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anno IV - numero.3 FOTO DI COPERTINA (Salina dei Monaci, Torre Colimena - TA) Francesca delli Carri DIRETTORE RESPONSABILE Gabriele De Giorgi (direttore@pwad.it) REDAZIONE Mariella Tamborrino (redazione@pwad.it) DIREZIONE GRAFICA Francesca delli Carri (grafica@pwad.it) COLLABORATORI: Andrea Aufieri, Paolo Conte, Fabio Grasso, Ilaria Lia, Lorenzo Madaro, Francesco Mancini, Francesca Mandese, Ilaria Marinaci, Carlo Morelli, Eleonora Leila Moscara, Jessica Niglio, Mariapaola Pinto, Federica Sabato, Fiorella Perrone, Giorgia Salicandro FOTO: Massimo Centonze, Pierpaolo Schiavone COLLABORAZIONE GRAFICA: Michele Ortese WEB: Fernando Rugge, Dario Rizzo VIDEO: Massimo Centonze TRADUZIONI: Sabrina Liberti RESPONSABILE DISTRIBUZIONE: Dario Melcore COORDINAMENTO PASSWORD AD: Manuela Rucco RESPONSABILE BTM: Mary Roberta Rossi Si ringraziano: Regione Puglia e l’assessore al Turismo Loredana Capone; l’agenzia Pugliapromozione; Alessandro Delli Noci - ass. all’Innovazione Tecnologica del Comune di Lecce; sindaci e amministratori dei Comuni di Lecce, Brindisi, Taranto, Lizzanello, Gallipoli, Melendugno, Nardò, Poggiardo e Vernole; l’Università del Salento; Federbalneari; Mauro Della Valle; tutte le edicole nelle quali Salento Review sarà messo in vendita.
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STAMPA
Antezza Tipografi srl Zona Industriale La Martella, Matera (MT) ERRATA CORRIGE: Nel numero 2 - anno III a pagina 143 la foto con Nando Popu dei Sud Sound System è di Leonello Bertolucci. È vietata la riproduzione anche parziale dei testi e delle foto senza il permesso dell’Editore. Chiuso in redazione il 4 ottobre 2016 ISCRITTO AL N. 7 DEL REGISTRO DELLA STAMPA DEL TRIBUNALE DI LECCE 2 MAGGIO 2013 - CRON. N. 18/2013
100 05. EDITORIALE
lecce
I TESORI 06. Uno sconosciuto
scultore del ’700: Domenico Ampolo
territorio
DALLA CAMPANIA ALLA PUGLIA 28. La via dell’acqua
BRINDISI 36. La città dei due castelli CASA MASSELLA 46. Le Costantine: storia e tradizioni a due passi dal mare
TURISMO ACCESSIBILE 54. Turismo accessibile: anno uno TORRE CHIANCA 58. Parco Idume, un documentario a cielo aperto
cucina
ORTAGGI 68. La lunga stagione
delle melanzane
LA CANAPA 74. Un predestinato amante della
sperimentazione: Giorgio Trovato
mario 90
74
pubbliredazionali
36 cultura
ITINERARI STORICI 18. Inseguendo la via Francigena
benessere
POLE DANCE 100. Evoluzioni ed emozioni
salentina
intorno a una pertica
NUOVE TENDENZE 82. Se la galleria
surf in salento
è la veranda di casa
ARTE 116. L’altro Salento nelle opere
di Nino Della Notte
PASSIONE PER IL MARE 86. Al mare tutto l’anno:
un obiettivo da costruire
16. FEDERBALNEARI Turismo
24. COMUNE DI MELENDUGNO Territorio 34. COMUNE DI NARDÒ Territorio 42. COMUNE DI LIZZANELLO Territorio 52. ACAYA GOLF RESORT Strutture ricettive 62. COMUNE DI GALLIPOLI Territorio 66. RISTORANTE SEMISERIO Ristorazione
80. COMUNE DI POGGIARDO Territorio
sport
98. VIVAROSA Strutture ricettive
MOUNTAIN BIKE 90. Il sapore della fatica
105. ANNA VALENTINI Health and beauty
tra le meraviglie della natura
HANDBIKE 108. La regina dell’Handbike
oltre i limiti della disabilità
12. COMUNE DI LECCE Innovazioni tecnologiche
112. COMUNE DI VERNOLE Territorio VISITA IL BLOG MAGAZINE WWW.SALENTOREVIEW.IT
EDITORIALE
Gabriele De Giorgi
Nella pagine che sfoglierete dopo questa, troverete almeno un paio di contributi che dicono molto di quella che è la nostra idea del futuro prossimo. Si tratta, in particolare, dell’articolo sulla via Francigena e di quello sulla ciclovia lungo l’Acquedotto Pugliese. Il perché è presto detto: dopo aver intercettato i target turistici più o meno classici, segmenti inediti potrebbero dare ulteriori soddisfazioni. I cammini religiosi, così come i lunghi percorsi ciclabili possono portare in Puglia un gran numero di persone, oltre a innescare una reazione a catena di piccole riqualificazioni di immobili destinati all’accoglienza e alla sosta. Certo è rischioso immaginare uno scenario quando ancora non si è compreso quello presente: l’euforia estiva è stata appena smaltita, ma cosa ha lasciato in eredità? Abbiamo compreso quali sono i fondamentali di una programmazione seria? Il piano strategico regionale di recente prodotto è un passo in avanti perché testimonia la volontà politica di declinare un modello che duri nel tempo, con la consapevolezza di dover difendere quelle caratteristiche culturali e paesaggistiche rendono unici la Puglia e il Salento. Ma i vecchi vizi dell’approssimazione imprenditoriale e della miopia della classe dirigente sul territorio sono tutt’altro che debellati. Il rischio di non essere più che una bella moda passeggera resta infatti ancora tutto.
I CAMMINI RELIGIOSI, COSÌ COME I LUNGHI PERCORSI CICLABILI POSSONO PORTARE IN PUGLIA UN GRAN NUMERO DI PERSONE, OLTRE A INNESCARE UNA REAZIONE A CATENA DI PICCOLE RIQUALIFICAZIONI DI IMMOBILI DESTINATI ALL’ACCOGLIENZA E ALLA SOSTA
In the pages you will leaf through after this, you will find at least a pair of contributions telling a lot about our idea of the near future. In particular, we are referring to the articles about via Francigena and the cycle lane along the Apulian Aqueduct. The reason is easy to say. After having intercepted more-or-less classic targets, new segments might give further satisfaction. Religious paths, as well as long cycling routes, may bring a large number of people to Apulia, triggering a chain reaction in the renewal of buildings destined to welcome and stay. Obviously, it is risky to imagine a scenario when we have not understood the current yet. We have just got rid of this summer euphoria, but what has it handed down? Have we understood what the fundamentals of a reliable planning are? The recent regional strategic plan is a step forward because it proves the political will to decline a lasting pattern, with the awareness of the need to protect those cultural and landscape features that make Apulia and Salento unique. However, the old vices of the entrepreneurial inaccuracy and the ruling class’ short-sightedness about the territory are far from eradicated. The risk of being nothing more than a pleasant fleeting trend remains.
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LECCE
i tesori
Uno sconosciuto scultore del ’700: Domenico Ampolo Le sue opere si trovano nei principali edifici religiosi di Terra d’Otranto Un lavoro mal pagato, un altare mal fatto, una morte forse improvvisa, un salto indietro nel tempo fino ai “mitici” anni del Settecento: sono questi gli ingredienti di una ricerca storica che ha portato alla scoperta di uno sconosciuto scultore del Settecento. Sconosciuto, è vero, ma non “assente” visto che lasciò molte sue tracce in tutta Terra d’Otranto. Un’indagine preliminare ha consentito di identificare fino ad ora circa una ven-
tina di sue opere, inedite ovviamente, alcune delle quali anche rilevanti per dimensioni. A chiarire il tutto un atto notarile rogato il 28 marzo 1753 (ASLe, Leo Salvatore, Notaio in Lecce) all’interno del quale è la copia di altro documento risalente al 20 marzo dello stesso anno. L’altare di cui si scrive è quello del Rosario; la “scena del crimine”, se vogliamo definirla così, la chiesa dei Domenicani in
di fabio antonio grasso/
LECCE, CHIESA SANT’ANTONIO. A DESTRA, IN ALTO: GALATINA, CHIESA DOMENICANI. PARTICOLARE DELLA PORTA MAGGIORE; IN BASSO: LECCE, SANTA MARIA DELL’ALTO
Galatina (Lecce). L’altare è quello ancora oggi collocato nel transetto sinistro della chiesa domenicana in Galatina; il suo autore è, come detto, lo scultore Domenico Ampolo benché il progetto (lo si scrive nel documento) sia di M. Manieri. Tale vicenda specifica non deve però indurci a generalizzare pensando ad un ruolo secondario ed ancillare di Ampolo rispetto a Manieri. Identificato il modo di lavorare di questo artista viene facile riconoscere che, nella stessa chiesa domenicana di Galatina, Ampolo avrebbe realizzato anche l’altare maggiore (eccetto alcune parti), l’altare con la statua di San Pietro Martire (datato 1741) nonché l’apparato scultoreo esterno a figure collocato sulla porta principale. Si sottolinea, per completezza, che in alcune delle opere segnalate è stata rile-
vata la presenza anche di altri autori. Ciò è dovuto talora al fatto che alcuni altari sono stati oggetto di trasformazioni nel corso dei secoli; tal altra, invece, perché l’opera sembra essere il frutto di una vera e propria collaborazione fra Ampolo ed altri scultori suoi contemporanei (quasi sempre gli stessi). Ancora a Galatina, all’interno della chiesa del Carmine, è un celebre presepe scolpito fino ad oggi interamente attribuito dalla storiografia a Manieri; l’analisi stilistica rileva invece che le statue raffiguranti la Sacra Famiglia sarebbero opera di Ampolo. Rimanendo nel territorio dell’Arcidiocesi di Otranto si segnalano due altari realizzati nella navata della chiesa dei Domenicani a Muro Leccese: essi sono i primi due, l’uno a destra l’altro a sinistra,
immediatamente a ridosso del transetto. Quello a sinistra, nell’epigrafe, reca inciso il millesimo 1735, la dedicazione a San Pietro Martire nonché l’indicazione del probabile committente, Ignazio Papadia, il cui stemma potrebbe essere quello posto, fra angeli, alla sommità dell’altare stesso; di fronte a questo primo altare (e cioè, entrando nella chiesa, sul lato destro della navata) ve ne è un altro scolpito dallo stesso artista su cui è l’insegna dell’Ordine Domenicano. A Sogliano Cavour, nella matrice, opera di Ampolo sarebbe l’altare posto nel transetto sinistro con la statua di San Michele Arcangelo; a Maglie, nella chiesa dell’Addolorata, tre statue collocate sull’altare maggiore ovvero due angeli inginocchiati ai lati di un monumentale “Salvator Mundi”. 6 7
LECCE
i tesori
GALATINA, ALTARE MAGGIORE NELLA CHIESA DEI DOMENICANI; IN BASSO, L’ALTARE DEL ROSARIO
OPERA DELLO SCULTORE SAREBBE L’ALTARE MAGGIORE DELLA CHIESA CHE È NEL COMPLESSO COMUNEMENTE PIÙ NOTO COME I “BOBBÒ” Nella cattedrale leccese di Ampolo sarebbe l’epigrafe (collocata in alto sulla parete a sinistra dell’altare di Sant’Oronzo) su cui è inciso il testo relativo alla concessione di indulgenza plenaria da parte di Papa Innocenzo XII (al secolo Antonio Pignatelli, già Vescovo di Lecce), il 26 agosto di ogni anno – festività di Sant’Oronzo –, a chi avesse visitato la cattedrale, si fosse accostato alla comunione ed alla confessione con sincerità nonché avesse pregato a favore di quanto ivi espresso dallo stesso pontefice; nella chiesa di San Matteo le forme di Ampolo sono riconoscibili non solo nell’altare dove è una rappresentazione della Sacra Famiglia, ma anche nelle due teste d’angelo che sono al di sotto dei frammenti d’affresco nell’altare immediatamente a destra di quello maggiore; nella chiesa del Carmine di questo scultore sarebbe l’altare con il dipinto autografo di Serafino Elmo raffigurante l’Annunciazione (l’epigrafe laterale riporta inciso il millesimo 1737) e così pure l’altare riconoscibile per il grande monogramma IHS collocato alla sua sommità; nella chiesa domenicana del Rosario tre dei quattro altari posti 8 9
LECCE
i tesori
IN ALTO: GALATINA, CHIESA DEI DOMENICANI. ALTARE DI SAN PIETRO MARTIRE; NELLE ALTRE FOTO: LECCE, PARTICOLARI DELLA CHIESA DEL CARMINE
nei piloni angolari della grande aula centrale (unica eccezione è quello angolare destro a ridosso dell’altare maggiore) più altri pezzi nella chiesa. Sempre a Lecce, ancora opera dello stesso scultore sarebbe l’altare maggiore della chiesa che è nel complesso comunemente più noto come i “Bobbò”; nella ex chiesa di Santa Maria dell’Alto il piccolo altare riconoscibile per due statue laterali fra cui quella di San Giuseppe. Nella leccese chiesa di Sant’Antonio della piazza: il monumentale altare (datato 1737) del Santo di Padova (il millesimo
1758 potrebbe essere riferibile invece alla doratura; la centrale statua del Santo di altro autore è del 1569); i due angeli seduti posti in cima alla porta piccola di accesso alla chiesa; nella navata, l’altare dominato dalla statua di un probabile San Michele Arcangelo; alcuni dei frammenti (fra cui un angelo seduto) collocati oggi nel piccolo vano che dalla strada laterale conduce all’interno. Ancora a Lecce, infine, in una collezione privata, due statue raffiguranti l’una Sant’Oronzo, l’altra Santa Irene. La mano di Ampolo è riconoscibile pure: nel
primo altare a sinistra entrando nella chiesa matrice di Lequile (progettata da Manieri che avrebbe eseguito anche il fonte battesimale); in alcune statue dell’altare posto sulla parete di fondo del transetto sinistro della matrice di San Pietro in Lama (anche qui Manieri avrebbe eseguito gli altari: quello a sinistra nel transetto sinistro, quello destro nell’altro opposto e – ma solo in parte – il primo a sinistra entrando nella chiesa); e da ultimo, nell’altare maggiore della chiesa dell’Immacolata a San Cesario di Lecce.
LECCE, ALTARE MAGGIORE NELLA CHIESA DEI BOBÒ
NELLA CATTEDRALE LECCESE DI AMPOLO SAREBBE L’EPIGRAFE SU CUI È INCISO IL TESTO RELATIVO ALLA CONCESSIONE DI INDULGENZA PLENARIA DA PARTE DI PAPA INNOCENZO XII AN UNKNOWN SCULPTOR OF THE EIGHTEENTH CENTURY: DOMENICO AMPOLO A low-paid job, a botched altar, perhaps a sudden death. These are the ingredients of a historical research that has led to the discovery of an unknown sculptor. He has left many traces throughout Terra d’Otranto. About twenty of his works have been identified so far. Among them, there is the altar of the Rosary, in the Dominican Church in Galatina (Lecce), placed in the left transept of the church. Its author is Domenico Ampolo. In the same church, Ampolo has probably made the main altar, the altar with the statue of St. Peter Martyr as well as the external sculptures on the main door. He has made some of the above-mentioned works of art in collaboration with other sculptors. It has happened because altars have undergone transformations over the centuries, or it is due to the collaboration with other contemporary artists. The Church of Carmine (Chiesa del Carmine) hosts a famous crib whose Holy Family has probably been realized by Ampolo. Maybe he has also made the two altars in the Dominican Church in Muro Leccese. In Sogliano Cavour’s mother church, Ampolo would have made the altar with the statue of St. Michael the Archangel. In Maglie, the Church of the Our Lady of Sorrows (Chiesa dell’Addolorata) would hosts two angels by him, situated on the main altar next to a majestic “Salvator Mundi”. In Lecce’s Cathedral, Ampolo would have carved the epigraph expressing Pope Innocent XII’s plenary indulgence. In the Church of St. Matthew (Chiesa di San Matteo), some of
Ampolo’s work are the Holy Family on the main altar, and the two angel heads below the fresco fragments in the altar immediately to the right of the main altar. In the Church of Carmine, this sculptor would have made the altar with Serafino Elmo’s autograph painting depicting the Annunciation, and the altar with the large HIS monogram at the top. In the Dominican Church of the Rosary (Chiesa Domenicana del Rosario), Ampolo has made three of the four altars plus other works. In Lecce, he would have made the main altar of the church situated in the complex commonly known as the “Bobbò”. In the Church of Santa Maria dell’Alto (Chiesa di Santa Maria dell’Alto), he would have made the small altar with the two side statues. In the Church of Sant’Antonio della piazza (Lecce), he would have carved the majestic altar with the statue of St. Anthony of Padua, and the two angels sitting on the small entrance door. In the same church, the altar dominated by the statue of a probable St. Michael the Archangel in the nave, and some of the fragments situated in the small room leading from the side street to the interior of the church. Still in Lecce, a private collection contains two statues made by Ampolo: one of them depicts St. Oronzo, the other St. Irene. Other works by Ampolo are the first altar on the left in the mother church in Lequile; several statues in the mother church in San Pietro in Lama; and last but not least, the main altar of the Church of the Immaculate Conception (Chiesa dell’Immacolata) in San Cesario di Lecce.
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PAROLA D’ORDINE: FORMAZIONE LE BELLEZZE DEL TERRITORIO DA SOLE NON BASTANO. LA SCOMMESSA DI FEDERBALNEARI PUNTA SULLA PREPARAZIONE CONSAPEVOLE E SULLE SINERGIE
PORTO DI OTRANTO; A DESTRA IL MONASTERO DEGLI OLIVETANI A LECCE
IL PRESIDENTE MAURO DELLA VALLE
Da un lato i numeri, dall’altro il territorio, in mezzo tutte quelle potenzialità che, se sfruttate a dovere trasformerebbero il Salento nella Costa Azzurra d’Italia. Per il presidente di Federbalnari, Mauro Della Valle, basterebbero poche ma efficaci azioni per cambiare il corso delle cose. «I numeri ci sono, e sono pure incoraggianti – afferma dopo l’incontro a Roma con il Ministro per gli Affari Regionali Enrico Costa –. Quel 20% in
più di affluenza turistica che chiude la stagione estiva 2016 – prosegue –, sono la testimonianza di un successo in parte annunciato alla vigilia dell’estate. Quello che più ci rende orgogliosi – conclude – è che il boom di presenze non è stato registrato solo ad agosto, come di consueto. Anche luglio è stato un mese di altissimo riferimento». Soddisfazione a parte, Della Valle fa un’analisi attenta della situazione: «Se abbiamo ottenuto risultati così sorprenden-
ti – afferma – lo dobbiamo sicuramente alla caparbietà dai leccesi e dei salentini che si sono finalmente resi conto che qui da noi si può vivere di turismo. Ma la caparbietà da sola non basta». Inevitabile, quindi, un richiamo a quelle piccole, ma importanti azioni da porre in essere per perfezionare il tiro. «Abbiamo la fortuna di vivere in un contesto meraviglioso: la costa, il mare, l’entroterra, il patrimonio storico ed artistico di cui disponiamo non sono secondi a
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nessuno. Le basi sono straordinarie. Se solo riuscissimo a correggere qualcosa potremmo davvero fare quel salto di qualità che tutti attendono da tempo». Ed ecco la lista nera del comparto: servizi; trasporti; parcheggi; formazione; accoglienza; vie di comunicazione. Sono questi i nodi da sciogliere per garantire un’offerta decisamente migliore e concorrenziale, insomma una LUNGOMARE DI LECCE
Blue Economy, l’Economia del Mare. «Il tanto discusso intervento di Briatore – spiega il numero uno di Federbalneari – non era poi così avventato. Anzi. A mio avviso ha solo dato dei consigli a questa terra che giustamente ha definito ‘una Ferrari senza pilota’. Il turismo di lusso di cui ha parlato nel suo intervento a Otranto, potrebbe rappresentare una svolta decisiva per l’economia salenti-
na, purché nel rispetto delle tradizioni, del paesaggio e dell’ambiente locale. Pensiamo a questa opportunità come ad un investimento, non come ad una provocazione fine a se stessa». Della Valle tira la giacchetta a quegli amministratori poco propensi a creare nuove e vantaggiose sinergie. «Il lavoro congiunto – dice – non può che portare benefici». L’analisi si concentra poi su un’altra nota dolente: la formazione. «Il turista è una risorsa, non un problema – afferma Della Valle – ma c’è ancora qualcuno che non sembra aver afferrato questo concetto». Qual è la ricetta di Federbalneari per ovviare a questi inconvenienti? «Stiamo programmando dei corsi di lingue tecniche rivolti agli operatori del settore ed un corso sull’accoglienza. Inoltre ci sono in cantiere altri progetti interessanti come, per esempio, la realizzazione di un QR CODE che aiuterà i visitatori a conoscere, attraverso l’apertura di una mappa interattiva sui loro cellulari, tutti i posti più interessanti da vedere nelle loro vicinanze e ultimo, ma non per importanza, c’è un progetto, in cui è coinvolta anche Unisalento e riguarda la sperimentazione di un prototipo di roccia naturale composta da posidonia. Una volta giunte a riva, le alghe saranno compattate e riposizionate in mare. Al loro interno saranno posizionati appositi sensori che attraverso lo studio delle correnti, delle maree e delle onde, consentiranno un monitoraggio costiero continuo e, soprattutto, a impatto zero». Come dire, la natura al servizio della natura.
PASSWORD: TRAINING BEAUTIES OF NATURE ALONE ARE NOT ENOUGH. FEDERBALNEARIBETS ON CONSCIOUS TRAINING AND ON SYNERGIES. On the one hand the figures, on the other hand the territoryand all its potentialsin the middle. According to Mauro Della Valle,chairmanof Federbalnari,few but effective stepswould be enough to change things. «Figures are encouraging – he says.–That 20% of tourists more than the last year confirms a success waiting to happen. Not only August but also July has enjoyed a boom». «If we have achieved these unexpected results, – says Della Valle – we owe it to local people who have understood thy can earn their living by tourism. The seaside, the hinterland, the historical and artistic heritage are amazing. We need toamend something to make the quantum leap everyone has been waiting for a long time». Here it is the sector black list: services; transport; parking; training; accommodation;lines of communication. This is what we must improve to guarantee a better supply, that is a Blue Economy. According to Federbalneari, how is it possible to remove these disadvantages? «We are organizing some technical language courses and a course on reception addressed to tourism professionals. AQR CODE will help visitors to know the most interesting places nearby andlast but not least, a project on a natural rock containing posidonia will help to monitor coasts».
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CULTURA
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ANTICHE CARRAIE ROMANE PRESSO LA MASSERIA TENUTA MONACELLI
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DALLA TERRA D’OTRANTO LUNGO L’ANTICO CAMMINO MEDIEVALE VERSO GERUSALEMME
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CULTURA
itinerari storici
IN QUESTA PAGINA LA CHIESA DI SANTA MARIA D’AURIO NELLE CAMPAGNE DI LECCE
Esiste un turismo meno chiassoso, poco esposto alle luci della ribalta, che osserva e scopre tutto quanto lo circonda a passo d’uomo. È il turismo dei camminatori: il più famoso, per intenderci, è quello di chi va a piedi al santuario di Santiago de Compostela, ma ci sono, in Europa e nel mondo, tante vie di pellegrinaggio. Ad attraversare l’Italia è la via Francigena, che, nel Medioevo, era una delle tratte più battute per raggiungere la Terra Santa. In questo contesto i porti pugliesi erano scelti come strada alternativa per approdare in Oriente rispetto alla dorsale balcanica. Già dalla fine del XIV secolo giungevano agli stessi porti pugliesi anche i pellegrini di ritorno da
Gerusalemme e diretti a Roma. Appare chiaro, quindi, come il Salento fosse snodo cruciale di partenze e approdi per i cammini religiosi. Oggi, una proposta di legge, un gruppo interparlamentare dedicato e un comitato promotore locale vogliono ripristinare il percorso salentino della Via Francigena, che, in Italia, parte dalla Valle d’Aosta e arriva in Puglia, ufficialmente solo fino a Brindisi. «Un grave torto storico», secondo Anna Trono, docente di Geografia Economico Politica e del Turismo all’Università del Salento e presidente dell’Associazione Via Francigena Pugliese. Per la studiosa il tratto salentino, che da Brindisi arriva a Otranto e poi a Santa Maria di Leuca,
doveva essere inserito già nel protocollo di intesa presentato, a suo tempo, dalla Regione Puglia al Consiglio d’Europa. La Trono porta a favore della sua tesi ragioni storiche indiscutibili e spiega qual era e quale potrebbe essere il percorso da far battere nuovamente dai passi dei pellegrini. «La direttrice privilegiata da Roma per la Puglia – sottolinea la docente – era l’Appia Traiana, che collegava Roma a Brindisi e a Otranto. Da Roma, seguendo l’Appia Antica o la Latina-Casilina, si arrivava a Capua. Qui la Via Appia si sdoppiava in un’Appia propriamente detta, che giungeva a Brindisi attraverso il percorso interno, dopo aver toccato il porto di Taranto, e in un’Appia Traiana che, in una doppia variabile litoranea ed interna, non si identificava con la sola strada consolare Appia Traiana ma anche con la Litoranea Adriatica (da Siponto a
CHIESA DEI DIAVOLI A TRICASE
Bari), i regi tratturi ed i tratturi (o strade bianche). Da Egnazia il tracciato volgeva verso Brindisi (Via Traiana) e da lì scendeva fino ad Otranto (Traiana “Calabra”), innervandosi con i suoi “diverticula” in tutto il Salento, ed interfacciandosi spesso con altri antichi tracciati devozionali. Vi era anche un’ultima via dei pellegrini, la Sallentina, la strada litoranea che da Otranto, incrociando Castro e Vereto, consentiva di raggiungere il Capo di Leuca e di lì risalire lungo il versante orientale del Salento, toccando Ugento, Alezio, Manduria e Taranto». Sulle tracce di questo antico e importante cammino di fede, la Via Francigena salentina darebbe ai camminatori la possibilità di battere un percorso storico, puntigliosamente studiato e cartografato dai ricercatori dell’Università del Salento, presentando ai turisti un territorio ricco di beni culturali e naturalistici, certo interessante alternativa ai tradizionali circuiti di viaggio, ma anche e soprattutto un’importante, nuova occasione di sviluppo per la comunità locale. Proprio per questo, la conditio sine qua non per
“PUNTIAMO AD UN TURISMO RIFLESSIVO E NON PREDATORIO”, DICONO DAL COMITATO PROMOTORE I COMUNI INTERESSATI Per l’inclusione dell’area salentina nella Via Francigena è fondamentale lo sforzo congiunto di tutti gli enti interessati: da Brindisi a Otranto l’itinerario per il cui riconoscimento si sta lavorando tocca i comuni di Brindisi, San Pietro Vernotico, Torchiarolo, Lecce, Surbo, Lizzanello, Vernole, Melendugno, Calimera, Martano, Carpignano Salentino, Cannole, Bagnolo del Salento, Palmariggi, Giuggianello, Giurdignano, Uggiano La Chiesa e Otranto. Tra Otranto e Leuca, invece, i comuni che ricadono lungo il cammino sono, appunto, Otranto e Uggiano La Chiesa, che già erano presenti nell’altra tratta, e ancora Santa Cesarea Terme, Ortelle, Diso, Andrano, Tricase, Tiggiano, Corsano, Patù, Gagliano del Capo e Castrignano del Capo. THE MUNICIPALITIES INVOLVED In order to include Salento in the Via Francigena, it is necessary a joint effort by all the municipalities involved in the route. From Brindisi to Otranto, Lecce, Melendugno, Calimera and Uggiano La Chiesa are just some of them. From Otranto to Leuca, it is worth mentioning Santa Cesarea Terme, Tricase and Castrignano del Capo.
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CULTURA
itinerari storici
CHIESA DEI SANTI NICCOLÒ E CATALDO A LECCE; A DESTRA PARTICOLARE DEL PORTALE
raggiungere il riconoscimento della via Francigena in Terra d’Otranto è che i comuni che ricadono lungo l’itinerario ricostruito dai ricercatori aderiscano al comitato promotore, con l’impegno concreto a costruire la rete di servizi di base, necessaria alla fruibilità del percorso. Il modello, in sostanza, è quello di Santiago di Compostela, dove, nelle varie tappe intermedie verso il santuario, sono attrezzati i punti di ristoro per i camminatori. Dai primi anni Novanta, circa 300.000 persone all’anno scelgono di attraversare le terre tra la Francia e la Spagna, garantendo sviluppo ad un’area prima attanagliata dalla crisi e depressa dal punto di vista economico. Il protocollo d’intesa, che il comitato promotore ha sottoposto ai comuni interessati, si compone di una parte preliminare che illustra le ragioni storiche e sociali alla base della richiesta del riconoscimento del tratto salentino, di una seconda parte sui territori attraversati e di un’altra sugli obiettivi da raggiungere, in primo luogo la
creazione di una “comunità ospitante”, che si concretizza proprio nel territorio che si mette a disposizione delle necessità del viaggiatore attraverso servizi offerti da soggetti pubblici e privati. «Puntiamo con questo progetto – conclude la Trono – ad un turismo non predatorio ma riflessivo». Se tutto l’iter andasse a buon fine e si
MOSAICO PAVIMENTALE DELLA CATTEDRALE DI OTRANTO
CHASING SALENTO’S VIA FRANCIGENA FROM OTRANTO ALONG THE ANCIENT MEDIEVAL ROUTE TO JERUSALEM There is a kind of tourism that discovers everything by walking. It is the walkers’ tourism. The most renowned paths are towards Santiago de Compostela but there are many other pilgrimage routes, throughout Europe and all over the world. In Italy, Via Francigena has been one of the most travelled routes to the Holy Land since the Middle Ages. Apulian harbours, in particular, represented a valid alternative to the Balkan ridge. At the end of the XIV century, pilgrims also used them to go back from Jerusalem and heading for Rome. In Italy, Via Francigena officially links Valle d’Aosta to Brindisi. «A big historical mistake», according to Anna Trono, a professor at the University of Salento and the Chairwoman of the Apulian
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ottenesse il riconoscimento ufficiale anche per il tratto salentino, la Terra d’Otranto, già meta di turismo vacanziero estivo, diventerebbe appetibile anche per quest’altra tipologia di visitatori, che ripercorrerebbero le vie devozionali seguite nel medioevo verso la Terra Santa.
Association of the Via Francigena. In her opinion, the legs from Brindisi to Otranto and to Santa Maria di Leuca should already be included in the route. «Appia Traiana was the route preferred to go from Rome to Apulia – the Professor highlights. – It linked Rome to Brindisi (along the Via Traiana) and Brindisi to Otranto (along the Via Traiana “Calabra”). There was also the last leg of the pilgrimage route, known as “la Sallentina”, leading from Otranto to Capo di Leuca and then upwards till Taranto». On the footsteps of this ancient journey of faith, Salento’s Via Francigena would give walkers the chance to visit interesting places rich in cultural and natural heritage. More important, it would be a great development opportunity for the local community. The model is Santiago de Compostela where pilgrimage has made the development of previously undeveloped areas possible.
Aperto tutto l’anno, ampio parcheggio, tavoli all’aperto, pesce e frutti di mare freschi, ottima carta vinicola, piccoli catering, organizzazioni banchetti e ricevimenti.
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COMUNE DI MELENDUGNO
territorio
GROTTA DELLA POESIA A ROCA
Melendugno e le sue marine, arriva la rivoluzione dolce La costa adriatica cambia look grazie ad un progetto di riqualificazione: l’Ecomuseo diventa realtà Pluripremiate anche quest’anno (Bandiera Blu per il settimo anno consecutivo; Bandiera Verde e 5 Vele), le Marine di Melendugno si confermano fiore all’occhiello della costa adriatica. L’amministrazione guidata dal sindaco Marco Potì non si adagia sugli allori ed è pronta a dare vita a nuovi interventi per la salvaguardia dei paesaggi costieri.
In cantiere c’è già un progetto integrato di riqualificazione scaturito in seguito a un concorso internazionale in cui si sono cimentati i maggiori studi di architettura paesaggistica d’Europa, vinto dallo studio portoghese PROAP dell’arch. Jan Ignacio Zollo Sanchez. Grazie ad un finanziamento ricevuto dalla Regione Puglia di circa 5 milioni
di euro presto saranno rivoluzionati aspetto e fruizione degli oltre 13 chilometri di litorale. Il progetto, denominato “Ecomuseo della costa delle Marine di Melendugno” nasce per riportare questi luoghi alle loro origini, eliminando le criticità come i parcheggi ed il traffico, privilegiando la mobilità ecosostenibile. Verranno riqualificati i waterfront di
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periferia, come quelli di Torre Specchia, di Roca (piazza del Sole) e di Sant’Andrea, che saranno strutturati con elementi naturali al posto degli attuali cemento e asfalto. Cambierà la viabilità, con una litoranea interna ottenuta dall’ampliamento di strade comunali già esistenti, un unico collegamento ciclabile da Torre Specchia a Sant’Andrea e parcheggi di scambio tra il traffico pesante, che si ferma in periferia, e mezzi di minore impatto, come la bicicletta o i bus elettrici, per il centro delle marine ed i principali stabilimenti balneari della costa. «Anche l’area archeologica sarà tutelata
TORRE DELL'ORSO
– afferma il sindaco Marco Potì. - La Grotta della Poesia, elencata fra le dieci piscine naturali più belle d’Italia che, e l’area archeologica di Roca Vecchia sono attrattori culturali importanti e noi abbiamo l’obbligo di custodire questo tesoro». Parliamo del vostro impegno per la promozione culturale. «L’estate 2016 è stata scandita da numerosi
eventi. Il BluFestival delle marine, eventi enogastronomici come le sagre ed una tappa del Niurumaru Wine Festival a Torre dell’Orso e poi l’appuntamento tanto atteso della Notte di Mare di San Foca con oltre 50mila presenze. Tutte manifestazioni gratuite – sottolinea il primo cittadino. – Per i prossimi mesi stiamo definendo il cartellone del Nuovo Cinema Paradiso, in collaborazione con il Teatro Pubblico
ROCA
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COMUNE DI MELENDUGNO
territorio
Pugliese. Infine abbiamo promosso eventi unici come la performance dell’attore salentino Mario Perrotta, dal titolo “Verso terra”, storie di migranti dedicato a chi viene dal mare. Un lavoro sulla memoria di questi posti, come l’ex centro di accoglienza Regina Pacis di San Foca, ma anche un momento di riflessione su quanto avviene tra le sponde delMediterraneo». Due parole sull’attività di promozione. «Fondamentale la collaborazione con la Regione e Pugliapromozione. Abbiamo partecipato a fiere internazionali come la
Bit di Milano e la Itw di Berlino, ci siamo fatti conoscere anche attraverso riviste di settore, sul web e sui canali social più utilizzati. Sforzi premiati dai numeri (+15% di presenze rispetto al 2015) ma, a mio avviso, si può fare di più: bisogna perfezionare la formazione, migliorare i collegamenti e lavorare tantissimo sui mercati stranieri per allungare il periodo di permanenza nelle nostre località». A voi il merito di aver reso accessibile il mare a tutti, anche ai portatori di handicap.
«La terrazza “Tutti al mare”, spiaggia libera attrezzata di San Foca completamente dedicata alle persone affette da disabilità motorie è stata uno dei nostri fiori all’occhiello. Eccellenza assoluta a livello nazionale, uno dei pochi esempi in Italia, è nata da un’idea e dalla determinazione di Gaetano Fuso, un ragazzo meno fortunato di noi e grazie alla collaborazione con l’associazione di volontariato ‘2he’ ed al sostegno dell’Amministrazione Comunale, si è riusciti a rendere un tratto di spiaggia accessibile veramente a tutti».
LA SPIAGGIA LIBERA ATTREZZATA "TUTTI AL MARE" A SAN FOCA, COMPLETAMENTE DEDICATA ALLE PERSONE AFFETTE DA DISABILITÀ MOTORIE SAN FOCA
MELENDUGNO AND ITS SEA FRONT, THE GENTLE REVOLUTION IS COMING THE ECOMUSEUM COMES TRUE Melendugno sea front is still the Adriatic coast flagship. The town council is ready to intervene to protect the coastal landscapes. A project of urban regeneration will change the look and the use of the coastline. The socalled “Ecomuseum of Melendugno Sea Front” aims at eliminating critical issues such as parking and traffic, by promoting eco-sustainable mobility. It will redevelop the suburban waterfronts by widening roads. There will be a single cycle lane from Torre Specchia to Sant’Andrea and a bicycle-sharing system, too. «It will also protect the archaeological site, – says the Mayor, Potì – as there are important cultural attractions that we need to preserve». Let us talk about your cultural promotion. «Last summer was rich in events, – says the Mayor. – We are defining the forthcoming screening of Nuovo Cinema Paradiso. We have also promoted events like “Verso terra”, a wide range of migrants’ histories coming from the sea». Two words on your promotional activity. «We have participated in international trade fairs and promoted our territory on magazines, social networks, and the web. It is nonetheless necessary to improve training and links, and to work hard on international markets». You have made beaches accessible for people with disabilities. «“Tutti al mare” is a public beach in San Foca fully equipped for people with motor disabilities. It is one of our flagships».
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Una dimora storica di inizi ‘900 nel centro storico di Lecce, sapientemente restaurata nel pieno rispetto della tradizione costruttiva salentina e della storia dell’edificio che propone suite e appartamenti con servizi di alta qualità, finiture di pregio, elementi di design e pezzi d’arredo di recupero. Apre le sue porte a quei viaggiatori che sono alla ricerca dei colori e dei sapori più autentici di un territorio dove il Tempo è padrone ed i suoi abitanti gli rendono il giusto tributo, con uno stile di vita in movimento lento.
Historical dwelling of the beginning of the ‘900 situated in the core of the historical center of Lecce, finely restored fully respecting the Salentino building tradition and the history of the construction; it offers suites and apartements with high quality services, precious finishings, design elements and some recovered furniture. Opens its doors to all those travelers who are looking for the most genuine colors and tastes of a land where Time is the owner and its dwellers pay the right tribute to him with a slow lifestyle.
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TERRITORIO
DaLLa campania aLLa pugLia
La via dell’acqua La ciclovia lungo i percorsi dell’Acquedotto Pugliese Un cammino lungo il mezzogiorno d’Italia seguendo la via dell’acqua, attraverso paesaggi eterogenei e siti di interesse naturalistico, archeologico e storico: è la Ciclovia dell’Acquedotto Pugliese, un percorso cicloturistico che intercetta tutte le condotte storiche dell’acquedotto, da Caposele in provincia di Avellino a Villa Castelli in provincia di Brindisi. La
più grande infrastruttura di approvvigionamento idrico-potabile serviva oltre trecento comuni, lungo il suo snodarsi, ed è una delle opere idriche più grandi e complesse del mondo. La ciclovia comprende quello che si chiamava Canale Principale, che dal 1906 al 1915 portò l’acqua a Bari, e il Grande Sifone Leccese, ramo terminale
CENTRALE IDROELETTRICA A BATTIPAGLIA
di jessica niglio/foto roberto guido
PONTE CANALE IN VALLE D’ITRIA
EDIFICIO D’ISPEZIONE
CICLOESPLORAZIONE CON ARRIVO A LEUCA
che conduce addirittura sino a Santa Maria di Leuca. Ed è proprio a finibus terrae che si trova la meravigliosa cascata monumentale del ’39 recentemente restaurata, che con i suoi 250 metri finisce direttamente nel mare. Oggi attivata in qualche occasione, è impreziosita da un sistema di illuminazione particolarmente suggestivo. Le regioni coinvolte dalla ciclovia sono tre, Campania, Basilicata e Puglia, e svelano alcuni dei luoghi più affascinanti del Meridione: l’Alta Irpinia, il Vulture Melfese, l’Alta Murgia, la Valle d’Itria, l’Arneo e tutto l’entroterra salentino. L’aspetto più interessante è che si trat28 29
TERRITORIO
DaLLa campania aLLa pugLia CASCATA DI LEUCA; MAPPA DELL’ACQUEDOTTO PUGLIESE
IN QUESTA FOTO E IN BASSO, IL CHILOMETRO ZERO A CAPOSELE; A DESTRA LA MAPPA DELL’ACQUEDOTTO PUGLIESE ALLA CASCATA DI LEUCA
LE REGIONI COINVOLTE DALLA CICLOVIA SONO TRE, CAMPANIA, BASILICATA E PUGLIA, E SVELANO ALCUNI DEI LUOGHI PIÙ AFFASCINANTI DEL MERIDIONE ta di una vera e propria greenway, in quanto metà del percorso ciclabile è precluso ad auto e mezzi motorizzati, su circa 230 km di strade esistenti e percorribili. Un primo tratto si dipana tra Campania e Basilicata, poi in Salento e Irpinia si usano strade rurali e quasi mai si è costretti a percorrere quelle statali e provinciali. PONTE CANALE SUL CANALE DI PIRRO
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Le tappe e le tracce da cercare sono gli impianti di captazione dove si trovano le sorgenti, i ponti, i canali, le gallerie: tutto serviva a far viaggiare la condotta in leggera pendenza per sfruttare la gravità e risparmiare energia. Ci sono, inoltre, le case cantoniere, gli edifici storici, gli impianti per rendere potabili le acque, i serbatoi pensili, le centrali idroelettriche
e gli impianti di sollevamento, ancora intatti nella loro struttura. Un cammino, quindi, che collega luoghi di particolare interesse, con uno studio sull’archeologia industriale, e che coltiva uno stile di vita lento su due ruote o a piedi, persi tra le casette di ispezione con l’anno di costruzione impresso e la progressione chilometrica della condotta, le tipiche fontanine di ghisa, i tombini circolari, alla scoperta di una porzione di storia meridionale che svela costumi e abitudini. Un primo tratto di ciclovia, della lunghezza di circa dieci chilometri, in Valle d’Itria, è stato finanziato e realizzato dall’Acquedotto Pugliese per mezzo della Regione Puglia, e sono quattro i chilometri in via di completamento fino a Villa Castelli, e trentotto tra Salice Salentino, Nardò e Galatone. Il lavoro, frutto di uno studio sulla percorribilità ciclistica e ciclopedonale delle vie, inoltre, è sostenuto da una serie di
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TERRITORIO
DaLLa campania aLLa pugLia
leggi regionali. È in progetto, nei capitoli del Piano Attuativo del Piano Regionale dei Trasporti 2015-2019 della Regione Puglia, il completamento del tratto a nord fino a Gioia del Colle, in provincia di Bari, e a sud una sorta di collegamento con la viabilità del Consorzio di Bonifica dell’Arneo, con una pista ciclabile di venti chilometri. Nel dicembre del 2015, dopo una grande mobilitazione dal basso sui social network, la Ciclovia è stata inserita nella Legge di Stabilità 2016 tra le quattro prioritarie in Italia, con l’opportunità di accedere a finanziamenti statali. Nel 2015 è nato un comitato pro ciclovia, “Coordinamento dal basso per la Ciclovia dell’Acquedotto Pugliese”, in cui convergono associazioni, imprese e singoli, che operano a favore del completamento dell’itinerario. Intanto si procede con il collegamento delle piste ciclabili esistenti. È proprio del 2015 la prima esplorazione della ciclovia, un viaggio in bicicletta che ha avuto la durata di cinque giorni, per poter verificare fattibilità e potenzialità dei percorsi. Alla prima esplorazione sono seguiti documenti ufficiali, convegni, la nascita di un sito dedicato. Il coordinamento si è mosso anche per l’individuazione di un primo tracciato con i punti di maggiore interesse e ogni organizzazione si è impegnata ad “adottare” un tratto di ciclovia per procedere con l’individuazione degli interventi più idonei per garantire la tutela delle strutture, la conservazione dei beni e la fruibilità per un turismo attivo e una mobilità lenta, prevedendo attività come trekking, ciclostoriche, bikepacking, ippoturismo. Inoltre, il gruppo lavora a stretto contatto con l’Acquedotto Pugliese per garantire un evento annuale di esplorazione a piedi
FONTANA A VENOSA
PONTE CANALE A VENOSA
PONTE CANALE A VENOSA
e in bici. Si è conclusa, infatti, lo scorso 2 settembre con l’arrivo a Leuca, la seconda esplorazione del coordinamento, salutata dall’accensione della cascata monumentale. Sette tappe, venti cicloturisti che dal 26 agosto hanno percorso in bici oltre 540 chilometri seguendo l’itinerario narrativo segnato dalla condotta principale, da Caposele a Santa Maria di Leuca. Ancora una volta ciclisti, associazioni e cicloesploratori, con grande entusiasmo, si sono mossi alla scoperta di paesaggi suggestivi, accolti via via anche dalle istituzioni, molto sensibili al tema della sostenibilità e al recupero del percorso dell’acquedotto. La spedizione, autofinan-
ziata dai partecipanti, ha potuto percorrere tratti inediti e aperti temporaneamente e ha messo in essere una mappatura straordinaria e una promozione collaborativa dell’itinerario storico che sarà raccolto in un roadbook partecipato. Secondo la tabella di marcia ministeriale (ai ministeri delle Infrastrutture e dei Trasporti e dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, con Regione Puglia, Campania e Basilicata spetterà la realizzazione dell’opera), nel 2017 si sottoscriveranno gli accordi di programma con gli enti locali interessati, saranno avviate le gare e aperti i primi cantieri, che dovranno chiudersi entro il 2018. La ciclovia c’è già.
NEL 2015 È NATO UN COMITATO IN CUI CONVERGONO ASSOCIAZIONI, IMPRESE E SINGOLI, CHE OPERANO A FAVORE DEL COMPLETAMENTO DELL’ITINERARIO
SERBATOIO PENSILE A NARDÒ
THE WATER ROAD THE CYCLEWAY ALONG THE TRAILS OF THE APULIAN AQUEDUCT A journey along the South of Italy, following water mains, through heterogeneous landscapes and sites of natural, archaeological and historical interest. We are referring to the Apulian Aqueduct Cycleway, which includes the aqueduct historic water mains, from Caposele (in the province of Avellino, Campania region) to Villa Castelli (in the province of Brindisi, Apulia region). With about 230 km, it is one of the largest and most complex water supply systems in the world. The cycleway includes “the large Lecce’s Syphon”, the aqueduct final branch leading to Santa Maria di Leuca. It is exactly at finibus terrae that it is possible to enjoy the wonderful, recently restored, 250-metre-high “Cascata Monumentale” (“monumental waterfall”), which ends directly in the sea. The cycleway crosses three regions: Campania, Basilicata and Apulia, and it discloses some of the most charming places in the Southern Italy. It is an authentic greenway, as half of the cycle route is completely closed to cars and to other motorized vehicles. In December 2015, after a great mobilization on social networks, the government has included the Cycleway in the Budgetary Stability Law as one of its priorities. In 2015, associations, businesses, and individuals constituted a Committee in order to support the completion of the cycleway. The Committee has also tried to identify the best points of interest and every organization has “adopted” a stretch of cycleway with the aim of conserving the cultural heritage and promoting active tourism and slow mobility. In addition to this, the Committee and the Apulian Aqueduct staff work together to guarantee at least one yearly event on foot or by bike. On September 2, 2016, the second Committee’s exploration ended, bringing forth an extraordinary mapping of the historical itinerary that will be included in a participatory road book. In 2017, the first building sites will be opened and they will be closed by 2018. The cycleway already exists.
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COMUNE DI NARDÒ
territorio
NARDÒ NUOVI PROGETTI PER VALORIZZARE I BENI CULTURALI Il sindaco di Nardò, Pippi Mellone, conferma il suo impegno per lo sviluppo turistico-culturale della città e della sua costa Pippi Mellone, da pochi mesi alla guida di Nardò, comune fra i più popolosi della provincia di Lecce, ha le idee chiare sugli obiettivi da raggiungere durante il suo mandato: a partire dalla conquista di una leadership territoriale nell’arco jonico-salentino. «Il fronte politico e amministrativo su cui siamo impegnati – spiega – è il terreno sul quale fisiologicamente si incontrano turismo e cultura. Il Comune di Nardò, per fare due esempi estremamente significativi, ha candidato due importanti progetti per finanziamenti molto rilevanti in tema di valorizzazione dei beni culturali e lo ha fatto da ente capofila, ponendosi alla guida di un processo strategico che
potrebbe portare risorse fondamentali per il territorio e che costituirebbe carburante eccezionale di crescita e sviluppo». Il primo è un progetto Interreg per la valorizzazione turistico-culturale dei sotterranei del castello aragonese, in rete con Gallipoli e Bari. Il secondo è l’ambizioso progetto con cui Nardò partecipa, assieme ad altri dodici comuni salentini, al bando Mibact per la progettazione culturale e quindi anche in questo caso per la valorizzazione di beni di innegabile valore. «La nostra idea strategica – prosegue il primo cittadino – è restituire a Nardò quel ruolo storico di centro di riferimento nel Salento per quanto riguarda il patrimonio
architettonico e le attività culturali, ma anche per il fatto di essere crocevia di flussi di persone, professionisti, vacanzieri, turisti. È chiaro che servono idee e molto impegno». Le premesse per ripartire, dunque, ci sono tutte? «In questi giorni ho ricevuto dallo Iat (l’ufficio di Informazioni e Accoglienza Turistica) di Nardò un report sui flussi turistici in città nei primi nove mesi dell’anno. Il documento certifica, con dati e percentuali, un incremento ulteriore delle presenze italiane e straniere in città nel 2016, in linea con la tendenza degli ultimi anni, ma soprattutto una
COMUNE DI NARDÒ Piazza Cesare Battisti 2, Nardò (LE) tel. +39 0833 838111/339 - municipio@comune.nardo.le.it - www.comune.nardo.le.it PORTOSELVAGGIO
crescita che si registra durante tutto il corso dell’anno, quindi anche lontano dai periodi tradizionali. Questo significa – commenta con giustificato orgoglio Mellone – che Nardò ha un appeal in crescita e che può giocarsi alla grande la carta della destagionalizzazione. Una etichetta forse abusata, che in questo caso tuttavia è una strada molto concreta e, in parte, già realtà. Sono cresciute le presenze di tedeschi, belgi, olandesi, francesi, inglesi, scandinavi, ma anche quelle dagli Usa, dal Canada, dai Paesi dell’America del sud e dall’Australia. Gli italiani, invece, arrivano soprattutto da Lombardia, Piemonte, Friuli, Veneto, Trentino, Marche, Umbria, Campania, Emilia, Lazio, Calabria e Sicilia, ma è cresciuto anche l’interesse degli stessi pugliesi, soprattutto tarantini e baresi.
TORRE SQUILLACE
SANTA MARIA AL BAGNO
Mi inorgoglisce soprattutto l’identikit del turista a Nardò, cioè quello di una persona fortemente interessata alla storia della città e ai suoi monumenti e puntualmente appagato da tanta bellezza, che cerca ristoranti e trattorie
tipiche, cantine, oleifici, forni. Va fatto ancora qualcosa sul fronte dei servizi e dei trasporti, ma qui è chiaro che il discorso si allarga ad altre istituzioni territoriali e ad altro soggetti. Non ci resta che lavorare».
NEW PROJECTS TO ENHANCE THE CULTURAL HERITAGE THE MAYOR OF NARDÒ, PIPPI MELLONE STANDS BY HIS COMMITMENT TO THE TOURIST AND CULTURAL DEVELOPMENT OF ITS TOWN AND COASTLINE
CHIESA DI SAN GIUSEPPE A NARDÒ. NELLA PAGINA PRECEDENTE IL PALAZZO DELL'UNIVERSITÀ
Pippi Mellone has some fair ideas about the objectives he wants to achieve during his mandate - starting from a territorial leadership in the Ionian area of Salento. «We are working on tourism and culture, – he says. – The Municipality of Nardò is running as a lead partner for the financing of two important projects related to the enhancement of our cultural heritage. This could be a great chance for the economic growth and the development of our territory». «Our objective – continues the Mayor – is giving Nardò back its historical key role in Salento». Thus, are there all the premises to restart? «This year, we have recorded an increase in the number of visitors, not only in summer. They were foreign visitors, Italian visitors, but also Apulian visitors. This means that Nardò’s appeal is growing. The identikit of the average tourist in Nardò is that of a person interested in the town history and in its monuments, satisfied by its beauty, food, wineries and oil mills. Yet, we need to improve our services and transports. We must keep on working».
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TERRITORIO
BrinDisi
La città dei due
CASTELLI Voluti da Federico II e Alfonso d’Aragona per proteggere la città dalle invasioni nemiche
CASTELLO SVEVO. PH: DAMIANO TASCO
di francesca mandese/
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TERRITORIO
BrinDisi
CASTELLO ALFONSINO. PH: ANGELO PEZZOLLA
DALLA FORTEZZA ROSSA PARTE OGNI ANNO LA PROCESSIONE A MARE DEI SANTI PATRONI SEGUITA DA UN NUTRITO CORTEO DI BARCHE composto da due fortezze, l’una dentro l’altra, costruite in epoche differenti. Il più conosciuto è proprio il Castello Svevo che sorge nel cuore della città. Voluto da Federico II nel 1227, fu eretto, probabilmente, utilizzando materiali di edifici più antichi, risalenti addirittura CASTELLO ALFONSINO. PH: MASSIMO CENTONZE
CASTELLO ALFONSINO. PH: MASSIMO CENTONZE
È la città dei due castelli, unica in Puglia, perché strategica era – ed è – la sua collocazione e importante il suo porto, fin dai tempi dell’Impero romano. È Brindisi, capoluogo sul mar Adriatico, per la cui protezione Federico II e Alfonso d’Aragona vollero erigere due fortezze per tenere la città al riparo dalle invasioni nemiche. In realtà, a ben guardare i castelli sono tre, perché il Castello Svevo, o Castello di terra, è
all’epoca romana e a un anfiteatro distrutto già nei secoli precedenti. All’inizio del XIII secolo, Federico II si trovava a Brindisi dove, nel 1225, sposò Jolanda di Brienne e da dove, nel 1228, partì per una crociata. Nel corso dei secoli è stato più volte rimaneggiato. Dai registri angioini si apprende che Carlo I d’Angiò restaurò il castello tra il 1272 e il 1283 sopraelevandone le torri e costruendo all’interno un palazzo reale. Nella metà del XV secolo Ferdinando I di Napoli volle il primo ampliamento del maniero e la costruzione di un secondo castello che circondasse il primo. La modifica si rese necessaria per le nuove esigenze belliche dovute all’adozione delle armi da fuoco. Fu, quindi, costruita un’ulteriore cinta muraria più bassa e più spessa munita di torrioni bassi e circolari. Il fossato esistente venne coperto da volte e furono creati così nuovi ambienti adatti a ospitare uomini in arme, ma anche la popolazione in caso d’emergenza. Nel 1496 il castello,
CASTELLO SVEVO. PH: MASSIMO CENTONZE CASTELLO SVEVO. PH: DAMIANO TASCO
CASTELLO SVEVO. PH: MASSIMO CENTONZE
e con esso la città, venne messo sotto il protettorato della Repubblica di Venezia e un suo doge lo descrisse come “bello e fortissimo, che domina la città e gli altri castelli”. Nel 1519 l’imperatore Carlo V ne rinforzò definitivamente la struttura, nel corso del XVIII e XIX secolo fu adibito a penitenziario e, infine, a Comando della Marina Militare. Durante la seconda guerra mondiale, tra settembre 1943 e febbraio 1944, il castello fu residenza di re Vittorio Emanuele III e della regina Elena. Nella piazza d’armi del castello è conservata la catena che, ancora in tempi non troppo remoti, nelle ore notturne chiudeva l’imboccatura del porto all’altezza di Canale Pigonati. Di più recente costruzione il Castello Alfonsino, conosciuto anche come Castello di mare o Castello rosso per via del colore vermiglio della pietra. I primi lavori risalgono a febbraio del 1481 quando Ferrante d’Aragona fece edificare una torre a guardia del porto. Pochi anni dopo Alfonso d’Aragona, duca di Calabria, trasformò quel primo nucleo difensivo in un vero e proprio
castello. Nato come avamposto difensivo della città, il maniero fu edificato su una lingua di terra abbracciata dal mare dove sorgeva un’abbazia benedettina scomparsa nei primi anni del XV secolo. In quello successivo, accanto alla fortezza fu edificato il Forte a mare, adibito ad alloggio delle guarnigioni. A rendere il castello unico e suggestivo è il piccolo porto interno al quale si accede passando sotto un archivolto aperto nelle mura. L’isola è stata a lungo sede di un
lazzaretto. La lunga e importante fase di restauro non si è ancora conclusa, ma la struttura viene periodicamente aperta a visite e ospita talvolta eventi culturali come mostre e concerti. Il castello è visibile da ogni punto del lungomare e, fino a quando i vandali non ne hanno fatto scempio, la sua illuminazione notturna lo faceva apparire come una fortezza galleggiante sull’acqua. Nonostante sia il meno conosciuto dei due, perché distante dal centro cittadino 38 39
TERRITORIO
BrinDisi disi. La processione via mare dei due simulacri parte proprio dal Castello rosso e viene accompagnata lungo tutto il porto interno da un nutrito corteo di barche. Approda, infine, sulla banchina antistante la scalinata di Virgilio dove l’arcivescovo tiene il suo sermone.
Svoltasi per la prima volta nel 1776, la processione a mare ricorda l’episodio del 1210, quando le spoglie di San Teodoro, soldato romano martire del IV secolo fatto uccidere in Turchia per la sua fede in Cristo, furono trasportate dall’odierna Aukat a Brindisi. PH: DAMIANO TASCO
e completamente interdetto ai civili fino a 32 anni fa, il Castello Alfonsino diventa il luogo più importante della città in un giorno particolare dell’anno. È quello in cui, il primo sabato di settembre, si celebrano i santi patroni Teodoro d’Amasea e Lorenzo da Brin-
UNA VEDUTA DALL’ALTO DEL CASTELLO SVEVO, CHE SI AFFACCIA SUL PORTO INTERNO, E SULLO SFONDO IL PORTICCIOLO DELLA LEGA NAVALE
IL PIÙ ANTICO FU VOLUTO DA FEDERICO II CHE NELLA CITTÀ MESSAPICA SI SPOSÒ E DALLA QUALE PARTÌ PER UNA CROCIATA THE CITY WITH TWO CASTLES Brindisi is the city with two castles. It is unique in Apulia, thanks to its strategic position and to its important port. The city was considered so important that Frederick II and Alfonso of Aragon built two fortresses to protect it. On closer inspection, the castles are three, as
Castello Svevo (the Swabian castle) combines two fortresses, one inside the other, but built in two different periods. Located in the heart of the city, the Swabian Castle was built in 1227 by the will of Frederick II, probably by using materials coming from buildings dating back to Roman times. In 1228, Frederick II CASTELLO ALFONSINO
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left Brindisi to set off on a crusade. Carlo I of Anjou restored the castle between 1272 and 1283. In the second half of the XV century, Ferdinand I of Naples built a second castle around the first. The moat was covered with vaults in order to create new rooms where to host soldiers and people in case of emergency. In 1519, Emperor Charles V reinforced the shell of the castle. During World War II, it became the residence of King Victor Emmanuel III. The most-recently built Castello Alfonsino dates back to February 1481, when Ferrante of Aragon built a tower. A few years later, Alfonso of Aragon turned it into a real castle. In the XVI century, the Sea Fort was built. An inner port makes the castle unique and picturesque. Its restoration has not been finished yet. Nonetheless, it is periodically open to tours and cultural events. In September, it becomes the most important place in the city, as it represents the starting-point of the procession by boat going past during the feast of the two patron saints.
COMUNE DI LIZZANELLO
territorio
SAGRA TE LU RANU A MERINE
A Lizzanello il futuro si tinge di passato Le tradizioni a servizio della nuova storia da scrivere. Il percorso intrapreso dall’amministrazione di Lizzanello prende le mosse dal passato per ridisegnare il profilo della comunitĂ
COMUNE DI LIZZANELLO Via Palmieri 2, Lizzanello (LE) tel. +39 0832 629256 - www.comune.lizzanello.le.it
Lizzanello, piccolo Comune salentino dalle mille risorse dove vecchio e nuovo si intrecciano per disegnare un profilo identitario deciso e riconoscibile da tutti, si prepara ad indossare abiti più consoni alla sua storia. Per il suo rilancio, l’amministrazione comunale ha in serbo una serie di iniziative che coinvolgeranno i settori più disparati ed il cui filo conduttore sarà la cultura. La scaletta delle priorità è stata messa a punto dal sindaco Fulvio Pedone che parte subito da una consapevolezza: «Il rapporto
con la scuola – spiega - è uno dei nodi da sciogliere per oltrepassare il guado del gap sociale, così come il coinvolgimento delle nuove generazioni nell’agire amministrativo con progetti mirati ed il recupero di un’identità storico-culturale della quale inorgoglirsi, rappresentano lo stato emozionale minimo per tentare una reale crescita di comunità». La tradizioni sono strumenti utili per il progresso del territorio e, al tempo stesso, obiettivi da perseguire. Il primo cittadino ha le idee chiare: «Le tradizioni da un lato
hanno, per certi versi, cancellato la nostra storia, ma attraverso le tradizioni stesse possiamo capire quale sia la direzione giusta da seguire». Da qui l’idea di ripartire dalle campagne, base da cui muovere ogni iniziativa per raggiungere obiettivi sempre più interessanti. «Il cambio di tendenza anche in materia alimentare della popolazione europea e delle aree sviluppate del pianeta – questa l’analisi di Pedone – spinge ad un ritorno alla produzione di qualità e naturalmente 42 43
COMUNE DI LIZZANELLO
territorio
restituisce alla campagna un ruolo di centralità nel processo produttivo». Per dare corpo a questa idea, affinché non resti solo un pensiero, in cantiere c’è la realizzazione di un Museo dell’Agricoltura, inteso come omaggio a questo settore che tanto ha dato, e continua a dare, a Lizzanello e alle sue frazioni. Cultura e agricoltura da sole non bastano. L’identità del territorio si riconosce anche attraverso la valorizzazione dei centri storici e dei personaggi che hanno dato lustro a questa comunità (due nomi fra tanti: Cosimo De Giorgi, scienziato. «Il passato – ripete con orgoglio il sindaco Pedone – è il miglior viatico per dare un senso al futuro». E questo spiega la particolare attenzione che l’amministrazione riserva alle antichissime civiltà messapiche ed al recupero, già in atto, dell’area archeologica che confina con la vicina Cavallino, e la valoriz-
SAGRA TE LU RANU A MERINE
zazione del Palazzo Baronale, noto anche come Palazzo Paladini. Un capitolo a parte merita la seguitissima “Sagra te lu Ranu”. Per tre giorni (in genere a luglio) Merine, piccola frazione dal cuore grande, ospita uno degli eventi clou dell’estate salentina. La tradizione contadina viene celebrata con una serie di iniziative che vanno dalla preparazione di piatti tipici del passato all’organizzazione di concerti e mercatini. Un bell’esempio di folclore e cultura popolare
che ormai fanno parte della storia di Merine, Lizzanello e del Salento tutto. «Questa manifestazione – conclude Fulvio Pedone – ci riporta alla dimensione povera e contadina vissuta dai nostri antenati, dai nostri nonni e dai nostri padri, fatta di sacrificio ma, al tempo stesso, di tanto amore per la loro terra. Un amore che noi abbiamo ereditato e che, a nostra volta, trasmetteremo ai nostri figli, magari con nuove consapevolezze».
BUSTO DI COSIMO DE GIORGI; A SINISTRA IL SINDACO DI LIZZANELLO FULVIO PEDONE
IN LIZZANELLO THE FUTURE IS TINGED WITH THE PAST THE MUNICIPALITY OF LIZZANELLO STARTS FROM THE PAST TO RESHAPE ITS COMMUNITY For its relaunch, the Municipality of Lizzanello hasa series of initiatives in store involving the most differentsectors. Culture is the underlying theme. According to Mayor Fulvio Pedone, «Filling the social gap requires a focus on the relation with the schoolas well asthe involvement of young people. Projects should aim at the recoveryof a historical and cultural identity». Traditions are useful tools for the progress of the territoryand objectives to achieve at the same time. Hence the idea of restartingfrom the countryside. «The change in the way people in developed countries eat – Pedone says –, pushes us towards a quality production and gives the countryside back its crucial importance in the production process». This is the reason why there is anAgriculture Museum in the pipeline. Nevertheless, culture and agriculture alone are not enough. It is also necessary to enhance the historical centres and people who have given prestige to the community. The renowned “Sagra te lu Ranu” (Festival of the Wheat) deserves a special mention. «This event brings us back to the past, to our fathers’ love for theland. A love that weintend to hand down to the future generations, maybe with a new awareness».
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TERRITORIO
casa masseLLa
LE COSTANTINE
STORIA E TRADIZIONI A DUE PASSI DAL MARE Nella fondazione in agro di Casamassella vivono ancora l’arte della tessitura al telaio e l’agricoltura di un tempo
di eleonora leila moscara/foto massimo centonze
Nel Salento orientale, a due passi dal mare di Otranto esiste un posto immerso nella natura dove artigianato, agricoltura e ospitalità convivono. La Fondazione Le Costantine si estende per oltre 33 ettari in agro di Uggiano La Chiesa e ha alle
spalle una storia affascinante che affonda le sue radici nei primi del 900 quando tre nobildonne salentine accomunate da un grande spirito filantropico decisero di sperimentare un modo per diffondere tra la popolazione femminile l’amore
per la natura, l’attenzione alla disabilità e l’arte della tessitura, con l’intento di emancipare un territorio in un contesto di arretratezza incredibile. Le sorelle Giulia e Lucia Starace con la cugina Lucia De Viti De Marco, figlia del noto economista Antonio, dedicarono tutta la vita agli altri e fu grazie a loro che nacque questa fondazione con degli obiettivi ben precisi, che dal 1998 vengono perseguiti con tenacia e devozione dalla presidente, Maria Cristina Rizzo. È dalla passione delle sue parole che ripercorriamo la vita di un Salento antico che dà vita ad una realtà ancora oggi poco conosciuta: «Immaginate nei primi del 900, in un contesto di arretratezza culturale, queste tre donne illuminate che, anziché godere dei beni che disponevano, decidono di realizzare una missione quasi impossibile per quei tempi e cioè: elevare economicamente e spiritualmente le donne di Casamassella tramite la tessitura, un’attività che esiste da sempre. La storia ci racconta che Lucia Starace, compiuti i 18 anni, partì per il Sud Africa, per insegnare il ricamo alle donne africane mentre la sorella Giulia rimase a Casamassella, 46 47
TERRITORIO
casa masseLLa
IL MIO DESIDERIO È CHE QUESTO CENTRO SIA SORGENTE DI BENE PER GLI ABITANTI DI CASAMASSELLA ED ANCHE OLTRE SE POSSIBILE perfezionando le proprie conoscenze sulla tessitura e creando un primo laboratorio nel suo castello dove poi si unì anche Lucia una volta tornata dall’Africa. Le sorelle Starace spiccavano anche per il loro grande spirito imprenditoriale e, ciò che era un’antica e preziosa tradizione, si trasformò presto in un’attività in grado di creare reddito e sviluppo nel territorio, almeno fino a quando non arrivarono i tempi del tabacco e l’attenzione delle donne si spostò a quel tipo di attività che era molto più redditizia e quindi la tessitura continuò nelle case, tramandata da madre in figlia per fare il corredo».
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«La cugina Lucia De Viti De Marco – racconta ancora la presidente – invece era sposata e viveva a Fregene, ma la prematura scomparsa del marito dopo una lunga malattia la convinse a tornare nella sua terra per elaborare il lutto. Fu nel Salento che fece un incontro speciale che le cambiò la vita. Incontrò lo sguardo di un bambino poliomielitico e decise di prendersene cura e dopo di lui altri 19 bambini, in tempi diversi, furono adottati e curati da Lucia». Giulia Starace costituì la fondazione nel 1982 e prima di morire decise di lasciare tutti i suoi beni, non prima di redigere uno statuto indicando le attività da svolgere: il recupero dell’artigianato ossia la tessitura per le donne e dell’ebanisteria per gli uomini, l’agricoltura biodinamica, l’accoglienza per i disabili. All’interno della fondazione si trovano il laboratorio di tessitura artigianale “Amando e Cantando” che produce e vende manufatti tessili – sciarpe, lenzuola, tovaglie, tende – realizzati su antichi telai in legno a quattro licci riprendendo tecniche risalenti a centinaia di anni fa e ottenuti con materie prime naturali quali cotone, lino, lana,
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Sarà proprio la Fondazione Le Costantine a fare da sfondo allo spettacolo teatrale ispirato alla figura mitologica di Aracne, tra dicembre e gennaio. La richiesta della compagnia di Astragali Teatro è stata accolta con grande entusiasmo dalla presidente della fondazione Maria Cristina Rizzo. Aracne, nella Metamorfosi di Ovidio, era una bravissima tessitrice, talmente orgogliosa della sua bravura che un giorno affermò di essere più brava anche di Atena, la dea guerriera che, infastidita da tanta audacia e non credendo alle parole della giovane, decise di sfidarla. Una volta terminati i lavori di ricamo e tessitura di entrambe, dovette ammettere che il lavoro della sua rivale non aveva eguali: i personaggi rappresentati da Aracne sembrava che balzassero fuori dalla tela per compiere le imprese rappresentate. Atena, non tollerando la sconfitta, afferrò l’opera riducendola in mille pezzi e, tenendo stretta la spola in mano, colpì la sua rivale fino a farla sanguinare. La giovane tentò il suicidio impiccandosi ad un albero ma Atena, ferocie per la rabbia, decise di trasformarla in un ragno gigantesco condannandola a tessere per tutta la vita appesa ad un filo. Lo spettacolo teatrale di Aracne rientra in un progetto più ampio della compagnia che si chiama “Metamorphosis Project”. Si tratta di una serie di attività mirate alla cooperazione artistica che si svilupperanno fino a gennaio con laboratori, workshop, performance e incontri. From December to January, Le Costantine Foundation is the location of a theatrical performance focused on Arachne, a mythological character. The Foundation chairwoman, Maria Cristina Rizzo, has accepted the Astragali Teatro Company’s collaboration proposal with great enthusiasm. This theatrical performance is part of the “Metamorphosis Project” that includes a series of activities aiming at an artistic cooperation, such as laboratories, workshops, performances, and meetings.
seta e cashmere; un centro di attività di coltivazione e produzione agricola con il metodo biodinamico, ossia in totale assenza di pesticidi; tra muretti a secco e ulivi secolari si trova la Casa di Ora, una struttura ricettiva per disabili, non ubicata nella masseria restaurata. Infine la fondazione, essendo ente di formazione professionale accreditato dalla Regione Puglia, propone corsi di agricoltura biodinamica e di tessitura. «Il mio desiderio è che questo Centro sia sorgente di bene per gli abitanti di Casamassella ed anche oltre se possibile – si legge nel testamento di Giulia Starace –. Tale Centro dovrebbe essere un incoraggiamento per la popolazione del Mezzogiorno, così dimenticata, a rimanere nella terra natia con dignità e serenità». Un sogno condiviso an-
cora oggi dalla presidente Rizzo che conferma: «Desidero creare lavoro per i giovani del mio paese, dare loro una strada da seguire negli stessi luoghi
splendidi che abitano e sono sempre stata convinta che la tessitura sia un tesoro, è un’arte che non potevamo disperdere e che dovevamo raccontare anche noi».
GIULIA STARACE COSTITUÌ LA FONDAZIONE NEL 1982 E PRIMA DI MORIRE DECISE DI LASCIARE TUTTI I SUOI BENI
LE COSTANTINE, HISTORY AND TRADITIONS WITHIN A STONE’S THROW OF THE SEA In Casamassella, the art of tambouring and ancient farming techniques still survive at the Foundation. In eastern Salento, there is a place a few steps from Otranto, surrounded by nature, where handicrafts, agriculture and hospitality coexist. The Costantine Foundation covers over 33 hectares in the countryside of Uggiano La Chiesa. Its fascinating history dates back to the early twentieth century when three local noblewomen decided to experience a way to spread their love for nature and weaving as well as their care of the disabled. The final objective was the emancipation of local people in an environment of incredible backwardness. Sisters Giulia and Lucia Starace together with their cousin Lucia De
Viti De Marco spent all their lives helping other people. “At the beginning of the twentieth century, these three noblewomen decided to improve the economic status of women in Casamassella by teaching them how to weave. When she was 18 years old, Lucia went to South Africa to teach African women how to embroider. Meanwhile, Giulia improved her weaving skills in Casamassella and created a workshop in her castle. Soon, this ancient and valuable tradition turned into an economic activity able to create income and development”, says Chairwoman Maria Cristina Rizzo. In 1982, Giulia Starace created the Foundation. Nowadays, it is the location of a workshop of handicraft weaving; a centre of farming activities and agricultural production based on the biodynamic method and an accommodation facility for the disabled. Moreover, the foundation offers training in biodynamic agriculture and weaving.
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ACAYA GOLF RESORT
strutture ricettive
A tutto swing Il percorso del DoubleTree by Hilton Acaya Golf Resort & SPA Resort è uno tra i più suggestivi nel panorama internazionale. Simbiosi perfetta fra habitat e funzionalità Anche chi non è golfista sa perfettamente che quello di Acaya è uno dei percorsi più prestigiosi a livello internazionale. Con le sue 18 buche - Par 71 offre una grande varietà di design, nella costante ricerca della perfetta armonia tra le caratteristiche naturali del terreno e le modalità dei colpi. Il rimodellamento e la riorganizzazione del campo sono stati progettati da Michael Hurdzan e Dana Fry, vere e proprie autorità nella realizzazione ecosostenibile dei “green”. Nel verde della macchia mediterranea, hanno saputo ridisegnare con eleganza, e in totale armonia con la natura incontaminata che lo ospita, uno splendido percorso adatto a tutti i livelli di gioco: professionistico o amatoriale, di uomini, donne e juniores. Praticità e rispetto per l’ambiente sono le caratteristiche di questo campo creato in un contesto paesaggistico unico per bellezza e integrità, immerso nel verde e circondato da ulivi. Non solo sport. In quest’angolo di pace c’è una SPA che offre i migliori trattamenti ed i più interessanti percorsi benessere,
e che fa il paio con l’altra chicca che arricchisce l’offerta del gruppo JSH Collection, ovvero Masseria San Pietro, dove poter gustare piatti del territorio in una location da fiaba: ambienti luminosi ed una terrazza che si affaccia direttamente sui campi. Quando si parla di “accoglienza esclusiva”, inevitabilmente si parla di DoubleTree by Hilton Acaya Golf Resort & SPA Resort. Ottimo cibo, percorsi benessere rigeneranti ma il golf resta il principe indiscusso di questo regno mediterraneo. Uno sport, come dicono gli stessi maestri, adatto a tutti. E per chi fosse interessato, ci sono iniziative mirate. Tutti i giorni, su appuntamento, è possibile prenotare una lezione. L’attrezzatura è fornita per tutto il periodo necessario. I golfisti esperti, animati dal desiderio di perfezionare il proprio swing o i principianti alle prese con i primi colpi, troveranno il giusto supporto all’Acaya Golf Academy. In calendario, infine, una serie di proposte rivolte a tutti gli atleti, dilettanti e professionisti, per vivere al meglio, e per tutto l’anno, il rapporto con questo sport dalle tante sfaccettature.
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TERRITORIO
turismo accessiBiLe
Turismo accessibile
ANNO UNO
Crescono domanda e offerta per permettere a tutti, dai disabili ai “mancini alimentari”, di godersi una bella vacanza, fruire della cultura e gustare il buon cibo I cinque sensi, le facoltà motorie, l’alimentazione. Sono i campi dell’accessibilità che possono far maturare il sistema turistico salentino. Dopo un’estate che ha visto il successo della prima spiaggia attrezzata per malati di sla, la Terrazza “Tutti al mare”, che ora cerca di sostenersi anche con il crowdfunding, l’autunno è la stagione dell’accesso. Anzitutto quello alla cultura con Turismetica di Alessandro
Napoli, finora l’unico caso nel Salento di imprenditore specializzato nel turismo accessibile, che si occupa di reti di comunità e che ha reso open blind, fruibile da utenti minorati della vista, il museo “Antonio Lazzari” di Castro. Cartelli e postazioni di lettura in Braille e soprattutto la statua tattile in 3D del pezzo forte della collezione, l’Atena iliaca, traccia dello sbarco di Enea in Italia, realizzata da “Città tra
le mani”. Dopo l’inaugurazione di luglio, il museo garantisce l’apertura anche nei mesi invernali. Prosegue anche il crowdfunding per l’acquisto di uno scoiattolo (un montascale) che completi l’accessibilità del raro frantoio ipogeo dell’Immacolata di Felline, ottenuto in cogestione dal Comune. Gli altri capisaldi di Turismetica sono il turismo etico e la vacanza slow: anche nell’ottica della destagionalizzazione è stata
di andrea aufieri/
IN BASSO, FLAVIA E LORENZA, CUCINA MANCINA. PH: DAVIDE NDOJ NELLE ALTRE FOTO, PROGETTO DSCOVERING GRECÌA CALIMERA, VIDEO LIS
PROSEGUE IL CROWDFUNDING PER L’ACQUISTO DI UNO SCOIATTOLO CHE COMPLETI L’ACCESSIBILITÀ DEL RARO FRANTOIO IPOGEO DELL’IMMACOLATA DI FELLINE proposta con il Gal “Serre Salentine” la guida “Vacanze rurali in Puglia”, che presenta, tra le altre, le iniziative in collaborazione con l’esperto di botanica Roberto Gennaio e con il Museo della Civiltà contadina di Tuglie per i laboratori sensoriali di approccio alla cultura agricola, in programma per tutto l’autunno su prenotazione. La cooperativa Terrarossa di Daniele Sperti propone a settembre “Eh… vengo anch’io”, evento accessibile ai disabili sensoriali e motori, con le ciclopasseggiate assistite, il trekking con l’asino, il risciò e il bus dedicati, oltre ai “piccoli” accorgimenti come l’assistenza in Lis (Lingua italiana dei segni) e il Malossi, alfabeto tattile per i sordociechi. L’evento di inizio settembre non è che l’assaggio del modus operandi della cooperativa, che ripropone laboratori ed eventi per tutto l’anno. Per esempio con le visite multisensoriali al Palazzo baronale di Tiggiano per il SAC “Porta d’Oriente”. Il palazzo è dotato di scivoli e ausili e all’interno si organizzano varie attività, tra le quali il memory box, per l’esperienza tattile. Un capitolo a parte riguarda Cucina Mancina, che realizza prodotti editoriali e attività sociali per la diffusione
dell’accessibilità a tavola. L’attenzione è tutta per le “mancinità alimentari” dei diversamente onnivori: diabetici, ipertesi, celiaci, allergici eccetera. Negli anni si sono succeduti molti chef, foodblogger e foodographer a realizzare gli apprezzatissimi ricettari. In particolare Cucina Mancina ha pubblicato “Sapori accessibili del SAC – guida alle biodiversità e diversità alimentari del SAC Porta d’Oriente”, con le ricette, i luoghi e i produttori inclusivi del Sa-
lento orientale. Un progetto realizzato in collaborazione con il Parco Otranto – Leuca e Bosco di Tricase, ancora insieme a Terrarossa e all’associazione Espero. Terraccessibile è l’associazione di Diomede Stabile, autore della “Prima guida sul Turismo accessibile del Salento” e consigliere comunale di Castri di Lecce. Dopo aver organizzato il primo corso per Operatori del turismo accessibile, l’associazione aspetta i finanziamenti per poter realizzare un infopoint sul set-
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TERRITORIO
PH: MASSIMO CENTONZE
PH: MASSIMO CENTONZE
turismo accessiBiLe
L’ATENA ILIACA – STATUA TATTILE IN 3D – È IL PEZZO FORTE DELLA COLLEZIONE FRUIBILE DA UTENTI MINORATI DELLA VISTA DEL MUSEO “ANTONIO LAZZARI” DI CASTRO, DOTATO ANCHE DI CARTELLI E POSTAZIONI DI LETTURA IN BRAILLE
PH: MASSIMO CENTONZE
tore che probabilmente sarà situato nel Parco turistico-culturale “G. Palmieri” a Martignano. Il responsabile del parco, Leo Rielli, ha una spiccata sensibilità per la fruizione degli eventi da parte di tutti. Lo ha dimostrato con le prime due edizioni del Carnevale, una delle quali durante la Sagra dell’insalata grika a luglio, così riuscite da essere confermate per il prossimo anno. Già dai primi di settembre il Parco presenta la terza edizione della rassegna cinematografica “Evò Ce Esù”, con una giornata interamente dedicata al cinema
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sordo. Sono opera del Parco i video di promozione “Discovering Grecìa”, realizzati anche in Lis e con il metodo brevettato griko-italiano-inglese. Nella struttura, priva di barriere, si possono trovare le mappe tattili, una biblioteca e una mediateca orientate alla com-
prensione di tutti ed è poi possibile accedere in tutta sicurezza, e anche con uno scoiattolo, al frantoio semi-ipogeo. Con il contributo del Centro servizi al volontariato Salento (CsvS) è stato organizzato un corso di formazione per il Braille e la Lis.
ACCESSIBLE TOURISM, YEAR ONE The five senses, motor skills, food. After the success of the first beach suitable for people with ALS – the Terrace “Tutti al mare”, autumn is the season of access. First, access to culture thanks to Turismetica, which has made the museum, “Antonio Lazzari” in Castro, suited to blind or partially sighted visitors. Crowd funding continues for the purchase of a stair lift for the rare oil mill in Felline. Turismetica has also proposed a travel guide, “Vacanze rurali in Puglia” (“Rural holidays in Apulia”), and sensory laboratories. Terrarossa is a cooperative that organizes events accessible to people with sensory and motor disabilities, by assisting them in the LIS – Italian Sign Language – or the Malossi alphabet, a tactile alphabet for deaf blinds. “Cucina Mancina” deserves a separate chapter, as it fosters the dissemination of the concept of accessibility for people who have special dietary needs. Terraccessibile is Diomede Stabile’s association. He is the author of «Prima guida sul Turismo accessibile del Salento» (“First guide on accessible Tourism in Salento”). His association has organized the first course for “tour operators specialized in accessible tourism”, and it is trying to create an information point in a park, “G. Palmieri” in Martignano. The manager of the park, Leo Rielli, is very sensitive towards the enjoyment of events by everyone. It has been proven by the first two editions of the Carnival and by the film festival “Evò Ce Esù”, when a day was dedicated to the cinema of the deaf. The park is free of barriers, with tactile maps, a library and a media library aimed at the understanding of all.
TERRITORIO
torre cHianca
Parco Idume, un documentario a cielo aperto Una distesa naturalistica per gli amanti dell’ambiente e della sua biodiversità Non tutti sanno che all’ingresso della marina di Torre Chianca esiste un luogo dove il tempo sembra essersi fermato, completamente immerso e assorto nello stupore della natura che da millenni fa il suo corso senza interferenza alcuna. Siamo a Parco Idume, area naturalistica protetta dal 1934, venti ettari tra lago e macchia mediterranea caratterizzati da flora e fauna di rara e incontaminata bellezza. «Quando sono arrivato la prima volta in quest’oasi a due passi dalla città, verso la fine degli anni Settanta, ho avuto la
sensazione che il paradiso terrestre dovesse assomigliare ai parchi naturalistici del Salento – racconta Luciano Faggiano, proprietario e “custode” di Parco Idume –, fare una passeggiata al suo interno vuol dire imbattersi in un habitat naturale di assoluta perfezione, dove la natura regna ancora sovrana e incontrastata, dove le stagioni si susseguono mostrando di volta in volta scenari sempre nuovi e peculiari della biodiversità e l’ambiente, protagonista assoluto di questo eclettico e versatile ecosistema, si protegge da
millenni». Avventurandosi tra giunchi giganti e impervie acacie, folti cespugli di more succose, nugoli di settembrini, liane arboree, rose e orchidee acquatiche, asparagi e sedani selvatici, può capitare di fare la conoscenza di tartarughe marine e terrestri, folaghe, anatre e gallinelle d’acqua, ma anche di scorgere tassi, lepri e volpi in lontananza, o di avvistare all’orizzonte, tra il volo di beccacce, garzette, aironi, falchi e gabbiani – come gli assidui birdwatchers ben sanno – anche quello dei sempre più rari cavalieri d’Italia.
di mariapaola pinto/foto massimo centonze
NUOVI TESORI FIORISCONO NEL VERDE Nell’area naturalistica dell’Idume è stata scoperta nell’aprile 2015 una rarissima varietà di orchidea: la “x Serapicamptis nouletii”. Un caso incredibile, a dire del botanico e naturalista Roberto Gennaio – membro della Società Botanica Italiana e del Gruppo Italiano Ricerca sulle Orchidee Spontanee (Giros) – non tanto perché il suo rinvenimento è avvenuto centoventisei anni dopo la prima segnalazione nel nord della Francia, e proprio qui, nell’agro naturalistico di Lecce, ma perché l’ibrido è frutto dell’incrocio tra la ”Anacamptis laxiflora” e la “Serapias cordigera”, appartenenti a due specie che difficilmente vivono nello stesso habitat e il cui periodo di fioritura di una termina quando sta per iniziare quello dell’altra: una circostanza eccezionale, tranne che per particolari ecotoni. «Con questa straordinaria scoperta – commenta Gennaio – mi piace porre l’attenzione oggi più che mai sulla tutela dei parchi naturali costituiti da habitat ed ecosistemi peculiari in cui sopravvive una ricca biodiversità animale e vegetale che abbiamo il dovere di salvaguardare». Info: parconaturaleidume.it NEW TREASURES BLOOM IN THE PARKLAND A very rare orchid has been discovered in this park: the “x Serapicamptis nouletii”. An incredible chance, as the hybrid is the result of mixing the “Anacamptis laxiflora” and the “Serapias cordigera”. These two varieties hardly grow in the same habitat and have different flowering periods. Info: parconaturaleidume.it
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TERRITORIO
torre cHianca
GIÀ NEL 1100 NEL PARCO ERA ATTIVO IL COMMERCIO DEL MIRTO, DEL COTONE, DELLA CALENDULA, DELLE PIANTE EDULI E DELLE ERBE MEDICHE «Sulle rive del bacino gli animali vengono spontaneamente a nidificare, richiamati dalla bontà e dalla salubrità delle sue acque – spiega Faggiano – per secoli,
d’altronde, l’Idume, scorrendo nel sottosuolo della città prima di sfociare a trecento metri dal mare, tra Torre Rinalda e Torre Chianca, non è stato solo protagonista indiscusso della vita urbana ma anche risorsa preponderante del territorio, linfa vitale per usi e destinazioni che hanno permesso la sussistenza di intere generazioni. Del fiume Idume si parla fin dall’epoca romana, cantato nel ’600 da Ascanio Grandi e descritto nel ’700 da Lorenzo Giustiniani come “un corso d’acqua vivo e perenne”. Sulle sue sponde si sono abbeverate per secoli le greggi transumanti dall’Appenino; e da antichi testi sappiamo che già nel 1100 nel parco era attivo il commercio del mirto, del cotone, della calendula, delle piante eduli e delle erbe mediche, che qui crescono in abbondanza».
Oggi a Parco Idume, grazie all’impegno e alla passione del figlio di Luciano, Marco, si produce un ottimo miele millefiori. Dalle arnie si ricavano anche il polline e la pappa reale. «Ma in progetto c’è anche la produzione del liquore al mirto, pianta di cui il terreno è particolarmente ricco» aggiunge Marco, anche lui innamorato di Parco Idume e della sua bellezza e che, insieme al padre e ai fratelli, Andrea e Davide, rende oggi possibile la conservazione, la valorizzazione e la fruizione non solo del parco ma anche del Museo Faggiano, in via Ascanio Grandi, e della Chiesetta Madonna delle Grazie, in via Madonna degli Studenti, entrambi gioielli archeologici e architettonici salvati dal degrado e restituiti alla città.
PARCO IDUME, AN OPEN-PIT DOCUMENTARY At the entrance of Torre Chianca, there is a place where time seems to stand still. It is Parco Idume (“Idume Park”), a protected area since 1934. Twenty hectares what with the lake and the maquis, characterised by a flora and fauna of rare and unpolluted beauty. «When I arrived in this oasis for the first time, in the Seventies, I had the feeling that Paradise should look like natural parks in Salento, - tells Luciano Faggiano, the owner and “guardian” of Parco Idume. – Here, the ecosystem has protected itself for thousands of years and seasons come one after the other letting biodiversity show their always new landscapes». Venturing out to giant rushes and water orchids, it is possible to meet sea tortoises and to see badgers or herons. «Animals come to nest on the basin banks spontaneously, drawn by the salubrity of its waters, - Faggiano explains. – Idume has been a preponderant resource for centuries, as it has allowed the subsistence of many generations. » The Faggiano family has the merit of having enhanced not only the conservation of the park but also that of the Museo Faggiano (Faggiano’s Museum) and of the Chiesetta della Madonna delle Grazie (Madonna delle Grazie’s little church).
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COMUNE DI GALLIPOLI
territorio
GALLIPOLI
La città governata col sorriso Tempo di bilanci e rilanci. La “città bella” si conferma regina dell’estate
COMUNE DI GALLIPOLI Via Antonietta De Pace, 78 - 73014 Gallipoli (LE) - www.comune.gallipoli.it Amministrazione: tel. +39 0833 266176 - fax +39 0833 260279 - Segreteria Generale: tel. +39 0833 266176 - fax +39 0833 263130
UNA VEDUTA AEREA DELLA CITTÀ VECCHIA; A SINISTRA LA CHIESA DI SAN DOMENICO AL ROSARIO; IN BASSO LA FONTANA GRECA
Quando si nomina Gallipoli, la prima immagine che viene in mente è quella legata al mare, alla movida estiva, all’incredibile flusso di turisti che, anno dopo anno, scelgono di trascorrere qui le vacanze. Qualcuno l’ha definita “la città che non dorme mai”, sempre in fermento, viva, carica di aspettative e, anche quest’anno regina dell’estate. «Il boom di presenze annunciato alla vigilia della stagione estiva, è stato confermato anche quest’anno» commenta il sindaco Stefano Minerva. Perché piace questa città? Cos’è che attira giovani ma anche meno giovani in questo luogo dai mille volti? «Gallipoli è la città più bella del mondo, ma non lo dico solo io. Il termine deriva dal greco, Kale Polis, ovvero città bella. Abbiamo un mare meraviglioso e un centro antico bello come pochi: aggiungiamo il calore delle persone, la varietà dei locali e la bontà del cibo. Non manca nulla, il sole splende sempre». Si è fatto tanto, in questi ultimi anni, per migliorare la qualità della vita soprattutto durante i mesi estivi. Ma c’è ancora qualche passo importante da compiere: trasporti pubblici, piste ciclabili, illuminazione di alcune zone della città. Quali sono le priorità per la sua amministrazione? «Roma non è stata costruita in un giorno e Gallipoli non può essere perfetta dall’oggi
al domani. Specialmente quest’estate, sono state gestite in modo adeguato le emergenze; non è stato facile prendere in mano una città come questa in un periodo così complesso e delicato come quello estivo. Ci sono tante cose da fare e tante sono le idee in cantiere: “tempo e fiducia” dico spesso ai miei concittadini perché i grandi risultati non si possono raggiungere nel breve termine. Sono fiducioso perché ho visto qualcosa muoversi: una città così pulita nel periodo estivo, con lo stesso flusso turistico così corposo, non si è mai vista. Potrei farne tanti di esempi: anche la litoranea più sicura e illuminata mi sembra un ottimo risultato».
Non solo mare e movida: Gallipoli è una tra le mete più gettonate anche per il turismo religioso. È così? «Abbiamo tante di quelle chiese che sarebbe stupido affermare il contrario; non abbiamo un culto che sia da attrattore per il resto del mondo come a Fatima o Lourdes. Semplicemente, non abbiamo mai “sfruttato” a nostro vantaggio quello che la religione contempla: nel periodo pasquale, il venerdì Santo in particolare, Gallipoli si trasforma in altro, vive una dimensione parallela fatta di tradizione cittadina, storia e credo. Ma non tutti lo sanno. Il mio invito è, per cominciare, quello di 62 63
COMUNE DI GALLIPOLI
territorio
prenderne parte. Insomma, provare per credere, in tutti i sensi». Da poco, la “Città Bella” è entrata a fare parte del Gal terra d’Arneo. La cooperazione con altri territori conta forse più di una programmazione individuale? «Ne sono convintissimo. Spesso sulla mia pagina Facebook sottolineo l’importanza del concetto di città partecipata: racchiude bene quello che penso. Sinergia e collaborazione tra le parti, sempre. Qualcuno diceva: “No man is an island”. Lo stesso, a mio avviso, vale per le città».
Per finire, due parole su di lei: giovanissimo, ma con le idee chiare, ha dato subito l’immagine del cambiamento con gli assessorati al Futuro, al Sorriso, alla Felicità, alla creatività, ecc ecc. «Il cambiamento è partito da una piccola rivoluzione semantica a cui i cittadini e, soprattutto, gli italiani hanno risposto bene. Questo vuol dire basta con il passato, basta con le convenzioni. Vogliamo la felicità e la cerchiamo in modo creativo nel futuro. E poi il sorriso, questo sconosciuto. Si scatenano spesso tempeste, ma io preferisco il sole. E sorrido. Affronto in
modo più sereno la vita, ma questo non vuol dire mettere da parte la serietà: sono convinto che chi non sorride mai, non sia una persona seria». Gallipoli – come lei ama sottolineare – è la città più bella del mondo. Lo conferma anche adesso, dopo i primi tre mesi di mandato? «Gallipoli è la città più bella del mondo, ieri, oggi, sempre».
IL SINDACO DI GALLIPOLI STEFANO MINERVA
RITI PASQUALI: LA CAREMMA
GALLIPOLI, THE TOWN RULEDBY SMILING When we mention Gallipoli, the first images that come to mind are its sea, its nightlife and the incredible flow of tourists that choose to spend their holidays here. «Even this year», says the Mayor, Stefano Minerva. What draws young and elder people here? «Gallipoli is one of the most beautiful towns all over the world. We have a wonderful sea and one of the most beautiful historical centres. People are friendlyand thefood is good. The sun always shines». You have done many things to improve life quality, especially in summer but there are still many things to do. What are the municipality priorities? «We have managed the unforeseen adequately butit has not been easy. There are still many ideas in store. You cannot achieve the biggest resultsin the short term».
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PUNTA DELLA SUINA
Gallipoli is one of the most coveted destinations, even for religious tourism. «We have many churches but we have not “exploited” religious tourism». You have recently joined the LAG (Local Action Group) Terra d’Arneo. Is cooperation more important than individual planning? «I am sure about that.I often highlight the importance of collaboration among stakeholders. “No man is an island”. This is true for cities too». You have immediately given the image of a change. «We want to break with the past and with conventions. We look for happiness in a creative way». Is Gallipoli still the most beautiful town in the world? «Yes, it is. Yesterday, today, always».
RISTORANTE SEMISERIO
ristorazione
RISTORANTE “SEMISERIO” La cucina tradizionale indossa abiti moderni, ma il piacere di stare a tavola è senza tempo
Per chi ama la buona tavola, le scoperte legate alla buona cucina, le novità del mondo gastronomico e vive il momento conviviale come un’esperienza quasi mistica, c’è un luogo dove tutti i sensi vengono appagati. È il Ristorante Semiserio, ultima creatura partorita dall’inarrestabile creatività dello chef patron Gigi Perrone, guru e ambasciatore della cucina salentina in tutto il mondo. L’idea di aprire a Lecce, a due passi da Piazza Sant’Oronzo, un locale che fosse diverso dagli altri, nasce dalla volontà di offrire ai leccesi, ma anche ai numerosi turisti che affollano la città, un prodotto di nicchia sì, ma al tempo stesso innovativo e legato alle tradizioni locali.
«La nostra intenzione – spiega Perrone – era quella di dare vita ad un ristorante serio ma non troppo, per offrire piatti veloci, per accogliere anche le cene più frizzanti, romantiche, informali o di lavoro, sfiziosi aperitivi innaffiati dalle migliori cantine nazionali. Insomma, creare in qualche modo una convivialità inserita all’interno di un concept innovativo ma che parta dalla tradizione. Semi-tradizionale, semi-informale, semi-ironico: in una parola, Semiserio». Semiserio il nome, serissimi, invece i piatti preparati da uno staff, anzi, dalla “brigata” come ama definirli lo stesso Perrone, composta da persone giovanissime, in gamba, in grado di coniugare alla perfezione tradizione e cambiamen-
to. Tutto questo in nome di una qualità riconosciuta a tutti i livelli. Dai crudi di pesce (ribattezzati “salumeria del mare”) alle “cocule”, dai “panini gourmet” ai primi a base di pesce, dai risotti coniugati nei modi più invitanti alle tartare. In tavola arrivano vere e proprie opere d’arte. Ogni piatto è un inno alla bellezza, al colore, al sapore. Ed è un continuo omaggio a questa terra e ai suoi frutti migliori. Le proposte sono tante e per tutti i gusti, secondo la filosofia del locale nato, come già detto, per una clientela eterogenea. Per arrivare a queste creazioni culinarie dall’identità internazionale, si parte dalle radici salentine, quelle più semplici. «I nostri piatti – spiega lo chef patron –
RISTORANTE SEMISERIO Via dei Mocenigo 21, Lecce tel. +39 0832 199 0266 - www.ristorantesemiserio.it
germogliano inevitabilmente dalla cucina povera salentina. In essi restano intatti sia gli ingredienti che i rituali: legumi, verdure, cereali sono i protagonisti, insieme alla carne e al pesce, di cene, pranzi e aperitivi sfiziosi». Importante, inoltre, la cornice che ospita questi momenti di piacere. Le sale di Via dei Mocenigo 21 sono ampie, luminose, arredate con gusto. C’è poi, e questa è una chicca fortemente voluta da Perrone, il “Convivio dello Chef”, un unico tavolo al quale ci si accomoda accanto a perfetti sconosciuti non solo per godere delle prelibatezze gastronomiche “semiserie” ma anche per stringere nuove amicizie. Un nuovo modo di intendere la convivialità o, per dirla con termini più moderni, il “social eating”. Gigi, tre aggettivi per descrivere la filosofia del “Semiserio”? «La qualità del prodotto, la trasformazione dell’alimento ed il sorriso che, per quanto mi riguarda, deve essere l’ingrediente principale».
Qual è il piatto che più vi rappresenta? «Io direi un po’ tutti, dai primi, al pesce, dai secondi a base di carne, ai legumi. In realtà quello che ci rappresenta maggiormente è il gruppo di lavoro, sono tutti giovani, preparati, pieni di entusiasmo».
Un messaggio ai nostri lettori: perché passare dal vostro locale? «Perché qui non solo si mangia bene, ma si viene coccolati. E poi i prodotti sono rigorosamente freschi. Inutile sottolineare che privilegiamo la qualità rispetto alla quantità».
Gigi Perrone è Presidente dell’Associazione cuochi salentini, già Presidente della Fic – Federazione cuochi regione Puglia. Ha un passato da Executive Chef presso ristoranti dei gruppi Hilton e Sheraton, da sempre ambasciatore per la cucina salentina e regionale in varie parti del mondo: Shangai, Londra, Berlino, Montreal e Melbourn. Da dieci anni è responsabile del Forum di cucina di “Agrogepaciok – Fiera nazionale della gelateria, pasticceria, cioccolateria e dell’artigianato agroalimentare di qualità. Ha, inoltre, collaborato con alcuni tra i più importanti chef stellati, come Ernst Knam, Gianfranco Vissani, Heinz Beck, Carlo Cracco, Bruno Barbieri, Gennaro Esposito, Filippo La Mantia, Antonella Ricci e tanti altri. Gigi Perrone is the President of the Association of Salento Chefs, and the former President of the Apulian Region Federation of Chefs. He has worked with some of the most important chefs, also as an Executive Chef at Hilton and Sheraton restaurants.
“SEMISERIO” RESTAURANT There is a place where people can enjoy the taste of good food and satisfy their five senses. It is Ristorante Semiserio – literally, a “semiserious” restaurant - created by Chef Gigi Perrone, ambassador of Salento cuisine all over the world. The restaurant is in Lecce, a stone’s throw from one of the main town squares, Piazza Sant’Oronzo. It offers an innovative and niche product, also tied to local traditions. Dishes are real works of art, a paean to beauty, colour and taste. «Our dishes – explains the chef – come from Salento’s peasant cuisine. Both ingredients and customs are the same: legumes, vegetables, and cereals are the main ingredients, together with meat and fish».
The restaurant rooms are spacious, bright, and finely furnished. Next to traditional tables, a single one will let you know complete strangers, according to a new concept of conviviality. Gigi, which words would you use to describe the philosophy of “Semiserio”? «The product quality, the ingredients becoming food, and smile». Which is the dish that represents you best? «I would say all dishes. Actually, what really represents us is the work team. They are all young, expert and enthusiastic». Why should our readers come and eat here? «Not only because the food is very good, but also because we spoil our customers. Then, our ingredients are rigorously fresh».
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CUCINA
ortaggi
di fiorella perrone/foto pierpaolo schiavone
La lunga stagione delle melanzane Fra gli ortaggi più versatili della nostra tradizione culinaria, da giugno a ottobre la melanzana esprime al meglio le sue caratteristiche, tra infinite varietà e metodi di preparazione La melanzana occupa, in estate e fino all’autunno, un posto d’onore sulle tavole italiane. Non fanno eccezione quelle di Puglia, tra le regioni con la maggiore capacità produttiva dopo Sicilia e Campania. Se è vero che la stagionalità è un ricordo del passato – ormai si trovano tutto l’anno tra gli scaffali dei supermercati – è sacrosanto che la stagione “naturale” delle
melanzane continua a essere quella che va da giugno a ottobre. Nei mesi più caldi, quindi, questo ortaggio sprigiona al massimo la propria bontà, dolcezza, consistenza, tanto da rendere superfluo cospargerne le fette di sale grosso, procedimento attraverso cui, nel resto dell’anno, si elimina il liquido amarognolo in eccesso. Molteplici le varietà – bianca, viola,
violetta, nera, seta, lunghe o tonde, ciascuna con caratteristiche diverse per grado di amarezza, spessore della buccia, presenza di semi – e i metodi di preparazione. Sott’olio, grigliate, a funghetto, al forno (cotte intere e successivamente tagliate a listarelle), aromatizzate con menta, prezzemolo, timo, le tipiche erbe mediterranee con cui si sposano perfettamente, sono un 68 69
CUCINA
ortaggi
NELLA RICETTA SALENTINA UNA REGOLA FERREA SEPARA LA “VERA” PARMIGIANA DA UNA QUALSIASI PREPARAZIONE AL FORNO A BASE DI MELANZANE A STRATI contorno sempre presente nella dieta “da villeggiatura”. Magnifiche anche da coniugare con lo tzatziki greco (salsa a base di yogurt, aglio e cetriolo, ancora più gustosa se preparata con la variante salentina di quest’ultimo, il carosello, qui chiamato menunceddhra o cucummarazzu) o con la mediorientale “tahina” (crema a base di semi di sesamo). Altro connubio perfetto quello con l’aglio, come nelle melanzane “abbottonate”, piatto semplicissimo che si ottiene praticando delle incisioni longitudinali, dentro le quali si inserisce uno spicchio d’aglio, a mo’ di bottone. Così farcite, le melanzane si soffriggono e ricoprono con salsa di pomodoro. Ricetta povera e gustosa, per la quale vanno predilette le piccole melanzane locali. Un capitolo a parte meritano le marangiane chine (melanzane ripiene) e la parmigiana. Per le prime, ciascuno
ha la sua ricetta, di solito tramandata da generazioni. Dal classico ripieno di carne macinata e formaggi alle versioni vegetariane e vegane, bianche o al sugo, con riso o pangrattato, olive, capperi e basilico, le versioni sono infinite, difficile se non impossibile individuare l’originale. Per la seconda, sebbene il nome sembre-
rebbe segnalare chiare origini emiliane, molte regioni d’Italia ne reclamano la primogenitura. Nella ricetta salentina una regola ferrea separa la “vera” parmigiana da una qualsiasi preparazione al forno a base di melanzane a strati: la frittura in pastella dell’ingrediente principale. Se non è fritta non è parmigiana! Ciò detto, e rispettati pochi
genovese – la zucchina “trombetta” di origine ligure – è in estate la più gustosa, dolce e pastosa, insostituibile anche nello stufato di verdure) e quella più invernale di carciofi (sempre, pre-
cedentemente, fritti in pastella). Conta sempre più seguaci, infine, la “parmigiana di mare”. Deliziosa quella dello chef Stefano Nuzzo (vedi box), tesa a esaltare il sapore autentico e PH: VIVIANA MARTUCCI & SARA PORCARI
altri ingredienti di base – pomodoro, mozzarella, basilico – liberi di inserire quello che la ricetta di famiglia prevede: prosciutto cotto o mortadella, polpettine di carne, uovo sodo. Per un approfondimento, si suggerisce la lettura di “La parmigiana e la rivoluzione” (Stampa Alternativa Editore, 2016) del gastrofilosofo Donpasta, il cui incipit è chiaro: «Cucinare è un atto politico. Lo è la parmigiana di mia nonna, fatta solo in agosto, periodo delle melanzane di stagione…». Interessanti e altrettanto buone la parmigiana di zucchine (anche in questo caso, la varietà detta “genuisa”, cioè
PARMIGIANA DI MARE DI STEFANO NUZZO (La Piazza - Poggiardo) Affettare le melanzane e friggerle, senza aggiunta di farina o uova. Tenerle da parte. Sfilettare il pesce e cuocerlo velocemente in poco olio con aglio e cipolla. Aggiustare di sale e aromatizzare con basilico tritato. Preparare una salsa di pomodoro fresco; unirvi poca panna fresca, utile a rendere la salsa più fluida e stemperare l’acidità del pomodoro. Comporre in una teglia gli strati di salsa, melanzane e pesce. Infornare la preparazione coperta (per mantenere l’umidità, se si desidera la crosticina scoprire alla fine) a 180° per circa 25 minuti.
FISH PARMIGIANA BY STEFANO NUZZO Slice and fry aubergines. Put them aside. Fillet fish and cook it rapidly in a little oil with garlic and onion. Season with salt and add chopped basil. Prepare a sauce with fresh tomatoes; add little fresh cream. In a roasting pan, layer aubergines with tomato sauce and fish. Cover with an aluminium foil and bake for 25 minutes at 180° (uncover towards the end to crust over).
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CUCINA
ortaggi
genuino di ciascun ingrediente. Solo prodotti locali, anzi localissimi; le melanzane utilizzate – viola striate – sono coltivate a poche centinaia di metri dalle cucine del ristorante, nella campagna di Poggiardo. Il pesce è azzurro: sgombro, palamita, alalunga. L’autunno si affaccia, invece, nel piatto di Afredo De Luca, chef del ristorante Malcandrino (Monteroni di Lecce). Una composizione che sembra un orto mediterraneo, ricco di colori, sapori, profumi diversi ed evocativi – di timo, menta, caffè – consistenze differenti e sapori sorprendenti. La melanzana al centro, attorno prodotti del territorio sapientemente esaltati nella loro semplicità: cipollotti al forno, pomodori canditi, riduzione di cipolla arrosto e olio alla rucola. Si parte dalla melanzana, appunto, fritta intera (a 160° altrimenti scoppia) e poi sbucciata e condita con olio, aglio, aceto, menta, sale e pepe. Si prosegue con la tapioca, macerata in acqua di pomodori frullati e colati e olio e.v.o estratto a freddo. Quindi il cipollotto, sbuccia-
to, tagliato a metà per lungo e cotto al cartoccio con timo, olio, sale e polvere di caffè. Magnifici i pomodori canditi, ottenuti facendo sciogliere 500 grammi di zucchero in 250 ml di acqua dentro cui i pomodori mondati vengono calati finché non appaiono lucidi e brillanti.
Scolati e spellati, conferiscono al piatto salato un mix di dolcezza, freschezza e corposità. A coronare il tutto, si ricopre la melanzana con una schiuma di ricotta forte – un concentrato di salentinità – sferzante e delicata al tempo stesso. Armonia perfetta.
AUBERGINE LONG SEASON
even served with the Greek tzatziki or the Middle-Eastern tahini. They are also perfect with garlic, in the recipe of the so-called “buttoned” aubergines. They bring forth a traditional, simple and tasty dish where aubergines are cut lengthwise and filled with garlic cloves. Afterwards, they are fried and coated with tomato sauce. Stuffed aubergines and parmigiana deserve a separate chapter. If everyone has their own recipe to make stuffed aubergines, the authentic
parmigiana is prepared by frying its main battered ingredient. There are few other basic ingredients: tomato sauce, mozzarella cheese, and basil. It is possible to add ham or Bologna sausage, small meatballs and hard-boiled eggs. Parmigiana made by using courgettes or artichokes – instead of aubergines – is an interesting and equally tasty variation of the recipe. Other delicious variations are the chef, Stefano Nuzzo’s “fish parmigiana” as well as another chef, Alfredo De Luca’s dish.
From summer to autumn, aubergines gain a place of honour among the Italian recipes. Even though you can find them throughout the year, their “natural” season is from June to October. It is exactly during the warmer months that this vegetable gives off its taste, its sweetness and its texture at its best. There are many aubergine varieties and many different ways you can prepare them. Marinated, grilled, or baked, they are great
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CUCINA
La canapa
Un predestinato amante della sperimentazione: Giorgio Trovato Dai consigli della nonna alle più prestigiose accademie: uno chef calabrese che dalla Toscana si è trasferito nel Tacco d’Italia
di federica sabato/foto massimo centonze
Da Siena al Salento per portare tutta la sua esperienza, la sua bravura e le sue idee innovative: è Giorgio Trovato, uno chef molto conosciuto al di fuori dei confini nazionali. Calabrese di 45 anni, conclusa l’esperienza da executive chef de “Il Convito di Curina” – ristorante dell’Hotel Villa Curina Resort a Castelnuovo Berardenga (Siena) – ora propone un menù alternativo alla canapa presso il ristorante “Orto e Cucina”, all’interno dell’agriturismo “Puntarelle” di Galatina. Abituato fin da piccolo a maneggiare
dietro ai fornelli per aiutare la nonna che lo coinvolgeva nella preparazione delle pietanze, diventato grande, dopo la laurea in legge, ha seguito la sua passione frequentando corsi e master presso alcune delle più prestigiose accademie di cucina, in Italia e all’estero. Giorgio Trovato, per certi versi, è uno chef fuori dagli schemi. La sua professionalità così come la sua cucina, di cui hanno parlato le migliori testate giornalistiche di settore, sono in continua evoluzione: affianca la sua attività di executive chef a
quella di Consulting Chef e Food Stylist. Ha fondato la “Trovato Food Project”, società impegnata in attività di consulenza per l’avvio di attività di ristorazione. Non solo. Giorgio Trovato è presidente e formatore della Federazione Italiana Professional personal Chef (Fippc), che include chef provenienti da tutta Italia e punta alla qualificazione e alla valorizzazione di questa nuova figura professionale attraverso una serie di corsi di formazione, stage e meeting. «Il mio obiettivo primario – racconta lo chef – è 74 75
CUCINA
La canapa
LE INDICAZIONI NEL CAMPO DELLA SALUTE PARLANO DI BENEFICI QUASI SCONOSCIUTI ALLA GRAN PARTE DELLE PERSONE, RIGUARDANTI TANTE PATOLOGIE
mantenere saldo il legame con la cultura, la storia e le tradizioni del luogo in cui esercito la mia attività, valorizzando le produzioni di quelli che amo definire gli artigiani locali del gusto». In questo periodo il suo lavoro di ricerca ha come protagonista la canapa e le bacche di goji. Trovato è convinto che la canapa, ingrediente d’eccellenza sul piano nutrizionale e ambientale, sia un alimento prezioso da inserire nella dieta e quindi anche nella cucina gourmet. «Volevo iniziare – precisa – un percorso che non si limitasse esclusivamente ad offrire piatti a base di canapa, ma che aiutasse a capire come 76 77
ottenere con essa prodotti di altissima qualità, anche con una piccola produzione controllata dagli stessi ristoratori». L’olio di canapa è ricco di carboidrati (quindi fortemente energetico), di fibra grezza e sali minerali, soprattutto ferro, calcio, manganese e fosforo. Le indicazioni nel campo della salute parlano di benefici pressoché sconosciuti alla gran parte delle persone, riguardanti tante patologie: psoriasi, eczema, artrite reumatoide, osteoporosi, menopausa, sindrome premestruale, diabete, depressione, deficit della memoria e dell’apprendimento, problemi all’apparato respiratorio, malattie
degenerative del sistema immunitario. «Per quanto riguarda gli usi nutraceutici di questo alimento – continua Trovato – l’assunzione di olio di seme di canapa come integratore alimentare è consigliato per alzare le difese immunitarie e per la prevenzione di numerose patologie». Tra i suoi piatti rivisitati con la canapa vi sono le tipiche orecchiette, la panificazione ma anche dessert che prevedono l’uso di canapa anche mischiata a bacche di goji fresche altro elemento altamente anti-age. Questi piatti sono il risultato di scelte e modi di fare ben precisi: Trovato studia il territorio, le sue tradizioni culinarie,
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CUCINA
La canapa
sfrutta i prodotti di stagione, si rivolge ai produttori locali per scegliere le migliori materie prime, si applica e infine realizza nuovi piatti, curando, anche al limite della maniacalità, estetica e impiattamento. Alla fine essi non sono affatto semplici elementi da ingerire, ma un vero e proprio tripudio per gli occhi e per il palato. «La cucina – spiega lo chef – è formazione non solo per chi la fa, ma anche per il cliente, il quale deve essere partecipe delle varie fasi che hanno portano alla creazione di un determinato piatto. La conoscenza, la scelta della materia prima, la manipolazione e la composizione rappresentano delle scoperte per i non addetti ai lavori. Il compito di ogni chef è proprio quello di raccontare il piatto, per permettere che ciò avvenga, altrimenti l’atto di degustare si limiterebbe ad un semplice mangiare fine a se stesso. In questo modo – conclude – si guida il cliente attraverso una vera e propria esperienza sensoriale, capace di riportare alla memoria profumi, sapori di un tempo, ricordi del proprio passato, della propria storia, legati al cibo».
CHEF A DOMICILIO Anche quest’anno Giorgio Trovato, presidente della Fippc (Federazione Italiana Personal Professional Chef) insieme al suo braccio destro e segretario nazionale Stefania Erroi, avvierà dei corsi di formazione per addetti ai lavori che operano nel panorama della ristorazione e corsi per diventare “chef a domicilio”. Lo chef arriva in casa, si mette ai fornelli e in pochi minuti prepara pranzi o cene su misura, nella cucina del cliente. Grazie alla formazione ricevuta, è inoltre in grado di rendere indimenticabile sia una cena a due che un banchetto di nozze. L’improvvisazione è assolutamente bandita e lo chef Trovato, ha deciso di avviare anche nel Salento corsi che riguardano proprio questa nuova figura professionale: pasticceria da ristorazione, cucina creativa, cottura sottovuoto e a bassa temperatura, un corso di “arte bianca” (panificazione e impasti speciali). «L’aumento della richiesta di mercato ha contribuito ovviamente anche ad un aumento dell’offerta che purtroppo non si è mostrata sempre adeguata – ha raccontato Giorgio–. Da qui l’esigenza di formare in modo serio e rigoroso figure in grado di tenere alto il nome di questa professione anche attraverso l’accettazione e la sottoscrizione di un codice deontologico creato ad hoc. Il personal chef si distingue quindi per l’approccio del tutto personalizzato con il cliente che avrà parte attiva recitando un ruolo di protagonista e non di semplice spettatore in quanto impegnato nella co-creazione del suo evento quasi si trattasse di una guida pratica e spirituale».
CHEF AT HOME Even this year Giorgio Trovato, the chairman of the FIPPC (Italian Federation of Personal Professional Chefs) and Stefania Erroi – Giorgio’s right-hand woman as well as the national secretary of the federation – will start several training courses addressed to professional of the sectors who want to become “chef at home”. Rustling up is absolutely forbidden. «An increase in the market demand has led to the necessity to train professionals able to keep the reputation of this profession up», tells Giorgio.
LA CONOSCENZA, LA SCELTA DELLA MATERIA PRIMA, LA MANIPOLAZIONE E LA COMPOSIZIONE RAPPRESENTANO DELLE SCOPERTE PER I NON ADDETTI AI LAVORI A PREDESTINATE ENTHUSIAST IN EXPERIMENTATION: GIORGIO TROVATO FROM HER GRANDMOTHER’S ADVICE TO THE MOST PRESTIGIOUS ACADEMIES: A CALABRIAN CHEF IN THE “HEEL” OF ITALY Giorgio Trovato is a 45-year-old chef who has brought all his expertise and innovative ideas from Siena to Salento. After his experience as an executive chef in Berardenga (near Siena), he works at the “Orto e Cucina” restaurant (in Galatina) at present, serving a different menu based on hemp. When he was a child, he used to cook with his grandmother. Later, after his law degree, he has attended cooking classes and masters, in Italy and abroad. Currently, he keeps on improving, working not only as an executive chef but also as a Consulting Chef and a Food Stylist. He has founded the “Trovato Food Project”, a consulting firm for those who want to start a restaurant. He has also become the chairman
and a trainer of the FIPPC– the Professional Personal Chef Italian Federation. «My main objective – the chef says - is enhancing the local handmade food». In this period, his experimentation is focusing on two ingredients: hemp and goji berries. «We can obtain high-quality dishes». Hemp, in particular, has proven to be useful in the treatment of many diseases. Trovato studies every territory where he arrives and its culinary traditions. He chooses the best local in-season produces and takes care of the dish appearance. «Chefs should be able to tell every stage of a dish. They should guide customers through a real sensory experience, able to bring to their mind the memories of past aromas and flavours, of their own history related to food».
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COMUNE DI POGGIARDO
territorio
L’irresistibile richiamo dell’entroterra Alla riscoperta dei borghi e della loro storia: è qui che si concentra il nuovo turismo. Il fascino eterno di Vaste e Poggiardo COMPLESSO PALEOCRISTIANO A VASTE
MUSEO ARCHEOLOGICO DI VASTE
Sì ok il mare, la pizzica, la costa ed i tramonti infuocati che baciano l’orizzonte, ma il Salento non è solo questo. C’è un entroterra ricco di fascino e storia che, insieme a quanto sopra elencato, arricchisce l’offerta turistica. Ci sono percorsi da scoprire con l’entusiasmo di chi desidera conoscere l’altra identità della provincia salentina fatta di cultura, passato e tradizione, caratterizzata da un patrimonio di inestimabile valore. Per capire di cosa stiamo parlando, vi suggeriamo di fare un giretto a Poggiardo, piccolo centro ricamato da suggestive architetture barocche che movimentano il borgo antico. Una piazza accogliente, una serie di dimore storiche ed il retaggio delle civiltà che hanno
vissuto qui: messapi, romani e bizantini. Una posizione strategica per raggiungere senza difficoltà Castro e Santa Cesarea Terme, ma soprattutto un sistema museale che è sicuramente il fiore all’occhiello di questo borgo e della sua frazione, Vaste. I turisti optano sempre più spesso per soggiorni in zone non necessariamente di mare, beneficiando di tutto ciò che questo comporta. Lo confermano gli stessi operatori del settore. Elena Serio e Alberto Giuliatto, titolari de “L’Assuta” e “La Loggia”, due case-vacanze ricavate da un palazzo antico che sorge a Poggiardo. «Per crescere ulteriormente – affermano – occorre creare un rapporto virtuoso, fatto di sinergia e collaborazione
che coinvolga sia il pubblico che il privato». «C’è un nuovo interesse per quest’area salentina – assicura Andrea Accogli, titolare della casa vacanze Umberto I. – Chi viene qui lo fa con la voglia di riscoprire i ritmi più tranquilli della vita quotidiana, lontano dal trambusto delle grandi città». Che ci sia un maggiore interesse, anche da parte degli stranieri, per questa zona del Salento lo sottoliena Maria Tarantino proprietaria, insieme al marito Salvatotre Pede, di un B&B nel cuore di Vaste. «Se lavoriamo tutti bene – dice – i vantaggi sono tanti sia per noi che per il territorio. Interventi strutturati e ben studiati non possono che portare benefici». La rete dell’accoglienza deve essere ben definita, e se ognuno fa la sua parte, il resto va da sé. «Non ci sono dubbi – commenta Romina Tenore, dell’Hotel Tesoretto – l’unione fa la forza, e questa coesione è necessaria soprattutto adesso che l’attenzione del turista si sta concentrando sull’entroterra salentino». Dello stesso parere sono Kleyda Dilo e Stefano Nuzzo. Il loro ristorante “La Piazza”, a Poggiardo, anche quest’anno ha fatto il
COMUNE DI POGGIARDO Via Aldo Moro 1, Poggiardo (LE) tel. +39 0836 909811 - www.poggiardo.com
pienone. «Tanti stranieri – dicono – ma anche italiani che decidono per un soggiorno all’insegna della semplicità e della tranquillità». Da visitare assolutamente, a Vaste, il Baronale Museum Cafè, realtà meravigliosa di questa terra, suggestivo contenitore di eventi. Anche sorseggiare un semplice caffè, ammirando attraverso una vetrata i reperti archeologici in esposizione, diventa un momento di puro piacere. «Questi borghi – sottolinea Laura Riccetti, giornalista del Tg5 che, innamorata del posto, ha aperto ‘La tana del riccio’, un B&B nel cuore di Vaste, – sono straordinariamente belli. Per fare il salto di qualità mancano poche cose, ma essenziali: un’efficace rete di trasporti ed una migliore organizzazione dell’offerta dei beni culturali». Un capitolo a parte merita il mercato settimanale che ogni mercoledì richiama in città commercianti e clienti da ogni parte della Puglia. «È una risorsa da tutelare. Attraversarlo significa immergersi nella storia del Mediterraneo e nel nostro passato. Proprio nelle piazze del paese, un tempo si batteva il prezzo del grano per la Terra d’Otranto – spiega l’assessore alle Attività Produttive Massimo Gravante. – Il nostro intento è quello di trasformarlo in una vera e propria area culturale, dando spazio a degustazioni o ad altre manifestazioni che possano avere un appeal turistico». Non solo beni culturali. L’interesse degli amministratori è rivolto anche a quelli ambientali. «Insieme alle associazioni – spiega il sindaco, Giuseppe Colafati – stiamo lavorando per il recupero e la valorizzazione di parchi, boschi e pinete che ricadono nel territorio del SAC, il sistema ambientale e culturale che raggruppa 16 comuni salentini con Poggiardo capofila». GIUSEPPE COLAFATI, SINDACO DI POGGIARDO
AREA MERCATALE DI POGGIARDO
THE IRRESISTIBLE APPEAL OF THE HINTERLAND REDISCOVERING SMALL VILLAGES AND THEIR HISTORY. THE ETERNAL CHARM OF VASTE AND POGGIARDO Its seaside, pizzica, coastline and burning sunsets. Salento is much more than this. Its hinterland is rich in charm and history. There are paths to explore with the enthusiasm of those who want to discover the other side of Salento, made of its culture, past and tradition, characterized by a heritage of inestimable value. We suggest you visit Poggiardo, a small village embellished by a charming Baroque architecture. Many civilizations lived here: the Messapians, the Romans, and the Byzantines. The village boasts a strategic position but, overall, a museum network that is the flagship of this village and its hamlet, Vaste. Tourists choose always more frequently to stay in the hinterland, benefitting from the advantages of their choice. There is a new interest in this area. Many foreign and Italian visitors choose to spend their holidays in a simple and peaceful way. But people working in the sector believe that a synergy between the private and the public will improve things and is necessary for a virtuous cycle. «These villages, – highlights Laura Riccetti, a journalist and owner of a B&B in Vaste – are lovely. We need few but essential things to make the quantum leap: an efficient transport network and a better organization of the supply of cultural heritage». Not only cultural but also environmental heritage. «We are working on the improvement and the enhancement of parks, woods, and pinewoods», explains the Mayor, Giuseppe Colafati.
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CULTURA
nuove tenDenze
TOPPUNT - PROIEZIONE
Se la galleria è la veranda di casa Mostre, ma anche reading e spettacoli teatrali: prende piede il trend degli eventi culturali organizzati in luoghi privati, ma aperti a tutti La moka è già sul fuoco, l’ospite è arrivato, lo si fa accomodare in veranda tra piante grasse e gerani appena annaffiati. Niente di diverso dal solito caffè, se non fosse che al posto del salottino in vimini c’è una scatola in legno che l’ospite dovrà scervellarsi ad allestire, e la veranda, entro un paio d’ore, si trasformerà in un laboratorio creativo e in uno spazio espositivo aperto agli artisti e agli abi-
tanti dei palazzi vicini. Giulia Gazza e Francesco Romanelli più o meno una volta al mese dismettono i panni dei padroni di casa e indossano quelli dei curatori, senza muoversi dal loro appartamento nel cuore del quartiere San Pio a Lecce. “Toppunt” è il nome della struttura in legno, «una scatola senza pareti, idealmente senza limiti» che i due ragazzi – lei studentessa all’Accademia
CITOFONARE INTERNO 7 - CONCERTO
TOPPUNT - OPERA
di giorgia salicandro/
Qualche anno fa sono stati Maksim Cristan (l’autore di “Fanculopensiero”) e la salentina Daria Spada a dare una portata mediatica al fenomeno con il “Concerto dal balconcino”: letteralmente, un concerto punk proposto la domenica dal balconcino del loro appartamento torinese. A Roma, città da sempre avvezza ai salotti culturali, da una decina d’anni si tiene “Citofonare interno 7”, un appuntamento itinerante transitato per terrazze e soggiorni di ogni tipo, dai palazzi di Centocelle a Casa Bellonci, “quartier generale” del Premio Strega. E, da due anni, una speciale edizione estiva si tiene a casa dello scrittore Livio Romano, a Santa Maria al Bagno. Carlo D’Amicis, Federica De Paolis, Omar Di Monopoli tra gli autori che, lo scorso
di Belle arti di Lecce, lui appena laureato – hanno posizionato in un angolo della veranda, ed è anche il nome del progetto partito lo scorso dicembre. La “call” per artisti e curiosi viene lanciata dalla pagina Facebook omonima, e a rispondere sono in tanti. Il primo è il napoletano Pasquale Marinelli, poi, tra gli altri, i salentini Francesco Paglialunga, Roberto Ciardo, Marco Vitale, e la sarda Rita Gadau. Un metro per due di altezza, queste le dimensioni della “scatola” di Toppunt allestita di volta in volta con dipinti, sculture, videoinstallazioni. Da una parte, un evento pubblico – una performance, un reading, un concerto – dall’altra un luogo privato che apre temporaneamente le porte, si presta all’occorrenza, senza perdere il valore aggiunto dell’informalità: una formula agile di appuntamento culturale “casalingo”, che tende a espandersi anche nel Salento.
agosto, hanno condiviso i propri “work in progress” con almeno duecento persone approdate in casa Romano, rispondendo all’invito lanciato su stampa e social network: “ortodossi della letteratura”, ma anche semplici curiosi. In questo tipo di serate, del resto, il corollario della chiacchiera e del buffet ha un peso pari all’evento in sé. Perché sedersi su un’amaca piuttosto che sui rigidi salottini di un museo, commentare una lettura mentre si fa il caffè sbottona le sovrastrutture formali, dispone a un ascolto e a una partecipazione diversi. Alla Serrizzùla, nei pressi di Arnesano, questo è un rito che si ripete da quindici anni. L’idea di Anna Misurale, la padrona di casa, era quella di riunire un circolo di amici appassionati di poesia. Il
CITOFONARE INTERNO 7
CITOFONARE INTERNO 7 - CARLO D’AMICIS
TOPPUNT - VERANDA
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CULTURA
nuove tenDenze
passaparola ha fatto il suo corso, e oggi gli incontri culturali della Serrizzùla hanno una direzione artistica vera e propria, condivisa da Salvatore Luperto, direttore del Museo d’arte contemporanea (MacMa) di Matino, Cristina Caiulo, architetto, e Anna Panareo, curatrice d’arte. La provenienza dei tre dal mondo dell’ar-
te, più che da quello legato alla letteratura, ha fatto da tappeto a una selezione trasversale di ospiti e non solo. Sono nate, così, le serate a tema cromatico – la “Festa rossa”, la “Festa bianca” – di Vitaldo Conte, la cui ricerca si concentra sulla poesia visiva, o quelle di Liliana Ebalginelli, artista che compone libri-ogSALVATORE LUPERTO - FESTA ROSSA SERRIZZULA
getto e se ne serve nelle sue performance. Ma il giardino ha accolto alche il poeta e docente universitario Carlo Alberto Augieri e il procuratore-autore teatrale Salvatore Cosentino. Tra giugno e novembre l’appuntamento è il primo e il terzo venerdì del mese. Si riceve l’invito via mail, ma chi arriva può portare con sé altri amici, e questi entrano a loro volta mailing list della Serrizzùla. Da questo autunno, poi, l’appuntamento si sposta in città e diventa itinerante. E riprendono anche le attività in casa Gazza-Romanelli: «Eravamo stanchi dei soliti vernissages, volevamo qualcosa di più sincero – commenta Giulia – e ha funzionato: uno spazio privato è un ambiente accogliente, in cui nessuno, neanche i non addetti ai lavori, si sente a disagio». CITOFONARE INTERNO 7 - LIVIO ROMANO
PERCHÉ SEDERSI SU UN’AMACA PIUTTOSTO CHE SUI RIGIDI SALOTTINI DI UN MUSEO, COMMENTARE UNA LETTURA MENTRE SI FA IL CAFFÈ SBOTTONA LE SOVRASTRUTTURE FORMALI IF THE GALLERY IS THE VERANDA OF THE HOUSE EXHIBITIONS, READINGS AND THEATRE PERFORMANCES: CULTURAL EVENTS ORGANIZED IN PRIVATE PLACES, BUT OPEN TO EVERYONE The mocha pot is already on the burner, and the guest has just arrived. Nothing different from the usual coffee, apart from a wooden box that the guest is setting up. The veranda is turning into a creative workshop and into an exhibition space open to all. When this happens, Giulia Gazza and Francesco Romanelli, the householders, become the curators of the exhibition, without leaving their flat. “Toppunt” is the wooden structure name, «a box without sides, ideally without limits». Many artists and curious have answered the “call” launched by Giulia and Francesco on their Facebook page and
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have come. The box fitting-out changes every time, showing alwaysdifferent drawings, sculptures or video installations. It is a public event held in a private space with the benefit of informality, which is spreading throughout Salento. In the latest two years, even the writer Livio Romano has opened his house in Santa Maria al Bagno to many authors who have already shared their “works in progress” with at least two hundred people. A rite has become common at the Serrizzùla, near Arnesano. Anna Misurale, the lady of the house, has succeeded in creating a poetry club with its own art direction. From June to November, the meeting is on the first and the third Friday of every month. In autumn, the club will become traveling. Moreover, the activities at Gazza and Romanelli’s house will start again.
SURF IN SALENTO
passione per iL mare
Al mare tutto l’anno: un obiettivo tutto da costruire È appena terminata un’intensa estate qui in Salento, ricca di eventi culturali e d’intrattenimento, come del resto accade da diversi anni a questa parte. A quanto pare, tuttavia, non è tutto oro quel che luccica perché rispetto al numero di presenze e pernottamenti, ad esempio, nelle strutture ricettive autorizzate, il vero e proprio boom è confermato solo per una ventina di giorni, naturalmente
ad agosto. In attesa dei dati ufficiali, sono contrastanti le voci che si raccolgono e non è un caso che il piano strategico in via di ultimazione da parte della Regione Puglia si chiami “Puglia 365”. Che cosa è successo allora in questa estate salentina, al di là dei proclami e delle aspettative? Probabilmente, le risposte che i numeri daranno non serviranno comunque a comprendere una questione più gene-
rale, dal momento che il turismo come volano di sviluppo dell’economia di un luogo non dovrebbe essere concentrato solo nel periodo estivo, bensì, come si sta tentando di fare, al centro di un valido piano articolato e spalmato su tutti i mesi dell’anno, grazie alle caratteristiche geomorfologiche e climatiche della nostra terra che è caratterizzata da un clima mite e con un buon numero
di carlo morelli/
di gradevoli giornate soleggiate anche in pieno inverno. Da anni ormai la Puglia è diventata ambita meta turistica. Milioni di persone, da tutta Italia e dall’estero, scelgono, tra giugno e agosto, le nostre spiagge per trascorrere spensierati giorni di relax e riposo, e, senza dubbio, l’offerta dei vari servizi turistici è andata via via migliorando con il passare del tempo, nonostante la difficoltà di gestire un afflusso così massiccio e concentrato in pochi giorni: si parla, infatti, di una stagione turistica di appena cento giorni in un anno con picchi in poche settimane. Come mai, dunque, la Puglia e il Salento non riescono a essere un polo di
attrazione turistica 365 giorni l’anno? Escludendo il turismo culturale, che si distribuisce in maniera più flessibile durante i dodici mesi, perché lungo i due fantastici litorali, ionico e adriatico, non si riesce ad accogliere il turista anche nel periodo autunnale e invernale? Come mai da metà settembre a metà maggio, lungo tutta la costa, stabilimenti balneari, ristoranti, negozi, alberghi, bed and breakfast, centri d’informazione turistica sono quasi sempre chiusi? Se queste domande le facessimo ai proprietari delle attività ricettive citate la risposta sarebbe scontata: a dir poco sconveniente rimanere aperti nei mesi in cui il passaggio dei turisti è pressoché una chimera.
Ancor più scontata sarebbe la risposta della maggior parte delle istituzioni e pubbliche amministrazioni: per fornire servizi di utilità a supporto del turismo in zone poco frequentate nel periodo invernale servirebbero troppe risorse pubbliche, sicuramente non supportabili, per esempio, dalla tassa di soggiorno. E se invece lo chiedessimo ai cittadini? Se ci facessimo raccontare da ognuno di loro il proprio modo di vivere il mare, cosa verrebbe fuori? Probabilmente scopriremmo che istituzioni e imprenditori non hanno poi tutti i torti a scegliere di limitare le attività turistiche costiere nei soli mesi estivi, a causa del poco interesse della maggior parte della popolazione stessa. 86 87
SURF IN SALENTO
passione per iL mare Senza colpa, ma probabilmente per cultura, abitudini consolidate nel corso dei decenni, forse anche per una questione legata alla geografia del nostro territorio, il mare salentino e pugliese è vissuto dai locali solo come spazio marginale, luogo di villeggiatura estiva, periferia del vivere quotidiano; e forse anche per questo interesse popolare, limitato la nostra amata terra non riesce a offrire un servizio completo al turista. Il processo di “destagionalizzazione” non può realizzarsi senza l’interesse reale di tutta la popolazione, e non può non prevedere l’utilizzo della risorsa mare in maniera sostenibile e completa.
Gli sport da tavola, in aggiunta, come il kitesurf, il windsurf, il surf da onda, e più in generale gli sport marini, rappresentano una grande possibilità per il territorio, in quanto attraggono milioni di persone in tutto il mondo; sono la prima valida alternativa allo stare stesi sul lettino a prendere il sole. Chi già pratica questi sport sa bene che è proprio il periodo invernale a dare le maggiori soddisfazioni sportive: spiagge deserte, vento forte, onde alte, e spesso il tutto condito da sole e temperatura quasi mai proibitiva, nemmeno a gennaio e febbraio. Al mare tutto l’anno? Certo, possibile, ma è ancora un obiettivo tutto da costruire.
IL MARE È VISSUTO DAI LOCALI SOLO COME SPAZIO MARGINALE, LUOGO DI VILLEGGIATURA ESTIVA, PERIFERIA DEL VIVERE QUOTIDIANO
AT THE SEASIDE ALL YEAR ROUND: AN OBJECTIVE TO ACHIEVE A summer rich in cultural and entertainment events has just ended here in Salento. Nevertheless, the authentic boom has concerned about twenty days in August. It is no coincidence that “Puglia 365” is the name of the current Apulia Region Strategic Plan. In our region, tourism should be a driving force for the economy throughout the year, thanks to its geomorphological features and mild climate, even in winter. In summer, millions of people choose our seaside to spend their holidays. Thus, the tourist supply has increasingly improved, despite the difficulties to manage this massive flow. However, why are we not able to welcome tourists in autumn and in winter, aside from cultural tourism? According to proprietors, keeping their business open when tourists are a mirage would be uneconomic. Institutions and public administrations share the same when it comes to offering them public services. If we asked citizens, we would probably find out that most of them consider the seaside as a marginal space, a mere summer holiday resort. Maybe, this limited popular interest is exactly the reason why our beloved territory does not succeed in offering tourists a complete supply. Working all year round is possible just involving the whole population, and taking advantage of the seaside full potential. Water sports are a great opportunity to attract millions of people from all over the world. Those who choose these sports already know that winter gives them big satisfactions: desert beaches, a strong wind, big waves, the sun and mild temperatures. At the seaside all year round? It is possible, but we still need to achieve this objective.
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mountain Bike
IL SAPORE DELLA FATICA TRA LE MERAVIGLIE DELLA NATURA UN NUMERO SEMPRE CRESCENTE DI APPASSIONATI, E DI TURISTI, SCEGLIE LA BICICLETTA PER PERCORRERE ITINERARI DIFFICILI MA MOLTO SUGGESTIVI
di francesco mancini/foto massimo centonze
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VINCENZO CAMPANELLI
SI È IMMERSI NEL VERDE, TRA SALITE PIÙ O MENO RIPIDE E SENTIERI TANTO FITTI DI VEGETAZIONE DA SEMBRARE IMPRATICABILI Il Salento non viene preso d’assalto solo da chi desidera tuffarsi nella storia dei suoi paesini o nelle acque terse del suo mare. C’è una forma di turismo alternativo che registra un numero di presenze sempre più importanti di persone che si muovono su due ruote, perché appassionate di mountain bike. Il ciclismo delle strade polverose, piene di sassi e buche, che ai tempi di Binda, Girardengo e Bartali ha scritto pagine indelebili della storia di questo sport e dato vita a leggende popolari, non ha fame solo di sudore e di fatica. Ha fame di parole: parole che raccontino ai quattro venti degli sforzi, del silenzio, delle strade tortuose e, a volte, impietose che si cerca di percorrere. Difficile mettere nero su bianco e raccontare le gambe distrutte, le braccia tremanti dopo sforzi 92 93
immani, gli impeti di coraggio di chi al nuovo ciclismo eroico dedica la propria passione. Scriverne in maniera puntuale e meticolosa sarà un po’ come fotografarlo: uno scatto netto e preciso di un momento che non torna, ma che mostra i muscoli, il sudore, le ruote, il sole, la pioggia, gli occhi arrossati e umidi, le labbra spaccate, ma anche la soddisfazione e la gioia. La disciplina della mountain bike sembra quasi rievocare, appunto, le gesta eroiche ed epiche dei pionieri del ciclismo, riportando i suoi adepti a pedalare fra sassi, buche, fango e polvere, alla ricerca delle proprie solitudini, a volte dei propri limiti fisici, ma in primis del contatto con la natura. Nella penisola salentina sono tanti percorsi disponibili per chi ama questo tipo di sport, con itinerari mozzafiato.
In questo viaggio siamo guidati da una “strana coppia”, Vincenzo e Viola Campanelli di Calimera, rispettivamente padre e figlia: il primo, bancario appassionato di mountain bike e di triathlon, e lei, di sedici anni, triatleta di rango, che presta le sue gesta anche alla nazionale italiana giovanile di triathlon (sport che moltiplica per tre gli sforzi necessari, sommando quelli del ciclismo al nuoto e alla corsa). Lei, Viola appunto, giovanissima valchiria salentina, rinuncia di buon grado alle più facili attrazioni dei suoi coetanei, per dedicarsi anima e corpo a questo sport massacrante, conservando, pur sempre, grazia e bellezza. Sono loro a raccontare che nel Salento persino le più note località balneari e quelle rurali, per la moltitudine di
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appassionati a questo tipo di sport, sono foriere di “succulenti” itinerari da mountain bike. Mentre percorrono i sentieri, quasi sconosciuti, attorno alla Chiesa di Santa Marina, tra Carpignano Salentino e Muro Leccese, ne citano tanti ancora, uno più bello dell’altro. Intanto, questa chiesa è una delle più antiche di Terra d’Otranto: edificata intorno al IX-XI secolo, rappresenta una delle espressioni artistiche più importanti ed interessanti dell’architettura bizantina. Il bosco che si trova alle sue spalle è il luogo ideale per praticare questo sport. Si è immersi nel verde, tra salite più o meno ripide e sentieri tanto fitti di vegetazione da sembrare impraticabili. Seguiamo i nostri “mentori”, montati in groppa a questi moderni e tecnologici destrieri in lega leggera, mentre iniziano a mulinare le loro potenti ed allenate leve, attraversando un altro tratto praticabile, di indiscutibile
Andare in mountain bike significa avere una buona preparazione fisica, perché lo sforzo può essere notevole e prolungato. Particolare attenzione deve essere riservata anche alla sicurezza: per questo si raccomanda la massima prudenza e di usare le apposite protezioni, a partire dal casco. Mountain biking requires a good athletic training, as the effort may be considerable and prolonged. A particular attention should be paid to safety devices, starting from bike helmets.
bellezza, il parco naturale di Torcito, che si estende per poco più di 200 ettari. Qui a disposizione degli sportivi ci sono quattro percorsi ciclabili che si sviluppano toccando altri insediamenti rurali, nonché due percorsi di trekking con un dislivello di 120 metri, che si allungano non solo nel parco, ma si inerpicano anche lungo la “Serra” montuosa, ricoperta da macchia mediterranea, gariga e semisteppa. Viola e Vincenzo ci raccontano inoltre che spesso si recano nelle “serre” di Caprarica, non solo per sport, ma anche per ammirare veri e propri squarci di paradiso tra una buca, uno sterrato e una pietraia, attraversando la costa da Torre Sant’Andrea fino ad arrivare ad Otranto e percorrendo le sue baie, dove la natura è incontaminata e selvaggia. Di queste strade, la “terra d’Otranto” è piena. Viola e Vincenzo, muniti di mappe, ne propongono un’altra, sul versante opposto: la località “Montagna spaccata” e le rupi di San Mauro, tra Santa Maria al Bagno e Lido Conchiglie. Si tratta di un parco diffuso, di uno dei lembi di territorio che conserva un buon grado di naturalità. La fascia costiera 94 95
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a nord di Gallipoli si caratterizza per la diffusa presenza di campagne coltivate, di una pineta di rimboschimento di pino d’aleppo, che occupa buona parte del costone e di una vegetazione sempreverde. È un promontorio roccioso a picco sul mare, diviso in due dalla litoranea: la zona rocciosa lungo la costa custodisce elementi di macchia VIOLA CAMPANELLI
mediterranea, con la presenza di piante come il mirto, il lentisco, e alcune specie particolari che crescono lungo le rupi. Grazie a questo sport si possono scoprire altre oasi incantate attraversando, ad esempio, il parco degli Alimini o quello di Portoselvaggio. Quest’ultimo si estende per un’area di 1.122 ettari, dei quali circa 300 di pineta. La costa è di circa 7 chilometri, sia alta che bassa. Oltre ai “circuiti” ufficiali per mountain bikers di cui l’appassionato può usufruire, vi sono anche decine e decine di percorsi ciclo-turistici disse-
THE TASTE OF EFFORT THROUGH THE WONDERS OF NATURE AN INCREASING NUMBER OF LOVERS CHOOSES MOUNTAIN BIKING TO RIDE DIFFICULT BUT PICTURESQUE TRAILS In Salento, mountain biking is a form of alternative tourism that is attracting an increasing number of lovers. Cycling is not just hunger for sweat and effort but also for words. Words telling the efforts, the silence, the winding roads, the courage, the satisfaction and the joy. Mountain biking seems to evoke the epic deeds of the cycling pioneers, their search for solitude and for contact with nature. In Salento, mountain bikers may choose among many breath-taking trails. Vincenzo and Viola Campanelli, a father and his daughter, lead us through this ride. He is keen on mountain biking and triathlon. She is a sixteen-year-old triathlete who compete in the Italian national team. In their opinion, even the most renowned seaside
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minati un po’ ovunque in questo lembo di terra “che affonda il suo artiglio tra i due mari”, più rilassanti e a “misura di famiglia”, lungo i quali andare alla (ri)scoperta di un Salento alternativo, che fa della bicicletta lo strumento di locomozione principe. Tanti turisti, specie stranieri, hanno già goduto di questo particolare angolo di visuale, soprattutto coloro i quali sono partiti dall’amore per le due ruote e per la fatica fisica e ne hanno fatto un imperativo di base per la loro vita di tutti i giorni.
and rural resorts host exciting mountain biking trails in Salento. While they ride through almost unknown trails, near the Church of Santa Marina (between Carpignano Salentino and Muro Leccese), they mention many other enchanting places where you might go for a ride. We follow them through the wonderful Torcito nature park. It offers four cycling trails and two trekking trails that climb up the “Serra montuosa” (rocky hill), rich in Mediterranean scrub, garigue and half steppe. Viola e Vincenzo tell us they often ride up the “hills” in Caprarica, where they can admire authentic glimpses of paradise, or from Torre Sant’Andrea to Otranto, where nature is wild and unpolluted. They may also choose the area north of Gallipoli, where lands are cultivated and the vegetation is evergreen. This sport allows mountain bikers to discover many enchanting oases. In addition to the official “trails”, they may also enjoy dozens of more relaxing trails, suitable for families who want to (re)discover a different Salento.
VIVOSA APULIA RESORT
strutture ricettive
BENESSERE, ACCOGLIENZA, OSPITALITÀ E ANTISTRESS CAMBIANO NOME Dal 1º gennaio, Iberotel Apulia diventa Vivosa Apulia Resort. Cambia il nome ma non la qualità di questa struttura apprezzata sempre più anche a livello internazionale Tempo di bilanci, ma soprattutto tempo per ridisegnare il profilo di una struttura che, a livello nazionale ed internazionale conferma la sua qualità nel mercato dell’accoglienza antistress. Un nuovo nome ma la cura di sempre nei confronti dei clienti che amano farsi coccolare dallo staff dell’Iberotel Apulia che, dal primo gennaio diventerà Vivosa Apulia Resort. Un piccolo cambiamento che giunge dopo un percorso di otto anni durante i quali è stato consolidato un importante patrimonio nel settore dell’ospitalità di alto livello. Il nuovo nome della struttura turistica di Marina di Ugento è frutto di un cambiamento nello scenario di un mercato
più allargato: il marchio Iberotel a breve uscirà di scena a livello internazionale, per una scelta di business del suo partner storico, il tour operator Tui, con il quale Vivosa continuerà comunque una forte ed ampliata relazione commerciale. Il cambiamento riguarda solo il nome, perché i servizi offerti dal resort restano sempre gli stessi. Il benessere innanzitutto e la qualità del soggiorno, per garantire agli ospiti tutti i benefici legati alla vacanza ideata per staccare la spina e per rigenerarsi nel fisico ma anche nello spirito. Nel nuovo nome sono racchiusi la personalità e lo spirito del contesto. In piena armonia con la serenità del luogo e l’accoglienza delle persone che lo hanno
rappresentato negli anni, Vivosa Apulia Resort è il perfetto connubio tra l’essenza tipicamente salentina e la ricercatezza ed il gusto internazionale nell’ offerta e nella qualità dei servizi. Il nuovo brand firmerà in breve tempo tutte le attività della struttura, confermando la crescita, l’innovazione e la volontà di far sempre meglio con una formula all inclusive personalizzata e un panorama di iniziative pensate per offrire un’esperienza di soggiorno sempre migliore ed improntata sul well-being. «Noi puntiamo alla soddisfazione completa dei nostri ospiti – sottolinea il presidente di Ugento Srl, Damiano Reale –. Il nostro obiettivo è quello di assicurare loro sia
VIVOSA APULIA RESORT Via Vicinale Fontanelle 106 - 73059 Marina di Ugento (LE) tel. +39 0833 931002 - fax +39 0831 933646 - www.vivosaresort.com
PH: VITO SOLIDORO
PH: VITO SOLIDORO
divertimento che relax, facendogli vivere una vacanza antistress a 360 gradi. E non c’è, per noi, soddisfazione più grande di un cliente che ritorna volentieri». In un parco naturale dall’innegabile bellezza, questo tempio del benessere offre una serie di opzioni che accontentano anche gli ospiti più esigenti: dalle attività sportive ai trattamenti SPA, dall’intrattenimento
per i più piccini ai percorsi olistici, senza ovviamente trascurare l’appuntamento con la buona tavola grazie all’intervento di chef qualificati che creano piccole magie culinarie con prodotti genuini a km 0. La professionalità dello staff è apprezzata a livello internazionale. «Le soddisfazioni maggiori – afferma Mariangela Giannuzzi, Responsabile mar-
keting – sono nel settore umano e nella condivisione di questo progetto che ha visto la partecipazione di ben 25 aziende del mercato nazionale ed internazionale che hanno sposato progetto ‘Unique Antistress Quality’, un nuovo brand, un nuovo sistema di certificazione in materia di benessere antistress, riservato alle aziende a firma di ‘Antistress Academy’».
ANTI-STRESS WELLBEING, WELCOME AND HOSPITALITY CHANGE NAME. IBEROTEL APULIA BECOMES VIVOSA APULIA RESORT The name changes, but the quality stays the same It is time to take stock, but overall to outline the features of this accommodation facility, which has proven its quality both on a national and on an international market. From January 1, its name will be Vivosa Apulia Resort. The change concerns only its name, as services stay the same. Wellbeing and a quality stay will reinvigorate your body, but also your mind. The range and the quality of services offered show that Vivosa Apulia Resort is the perfect combination of Salento essence, attention to detail and international style. An all-inclusive, tailored package including a wide range of activities will give a unique experience based on wellbeing. The aim is giving fun and relax. In a picturesque nature park, this temple of wellbeing offers a number of choices able to meet the needs of all guests: sports, SPA treatments, entertainment, holistic treatments, and high-quality food. The staff professionalism is appreciated on an international level, as Mariangela Giannuzzi, the resort Marketing Manager, says.
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BENESSERE
poLe Dance
di mariella tamborrino/foto claudia de blasi
EVOLUZIONI
ED EMOZIONI INTORNO AD UNA
PERTICA
ELEGANZA E ARMONIA SONO ALCUNI ASPETTI DI QUESTA FORMA D’ARTE CHE MODELLA IL CORPO E LA MENTE
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BENESSERE
poLe Dance
QUESTO È UN VERO E PROPRIO SPORT E SPERIAMO CHE ENTRI PRESTO A FAR PARTE DELLE OLIMPIADI
Acrobazie sensuali, movimenti aggraziati, coordinazione, resistenza. Assistere ad uno spettacolo di pole dance è magia pura. Le ballerine impegnate in evoluzioni mozzafiato intorno al palo sembrano fluttuare nell’aria, sfidano la forza di gravità e si trasformano in libellule dall’irresistibile fascino. Volteggiano a testa in giù, si attorcigliano al palo, riescono a compiere le spaccate in aria e ad eseguire le figure base che muovono questa danza: butterfly, elicottero, carillon, angelo. Le più brave riescono anche a fare la bandiera, sicuramente la figura più difficile: per capirci, quella in cui l’atleta si regge al palo con le sole braccia sollevando la gambe fino a raggiungere la posizione orizzontale. Per arrivare a questi risultati ci vuole una preparazione adeguata, tanto studio e tanta dedizione. Lo conferma Manuela Cota, poliedrica insegnante leccese che ha fatto della pole dance uno stile di vita. Come ti sei avvicinata a questa forma d’arte? «Sono sempre stata una pioniera. Sia nelle mie lezioni di acquagym che in quelle in sala ho sempre cercato un modo divertente e innovativo per presentarmi alle allieve, perché io per prima mi annoio nel propor102 103
re sempre le medesime lezioni. Così, dopo aver portato a Lecce la danza in acqua, oppure la danzagym, ho deciso di osare con qualcosa di più tecnico e, avendo la possibilità di formarmi con professioniste del settore (italiane e straniere), mi sono cimentata in quest’impresa. La formazione è stata impegnativa e molto onerosa perché non essendoci scuole o insegnanti da Roma in giù, ho macinato migliaia di chilometri per potermi documentare, esercitare, aggiornare e a volte mi sono chiesta se tutti questi sacrifici sarebbero stati premiati. Oggi, guardando l’entusiasmo delle mie allieve, posso dire con orgoglio di sì».
La tua scuola è l’unica ufficialmente riconosciuta in Puglia, un motivo di orgoglio che ti premia dei tanti sacrifici. «Certamente, sono orgogliosissima. Sono stata la prima in Puglia a dare il via a questo movimento che sta diventando una vera ‘droga’ per le appassionate del settore. Ad oggi però non sono più la sola. Due anni fa, a Bari e provincia sono state aperte altre scuole. Forse qualcosa in questo sonnolento Sud si sta muovendo». Com’è cambiato, a Lecce, l’approccio nei confronti di questa disciplina? «Qualcosa sta cambiando, ma siamo lontani
anni luce da come dovrebbe essere considerata. Solo perché viene praticata con l’utilizzo di un palo e a volte con i tacchi (ma in questo caso si tratta di Exotic Pole Dance) viene identificata come Lap Dance. Non tutti sanno che esistono competizioni e gare di pole dance (pole sport, pole art) dove vigono regolamenti tostissimi, in cui tutte le figure hanno un nome e un punteggio: difficoltà, flessibilità, forza, eleganza, linee, tecnica, espressione del volto e persino il costume viene valutato e, se troppo scollato, vengono sottratti i punti all’atleta. Fortunatamente, i tanti spettacoli che la scuola propone, nelle manifestazioni sportive e non, fanno capire che questo è un vero e proprio sport e speriamo che entri presto a far parte delle olimpiadi, così la gente giudicherà con meno malizia le nostre performance».
La pole dance è una danza acrobatica che richiede preparazione e impegno, da non confondere con la lap dance. «La Lap Dance è intrattenimento, la Pole Dance è uno sport a tutti gli effetti, rappresentato da una federazione internazionale (IPSF) e da una federazione italiana (FISAC) che regolano lo svolgimento dei campionati riconosciuti a livello internazionale nei vari paesi. A lezione si lavora esattamente come in una sala di danza classica: pliè, rond, addominali, glutei, attitude, trazioni, flessioni, piegamenti, squat, affondi, slanci, verticali piroette e via dicendo. È necessario essere seguite da una persona competente che riduca al minimo il rischio di farsi male e questo purtroppo può accadere, soprattutto se si studia guardando i tutorial su internet.
Consiglio, pertanto, di affidarsi a professionisti in carne e ossa che possano correggere gli errori e dare le indicazioni giuste per ogni allieva e situazione. I tutorial vanno bene per chi già mastica la disciplina, non per chi si approccia come prima esperienza».
OGNI SINGOLO PROGRESSO, RAGGIUNTO CON SACRIFICIO E SUDORE, CI RENDE OGNI GIORNO PIÙ CORAGGIOSE PER AFFRONTARE GLI OSTACOLI CHE LA VITA CI PONE DAVANTI
BENESSERE
poLe Dance Quali emozioni regala questa disciplina? «Aumenta l’autostima perché rappresenta una sfida continua con se stesse e con la vita. Ogni singolo progresso, raggiunto con sacrificio e sudore, ci rende ogni giorno più coraggiose per affrontare gli ostacoli che la vita ci pone davanti. Si comincia con il dire a lezione non ce la farò mai, è troppo difficile, non ho più l’età per queste cose e poi, magicamente, quello che sembrava impossibile arriva. Quando questo accade ci accorgiamo che è solo la nostra mente a porci dei limiti o, a volte, è il giudizio della gente a impedirci di esprimere noi stesse come vorremmo. Non di minore importanza, c’è anche da dire che migliora il fisco, perché modella e rassoda il corpo. Il che non guasta, soprattutto per chi vive con complesso il proprio aspetto».
Chi può praticare la pole dance? «Tutti, ovviamente ognuno in base alle proprie capacità. È pur sempre un’attività acrobatica che richiede sforzo, impegno e sacrificio, ma non si chiede a tutte le partecipanti di raggiungere i livelli di grandi ginnaste. Si può semplicemente scegliere di praticarla rimanendo ad un livello base, oppure intermedio. Non è necessario arrivare ad un livello avanzato. Non è neanche necessario essere delle silhouette o avere alle spalle dieci anni di danza classica o di ginnastica artistica. Il corpo migliora da sé con l’allenamento, e i progressi tecnici si ottengono dedicandosi con costanza e volontà alla disciplina, indipendentemente dall’età. Inoltre esistono diversi stili di pole dance: pole gym, pole sport, pole fitness, exotic pole, contempole. Insomma, ognuno può trovare la sua dimensione nello stile in cui si riconosce meglio».
MANUELA COTA
FEATS AND EMOTIONS AROUND A POLE Sensual acrobatics, coordination, endurance. Watching a pole dancing show is pure magic. Pole dancers seem floating. They twirl upside down, around a pole, performing the basic moves. The most experts are able to perform a “flag”. Achieving these results requires a lot of study and dedication. Manuela Cota, a multifaceted teacher from Lecce who has turned pole dance into a lifestyle, confirms it. How have you drawn near to this form of art? «I have always looked for a funny and innovative way to introduce myself. Thus, after dancing in water and gym dance, I have decided to attempt something more technical. I have clocked up thousands of kilometres to train and update myself. I have sometimes wondered if all these efforts would be rewarded. I can proudly say they have been». Your school is the only officially recognized in Apulia. «I am very proud. I have been the first to start this movement in Apulia. Two years ago, they opened other schools in Bari. Something is changing». How has the approach to this discipline changed in Lecce? «We are light years away from the way we should consider it. It is often
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identified with Lap Dance. Pole dancing is different. Its competitions have very strict rules. Every move has its own name and score, according to its difficulty, flexibility, strength, elegance, lines, technic, facial expression and even clothes». Pole dancing is an acrobatic dance that requires groundwork and effort. «It is a sport for all practical purposes, represented by an international federation (IPSF) and by a national one (FISAC), with international championships. During pole dancing classes, we train exactly as if we were studying ballet». What are the emotions of this discipline? «It increases our self-esteem, as it is an ongoing challenge to ourselves and our life. Every single progress makes us increasingly courageous against life obstacles. Moreover, it tones up the body». Who can do pole dancing? «Everyone. It is acrobatic but everyone can perform it at his or her own level. There are different pole dancing styles, so people can choose that they prefer».
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ANNA VALENTINI
HeaLtH & Beauty
Capelli da sogno anche se trattati Da Anna Valentini Total Beauty arriva una piccola grande rivoluzione nell’universo beauty hair
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Capelli morbidi, forti, pieni di vita e lucenti anche se trattati. Biosthétique ha la ricetta giusta per restituire naturalità e benessere alla cute. PCC – Protection Cheveux Complexe è la nuova dimensione della cosmesi per capelli, il nuovo trattamento che ne protegge la struttura, sia dal loro interno che dall’esterno e, nel contempo, reintegra i vuoti strutturali di cheratina che si sono creati. Da Anna Valentini Total Beauty, troverete tutta la linea: sia il “Set Vital” -
spray rigenerante protettivo e maschera per capelli rivitalizzante che potenzia e dona morbidezza, lucentezza ed elasticità; sia il “Set Volume” – spray protettivo e maschera rinforzante che rigenera la struttura molecolare del capello. Siamo in presenza di una vera e propria svolta, frutto della ricerca e dell’innovazione de La Biosthétique. Il rivoluzionario complesso di preziosi principi attivi tratta, protegge e ristruttura il capello già durante, e dopo, il trattamento chimico a cui è sotto-
posto. Le decolorazioni, le permanenti e le colorazioni hanno un elemento in comune: per ottenere risultati duraturi, è necessario rompere determinate strutture all’interno del capello. Solo in questo modo, infatti, è possibile depigmentare il capello durante la decolorazione, farvi sedimentare nuovi pigmenti durante la colorazione e modificarne la forma durante un servizio di permanente. In passato questi processi chimici avevano sempre un inevitabile effetto collaterale, nonostante l’utilizzo di principi attivi protettivi: sul reticolo nel quale si trova la cheratina, la componente più importante dei capelli, si venivano a creare dei vuoti strutturali che rendevano i capelli più sensibili e più deboli. La formula innovativa di PCC ha come obiettivo proprio quello di evitare questo spiacevole effetto. Grazie ad un complesso protettivo molecolare concentrato, i vuoti nei reticoli interni al capello - i cosiddetti ponti disolfuro - vengono riempiti già durante il tempo di posa di decolorazioni, permanenti e colorazioni mentre vi viene depositata nuova cheratina.
DREAM HAIR EVEN IF TREATED ANNA VALENTINI TOTAL BEAUTY PRESENTS A REVOLUTION IN HAIR CARE Soft, strong and shiny hair even if treated. Biosthétique gives naturalness and wellbeing back to the skin. PCC- Protection Cheveux Complex is a new treatment. It protects the structure of the hair, both from the inside and the outside. At the same time, it restores gaps of keratin caused by treatments. Total Beauty includes “Set Vital” and “Set Volume”. The revolutionary complex of valuable active ingredients protects and restructures hair during and after the chemical treatment. Hair bleaching, perms, and colouring all have one thing in common: to achieve lasting results, it is necessary to break the structure in the hair. Thanks to a concentrated molecular protection complex, PCC fills gaps inside the hair with new keratin.
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SPORT
HanDBike
La regina della handbike oltre i limiti della disabilità Tra sacrifici e passioni, la vernolese Grazia Turco racconta i suoi successi con un altro sogno da realizzare: diventare una ballerina in carrozzina Ossa fragili come il cristallo rigenerate da un cuore grande così. Talmente immenso da tener testa agli handicap dell’osteogenesi imperfetta attraverso la passione per lo sport. Una patologia rarissima che non ha impedito a Grazia Turco, malgrado le impervie vicissitudini, di diventare una tra le realtà più fulgide del panorama paralimpico europeo. Il termine disabilità
stride prepotentemente con una donna capace di conquistare una sfilza di argenti e bronzi nella disciplina del tennistavolo a livello nazionale e la maglia rosa indossata al Giro d’Italia di handbike femminile nel 2011. Risultati agonistici ai quali ha fatto seguito il terzo posto assoluto ottenuto nell’edizione successiva della prestigiosa competizione ciclistica. E poi il definitivo
salto di qualità con il successo fragoroso alla Maratona di Padova e il conseguimento della medaglia d’oro agli International Paralympic di Olgiate, nell’ambito di una gara che ha consacrato la campionessa di Vernole tra i volti più noti di tutto il movimento. E pensare che i medici le diedero pochi giorni di vita appena venne alla luce, nel giorno di Ognissanti di
di paolo conte/foto massimo centonze
quel lontano ’73. Un’infanzia complicata e un’adolescenza vessata dalle barriere sociali. Pazienza. Grazia seppe trovare le sue risposte nello sport fin da bambina. La valvola di sfogo che ha scandito i tempi del sua vita con l’imprescindibile ausilio di un nucleo familiare coeso che, per mezzo di grandi sacrifici come scotto da pagare, ha messo le ali ai sogni della salentina. «La mia forza di volontà e l’amore per lo sport hanno fatto la differenza – spiega Grazia Turco –, ma senza l’aiuto dei miei genitori e dei miei fratelli non ce l’avrei mai fatta. Anche la fede in Dio ha giocato un ruolo fondamentale nei momenti di sconforto e, ancora oggi, mi auguro di continuare a gareggiare ad alti livelli per togliermi altre soddisfazioni ed essere di esempio per le nuove generazioni dei disabili. Spero un giorno di riuscire a
realizzare il sogno di diventare anche una ballerina di danza in carrozzina. Amo la musica e ho lasciato fermentare questa aspirazione nel mio cuore sin da quando ero piccola». Per ripercorrere le emozioni vissute dalla vernolese bisogna ritornare al 1998, quando, all’età di venticinque anni avviene il primo incontro tra sport e disabilità con la storica Asd Filanto
2001. Dopo i primi approcci con le attività delle bocce e dell’atletica leggera, Grazia scopre il talento per il tennistavolo che le permette di disputare campionati di caratura nazionale. Una disciplina che, nonostante le tante medagliate conquistate, non le consente di arrivare mai sul gradino più alto del podio a causa della sua categoria di classificazione. Il desiderio 108 109
SPORT
HanDBike
E PENSARE CHE I MEDICI LE DIEDERO POCHI GIORNI DI VITA APPENA VENNE ALLA LUCE, NEL GIORNO DI OGNISSANTI DI QUEL LONTANO ’73
della Turco è però un altro: la carrozzina olimpica. Provare a diventare come il suo idolo, Francesca Porcellato, rappresenta un obiettivo che ha spronato la giovane atleta a sfidare i propri limiti per tanti anni. Eppure bisogna attendere la Stracittadina di Roma del 2006 per completare il processo di trasformazione. In occasione dell’evento sportivo nella capitale, Grazia riceve in regalo la handbike della campionessa Graziella Calimero. Da quel giorno
iniziano nuove sfide entusiasmanti per l’atleta pugliese. Le sue partecipazioni alle numerose manifestazioni podistiche in giro per la Puglia, consentono agli appassionati di scoprire ed apprezzare la pratica sportiva della handbike tramite le gesta della Turco. Pioniera in patria di una specialità che ha donato una nuova speranza al popolo dei diversamente abili, con il fine di favorire l’integrazione e l’aggregazione sociale mediante gli ingredienti
del divertimento e della coesione. Valori dai quali non può prescindere l’attivismo di Utopia Sport. Asd costituita nel 2008 in quel di Vernole da Grazia e dal fratello Giampiero che conta decine di tesserati tra disabili e normodotati, pronti ad emulare il percorso intrapreso dalla loro presidente. Rendere realtà un’utopia è la vera filosofia dell’associazione. L’occasione di concedersi un’opportunità per convertire gli handicap in un dono di Dio attraverso la pratica sportiva. Proprio lo sport. Parola portatrice di un significato strettamente correlato all’attività motoria, al movimento. Linguaggio fisico il cui impulso mentale conduce erroneamente al corpo dell’atleta sano e forte. Lo sport però è tanto altro. Perché alla coraggiosa Grazia è sempre piaciuto affrontare il mostro della prestanza fisica con il coraggio di prenderlo per le corna. Senza paura e con il sorriso sulle labbra.
THE QUEEN OF HANDBIKE BEYOND THE LIMITS OF DISABILITY THROUGH SACRIFICES AND PASSIONS, GRAZIA TURCO TELLS HER SUCCESSES. SHE HAS ANOTHER DREAM TO REALISE: TO BECOME A DANCER IN A WHEELCHAIR Brittle bones and a huge heart to face osteogenesis imperfecta through sport. Despite this very rare disease, Grazia Turco has become one of the most shining athletes of the European Paralympic overview. At national level, she has won several silver and bronze medals playing tennis table. In 2001, she has worn the pink jersey of the Female Handbike Tour of Italy. In 2012, she has won the third place in the same competition. Then the final leap with the roaring success in Padua’s Marathon and the gold medal in Olgiate’s International Paralympic. When she was born, doctors said she would survive just for few days. Her childhood was complicated and social barriers oppressed her adolescence. «My determination and my passion for sports have made a difference – explains Grazia Turco -, but without my family, I would never have succeeded. My faith in God also played a key role. I hope I can continue to be an example to the new generations of people with disabilities. I hope that one day I will become a dancer in a wheelchair. I love music». In 1998, the first encounter between sport and disability. In 2006, Grazia receives a handbike and new exciting challenges begin. Integration and fun are the main values of Utopia Sport, A Community Amateur Sports Club founded in 2008 by Grazia and her brother, Giampiero. Turning reality into utopia is this association philosophical attitude. Turning handicaps into a God’s gift through sport. Fearlessly and with a smile on their face.
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COMUNE DI VERNOLE
territorio
Il cuore immenso del comune di Vernole Eventi di respiro internazionale, tradizione e cultura. La stagione estiva promossa dall’Amministrazione Comunale ha lasciato un segno indelebile. Ed ora c’è anche un marchio territoriale: l’eccellenza è servita. IL SINDACO DI VERNOLE LUCA DE CARLO
COMUNE DI VERNOLE - SEGRETERIA GENERALE Piazza Vittorio Veneto 54, Vernole (LE) tel. +39 0832 899234 - fax +39 0832 892522 - segretario@comune.vernole.le.it - www.comunedivernole.it PORTA DI SANT’ORONZO AD ACAYA
RISERVA NATURALE LE CESINE; A DESTRA LA SPIAGGIA
CASTELLO DI ACAYA
Festival del Cinema Francese, Locomotive Jazz Festival, Ver In Oleis e Notte della Taranta (ovviamente parliamo di una tappa del festival itinerante): questo il poker d’assi con cui l’amministrazione comunale di Vernole ha dato lustro all’estate salentina 2016. Quattro appuntamenti di innegabile importanza che si aggiungono ad altri eventi in cartellone che, pur nella loro diversità, hanno seguito il fil rouge della cultura, della promozione turistica a tutto tondo e soprattutto della qualità. Non solo feste e mare. L’Amministrazione Comunale ha voluto puntare su un’offerta diversa che già in partenza avesse in sé un valore aggiunto. Un’intuizione premiata dai numeri e dal successo, forse non tanto inaspettato, riscosso dai quattro appuntamenti principali. A stilare un bilancio della stagione appena conclusa è il primo cittadino Luca De Carlo che, insieme l’assessore alla Cultura Mauro De Carlo, ripercorre i momenti clou degli eventi che hanno portato Acaya e tutto il Comune di Vernole alla ribalta internazionale.
«Per noi – dicono con comprensibile orgoglio – è stata una stagione impegnativa ma ricca di soddisfazioni. Abbiamo puntato sulla cultura, esaltandone tutti gli aspetti, offrendo un ventaglio di appuntamenti adatti ad un pubblico eterogeneo e tutto questo senza incidere sul bilancio comunale». Per ospitare ad Acaya Chiara Mastroianni, tanto per citare un nome che un nome qualunque non è, oppure il Premio César Philippe Fauconed altri personaggi illustri del mondo cinematografico francese, Sindaco e giunta oltre ad avvalersi della collaborazione di vari sponsor, hanno investito nell’imposta di soggiorno. «In pratica – spiega Luca De Carlo – mettiamo a frutto, per i nostri concittadini e per i turisti, il denaro che questi ultimi lasciano sul territorio, creando qualcosa di diverso e offrendo nuovi servizi». Un plauso a quest’amministrazione va fatto non solo per aver creato una sorta di circolo virtuoso con una delle tasse più discusse degli ultimi anni, ma soprattutto per aver portato, ad Acaya, il primo Festival del Cinema Francese di tutto il sud Italia.
«Per questo – afferma il Sindaco – ringraziamo Apulia Film Commission, la Regione Puglia e l’assessore Loredana Capone. La collaborazione fra la nostra amministrazione e l’Ente regionale è stata come sempre determinante e proficua. Il successo è stato travolgente tanto che stiamo già lavorando per la prossima edizione». Inutile sottolineare quanto il borgo di Acaya si presti a manifestazioni di questo tipo. Piccolo, suggestivo ma dal grande cuore. Palcoscenico ideale anche per il Locomotive Jazz Festival, kermesse itinerante ideata del sassofonista Raffaele Casarano e che a luglio ha portato in questo angolo di Salento uno degli artisti più apprezzati del panorama jazz nazionale, Joe Barbieri, animando tutto il borgo con concerti ed esibizioni sparse nelle stradine di Acaya. Interessante anche la terza edizione di Ver in Oleis, manifestazione enogastronomica che, stavolta a Vernole, ha acceso i fari sulle aziende del territorio, portando in piazza tutte le meraviglie e le bontà che da sempre caratterizzano questo lembo di terra. Sapori tipici accompagnati dal ritmo 112 113
COMUNE DI VERNOLE
territorio
contagioso delle note di Cesare Dell’Anna che nel suo tour “Giro di Banda” ha inserito Vernole fra le trappe della kermesse. Un capitolo a parte merita la Notte della Taranta. Per l’appuntamento del 10 agosto, nel cuore di Acaya, si sono riversate quasi
quattro mila persone. Irresistibile il richiamo della splendida voce di Enza Pagliara. «Questo – commenta con orgoglio il sindaco De Carlo – è il frutto di un lavoro congiunto con la Fondazione della Notte della Taranta. Per due anni ci siamo concentrati sulla realizzazione di questo
appuntamento e siamo soddisfatti perché finalmente il nostro impegno è stato premiato. Il successo è andato ben oltre le nostre aspettative». «Alla base dell’accordo – aggiunge l’assessore alla Cultura Mauro De Carlo – c’è la voglia di recuperare qualcosa di importante, con forti ragioni storico culturali. Le radici di questa tradizione – spiega - ci portano alla Chiesetta di San Paolo che è uno tra i patrimoni storici di Acaya che, insieme a Galatina, rappresenta forse il vero cuore della storia del Tarantismo nel Salento». Storia, suggestione, fascino. Il borgo di Acaya è un’incantevole finestra sul passato che si accende sotto i riflettori di emozioni sempre nuove. La sapiente regia di un’amministrazione attenta e sensibile compie il resto. «Un bilancio della stagione appena conclusa? Più che soddisfacente». Sindaco e assessore non hanno dubbi a riguardo, e sono già al lavoro per stilare un nuovo calendario di eventi, sicuramente ricco e di qualità. E magari con qualche sorpresa.
MARCHIO DI QUALITÀ L’amministrazione comunale di Vernole ha adottato un marchio territoriale – scelto da un’apposita giuria chiamata a valutare diverse proposte – per promuovere il territorio anche fuori dai confini pugliesi. Il marchio sarà utilizzato per sponsorizzare eventi, per caratterizzare prodotti di eccellenza come per esempio l’olio d’oliva, ma anche per identificare strutture ricettive. L’obiettivo è quello di rafforzare l’identità del territorio, la sua visibilità e promuovere in maniera omogenea tradizioni, cultura ed eccellenze. Il concorso è stato finanziato con le somme derivanti dalla riduzione volontaria delle indennità da parte di sindaco e assessori.
THE HUGE HEARTOF THE MUNICIPALITY OF VERNOLE International events, tradition, and culture. Now even a territorial trademark: excellence is served. A French Film Festival, a Locomotive Jazz Festival, Ver In Oleis andthe Notte della Tarantola (Night of Tarantula).By this poker aces, the Municipality of Vernole hasgiven prestige to the past summer in Salento.Not only parties and the seaside. An intuition rewarded by the success of the four major events. Mayor Luca De Carlo and Councillor for Cultural Activities Mauro De Carlo say, «It has been challengingbut rewarding. We have bet on culture, offering a heterogeneous range of events, withoutbudgetary consequences». This town councilhas succeeded in bringingthe first French Film Festival to the South of Italy, to Acaya more precisely. «The success has been overwhelming. We are already working on the next year’s festival», says the Mayor.
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A QUALITY TRADEMARK The Municipality of Vernole has resorted to a territorial trademark useful to sponsorevents, high-quality products and accommodation facilities. The objective is promoting local traditions, culture, and excellences.
The small, picturesque village of Acayais the ideal location for the Locomotive Jazz Festival, too. The third Ver in Oleishas been another interesting eating-anddrinking event held in Vernole. The Notte della Tarantadeserves a special mention. On August 10, there were almost four thousand people in Acaya. «Our commitment has been rewarded. The success has exceeded all our expectations», comments proudly the Mayor. «There are strong historical and cultural reasons underlying thisevent – adds Mauro De Carlo. – The roots of this tradition lead us to the small Church of St. Paul. Acaya and Galatina represent the authentic heartof Tarantismin Salento». The past season has been more than rewarding. The Mayor and the Councillor are already working on a new, richand quality calendar of events. Perhaps with some surprise.
Dalla decennale esperienza AVIO, nasce . Il tradizionale gelato, al gusto nocciola e cioccolato, diventa monoporzione in un'ampia varieta' di gusti. CLASSICI SALENTINI SFIZIOSI
CULTURA
arte
di lorenzo madaro/
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CULTURA
arte
LA VICENDA BIOGRAFICA È AVVINCENTE. NEL 1931 SI TRASFERISCE A NAPOLI, ALL’EPOCA CITTÀ DI RIFERIMENTO PER GLI STUDI ARTISTICI DEL MERIDIONE D’ITALIA Quando sarà scritta la storia dell’arte del Novecento in Salento – a proposito, sarà mai scritta? – uno spazio determinante dovrà essere dedicato a Nino Della Notte, artista raffinato che tra pittura e grafica ha fondato una ricerca coerente, eppure sorprendente per il suo nomadismo tra generi e attitudini, all’insegna di una curiosità intellettuale costante. Era nato nell’ottobre del 1910 a Nardò e si era formato nella scuola artistica-industriale di Lecce. Si registra nel 1924 la sua prima partecipazione a una esposizione, la prima edizione della mo-
CASINE ROSSE
FERIE AL MARE
FIGURE IN NERO
stra d’arte salentina accanto ad artisti che con lui segneranno il panorama culturale di Terra d’Otranto, da Gaetano Martinez, Michele Massari e Mario Palumbo, tra gli altri. Tra il dicembre 2004 e il febbraio dell’anno successivo il castello Carlo V di Lecce – su iniziativa dell’assessorato alla Cultura del Comune – ha ospitato la prima retrospettiva sull’artista, curata da Marina Pizzarelli e realizzata anche grazie all’apporto della figlia dell’artista, Stellina (che con passione e rigore coordina le attività dedicate all’opera del padre), con allestimento di Francesca Fiore. Il catalogo – edito da Adda – pubblicato per l’occasione rappresenta ancora oggi un punto di riferimento sostanziale per la lettura del suo percorso, poiché i successivi interventi – perlopiù schede sull’artista licenziate in ambito accademico e non solo – non hanno optato per una lettura critica delle opere, preferendo concentrarsi
sugli aspetti meramente biografici. Perché è importante oggi riscoprire Della Notte? La sua vicenda artistica si è mossa – pur con diverse suggestioni provenienti dai suoi viaggi e dalla curiosità, che l’hanno spinto a riflettere sul lavoro di molti artisti europei, in particolare gli espressionisti – gettando le basi per una rilettura intensa del Salento, quando ancora questa terra non era stata scoperta dal turismo di massa e determinate ritualità appartenevano al quotidiano. Ma naturalmente non si tratta di nostalgia di un passato remoto e ormai dimenticato, ma della rilettura di una pagina importante di pittura made in Puglia, aggiornata eppure estremamente ancorata a luoghi e spazi ancestrali, arcaici. E arcaica è la pittura di Nino Della Notte, lo si evince sin da una delle prime opere, Donna al mare del 1927, in cui sono racchiusi due fondamentali temi di tutto il suo lavoro: la figura femminile e il paesaggio mari-
SENZA TITOLO LO SCIALLE GIALLO
PER STRADA
IL CORPO FEMMINILE È QUASI MAI VOLUTTUOSO ED EROTICO, È PIUTTOSTO UNO SPAZIO IN CUI LA VITA ASSORBE ESPERIENZE E STORIE no. Ma non solo, visto che la struttura dell’immagine è sintetica, l’artista non bada ai dettagli, predilige cromie forti e costruisce la scena con un approccio sicuro, sviluppando una visione in cui il corpo della donna vive un’immersione totalizzante in quello della natura. La vicenda biografica di Della Notte è anch’essa avvincente. Nel 1931 si trasferisce a Napoli, all’epoca città di riferimento per gli studi artistici del meridione d’Italia; rientrato a Lecce, insegna pittura decorativa alla scuola d’arte. Nel 1935 si sposta a Milano, sempre per aggiornarsi in ambito artistico, mentre l’anno successivo parte come soldato in Africa, dove rimarrà fino al 1937. Si sposterà ancora, fino alla fine della guerra. Finalmente dopo il 1947 Della Notte può dedicarsi con continuità alla sua pittura. Gli anni
Cinquanta rappresentano un momento di vitalità per Lecce: qui operano artisti come Lino Paolo Suppressa – a cui sarà legato da profonda amicizia –, Antonio D’Andrea, Aldo Calò, ma anche poeti e intellettuali come Vittorio Bodini e Vittorio Pagano. Sono personaggi che vivono l’identità locale ma con un’apertura tale che gli consente di viaggiare e stringere rapporti con scrittori e artisti di altre aree geografiche. Lo stesso Della Notte nell’estate del 1950 approda a Parigi per accontentare ancora una volta la sua estrema curiosità d’artista. Il clima parigino lo sollecita, in certe opere come Eden del 1950 o Ritratto di Stellina del 1951 sembra che l’artista abbia ben assorbito la lezione dei Fauves e dell’Espressionismo. La tavolozza è lancinante, i segni sono decisi: nel
ritratto citato della figlia, per esempio, lo spazio viene sintetizzato con rapidi gesti pittorici, e anche i tratti del viso sono estremamente vivi eppure immediati. C’è stata una svolta, ma c’è anche una tensione verso ciò che è estraneo dall’immagine. Nei Cinquanta, infatti, a più riprese, Della Notte guarda all’astrazione, accentuando sempre la sua attenzione al segno. Della Notte però continua imperterrito a indagare la sua terra, ritrae le tabacchine, mette in scena bagnanti sulla riva per un Ferie al mare (1952), architetta vedute singolari e anti monumentali della sua città – Comignoli di Lecce e Strada a Lecce, entrambi dipinti nel 1954 –, oppure riflette su un elemento estremamente esemplificativo della visione architettonica della sua terra, con la tempera 118 119
CULTURA
arte
Telamone del 1959. Conosce il Salento in profondità – nell’ultimo anno di vita si dedica anche a un ciclo, incompiuto, dedicato al martirio di Otranto –, ma non c’è posto per la narrazione, c’è invece spazio per gli archetipi, per figure femminili dall’alto tasso simbolico. Il corpo femminile è quasi mai voluttuoso ed erotico, è piuttosto uno spazio in cui la vita assorbe esperienze e
storie, come in Scansione del 1963 – dove i corpi neri delle donne ritratte di spalle diventano simboli e allegorie quasi astratte –, e Figure in nero di tre anni dopo. La densità pittorica, però, permane, è non a caso una costante di tutto il suo lavoro. D’altronde negli anni Cinquanta Vittorio Bodini appuntava che “Le sue donne sono esse stesse cose e cieli, paesi e alberi, anfore e chiese”.
SENZA TITOLO
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THE OTHER SALENTO IN NINO DELLA NOTTE’S WORKS Nino Della Notte was a refined artist who continues surprising for his nomadism, among different artistic genres and attitudes. He was born in Nardò in October 1910. In 1924, he probably participated in his first exhibition, together with artists like Gaetano Martinez, Michele Massari and Mario Palumbo. From December 2004 and February 2005, Lecce hosted the first retrospective exhibition of the artist. Nino Della Notte’s artistic work has laid the foundations for an intense reinterpretation of Salento. His painting is archaic, as in Donna al mare (“Woman at the sea”, 1927) where he included two main topics of his
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Rifugio di barche (1974), Castro (1974), Lago Alimini (1975), Paesaggio salentino (1975), Dune a Porto Cesareo (1976), Chiesa del Salento (1977), Controluce (1978) e Sangue sull’asfalto, incompiuto, sono i dipinti che più rivelano la tensione di Della Notte nella smaterializzazione del paesaggio, che diviene un pretesto per riflessioni che infiammano le forme restituendo allo spettatore profili ancora una volta arcani.
work: the female figure and the seascape. The artist did not pay attention to details; he preferred strong colours and developed a vision where the woman’s body lives a total immersion in nature. In 1931, Della Notte moved to Napoli. Then, he came back to Lecce where he started teaching decorative painting. In 1935, he moved to Milan. The following year, he was called up and he had to leave for Africa. At last, after 1947, Della Notte could devote himself to painting. Three years later, he arrived in Paris where he could satisfy his outstanding artistic curiosity once again. Fauvism and expressionism seem to have influenced some of the artist’s works, like Eden (1950) and Ritratto di Stellina (“Portrait
of Stellina”, 1951). In the Fifties, he began to pay attention to abstraction. Della Notte continued investigating his land, portraying local women working in tobacco fields, or bathers by the sea as in Ferie al mare (1952), or anti-monumental views of his city – as in Comignoli di Lecce (1954) and Strada a Lecce (1954). He knew Salento in depth and gave space to archetypes and to highly symbolic female figures. Rifugio di barche (1974), Castro (1974), Lago Alimini (1975), Paesaggio salentino (1975), Dune a Porto Cesareo (1976), Chiesa del Salento (1977), Controluce (1978) and Sangue sull’asfalto reveal Della Notte’s attempt to give an arcane image of the surrounding landscape.
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