua moglie, che ha messo a disposizione un abito di scena, la sua matita per gli occhi, l’ultimo pacchetto di sigarette e addirittura la lettera di un ammiratore. Scegliere un registro per un racconto unitario da esporre era troppo complesso, come lo era lo stesso Carmelo Bene; è stato così sviluppato il tema paesaggistico nel quale emerge l’estrema suggestione di un sud intatto del 1960, un sud pastorale illuminato da sciami di lucciole. La terza stanza non poteva che essere dedicata a Maria Corti e ai cento anni dalla sua nascita. La scrittrice trascorreva tutte le estati a Otranto, amava talmente tanto questa città, la sua storia e le sue leggende che il suo studio di Milano era tappezzato di opere che riproducevano la Torre del Serpente. Tra i passi scelti per raccontare
la Corti nella stanza dell’immaginario a lei dedicata, ve n’è uno che dice: “Il suo nome è Otranto, biasimare non si potrebbe chi l’abita; se vuoi trascorrere vita serena, vai ad abitare là”. A scrivere questa frase sembrerebbe essere stato un otrantino o forse la stessa Corti, che trascorse tanto della sua vita in questa città. Invece è la penna di Ibn Kemal, il cronista ottomano, imbarcato come “reporter” sulla nave ammiraglia turca perché registrasse le imprese del condottiero Ahmet Pascià e ne esaltasse il valore. “C’era una città che in confronto alle altre era come la luna
piena tra le stelle” scrive Kemal, città che il Pascià decise di conquistare. È stata proprio Maria Corti a volere fortemente la traduzione del testo di Ibn Kemal e a volere conoscere la visione del nemico. Se le pagine scritte su Otranto fossero edera l’intera città ne sarebbe ricoperta, ecco perché si è rivelato così importante dare la possibilità di leggere anche pochi versi di queste opere direttamente dalle pareti del castello. Entrare in empatia con questa città e i suoi angoli nascosti viene facile, Otranto è “bella come una donna minuta e ben fatta, in cui uno trova tutte le bellezze”. LA SALA CONVEGNI DURANTE LA CERIMONIA DI INTITOLAZIONE DELLE STANZE
TERRITORIO
Leporano
Il Parco Archeologico Saturo Il fascino della storia più antica nella marina di Leporano, a due passi da Taranto Tra il mare, il cielo e la natura più incontaminata si svela il teatro su cui si è svolta una storia antichissima, che tramanda eco di villaggi preistorici, colonie greche e leggende mitologiche. Nella marina di Leporano, a dodici chilometri a sud-est di Taranto, affacciato sul mar Ionio, un promontorio costiero è indicato come l’insediamento più antico di Taranto che, secondo la letteratura archeologica, rappresenta proprio il primo approdo dello spartano Falanto, negli ultimi decenni dell’VIII secolo a.C., che si muoveva alla conquista di nuovi territori. Si tratta di Saturo (il nome viene probabilmente da Satyria, madre o sposa del guerriero) che oggi è un parco archeologico di particolare valore, in cui 22 23
sono custoditi reperti risalenti all’età preistorica, costruzioni magnogreche e strutture medievali. Secondo la leggenda, il guerriero spartano Falanto si mise a capo dei Partheni, un gruppo di cittadini nati illegittimente dalle donne di Sparta mentre i loro uomini erano impegnati nella guerra in Messenia (era infatti concesso alle donne, i cui uomini erano impegnati in guerra, di unirsi ad altri uomini per procreare al fine di garantire il mantenimento demografico); destinati a vivere ai margini, decisero di viaggiare alla conquista di nuove terre. Falanto, prima di avventurarsi in mare, interrogò il celebre Oracolo di Delfi circa il suo futuro e ottenne una misteriosa risposta: “Popolate la grassa terra degli
Iapigi e siate la loro rovina. Quando vedrai piovere dal ciel sereno, conquisterai territorio e città”. Il guerriero attraversò il mare e, giunto sul promontorio di Saturo, fu bagnato dalle lacrime di Ethra, sua moglie, che in greco significa “cielo sereno”. Ritenne quindi che la previsione si fosse avverata e fondò la sua città, dopo battaglie che lo videro vittorioso con gli autoctoni Iapigi. Oggi l’area archeologica occupa l’intero promontorio e si trova tra Porto Saturo e Porto Perone; gli scavi qui effettuati hanno evidenziato una continuità abitativa dalla preistoria fino all’età tardo-antica e medievale. Ci sono tracce di un grande villaggio risalente all’età del Bronzo e del Ferro, di un santuario
di jessica niglio/foto del parco soc. coop. polisviluppo; della rievocazione storica valeria d’autilia
TERRITORIO
Leporano
L’AREA ARCHEOLOGICA OCCUPA L’INTERO PROMONTORIO E SI TROVA TRA PORTO SATURO E PORTO PERONE greco e di una villa romana. Sono ben conservate anche una torre aragonese di avvistamento, risalente al Cinquecento e molte strutture di armamento tipiche del secondo conflitto mondiale. Al promontorio corrisponde una meravigliosa insenatura dalle acque cristalline, profonda circa 500 metri, particolarmente riparata dalle correnti marine provenienti da sud, ragione per la quale è stata utilizzata come approdo naturale nei secoli. L’area ha rappresentato un centro molto importante per la chora coloniale laconica (è detta chora la zona della polis fuori dalle mura, Laconia era invece la regione in cui si trovava Sparta) e la presenza di due santuari magnogreci, uno detto “della sorgente” e uno detto “dell’acropoli”, indica che si trattava anche di un rilevante luogo di culto. Nel parco si possono ammirare due settori della villa costiera, risalente ad età romana, in particolare il complesso 24 25
dell’abitazione privata e il complesso delle terme di uso pubblico, una torre costiera cinquecentesca che domina le due insenature che aveva la funzione di cisterna, con volte a botte e riutilizzata poi in età moderna come ovile e come ambiente per la lavorazione del latte.
Le tracce dell’abitato protostorico, le cave antiche, i resti dell’acquedotto del I secolo, la torre e la cisterna si alternano a sentieri naturali, passeggiando per i quali è facile sentire eco di storie lontane perdute tra passato e presente, reale o leggendario.
THE ARCHAEOLOGICAL PARK SATURO THE CHARM OF THE MOST ANCIENT HISTORY IN THE LEPORANO’S SHORE, VERY CLOSE TO TARANTO. In the Ionian Sea, a coastal point is designated as the most ancient colony in Taranto, from which the Spartan warrior Falanto, in the last decades of the VIII century B.C., moved to conquer new territories. It is Saturo, today a valuable archaeological park guarding prehistoric finds as well as Magna Graecia’s and medieval constructions. According to the legend, Falanto, leading Parthenos, decided to leave and conquer new lands. After having consulted the Oracle of Delphi, he crossed the sea and landed on Saturo’s point, where he founded his town. The archaeological area occupies the whole point and is situated between Porto Saturo and Porto Perone; the excavations have stressed a housing continuity from Prehistory to Late Antiquity and to the Middle Ages. The area was an important centre for the laconic colonial chora and a relevant place of worship. The park boasts a private manor house and public baths, both Roman, and a sixteenth-century barrel-vaulted coastal tower, once used as a tank.
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Leporano
ITINERARI PER VISITATORI DI TUTTE LE ETÀ Sono tre gli itinerari che è possibile seguire all’interno del parco: quello attraverso le suggestioni archeologiche, alla scoperta della località di Saturo, che prende vita a partire dall’età neolitica (VI millennio a.C. e dà testimonianza di sé fino all’alto medioevo); quello naturalistico attraverso la flora mediterranea, con i suoi profumi di erbe aromatiche, come rosmarino, alloro e timo ma anche rucola selvatica e asparagi; infine, quello attraverso storia e cultura, aree militari risalenti alla Seconda Guerra Mondiale oggi dismesse, cave e vasche per la raccolta del sale marino. Proprio dove sorgeva un vecchio deposito militare oggi si trova il punto ristoro del 26 27
TRA LE INIZIATIVE IMPERDIBILI, OGNI ANNO SI SVOLGONO LE “TARANTIADI”, UNA RIEVOCAZIONE DEI GRANDI GIOCHI PANELLENICI DELL’ANTICHITÀ
parco con un bookshop annesso, nel quale spesso si tengono particolari spettacoli ed eventi culturali. Un luogo, quindi, perfetto per tutta la famiglia, per lasciare gli adulti appassionarsi alla storia e i più piccoli scoprire le origini attraverso il contatto con la natura. La gestione del Parco Archeologico di Saturo è, dal 2006, affidata alla società cooperativa Polisviluppo, inserita nell’elenco di fiducia della Soprintendenza Archeologica della Puglia. E’ a loro che si deve la sistematizzazione degli itinerari ma anche l’organizzazione di eventi culturali finalizzati alla valorizzazione storica dell’area attraverso suggestive
rievocazioni. Inoltre, le scuole e le famiglie sono coinvolte in approfondimenti di archeologia: “Un giorno da archeologo”, “Archeomania” e “Campi di archeologia sperimentale”, con scavo simulato e laboratori di arte antica dalla preistoria al medioevo. Tra le iniziative imperdibili, ogni anno si tengono le “Tarantiadi”, una rievocazione dei grandi giochi panellenici dell’antichità: riti, gare sportive, armi e giochi sullo sfondo di esposizioni di manufatti, danze e piatti tradizionali dell’antica Grecia. Naturalmente, in costume. Si respira così la bellezza e la prosperità culturale della Magna Grecia nel suo
momento di massimo splendore, di cui Taranto fu centro nevralgico. La rievocazione è la sintesi di ricerche e studi che mettono insieme arte, credenze, rituali propiziatori di guerra, convivialità e misticismo e richiama anche la storia di Falanto alla conquista del territorio con la fondazione dell’antica colonia. Da vedere assolutamente lo scontro in abiti d’epoca tra Greci e Iapigi, la lotta greco-romana, la corsa in armatura e il salto in lungo, la discesa nell’Ade, le danze guerriere e il corteo finale con l’inno ai dodici dei. Per maggiori informazioni sul parco www.parcosaturo.it
ITINERARIES, INITIATIVES AND MEMORIES There are three itineraries in the park: by the archaeological fascinations (from the VI millennium B.C. until the IX-X centuries A.D.); by the Mediterranean flora; by history and culture, made up of second-world-war military areas, salt mines and basins. A perfect place for the whole family. Since 2006, the Archaeological Park Management has been entrusted to the cooperative Polisviluppo. Schools and families are involved in archaeological events. You can’t miss the “Tarantiadi”, a recreation of the antiquity’s majestic Panhellenic games: rituals, sport races, arms, games and dances. In period costume, of course. You will breathe the beauty and the cultural wealth of Magna Graecia at its best, when Taranto was a focal point. The clash in period costumes between the Greeks and the Iapyges, the Greco Roman fight, the in-armour race and the long jump, the descent into the Hades, the war dances and the final parade with the hymn to the twelve gods are a must-see. More details on www.parcosaturo.it
COMUNE DI LECCE
innovazioni tecnoLogicHe
Viaggiare nel tempo Un tuffo nel passato grazie alla tecnologia: Anfiteatro, Teatro Romano e Ipogeo Palmieri saranno ricostruiti in 3D. Il Must di Lecce diventa museo virtuale C’è un nuovo modo per ammirare Lecce e apprezzare le sue preziose testimonianze storiche: basta indossare appositi occhiali per posare lo sguardo sul passato e viverlo appieno. Teatro, Anfiteatro Romano e Ipogeo Palmieri sono stati ricostruiti in 3D grazie ad un ambizioso programma realizzato dall’amministrazione comunale, in particolare dall’Assessorato all’Innovazione Tec-
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nologica, nell’ambito del progetto DiCet, coordinato da Engeneering Ingegneria Informatica, in collaborazione con Cnr, UNIsalento, Expert System e Open1, un team multidisciplinare formato da Centri di Ricerca, Università e imprese. Una squadra di ricercatori dell’Information Technologies Lab, coordinata da Francesco Gabellone, ha reso possibile un piccolo miracolo tecnologico che regalerà
ai visitatori emozioni senza tempo. Il museo virtuale è ospitato nelle sale del Must di Lecce dove vengono proiettati video tridimensionali che non solo mettono in risalto il monumento in sé, ma anche tutto il contesto storico. “Una delle principali singolarità riscontrabili all’interno di siti con continuità di vita – afferma il prof. Gabellone – è la stratificazione architettonica che, nel cor-
COMUNE DI LECCE Via Rubichi 16, Lecce - Ass.to Politiche Comunitarie e Giovanili tel. +39 0832 682991 - www.comune.lecce.it
so dei secoli e in linea con le esigenze e gli stili tipici delle singole fasi storiche, lentamente ma inesorabilmente stravolge lo skyline urbano. Nonostante questo, la presenza, lo scavo e la riscoperta delle antiche strutture nel sottosuolo, tendono a porre il quesito di come si dovessero presentare e caratterizzare le città in un preciso momento storico. Ecco quindi l’utilizzo delle nuove tecnologie informatiche che, a partire dal rilievo e dallo studio di tali strutture, possono riproporre virtualmente non solo la singola struttura, ma anche l’intero contesto antico ad essa coevo”. I risultati ottenuti dalla sua équipe sono straordinari. In particolare per quel che concerne l’Anfiteatro ed il Teatro Romano, i cui resti sono ormai inglobati nel moderno tessuto urbano e che attualmente possono essere visitati solo parzialmente.
“Malgrado l’evidenza di tracce monumentali ancora visibili – aggiunge Gabellone – vi è l’impossibilità da parte del visitatore di percepire le loro reali dimensioni, sia in pianta che in alzato. Non esistono pannelli informativi né esistono ausili didattici che rendano possibile la comprensione dell’assetto completo dei due monumenti in antico”. Il lavoro accurato dei ricercatori si è concentrato proprio su questo: ricostruire le opere architettoniche attraverso rilievi laser e tecnologie image-based , in modo da rendere visibile la forma
originale sia nel contesto storico che in quello attuale. “Il progetto DiCet è una grande occasione per sperimentare le più moderne tecnologie dell’informazione della comunicazione per la tutela e la valorizzazione dei beni culturali”, dichiarano all’unisono il prof. Luca Mainetti, responsabile scientifico
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innovazioni tecnoLogicHe
per l’Università del Salento e l’ing. Antonio Capodieci del Dipartimento di Ingegneria dell’Innovazione. Soddisfatto, e non potrebbe essere altrimenti, l’assessore Alessandro Delli Noci: “Il nostro obiettivo finale – spiega – era valorizzare la città attraverso l’innovazione tecnologica e ci siamo riusciti. È solo un primo step, perché l’idea è quella di coinvolgere e ‘virtualizzare’ altri monumenti cittadini. Abbiamo avuto l’opportunità di potenziare parte del nostro patrimonio storico e in futuro, continuando a mettere a frutto la collaborazione con Cnr, Università e imprese, vorremmo mapparne altri per raccontare la storia di Lecce nelle sue diverse epoche e viaggiare nel tempo a braccetto con la tecnologia”. “All’interno del Must – aggiunge l’assessore all’Innovazione Tecnologica del Comune di Lecce – è stato realizzato un ‘living lab’, che si arricchirà dei contenuti e delle applicazio-
ni digitali di coloro che, in modo costruttivo e creativo, vorranno dare un contributo alla conoscenza e alla valorizzazione del patrimonio culturale del Salento. Il Living Lab parte con tecnologie di eccellenza che consentiranno al visitatore di immergersi all’interno delle ricostruzioni dei monumenti di età romana. Ci saranno poi le App di Realtà Aumentata che permetteranno la visualizzazione intera di un oggetto anche inquadrandone solo un frammento; sistemi innovativi di Serious Game (giochi interattivi per apprendere) realizzati da Unisalento,
App su mobile sviluppate da Engeneering e dagli altri partner del progetto, un tavolo multitouch che, grazie ai contenuti del Laboratorio di Topografia Antica dell’IBAM di Lecce e del Dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento, consente la navigazione interattiva attraverso un numero elevato di POI che riguardano tutte le fasi storiche della città dall’epoca messapica. Un modo questo - conclude Delli Noci – per coniugare l’innovazione della Smart City all’antica storia di Lecce dando al turismo una connotazione pratica e moderna”.
IL SINDACO PAOLO PERRONE CON L’ASSESSORE ALESSANDRO DELLI NOCI
RICOSTRUZIONE DELL’IPOGEO PALMIERI
TRAVELING THROUGH TIME A STEP BACK TO THE PAST THANKS TO3D TECHNOLOGY. LECCE’S MUST BECOMES A VIRTUAL MUSEUM. There is a new way to admire Lecce and its valuable historical evidence: wearing specific glasses to look at the past and live it fully. The Theatre, the Roman Amphitheatre and the Hypogeum Palmieri will be rebuilt in 3D thanks to an ambitious project realized by the municipality. A little tech miracle will give timeless emotions to visitors. “One of the main peculiarities in sites with a historical continuity – Prof. Gabellone says – is the architectural layering. The discovery of ancient facilities in the subsoil puts the question about how cities were in a precise moment in time. New information technologies will reproduce not only the single facility, but the whole ancient coeval context”. The results are extraordinary. In particular for the Amphitheatre and the Roman Theatre, whose ruins can be visited only partially. “Despite the presence of still-visible monumental remains – Gabellone adds – it is impossible to perceive the true size or the full arrangement of the two monuments in the past”. Councillor Delli Noci is satisfied: “Our aim was to endorse the city by technological innovation. The idea is to ‘virtualize’ other city monuments, to tell the history of Lecce in its different ages and to travel through time thanks to technology. A ‘living lab’ within the Must will allow visitors to immerse themselves into the recreation of the Roman monuments. Augmented Reality Apps will allow the full visualization of an object just framing a small fragment; Serious Game, Apps on mobile and a multi-touch table will allow to surf all the city’s historic phases since the Messapian Age. A way to combine the Smart City’s innovation with Lecce’s ancient history, giving a pragmatic and modern profile to tourism”.
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Una dimora storica di inizi ‘900 nel centro storico di Lecce, sapientemente restaurata nel pieno rispetto della tradizione costruttiva salentina e della storia dell’edificio che propone suite e appartamenti con servizi di alta qualità, finiture di pregio, elementi di design e pezzi d’arredo di recupero. Apre le sue porte a quei viaggiatori che sono alla ricerca dei colori e dei sapori più autentici di un territorio dove il Tempo è padrone ed i suoi abitanti gli rendono il giusto tributo, con uno stile di vita in movimento lento.
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Historical dwelling of the beginning of the ‘900 situated in the core of the historical center of Lecce, finely restored fully respecting the Salentino building tradition and the history of the construction; it offers suites and apartements with high quality services, precious finishings, design elements and some recovered furniture. Opens its doors to all those travelers who are looking for the most genuine colors and tastes of a land where Time is the owner and its dwellers pay the right tribute to him with a slow lifestyle.
CULTURA
LiBri
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di ilaria marinaci/foto pierpaolo schiavone
L’altro Salento di Daniele Rielli Nel romanzo d’esordio del giornalista e blogger Quit The Doner, “Lascia stare la gallina”, un territorio poco patinato fa da sfondo ad una storia grottesca e intelligente
CULTURA
LiBri
LA PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI DANIELE RIELLI ALLA LIBRERIA LA FELTRINELLI, A LECCE
QUESTO TERRITORIO HA TANTE COSE DA RACCONTARE, ANCHE SE SPESSO VENGONO FUORI SOLO QUELLE DA COMUNICAZIONE TURISTICA Nelle sue vene scorre il sangue del profondo Nord e del profondo Sud d’Italia. Una madre di Bolzano, un padre di Calimera, una casa a Bologna, Daniele Rielli, giornalista, blogger conosciuto con lo pseudonimo Quit The Doner, autore di “Lascia stare la gallina”, edito da Bompiani, è un mix di contaminazioni culturali che si riflettono nel suo modo di scrivere. Il suo romanzo, ambientato in un Salento elevato a paradigma della provincia italiana, è stato una delle uscite letterarie più interessanti di quest’anno. Intelligente, ironico, grottesco, a tratti drammatico e a tratti attraversato da uno humor quasi anglosassone, “Lascia stare la gallina” è un romanzo corale che ruota attorno ad un faccendiere, Sal34 35
vatore Petrachi, ex poliziotto di strada, alle prese con una scalata sociale. Una storia che ha convinto e appassionato chi l’ha letta, come di rado succede per un giovane scrittore. In vacanza a Torre dell’Orso, Rielli ha parlato del suo libro e del suo rapporto con la terra di suo padre, dove torna ogni estate. Perché ha deciso di ambientare il suo romanzo in un Salento meno patinato di quello che appare sulle riviste turistiche? “Sono abbastanza apolide, mi sono sempre spostato fra diversi ambienti, ma questo è uno dei territori della mia vita, dove, fra l’altro, ho passato più tempo, provando sempre un certo interesse per il dialet-
to, che capisco e scrivo, ma parlo con un accento terribile. Una lingua che mi diverte molto e che offriva delle notevoli possibilità creative, che, ambientando la storia da un’altra parte, non avrei avuto. Secondo me, questo territorio ha tante cose da raccontare, anche se spesso vengono fuori solo quelle da comunicazione turistica. Devo dire che sono contento della ricezione che il libro ha avuto fino a questo momento perché tutti hanno capito che ho dato una visione un po’ più ampia del Salento. D’altra parte, un romanzo non è la promozione di un territorio, anche se tanta gente mi ha detto, dopo averlo letto, di volerci venire per la prima volta o di volerci tornare, se ci era già stata. Non è detto che mostrare aspetti che, di norma, vengono tenuti nascosti sia deleterio. Anzi...”.
CULTURA
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Salento come metafora di una società in crisi di valori e di identità? “Io credo che l’Italia sia destinata ad un declino inesorabile, soprattutto perché non capisce di essere in declino. Nel senso che il mondo è cambiato, è molto più competitivo e bisogna impegnarsi di più. Non si può pensare di fare le stesse cose che facevamo negli anni Settanta e Ottanta e permetterci quello stile di vita. Ora si tratta di fare cose complicate, studiando di più, imparando di più, sbattendosi di più. E questo è un aspetto che mi sembra non tutti gli italiani abbiano capito. Sotto questo
profilo, la scalata alla piccola borghesia di provincia raccontata nel libro è anche un po’ ironica, perché è un mondo morente. Muore perché è chiuso, non c’è mobilità sociale, perde molto talento per strada e questo, alla lunga, lo rende inefficiente e inefficace. Se tu non selezioni le persone migliori a capo della tua società, succede che produci meno anche a livello culturale e intellettuale. Petrachi è una persona ambiziosa in una società che non dà molto spazio all’ambizione. Da noi vince il quieto vivere, il non pestare i piedi a nessuno. La prospettiva media, in Italia, è il posto
fisso, il matrimonio giusto per poi non schiodarsi più da lì. Questo, secondo me, oltre a non essere più sostenibile in un mondo che è cambiato, è anche noioso. In questa società immobile, l’unica strada che ha Petrachi di scalarla è l’illegalità”. In effetti, spesso si dice soprattutto in Italia, semplificando ed esagerando, che se sei onesto, non vai da nessuna parte. “Non è sempre vero, ma spesso è vero, anche se questo non deve fungere da giustificazione. Diciamo che l’Italia non è una società totalmente bloccata come l’India delle caste, però oggi come oggi per competere devi essere molto bravo. Qualche settimana fa, intervistavo un imprenditore che ha fondato un’azienda high tech e che mi diceva: non è impossibile fare le cose nel nostro paese, solo
TORRE DELL’ORSO
THE OTHER SALENTO BY DANIELE RIELLI IN QUIT THE DONER’S OPENING NOVEL, “LASCIA STARE LA GALLINA”, A VERY LITTLE COATED TERRITORY IS THE BACKDROP OF A GROTESQUE AND SMART ACCOUNT. In his veins, there is the blood of Italy’s deep North and deep South. Daniele Rielli, also known as Quit The Doner, is a mix of cultural contaminations. His novel takes place in Salento. The main character is Salvatore Petrachi, a former street police officer, facing a social climbing. Why did you settle your novel in a Salento less coated than it appears on touristic magazines? “Salento is one of the territories where I spent more time. I have always had an interest in its dialect. It’s funny and offers outstanding creating possibilities. I am happy for the book success: everyone has understood the Salento’s broader view I have given”. Was Salento a metaphor for a society in crisis of values? “I think the whole Italy is going towards a relentless fate. The world is more and more competitive; we need to do more efforts. Not all
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Italians have understood this yet. The novel social climbing to the petty bourgeoisie is a bit ironic. Petrachi is an ambitious man in a society where there is not much room for ambition. The only way left for him is illegality”. People often say you won’t go anywhere, if you are honest. “It is often true. In Italy, you must be very good at your job, if you want to compete. You must be much better than your foreign competitors, who benefit from more system advantages. This is as true in market as in society”. Would you imagine your novel handed over the big screen? “I’d rather imagine it as a TV series. If I had to choose a director, I would choose Sollima or Winspeare”. Frassanito has a key role. Why? “For some time, Frassanito has been essential for a certain Italian and European subculture: that of reggae and dancehall. This is just one of the worlds coming out from the novel. I try to describe real aspects of real people”.
che devi essere molto più bravo dei tuoi competitor stranieri che hanno più vantaggi di sistema. Questo vale sul mercato come vale nella società, dove l’asticella, insomma, è molto alta”. La trama del suo libro è molto cinematografica. La vedrebbe bene questa storia trasferita sul grande schermo? “Credo e spero che funzionerebbe come film, ma la vedrei bene come una serie, visto anche che il materiale non manca con 640 pagine in cui accade quasi di tutto. Io sono un grande appassionato di serie americane, ho amato molto “The Wired” e “Breaking Bad”, mentre, fra quelle italiane, “Romanzo criminale” non mi ha fatto impazzire, ho preferito “Gomorra”. Se dovessi scegliere un regista a cui affidare il film, forse sceglierei proprio Stefano Sollima oppure Edoardo Winspeare”.
GALLIPOLI
Concludiamo con alcuni luoghi, come per esempio Frassanito, che ha un ruolo centrale nella storia. Perché lo ha scelto? “Frassanito è stata per un certo periodo un momento importante per una sottocultura giovanile italiana ma anche, per certi aspetti, europea: quella del reggae e della dancehall. Era un fenomeno di massa, che nessuno ha mai portato alla ribalta. Avendolo vissuto dal di dentro, ho sempre avuto l’impressione che ci fossero tante storie da raccontare. Quel mondo è solo uno dei mondi che vengono fuori dal libro, come la delinquenza, lo spaccio di droga, i vecchi traffici nel canale. In generale, cerco di raccontare anche nei miei articoli cose che sui media non trovano spazio: in Italia, c’è un’ipertrofia di retroscena politici che non appassionano
nessuno se non i diretti interessati. Io, invece, racconto altri aspetti della società dove vivono le persone reali”.
PIÙ CHE UN FILM, VEDREI BENE UNA SERIE TRATTA DAL LIBRO, MAGARI DIRETTA DAL REGISTA DI GOMORRA O DA WINSPEARE Quit The Doner, alias Daniele Rielli, deve la sua fama nel Salento anche ad un reportage apparso su linkiesta.it nel settembre del 2013 intitolato “Gallipoli, l’esercito con gli occhiali a specchio”, una fenomenologia dei beach party sul litorale ionico. Quit The Doner, alias Daniele Rielli, is known in Salento thanks to a reportage published on linkiesta. it, in September 2013. The title is “Gallipoli, the army with mirror lens sunglasses”, a phenomenon of beach parties on the Ionian coast.
ALEX RISTORANTE
ristorazione
Alex Ristorante Il paradiso dei sensi
Ambiente accogliente, servizio impeccabile ma soprattutto piatti che hanno conquistato anche i palati più raffinati Cucinare è un’arte e quando lo si fa con passione, il risultato è una magia. Ne sa qualcosa Alessandra Civilla, la fatina dei fornelli che crea ogni giorno piccoli capolavori all’Alex Ristorante di Lecce. Giovanissima, eppure non ha nulla da invidiare agli chef più consumati. Dalla sua, oltre ad una preparazione eccellente, ha entusiasmo e creatività. Un gioco, per lei, reinventare e rivisitare le ricette tradizionali tessendo la tela dei sapori come pochi sanno fare. Ogni piatto è realizzato con cura. A partire dalla selezione degli ingredienti, tutti rigorosamente di alta 38 39
qualità: dal pesce freschissimo del mare salentino alle verdure ottenute da coltivazioni biologiche. C’è il massimo rispetto per le materie prime, scelte in base alla stagionalità e possibilmente a km0. “La nostra – spiega – è quasi una missione. Coccoliamo i clienti consigliando loro solo il meglio, e non potrebbe essere diversamente”. Il successo dell’Alex Ristornate è scritto a quattro mani. Un gioco di squadra il cui capitano è Alessandro Libertini, nel settore da anni e soprattutto avvezzo ai riconoscimenti non solo da parte del pub-
blico ma anche da parte di chi i giudizi li emette per mestiere. Per il Gambero Rosso, la guida-bibbia che fotografa la mappa culinaria italiana, è il miglior locale della provincia di Lecce soprattutto per il rapporto qualità-prezzo, tanto da meritare le ambite “Due Forchette”. “Siamo orgogliosi di questo risultato che – afferma il titolare, Alessandro Libertini – corona anni di lavoro e sacrifici, di giornate che vorresti cancellare. Ma quando nei clienti leggi la loro soddisfazione, riaffiora subito quella passione che ha mosso tutto”. L’Alex Ristorante è bello da “gustare” ma
RISTORANTE ALEX Piazzetta Arco di Trionfo, Lecce tel. +39 0832 243619 - +39 320 8034258 - alexristorantelecce@gmail.com - www.alexristorante.com
anche da vivere. A fare da cornice alle prelibatezze della bravissima Alessandra Civilla c’è il parco del Circolo Tennis che da anni ospita la struttura. Ambienti eleganti, discreti, fatti per cene romantiche ma anche per ricorrenze più importanti. Quando la stagione lo permette, ci si può accomodare anche nel giardino. Il tutto a due passi da Porta Napoli, nel cuore barocco della città. Il servizio è impeccabile e il menù è ricco. Dall’antipasto al dessert c’è un filo sottile che unisce ogni portata: la qualità. “È un percorso a cui noi teniamo molto – dichiara Alessandro – anche perché le aspettative e le esigenze dei clienti sono cambiate. C’è una maggiore consapevolezza nel sedersi a tavola e questo non può che farci piacere, perché lavoriamo con più soddisfazione e con stimoli sempre nuovi”. Anche l’abbinamento dei vini è studiato
con cura. “Ogni piatto – sottolinea Alessandra – ha il suo vino ideale, da servire ovviamente alla temperatura giusta per esaltare l’equilibrio tra aroma, sapori e gusto”. Sedersi all’Alex Ristorante diventa un’esperienza sensoriale dove anche l’occhio riceve la giusta attenzione. La stessa cura che Alessandra destina alla preparazione delle pietanze la riserva all’impiattamento, e le portate diventano piccole tavolozze di colori. “La nostra terra offre spunti notevoli ed una varietà interessante di ingredienti da cui attingere. Il pesce fresco, per esempio, è uno degli elementi fondamentali della nostra carta. Non manca mai. È il nostro biglietto da visita e pertanto lo trattiamo come merita. Si viaggia dalla semplicità dalla semplicità del pesce crudo abbattuto, in carpaccio, sashimi e tartare, ai frutti di mare aperti sul momento,
Alex Ristorante
dallo scorfano filettato e grigliato alle zuppe a basse temperature. Lo elaboriamo nei primi, accostandolo alla pasta fresca, secca o bio. Amo il mio lavoro – conclude – è il sogno di una vita e lo faccio con passione perché per me cucinare è gioia”. E la stessa gioia, che trasmette nei piatti, ha conquistato anche i palati più raffinati.
ALEX RESTAURANT. THE PARADISE OF SENSES A WELCOMING ENVIRONMENT AND THE FINEST FOOD Cooking is an art and its outcome may be magic. Alessandra Civilla – who creates little masterpieces at the Alex Restaurant – knows it. She is very young, but she has nothing to envy more experienced chefs. An excellent preparation, enthusiasm and creativity allow her to reinvent the traditional recipes. All dishes are made with great care, starting with the highquality ingredients. “We pet our customers, suggesting only the best”. According to Gambero Rosso, it’s the best restaurant in Lecce for its value for money, so much to deserve the coveted
“Due Forchette” award. “We are proud of this result – the owner Alessandro Libertini says – It rewards years of work and privations”. Alex Restaurant is nice to live in, too. Surrounded by the park of the Tennis Club, in the baroque city centre, it boasts elegant places. The service is impeccable and the menu is lavish. From the appetizers to the dessert, all dishes have one thing in
common: quality. “The customers’ expectations have changed – Alessandro explains – and this gives us an always new impulse. Even wine pairing is considered carefully”. Sitting at Alex Restaurant is a sensory experience where even courses become little colour palettes. “Our land offers outstanding ideas. I love my job – Alessandra ends – It’s my lifelong dream”.
PERSONAGGI
Dino amenDuni
LA PUGLIA? UNA REGIONE DIVERSAMENTE MERIDIONALE
Di lui la madre dice che “fa propaganda”. È Dino Amenduni, il fenomeno pugliese nel campo della comunicazione politica e dei social media Tra le tante storie di successo che la Puglia ha raccontato al resto del paese, c’è quella di un giovane che negli ultimi anni si è affermato a livello nazionale e non solo come uno dei più capaci esperti di comunicazione politica e social media: è Dino Amenduni, che abbiamo intervistato a margine di un’iniziativa sui talk show che si è tenuta a San Cesario di Lecce, a cura del gruppo informale Rigenerazione Politica. Partiamo con le questioni vitali. A 31 anni sei riuscito a spiegare che 40 41
lavoro fai a tua madre? “È andata a finire che mia madre ha capito così bene che lavoro faccio da aver ispirato la mia biografia su Twitter: ‘Dice le chiacchiere al computer’. Ogni tanto aggiunge: ‘Fa propaganda’. Anche questa definizione è sintetica quanto incontrovertibile. Mamma sa che lavoro tanto con questo aggeggio chiamato Mac e che sono rimasto silenzioso esattamente come da bambino, ma che in compenso scrivo tanto”. La tua formazione universitaria e pro-
fessionale si è sviluppata, comunque lo si veda, attraverso un decennio particolare nella storia della Puglia. Si può dire che, per certi versi, siete cresciuti insieme. Cosa era questa regione quando avevi 20 anni e cosa è oggi, secondo te? “Dieci anni fa la Puglia era una regione del Sud nel senso deteriore del termine. Facevamo parte di quell’immaginario, purtroppo duro a morire quando si pensa al meridione e ai meridionali, fatto di un mix di disincanto, sprechi e lassismo. Dieci anni dopo la Puglia
di gabriele de giorgi/foto pierpaolo schiavone
continua a essere drammaticamente terra di emigrazione (io resto qui, ma purtroppo una sola testimonianza non basta), ma è anche terra di attrazione e di curiosità. Siamo sempre e felicemente, almeno per quanto mi riguarda, una regione del Sud, ma siamo diversamente meridionali. In questa fase, e tra mille contraddizioni e limiti, teniamo accesa una fiammella di speranza, la speranza che il Sud possa essere molto meglio di com’è stato in questi decenni”. Da qualche anno il tuo lavoro ti porta in giro per l’Italia e non solo: osservi, accumuli esperienze, elabori riflessioni. Quali sono gli ingredienti che mancano alla Puglia per diventare un reale contenitore di opportunità
diffuse e non solo un incubatore di speranze? “Alla Puglia manca in primo luogo la consapevolezza del suo essere una regione ‘fica’, almeno in certi contesti e in certi ambienti. Quando vado in giro per l’Italia e dico che sono pugliese (è spesso la prima cosa che dico), la stragrande maggioranza dei miei interlocutori mi racconta la sua ultima vacanza da noi, o l’esperienza con il parente pugliese (chi non ha un parente pugliese oramai?) o la storia dei nostri pugliesi più conosciuti fuori regione, da Nichi Vendola a Checco Zalone. Allo stesso tempo si finisce nel paradosso opposto, cioè troppo spesso (anche in questi 10 anni) in Puglia ci si è accontentati della splendida cartolina che ogni anno arriva da fuori regione. È vero, stiamo meglio
rispetto al 2005, ma le incompiute sono davvero tante e negare l’esistenza dei limiti del nostro territorio è il modo migliore per rendere i pugliesi i primi detrattori, spesso a ragione, della Puglia. Ci vorrebbe un po’ di realismo in più, sia in positivo sia in negativo. E devo dire la verità: se non girassi tanto avrei a mia volta meno consapevolezza di questo paradosso in cui siamo stranamente imbrigliati da un po’ di tempo”. Sappiamo che nel Salento ci vieni spesso e volentieri: ci sono delle abitudini a cui non rinunci quando sei qui? “Quando passo a Lecce, i must sono rustici e pasticciotti di Bar Commercio o Alvino. Quando ho tempo si va al mare, Torre Lapillo è la mia spiaggia preferita in Italia e la Baia
PERSONAGGI
Dino amenDuni
SIAMO SEMPRE E FELICEMENTE, ALMENO PER QUANTO MI RIGUARDA, UNA REGIONE DEL SUD, MA SIAMO DIVERSAMENTE MERIDIONALI Dei Turchi a Otranto è super. Altra combo che mi piace frequentare è la Masseria Ospitale a Torre Chianca e la Masseria Melcarne a Torre Rinalda. E poi suggerisco un ristorante abbastanza imboscato ma che oramai è un luogo del cuore: Aia Noa ad Alezio, scoperto casualmente su TripAdvisor. Consiglio gli spaghetti con la mollica (pan grattato, acciughe, prezzemolo, peperoncino) e gli gnocchi alla gallipolina (una variante del misto ai frutti di mare). Insomma, come avrete capito apprezzo moltissimo il Barocco, ma preferisco mangiare”. Quali sono i cinque luoghi di Puglia più belli per te? 42 43
Conosco la Puglia meno di quanto vorrei, quindi sono sicuro di saltare qualcosa di imprescindibile. Direi: Via Venezia (la “Muraglia”) a Bari alle 7 del mattino; Torre Lapillo alle 7 di sera, Torre Guaceto quando non c’è vento, Ostuni praticamente tutto l’anno, la Foresta Umbra (che non vedo da tantissimi anni ma di cui ho bei ricordi d’infanzia). Se Dino Amenduni non fosse il social media manager di una delle agenzie specializzate più note nel Paese, cosa sarebbe potuto essere? Sbirciando sui social si direbbe un critico musicale oppure un cuoco…
“Credo che farei un dottorato di ricerca in comunicazione politica e proverei a fare il contropelo a quelli che attualmente fanno il mio lavoro. E non escludo mai che a un certo punto decida di passare dall’altra parte della barricata. Da giocatore ad analista, da osservato a osservatore. Il mio istinto da ricercatore è molto forte anche nel mio lavoro quotidiano e difficilmente riuscirò a tenerlo a bada per sempre. Critico musicale? Magari. Ci provai anni fa ma mi dissero che non ce l’avrei fatta. Qualche anno dopo me lo dissero anche quando avevo l’ambizione di fare il giornalista. Cuoco direi di no: non so cucinare e non ho voglia di imparare a farlo, però so leggere molto bene i menu”.
STEAK HOUSE & GRILL BIRRERIA EGGENBERG PUB TEX-MEX Pub | Restaurant | Tex Mex | Hamburgeria | Hot Dog Cocktail | Rumeria & Tequileria | Live music | Eventi Sky
MARTEDÌ live GIOVEDÌ festa della birra APERTO TUTTI I GIORNI DALLE 19 ALLE 02:30 Via Dei Perroni, 8 - LECCE
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PERSONAGGI
Dino amenDuni TORRE GUACETO
TORRE GUACETO
PH: TANKY
PH: TANKY
TRE IMMAGINI DELLA FORESTA UMBRA
APULIA? A DIFFERENTLY SOUTHERN REGION AMONG THE MANY APULIA’S STORIES OF SUCCESS, A YOUNG MAN HAS ESTABLISHED HIMSELF AS ONE OF THE MOST EXPERTS IN POLITICAL COMMUNICATION AND SOCIAL MEDIA: DINO AMENDUNI Has your mother understood what your job is? “She says I make small talk on the computer; sometimes she adds: “He campaigns”. She knows I am as silent as I used to be when I was a child, but that I write a lot”. What was this region when you were 20 and what is it today? Ten years ago, Apulia belonged to an unconscious of South made up of disenchantment, wastefulness and laxity.Then years later, it is still dramatically a land of emigration, but it is also a land of attraction and interest. We are differently southern. Among contradictions and limits, we keep the hope of a better South turned on”. What does Apulia lack in to become a true container of widespread opportunities? “The awareness of being “cool”. All around Italy, people tell me
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about their last holiday in our region, or one of our personalities’ story. Unfortunately, too many times, we have been satisfied with the stunning postcard coming from outside the region. We are better than we were in 2005, but there are still lots of unaccomplished things. If I travelled less, I would be less aware of this paradox”. Is there anything you wouldn’t renounce, here in Salento? “In Lecce, my musts are “rustici” and “pasticciotti”. Torre Lapillo is my favourite beach and BaiadeiTurchi is super. I like patronizing MasseriaOspitale, MasseriaMelcarne and the restaurant AiaNoa. I admire the Baroque, but I prefer eating”. What are your five best places in Apulia? “I would say: Via Venezia (the “Muraglia”), in Bari; Torre Lapillo; Torre Guaceto; Ostuni and the Foresta Umbra”. If you hadn’t been a successful social media manager, what could you have been? “I would try to criticize those who do my job. A music critic? Maybe. I wouldn’t be a chef: I can’t cook”.
QUANDO HO TEMPO SI VA AL MARE, TORRE LAPILLO È LA MIA SPIAGGIA PREFERITA IN ITALIA E LA BAIA DEI TURCHI A OTRANTO È SUPER
BAIA DEI TURCHI TORRE LAPILLO
OSTUNI
BIOGRAFIA Classe 1984, di Bari, socio, responsabile social media e consulente di comunicazione politica di Proforma (www.proformaweb.it). Terzino sinistro (scarso ma generoso) e capitano del Real Katenaccio, squadra di calcetto della periferia di Bari. Frase preferita: “Chi vola alto è sempre solo” di Rudolf Nureyev. A proposito, ho un blog di citazioni che si chiama Testi Pensanti. Testa pesante potrebbe essere, invece, il titolo della mia ipotetica autobiografia visto il carattere non esattamente orientato alla mondanità e al divertimento. BIOGRAPHY Born in Bari, in 1984, he is a social media manager and a political communication consultant in Proforma (www.proformaweb.it). My tagline: “Who flies high is always alone”, by Rudolf Nureyev. I have a quotation blog, “TestiPensanti”.
CAROFALO
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Agenzia Carofalo. Vince la qualità Per il quarto anno consecutivo l’agenzia leccese ha ricevuto la tripla AAA, ambito riconoscimento nazionale. Il “poker d’assi” è il frutto del lavoro e della passione con cui Silvia e Dario Carofalo si occupano dei clienti-soci 46 47
REALE MUTUA ASSICURAZIONI AGENZIA “LECCE” DI CAROFALO SILVIA E DARIO SRL via Niccolò Foscarini 2, Lecce tel. +39 0832 244113/0832 244840 - fax +39 0832 244663/0832 244664 - carofalo@carofalo.com - www.carofalo.com
DARIO E SILVIA CAROFALO CON IL PADRE, FONDATORE DELL’AGENZIA, SALVATORE CAROFALO
Un riconoscimento importante non solo a livello professionale, ma anche e soprattutto a livello personale. La tripla AAA conseguita per il quarto anno consecutivo dall’Agenzia Carofalo della Reale Mutua Assicurazioni di Lecce sancisce, ancora una volta, l’eccellenza del lavoro svolto dai fratelli Silvia e Dario Carofalo e da tutta la loro squadra. La lettera di congratulazioni inviata dal Direttore Generale di Reale Mutua, Dott. Luca Filippone, è un atto formale ma al tempo stesso i toni usati sono calorosi, proprio per sottolineare quanto sia eccezionale il risultato conseguito anche quest’anno. In poche righe, il numero uno di una delle più importanti e radicate realtà assicurative presenti in Italia esprime parole di stima nei loro confronti, ma la cosa che colpisce sono le frasi cariche d’affetto con cui si rivolge ai fratelli leccesi. E questo è sicuramente un valore aggiunto che dà un’impronta diversa all’encomio che, come già detto, viene attribuito all’agenzia di Via N. Foscarini per il quarto anno consecutivo.
Un record non da poco se si pensa che è una tre le pochissime agenzie a livello nazionale, unica in tutto il Centro-Sud Italia, ad aver ottenuto tale titolo. “Un poker d’assi”, per usare le parole del Direttore Generale che nella lettera indirizzata a Silvia e Dario, si esprime così: “Avete fatto diventare ordinario quelle che, poco tempo fa, sembrava straordinario”. “Siamo fieri e orgogliosi di questo risultato – spiegano i diretti interessati – anche perché in questo modo viene premiato il lavoro di squadra che è un valore in cui crediamo da sempre e che ci differenzia sul mercato assicurativo. Certo, un risultato così importante da un lato ci inorgoglisce, ma dall’altro ci spinge inevitabilmente a fare ancora e di più per confermare tale successo e, perché no, migliorare”. Ve l’aspettavate? “Beh, in effetti sì. Abbiamo raggiunto tutti i parametri e trattandosi di un dato oggettivo, l’esito era già sotto i nostri occhi. Sapevamo di rientrare nel rating. Ma la cosa che ci ha piacevolmente sorpresi è il record, cioè
l’essere riusciti per il quarto anno di fila ad ottenere questo risultato”. Nella lettera, il Direttore Generale sottolinea, tra le altre cose, l’efficacia del lavoro di squadra. “Il nostro nucleo familiare si arricchisce anche del prezioso supporto dei Collaboratori. Riuscire a lavorare in armonia, dando vita ad una certa complicità, crea un collante indispensabile per portare avanti l’attività svolta in agenzia”. In passato avete avuto altri encomi, ma questo è di certo il più rilevante. “Siamo abbastanza giovani, eppure facciamo questo lavoro da più di 20 anni. Nella nostra carriera abbiamo vissuto altri momenti importanti, abbiamo ricevuto svariati apprezzamenti. Ma oggi, quello che ci rende particolarmente orgogliosi sono le parole del Direttore Generale. Il tono quasi confidenziale che emerge leggendo la lettera, ci fa capire che Reale Mutua non dà importanza solo ai numeri, ma mette in primo piano anche le persone che operano in seno a
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questa storica Compagnia”. Silvia e Dario hanno un approccio con i clienti fatto di cura e attenzione. È nel loro DNA, l’hanno ereditato da papà Salvatore, fondatore dell’Agenzia. Il loro stile è improntato sulla professionalità, sulla cura del dettaglio e soprattutto sulla personalizzazione delle soluzioni suggerite. Ad ogni cliente vengono consigliate proposte fatte su misura, ed è questo a fare la differenza. Del resto, la filosofia aziendale è riassunta in poche parole: i clienti non sono semplicemente dei numeri. Chi si rivolge all’Agenzia Carofalo sa di poter contare sull’impegno e sull’esperienza di uno staff competente, pronto a dedicarsi completamente a loro, rispondendo ad ogni esigenza. La fiducia dei Clienti-Soci è ben riposta, ed i numeri lo confermano abbondantemente. “Garantiamo il massimo impegno in ogni settore, nulla è dato per scontato – sottolineano Silvia e Dario che aggiungono – la non banalizzazione dell’attività ha reso possibile raggiungere risultati così importanti”. Il cliente, dunque, è sempre al centro dell’attenzione e per accorciare qualsiasi distanza, da pochi mesi è stato completato il sito dell’Agenzia: www.carofalo.com. Strumento utile non solo per avvicinarlo a questa realtà, ma anche per rafforzare il rapporto con tutti i collaboratori.
“La comunicazione è di fondamentale importanza – ribadiscono – ed il sito è la vetrina più adatta anche per comunicare all’esterno tutte le attività portate avanti dall’Agenzia nota non solo per la professionalità ma an-
che per aver sponsorizzato numerosi eventi socio-culturali”. “Sono poche le realtà come la nostra – concludono soddisfatti – e la qualità viene premiata”.
CAROFALO COMPANY. THE QUALITY WINS FOR THE FOURTH YEAR RUNNING, LECCE’S COMPANY HAS WON THE TRIPLE AAA, A COVETED NATIONAL AWARD. THE “FOUR ACES” ARE THE RESULT OF THE PASSION SILVIA AND DARIO CAROFALO PUT WHEN DEALING WITH THEIR CUSTOMERS AND PARTNERS An important award both on a professional and on a personal level that highlights the excellent work carried out by the Carofalo brothers and by their team. The Congratulations Letter sent by the Reale Mutua’s General Director Luca Filippone shows a hearty tone, to stress the extraordinary results as well as the respect for them. An uncommon record at a national level, and the only in Central and Southern Italy. “Four aces” to use the Director’s words: “You have made ordinary what seemed to be extraordinary until recently”. “We are proud of this result. – those concerned explain – This rewards the team work we believe in and it leads us to do our best.” Did you expect it? “Being an objective fact, the result was obvious. What surprised us has been doing it for the fourth year running”. The General Director highlights the team working effectiveness “Our collaborators’ support is extremely valuable. Working in harmony is essential to carry on our activity.” You have won other awards, but this is the most relevant “What gives us pride are the Director’s words: they give priority to people, too.” Silvia and Dario’s approach is made of attention to details and customer care. Their style is made of professionalism and personalization of the suggested solutions, and this makes the difference. For the company, customers are not numbers. “We ensure maximum commitment in every sector. That has made achieving these important goals possible”. To shorten the distance to customers, the company web site has been completed in the last few months: www.carofalo.com. “The web site is the most suitable showcase to communicate all the company activities with the outside. There are few realities like ours and quality is rewarded”.
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SPECIALE FOTOGRAFICO
Luminarie
La realizzazione delle luminarie è una forma di espressione artistica estremamente affascinante. Tipiche delle feste patronali, assolvono a una funzione decorativa ma sempre più spesso assurgono al ruolo di protagoniste. Merito dei maestri che da generazioni si tramandano abilità materiali e progettuali e che non temono nemmeno l’innovazione tecnologica, come l’introduzione delle lampade a led. Il Salento vanta alcune delle aziende più affermate, tanto da essere invitate per prestigiosi allestimenti anche all’estero dove hanno conquistato premi e consensi. In queste fotografie di Pierpaolo Schiavone alcuni esempi: gli scatti si riferiscono ad eventi degli ultimi mesi nelle piazze di Lecce e provincia. THE ART OF FESTIVAL Lights are an extremely charming expression of art, the quintessence of the Saint Patron’s Festivals, thanks to masters’ material skills and technical innovation. Salento boasts some of the most successful companies - often invited abroad where they have won awards and approval.
L’arte della festa Festa di Santa Domenica/SCORRANO
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/foto pierpaolo schiavone
SPECIALE FOTOGRAFICO
Luminarie
Festa di Santa Domenica/SCORRANO
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PRODUZIONE BADGE PER EVENTI E ACCREDITI ON-SITE PRODUZIONE PLASTIC CARD RIVENDITA DI STAMPANTI PER CARD CLIP E PORTABADGE
SPECIALE FOTOGRAFICO
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Festa di Sant’Oronzo/LECCE
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Festa di San Rocco/LEVERANO
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PERSONAGGI
reBecca arnoLD
ERBE SELVATICHE PRIMAVERILI E ULIVI, VICINO A GALATINA
Rebecca Arnold: “Trovo qui il mio antidoto a New York” Intervista alla fotografa, protagonista di numerose e importanti campagne commerciali, che da alcuni anni non può rinunciare ad un soggiorno nel Salento Rebecca Arnold è una fotografa che vive a New York e che ha visitato circa 40 paesi in tutto il mondo, dedicandosi alla natura e alla cultura dei luoghi che ha conosciuto. Ha deciso di mettere la sua professionalità e la sua passione a servizio di molte organizzazioni no profit. I suoi scatti vengono quindi utilizzati a scopo promozionale e per la ricerca di fondi. Ha collaborato con il Nobel per la Pace Muhammad Yunus della Grameen Foundation nell’Africa dell’est e, grazie all’aiuto della Fondazione Clinton e del 58 59
Gruppo per la Filantropia Globale, Rebecca ha fotografato il lavoro del St. Luke’s Hospital di Haiti vincitore del premio Opus. Recentemente è stata in Brasile a documentare il lavoro di C.A.R.E. Il suo progetto è illustrato sul sito: www.rebeccaarnold.com. Dalle celebrità ai campi per i rifugiati, due estremi della condizione umana. È un modo per trovare un’altra Rebecca? “Rende interessante la vita. E amplia il mio bagaglio di esperienza umana, la mia
comprensione degli altri e di me stessa. Per oltre quindici anni, ho scattato foto editoriali e lavorato a campagne fotografiche commerciali di ampia portata. Adoro collaborare con persone profondamente creative e talentuose, che siano famose o meno. Sono dinamiche, libere di spirito e, ancora, sicure di se stesse e vulnerabili. Entriamo in connessione in uno spazio creativo, dominiamo insieme quell’onda e realizziamo un prodotto che, in ultima istanza, sarà visto da milioni di persone. Dall’altra parte, durante il mio lavoro come
di gabriele de giorgi/foto rebecca arnold
REBECCA ARNOLD CON UNA PROPRIA FOTO IN UN ORFANOTROFIO KENIOTA NEL 2007. HA INSERITO IL RITRATTO NELLA SUA MOSTRA “THE OTHERS INSIDE ME”, PARTE DI “NOTTE DELLA CULTURA”, UNA PRODUZIONE CONCEPITA DA ELENA RICCARDO PER CALLIOPE
UVA BIANCA NELLE CAMPAGNE TRA LECCE E TARANTO
fotografa volontaria insieme alle organizzazioni no-profit di tutto il mondo, potrei trovarmi in piedi in un container dell’ONU in mezzo al deserto giordano, o affezionarmi a bambini siriani rifugiati durante una lezione di arte-terapia. O sorseggiare del tè chai con un’anziana coppia, accanto alle capanne dal tetto di paglia, in Uganda. Prenderlo, assecondando la loro indole pura e gentile, non adulterata dalla moderna cultura pop. Tutte queste contraddizioni mi permettono di esplorare il mio fascino senza fine per la natura umana”. È stata in decine di nazioni e incontrato gli usi e i costumi più disparati, i contesti storici e naturali più variegati. Cosa l’ha colpita del Salento? “Il Salento è ancora relativamente tranquillo, autentico, semplice, ed ha eventi adorabili. Ho conosciuto l’Italia nel 1994. Trentasette nazioni dopo, è ancora la mia preferita. Dal 2012, ho iniziato a venirci regolarmente. Ho desiderato ardentemente l’Itala antica, in cui la bellezza è ovunque, le persone sono amabili, il cibo è fresco e il sole estivo intiepidisce le mie spalle. Trovo questo nel Salento. Il mio antidoto, il mio completamento, a New York. Sebbene ami esplorare gli estremi del mondo, il Salento presenta un equilibrio particolarmente accogliente, tra una vita dai ritmi lenti e tutti i migliori comfort. Il suo andamento mi ha rallentato e lascia che la versione innata e semplice di me
stessa si ristabilisca delicatamente dentro di me... E la gente è così amichevole”. C’è un ricordo al quale è particolarmente legata? Ecco una storia che dimostra la gentilezza del Salento attraverso una visita all’affascinante Acaya. Ammirai il suo castello e il suo fossato, poi passeggiai lungo le strade, superai una giovane madre sulla porta di casa che indicava un nido d’uccelli nella sua cassetta delle lettere. Quando mi fermai ad accarezzare un cane, il suo padrone si affacciò sull’uscio, un pittore. M’invitò ad entrare per vedere i suoi lavori. Ero affamata e, sebbene fosse troppo presto
per la cena, mi portò a un ristorante nelle vicinanze. Aveva un giardino semplice ma incantevole, con fiori e viti. L’uomo spiegò la mia intricata situazione al proprietario, accennando che fossi di New York. Il proprietario lanciò le braccia sopra la testa: ‘New York’! Gli italiani e i newyorkesi hanno una reciproca divertente adorazione. Il proprietario sistemò velocemente un tavolo di plastica al centro di un giardino vuoto. Poi, una sedia di plastica. Quindi, vi adagiò sopra una tovaglia di plastica e mi fece cenno di prendere posto. Quando finii il mio risotto, mi chiese cosa mi avesse portato nella regione. Cercai di spiegare che il motivo era stato una mostra fotografica
UN CANE DEL LUOGO AD ACAYA, CHE HA DATO INIZIO AD UN VIAGGIO VERSO UNA CENA PIACEVOLE PER REBECCA
PERSONAGGI
reBecca arnoLD
del mio lavoro no-profit, intitolata ‘The Others Inside Me’ per la Città di Lecce, per un evento della Giornata Internazionale della Donna. Essendo il mio italiano fin troppo patetico, tirai fuori il mio telefono, lo aprii e vi digitai sopra; sua figlia lesse ad alta voce. Lui ascoltò attentamente, poi sbarazzò i miei piatti. Chiesi il conto ma
lui, educatamente, disse “Li dia alle sue organizzazioni no-profit, il conto non c’è. Offre la casa”. In quel momento, il mondo sembrava giusto. Il Salento si era preso cura di me. Tutto andava bene… Lo ringraziai per il gesto tanto cortese e gli dissi che, un giorno, lo avrei ripagato. Mi consegnò un biglietto, Trattoria Acaya”.
PAPAVERI AL TRAMONTO, VICINO A BRINDISI
E quale pensa, piuttosto, sia un limite al suo potenziale sviluppo culturale e umano? “C’è qualcosa di geniale in New York. Diversamente dal resto d’America, che è più tradizionale. A New York non importa chi tu sia o non sia. Non importa cosa indossi, da dove provieni né la tua istruzione. Se arrivi e dimostri di essere bravo, prontamente ti apre le porte e ti indica la scalinata che ti porterà tanto in alto quanto le tue capacità ti consentiranno. Il Salento è delizioso ma ho notato che la libertà di incoraggiare a diventare velocemente produttivo, in un percorso di carriera, sembra essere un po’ ad un punto morto, a causa di una struttura gerarchica più rigida. Gli usi e i costumi italiani funzionano magnificamente in settori come quello alimentare e l’artigianato ma hanno i suoi lati negativi in altre aree, come gli affari. È triste vedere affievoliti l’ambizione e l’ottimismo dei suoi giovani. Io lo capisco. Le mie competenze non sono state riconosciute finché non mi sono trasferita nelle grandi città. Oggi, faccio consulenze e aiuto i giovani, lo staff e i componenti di organizzazioni di tutto il mondo, come le Nazioni Unite e i Dalai Lama Fellows”.
HO CONOSCIUTO L’ITALIA NEL 1994. TRENTASETTE NAZIONI DOPO, È ANCORA LA MIA PREFERITA. DAL 2012, HO INIZIATO A VENIRCI REGOLARMENTE REBECCA ARNOLD: “I FIND MY COMPLEMENT TO NEW YORK HERE” INTERVIEW TO THE PHOTOGRAPHER WHO CAN’T RENOUNCE HER STAY IN SALENTO Rebecca Arnold has put her passion at the service of many nonprofits and her shots are used for promotional purposes and fundraising. She has worked with the Nobel Peace Prize Muhammad Yunus, has taken pictures of St. Luke’s Hospital in Haiti and been to Brazil to inform of C.A.R.E. Her project is on www.rebeccaarnold.com. From celebrities to the refugees camps. Is it a way to find another Rebecca? “It stretches my understanding of others, and myself. In my volunteer work, I may be standing in a UN container in the middle of the Jordanian desert, bonding with Syrian refugee kids or sipping chai tea with an elderly couple in Uganda. All these contrasts allow me to explore my fascination with human nature”. What struck you of Salento?
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“Salento is still relatively quiet and has lovely highlights. I traveled through Italy in 1994. In 2012 I began coming regularly. Thirty-seven countries later, it’s still my favorite. In Italy beauty is everywhere. In Salento, I find my complement to New York. It’s pace lets the simple version of myself resettle delicately within me. And the people are so friendly. During a visit to charming Acaya, a painter walked me to a restaurant nearby. Italians and New Yorkers have an entertaining mutual adoration. The owner asked me what brought me to the region. I explained that I’d had a photo exhibit of my nonprofit work. When I asked for the check, he politely said: “It’s on the house”. In that moment, the world seemed right. Salento took care of me”. What do you think is rather a limit to its potential development? (in Salento) “NY doesn’t care who you are. If you prove you’re good, it shows you to the stairs that ascend as high as your capabilities take you. Salento is lovely, but the freedom to buoy up and become productive quickly seems a bit gridlocked. It’s difficult to see the ambition and optimism of its youth abated. I relate. My abilities weren’t recognized until I moved to the big cities”.
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Chef Rubio
“IL SAPORE SALENTINO È NEL PASTICCIOTTO”
Quattro chiacchiere con il re dello street food, tra ricordi e amicizie che lo legano al Salento, anche se il piatto per cui farebbe follie è barese 62 63
di mariella tamborrino/foto circus.it
Classe ’83, un passato da rugbista e un presente da giramondo. Tatuaggi e parlata romana accompagnata da sguardo provocante e ironico al tempo stesso, Chef Rubio (Gabriele Rubini) è il fuoriclasse dei fornelli. Il grande pubblico lo ha conosciuto grazie alla trasmissione “Unti e Bisunti”, road show che si muove alla scoperta dello street food, con sfide gustose sulla preparazione dei piatti tipici delle regioni italiane visitate di volta in volta. La terza stagione è già partita a settembre. Le nuove puntate andranno in onda su DMAX (canale
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I PIATTI DELLA TRADIZIONE A MIO AVVISO, SONO SACRI E VANNO LASCIATI COSÌ COME SONO CHEF RUBIO: “SALENTO’S TASTE IS IN THE PASTICCIOTTO” THE KING OF STREET FOOD AMONG SALENTO’S MEMORIES AND FRIENDSHIPS Chef Rubio – known by the audience thanks to the TV show “Unti e Bisunti” – is a cooking champion. Why the street food? “It’s the only having a history and it is as detailed as haute cuisine”. Italian food as well as Salento’s traditional food isn’t secret for him. Is there any memory you are particularly tied to? “My first memory is related to an Easter Monday spent with my friend Carlo Morelli, many years ago. Since then, I have often spent my holidays here”. What taste would you associate with Salento? “With “pasticciotto”, undoubtedly”.
Is there any Salento’s recipe you would renew? Traditional recipes are sacred and they must be left as they are. If you were here with “Unti e Bisunti”, which recipe would you propose? I would analyse the situation first. I would enjoy myself a lot. How important is look in your job? Look is a personal choice. Professionalism is what counts. Who would you cook with? With Cracco. He’s a very professional chef. What food are you crazy about? Bari’s curled octopus. It’s unique. Gabriele: passion and instinct? “I put passion in everything I do and I’m very instinctive. At the same time, I’m rational. Let’s say I’m a living oxymoron”.
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avere una storia. Chi lo definisce di serie B, solo perché ‘low cost’, non sa quello che dice. Lo street food ha la stessa minuzia e cura dei dettagli che viene riservata all’alta cucina. Cambia solo il contesto, ma la sostanza è la stessa”. La mappa culinaria italiana per lui non ha segreti, così come la tradizione salentina. Del resto le sue amicizie storiche lo riportano spesso nel tacco d’Italia dove in passato ha trascorso lunghi periodi di vacanza accumulando ricordi ed emozioni.
So, comunque, che mi divertirei molto”. Non più cuochi con la pancetta, ma vere icone sexy che fanno perdere la testa alle donne, anche a quelle perennemente a dieta. Tatuaggi, tartaruga, sguardo seducente, anche lei non è da meno. Quanto conta il look per chi fa questo mestiere? “Tartaruga? A casa mia ‘se chiama panza’. Sulle icone sexy non so che dire. Il look è una scelta personale. Quello che conta, alla fine, è la professionalità”.
Quale piatto salentino le piacerebbe rivisitare e in che modo? “Non rivisiterei nulla. I piatti della tradizione, a mio avviso, sono sacri e vanno lasciati così come sono”. Con “Unti e Bisunti” non ha ancora fatto tappa nel Leccese. Se dovesse venire qui, quale ricetta proporrebbe per la sfida? “Purtroppo non siamo ancora capitati nel Salento ma semplicemente per ragioni logistiche. Le ricette che propongo sono frutto di un accurato sopralluogo. Se dovessi registrare la puntata nel Leccese mi regolerei solo dopo aver studiato bene la situazione. 64 65
Il cibo per cui farebbe follie? “Il polpo arricciato che si mangia a Bari: crudo e sbattuto. È un qualcosa di unico”. Gabriele in due parole: passione e istinto? “Metto tanta passione in quello che faccio e sono molto istintivo. Al tempo stesso sono razionale. Diciamo che sono un ossimoro vivente”.
PH: PIERPAOLO SCHIAVONE
A quale sapore o ricetta assocerebbe il Salento? “Sicuramente al pasticciotto. La prima cosa che mi viene in mente è questo dolce tipico, buonissimo, che ho assaggiato per la prima volta da ragazzino e che continuo ad assaporare tutte le volte che passo da queste parti”.
PH: PIERPAOLO SCHIAVONE
Ce ne sono alcuni a cui è particolarmente legato? “Il primo ricordo legato a questa terra mi riporta a una Pasquetta di tanti anni fa trascorsa in compagnia del mio amico Carlo Morelli (oggi surfista e fondatore di surfinsalento.it). Ci conoscemmo da bambini durante una vacanza in Sardegna e da allora siamo diventati grandi amici. Da ragazzino, sarò stato poco più che adolescente, venni a trovarlo Lecce durante il periodo di Pasqua e da allora ci torno sempre molto volentieri”.
Un’avventura a quattro mani dietro ai fornelli: chi sceglierebbe fra Cracco, Borghese e Rugiati? “Sicuramente Cracco. È una persona preparata e che rispetto come professionista e come chef. Ha esperienza da vendere e da lui avrei solo da imparare”.
Lo scorso agosto abbiamo incontrato Chef Rubio a Torre dell’Orso. Insieme a Roberto Angelini, musicista, cantautore, produttore e chitarrista della Gazebo Band (Rai Tre) è stato protagonista di una serata divertente, alla Casaccia, dove ha interpretato una ricetta a suon di musica. Una piccola jam session fra amici, all’insegna del sound e del food. Per l’occasione, il mago dei fornelli ha preparato un piatto a base di maialino nero casertano. I vari passaggi della ricetta sono stati sottolineati dalla musica di Angelini che ha riprodotto, in maniera del tutto originale, i suoni della cucina: note di gusto e note musicali assortite insieme per un effetto insolito e piacevole. Il duo inedito, nato da un’idea di Titti Stomeo, ha subito conquistato il pubblico salentino. We have met Chef Rubio in Torre dell’Orso. Together with Roberto Angelini, he has been the protagonist of a funny event. A little jam session marked by sound and food, for an unusual and delightful effect. The pair has captivated Salento’s audience.
TRADIZIONI
ciBo Di straDa
ARISTOCRATICO E CITTADINO QUANTO BASTA, LO
STREET FOOD SALENTINO 66 67
di jlenia m. gigante/foto pierpaolo schiavone
SCAPECE. A SINISTRA, LA COPETA
Nelle sagre e nelle feste patronali la tipicità dei prodotti caratterizza il cibo di strada, ma solo nel rustico e nel pasticciotto si gusta l’anima aristocratica e cittadina della tradizione “Ci passu [..] te la chiazziceddha me visciu ‘nnanzi sempre ‘ddhu vagnone, cu ‘na cascetta mpisa [..] ch’a tutti scia cantandu [..]: lupini, passatiempu e fae ‘rrustute [..]”. Il cibo di strada non è un’invenzione odierna. È una realtà quotidiana che attraversa le strade, è di casa nei mercati, anima le sagre, le feste, popola le piazze dei paesi. Così lo raccontano le parole in vernacolo prese in prestito dall’autore salentino Giuseppe Marzano: in Piazza Vittoria a Collepasso già negli anni ’50 si materializzava in un venditore ambulante che con una cassetta appesa al collo gridava ‘lupini, passatempo, fave arrostite’. Nello street food salentino, attualizzato dall’espressione anglofona, non si annovera-
no solo semi. Al contrario, rientrano molte preparazioni che si prestano al consumo veloce dal costo contenuto e, eventualmente, alla vendita ambulante. Certo, come altri territori, anche l’antica Terra d’Otranto ha aperto le porte a contaminazioni e abitudini alimentari extraterritoriali. A parte, però, il kebab, il sushi, le crepe, le piadine che ammiccano ovunque, l’attitudine del cibo di strada del Tacco di Italia fonda la sua struttura sulla tipicità delle materie prime ed è declinabile a tutto pasto. Il menu proposto, infatti, offre una varietà di preparazioni – sia fredde che calde – che spaziano dai prodotti da forno, agli ortaggi, dalla carne al pesce, per chiudere con il dolce. Tutt’altro, quindi, dal pasto veloce
e di bassa qualità con cui è etichettata questa modalità di consumo. Anzi, spesso si rivela la forma migliore per godere di un itinerario alla scoperta del volto nascosto del Salento, fatto di vicoli, piazze, monumenti e scorci di mare. A giusta ragione, però, qualcuno potrebbe obiettare sull’esistenza, oggi, di un vero e proprio “street food” salentino, perché – a meno di qualche “camioncino” dove trovare il panino con la “servola” (introdotto, pare, da Tommaso Scarlino, imprenditore che ha costruito il suo successo con i wurstel girando per le feste patronali) – di rado si tratta di un commercio ambulante e, molto, più spesso alberga nei bar, nei chioschi, nelle friggitorie.
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ciBo Di straDa
IL MENU PROPOSTO OFFRE UNA VARIETÀ DI PREPARAZIONI – SIA FREDDE CHE CALDE – CHE SPAZIANO DAI PRODOTTI DA FORNO, AGLI ORTAGGI, DALLA CARNE AL PESCE, PER CHIUDERE CON IL DOLCE RUSTICO
LUPINI
prodotti agroalimentari tradizionali del ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali. Stiamo parlando del rustico leccese e del pasticciotto: il primo prodotto da forno, l’altro da pasticceria, risalenti al lontano ‘700 e trasbordati dalle cucine nobili dei grandi centri ai forni delle attività commerciali. Due preparazioni aristocratiche quanto basta per farsi apprezzare dalla bocca di tutti. Cotti in forno entrambi – ma uno salato, l’altro dolce – sono irresistibili bontà che i leccesi non rinunciano ad assaporare roventi. Nel rustico è la pasta sfoglia – ben stesa – a custodire un cuore di besciamella, mozzarella fior di latte,
polpa di pomodoro e pepe. La pasta frolla è, invece, il corpo sontuoso del pasticciotto dalla dolce anima di crema. Non si può dimenticare, infine, l’alfiere nato all’ombra del barocco nel secondo dopoguerra, probabilmente dall’idea di Antonio Quarta, anche se il dibattito resta aperto, come testimonia un articolo pubblicato sullo scorso numero di Salento Review: il caffè in ghiaccio da servire con latte di mandorla. Una delizia della tradizione da sorseggiare in piazza come in spiaggia e da contrapporre fieramente alla nuova tendenza da street food riconosciuta per il 2015: il brodo da passeggio. PASTICCIOTTO
Ma questo non ne cambia la natura, giacché la Fao definisce “street food” gli alimenti, bevande incluse, già pronti per il consumo, venduti, e qualche volta preparati, in strada o in luoghi pubblici di facile accesso. Un dato è assodato: se nell’Italia del Nord dilaga il business dei food truck con i relativi festival dedicati, e impazza la mania dell’apecar modalità street food (tanto che a Galatina un’azienda le allestisce, sebbene in tutta la Puglia ne girino solo due), l’offerta gastronomica salentina da strada, prende realmente forma durante le numerose sagre e feste patronali. Proprio da questi contesti, è possibile trarre un ricettario tradizionale: pucce, pizzi o sceblasti, taralli, pettole e polpette, calzone, frisa, “ulie cazzate” (olive schiacciate), scapece e frittura di calamari e seppie, bombette (dell’alto Salento e della Valle d’Itria), salsicce a punta di coltello e costatine di maiale per imbottire i panini, cupeta e spumone. Un’offerta ampia che si arricchisce di due cibi, validi in ogni stagione ed esclusivi del territorio, inclusi nell’elenco nazionale dei 68 69
SALENTO STREET FOOD, UST ENOUGH ARISTOCRATIC AND URBAN RUSTICO AND PASTICCIOTTO HOLD THE ARISTOCRATIC AND URBAN TASTE OF TRADITION The Salento street food is a daily reality, made up not only of seeds but by high-quality raw materials, too. The menu offers a wide range of preparations, from the first course to the dessert, that accompany in an itinerary, intended to unveil the Salento’s hidden essence. It is a proper street food - even if it is seldom sold in outdoor markets - as FAO considers “street food” all that food sold in easily accessible public spaces. But it’s during patron saints’ celebrations and local festivals that you can taste the authentic Salento street food. A wide supply enriched by two irresistible delicacies: Lecce’s rustico and pasticciotto. Dating back to the 18th century, the former is a baked salty product; the latter is a sweet pastry. In rustico, the fillo dough holds a filling made of béchamel, mozzarella, tomato pulp and pepper. The shortbread is the rich pasticciotto custard-stuffed body. Last but not least, coffee on the rocks, with almond milk. Born in the shadow of the Baroque, probably by an Antonio Quarta’s idea, it is a delicacy to taste everywhere.
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traDizioni
Il rito del corteggiamento: come si usava una volta Far notare il proprio interesse per una fanciulla e, ancor piÚ, ottenere l’attenzione e la benevolenza della madre, richiedeva alcune pratiche che ancora oggi sono riposte nella memoria della cultura popolare 70 71
di enzo turco/foto pierpaolo schiavone
“Ci m’ha taccarisciatu la figghia mia?” Non so quanti hanno sentito questa frase e quanti ne conoscono il significato, ma penso che siamo sui piccoli numeri. Dietro questa domanda, un tempo, si nascondeva un piccolo grande dramma familiare. Solitamente era una mamma ansiosa e seriamente preoccupata che andava in giro a farla a vicini, parenti ed amici. Il tutto nasceva dal fatto che, senza alcun preavviso, uno “sconosciuto pretendente” aveva dichiarato i suoi sentimenti verso la figlia senza prima farsi notare! Sì, proprio così: “lu taccarisciamentu” era una vera e propria dichiarazione d’amore con cui lo spasimante avviava un lungo e complesso cerimoniale che si sviluppava attraverso diverse fasi e si concludeva, se tutto andava bene, con il matrimonio. Come per le altre ritualità che accompagnavano la vita dei nostri nonni e che andavano rigorosamente rispettate (nascita, battesimo, matrimonio, morte) anche questa si svolgeva secondo un preciso copione noto a chi aveva parte attiva. Ma andiamo con ordine e partiamo dall’inizio. Prima di andare avanti, infatti, occorre calarsi nel tipo di società che faceva da sfondo alla dura quotidianità del popolo salentino del XIX secolo, formato per il 90 per cento da contadini semianalfabeti. Solo così comprenderemo le tribolazioni del po-
vero innamorato che vuole dichiarare il suo amore alla donna della sua vita nel rispetto di un ritualismo apparentemente rozzo e arcaico. Per prima cosa bisognava farsi notare dalla giovinetta con molta discrezione e solo dopo qualche tempo in forma più palese. Il sistema più usuale era il continuo, ma visibile, passeggio sotto casa della fanciulla con lancio di sguardi furtivi e ammiccanti verso le finestre convenientemente serrate dell’amata. Qui immancabilmente occhi interessati e indagatori, se non della giovinetta, certamente della madre, lo scrutavano e lo valutavano. I più coraggiosi, talvolta sfacciati, andavano al di là del passeggio predisponendo le classiche serenate notturne. È vero che spesso disturbavano l’intero vicinato provocandone la reazione, ma servivano alla buona madre di famiglia per soppesare, in base al tipo e al numero dei musicanti, la solidità economica dello spasimante. A proposito di serenate, non si pensi che queste fossero delle canzonacce da osteria: alcune erano anzi delle bellissime poesie musicate, come quella che divenne il cavallo di battaglia del famoso tenore leccese Tito Schipa e che ancora oggi, al rintocco del mezzogiorno, risuona spesso in piazza Sant’Oronzo.
“Quannu te llai la faccia la matina /L’acqua Ninnella mia, nu la menare/ ca ddu mini tie nasce na spina/ e poi nasce na rosa pe ‘ndurare/ Mo passa lu speziale e nde la tira/ pe fare medicine pe sanare”. Quando ti lavi la faccia la mattina/ l’acqua, Ninnella mia, non la buttare/ perché dove la butti tu nasce una spina/ e dopo nasce una rosa fatta per odorare./ Ora passa lo speziale e la raccoglie,/ per farne medicine per guarire Certo di essere stato notato, il corteggiatore passava alla fase della dichiarazione per la quale si attrezzava con un tronchetto di ulivo (in dialetto taccarieddhru). In alcuni paesi si trattava di un ramo d’ulivo, pianta che rientra sempre nelle tradizioni e nelle ritualità salentine: lo posizionava nottetempo, ben ritto – chiaro riferimento fallico – davanti alla porta d’ingresso della casa della fanciulla. Al mattino quando la madre andava ad aprire, alla vista di quel segnale dell’interesse di un giovane per la figlia, dava inizio ad una sceneggiata ad uso e consumo del vicinato per dimostrare il suo stupore e la sua meraviglia per “lu taccarisciamentu”. Quindi rientrava in casa per un consulto familiare sulla risposta da dare. Se il giovane non era gradito alla madre – era lei che, in effetti, decideva della sorte della figlia –, costei prendeva “lu taccari-
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IL SISTEMA PIÙ USUALE ERA IL CONTINUO, MA VISIBILE, PASSEGGIO SOTTO CASA DELLA FANCIULLA CON LANCIO DI SGUARDI FURTIVI E AMMICCANTI
eddhru” e lo lasciava “curcatu a ‘nterra” (posato per terra) accanto a casa. Il giovane spasimante, ripassando la sera, apprendeva in tal modo che la sua richiesta era stata respinta; riprendeva, quindi, il pezzo di tronco e andava via triste e disilluso. In caso di comune gradimento, ella portava e tratteneva in casa “lu taccarieddhru”. Ciò faceva capire all’innamorato che l’esito era positivo e che si poteva passare alla fase successiva: “lu parlamentu” che avrebbe visto impegnati i suoi genitori con quelli della “zzita” per la richiesta ufficiale della mano e per gli accordi per “la trasatura” ossia le regole con cui i due giovani si sarebbero frequentati da fidanzati. Rituali, questi, che racconteremo nei prossimi numeri. 72 73
THE COURTSHIP RITUAL: AS THEY ONCE USED POINTING OUT ONE’S OWN INTEREST TO A MAIDEN, AND ACHIEVING HER MOTHER’S INDULGENCE, ASKED FOR SOME PRACTICES STILL IN THE POPULAR CULTURAL MEMORY Everything arose when an “unknown suitor” stated his feelings for her daughter. “Lu taccarisciamentu” was a proper declaration of love, by which the beau started a complex ceremonial ending up with the marriage, if everything ran smoothly. As with other rituals, this too developed according to a strict script, deriving from a kind of society – the 19th century Salento’s society - made up for its 90 percent by semiliterate peasants. First of all, it was necessary the beau was discreetly noticed. The most used method was passing - repeatedly and visibly - past the maiden’s house, staring stealthy and twinkly at her properly-closed windows. Here, the mother’s enquiring eyes were examining and evaluating him. The bravest serenaded at night. Serenades were useful to understand the beau’s financial viability. Some of them were wonderful poems in music, like the famous Lecce’s tenor Tito Schipa’s. After having been noticed, at night the suitor declared his love by placing an upright olive branch at the maiden’s house front door. In the following morning, at the sight of that signal, the maiden’s mother started an act to show her wonder. Then, she went back home for a family consultation to decide the answer to give. If the young man was unwelcome, the mother let the olive branch lying on the ground. If he was welcome, the mother took the branch home; the suitor and his parents could pass on the official asking of the maiden’s hand.
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di mariella tamborrino/foto pierpaolo schiavone
NEL
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DIPINTO
PRESTIGIOSA, ALL’AVANGUARDIA, TECNOLOGICAMENTE FRA LE PIÙ AVANZATE A LIVELLO INTERNAZIONALE: BENVENUTI NELLA SCUOLA VOLO DI GALATINA
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Non una semplice scuola di volo: quella del 61º Stormo di Galatina può essere definita a tutti gli effetti una scuola di vita. Qui si entra per realizzare un sogno e dopo una lunga fase di addestramento piuttosto impegnativa e faticosa si diventa piloti. Tutto ciò che ruota attorno alle lezioni, alle prove, alle simulazioni di volo è vita, quella che attraversa i giovani di tutta Italia che, concluso l’iter dell’Accademia Militare, arrivano al “Fortunato Cesari” con gli occhi pieni di entusiasmo ed il cuore pronto a spiccare il volo. È qui che si formeranno per conseguire il brevetto di pilota militare. Alla base c’è una profonda passione per quest’attività, ma la passione da sola non basta. Per diventare piloti, o
istruttori di volo, occorrono altre qualità. “La prima – sottolinea il Col. Paolo Tarantino, comandante del 61º Stormo – è la flessibilità mentale. Il volo è una condizione dinamica, sia in termini spaziali che temporali. Senza la flessibilità e la capacità di adattarsi alle mutevoli condizioni, il pilota non può gestire al meglio la macchina e la missione a lui assegnata. Servono anche coordinazione, agilità
mentale, predisposizione allo studio e all’apprendimento e, naturalmente, efficienza fisica”. L’addestramento al volo militare è un’attività lunga e complessa che si articola in quattro step: nella “Fase I” si valuta il potenziale di un allievo per l’attività di pilotaggio e viene svolta presso il 70º Stormo di Latina sul T-260B, un velivolo ad elica.
IN THE BLUE PAINTED BLUE PRESTIGIOUS AND TECHNOLOGICALLY ADVANCED: WELCOME TO GALATINA’S FLYING TRAINING SCHOOL The 61st Wing is a school of life. Here you make the dream to become a military pilot come true. When the Military Academy training process ends, youngsters from all over Italy arrive at “Fortunato Cesari”. “The first quality to become a pilot or a flight instructor – Col. Tarantino highlights – is the ability to adapt to ever-changing conditions. Coordination, learning aptitude and body efficiency are needed, too”. Training to military flight is a complex activity, divided into four steps: in “Phase I”, the student pilots’ potential is evaluated on a T-260B. In “Phase II”, the flight training continues on a T-339A aircraft. Now, the students will be assessed and addressed to their future job. Only students remained in Lecce will pilot fighter aircrafts. “Here, they will train on a FT-339C aircraft, – Col. Tarantino adds – until they achieve their Military Pilot License, culminating with the suggestive delivery of “Wings with the Eagle” (Phase III). During Phase IV, an advanced Lead-Into-Fighter Training is carried out, and a technological jewel – a T-346A – is used. Galatina’s airport is a prestigious centre, recently become an International Aircraft Flying Training School. “It is fundamental to further improve our training sector, if we want to keep our leadership, and to increase the investments on the required infrastructures. In this particular historical period, the Italian Air Force can provide effective and reliable flight training. Our excellence is the result of the airport’s staff’s daily work, of its competence and passion”. Even Samantha Cristoforetti, the first Italian woman in space, has been in this school: between 2006 and 2007, she completed here the flight training previously started in the USA. “For every passionate about flight, – the colonel says – flying makes a dream come true: being continuously in search of perfection, soaring in the air, according to a natural and inborn tension towards Infinity”.
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IL COMANDANTE PAOLO TARANTINO
DA QUESTE AULE È PASSATA ANCHE SAMANTHA CRISTOFORETTI, PRIMA DONNA ITALIANA AD APPRODARE NELLO SPAZIO
Nella “Fase II” , che dura circa sette/otto mesi, si procede con l’addestramento al volo su jet, attività, questa, che viene svolta presso il 214º Gruppo Istruzione Professionale e il 213º Gruppo Volo del 61º Stormo su velivolo T-339A. Il compito fondamentale dell’istruttore è quello di
riuscire a valutare le capacità e le potenzialità di ogni allievo, indirizzandolo verso la linea su cui sarà impiegato: jet, trasporti, elicotteri e aerei a pilotaggio remoto. Una volta concluso questo periodo di formazione, nel Salento restano solo gli allievi destinati a pilotare aerei da
caccia, mentre gli altri proseguono il loro percorso formativo nelle scuole di “Fase III” per i trasporti (a Pratica di Mare); per gli elicotteri (a Frosinone) e per i velivoli a pilotaggio remoto (negli USA). “L’allievo che resta a Galatina – prosegue il Col. Tarantino – si esercita sul velivolo FT-339C presso il 213º Gruppo Volo fino al conseguimento del brevetto di pilota militare che culmina nella suggestiva ‘Consegna delle Aquile’, cerimonia durante la quale sul petto dei neo-piloti viene appuntata l’ambita e prestigiosa aquila turrita”. L’ultima fase, la IV, si svolge presso il 212º Gruppo Volo. Si procede con l’addestramento avanzato propedeutico per l’attività su velivoli aerotattici o da caccia (Lead Into Fighter Training, LIFT): per questa fase viene impiegato il T-346A, il nuovo trainer delle forze armate, un vero e proprio gioiello tecnologico. 78 79
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L’aeroporto di Galatina è un centro prestigioso promosso, recentemente, in scuola internazionale per piloti di jet. In questa scuola, già a partire dagli anni ’50, si sono formati piloti di diverse nazioni: Ghana, Tunisia, Congo, Iraq, Emirati Arabi Uniti, Guatemala, Eritrea, Francia, Austria, Singapore e Kuwait. “Da novembre – prosegue il comandante – addestreremo istruttori polacchi per il T-346. Inoltre sono in cantiere altre tipologie di cooperazione internazionale. Per mantenere questa posizione di leadership sarà fondamentale che ognuno giochi bene il proprio ruolo: noi, uomini e donne “in azzurro”, continueremo a lavorare con sacrificio per potenziare e perfezionare il bagaglio di esperienze nel settore addestrativo; altrettanto importante sarà continuare a credere nella crescita di questa base, incrementando gli investimenti e consentendo la realizzazione delle strutture e delle infrastrutture necessarie per far divenire la Scuola Volo di Galatina un
L’AEROPORTO DI GALATINA È UN CENTRO PRESTIGIOSO PROMOSSO RECENTEMENTE IN SCUOLA INTERNAZIONALE PER PILOTI DI JET vero centro di eccellenza internazionale nel campo dell’addestramento al volo”. E su questo punto non ci sono dubbi, prova ne sia l’ultimo accordo, in ordine di tempo, siglato pochi mesi fa con la Royal Netherlands Air Force secondo il quale i militari olandesi seguiranno i programmi di addestramento dei piloti italiani nell’ambito delle attività del 212º Gruppo di Volo. “In questo particolare momento storico l’Aeronautica Militare Italiana, con il 61º Stormo – puntualizza il Col. Tarantino – ha tutte le carte in regola per poter fornire
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un addestramento al volo efficace e credibile, ha competenza, professionalità e mezzi.” Il nuovo sistema di formazione adottato dalla forza armata ha assegnato un ruolo determinante alla base aerea salentina, facendola assurgere a centro di formazione internazionale per piloti da caccia. Altro passaggio fondamentale, che ne fa una realtà importante a livello internazionale, è l’introduzione del nuovo velivolo trainer, il T-346A. “L’eccellenza che in più ambiti ci viene riconosciuta – afferma Tarantino – è frutto del lavoro di tutti i giorni del
personale dell’aeroporto, della sua competenza e della passione che lo anima, e lo porta ad indossare con orgoglio l’uniforme azzurra”. E restando in tema di “eccellenze”, vale la pena ricordare che da queste aule è passata anche Samantha Cristoforetti, la prima donna italiana ad approdare nello spazio. La giovane pilota, tra il 2006 ed il 2007, ha completato a Galatina l’addestramento avviato precedentemente negli Stati Uniti. Una parentesi professionale a lei cara, tanto da ricordarla anche durante la sua missione, con un tweet carico di pensieri ed emozioni rivolti ai suoi trascorsi salentini. “Per qualunque appassionato del volo – conclude il comandante – volare significa realizzare un sogno: è andare continuamente alla ricerca della perfezione, è librarsi in aria seguendo una naturale e innata tensione verso il cielo, verso l’infinito, verso lo spazio, la cosiddetta quarta dimensione”.
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PREMIO TERRE DEL NEGROAMARO
maniFestazioni
La vetrina delle eccellenze salentine Grande festa, a Guagnano, per la settima edizione della manifestazione nata per promuovere il territorio. Premiata la “Fondazione Notte della Taranta”, ambasciatrice del Salento nel mondo ALESSANDRO QUARTA
Non poteva che essere una vera e propria festa, vissuta con entusiasmo dagli abitanti di Guagnano ma anche dai numerosi turisti che amano questo appuntamento con lo spettacolo, la tradizione e il buon cibo. Il Premio Terre del Negroamaro, SERGIO BRIO CON FERNANDO PROCE
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giunto alla sua settima edizione, si è confermato momento clou dell’estate salentina richiamando nel borgo a nord di Lecce il pubblico delle grandi occasioni. Per il terzo anno consecutivo la direzione artistica è stata affidata al vulcanico ed instancabile Fernando Proce, voce storica di Rtl 102.5 ed anche quest’anno l’evento è stato realizzato grazie al lavoro congiunto portato avanti dal Comune di Guagnano, dal Comitato Tecnico e dal Gal Terra d’Arneo. Sul palco allestito in Piazza Madonna del Rosario si sono avvicendati volti noti del mondo dello spettacolo, dello sport, imprenditori, giornalisti. Una scia di sorrisi, voci, premi ad illu-
minare una calda notte d’agosto, con un sottofondo da sogno ricamato dalle note del violino di Alessandro Quarta, musicista eccelso, figlio di questa terra, ma famoso in tutto il mondo. Pioggia di premi, suddivisi in tre sezioni: “Premio Ambasciatore del Negroamaro”, “Premio alla Comunicazione” e “Premio Radici di Negroamaro”. L’idea alla base del progetto è rimasta immutata: valorizzare questa terra e le sue tipicità. “In questo territorio ci sono cantine importanti – afferma il primo cittadino Fernando Leone – realtà ben consolidate che ci hanno spinto a organizzare una serata interamente dedicata ad uno dei protagonisti del nord Salento”.
PREMIO TERRE DEL NEGROAMARO Comune di Guagnano - Piazza Maria SS. del Rosario, 73010 Guagnano (LE) tel. +39 0832 704021 - www.comunediguagnano.it - Antonio Congedo cordinatore CTO - tel. +39 349 1551843 - congeant@libero.it
Il premio principale, quest’anno è stato consegnato alla “Fondazione Notte della Taranta” per l’importante potere di divulgazione del territorio. A ritrarlo, il
sindaco di Melpignano Ivan Stomeo che ha sottolineato l’importanza del festival il cui merito sta nel fatto di aver fatto conoscere il Salento a tutto il mondo. Applausi e commozione quando sul placo è salito il Col. Carlo Calcagni a cui è stato consegnato il “Premio Radici”. La sua toccante testimonianza è stato il messaggio più bello lanciato da Guagnano. La malattia dopo una missione in Bosnia-Herzegovina, la grande forza di volontà ed il coraggio nell’affrontare
LA PREMIAZIONE DEL COLONNELLO CARLO CALCAGNI
MARIO VENUTI
IL MAESTRO BEPPE VESSICCHIO
CESKO DEGLI APRÈS LA CLASSE
il calvario e alla fine la speranza e la voglia di andare avanti nonostante tutto. “Non bisogna arrendersi mai – ha detto – nemmeno di fronte alle prove più difficile che la vita ci presenta”. Gli altri premi sono andati a Sergio Brio (Sport), Piernicola Leone De Castris (Ambasciatore del Negroamaro); Beppe Vessicchio e Salvatore Cordella (Premio Speciale Terra d’Arneo) e a Cesko Arcuti, leader degli Aprés la Classe (Premio Speciale La Radio Sale). Non poteva mancare, anche quest’anno, il Premio Giornalistico Terra del Negroamaro ideato e promosso dal Gal Terra d’Arneo. Questi i riconoscimenti: Enzo Di Giacomo (categoria stampa); Fabiola Pulieri (categoria web); Daniel Della Seta (categoria radio); Mario Lozzi (categoria TV). Una menzione speciale è andata a Valentina Perrone, giornalista di Affaritaliani.it. Altre menzioni, infine, per Giuseppe Massari e per Claudio e Francesco Giannetta. Premio Speciale Terre del Negroamaro al Presidente del Gal Terre d’Arneo Cosimo Durante. Cittadinanza onoraria al viticoltore Claudio Quarta. Targa al merito, infine, all’imprenditore napoletano Salvatore Marano, alla pittrice Consiglia Verogri e a Mattia Isaia Suffianò, giovane, anzi, giovanissima promessa della musica con i suoi 11 anni ed il suo immenso talento. Gran finale con il concerto di Mario Venuti.
THE SHOWCASE OF SALENTO’S EXCELLENCES IN GUAGNANO, A BIG PARTY TO CELEBRATE THE AWARD 7TH EDITION HAS COMBINED SHOW, TRADITION AND GREAT FOOD, AND ATTRACTED THE PUBLIC FOR SPECIAL OCCASIONS F. Proce was assigned the art direction and the event was realized by the Municipality of Guagnano, the Technical Committee and the Gal Terra d’Arneo. On the stage, many familiar names. Lots of awards have lit a hot August evening, to the notes of Quarta’s violin, a sublime musician, born in this land but well-known all over the world. The idea behind the project was to value this land and its typical products. The main award has been won by the “Fondazione NottedellaTaranta”, Salento’s ambassador in the world, accepted by Melpignano’s mayor. Clapping and emotion when the Lt. Calcagni was assigned the “Root Award”. “Never give up – he said – not even in front of the hardest trials”. Among the other awards, we cannot forget those given to S. Brio, P. Leone De Castris, B. Vessicchio, S. Cordella, and Cesko, leader of the Après la Classe. A Special Award to the Gal Terre d’Arneo’s President C. Durante. Honorary citizenship to the winemaker C. Quarta. Plaque of merit to the entrepreneur S. Marano, to the painter C. Verogri and to the 11-year-old talented musician M. I. Suffianò. Great ending with Mario Venuti’s concert.
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di francesca delli carri/
APRÈS LA CLASSE…
DE LA BONNE MUSIQUE PH: FLAVIO & FRANK
IL GRUPPO CHE CANTA IN FRANCESE IL SALENTO (E NON SOLO) CI RACCONTA IN UN’INTERVISTA I SUOI VENT’ANNI DI ATTIVITÀ
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PH: FLAVIO & FRANK
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Park” (On the road music factory) e un indimenticabile “concerto di compleanno” in collaborazione con gli amici Sud Sound System, Caparezza e Negroamaro. “Mammalitaliani” (Sunny Cola) nel 2010 segna una nuova svolta nel sound del gruppo e il singolo che dà il nome all’album diventa presto parte della colonna sonora dell’estate di quell’anno, meritandosi il premio come “Pezzo Folk 2010” dal MEI. Infine “Riuscire a volare” (Colorsound), una produzione del 2014 che si discosta da quella degli esordi, segno di un’evoluzione stilistica che non dimentica e non rinnega la natura del gruppo: semplicemente, la PH: FLAVIO & FRANK
“Labbra bagnate dal vento d’Africa”. Una frase che restituisce perfettamente l’immagine di ogni goccia di sudore di un’estate torrida che screpola la terra rossa e arroventa muri, campi e animi fino a notte fonda e oltre. Soprattutto qui al Sud. Parole tratte da uno dei pezzi più belli di chi questo Sud lo conosce bene, tanto da cantarlo – ma senza decantarlo – da molto tempo. Sono ormai venti gli anni di attività degli Après La Classe, band tra le più prolifiche di quelle provenienti da queste latitudini, che muove i primi passi nel 1996 e che, da allora, non si è più fermata. Basti pensare all’intensa attività live partita dal 2002 a seguito dell’assetto definitivo del gruppo e della registrazione del primo lavoro discografico,“Après La Classe” (Edel), che con il brano Paris, hit trasmessa incessantemente dalle radio e scelta successivamente come sigla de Le Iene, consacrerà definitivamente Cesko (voce), Puccia (fisarmonica e voce), Combass (basso), Alex (chitarra) e Gimmy (batteria) sui palchi e nelle playlist del pubblico italiano. Nel 2004 inizia la vera e propria ricerca musicale che discosta l’album “Un numero” (Alternative/Venus) dai canoni discografici italiani più conosciuti. I tour diventano interminabili e sempre più seguiti, tanto da valere alla band il premio gruppo rivelazione dell’anno dall’Associazione “Super Club Live”. Con il 2006 gli Après La Classe festeggiano i loro primi dieci anni in musica con la pubblicazione del terzo album “Luna
definisce. Almeno fino al prossimo lavoro, come gli stessi Après La Classe ci raccontano in questa intervista. Cinque album per venti anni di un successo dirompente. Dal dub rock, alla fase più acustica, fino alle ultime contaminazioni elettroniche. Maturazione fisiologica o attenta ricerca stilistica? “Probabilmente entrambe le cose. La musica la immaginiamo come un prisma capace di creare miriadi di cromie differenti attraverso i suoi ritmi e le sue armonie. Noi amiamo il colore, per questo siamo portati a sperimentare continuamente per costruire
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nuovi ‘accostamenti cromatici’, fino a trovare il vestito ideale per ogni brano, quello dai colori che gli donano di più”. Avete all’attivo collaborazioni con Sud Sound System, Giuliano Sangiorgi e Caparezza. C’è qualche altro nome in cantiere? “Stiamo lavorando già ad alcuni brani in uscita per il 2016 e le collaborazioni non mancheranno. Tutti grandi artisti, ma innanzitutto amici. Per i nomi… vi lasceremo questa curiosità ancora per un po’!”. Siete di Aradeo, città definita “del carnevale e degli artisti”, dove sono nati anche Pino Zimba ed Emma Marrone. Una fucina di artisti nutrita “dal sole, dal mare e da lu jentu” o frutto di
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una maggiore attenzione alle politiche culturali? “Non possiamo dire di essere mai stati particolarmente agevolati da qualcuno. Da sempre, il successo ce lo siamo sudato. E non solo per una questione di latitudine! È frutto di impegno, passione e costanza. Ogni lavoro lo affrontiamo con tenacia. Del resto, la determinazione degli uomini del Sud è rinomata”. Rimanendo sul tema, con il tour Mammalitaliani siete sbarcati negli States. La riprova che la salentinità che contamina musica e testi (cantati in italiano, francese e dialetto salentino) non costituisce un limite per calcare la scena internazionale? “Calcare un palco internazionale è stato un grosso motivo di confronto con realtà diverse dalla scena italiana, ma bisogna ammettere che negli States l’inglese funziona di gran lunga meglio. Comunque non ci siamo tirati indietro rispetto a questa sfida e ce la siamo cavata più che bene”.
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Il peso di internet sull’attuale industria musicale. Quanto e come interagiscono col web gli Après La Classe? “Il web per noi non è solo presente, ma vitale. Ci permette di avere un filo diretto con i fan sparsi nel mondo e in qualsiasi momento, utilizzando una semplice app, un tweet, uno status su un social network. Il rapporto one to one ci gratifica”. Con la musica spaziate dall’amore alla denuncia sociale, condividete un importante bagaglio di emozioni. Quali brani occupano un posto speciale nel vostro cuore? “Domanda difficile perché i brani sono davvero tanti, tutti a loro modo ‘figli unici’ e sarebbe impossibile individuarne alcuni. Molti sono autobiografici, frammenti di vita vissuta sulla nostra pelle. Diciamo che l’ultimo album, Riuscire a volare, è quello che al momento ci rappresenta meglio, quello che racchiude tutti gli anni di attività, esprime la nostra maturità, la nostra nuova identità”.
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CULTURA
musica
Un vostro punto di forza sono i live, vero concentrato di virtuosismi vocali e potenza musicale spalmati su decine di decibel. Quando tornerete a far ballare il pubblico a “Sud Est” ? “Il live è la nostra gioia, la nostra ‘salvezza’. L’energia dei fans è uno spettacolo indescrivibile, la vera carica. Non potremmo mai farne a meno. Il “Riuscire a volare tour” è stato lungo e conta ancora molte date che ci porteranno in giro per l’Italia e all’estero”. Come vi vedete tra vent’anni? “Sempre su un palco, sempre in tour, sempre in studio di registrazione… e uniti per altri mille anni!”. From the dub rock to an acoustic phase and electronic contaminations. A physiologic improvement or a stylistic research? “Probably both. We imagine the music as a prism able to create myriads of different colours”. You have already worked with Sud Sound System, Giuliano Sangiorgi and Caparezza. Any other names in the pipeline? “Big artists won’t miss, but we’ll let you know later”. You are from Aradeo, city of “carnival and artists”. A forge of artists fed by the sun, the sea and the wind or the result of careful cultural policies? “We have always worked hard to achieve success”. You were in the USA. Wasn’t “salentinity” (sung in Italian, French and Salento’s vernacular) a limit? “We must admit that English works better in the USA”. How the Après La Classe interact with the web? “Web is of vital importance. The one-to-one relationship is rewarding”. APRÈS LA CLASSE… DE LA BONNE MUSIQUE THE BAND TELLS ITS TWENTY YEARS OF MUSIC Twenty years of activity, combined with an intensive live activity, have legitimized Cesko (voice), Puccia (accordion and voice), Combass (bass), Alex (guitar) and Gimmy (drums) in the Italian playlists. In 2004, a music research begins. The band wins a Best-Newcomer-Band-of-the-Year Award. In 2006, the band celebrates its first ten years in music with the third album “Luna Park” and a “birthday concert” with Sud Sound System, Caparezza and Negroamaro. “Mammalitaliani” (2010) is a turning point in the band’s sound. “Riuscire a volare” (2014) marks a stylistic development redefining the band’s character.
Which songs have a special place in your heart? “Our songs are all “only children”. Our latest album “Riuscire a volare” represents us better: it expresses our new identity”. When will you come back on stage? “Live concerts are our joy. The “Riuscire a volare” tour includes many other dates, in Italy and abroad”. How do you imagine yourselves in twenty years? “On a stage or in a recording studio… always together!”.
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SURF IN SALENTO
passione per iL mare
Surf & ambiente: vivere il mare in maniera sostenibile Perché la parola sostenibilità non sia un termine vuoto, serve una presa di coscienza collettiva
Quante volte vi è capitato di fare una passeggiata in spiaggia, magari in una calda giornata primaverile? E quante volte vi è capitato di notare lo stato di degrado ed incuria a cui è destinato il nostro litorale nei periodi di bassa stagione? Bottiglie di plastica, cartacce, materiale da pesca come reti e scatolet-
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te di polistirolo, scarpe vecchie e via dicendo. Se osserviamo attentamente le nostre abitudini di vita quotidiana, notiamo immediatamente la quantità di “cose” materiali che ci girano intorno. E se mettiamo a paragone i nostri reali bisogni con la quantità di cose che acquistiamo affinché questi stessi vengano
soddisfatti, ci rendiamo subito conto che potremmo fare a meno di molte cose. Oggi sentiamo ripetere con frequenza la parola “sostenibilità”, ma troppo spesso, purtroppo, rimane solo un termine vuoto. Vogliamo raccontarvi la nostra esperienza da amanti del mare, nella speranza che il nostro fare non rimanga fine a se stesso. Il surfista moderno, e cioè colui che per praticare l’attività ha bisogno di spostarsi fisicamente da un luogo ad un altro e trovare le onde giuste, vive una contraddizione costante in termini di rapporto tra natura ed inquinamento. Le tavole da surf, le mute che si indossano e la maggior parte degli accessori tecnici per il surf e gli sport da tavola in generale, sono un derivato del petrolio; inoltre per spostarsi da un luogo all’altro il surfista è costretto a consumare carburante, che tutti sappiamo essere altamente inquinante. Queste considerazioni hanno
di carlo morelli/
fatto sì che nascesse nella maggior parte degli amanti del mare una consapevolezza circa lo sfruttamento delle risorse e la salvaguardia dell’ambiente marino e costiero. Possibile che proprio i surfisti, che tanto amano il mare, e che vivono il mare tutto l’anno, facciano parte di quella fetta di popolazione mondiale che non si rende conto che il nostro pianeta si sta trasformando in un immondezzaio a cielo aperto? Era quindi necessario che tutti si rendessero conto che quello che produciamo, acquistiamo, consumiamo e cestiniamo, prima o poi, va a finire negli oceani. Da qui sono nate, negli ultimi trenta anni, diverse organizzazioni mondiali come Surfrider Foundation, dedita alla lotta all’inquinamento marino, Sea Shepherd, che si occupa della
conservazione degli oceani e della fauna marina, che hanno lo scopo di sensibilizzare le coscienze di tutti noi. Tante le iniziative promosse in tutto il globo, una delle quali è arrivata anche qui nel Salento. Stiamo parlando della pulizia delle spiagge: consiste nel mobilitare i liberi cittadini nell’organizzazione di una giornata di condivisione, il cui intento è più dimostrativo che pratico. Infatti l’obiettivo è quello di coinvolgere di volta in volta sempre più persone perché il messaggio a favore della sostenibilità e della conservazione dei nostri mari arrivi anche ai più “lontani”. Se teniamo conto che il 90 per cento dei rifiuti rinvenuti sulle nostre coste arriva dal mare, probabilmente prodotto nei grandi centri urbani, riversato nei fiumi e nelle
SURF & ENVIRONMENT: LIVING SEA SUSTAINABLY IN ORDER TO GIVE A MEANING TO THE WORD “SUSTAINABILITY”, WE NEED A COLLECTIVE AWARENESS How many times have you noticed the degradation and the neglect of our seashore? Plastic bottles, waste paper and so on. If we compare our real needs to the amount of things we buy, we will soon realize we could get out of many of them. The modern surfer – who needs to move to find the perfect waves – lives a constant contradiction between the environment and the pollution. Most of surfers’ fittings are byproducts of oil; moving from one place to the other requires highly-polluting fuel. All these thoughts have made sea lovers aware of the exploitation of natural resources. Therefore many world organizations were born. In Salento, volunteer citizens are putting effort into cleaning the beaches, with the aim of involving an increasing number of people. As 90 percent of the garbage on our seashores comes from the sea, the beach cleaning is not enough. Everyone should reduce the consumption of all those highly-polluting products, addressing their purchases towards frequently reusable products. If things sometimes go wrong, it’s our responsibility. We must stand up for our rights. Salento belongs to all of us! More info on surf & environment on www.surfinsalento.it/rubriche/surf-ambiente.
fogne, possiamo ben comprendere che le pulizie delle spiagge non bastano di certo a risolvere il problema dell’inquinamento marino e costiero. Il nocciolo della questione sta nel consumo smisurato e tutt’altro che sostenibile. Ognuno di noi dovrebbe ridurre il consumo di tutti quei prodotti altamente inquinanti come la plastica, e cercare invece di orientare i propri acquisti su prodotti il cui riutilizzo sia di lunga durata. Il Salento è una terra baciata dal sole dove, nonostante le dinamiche sociali e culturali siano un po’ arretrate, la qualità della vita è abbastanza alta. Se a volte le cose non vanno come dovrebbero, la responsabilità è solo nostra, di noi cittadini. Troppo facile puntare il dito su amministratori locali e politica: forse è arrivato il momento di scendere in campo e far sentire la voce. Il Salento è di tutti! Maggiori info sul tema surf & ambiente le potete trovare su: www. surfinsalento.it/rubriche/surf-ambiente.
SURF IN SALENTO
passione per iL mare
TUTTI A MARE: IL BOLLETTINO METEO DI SURFINSALENTO Nato più di un anno fa, il bollettino meteo di Surfinsalento è uno strumento unico nel suo genere, che con la sua semplice impostazione grafica, permette a tutti di conoscere ogni mattina le condizioni meteo delle principali spiagge salentine. Se volete rilassarvi al sole, o fare il bagno in acque calme e cristalline, oppure volete capire dove poter praticare il kitesurf, windsurf, surf da onda, paddle surf, consultate ogni mattina il bollettino meteo su: www.surfinsalento.it/tutti-a-mare insieme alle webcam live di Occhio alle Spiagge su: www.365giorninelsalento.it/it/w/occhio_alle_spiagge.
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SURFINSALENTO’S WEATHER FORECAST By its simple graphic layout, it allows to know the weather conditions of the main Salento’s beaches. If you want to sunbathe, to have a sea bath in crystal waters, or to go kitesurfing, please visit www.surfinsalento.it/tutti-a-mare.
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SPORT
cicLoturismo
Pedalando nel Salento Un paesaggio unico, nel continuo alternarsi di mare e campagna, spiagge, scogliere e macchia mediterranea, vigneti, uliveti secolari, antichi sentieri e masserie
In Italia negli ultimi anni il numero di bici acquistate è notevolmente cresciuto, sia per un bisogno di risparmio, sia per una nuova consapevolezza dei benefici che si hanno grazie ai pedali. Bici e benessere sono strettamente correlati: questo mezzo di trasporto non ha impatti negativi sull’aria che respiriamo. Mezz’ora al giorno di pedalata allena cuore e muscoli senza grandi sforzi. La bici in città è un mezzo veloce e pratico, perché non presenta problemi di parcheggio. In bici si nutre il corpo e si rigenera la mente. L’andatura moderata e rilassante della due ruote permette di “entrare” nei paesaggi e 100 101
di goderne appieno colori, profumi e situazioni. E nel Salento si vivono territori ed eventi di straordinaria bellezza e suggestione. Un paesaggio unico, nel continuo alternarsi di mare e campagna, spiagge, scogliere e macchia mediterranea, vigneti, uliveti secolari, antichi sentieri e masserie. Piazze, viuzze e corti dei borghi salentini diventano scenario naturale ed accogliente di feste patronali e sagre, caratteristiche con l’evolversi delle stagioni, espressione variegata delle tradizioni locali. I cicloturisti nel Salento possono con facilità vivere questa dimensione, giacché supportati da ottime strutture attrezzate per la
vacanza pedalata. Il sito di riferimento è www.albergabici.it Hanno inoltre a disposizione una guida – “Vie Verdi del Salento” – reperibile sul sito di Cicloamici che descrive una fitta rete di percorsi, stradine secondarie asfaltate a scarso traffico automobilistico, sterrate di campagna e tratturi che permettono di visitare in sicurezza paesi, città e bellezze naturali. La guida propone dieci percorsi tematici che permettono di andare dall’entroterra alla costa. Una pubblicazione che segue la crescita del cicloturismo, che in Italia muove almeno due milioni di appassionati e in Germania addirittura dieci. È stata realizzata dall’Azienda di Promozione Turistica della Provincia di Lecce, in collaborazione con le associazioni Cicloamici Lecce e il Ciclone Maglie, che fanno parte di F.I.A.B. (Federazione Italiana Amici della Bicicletta) ed aderiscono a E.C.F. (European Cyclists’ Federation). I Cicloamici sono un’organizzazione di volontariato, che ha per obiettivi fondamentali l’associazionismo, la conoscenza e la cultura paesaggistica, la promozione
di cicloamici/
della sostenibilità dei trasporti e la riqualificazione dell’ambiente. L’associazione promuove la cultura e la pratica di un uso abituale della bicicletta come mezzo di trasporto economico ed ecologico che per sua natura permette di sviluppare sentimenti di amicizia, di mutuo sostegno, collaborazioni e condivisioni di esperienze tra gli associati. Fiab Lecce Cicloamici organizza periodicamente eventi collegati al territorio, promuovendo la pratica dell’escursionismo in bicicletta. Per il periodo autunnale è previsto un ricco calendario di appuntamenti consultabile sul sito www.cicloamicilecce.org. Gli appuntamenti principali: Sabato 3 ottobre, Giurdignano: con bici al seguito sul treno Storico Salento Express, si pedala nel “Giardino Megalitico d’Italia”, un viaggio nel tempo tra dolmen e menhir.
I CICLOAMICI SONO UN’ORGANIZZAZIONE DI VOLONTARIATO CHE PROMUOVE LA CONOSCENZA, LA CULTURA PAESAGGISTICA, LA SOSTENIBILITÀ DEI TRASPORTI E LA RIQUALIFICAZIONE DELL’AMBIENTE Domenica 25 ottobre, Lecce: pedalata cittadina di solidarietà pro A.N.T. (Associazione Nazionale Tumori). Domenica 8 novembre, Leverano: si festeggia S. Martino visitando le Cantine Conti Zecca. Domenica 13 dicembre, Campi Salentina: Rassegna degli Autori ed Editori del Mediterraneo. BIKING IN SALENTO A unique landscape, in an ongoing turnover of beaches, Mediterranean maquis, century-old olive trees, old paths and manor farms. In the last few years, the number of bikes in Italy has increased, both for economic and health reasons. Bikes and wellness are strictly related: cycling for half an hour a day trains the heart and the muscles. Bikes are quick, practical and eco-friendly. Cycling restores the body and the mind. Its relaxing pace allows enjoying the landscape colours, its fragrances and its atmosphere. And Salento is full of extraordinarily evocative territories and events. Here, bike tourists can enjoy excellent facilities for a biking holiday (see www.albergabici.it) The guide-book “Vie Verdi del Salento” describes a dense network of routes, from the hinterland to the coast, through villages and natural beauties. Cicloamici are a volunteers’ organization, with the aim of promoting a landscape culture, transport sustainability and the environment requalification. The frequent use of bikes develops feelings of friendship, mutual support, partnerships and sharing of experiences. Fiab Lecce Cicloamici periodically organizes events linked to the territory. A rich autumn schedule is available on www.cicloamicilecce.org.
TERRITORIO
castigLione D’otranto
Una casa per i semi dimenticati
A Castiglione d’Otranto un gruppo di attivisti ha dato vita al Parco dei frutti minori, presidio per la biodiversità e laboratorio di uno sviluppo alternativo
Fuori dal mainstream, marginali, dimenticate. In una parola: minori. Sono le centinaia di specie autoctone di piante da frutto, leguminose e cereali che, dopo una storia plurisecolare, in pochi decenni sono state spazzate via dalle leggi del mercato globale. Molte di queste, oggi, hanno nuovamente una casa e un futuro in un parco dedicato: quindici ettari di terreno divenuti presidio per 102 103
la salvaguardia della biodiversità locale e laboratorio di una pratica di sviluppo alternativo, “minore”, che coniuga identità locale, tutela ambientale e resistenza al consumo massificato. È il Parco dei frutti minori, inaugurato lo scorso anno a Castiglione d’Otranto grazie alla tenacia dell’associazione Casa delle agriculture Tullia e Gino, e con il sostegno del Comune di Andrano, del
Parco Otranto-Santa Maria di Leuca e della Fondazione Musagetes. Dopo la positiva esperienza della “Notte verde”, appuntamento che, una volta l’anno, riunisce esperti e sostenitori delle pratiche agricole alternative, gli attivisti della Casa delle agriculture hanno pensato di costituire uno spazio stabile in cui poter dar vita a una pratica critica quotidiana. Così, al pari di altre significative espe-
di giorgia salicandro/foto pierpaolo schiavone
rienze locali quali il Parco dei Paduli, si è riusciti ad intercettare un primo gruppo di privati disposti a concedere in comodato d’uso gratuito le proprie terre, incolte da anni. Lì hanno trovato dimora specie antiche quali il grano Ruscello, il Cappelli, il Timilia, lo Scorsonera, il farro mono e di cocco, ortaggi come il pomodoro di Morciano, il Fiaschetto e il Regina, la canapa. Essenze
della tradizione agricola locale, ricche di qualità dimenticate, dal bassissimo tasso di glutine dei grani – ottimi per la prevenzione delle intolleranze alimentari – all’estrema versatilità della canapa, vero e proprio “jolly” per la cucina, i tessuti, la bioedilizia. Un lavoro tutt’altro che semplice, ma fondamentale: “Oggi tutti i semi che si trovano nei vivai sono tarati all’origine, perché provengono dalle multinazionali – spiega Luigi Coppola, artista e attivista della Casa delle agriculture –. La nostra priorità era quella di offrire agli agricoltori la possibilità di piantare semenze quasi introvabili, e con questo obiettivo curiamo le coltivazioni nei terreni del parco. Alcuni alberi ci sono stati donati dal Parco
Otranto-Leuca, abbiamo poi recuperato delle quantità di semi dai contadini della zona, altre dalla Banca del germoplasma in Sicilia, siamo in contatto con Salento a km 0 e con la Banca dei semi salentina: è essenziale fare rete”. Così è stato per Free home University, collettivo internazionale di artisti con cui la Casa delle agriculture ha collaborato per realizzare alcune azioni che potessero stimolare un nuovo sguardo sul patrimonio proveniente dalla terra. Un patrimonio dimenticato, disconosciuto dalla stessa comunità, riempito di rifiuti, immagine stessa dello straniamento e del disamore. “Li abbiamo raccolti e, una domenica mattina, ne abbiamo fatto un grosso cumulo in piazza – racconta
TERRITORIO
castigLione D’otranto
SEMINARE COMUNITÀ La riscoperta degli antichi valori contadini della condivisione e una pratica “politica” concreta, che combatte le speculazioni produttive. Con questo spirito, attivisti e sostenitori del Parco dei frutti minori si danno appuntamento a fine ottobre per la semina collettiva dei cereali, perché, come recita il titolo dell’iniziativa, giunta alla quinta edizione, “Chi semina utopia raccoglie realtà”. Anche quest’anno, una catena umana sarà coinvolta nella “semina a ventaglio” o “a mano aperta”, i cui segreti verranno condivisi dagli anziani, depositari dell’antica tradizione contadina. Terminata la fatica, tutti al pranzo sociale, preparato con i frutti del parco, e poi a ballare fino a tardi. Una vera e propria “festa rurale”, come era d’uso nelle campagne, sino a pochi decenni fa, da tempo immemorabile, e che oggi viene riproposta come occasione di progettazione partecipata. La novità di questa edizione è, infatti, la presentazione del primo Piano agricolo triennale, a cui hanno contribuito gli abitanti di Castiglione nel corso di diversi incontri a cadenza mensile o bisettimanale. SEEDING COMMUNITIES Sharing ancient farming values is a real policy against production speculations. In this spirit, the Park supporters will meet at the end of October for a common cereal sowing: “Who seeds utopia picks realities” – they explain. A human chain will be involved in a “fan-shape sowing”. Next, everybody will participate to the social lunch, made with the park fruits, and then, they will dance until late. An authentic “country party”, being the opportunity of a participatory planning, where the first Three-Year Agricultural Plan will be shown.
I TERRENI SONO STATI CONCESSI IN COMODATO D’USO GRATUITO DA PRIVATI Coppola –: uno ‘scandalo necessario’: devo dire che le cose iniziano a muoversi, in paese c’è un’attenzione diversa”. Oggi una cinquantina di attivisti si dedica alle colture, in modo completamente volontario; il prossimo step sarà quello di aprirsi a forme di sostenibilità economica, come il mercato comune dei frutti minori: “Ma non ci interessa creare un’azienda agricola: puntiamo a un’azione di cambiamento radicale”. A HOUSE FOR FORGOTTEN SEEDS IN CASTIGLIONE D’OTRANTO, ACTIVISTS HAVE REALIZED THE PARK OF MINOR FRUITS Minor is how hundreds of autochthon species are considered, swept by globalization, after a century-old history. Many of them have now a future in a devoted park: fifteen hectares of land, to enhance biodiversity, combining local identity, environmental protection and resistance to a mass consumption. It’s the “Parco dei frutti minori”, inaugurated last year, thanks to some activists and to a group of private citizens who have granted their own fallow lands. Thus, antique species and vegetables have found their home. Essences of the local agricultural tradition, rich in forgotten qualities. A hard but essential work: “Our priority is planting extremely rare seeds. Several trees and seeds were given by the Parco Otranto-Leuca or by the Sicily’s Germplasm Bank; we are in touch with “Salento a km 0” and the Salento’s Seed Bank: networking is essential”. That’s what happened with the Free Home University, who has worked to encourage a new perspective on land heritage. Hence, around fifty volunteers are devoted to farming. The next step will be the opening to forms of economic viability.
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SALUTE
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TAI CHI Meditazione nel movimento
Detta anche “pratica di lunga vita”, è un’antica arte marziale cinese che permette di stabilire un perfetto equilibrio tra corpo, mente e spirito 106 107
di mariella tamborrino/foto pierpaolo schiavone
Sembra una danza ma non lo è. È un susseguirsi di movimenti dolci eseguiti con lentezza e concentrazione. Curve morbide disegnano nell’aria figure immaginarie, come una sorta di coreografia. Uno spettacolo bello da vedere, sicuramente, ma oltre all’aspetto puramente estetico questa “danza-non danza” cela qualcosa di prezioso che solo chi la pratica può scoprire. Il Tai Chi Chuan (Taijiquan) è un’antica arte marziale cinese basata sul concetto taoista dello Yin-Yang, l’eterna alternanza degli opposti. La pratica consiste nell’esecuzione di una serie di movimenti lenti e circolari che ricordano una danza, ma in realtà mimano una lotta con un avversario immaginario. Una delle particolarità è il bilanciamento tra destra e sinistra, ovvero lo Yin e lo Yang, il positivo ed il negativo, rilassamento e tensione, lentezza e rapidità.
Tali movimenti, eseguiti senza interruzioni, servono per costruire una “forma” e possono essere compiuti a mani nude o anche con il supporto di armi (bastone, sciabola, spada). Un toccasana per corpo e mente: il fisico diventa più agile e armonioso, la postura migliora ed è innegabile l’effetto positivo sul sistema nervoso e sulla circolazione. Anche il respiro si fa più profondo. Il Tai Chi sviluppa la concentrazione, rafforza il cuore ed i polmoni e rende più intensa la consapevolezza del proprio corpo. La sua pratica regolare migliora la mobilità articolare e allontana lo stress. L’energia può fluire liberamente ed in questo modo viene stabilita la giusta armonia tra mente, corpo e spirito. Non a caso è definita “disciplina di lunga vita”. Per la medicina cinese le malattie si sviluppano a causa dei blocchi nei tragitti
di circolazione dei meridiani. Attraverso il Tai Chi Chuan ed i suoi movimenti morbidi ed armoniosi, le articolazioni diventano più flessibili, i blocchi vengono eliminati ed il flusso energetico diventa più scorrevole. Le origini di quest’arte affondano nell’antichità. Il primo ad averla codificata è stato l’Immortale Taoista Chang San-Feng che, narra la leggenda, costruì un eremo sul celebre monte Wudang dove sviluppò le 12 forme marziali da cui derivano molti stili esterni e interni. Uno di essi è lo Stile Fu. Movimenti flessibili ed avvolgenti si fondono con una potente meditazione (Chi Kung o Qi Gong) che oltre a migliorare la salute del praticante, aumentano le capacità di autodifesa. Le sue applicazioni in combattimento possono essere letali. Fu Chen Song ha utilizzato la sua vasta conoscenza delle arti marziali interne per creare uno stile originale, proponendo uno sviluppo completo del Chi, dell’elasticità, del coordinamento e della concentrazione, sviluppando un’efficacia notevole. Il Gran Maestro ha poi tramandato quest’arte a Sifu To Yu, suo discepolo interno per più di 20 anni, che a sua volta l’ha trasmessa all’italiano Severino
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LE ORIGINI DI QUEST’ARTE AFFONDANO NELL’ANTICHITÀ. IL PRIMO AD AVERLA CODIFICATA È STATO L’IMMORTALE TAOISTA CHANG SAN-FENG Maistrello nominandolo suo successore e caposcuola. Il leccese Carlo De Giovanni, allievo di Maistrello, è maestro di terzo livello della Wudang Fu Style Federation. Ha dedicato una vita intera alla pratica e negli anni è diventato un punto di riferimento nel Salento, e non solo. “Il Tai Chi – afferma – non è semplicemente un’arte marziale, ma un vero e proprio stile di vita. Un grande maestro descriveva la sua efficacia attraverso tre aspetti: utile per la salute, per la difesa personale ed infine per cambiare il proprio destino”. A chi è maggiormente consigliata la pratica di questa disciplina?
“Tranne che ai bambini, la pratica è consigliata a quanti, attraverso questa ‘Arte del Movimento’, vogliano percorrere una nuova via per trovare l’equilibrio interno, salute e chiarezza mentale”. Se praticato con continuità, può diventare anche una forma di auto guarigione? “Nella cultura occidentale deleghiamo ad altri la cura della nostra salute, o meglio, della nostra ‘malattia’. Nella metodica Taoista, invece, attraverso la perseveranza delle sue discipline si diventa protagonisti e responsabili della propria salute”. Com’è cambiato negli anni l’approccio
TAI CHI. MEDITATION IN THE MOVEMENT A PERFECT BALANCE OF BODY, MIND AND SOUL. Slow motions draw imaginary pictures in the air. They remind of a dance, they mime a fight. Tai Chi Chuan is an ancient martial art based on the Taoist concept of Yin-Yang, the eternal duality between opposites. A cure-all for body and mind, with a positive effect on heart, lungs and nervous system. The body becomes flexible. A regular practice improves concentration and expels stress. According to Chinese medicine, diseases exist because of some blocks in the meridian flow paths. Tai Chi Chuan eliminates these blocks. Tai Chi was codified by the Taoist Chang San-Feng, who developed the 12 martial shapes. One of them is Fu style. Enchanting motions and a powerful meditation (Chi Kung or Qi Gong) develop health and self-defense skills. During fight, it can be deadly.
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a questa disciplina? “Da un primo approccio new age degli anni settanta si è passati ad una maggiore consapevolezza della pratica del Tai Chi, riconosciuta come la nuova strada per trovare equilibrio interno, salute e flusso. È uno dei modi più potenti per raggiungere il giusto bilanciamento fra chiarezza mentale, salute del corpo ed espressione emotiva. La mia esperienza personale passa soprattutto dal fatto di aver avuto la possibilità di interagire con un retaggio di maestri che conservano quella che è l’essenza dell’antica pratica delle discipline Taoiste quasi del tutto estinta negli stili ‘moderni’. Può sembrare mera filosofia ma vi assicuro che l’effetto sull’apprendista è reale”.
Fu Chen Song has created an original style, later handed down to Sifu to Yu, and then to the Italian Severino Maistrello. Carlo De Giovanni is a Wudang-Fu-Style-Federation third-level master. A milestone in Salento, and not only. “Tai Chi is a proper lifestyle. Useful for one’s health, self-defence and fate.” Who is it for? “For everyone willing to achieve internal balance, health and mind clarity”. Can it represent a kind of self-healing? “In western cultures, we delegate our health. With Taoism, you are responsible for you own health”. About the approach to Tai Chi, how is it changed? “We have an increased awareness. And these discipline positive effects are real”.
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CULTURA
arte
ERCOLE
PIGNATELLI
IL “RAGAZZO RONDINE” HA COMPIUTO
OTTANT’ANNI
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di lorenzo madaro/
MASSERIA - ERCOLE PIGNATELLI
Intervistare Ercole Pignatelli è un’operazione complessa. Il pittore leccese – di stanza a Milano dai primi anni Cinquanta – non è una persona schiva, ma sembra costantemente impegnato, riceve numerose telefonate sul suo iPhone perennemente bollente, invia e riceve e-mail e magari nel frattempo sta disegnando su un foglio volante uno dei suoi soggetti prediletti. Sempre alla velocità della luce, naturalmente. D’altronde una certa energia si evince anche nelle sue opere, anche in quelle recenti dipinte dopo il suo ottantesimo compleanno. Ci incontriamo in un albergo leccese, dove solitamente soggiorna quando è in città, tranne che in piena estate, quando vive nella sua casa-studio di Torre Uluzzo. È in compagnia di un altro artista leccese d’eccezione a Milano, Fernando De Filippi. Dopo una chiacchierata a tre, con Fernando e Ercole, dovrebbe iniziare l’intervista e invece Pignatelli mi invita a seguirlo: deve assolutamente accompagnare la
LO STUDIO DI ERCOLE PIGNATELLI A MILANO
moglie – Gabriella Faliva – per il disbrigo di alcune commissioni. Saliamo in auto e dopo aver terminato le commissioni – nel frattempo io e Pignatelli chiacchieriamo in auto – ci avviamo verso San Cataldo, “Da ragazzo ci andavo spesso a piedi con un mio caro amico a dipingere”. Il suo rapporto con Lecce? La città gli ha reso omaggio più volte, in particolare a partire dal 1986, quando allestì una mostra al castello Carlo V: “Ho amato e amo molto la mia città, proprio per questo con mia moglie nel 2005 ho donato numerose opere
al castello, oggi esposte in permanenza, e poi qui ho tanti collezionisti affezionati”. Pignatelli ha sempre vissuto del suo lavoro d’artista, quando ha iniziato a vendere? “Ho cominciato a quindici anni, vendevo i miei dipinti a 500 lire, negli anni in cui studiavo all’Istituto d’arte”. Chi sono stati i suoi maestri? “Il mio vero maestro non insegnava, ma ci frequentavamo molto, era Lino Paolo
CULTURA
arte NELLIMMAGINE A LATO, PIGNATELLI A LAVORO NELLO STUDIO DI TORRE ULUZZO; IN BASSO DA SINISTRA: FERNANDO DE FILIPPI ERCOLE PIGNATELLI E ANTONIO MASSARI IN UNA FOTOGRAFIA RITOCCATA DA PIGNATELLI NEGLI ANNI SETTANTA E IL GIOVANE PIGNATELLI CON IL GALLERISTA CARLO CARDAZZO NEGLI ANNI CINQUANTA
Suppressa, un artista di grande qualità, a mio avviso più importante di artisti osannati come Renato Guttuso”. Difatti ci sono delle comunanze, almeno nei temi affrontati, tra la pittura di Suppressa degli anni Cinquanta e quella coeva del giovane Ercole: interni, scene ambientate in un sud immobile, assolato, quasi desertico. E l’istituto d’arte Giuseppe Pellegrino di Lecce, era la fucina di talenti di cui si è detto in tempi recenti?
“È stata un’esperienza estremamente negativa, tranne che per la conoscenza di pochissimi professori, come Luigi Gabrieli, che era un buon pittore, e soprattutto per la conoscenza di un caro amico, poi morto prematuramente: Bruno Orlandi era molto più bravo di me, purtroppo morì a 23 anni. Ci frequentavamo costantemente, entrambi eravamo vulcani d’idee, veniva a prendermi la mattina sotto casa e andavamo insieme a scuola e poi discutevamo e dipingevamo molto insieme”. Ercole Pignatelli era un bravo studente?
“Direi di no, alle medie sono stato bocciato due volte, ma non mi importava. In geometria e religione prendevo sempre uno, ero del tutto negato”. Nel frattempo squilla nuovamente il telefono, è un suo gallerista, gli comunica che ha appena acquistato un suo dipinto in un’asta benefica e che probabilmente ci saranno progetti in cantiere all’estero. Nel frattempo siamo arrivati a San Cataldo, fuori c’è un caldo torrido, ma l’aria condizionata non ce lo fa avvertire. Pignatelli continua a ricordare: “Suppressa mi consigliò di andare via, sapeva che qui non sarebbe stato possibile fare l’artista a tempo pieno, mi disse che sarei dovuto andare a Milano”. La sua famiglia ha accettato subito questo suo desiderio? “Mio nonno era un grande medico, non mi hanno mai ostacolato, ma lui avrebbe preferito che io facessi la sua stessa professione. Amavo la pittura e a scuola ero un disastro, non tolleravo tutti quegli insegnamenti inutili, pensi che io e il mio
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CULTURA
arte
amico Bruno non ci siamo mai diplomati, andammo via prima di finire gli studi”. Il suo arrivo a Milano è quasi un topos all’interno della fortuna critica che la riguarda: appena giunto in stazione centrale vide un manifesto della mostra di Picasso a Palazzo, era il 1953, e poi? “Fu una grande fortuna, vidi e rividi quella mostra per un mese. Fui fortunato anche a trovare casa casualmente nel quartiere di Brera, lì c’erano tutti. Al Bar Jamaica incontrai il meglio del mondo culturale milanese: pittori, poeti, registi, grandi PIGNATELLI CON IL CRITICO D'ARTE FRANCESE PIERRE RESTANY
SORGENTE - DI ERCOLE PIGNATELLI
artisti come Piero Manzoni e poi Milena Milani, che era la moglie del grande gallerista Carlo Cardazzo”. Cardazzo, che era il gallerista di grandi artisti dell’epoca, si accorse subito del suo lavoro… “Fu Milena a portarlo al mio studio, mi acquistò subito un lavoro, abbiamo lavorato molto insieme fino al 1963, anno della sua morte. Nel 1955 feci una mostra nella sua galleria veneziana, il Cavallino, Raffaele Carrieri recensì la mostra su Epoca, fu un grande successo”. In quell’occasione la definì “Il ragazzo rondine” e mi pare che quel dinamismo e quell’intemperanza della rondine siano fattori ancora fondamentali del suo carattere e del suo approccio alla vita (e all’arte). A Milano ha conosciuto e frequentato Lucio Fontana e altri grandi ormai consacrati nella storia dell’arte, ma come giudica l’attuale sistema dell’arte?
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“Non posso pensare che Maurizio Cattelan sia un genio”, asserisce, ma d’altronde Pignatelli è sempre stato dalla parte della pittura, del rapporto corpo a corpo con la tela tipico di un tempo. Torniamo al presente, quali sono i progetti in cantiere? “A novembre dipingerò per diversi giorni consecutivi in una grande sala della Triennale di Milano, il designer Fabio Novembre mi vede come un lottatore, così ha pensato di fare allestire un ring, il pubblico sarà lassù ed io attorno dipingerò dei grandi pannelli in diretta. Proseguiranno poi i miei progetti con la galleria Koller di Zurigo e Ginevra”. Nel frattempo siamo rientrati a Lecce, si riflette su altri progetti, magari una mostra di suoi disegni “al telefono”, ma se ne riparlerà. Lo attendono giorni spensierati con i nipoti a Torre Uluzzo e poi sul lago di Como, per affrontare settimane intense di lavoro nel suo studio prima del rientro a Milano.
LA COPERTINA DE LA LETTURA DEL CORRIERE DELLA SERA DEDICATA A PIGNATELLI, RITOCCATA POI DALLO STESSO ARTISTA
UN DIPINTO RECENTE DI PIGNATELLI
SUPPRESSA MI CONSIGLIÒ DI ANDARE VIA, SAPEVA CHE QUI NON SAREBBE STATO POSSIBILE FARE L’ARTISTA A TEMPO PIENO, MI DISSE CHE SAREI DOVUTO ANDARE A MILANO ERCOLE PIGNATELLI, THE “SWALLOW BOY”, IS EIGHTY YEARS OLD Interviewing Ercole Pignatelli is not easy. He is always busy and he asks me to accompany him for some personal business. We chat on the way to San Cataldo. “I used to come here and paint, when I was young”. Your relationship with Lecce? “I have always loved my town; this is why I have given a great deal of pieces to the castle Carlo V”. Pignatelli has always earned his living by his art. “I began when I was 15 and I was studying at the Institute of Art. I used to sell my paintings for 500 liras”. Who was your master? “The big artist Lino Paolo Suppressa”. There are some common elements, in the 50’s Suppressa’s and the coeval Ercole’s painting. Lecce’s Institute of Art, was it a forge of talents? “It was a negative experience, apart from the encounter with the painter Luigi Gabrieli, and with a good friend, Bruno Orlandi. He was more gifted than me, but he died when he was 23. We were bursting with ideas; we were always discussing and painting together”.
Were you a good student? “Absolutely not”. Pignatelli continues: “Suppressa suggested me to go away, to go to Milan”. Did your family agree? “My grandfather would have rather preferred I would have become a doctor. But I loved painting and I was bad at school”. In 1953, in Milan, you saw the Picasso’s exhibit bill. Then? “I have been visiting that exhibit several times for a month. I was also very lucky to find a house in the Brera neighbourhood, where I met great artists, such as Manzoni and Milena Milani, the big gallerist Carlo Cardazzo’s wife”. Cardazzo soon noticed your work. “We worked a lot together. In 1955, I set up an exhibit in his gallery. It was a great success”. What do you think about the current art scenario? “I cannot think of Maurizio Cattelan as a genius”. Pignatelli has always loved painting on a canvas”. Your future projects? “I am going to paint in a big ring, on big panels in front of the public, for the Triennale in Milan. I will continue my work for the Koller gallery in Zurich and Geneva”.
365 GIORNI NEL SALENTO
promozione Del territorio
Comunicazione e turismo: il legame che crea movimento Da un lato i dati ufficiali che gratificano il Salento, dall’altro la soddisfazione di chi crede nella crescita di questo settore. In mezzo, l’agenzia Password AD che prosegue nel fondamentale lavoro di promozione C’è un Salento che piace. Lo dicono numeri, anzi, lo grida il boom di presenze registrate nel corso degli ultimi tre mesi. Cifre record che fanno ben sperare nella ripresa economica legata a questo settore che non sembra voler andare in vacanza. Quel milione di turisti approdati quest’estate sulla penisola salentina premia lo sforzo di quanti hanno creduto e lavorato per la crescita del territorio. In particolare, in provincia di Lecce, secondo i dati ufficiali forniti dalla Prefettura, il 118 119
turismo ha avuto un incremento del 30% rispetto allo scorso anno. Cosa può aver fatto la differenza? È presto detto: l’impegno di coloro che hanno voluto dare nuove e solide prospettive ad un comparto che ha ancora tanto da offrire e che, visti i risultati raggiunti, può aprire nuovi scenari. Alla base di questo percorso c’è la volontà, da parte di privati, istituzioni ed esperti del settore, di costruire un’offerta in grado di valorizzare il patrimonio artistico, culturale
e naturale che questa terra può offrire. Tra chi ha creduto nelle potenzialità di un segmento economico così rilevante per il Salento c’è l’Agenzia Password AD, da sempre impegnata nel lavoro di promozione portato avanti con professionalità e dedizione e che si traduce in un’attività costante, silenziosa e tenace che dura tutto l’anno. Già lo scorso febbraio, a Lecce, in occasione del primo BTM, il Business Tourism Management, unico evento del genere di
PASSWORD AD Viale della Libertà, 47 - 73100 Lecce - tel. +39 0832 1692478 - www.pwad.it - info@pwad.it - coordinamento@pwad.it www.salentoreview.it - info@salentoreview.it 365 giorni nel salento
respiro regionale, organizzato dalla stessa agenzia, furono gettate le basi di una collaborazione che, stando alle cifre ufficiali, ha dato i frutti sperati. Un incontro fra domanda e offerta utile per dare un impulso senza precedenti ad una delle voci più importanti dell’economia salentina. Nelle sale del Castello Carlo V si riunirono professionisti del settore, responsabili delle più grandi aziende nazionali ed internazionali, buyers, influencers marketing e tour operators, per fare il punto della situazione ed avviare collaborazioni interessanti. Da quel meeting è nato qualcosa di diverso. Il BTM in realtà è stato un seme gettato nella terra delle iniziative locali da cui è pronta a germogliare un’altra proposta simile. “Abbiamo in serbo nuove idee come questa e soprattutto siamo pronti ad inaugurare la seconda edizione del Business Tourism Management – spiega Nevio D’Arpa, amministratore unico di Password AD –. Il nostro obiettivo è quello di continuare a dialogare e lavorare insieme a tutti gli operatori del territorio affinché l’attrazione
che il Salento in particolare, e la Puglia in generale, esercitano sui turisti resti sempre alta. A mio avviso, uno dei punti fermi e condivisibili deve essere la qualità dei servizi offerti”. E restando in tema di servizi, l’agenzia Password AD anche quest’anno ha riscosso un grande successo con “365 giorni nel Salento”, il progetto che abbraccia il campo della comunicazione e della promozione turistica. Tradizione e innovazione a braccetto per andare incontro alle esigenze degli utenti. Il catalogo (sia cartaceo che web) apre una finestra sul territorio ed è molto più di una semplice guida. Le pagine, tutte curate nei minimi dettagli e aggiornate costantemente, raccontano il territorio e offrono suggerimenti sulle località da visitare e sulle attività legate all’accoglienza, al gusto, al tempo libero ed ai servizi. Dal 1 giungo al 31 agosto 2015, il portale www.365giorninelsalento.it ha registrato circa 150.000 accessi per un totale di oltre 450.000 pagine visitate. E siamo in presenza di clic internazionali, non solo
italiani. Ecco qualche dato: Italy 135.967 - 97,70% United States 1.324 - 0,95% Switzerland 422 - 0,30% Germany 313 - 0,22% United Kingdom 149 - 0,11% Risultati eccellenti che dimostrano una crescita pari al 50% rispetto allo scorso anno.
L’AMMINISTRATORE DI PASSWORD AD NEVIO D’ARPA
365 GIORNI NEL SALENTO
promozione Del territorio
Questo successo si muove attraverso tutti gli strumenti messi in campo da Password AD: portale, app, blog, social e rivista. Del progetto fa parte anche un circuito particolare che quest’estate ha registrato numeri importanti. È “Occhio alle Spiagge” l’app che, attraverso una rete di webcam installate negli stabilimenti balneari della costa salentina, consente di monitorare in diretta streaming le condizioni meteo-marine sia sul versante ionico che
quello adriatico in modo da organizzare al meglio il proprio soggiorno al mare. Nel trimestre estivo preso in esame, sono state raggiunte quasi 250.000 visualizzazioni. “Sono risultati importanti che premiano il nostro lavoro ma che al tempo stesso ci spingono ad andare avanti e a dare sempre il nostro meglio” commenta Nevio D’Arpa pronto, anche quest’anno, a promuovere il progetto nelle più importanti fiere di settore: BIT di Milano, ITB di Berlino, F.RE.E
a Monaco, MITT di Mosca, BMT di Napoli, TTI di Rimini, BUY PUGLIA di Bari, WTM di Londra, EIBTM-MICE di Barcellona, al BTO di Firenze. Tappe già toccate lo scorso anno e che hanno lanciato il progetto nel circuito fieristico internazionale con risultati interessanti tanto per gli addetti ai lavori quanto per il territorio. Il movimento crea movimento, ecco perché il progetto non si ferma mai.
DATI DI ACCESSO AL PORTALE WWW.365GIORNINELSALENTO.IT NEL PERIODO 1 GIUGNO - 30 AGOSTO 2015 - PERCENTUALE DI UTENTI PER CLASSE DI ETÀ
18 - 24 ANNI 13,54% 25 - 34 ANNI 27,47% 35 - 44 ANNI 33,63% 45 - 54 ANNI 15,51% 55 - 64 ANNI 7,01% 65 + ANNI 2,85% COMMUNICATION AND TOURISM: THE BOND THAT CREATES MOVEMENT WHILE OFFICIAL DATA REWARD SALENTO, PASSWORD AD CONTINUES THE ESSENTIAL WORK OF PROMOTION There is a Salento they like. The tourists’ boom of the last three months shouts it. A million of tourists rewarding the effort of those who have worked for the growth of the territory. In Lecce, in particular, tourism was 30% higher than last year. It was the effort of those who realized a supply able to endorse the artistic, cultural and natural heritage that made a difference. Password AD – committed to the promotion of the region – has always trusted in the potentials of this economic segment. The foundations for the interaction between demand and supply - useful to boost one of the most important Salento’s economic sectors - were laid during the first BTM. By that meeting, something different arose. “We are ready to inaugurate the second edition of BTM –Password AD’s sole administrator Nevio D’Arpa explains. Our aim is to work in order to make Salento and Apulia more and more attractive to tourists.”
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This year too, Password AD has been successful thanks to “365 giorni nel Salento”, a catalogue whose pages tell the territory and suggest the places to visit as well as activities related to welcome, taste, spare time and services. From June 1st to August 31st, more than 450,000 pages of www.365giorninelsalento. it were visited. Excellent results achieved thanks to all the tools implemented by Password AD: web
portal, app, blog, social and magazine. The project also includes the app “Occhio alle Spiagge”, to monitor the weather-andsea conditions. “These important results reward our work and encourage doing our best” – D’Arpa comments, ready to promote the project in the most important sector exhibitions, in Italy and abroad. The movement creates movement, that’s why the project never stops.
SCREENSHOT DALLE WEBCAM DAL LIDO ZEN DI GALLIPOLI E LA ROCCIA HOTEL CASTRO
VIAGGI
iL saLento visto Da Fuori
di claudio oliva/foto pierpaolo schiavone
Colpa del destino Un direttore d’albergo si ritrova catapultato in un borgo di cui non conosceva nemmeno l’esistenza. E la sua vita conosce un inatteso nuovo capitolo TRAMONTO A PORTO CESAREO
Alcuni amici in comune ci hanno presentato l’anno prima e, sì, abbiamo avuto un fugace incontro in un caldo, assolato e divertente fine settimana di luglio. Ci siamo assaggiati e, complice l’estate, siamo stati leggeri, superficiali e sbadati, eppure qualcosa mi è rimasto dentro. Ti ho pensato spesso, se non con affetto, con un sorriso ed una piacevole sensazione di benessere. Poi, come accade a volte nei romanzi, il destino si è inventato un articolato disegno per farci incontrare ancora, per farci stare vicini. Ero scettico, non lo nascondo, una cosa è un week end di vacanza altra cosa vedersi e confrontarsi ogni giorno, ma il pensiero di rivederti e la prospettiva di conoscerti mi hanno aiutato ad accettare l’opportunità che mi si presentava.
VIAGGI
iL saLento visto Da Fuori LITORANEA OTRANTO - SANTA CESAREA - TRICASE
CASTRO
Stiamo insieme da diciotto mesi ormai, un rapporto intenso, ondivago. Mi hai messo alla prova pur accogliendomi tra le tue calde braccia, mi hai offerto una casa e una seconda famiglia affettuosa pur richiedendomi di imparare le tue usanze, le tue liturgie. Pretendi rispetto per i tuoi tempi blandi ma mi ripaghi dell’attesa mostrandoti in tutta la tua selvaggia e pura bellezza. Affascinante nella tua capacità di sorprendere con i mille lati di te che mi tolgono il fiato quanto insopportabile nella tua cocciuta indolenza. In questi mesi mi hai fatto incontrare
persone di grande esperienza e cultura, ricche di passione, che mi hanno affascinato con il loro vissuto, capaci di trasmettere il loro sentire, la loro intensità nell’affrontare il lavoro e la vita, spingendomi così ad accettare, con entusiasmo e coraggio, una grande sfida. Con te scarico le tensioni dei giorni difficili cullando la mia grande passione per il mare, tra giornate di forte tramontana sull’Adriatico, piuttosto che tra le cristalline e potenti onde che i venti da Sud sanno disegnare sullo Ionio. Ritrovo serenità accarezzando la friabile e calda pietra dei tuoi palazzi
CENTRO STORICO DI LECCE
LIDO SAN GIOVANNI - GALLIPOLI
FAULT OF FATE A HOTEL MANAGER IS THROWN INTO A VILLAGE, WHOSE EXISTENCE HE DIDN’T EVEN KNOW. AND HIS LIFE SEES A NEW CHAPTER The previous year, we had a fleeting encounter, in a sunny July weekend. I have often thought about you with a pleasant wellness feeling. Then, the Fate has invented a complex plan to let us meet again. I was sceptical, but I have accepted this new chance. We have had an intense and seesawing eighteenmonth relationship. You have offered me a second loving family and asked to learn your customs. As charming in your wild beauty as unbearable in your stubborn idleness. I have met people of great experience and culture who have encouraged me to accept this challenge. I find quiet in the warm stone of Lecce’s churches, diving from Castro’s cliffs or looking at a Porto Cesareo’s sunset, in an unceasing change of emotions. You inebriate me, when I taste one of your wines or just-made cheeses. You offend me when you are not transparent, every time you promise me something with the look of thinking of something else; every time that you kindly use this despicable blackmail. You win me, by the sea, when you offer your most valuable seafood; you drive me up the wall when you “sweep the dust under the carpet”. Life passes agreeably here, rocking in your stunning beauty; you do not put any effort, as a star player reluctant to run. You are like a freakish and moody woman, so much beautiful that just one of your kisses makes me forget everything. I must forgive you; it is impossible not to smile at you once again. Salento, I am in love with you.
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RITROVO SERENITÀ ACCAREZZANDO LA FRIABILE E CALDA PIETRA DEI TUOI PALAZZI E CHIESE DURANTE UNA PASSEGGIATA A LECCE, TUFFANDOMI DALLE ROCCE DI CASTRO O ASSISTENDO AD UN TRAMONTO A PORTO CESAREO e chiese durante una passeggiata a Lecce, tuffandomi dalle rocce di Castro o assistendo ad un tramonto a Porto Cesareo. Mi sento un re quando insieme, vento in faccia, affrontiamo le curve della strada panoramica che da Santa Cesarea, passando per Santa Maria di Leuca ci conduce sino a Gallipoli, in un continuo alternarsi di emozioni. Mi inebri quando per mano mi porti nei tuoi paesini ad assaggiare i tanti vini abbinati a formaggi appena fatti, quando andiamo a trovare i giovani produttori che con passione lavorano la tua terra pietrosa e mi porgono le loro primizie con amicizia e legittima soddisfazione. Mi offendi quando non sei trasparente, mi prometti una cosa con l’espressione di chi ne pensa un’altra, quando, con fare gentile, metti sul piatto un sottile quanto misero ricatto. Mi vizi e mi conquisti quando, in riva al mare, apri i tuoi frutti più pregiati annaffiandoli con un calice di vino freddo al pun-
to giusto. Mi mandi su tutte le furie quando, incurante, “nascondi la polvere sotto il tappeto” lasciandola alle future generazioni o peggio, quando butti ciò che non ti serve nel giardino del vicino. La vita qui, equiparabile a quella su un’isola, scorre via piacevole e tu, cullandoti nella grande bellezza che ormai tutti ti riconoscono, non ti impegni, ti accontenti. Sei come un alunno particolarmente dotato a cui il professore dice, auspicando un futuro di successo, “dovresti e potresti fare di più”. Sei come un fuoriclasse, dal tocco morbido che non ha voglia di correre. Sei una donna capricciosa e lunatica capace di slanci di simpatia e affetto così come di repentine chiusure e rigide contrapposizioni. Una donna di bellezza tale che, a un semplice tuo bacio, tutto viene dimenticato. Non riesco a non perdonarti, mi è impossibile non sorriderti ancora. Mi stai dando tanto anche se forse non lo sai… Salento, io mi sono innamorato di te.
Marzo 2014: trasferito per lavoro da Fano ad Acaya, un paesino di cui non conoscevo neppure la collocazione geografica. Sono direttore di un albergo, orgoglioso prigioniero in un castello dorato che mi assorbe tanto da non lasciarmi tempo per conoscere quanto c’è all’esterno. Nutro forte il desiderio di scoprire tutto di questa splendida terra, perdermi nelle stradine dei suoi paesi, tirar tardi tra sagre e feste, ballando al suo ritmo sfrenato. Quando posso, rifuggo dalla realtà con la tavola da surf, tra questo splendido mare, diventato meta ambita per gli sport d’acqua. Evado sospinto dal vento, ma poi, guardando la costa, le sorrido e mi affretto a tornare. March 2014: Moved from Fano to Acaya, I am a Hotel Manager. I wish to discover everything about this wonderful land. By my surfboard, I run from reality to this delightful sea. Then, looking at the coast, I smile and hurry to come back. CLAUDIO OLIVA, DIRETTORE DELL’ACAYA GOLF RESORT
Tel. 0836.1901128