ANNO III - n. 1 € 4,50 - € 3,00
som
Puglia
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anno III - numero.1 FOTO DI COPERTINA
Pierpaolo Schiavone DIRETTORE RESPONSABILE Gabriele De Giorgi (direttore@pwad.it) REDAZIONE Ilaria Lia Mariella Tamborrino (redazione@pwad.it) DIREZIONE GRAFICA Francesca delli Carri (grafica@pwad.it) COLLABORATORI: Laura Casciotti, Ennio Ciotta, Donato Giannuzzi, Jlenia M. Gigante, Francesca Mandese, Ilaria Marinaci, Nica Mastronardi, Eleonora Moscara, Federica Nastasia, Jessica Niglio, Ilaria Pellegrino, Alberto Rescio, Giorgia Salicandro FOTO: Pierpaolo Schiavone COLLABORAZIONE GRAFICA: Michele Ortese WEB: Fernando Rugge, Damiano Gaetani VIDEO: Massimo Centonze TRADUZIONI: Giorgio Ticchi Si ringrazia l’agenzia Pugliapromozione e il direttore Giancarlo Piccirillo; Alessandro Delli Noci, assessore all’Innovazione tecnologica del Comune di Lecce; Alfredo Malcarne, presidente nazionale Assonautica e presidente Camera di Commercio di Brindisi; Sindaci e amministratori dei Comuni di Lecce, Brindisi, Campi Salentina, Galatina, Gallipoli, Melendugno, Nardò, Otranto, Tricase, Vernole. Si ringraziano, inoltre, tutte le edicole nelle quali Salento Review sarà messo in vendita e l’agenzia Tarantino per la distribuzione. www.salentoreview.it - info@salentoreview.it EDIZIONI, PUBBLICITÀ E DISTRIBUZIONE
Viale della Libertà 47 - 73100 Lecce (LE) Tel. 0832.1692478 - www.pwad.it - info@pwad.it
80 05. EDITORIALE
lecce
RISCOPERTE 06. Parco Rudiae, la Pompei
di Lecce ritrova la luce
TESORI 38. Santa Maria degli Angeli
territorio
STAMPA Gioffreda
PUBBLICITÀ E DISTRIBUZIONE ZONA ALTO SALENTO
BRINDISI 10. Il cuore verde della città.
Così rinasce Brindisi Via Carlo Alberto 33 72012 Carovigno (BR) www.aemmedia.it - info@aemmedia.it
CISTERNINO 18. Tra i borghi più belli della
Murgia: la bianca Cisternino È vietata la riproduzione anche parziale dei testi e delle foto senza il permesso dell’Editore. Chiuso in redazione il 10 marzo 2015 ISCRITTO AL N. 7 DEL REGISTRO DELLA STAMPA DEL TRIBUNALE DI LECCE 2 MAGGIO 2013 - CRON. N. 18/2013
SPECIALE
FOTOGRAFICO 24. Le Cripte
I PADULI 44. Prima uliveto abbandonato,
oggi parco: i Paduli
cultura
NARRATIVA 52. La riscoperta dei luoghi:
romanzi d’autore per vivere il Salento
TEATRO 88. Mario Perrotta. Da Lecce
all’oscar del teatro
mario
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SFOGLIA LA RIVISTA PRESENTE SUL SITO WWW.SALENTOREVIEW.IT
economia
TURISMO 76. Gli abitanti temporanei:
MUSICA 96. Il futuro suona bene ARTE 99. Sogni, segni e incubi
nell’opera di Rita Guido
lifestyle
14. ASSONAUTICA Economia marittima
un modo nuovo di vivere una vacanza
22. URBACT EUniverCities
sport
Resort
EQUITAZIONE 80. A briglia sciolta
salute
BENESSERE 110. L’approccio olistico
ECOSOSTENIBILITÀ 64. Ambiente e lavoro, la sfida è “eco”
al riequilibrio posturale
tradizione
viaggi
SAPORI 68. È Pasqua, Ecce Agnus
pubbliredazionali
LISBONA 116. Tram 28. I colori di Lisbona SALENTO VISTO DA FUORI 121. Salento, il posto ideale per lasciarsi sorprendere
42. CAROFALO Assicurazioni 50. IBEROTEL APULIA
58. 365 GIORNI NEL SALENTO Social Contest BTM - Business Tourism Management 72. LINCIANO LIQUORS Vini e Liquori 74. AVIO SPUMONCINO Gelato artigianale 86. GAL SERRE SALENTINE Valorizzazione del territorio
LECCE - PIAZZA SANT’ORONZO, 7 TEL. E FAX 0832.243811 - www.orestetroso.it
EDITORIALE
Gabriele De Giorgi
Il primo numero del 2015 arriva poco dopo l’edizione d’esordio di Business Tourism Management, l’evento organizzato il 28 febbraio dal gruppo “365 giorni nel Salento” presso il castello di Carlo V. Un appuntamento che ha avuto un riscontro di partecipanti per certi versi inatteso e che ha fornito una prova tangibile di come le forze sane del comparto turistico, quelle cioè desiderose di mettersi a sistema perché questo territorio faccia davvero il salto di qualità in un mercato fortemente competitivo, abbiano voglia di confrontarsi, di apprendere, di misurarsi con le evoluzioni anche tecnologiche che i tempi impongono. La sensazione è quella di un cambiamento in atto nel quale Salento Review vuole continuare a proporsi come stimolo e sentinella. Nelle pagine che seguono vi porteremo, tra le altre cose, nella chiesa di Santa Maria degli Angeli, a Lecce, alla riscoperta del sito archeologico di Rudiae dove un grande anfiteatro romano attende da troppo tempo di essere riportato alla luce, a conoscere il Parco dei Paduli, candidato per l’Italia al Premio europeo del paesaggio. Meraviglie storiche e paesaggistiche che sono testimonianze di un potenziale ancora inespresso, quello che a noi piace raccontare.
IL PRIMO NUMERO DEL 2015 ARRIVA POCO DOPO L’EDIZIONE DI ESORDIO DI BUSINESS TOURISM MANAGEMENT L’EVENTO ORGANIZZATO IL 28 FEBBRAIO DAL GRUPPO “365 GIORNI NEL SALENTO” PRESSO IL CASTELLO CARLO V
The first issue of 2015 came shortly after the debut edition of Business Tourism Management, the event organized on February 28 by the “365 giorni nel Salento” team at Carlo V’s castle. An event which had a unexpected response from the participants, providing a tangible proof of how the healthy forces of the tourism sector have the desire to learn, to compete with the technological developments that these times require. The feeling is that of a change in which Salento Review wants to keep acting. In the following pages we will show you, among other things, the church of Santa Maria degli Angeli, in Lecce, the re-discovery of Rudiae’s archaeological site, where a large Roman amphitheater has been waiting to see the light for too long, and Parco dei Paduli, Italy’s candidate to European Landscape Award. Historic and scenic wonders are evidence of an untapped potential, that we love to tell.
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LECCE
riscoperte
Parco Rudiae, la Pompei di Lecce ritrova la luce Dopo anni di abbandono sono ripresi gli scavi: entro settembre ne è prevista la fine. L’obiettivo è anche quello di creare un polo didattico
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di eleonora moscara/foto pierpaolo schiavone e arva
La storia del Parco Rudiae somiglia a quegli amori tormentati in cui il sentimento e l’abbandono si alternano in un gioco buffo. Dopo diverse manifestazioni d’interesse succedutesi negli anni ma poi finite nel dimenticatoio, finalmente l’amore per le origini di Lecce antica sembra aver preso il sopravvento. C’è chi non ha mai dimenticato quel posto, dove la terra custodisce segreti di epoche lontane. Ad occuparsi degli scavi è lo spin off “Arva” (Archeologia, Ricerca e Valorizzazione), quattro ragazzi con a capo il professor Francesco D’Andria, docente dell’Università del Salento e coordinatore dell’assistenza scientifica agli scavi archeologici, uno degli appassionati del parco che, da sempre, è impegnato per il recupero del sito. Il progetto è stato ripreso lo scorso anno dall’assessorato ai Lavori Pubblici, la Soprintendenza per i Beni Archeologici e l’Università del Salento. Un milione di euro dai fondi POIn FESR e il lavoro incessante della ditta Nicolì di Lequile per riavviare le attività di ricerca lì dove si erano interrotte, quando finirono i soldi dei lavori finanziati dal progetto PRUSST che avevano consentito, intorno alla fine degli anni ’80, di mettere in luce quasi interamente
l’anello perimetrale dell’anfiteatro. “La grande sfida di Lecce – ha commentato l’assessore Gaetano Messuti – è rappresentata dal Parco Rudiae, un progetto che parte da lontano e che dimostra come la classe politica sia cresciuta attorno al processo di riqualificazione della città. Non ci possiamo più fermare, terminati gli scavi la vera scommes-
sa sarà la gestione del polo didattico”. La struttura antica risale all’era romana repubblicana; intorno al I-II secolo d.C. era un luogo molto amato dagli abitanti dell’epoca: nel 1955 infatti, durante i primissimi scavi venne rinvenuta un’epigrafe dove i cittadini di Rudiae esprimevano gratitudine all’imperatore Commodo per avere finanziato a sue
PARCO RUDIAE, LECCE’S POMPEII IS BACK TO LIGHT AFTER YEARS OF ABANDONMENT, THE EXCAVATIONS HAVE RESUMED. THE AIM IS ALSO TO CREATE A LEARNING CENTRE The excavations are cared for by the “Arva”, four guys led by Professor Francesco D’Andria, lecturer at the University of Salento and coordinator of the scientific assistance for the archeological excavations. This structure dates back to the I-II century AD, and it was a very loved place by the people of the time. The removal of colluvial soils has brought to light ceramic material of the IV-V century A.D., and also the statue of an imperial family’s member, found on 15 January. The work will be completed by September 20, and will soon be facilitated by the outcome of the geophysical surveys conducted by Ibam Cnr, which will provide the floor plans for an easier calculation of the next excavations.
LECCE
riscoperte
spese il restauro: siamo alla fine del II sec. d.C., circa 300 anni dopo l’edificazione dell’anfiteatro. Un motivo di orgoglio, dunque, nella città patria di Quinto Ennio. Ma con l’arrivo della reli-
Fu l’avvocato Fabio Valenti, quando era vicesindaco di Lecce, ad interessarsi all’acquisto del Parco Rudiae. Era il 1987. Come ne venne a conoscenza? Conobbi quel posto grazie a esponenti del mondo della cultura che frequentavo. Io stesso sono da sempre appassionato di storia e decisi, contro il volere di tutti, di acquistare tre ettari di terreno per 70 milioni di vecchie lire. Sapevo che Rudiae non era stata distrutta da eventi catastrofici e dunque ero certo che la città fosse lì sotto, in attesa di essere riportata alla luce. Eppure nulla si mosse, né in quegli anni né dopo, la zona rimase nell’abbandono. Perché? Ricordo l’ironia, il sarcasmo da parte di tutti nei confronti di quella che per me era e resta la battaglia più impegnativa della mia carriera politica, per molti anni quel luogo rappresentò per i più, inclusa la mia coalizione, il simbolo di una dilapidazione del denaro pubblico. Ricordo vicino a me il professor D’Andria e pochi altri. C’era interesse a non valorizzare l’area archeologica perché adiacente ad un lotto con permesso a costruire e quindi il sarcasmo si trasformò in interesse economico e politico di privati e imprenditori. Quali erano i suoi progetti, cosa sognavi di farci? Una Pompei di Lecce, sognavo di trasformare Rudiae in un veicolo culturale e turistico di eccezionale importanza. Quando ha sentito del nuovo ritrovamento, cosa ha pensato? Mi sono emozionato come non mai, come se avessi fatto il primo processo della mia vita. A distanza di tanti anni, vedere che oggi sta dando dei risultati importanti, mi rende molto fiero. 8 9
gione cristiana i giochi furono interrotti per volere dell’imperatore e fu così che la struttura divenne una discarica. Dalla rimozione dei terreni colluviali è venuto alla luce del materiale ceramico databile tra il IV-V sec. d.C.: monete di bronzo, anfore, reperti in ceramica, reperti faunistici e fibule in bronzo. Coperta da cocci e detriti era anche la statua togata in marmo di uno dei membri della famiglia imperiale rinvenuta acefala il 15 gennaio scorso. I lavori, che termineranno il prossimo 20 settembre, saranno a breve facilitati dall’esito delle indagini geofisiche condotte dall’Ibam Cnr che fornirà delle planimetrie dalle quali sarà più semplice calcolare i prossimi scavi, al termine dei quali bisognerà valorizzare l’aspetto archeologico e paesaggistico dell’area.
Lawyer Fabio Valenti became interested in buying Parco Rudiae back in 1987, when he was deputy mayor of Lecce. How did you learn about it? I knew Rudiae had not been destroyed by catastrophic events and therefore I was certain that the city was there, so I decided to buy three acres of land for 70 million liras. But the area remained abandoned. Why? There was no interest in enhancing the archaeological area because of an adjacent lot with building permit. What were your plans? A Pompeii in Lecce. I dreamt of transforming Rudiae into a culture and tourism mean of exceptional importance. What did you think of the new discovery? I got excited like never before. After so many years, I am proud of the results.
TERRITORIO
Brindisi
IL CUORE VERDE DELLA CITTÀ COSÌ RINASCE BRINDISI IL CILLARESE È IL PARCO PIÙ GRANDE DELLA REGIONE Per molti decenni è stata la Cenerentola di Puglia. Il suo unico polmone verde, il Parco della Rimembranza, all’incrocio fra via Barletta e via Federico II di Svevia, si è ridotto a un piccolo giardino con qualche albero e un paio di panchine alla fine degli anni Cinquanta, quando si realizzò il cavalcavia “De Gasperi” che passa sopra la ferrovia, in nome di una espansione edilizia che non accettava regole e che premeva per dare vita alla parte nuova della città. Così, il verde dovette cedere il passo al cemento e al futuro. Eppure, per interi decenni, forse già dal XIX secolo, quel parco aveva rappresentato l’unica e preziosa oasi di verde nel cuore della città. Mai troppo rimpianto, mai sufficien10 11
temente evocato dagli abitanti più anziani del capoluogo messapico. Oggi, Brindisi può vantare nel suo centro urbano il più grande parco dell’intera Puglia, il Parco del Cillarese, e altri piccoli e grandi polmoni che ne fanno una tra le città più “verdi” della regione. Unica a poter vantare un intero quartiere “verde”, il Casale, quello che un tempo, quando le distanze si coprivano a bordo di calessi e carrozze, era la zona di villeggiatura delle famiglie ricche della città. Adesso, il Casale si raggiunge in poco meno di cinque minuti a bordo della motobarca che attraversa il porto interno salpando dalla banchina Montenegro e approdando a quella adiacente al Villaggio Pescatori.
Le splendide ville ottocentesche con i loro ampi giardini sono ancora tutte lì (o quasi) e il colpo d’occhio dal Lungomare Regina Margherita rimanda un paesaggio fatto di alberi dai fusti altissimi, giardini ben curati e strade tranquille lungo le quali passeggiare. Gli spazi verdi della città sono cresciuti progressivamente, con un vero exploit negli ultimi decenni. Il premio della longevità va sicuramente al Parco Cesare Braico, all’inizio di via Appia, che un tempo ospitava l’ospedale psichiatrico e che oggi risuona delle voci argentine degli studenti dell’Istituto professionale alberghiero. È stato il primo parco cittadino, da sempre frequentato dagli amanti dello sport e,
di francesca mandese/foto pierpaolo schiavone
purtroppo, più volte al centro di denunce per il suo stato di trascuratezza. Dal 6 giugno 2013 è stato concesso in comodato d’uso per 30 anni dalla Asl al Comune, ma attende ancora un serio intervento di manutenzione. Nelle sue linee essenziali ricorda il tipico giardino all’italiana, con aiuole, roseti, straordinari esemplari di arbusti e due pinete ai lati dell’ingresso. All’inizio degli anni Duemila, al centro del rione Bozzano, è stato inaugurato il parco intitolato a Mauro Maniglio, il giovane studente brindisino vittima innocente della
guerra tra cosche mafiose, ucciso la notte tra il 13 e il 14 agosto 1992 nella località balneare di Casalabate. Attrezzato con aree verdi e fontane, un campo di basket, un parco giochi per i più piccoli, un anfiteatro utilizzato per eventi culturali, un bar e servizi igienici, è il punto di ritrovo di grandi e piccini in ogni stagione dell’anno. Il 30 luglio del 2011 si è aggiunto il Parco Di Giulio, intitolato al medico Antonio Di Giulio che donò quell’area all’amministrazione comunale. Si estende su una superficie complessiva di circa 8 ettari nella zona
Magrone-Canale Patri, tra i rioni Commenda e Bozzano, e si compone di più sezioni che si sviluppano tra la parte alta e la parte bassa, tra terrazze con muretti a secco e strutture in legno, una piazza centrale con cipressi, lavande e pittospori, l’isola di palmizi incentrata sul tema dell’acqua, un percorso per gli sportivi, un labirinto, le aule didattiche per l’annessa scuola materna con il vigneto, l’uliveto, il frutteto e il giardino dei cinque sensi dove si sviluppa la flora tipica del territorio brindisino. Ma il vero gioiello è il Parco del Cillarese, inaugurato il primo giugno del 2013. Ricopre un’area di 43 ettari, di cui 25 a verde attrezzato, e rappresenta il più grande parco urbano della Puglia. Ospita al suo interno
TERRITORIO
Brindisi
UNICA CITTÀ A POTER VANTARE UN INTERO QUARTIERE “VERDE” IL CASALE, CHE UN TEMPO ERA LA ZONA DI VILLEGGIATURA DELLE FAMIGLIE BENESTANTI
componenti di fauna e flora ed è dotato di strade pedonali e ciclabili attrezzate con piazzole di sosta. Vi sono tre laghetti arricchiti con ponticelli in legno, una fontana e diverse piazze, la più grande delle quali destinata agli eventi. Nel 2014 è stato intitolato Parco 19 maggio 2012, in ricordo del tragico giorno dell’attentato all’Istituto professionale “Morvillo-Falcone” che costò la vita alla studentessa Melissa Bassi. Il Comune non ha dimenticato gli amici a quattro zampe, per i quali ci sono due dog park attrezzati. Il primo è all’interno del Parco Di Giulio, con ingresso da via Dalmazia, l’altro è su via Provinciale per San Vito, adiacente al Parco del Cillarese. 12 13
THE CITY’S GREEN HEART. BRINDISI REBORN THE CILLARESE, APULIA’S BIGGEST PARK For many decades it has been the Cinderella of Apulia, and only city that could boast an entire green neighborhood, Il Casale, once the resort area of wealthy families. Its only green lung, Parco della Rimembranza, was reduced to a small garden in the late 50s. For decades, that park had represented the sole green oasis in the city’s heart. Today, Brindisi can boast in its urban center the largest park of Apulia, the Cillarese, plus other small and large parks. The green areas of the city have grown steadily, with a real exploit in recent decades. The award of longevity goes to “Cesare Braico”, the first city park frequented by sport lovers. In the early millennium, was inaugurated the park named after the student Mauro Maniglio, innocent victim of the Mafia, who was killed on August 1992 in Casalabate. Today, it’s a meeting point for everyone. On July 30 2011 was inaugurated Parco Di Giulio, named after the doctor Antonio Di Giulio, who donated the area to the municipal administration. But the real jewel is the Parco Cillarese, which covers an area of 43 hectares, and is the largest urban park in Apulia. It houses fauna and flora and is equipped with pedestrian streets, bycicle paths and two dog parks. There are three ponds with wooden bridges, a fountain and several squares, the largest of which is dedicated to events. In 2014 it was titled “Parco 10 Maggio 2012”, in memory of the tragic day of the attack at the Professional Institute “Morvillo-Falcone”, that costed the life of Melissa Bassi.
ASSONAUTICA
economia marittima
Promuovere la cultura del mare attraverso buon cibo e servizi L’Assonautica al Btm ha presentato due dei suoi progetti di punta mirati al rilancio della sea economy
L’Italia è circondata da un patrimonio che vale circa 119 miliardi di euro. È il suo mare, una ricchezza che comprende non solo spiagge gettonate dal turismo estivo, ma che si basa anche sui prodotti ittici, sui suoi porti e sulla gente che lo vive 14 15
quotidianamente. Negli anni, politiche sbagliate e progetti poco lungimiranti non hanno mai permesso un vero e proprio sviluppo, costringendo spesso a soffrire la concorrenza con porti e sistemi nautici stranieri. Nonostante tutto, l’Italia ha il
vantaggio di custodire una tradizione e una cultura marinara così come una qualità dei prodotti, che non la rendono seconda a nessuno. Proprio partendo da questi punti di forza, Assonautica sta cercando di invertire la rotta e ridare il giusto rilievo alla sea economy, attraverso progetti innovativi, cercando di creare una rete tra le associazioni, e grazie anche all’impegno di chi crede veramente al mare come imprescindibile risorsa per il Paese. In particolare sono due i progetti su cui punta Assonautica, la struttura di servizio della camera di commercio che si occupa dell’economia del mare, della promozione e dello sviluppo della nautica da diporto e del turismo nautico. Si tratta di Cambusa e di Quality Marine, entrambi sono stati presentati nei dettagli da Giorgio Attolini, responsabile per l’internazionalizzazione e le relazioni esterne di Assonautica Italia, du-
ASSONAUTICA ITALIANA Piazza Sallustio 21 - Direzione e Presidenza: Via Nerva 1, 00187 Roma tel. +39 06 77713923 - 06 4704111 - 347 8058049 - sede.nazionale@assonautica.it - segretario.generale@assonautica.it CAMERA DI COMMERCIO BRINDISI Via Bastioni Carlo V 4, 72100 Brindisi (BR)
rante il Btm, a Lecce, lo scorso 28 febbraio. “Cambusa è un progetto elaborato proprio per promuovere le eccellenze del territorio da trasferire ai nostri diportisti – spiega Attolini – così come facevano in passato gli antichi navigatori del Mediteranneo, che spostandosi nei diversi approdi, diffondevano la conoscenza delle tradizioni, come veri ambasciatori della propria terra”. Partito come progetto per il diportismo o per il turismo nautico, Assonautica ha voluto allargare il raggio d’azione, coinvolgendo direttamente i produttori delle eccellenze.
“Si è voluto puntare su un’altra declinazione dello stesso progetto, ossia Cambusa al volo, partendo dalla considerazione che l’aeroporto di Brindisi è uno degli scali più in crescita del sud – continua –. Si è deciso di utilizzare l’infopoint della Camera di commercio presso l’aeroporto dandolo gratuitamente alle aziende enogastronomiche, per aiutarli a far conoscere i frutti del loro lavoro, tutto questo è avvenuto in collaborazione con cooperative e Confagricoltori. I turisti di passaggio degustano i prodotti che potranno essere acquistati
successivamente già nella sezione duty free. Figlia dello stesso progetto è anche Cambusa facile, ossia un minimarket on line dove si può trovare tutto ciò che viene esposto”. Il cibo, quindi, come veicolo di prim’ordine per diffondere cultura e tradizioni del posto. “La parola d’ordine è turismo esperienziale: far diventare il turista partecipe, consapevole di quello che sta facendo, e capace di comprendere appieno la cultura del posto – afferma il responsabile –. L’altro progetto su cui si punta molto è il
ASSONAUTICA
economia marittima
IL DOTT. GIORGIO ATTOLINI DURANTE IL SUO INTERVENTO AL BTM, TENUTOSI A LECCE IL 28 FEBBRAIO
Quality Marine, che mira alla qualificazione dei porti turistici. Siamo partiti da un assunto ma soprattutto da un’esigenza: comprendere e far capire che i porti sono i primi gate di entrata per il turismo, essenziali per veicolarlo all’interno del territorio. Proprio nell’accoglienza si gioca un’importante partita, se si riesce ad offrire ottimi servizi a prezzi competitivi il turista è incentivato ad allungare la permanenza sul posto”.
Anche in questo caso è stata proficua la collaborazione con tutte le organizzazioni che si occupano di accoglienza del turismo, come ad esempio l’associazione nazionale approdi turistici, con le quali si è firmato un protocollo d’intesa. Il sistema camerale ha inoltre avviato anche il Quality restaurant e il Quality hotellerie e Assonautica, come struttura di servizio, vuole seguire lo stesso modello.
PROMOTING THE SEA CULTURE THROUGH GOOD FOOD AND SERVICES AT BTM, ASSONAUTICA HAS PRESENTED TWO OF ITS FLAGSHIP PROJECTS AIMED AT THE REVIVAL OF THE SEA ECONOMY Two are the projects of Assonautica, service structure of the Chamber of Commerce in charge of the sea economy, the promotion and development of yachting and nautical tourism: Cambusa and Quality Marine, explained by Giorgio Attolini, responsible for internationalization and external relations of Assonautica Italy during Btm, in Lecce, on February 28. “Cambusa is a project to promote the excellences of the territory through our boaters, just like the ancient Mediterranean navigators who have diffused the tradition while traveling. We also wanted to focus on another variation of the same project, Cambusa on the fly, taking into account that Brindisi’s airport is one of the fastest growing airports in the south. It was decided to make the Chamber of Commerce’s info point at the airport available for the food and wine companies free of charge, to help them share their products, all this in collaboration with cooperatives and Confagricoltori”. Child of the same project is also Cambusa facile, that is, a mini online market with all displayed products on sale. The other project is Quality Marine, which aims at the qualification of marinas, with the goal of understanding and let know that ports are the first gate of entry for tourism.
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“L’idea è quella di creare un livello standardizzato degli approdi e di offrirsi al mercato in maniera competitiva – spiega Attolini – solo così possiamo ridare vigore alla sea economy. E i primi risultati ci confermano che la strada presa è quella giusta: il progetto Cambusa doveva durare solo tre mesi, sono stati gli stessi produttori a chiederci di allungare i tempi. Stiamo lavorando tantissimo, specie da quando il presidente di Assonautica è Alfredo Malcarne, per ricostruire la cultura marinara, valorizzare il patrimonio blu e accogliere il turismo, in ballo ci sono anche altri progetti che ben presto presenteremo”.
CASTELLO ANGIOINO E MOLO
Comune di Gallipoli ASSESSORATO ALLE POLITICHE CULTURALI E TURISMO
Salento.
OGNI GIORNO UNA SCOPERTA
TERRITORIO
cisternino
Tra i borghi più belli della Murgia: la bianca Cisternino Fa parte della rete internazionale “Cittaslow” che punta al miglioramento della qualità della vita attraverso l’adozione di ritmi più umani ed ecosostenibili
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di jessica niglio/foto pierpaolo schiavone
SANTUARIO DELLA MADONNA DI IBERNIA; A SINISTRA TRULLI TIPICI
CICLOVIA DELL’ACQUEDOTTO PUGLIESE
Tra le terre di Puglia tante sono quelle che hanno assunto una connotazione mista per via delle vicende storiche che hanno influenzato le geografie: è il caso di Cisternino, ubicata appena a nord del Salento, incastonata in quella porzione di territorio che prende il nome di “Murgia dei trulli” – data la numerosità delle antiche costruzioni coniche in pietra posata a secco – in provincia di Brindisi, immersa a sud-ovest nella valle d’Itria. Cortili e scalette, balconi fioriti e vicoli, archi e case imbiancate: la bianca Cisternino fino al 1927, quando fu costituita una nuova circoscrizione provinciale, rientrava nella Terra di Bari. Si trova quindi perfettamente al centro di un crogiolo di culture che la rende perfetto paradigma della stretta e lunghissima Puglia, di genti e lingue variegate, di storie sfaccettate e variopinte. “Cisternino” dal nome dell’eroe Sturnoi che dopo la guerra di Troia fondò una città chiamata Sturnium; o “Cis-Sturnium”, oltre Sturni, antico centro japigio nei pressi di Sturno, l’attuale Ostuni. Campi coltivati, ulivi secolari, muretti
a secco e all’orizzonte il mare: tutto attorno a un borgo ricco di palazzi storici e di “architettura spontanea” dettata da ragioni pratiche, da senso di vicinanza e da rapporti umani da tessere. Nell’area che circonda il paese, nelle immediate periferie, fioriscono molte masserie, nella variazione tipica pugliese, abitazioni rurali da campo, veri e propri villaggi in cui è possibile rintracciare le abitazioni dei proprietari, quelle dei contadini e degli operai, in alcuni casi cappelle e rimesse. Tinte a calce bianca, per scongiurare la peste,
oggi sono in gran parte ristrutturate e adibite a strutture ricettive di eccezionale bellezza e atmosfera. Tra i borghi più belli d’Italia e tra i comuni Gioiello d’Italia, Cisternino fa parte della rete internazionale “Cittaslow”, progetto legato alla rete “Slow Food”, che punta al miglioramento della qualità della vita attraverso l’adozione di ritmi più umani ed ecosostenibili. Si trova qui il secondo percorso ciclabile su acquedotto d’Europa, la ciclovia dell’Acqua, itinerario che attraversa la macchia mediterranea tra trulli, case rurali, contrade e frazioni.
TERRITORIO
cisternino
DA LECCARSI I BAFFI Tra le eccellenze gastronomiche, accanto a orecchiette, friselle e purè di fave, compare la succulenta “bombetta”, involtino di piccole dimensioni di carne fresca di maiale (capocollo o coppa) ripieno di formaggio canestrato pugliese, sale e pepe, in certi casi prezzemolo (la ricetta è variabile e molto gustosa in tutte le varianti, con pancetta tesa, prosciutto, carne tritata, con ripieno piccante), che viene cotto alla brace o nei tipici “fornelli” delle macellerie. È facile fermarsi guidati dal profumo, scegliere la carne al banco, attendere pochi minuti per la cottura e consumare il proprio pasto che, in questi luoghi, è la nuova frontiera dello street food.
FOTOGRAFIA E MEDITAZIONE: LISETTA CARMI Tra le personalità che indiscutibilmente hanno connotato Cisternino c’è Lisetta Carmi. Nata a Genova da una famiglia di origine ebraica, si dedica alla fotografia nel 1960, dopo un’annunciata carriera da pianista. Realizza negli anni reportage e foto-racconti. Viaggia molto: in Israele, in Afghanistan, in India. I suoi viaggi in Oriente le permettono di conoscere il maestro Babaji, esperienza che le cambia radicalmente la vita. Si trasferisce quindi proprio a Cisternino ove nel 1979 fonda l’ashram Bhole
Baba (un ashram è un luogo di meditazione e ritiro ove i saggi, secondo la tradizione indiana, possono dedicarsi a pratiche spirituali; a Cisternino si fonde con il lavoro comunitario e si organizza attorno ad un tempio; l’ashram è aperto a tutti). La sua vita è stata raccontata dalla giornalista e scrittrice Giovanna Calvenzi, in un libro dal titolo “Le cinque vite di Lisetta Carmi”, seconda opera dopo quella dedicata a Letizia Battaglia.
AMONG THE MURGIA’S MOST BEAUTIFUL BOROUGHS: THE WHITE CISTERNINO “CITTASLOW” IS PART OF THE INTERNATIONAL NETWORK WHICH AIMS AT IMPROVING THE QUALITY OF LIFE THROUGH THE ADOPTION OF ECO-SUSTAINABLE PACES Cisternino, located just north of Salento, is nestled in the valle d’Itria. Courtyards and stairways, balconies full of flowers and alleys, arches, white houses, cultivated fields, olive trees, stone walls and the sea on the horizon: all around a village which is rich in historic buildings and “spontaneous architecture”. Among the most beautiful boroughs in Italy, Cisternino is part of the international network “Cittaslow”, project linked to the network “Slow Food”, which aims at improving the quality of life. A finger-licking treat. Among the gastronomic delights besides orecchiette, friselle and mashed beans, the succulent bombetta, fresh pork roulade with cheese. The Pasquarédde and Santi Quirico e Giulitta The Pasquarèdde takes place at the Santuario della Madonna di Bernia, towards which we walk provided with sweets and two hard-boiled eggs; The other event is the feast of Santi Quirico e Giulitta, in the first week of August. Photography and meditation: Lisetta Carmi Born in Genoa from a family of Jewish origin, achieves reportages and photo-stories through the years. She later moves to Cisternino and founds the ashram Bhole Baba in 1979. Her life was told by journalist and writer Giovanna Calvenzi, in a book entitled “Le cinque vite di Lisetta Carmi”.
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LA PASQUARÉDDE E I SANTI QUIRICO E GIULITTA Tra gli eventi più sentiti e riconoscibili c’è la Pasquetta, “Pasquarèdde” nel dialetto locale. La festa si svolge al Santuario della Madonna di Bernia, verso il quale ci si incammina provvisti di dolci tipici a forma di borsetta o bambola, con due uova sode. Secondo la leggenda questo rito porterebbe prosperità e fecondità. L’altro evento che raccoglie a Cisternino tanti avventori è la festa patronale dedicata ai Santi Quirico e Giulitta (madre e figlio martiri), nella prima settimana di agosto.
URBACT
eunivercities
“Urbact EUniverCities” il rilancio urbano passa dallo sviluppo dell’Università L’Università del Salento motore di crescita economico-sociale. L’eccellenza locale a braccetto con altre realtà europee nell’ambito del network “Urbact EUnivercities”
Università e territorio: un matrimonio possibile, anzi, necessario per lo sviluppo della città. Ne è convinto l’assessore alle Politiche Giovanili del Comune di Lecce, Alessandro Delli Noci, che nell’ambito del progetto denominato “Lecce Smart City” ha inserito un passaggio fondamentale per creare un connubio ancora più forte fra il tessuto sociale ed il contesto studentesco. L’obiettivo è quello di realizzare un piano partecipato e condiviso che porti al miglioramento dei servizi offerti dalla città universitaria. “Nei mesi scorsi – afferma l’assessore Delli Noci – ci siamo confrontati con altre realtà europee non solo per trarre spunti e suggerimenti, ma anche per poter avviare nuove politiche strategiche legate allo sviluppo locale. Il nostro obiettivo è quello
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di intraprendere azioni che ci permettano di intercettare finanziamenti utili per la realizzazione di un progetto senz’altro ambizioso ma non per questo impossibile”. La tematica è stata affrontata nel corso del network “Urbact EUniverCities”, insieme alle città-partner che sono anche realtà universitarie importantissime: Magdeburg, Delft, Gent, Aachen, Varna, Lublin, Linkoping, Aveiro e Tampere. In primo piano il processo di trasformazione delle università da luoghi di cultura in motori per lo sviluppo urbano, considerandole a tutti
gli effetti un elemento di ricchezza. Lecce deve prepararsi ad un cambiamento definitivo: diventare da città con l’università a città universitaria a tutti gli effetti, con le differenze ed i vantaggi che ne derivano e con tutti gli step che occorre superare per diventarlo: politiche abitative, mobilità, offerta culturale, etc. “EUniverCities – sottolinea Delli Noci offre l’occasione di creare un dialogo costruttivo che parta proprio dal basso e che faccia emergere suggerimenti e indicazioni capaci di attuare nuove progettualità per
COMUNE DI LECCE Via Rubichi 16, Lecce - Ass.to Politiche Comunitarie e Giovanili tel. +39 0832 682991 - www.comune.lecce.it
può rappresentare il centro propulsore di idee e progetti volti al riscatto e al rilancio della qualità dell’azione pubblica. Il contributo che tale istituzione può offrire al territorio interessa diversi settori, non solo quello culturale. Si va dall’ambito urbanistico a quello economico, passando per il tessuto sociale. L’università è un attore importante nelle politiche locali e può giocare un ruolo attivo nello sviluppo. Noi ne siamo consapevoli, e da questa consapevolezza dobbiamo partire per il rilancio del territorio”. PH: SALVATORE MODEO
investire da noi proprio perché ci sono delle competenze giuste”. E a proposito dei servizi aggiunge: “Sono migliorati tantissimo, ma il nostro compito è quello di aiutare i giovani a creare nuove aziende, a partire dalla formazione, inserendo il tema della creazione di impresa in tutti i percorsi di studio. Il Salento ha tutte le carte in regola per essere competitivo a tutti i livelli”. Lecce da intendere come destinazione studentesca d’eccellenza? “È quello che ci auguriamo – conclude Delli Noci – L’Università del Salento
risolvere davvero i problemi esistenti”. L’assessore parte da una considerazione importante : “Abbiamo una serie di eccellenze che hanno relazioni internazionali – afferma - e progetti di ricerca richiesti in varie parti del mondo. Per questo, come territorio, abbiamo bisogno di costruire un dialogo strutturato con l’università e dobbiamo trasformare la nostra città in un laboratorio a cielo aperto che ci consenta di essere attrattivi e competitivi anche sul piano economico. Questo può sicuramente contribuire ad attirare nuove aziende ad
“URBACT EUNIVERCITIES” THE URBAN RELAUNCH PASSES THROUGH THE UNIVERSITY’S DEVELOPMENT The Councillor for Department of Youth of Lecce, Alessandro Delli Noci, has inserted a crucial step in the project “Lecce Smart City”, to create an even stronger alliance between the social fabric and the student context. The topic was tackled in the course of the “URBACT EUniverCities” network, along with the city-partners of Magdeburg, Delft, Gent, Aachen, Varna, Lublin, Linkoping, Aveiro and Tampere. In the foreground, the process of transformation of the universities from places of culture to urban development’s engines. “EUniverCities – underlines Delli Noci - offers the opportunity to create a constructive dialogue starting from the bottom to bring out tips and pointers, fostering new projects to solve the existing problems. As a territory, we must build a structured dialogue with the university and we need to transform our city into an open-air laboratory, allowing us to be competitive and attractive also in economic terms. Our task is to help young people creating new businesses, starting from training. The University of Salento can be the center of ideas and projects for the relaunch of the public action’s quality; it is a major player in local politics and can play an active role for the territory’s development. “
TERRITORIO
cripte
RUFFANO | Cripta del SS Crocifisso Situata in contrada Manfio al confine territoriale tra Casarano (diocesi di Nardò-Gallipoli), Ruffano e Taurisano (diocesi di Ugento-S.M. di Leuca), è un ambiente ipogeo naturale trasformato in luogo di culto dai bizantini nell’XI secolo. La zona circostante la cripta, nelle cui vicinanze sono ancora presenti i ruderi dell’antico cenobio appartenuto dapprima ai monaci basiliani e successivamente agli Olivetani, rappresenta un importante sito preistorico, storico e naturalistico. Graffiti di epoca paleolitica e fossili risalenti a comunità del periodo Neolitico convivono con le affrescate pareti della grotta. All’ingresso della cripta, si trova un pilastro sul quale è effigiata una “Trinità” del 1615 e alla stessa data risale la scala interna di collegamento con l’insieme architettonico e queste sono le sole parti in muratura, insieme ai due altari (pietre e malte di bolo). Per il resto la cripta presenta al suo interno l’aspetto di vano interamente naturale con gradoni-sedili. Una crocifissione è dipinta sull’ultima sporgenza della roccia, sopra l’altare: proprio per essere sagomata nella pietra, la parte addominale del Cristo risulta di straordinaria resa plastica in una riuscita sintesi di pittura e scultura. 24 25
Located in the Manfio district by the territorial boundary between Casarano (Nardò-Gallipoli diocese), Ruffano and Taurisano (Ugento-SM di Leuca diocese), is a natural hypogeum environment transformed into a place of worship by the Byzantines in the 11th century. The area surrounding the crypt, near which there are still ruins of the coenoby which belonged to the Basilian monks first and to the Olivetani after, represents an important prehistoric site, historical and naturalistic. Graffiti of the Paleolithic era and fossils dating back to the Neolithic communities coexist along with the frescoed walls of the cave. At the entrance of the crypt there’s a pillar on which is portrayed a “Trinity” of 1615, and a “Crucifixion”, painted on the last projecting rock above the altar.
foto e testi pierpaolo schiavone/
Di proprietà privata, la cripta dista dal centro abitato di Galatina solo qualche chilometro. La costruzione probabilmente faceva parte di un antico cenobio di Basiliani, del quale, in passato si vedevano tracce di un affresco. All’esterno presenta una piccola edicola votiva con altorilievo rappresentante due angeli che sorreggono un drappo che fa da sfondo a Sant’Anna e alla Vergine con Bambino. Ogni anno, in occasione della festività di Sant’Anna, la chiesetta diventa punto di ritrovo per tutti coloro i quali risiedono nella campagna limitrofa. Non si hanno notizie sicure circa la fondazione di questo complesso ipogeico ma alcuni particolari, quali la planimetria a tre navate e l’assenza di iconostasi, orientano una prima e approssimativa datazione ai secc. XII-XIV. Al suo interno, la cripta si presenta suddivisa in tre piccole navate interamente imbiancate a calce lasciando scoperti alcuni piccoli riquadri. Sull’altare è affrescata Sant’Anna con la Vergine con il Bambino, mentre in altri riquadri sono raffigurati una Crocifissione, una Madonna Addolorata e San Domenico.
GALATINA | Cripta di Sant’Anna
Privately owned, the crypt is only a few kilometers away from Galatina’s center, close to the manor farm of the same name. On the outside, there’s a votive niche with a high relief depicting two angels holding a cloth, which acts as a background to Sant’Anna and the Virgin and Child. Every year, during the holidays of Sant’Anna, the church becomes a meeting place for all those who reside seasonally in the surrounding countryside. There are no reliable news about the foundation of this hypogeum complex, but the floor plan with three naves and the absence of iconostasis can place it around the XII-XIV centuries. Inside, on the altar, there’s a fresco of Sant’ Anna with the Virgin and Child, while the other frames depict a Crucifixion, a Lady of Sorrows and San Domenico.
TERRITORIO
cripte
STERNATIA | Cripta di San Sebastiano Sita in via Neviera, la cripta è costituita da navata unica con pilastro centrale e altari di rito latino. Le decorazioni pittoriche sono databili tra il XII e il XIII sec. con sovrapposizione di più stili. Rilevante è la presenza di una sinopia per un affresco mai realizzato, unico esempio nel Salento. Located in via Neviera, the crypt consists of a single nave with a central pillar and altars of Latin rite. The decorative paintings are dated between the 12th and 13th century. Significant is the presence of a preliminary sketch for an unfinished fresco, sole example in Salento.
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RISERVA NATURALE LE CESINE
Comune di Vernole ASSESSORATO ALLE POLITICHE CULTURALI E TURISMO
Salento.
OGNI GIORNO UNA SCOPERTA
SAN FOCA
Comune di Melendugno ASSESSORATO ALLE POLITICHE CULTURALI E TURISMO
Salento.
OGNI GIORNO UNA SCOPERTA
TERRITORIO
cripte
NARDÒ | Cripta di Sant’Antonio Abate La cripta si trova in aperta campagna lungo la strada provinciale che conduce alla SS 101, risale al XII secolo ed è stata realizzata a navata unica. Gli affreschi in stile bizantino che decorano a 360 gradi le pareti risalgono tra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo e rappresentano varie raffigurazioni tra cui San Nicola, San Giorgio e San Demetrio e a seguire, partendo dall’altare lungo la parete, vi sono una Vergine con Bambino, la Crocifissione, San Pietro, Sant’Antonio Abate, San Francesco e San Giovanni Battista. Located in the open countryside on the outskirts of Nardò, along the provincial road that leads to the SS 101, the crypt dates from the twelfth century. The Byzantine-style frescoes decorating the walls date from the late 13th and early 14th century and represent various depictions including San Nicola, San Giorgio and San Demetrio , a Virgin and child, the Crucifixion, San Pietro, Sant’Antonio Abate, San Francesco and San Giovanni Battista.
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TERRITORIO
cripte
VEGLIE | Cripta Madonna della Favana La cripta, ubicata nella periferia nord del paese, si presenta a forma architettonica arcaica di origine greco-orientale, comune nei secoli IX - XI, e ricca di affreschi. Vi si accede lateralmente attraverso un dròmos in cui è stata ricavata una scala di tredici scalini e ha un'unica navata con una piccola abside orientata non precisamente a est, secondo un consueto schema liturgico; vi è addossato un altare di più recente fattura, a destra del quale, sotto l'immagine di San Francesco, si nota una nicchia facente funzione di diakonicòn, cioè deposito dei sacri arredi. Gli affreschi presenti risalgono al secolo XV e ritraggono alcuni santi i cui contorni risultano incisi e le aureole decorate con stelline anch'esse incise, tra i quali spicca quello della Vergine con Bambino. Quella della Madonna della Favana è l'unico esempio nel Salento di cripta rupestre con soffitto affrescato. Infatti vi è rappresentato il Cristo Pantocrate, quasi a richiamare un'impostazione e una concezione tipicamente greco-orientale.
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Located on the northern outskirts of the village, the crypt has an archaic architectural shape of greek-eastern origins, common in the IX - XI centuries, and filled with frescoes dating back to the 15th century depicting some Saints whose contours and halos are engraved. Madonna della Favana is the only example in Salento of rocky crypt with frescoed ceiling, with the representation of Christ Pantocrator.
CHIESA DI SAN PIETRO
Comune di Galatina ASSESSORATO ALLE POLITICHE CULTURALI E TURISMO
Salento.
OGNI GIORNO UNA SCOPERTA
SANTUARIO SAN POMPILIO MARIA PIRROTTI
Comune di Campi Salentina ASSESSORATO ALLE POLITICHE CULTURALI E TURISMO
Salento.
OGNI GIORNO UNA SCOPERTA
TERRITORIO
cripte
TRICASE | Cripta Madonna del Gonfalone La cripta basiliana dedicata alla Madonna del Gonfalone si trova in agro di Santa Eufemia di Tricase ed è stata scavata nel banco tufaceo tra il IX e l'XI secolo. Inizialmente doveva essere una laura, rifugio e luogo di culto che gli antichi monaci utilizzavano durante le persecuzioni iconoclaste, poi divenne un monastero ed infine una grancia, ovvero fattoria-convento a servizio dell'Abbazia di Santa Maria de Amito più conosciuta con il nome di Santa Maria del Mito da cui il nome della Serra del Mito. All'ipogeo si accede da un ingresso laterale, ove al centro vi è un vano di forma quadrata che accoglie l'altare con l'affresco della Madonna col Bambino, intorno ad esso si sviluppano i vani scavati e sorretti da 19 colonne ottagonali. Posto sul retro vi è collocato un altare a credenza e in corrispondenza di esso una nicchia rettangolare incassata raffigurante la Passione di Cristo. A sinistra dell'altare sono presenti diversi affreschi risalenti tra il 400 e 500 raffiguranti: Santa Barbara, Santa Lucia ma la scena è rubata dall'imponente “Dormitio Virginis” o Koimesis.
Situated in the countryside of S. Eufemia of Tricase, the Basilian crypt dedicated to the Madonna del Gonfalone was excavated in the tuff bank between the 9th and 11th centuries. The hypogeum is accessed by a side entrance: it houses a square-shaped compartment in the center with the altar depicting a Madonna and Child fresco, and another altar, representing the Passion of Christ, on the back. To the left of the altar are several frescoes dating from between 400 and 500, depicting Santa Barbara and Santa Lucia, but the scene is stolen by the imposing “Dormition of the Virgin” or Koimesis.
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TERRITORIO
cripte
OTRANTO | Cripta della Cattedrale di Santa Maria Annunziata La cripta di Otranto è un’opera di pregevole fattura risalente presumibilmente all’epoca medievale. Posta nell’area sottostante l’abside, parte dell’aula e del presbiterio, ad essa si accede attraverso due scale poste lungo le navate laterali all’interno della Cattedrale di Santa Maria Annunziata. Composta da tre absidi è suddivisa in 9 navate e regge su 42 colonne, tutte monolitiche e tutte di riporto, diverse per qualità del marmo o del granito, per stile e tempo di produzione. Alle 42 colonne si aggiungono 23 semicolonne che formano 45 campate quadrangolari, più tre dell’abside centrale suddivisi in 5 filari per 9. La caratteristica di questa cripta è che i capitelli sono tutti diversi tra loro, alcuni tra i quali di matrice bizantina, altri rappresentati con grifi o con quattro figure di arpie. Il capitello più bello ed anche più misterioso di tutto il complesso architettonico è certamente quello dei leoni al fianco dell’altare maggiore. Oltre ai meravigliosi capitelli, sulle pareti della cripta vi sono affreschi cinquecenteschi e tracce di decorazione medievale. Questa cripta è di una bellezza stupefacente essendo anche la più antica di tutte le cripte pugliesi. 34 35
The crypt of Otranto is a work of fine workmanship, presumably dating to the Middle Ages. Placed in the area below the apse, it is accessible via two staircases along the aisles inside the Cathedral of Santa Maria Annunziata. Composed of three apses and divided into nine naves, it stands on 42 columns to which are added 23 semicolumns forming 45 spans, plus three of the central apse. The characteristic of this crypt is that capitals are all different; the most beautiful capital of the complex is certainly the one with the lions next to the main altar. Besides the wonderful capitals, on the walls of the crypt there are frescoes and traces of medieval decoration. This crypt is the oldest of all Apulia’s crypts.
CHIESA NATIVITÀ DELLA BEATA VERGINE MARIA
Comune di Tricase ASSESSORATO ALLE POLITICHE CULTURALI E TURISMO
Salento.
OGNI GIORNO UNA SCOPERTA
TERRITORIO
cripte
LECCE | Cripta Santa Maria della Scala (Cattedrale di Lecce) La cripta del Duomo di Lecce, detta di Santa Maria della Scala, si estende nella parte sottostante in corrispondenza dell’altare maggiore, il coro e la navata trasversale; fu edificata dal 1517 inglobando elementi dell’originaria cripta normanna costruita al tempo del vescovo Roberto Volturio. La pianta è a croce greca e si struttura in tre navate, con volte a crociera sostenute da quattro file per un totale di 92 colonne con altrettanti capitelli scolpiti e dalla forma cubica, di ispirazione classica e medievale opera di artisti rinascimentali. Tra i più interessanti, spiccano quelli caratterizzati dalla presenza di quattro teste, due maschili e due femminili oppure, quelli con grifi e draghi angolari, con le aquile, con gli arieti e con l’effigie di alcuni stemmi. Famoso è il capitello, posto nella navata destra, con la rappresentazione della torre campanaria dell’impianto originario, presente sullo stemma civico della città di Lecce, ancor prima della lupa sotto il leccio. Gli altari si presentano in totale stile barocco. 36 37
The crypt extends in the lower part at the spot where the high altar, the choir and the transept are, and was built starting from 1517, incorporating elements of the original Norman crypt built in the years of Bishop Roberto Volturio. It has a Greek cross plan, and it’s divided into three naves with vaults supported by four rows, for a total of 92 columns with many capitals, with the most famous being the one representing the bell tower of the primitive cathedral, present on Lecce’s original coat of arms, even before the wolf under the holm. The altars are completely in Baroque style.
LECCE
tesori
Santa Maria degli Angeli La chiesa e il convento di San Francesco di Paola, tra Rinascimento e Barocco 38 39
di alberto rescio/foto pierpaolo schiavone
ALTARE DEI DI GIORGIO CON LEONE DI SAN MARCO; A SINISTRA, ALTARE CON LA MADONNA DI COSTANTINOPOLI
Nella suggestiva Piazza dei Peruzzi, fuori dai consueti percorsi turistici, si nasconde un tesoro della storia di Lecce: la chiesa di Santa Maria degli Angeli, anche detta di San Francesco di Paola, con convento annesso. Il complesso fu fatto costruire da Giovannella Maremonte, come esecuzione testamentaria delle volontà del marito Bindaccio Bernardo Peruzzi, nel 1524; allo stesso periodo risale l’insediamento, nel convento, dei frati minimi di San Francesco di Paola. In origine, l’intero sito era situato fuori dalle mura, finché poi, con l’allargamento della cinta muraria verso la metà del XVI secolo, fu inglobato nei limiti settentrionali del circuito cittadino, con conseguenti rimaneggiamenti della struttura. Il convento funzionò come tale fino al 1809, quando la soppressione degli ordini religiosi colpì anche i Paolotti e venne dunque trasformato in un carcere; qui, dal 1848 al 1851, fu detenuto anche il famoso patriota risorgimentale Sigismondo Castromediano, che nelle sue memorie definì questa prigione “l’eldorado tra tutte”. Sia all’esterno che all’interno, la chiesa di
Santa Maria degli Angeli si propone come un momento artistico di passaggio tra il Rinascimento e il Barocco. La facciata colpisce subito per l’eleganza del portale, egregia opera cinquecentesca attribuita all’architetto e scultore Gabriele Riccardi, e sormontata da un timpano a lunetta in cui è scolpita, a tutto rilievo, l’incoronazione della Vergine, forse opera di Francesco Antonio Zimbalo. Le modifiche posteriori del Seicento, invece, sono facilmente riconoscibili soprattutto nell’apertura delle finestre laterali inferiori e superiori. L’interno presenta tre navate, scandite da due file di possenti colonne monolitiche. La TIMPANO A LUNETTA DEL PORTALE ESTERNO
ALTARE CON LA TELA DELLA STRAGE DEGLI INNOCENTI
chiesa, pur essendo di dimensioni contenute, è caratterizzata da una sovrabbondanza di altari (ben 15), gran parte dei quali del XVII secolo (non mancano le attribuzioni a Giuseppe Zimbalo), in un’alternanza tra le forme sobrie dell’ultimo Rinascimento e l’esuberanza del Barocco più maturo. La doppia intitolazione della chiesa a San Francesco di Paola e alla Vergine ha fortemente influito sulla produzione pittorica e scultorea che possiamo ammirare nei vari altari. San Francesco è ritratto in due diverse statue presenti nella navata sinistra e negli affreschi sotto la volta del presbiterio, che ripercorrono i momenti
LECCE
tesori
salienti della vita del santo. È la Vergine, però, ad avere un ruolo di assoluta predominanza, e a lei sono intitolati dipinti di grande valore. Tra le altre tele, sono degne di nota: la Natività di Maria Vergine (II a destra), di scuola veneziana, dove Maria appena nata è allattata da una donna diversa dalla madre, ancora spossata dal parto; la Vergine del Rosario (VI a destra), attribuita al pittore gallipolino Giovanni Domenico Catalano; la Beata Vergine di Pozzuoli (I a sinistra), opera di anonimo, che testimonia non solo il culto verso questa particolare dedicazione della Madonna, ma anche quello verso San Fortunato, che compare ai piedi di Maria per implorarle la tutela della città di Lecce, presente sullo sfondo; la Madonna di Costantinopoli (VI a sinistra), probabile capolavoro del copertinese Gianserio Strafella, dove con la Vergine sono ritratti Santa Caterina d’Alessandria e l’arcangelo Michele. Presso l’altare maggiore, poi,
LA CHIESA, PUR ESSENDO DI DIMENSIONI CONTENUTE, È CARATTERIZZATA DA UNA SOVRABBONDANZA DI ALTARI, GRAN PARTE DEI QUALI DEL XVII SECOLO una grande tela mostra la Presentazione di Maria al Tempio, tema già presente in un dipinto della navata destra; ma qui è trattato con maggiore vivacità, grazie al dialogo corale dei personaggi, tra i quali spunta un cagnolino bianco a restituire un’atmosfera più intima. Tra i dipinti che esulano dalle rappresentazioni della Vergine e di San Francesco di Paola, ha un posto d’onore La strage degli Innocenti (III a sinistra), forse opera di Antonio Verrio, pittore noto anche per la sua attività nel palazzo reale di Windsor; la drammaticità dell’argomento è resa con maestria dall’aggrovigliarsi
SANTA MARIA DEGLI ANGELI THE CHURCH AND CONVENT OF SAN FRANCESCO DI PAOLA IN LECCE, BETWEEN RENAISSANCE AND BAROQUE The church of Santa Maria degli Angeli, also known as San Francesco di Paola, with the adjoining convent, is a complex built in 1524 by Giovannella Maremonte by her husband’s will, Bindaccio Bernardo Peruzzi; the settlement of the Minim friars in the convent dates back to the same period. Both outside and inside the church of Santa Maria degli Angeli has an artistic moment of transition between the Renaissance and Baroque. The 16th century facade is topped by a pediment on which is carved the coronation of the Virgin. The small church is characterized
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by 15 altars, most of which are of the 17th century. San Francesco is portrayed in two different statues on the left aisle and in the frescoes under the presbitery’s vault, depicting the saint’s life. It’s the Virgin, however, to have a role of absolute dominance. Among the other paintings worthy of note: the Natività di Maria, the Vergine del Rosario, the Beata Vergine di Pozzuoli and the Madonna di Costantinopoli. By the altar, a large canvas shows the Presentazione di Maria al Tempio. Amid the paintings that aren’t representations of the Virgin and San Francesco, stands out La strage degli Innocenti and the painting of San Carlo Borromeo. Almost all altars have a coat of arms of the families which had its patronage.
caotico e convulso dei corpi di madri, bimbi e soldati. Di grande importanza è anche il dipinto di San Carlo Borromeo (III a destra), eroe della Controriforma, qui ritratto dal Catalano nella più classica delle iconografie del santo. La chiesa è anche una testimonianza del rapporto tra la nobiltà locale e il culto: su quasi tutti gli altari vi è il blasone delle famiglie che ne godettero il patronato. Tra le altre si segnala la famiglia veneta dei Di Giorgio, che sul loro altare (IV a destra) vollero ricordare la propria origine con la rappresentazione scultorea del leone di San Marco.
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dice lunga sulla professionalità dell’agenzia Carofalo che dalla sua nascita rappresenta sul territorio sempre lo stesso marchio e cioè una delle più importanti società assicurative italiane, la Reale Mutua, nata nel 1828. In realtà non si tratta di clienti qualunque. Essendo una “mutua”, chi sottoscrive una
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provincia di Lecce. “Se dovessimo dire in cosa ci differenziamo dalle altre realtà assicurative – aggiunge Silvia Carofalo – direi il rivolgerci al mercato in maniera professionale soprattutto in rami diversi da quello dell’auto, creando soluzioni assicurative su misura e non standardizzate. Fondi pensione, piani di accumulo, garanzie previdenziali tutte: è importante pianificare il futuro. La crisi degli ultimi
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TERRITORIO
i paduLi
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di giorgia salicandro/foto pierpaolo schiavone
Prima uliveto abbandonato, oggi parco:
I PADULI
IL PROGETTO È L’UNICO CANDIDATO PER L’ITALIA AL PREMIO EUROPEO DEL PAESAGGIO
TERRITORIO
i paduLi
PISTE CICLABILI, ECORIFUGI AI PIEDI DEGLI ULIVI, UN ALBERGO DIFFUSO, MA ANCHE LA PRODUZIONE DI OLIO CON TECNICHE TRADIZIONALI
Dalla finestrella che si apre al centro del rifugio di rami e canne, la luce del mattino filtra attraverso l’ombra mobile delle foglie di ulivo. Il primo frame del nostro viaggio nel Parco dei Paduli è il cielo visto dalla “Tana”, uno degli ecorifugi costruiti nell’oliveto comunale di San Cassiano: un’immagine che, da sola, potrebbe parlare della storia recente di questo territorio e della sua trasformazione da luogo d’abbandono a “parco agricolo multifunzionale”, in cui il recupero del potenziale produttivo si sposa con la valorizzazione del valore estetico-paesaggistico. Là dove giacevano, indifferenti e scomposti, case di pietra, itinerari solcati da muretti a secco e centinaia di ulivi secolari, nel cuore delle “Terre di Mezzo” – 5500 ettari a sud di Maglie – c’è oggi un’unità coerente, un paesaggio che è insieme fisico e culturale, prodotto della sinergia tra popolazioni locali, amministrazioni, progettisti e artisti internazionali, stimolata dalla brillante intuizione del Laboratorio urbano aperto (Lua). Il Parco dei Paduli è ora candidato per l’Italia nella corsa al quarto Premio del paesaggio del Consiglio d’Europa. Il progetto ha superato per capacità di innovazione altri 44 parchi, un piccolo Davide contro i Golia di enti istituzionali solidi e realtà associative di lungo corso, ma forte, tuttavia, del sostegno della Regione Puglia, che sin dal 2011 aveva scelto il parco come progetto pilota indicato nella bozza del Piano paesaggistico 46 47
ESPERIMENTO NIDIFICARE I PADULI
territoriale regionale. A convincere la giuria è stato “l’approccio sistemico” che ha messo in comunicazione realtà eterogenee già presenti. Un’operazione, in sintesi, che è stata giocata in primis sull’“immaginario”. Oggi intorno al parco si sviluppano attività diverse promosse da cinque soggetti associativi coordinati dal laboratorio urbano Abitare i Paduli, che permettono di offrire un’esperienza di fruizione a 360 gradi. Così chi arriva in visita può, ad esempio, affittare una bici per un giro in piena autonomia lungo le piste ciclabili che collegano i dieci comuni o seguire le rotte suggerite dalle guide del Laboratorio di mobilità, come Simona De Mitri, che ci ha accompagnato per i Paduli insieme ad Alessandra Lupo del Lua.
Tante le storie da raccontare, incarnate nelle forme antichissime delle rocce e degli alberi. “Avisu” nel dialetto locale significa “abisso”, ed è il nome attribuito comunemente alle vore, tipiche del carsismo salentino, ma ai Paduli “Avisu” è il nome proprio della vora di Scorrano, una cavità profonda otto metri: “abisso” per antonomasia agli occhi degli abitanti del luogo. L’antica vita del Bosco di Belvedere, che si estendeva tra paludi (paduli) e querce in quest’area sino all’Ottocento, è resistita all’attività dei carbonai in qualche angolo dimenticato di boscaglia, come a Santu Donnu, località di Nociglia Fontana, dove i maestosi alberi svettano accanto a un canneto mosso dal vento. Attraversando i Paduli è facile cader preda di un desiderio “fetale” di ritorno alla natura. Per questo ci sono i “nidi”,
PERCORSI CICLOTURISTICI
IN AGENDA LA RIGENERAZIONE DEL FRANTOIO DI SANTA CRISTINA, L’APERTURA DI UNA TRATTORIA AGRICOLA, L’ISTITUZIONE DI UN BILANCIO PARTECIPATO rifugi costruiti con materiale naturale o di recupero all’interno dell’oliveto comunale di San Cassiano: la “Tana”, realizzato nell’estate 2014 dall’artista Dem, “Lovo” e il “Nido dei Paduli”, primo e secondo classificato del concorso “Nidificare i Paduli”. Si può scegliere anche di pernottare nella “Caseddha”, rudere recuperato, autosufficiente dal punto di vista energetico, o
in una delle case sfitte intercettate dal Laboratorio di ospitalità diffusa di Botrugno. Ma quello dei Paduli non è solo un parco “contemplativo”: qui infatti viene prodotto – con tecniche tradizionali – l’olio “Terre dei Paduli”, che ha vinto un concorso per l’efficacia comunicativa del packaging che comprende anche una lattina di olio lampante, l’antico pro-
FROM ABANDONED OLIVE GROVE TO PARK: THE PADULI THE ONLY ITALIAN PROJECT WHICH CANDIDATES FOR THE EUROPEAN LANDSCAPE AWARD The light filters through the olive leaves: this is the sky seen from the “Tana”, one of the “ecoshelters” built in the municipal olive grove of San Cassiano. Where stone houses, dry stone walls and of olive trees lie, we can now witness a breathtaking landscape, product of the synergy among locals, designers and international artists, stimulated by the LUA (Laboratorio Urbano Aperto). The Park has many activities promoted by five associations coordinated by the Urban Laboratory “Abitare i Paduli”: for example, you can rent a bike for an autonomous tour or follow the routes suggested by Simona Demitri and Alessandra Lupo of LUA. Within the Paduli it’s easy see the typical “nests” built with natural or recycled material, like the “Tana” and the “Nido dei Paduli”; it’s also possible to spend the night in the “Caseddha”, a recovered ruin, or in one of the houses of the Laboratory of widespread hospitality of Bortugno. New processes are on the way -as Iuri Battaglini of LUA explained-, like the institution of a participatory budgeting, a trattoria with the Park’s products and the restoration of the oil mill of Santa Cristina, to transform it into a productive and cultural centre. The Paduli is now the only Italian candidate for the 4th Landscape Award of the CoE. The project surpassed other 44 competitors thanks to its potential of innovation, the support of Apulia Region and its systemic approach.
dotto di queste terre. Mentre prosegue la corsa per il Premio del paesaggio, già si pensa a nuovi processi innovativi. In agenda ci sono, come ha spiegato Iuri Battaglini del Lua, l’istituzione di un bilancio partecipato che renda condiviso anche l’aspetto decisionale e gestionale della produzione dell’olio, l’apertura di una trattoria agricola con i prodotti del VORA
TERRITORIO
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parco, e la ristrutturazione del frantoio di Santa Cristina a San Cassiano, al fine di trasformarlo in un centro produttivo e insieme culturale. Intanto, all’alba di una nuova primavera, stradine e campi tornano ad essere popolati dai visitatori: è questa, forse, la prima forma di tutela di un territorio, nel cuore del Basso Salento, ancora tristemente oggetto di indagini sugli interessi delle ecomafie - come il presunto interramento di tonnellate di rifiuti a Supersano, nelle immediate adiacenze del parco. Al termine della nostra giornata al parco scorgiamo alcuni elettrodomestici a ridosso dell’uscita di San Cassiano, che dopo questo “abbandono nell’utopia” ci riportano alla realtà: quel piccolo mucchio di spazzatura richiama, con un’evidenza che non ha bisogno di parole, l’importanza del percorso collettivo intrapreso per la rigenerazione dei Paduli, ma ci ricorda anche quanto fragile e mai definitiva sia ogni battaglia di civiltà.
LA CASEDDHA
DAI LABORATORI URBANI PARTECIPATI AL SOGNO DI UN ENTE COLLETTIVO L’identità istituzionale del Parco dei Paduli non è proprio “ortodossa”: non esiste, infatti, un “Ente Parco”, ma particelle private indipendenti connesse in base a finalità condivise. Il Parco dei Paduli è, ad oggi, espressione delle deliberazioni di dieci Comuni e del riconoscimento della Regione Puglia. Nell’estate 2003 alcuni universitari inaugurarono il primo laboratorio urbano partecipato a San Cassiano; dal confronto di quel primo laboratorio e dei successivi è emersa l’idea dei Paduli. Ora il parco potrebbe divenire un vero e proprio ente, se si riuscisse a formalizzare lo speciale equilibrio realizzato tra popolazione, associazioni e amministrazioni: “L’esperienza dei Paduli stabilisce un modello alternativo, che nasce dal basso – ha spiegato Mauro Lazzari del Lua – ora, coerentemente con il percorso intrapreso, stiamo cercando di costruire una struttura che dia rappresentanza all’intera comunità”. 48 49
FROM THE PARTICIPATED URBAN LABORATORIES TO A COLLECTIVE ENTITY’S DREAM Parco dei Paduli doesn’t have a single identity, but it’s made of several private investitors united by common goals. The idea of the Paduli was born from the first Laboratory opened in 2003 by some students in S. Cassiano; the Park could become an istitution if it was possible to formalize the balance among citizens, NGOs and municipalities, that now represents a bottom-up management model.
IBEROTEL APULIA
resort
Vacanze da sogno Staccare la spina e concedersi attimi di pace e relax. Tutto questo è possibile in una delle location più suggestive del Salento.
Accoccolato fra ulivi secolari ed un’incantevole pineta, a due passi dal Parco Naturale di Ugento, sorge l’Iberotel Apulia, una fra le più belle strutture ricettive presenti in provincia di Lecce, Antistress Eco Resort 4 stelle. L’albergo si affaccia sul Mar Jonio ed è il luogo ideale per una vacanza all’insegna del relax. In tutto ci sono 333 camere, suddivise in 10 corti. La spiaggia è a disposizione degli ospiti così come le quattro piscine. Una vera e propria oasi per rigenerarsi a 50 51
contatto con la natura, coccolati da professionisti del settore, fra sport e trattamenti ad hoc per ritrovare la giusta armonia fra mente e corpo. La gamma di servizi è “all inclusive” e il fiore all’occhiello è la SPA con il centro benessere: 800 mq di paradiso. I clienti possono scegliere fra docce emozionali, sauna finlandese, bio-sauna, hammam, area relax con camino, piscina esterna con zone idromassaggio, 6 cabine per trattamento viso/corpo, da poter effettuare anche in coppia.
Non solo coccole e massaggi. Nella SPA, infatti, è presente anche la sala Fitness alla quale si accede liberamente. Vi sono, inoltre, appositi spazi dove praticare sport di ogni tipo: tennis, basket, beach volley, calcetto, badminton, bocce, ping-pong. E c’è anche la pineta, perfetta per percorsi jogging. Mens sana in corpore sano: questo il motto dell’Iberotel Apulia. La punta di diamante è un Anti Stress Coach che, con il suo team specializzato, accoglie
IBEROTEL APULIA ANTISTRESS RESORT Via Vicinale Fontanelle 73059 Marina di Ugento (LE). tel. +39 0833 931002 - fax +39 0833 933646 - www.iberotelapulia.com
gli ospiti e crea per loro un “Programma Anti Stress” su misura: dall’alimentazione (spremute, centrifughe, menù vegetariani) all’attività rilassante più adatta: yoga, pilates, nordic walking. Tutto è pensato per rendere unico il soggiorno dei clienti: una volta qui, il resto del mondo rimane fuori. La struttura, costruita con materiali naturali (prevale il tufo, la tipica pietra calcarea leccese che oltre ad essere elegante e sobria garantisce un ottimo isolamento acustico ed anche termico) si distingue anche per la sua vocazione ambientale
ed è, a tutti gli effetti, un Eco Resort. Posizionato all’interno di un’area protetta l’hotel, assecondando la sua eco-filosofia, rispetta l’ambiente. A partire dalla raccolta differenziata: in tutta la struttura, camere comprese, sono distribuiti cestini con contenitori diversi per la plastica, la carta, i metalli e il materiale non riciclabile. Non vi è alcuno spreco d’acqua grazie ad appositi impianti di depurazione. Prerogative, queste, che sono valsi a Iberotel Apulia la certificazione di Eco-Resort ed il premio “Tui Umwelt Champion” per l’ambiente ed il “Gold TraveLife Award”.
IBEROTEL APULIA PULL THE PLUG AND ENJOY MOMENTS OF RELAXATION. EVERYTHING IS POSSIBLE IN ONE OF SALENTO’S MOST EVOCATIVE LOCATIONS Nestled in the green, and close to the Natural Park of Ugento, stands the Iberotel Apulia, 4 star hotel, which overlooks the Ionian Sea and is the ideal place for a relaxing stay. 333 rooms divided in 10 courts, the beach and the four pools are available to guests. The range of services is “all inclusive” and the highlight is the SPA with the wellness center: 800 sqm of heaven, with the adjacent fitness room. There are also spaces for sports of all kinds.The Anti Stress Coach welcomes guests and creates “Anti-Stress programs” for them, from diets to activities. The structure, built with natural materials, distinguished itself for its environmental vocation; located within a protected area, the hotel respects the environment with separate collection and water treatment systems. These prerogatives have earned Iberotel Apulia the certification of Eco-Resort, the prize “Tui Umwelt Champion” for the environment, and the “ Gold Travelife Award.” In addition, guided tours in the hotel park are organized every week. Ideal for business meetings and team building, thanks to the “Meeting Centre”, the hotel has three large halls, for up to 320 people, and an amphitheater. Quiet and peaceful locations in a refined setting, because even conferences and conventions, here, have a different taste.
Inoltre, ogni settimana si susseguono visite guidate nel parco dell’albergo. Il progetto si chiama “Acqua e Macchia” ed è stato promosso da Avanguardie, un operatore che lavora nell’ambito della ricerca ed educazione ambientale. In origine un semplice esperimento, oggi una realtà ben consolidata che sottolinea il profilo virtuoso della struttura salentina. Ideale anche per incontri aziendali e team building, tanto grazie al “Meeting Centre”. “Viaggiare in squadra – dicono gli esperti – offre notevoli vantaggi. Crea coesione e migliora la collaborazione”. Ed è una location perfetta per organizzare incontri di lavoro. L’hotel dispone di tre ampie sale, che possono ospitare fino a 320 persone ed un anfiteatro. Un nuovo modo di fare meeting, in uno spazio aperto, polifunzionale ed innovativo. Location tranquille e silenziose, in un contesto raffinato, perché anche congressi e convegni, in questa struttura, hanno un sapore differente.
CULTURA
narrativa
La riscoperta dei luoghi: romanzi d’autore per vivere il Salento Il Tacco d’Italia stravolto e ricomposto dalla penna di tre autori esordienti che qui hanno ambientato i propri racconti
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di ilaria pellegrino/foto pierpaolo schiavone
Giuseppe Scrimieri è giunto in città. Lecce è sveglia e pronta ad accogliere l’estate, mentre gli oleandri che sanciscono l’imponenza dell’Arco di Trionfo emanano il loro dolce profumo fin dentro le aule dell’ateneo. L’auto guidata dal suo amico Andrea passa davanti ad un nugolo di studenti che parlano in maniera concitata della sessione d’esame prossima, poi prosegue su viale degli Studenti in direzione sud. Poco più avanti, oltre Porta Napoli, Pietro Sicuro aspetta l’ispettore Pace: è agitato e suda parecchio; tutt’intorno a lui il bianco del barocco è reso ancora più accecante dal sole che si riflette sulle vecchie case del centro storico. Non ci sono nuvole all’orizzonte, quelle sono nei cuori di Fausto, Rocco, Sandro e Antonia, che si chiedono cosa ne sarà di loro, che sono belli e fragili proprio come la pietra calcarea che mattone su mattone ha dato vita al fulcro della città. L’auto su cui si trovano Giuseppe ed Andrea corre sulla strada che porta più giù, ancora più a sud, verso Castro. Dai finestrini abbassati si susseguono le immagini della
costa, fotogrammi nitidi di un paesaggio che ancora non è stato svegliato da turisti e ragazzi che hanno chiuso con la scuola, almeno per i prossimi tre mesi. Da un lato i fichi d’india, gonfi d’acqua, sovrastano i muri a secco, mentre dall’altro, chilometro dopo chilometro, il mare si unisce al cielo e la sabbia diventa scogliera. Giuseppe e Andrea sono quasi arrivati a Torre del Fiume, un paese che non esiste ma che potrebbe essere una qualsiasi delle marine che disegnano i contorni del Salento. Tre libri, tre autori, che in queste terre hanno scelto di ambientare le proprie storie: un horror, I segreti della scogliera di Marco Esposito; un giallo, Per Giove! Di Paolo La Peruta; un romanzo di formazione, La MalaMara di Giuseppe Triarico. Prendere i luoghi di sempre e posarvi i propri personaggi con le rispettive storie, è una scelta naturale, qualcosa che non viene nemmeno decisa. Sono lì, proprio davanti gli occhi e la penna, le strade che si sono percorse da sempre, gli odori che si susseguono accompagnando meti-
Antonio Errico, nato a Sannicola di Lecce, è un dirigente scolastico-scrittore. “Viaggio a Finibusterrae – Il Salento fra passioni e confini”, esce nel 2014, edito da Manni Una guida d’autore per guardare a Lecce a al Salento con occhi nuovi. A.Errico, Sannicola di Lecce. “Viaggio a Finibusterrae – Il Salento fra passioni e confini” (2014, Manni Editor).
CULTURA
narrativa
DA UN LATO I FICHI D’INDIA, GONFI D’ACQUA, SOVRASTANO I MURI A SECCO, MENTRE DALL’ALTRO, CHILOMETRO DOPO CHILOMETRO, IL MARE SI UNISCE AL CIELO E LA SABBIA DIVENTA SCOGLIERA colosamente il percorso dei giorni fino a diventare profumo di sugo per i vicoli, alla domenica, mentre ci si incammina verso casa scortati dai rintocchi dei campanili. E la tradizione, croce e delizia di questa terra, quella stessa tradizione amata e bistrattata, ricercata soprattutto dai turisti, svanisce in questi romanzi, diventa una terra normale e per questo speciale: si spoglia dagli schemi stereotipati da provincia del Sud e libera il meglio dei segreti delle
vite che le strade e i bar custodiscono. Le storie del Sud diventano storie del mondo quando vengono catapultate dalla fantasia alla carta, passando per la realtà dei luoghi. C’è piazza Sant’Oronzo, proprio nel cuore di Lecce, dove il lettore può immaginare i protagonisti di questi romanzi correre sotto la pioggia in cerca di riparo, scontrarsi senza mai essersi incontrati. Giuseppe, Pietro, Fausto, Antonia, Rocco e Sandro potrebbero entrare in una delle ultime
Paolo La Peruta, 1973, nasce a Napoli. Vive a Lecce, dove da oltre un decennio gestisce il Caffè Letterario, uno dei punti di riferimento della città. Per Giove! (2013) è il suo primo romanzo, edito da Lupo Editore. Nel 2014 è vincitore del Premio Nazionale “Giallo Limone”. P. La Peruta, 1973, Naples. “Per Giove!” (2013, Lupo editor) is his first novel.
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osterie rimaste e ordinare pezzetti e vino e stare in mezzo ai lettori, seduti al tavolo affianco. La magia di una terra risiede, forse, nella sua propensione a raccogliere le storie, vere o immaginarie che siano, ed esaltarle, se non addirittura esasperarle, come succede a chi ha un legame così intenso con i luoghi natii, un legame che i salentini sentono senza alcun dubbio e che no, non è semplice amor di patria, ma un cordone ombelicale doloroso da tagliare nel quale scorrono la vita del paese e la Marco Esposito, 1983, nasce e vive a Lecce. Inizia a scrivere a 11 anni. I Segreti della Scogliera è il suo primo romanzo Pubblicato grazie ad una campagna di crowdfunding Esce nel 2014, edito da Lupo Editore. M. Esposito, 1983, Lecce. “I Segreti della Scogliera” is his first novel (2014, Lupo Editor).
voglia di conquistare il mondo. Il Salento è un paese cosmopolita dove il proprietario di un bar indaga, da solo e disperato, sulla morte della giovane Ilenia e proprio dietro quel bar ci sono ancora le Giravolte con le sue ultime donne di mondo che stendono i panni fuori quando dentro vendono un po’ d’amore. Pietro Sicuro inforca la vespa e paese dopo paese la sua ricerca della verità lo porta fin dentro il cuore della Grecìa, in una masseria biologica portata avanti da giovani un po’ hippie e un po’ contadini. Ancora più giù, a Torre del Fiume, Giuseppe Scrimieri è tornato a combattere con i demoni di un paese che non vuole cedere alla verità, in cui il tempo sembra essersi fermato e tinge tutto di tonalità scure, nonostante il mare fresco e blu, che ogni giorno, senza sosta, si infrange sull’antica scogliera, quella che continua, frastagliandosi, fino alla fine della terra: “Finibusterrae è una nostalgia che la scrittura cerca di alleviare. Ma è una nostalgia di cose mai state, di una piccola immensa patria mai perduta perché mai davvero
CULTURA
narrativa abitata. Allora Finibusterrae è un luogo irriconoscibile, incomparabile. Forse irreale. Forse è soltanto il luogo di una memoria inventata […]”*. Questo è il luogo in cui i quattro ragazzi di Triarico non sanno cosa diventeranno e se resteranno. Ma è anche
l’approdo delle penne di giovani e vecchi scrittori che nei posti da sempre vissuti catapultano le proprie storie per ridare a chi qui ci vive o soltanto ci passa una nuova visione della terra fra i due mari. *(da Viaggio a Finibusterrae di Antonio Errico)
REDISCOVERY OF THE PLACES: AUTHOR NOVELS TO LIVE SALENTO THE HEEL OF ITALY, AS TOLD FROM THE PEN OF THREE EMERGING AUTHORS WHO HAVE CHOSEN SALENTO FOR THEIR STORIES
Giuseppe Triarico, 1977, nasce a Bari ma cresce a Lecce. Attualmente si divide tra i due apici della Puglia. La MalaMara è il suo primo, intenso romanzo, edito da Lupo Editore, 2011. G.Triarico, 1977, Bari. “La MalaMara” is his first novel (2011, Lupo Editor).
“Giuseppe Scrimieri has come to town. The car driven by his friend Andrea passes in front of a crowd of students, then continues on the avenue of Students southbound. The car runs on the road to Castro. On one side the Indian figs, swollen with water, overlooking the dry stone walls, while on the other, the sea meets the sky and the sand becomes cliff.” Giuseppe and Andrea are almost at Torre del Fiume, a country that doesn’t exist, but that could very well be any of the marinas drawing the outlines of Salento. Three authors have chosen Salento as the set for their novels: an horror, I segreti della scogliera by M. Esposito; a thriller, Per Giove! by P. La Peruta and an educational novel, La MalaMara by G. Triarico. In these novels, the tradition fades and Salento becomes a normal land. The stories of the south become stories of the world when they are thrown from fantasy to paper, passing through the reality of places.
LA MAGIA DI UNA TERRA RISIEDE, FORSE, NELLA SUA PROPENSIONE A RACCOGLIERE LE STORIE, VERE O IMMAGINARIE CHE SIANO, ED ESALTARLE, SE NON ADDIRITTURA ESASPERARLE
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365 GIORNI NEL SALENTO
sociaL contest
1ยบ CLASSIFICATO - ROBERTA RANIERI (@SHERLOCKFALL) - PORTO SELVAGGIO
IL CONTEST FOTOGRAFICO
DI 365 GIORNI NEL SALENTO IN COLLABORAZIONE CON @IGERSLECCE NON SOLO MARE, I PARTECIPANTI HANNO COLTO GLI ANGOLI PIร BELLI DEL TERRITORIO 58 59
2º CLASSIFICATO - RAFFAELE MARTANO (@ILSALENTODALLALTO) - GROTTA DELLA POESIA (O POSÌA)
Entusiasmante la risposta degli utenti al concorso fotografico lanciato da “365 giorni nel Salento” denominato “Shots Salento” ed organizzato in collaborazione con @igerslecce. Partecipare è stato facilissimo: bastava postare una foto su Instragram o Facebook, con l’hashtag #365giorninelsalento e attendere i “mi piace” degli altri utenti. Un caleidoscopio di immagini, colori, sfumature e forme. Primi piani, panoramiche, dettagli. Un clic per racchiudere, nella cornice dello sguardo, i tesori più belli custoditi nello scrigno di questa terra. Oltre mille post hanno colorato le pagine di Instagram. Foto stupende che hanno permesso di conoscere il Salento attraverso gli occhi di chi lo ama, seguendo un racconto fatto di immagini e di emozioni. La foto regina, quella che ha raggiunto la vetta della classifica spinta dall’approvazione degli internauti, porta la firma di Roberta Ranieri (@sherlockfall), studentessa barese con la passione per la fotografia e per il Salento, per Porto Selvaggio in particolare. Il suo obiettivo ha catturato un
piccolo angolo di paradiso, dove la natura conserva intatta la sua indole primitiva, incontaminata. A contrastare le asperità della scogliera c’è il mare; il suo azzurro limpido arricchisce di riflessi e luce il verde della macchia adagiata sulla scogliera. Al secondo posto si è classificato Raffaele Martano (@ilsalentodallalto), con uno scatto dall’alto della grotta della Poesia (o Posìa) a Roca, mentre al terzo Ludovica Bozza (@ludovicabozza), con una foto in bianco e nero scattata nei giardini pubblici di Lecce. Ma il Salento non è solo mare. Nell’album del contest trovano spazio anche volti, strade, chiese, masserie, castelli, angoli di città, piatti tipici, tramonti, albe e momenti di festa. Tutto parla di questa terra. Segno che lo spirito del concorso è stato recepito da quanti hanno voluto dare il proprio contributo.
365 GIORNI NEL SALENTO’S PHOTO CONTEST IN COLLABORATION WITH @IGERSLECCE NOT ONLY SEA, THE PARTICIPANTS HAVE IMMORTALIZED THE MOST BEAUTIFUL CORNERS OF THE TERRITORY Exciting was the users’ response in the photo contest launched by “365 giorni nel Salento” called “Shots Salento” and organized in collaboration with @igerslecce. To participate, users simply had to their photo on Facebook or Instragram with the hashtag #365giorninelsalento, and wait for the “likes”. The winning photo was taken by Roberta Ranieri (@sherlockfall), student from Bari with a passion for photography and Salento, Porto Selvaggio in particular. Her lens have captured a piece of paradise, where nature still retains its primitive nature. In second place came Raffaele Martano (@ilsalentodallalto), with a shot from the top of a cliff and a body of water dug in the rocks, and in third place Ludovica Bozza (@ludovicabozza), with a black & white photo taken in the public gardens of Lecce
3º CLASSIFICATO - LUDOVICA BOZZA (@LUDOVICABOZZA) - GIARDINI PUBBLICI DI LECCE
365 GIORNI NEL SALENTO
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Successo per il Btm, il primo evento dedicato al turismo a Lecce Continua il lavoro di promozione del territorio da parte dell’agenzia Password Ad Un’intera giornata dedicata al turismo, incontri con esperti del settore per conoscere le novità, i progetti e le attività di promozione. Tutto questo e altro ancora è stato il BTM, Business Tourism Management, di scena a Lecce, lo scorso 28 febbraio, nelle sale del Castello Carlo V. Professionisti del settore, responsabili delle più grandi aziende nazionali ed internazionali, buyers e influencers marketing, tour operator a confronto per fare il punto della situazione ed avviare collaborazioni interessanti. Tra i relatori ci sono stati top manager delle più importanti aziende del turismo, gli esponenti di Aeroporti di Puglia e delle compagnie aeree Air Berlin e Air Dolomiti, i rappresentanti istituzionali di Puglia Promozione, gli esperti per la formazione turistica Arfotur Milano e alcuni tra i professionisti
nazionali del social media strategy. È stato il primo evento del genere a Lecce. Un incontro fra domanda e offerta utile per dare un impulso senza precedenti ad uno dei segmenti fondamentali per l’economia salentina, e il risultato ha dato grandi soddisfazioni, in primis per il numero delle presenze, ma anche e soprattutto per i contenuti. Un altro grande traguardo raggiunto da Password Ad Srl e dal progetto di promozione del territorio “365 Giorni nel Salento”. Visitatori, curiosi e operatori del settore hanno potuto seguire incontri su strategie commerciali, marketing e promozione, testimonianze di modelli di business vincenti e tutto quello che offriva il ricco programma del Workshop “Optimize Your Business With Sales Strategy Actions”. “Ideare ed organizzare il BTM – ha commen-
tato Nevio D’Arpa, amministratore unico di Password Ad Srl - è stato un punto di arrivo importante dopo anni di duro lavoro nel settore, ma allo stesso tempo rappresenta un nuovo inizio, un altro percorso da sviluppare assieme a tutti gli operatori del territorio. L’obiettivo naturalmente è mantenere alto l’appeal che il Salento e la Puglia in generale hanno sui turisti, offrendo servizi di qualità”. Il successo dell’iniziativa, patrocinata dal Comune di Lecce, Provincia di Lecce, Camera di Commercio e Regione Puglia, ha reso ancora più forte il legame tra Password Ad Srl, aziende e istituzioni che da sempre hanno creduto nel progetto. Il lavoro di promozione, però, non si esaurisce in un solo evento. Il progetto “365 Giorni nel Salento” continua ad essere presentato nelle tante fiere di settore italiane ed este-
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re: Milano, ovviamente, e poi Barcellona, Valladolid, Londra, Berlino, Mosca, tanto per citarne alcune. Il portale, www.365giorninelsalento.it offre qualcosa di più agli utenti. Non è una semplice guida. Navigando tra foto, filmati ed articoli, è possibile reperire tutte le informazioni necessarie, e sempre aggiornate, sulle località da visitare, su tutte le attività legate all’accoglienza, al tempo libero, ai servizi. Tra le sezioni da visitare c’è “Occhio alle spiagge”: 13 webcam permettono di vedere, in tempo reale, le condizioni meteo delle marine. Sia sullo Ionio che sull’Adriatico. Gli utenti possono così programmare la propria giornata al mare senza incorrere in spiacevoli sorprese. L’app è disponibile per Android e IOS. Notizie utili per i turisti, certamente, ma anche per gli stessi salentini e pugliesi che amano la propria terra e che, attraverso il sito, possono scoprire il
volto nuovo di un universo comunque a loro familiare. Da qui l’idea di offrire all’utente un servizio aggiuntivo: dare, a chi segue il progetto, la possibilità di organizzare una vacanza su misura. Con un semplice clic. L’accesso diretto con le strutture ricettive, sempre passando per il portale, permetterà al visitatore di scegliere quella più adatta alle proprie esigenze. Basterà aprire l’apposita finestra per organizzare il viaggio dei sogni. Nelle pagine delle strutture affiliate ci sarà un apposito spazio nel quale poter effettuare la ricerca in base al periodo di soggiorno, numero di camere e numero di persone. Il sistema in automatico consiglierà la soluzione migliore, lasciando comunque la possibilità al turista di scegliere numero, tipologia di camere e servizi. Chi volesse entrate in contatto con questo universo, non solo può affidarsi ad internet e al mondo social (Facebook,
Twitter, Instagram, Google Plus, Youtube, Pinterest, Linkedin, Tumblr e Foursquare) ma può farlo anche fisicamente. A Lecce (in Piazza S. Oronzo e in Piazza Arco di Trionfo, a due passi da Porta Napoli) e da poco anche nell’aeroporto Papola Casale di Brindisi, ci sono info-point dov’è reperibile il materiale con tutte le informazioni relative al progetto “365 giorni nel Salento”. Fondamentale, per la piattaforma brindisina, in una location strategica e cruciale come quella dell’aeroporto, il protocollo d’intesa fra Password AD srl, Assonautica e Camera di Commercio di Brindisi.
GREAT SUCCESS FOR THE BTM, FIRST REGIONAL TOURISM EVENT IN LECCE THE WORK TO PROMOTE THE AREA BY THE AGENCY PASSWORD AD LTD CONTINUES An entire day dedicated to tourism, meetings with industry experts for news, projects and promotional activities. This and more at the BTM in Carlo V castle’s halls in Lecce, on February 26. Among the speakers, the representatives of Apulia Airports, Air Berlin and Air Dolomiti, the institutional representatives of Puglia Promozione, the experts for tourism training of Arfotur Milan and more. It’s been the first event of its kind in Lecce and another milestone reached by Password Ad Ltd and the project “365 giorni nel Salento”. “Devising and organizing the BTM – said Nevio D’Arpa, CEO of Password Ad Ltd – has been an important goal after years of hard work, but it also represents a new beginning, with the objective of maintaining the high appeal that Salento and Apulia have on tourists, offering quality services”. The initiative’s success, sponsored by the City of Lecce, Lecce’s Province, Chamber of Commerce and the Apulia Region, has established an stronger bond between Password Ad Ltd and those who have believed in the project. The project “365 giorni nel Salento” continues to be introduced in the main Italian and foreign trade fairs. The portal www.365giorninelsalento.it offers the service “ Occhio alle spiagge “: 13 webcams pointing at the Ionian and Adriatic coasts, to plan a day at the beach. The app is available for Android and IOS. Hence, the idea to give the users the possibility to organize a customized holiday, with one click. In Lecce (in Piazza S. Oronzo and Piazza Arco di Trionfo) and recently also at Brindisi’s airport “Papola Casale”, there are info points with all the available material related to the project “365 giorni nel Salento”.
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Ambiente e lavoro, la sfida è “eco” “Con le mie sole due mani posso cambiare il mondo” canta Ben Harper. È un invito a rivolgere lo sguardo alla propria terra e rimboccarsi le maniche per preservarla. Nel Salento c’è chi questa sfida l’ha accettata, un gruppo di ragazzi che ha deciso di trasformare in lavoro la propria passione per l’ambiente. Parliamo de Il Formicaio, Le Miriadi49 ed Ecofesta Puglia. Giovani ma con in testa un’idea ben chiara: “Questo territorio è nostro e a difenderlo ci pensiamo noi”.
IL FORMICAIO. CONDIVISIONE E BENESSERE COLLETTIVO Nel 2010 nasce Il Formicaio, associazione sorta con lo scopo di informare circa gli squilibri socio-ambientali del territorio. Il gruppo ha dato vita a quello che oggi è conosciuto come il Bazar del dono, spazio in cui è possibile donare e scambiare ciò di cui non si ha più bisogno e prendere ciò che piace, senza necessariamente lasciare qualcosa in cambio. Il progetto si basa sull’economia del dono; parliamo di baratto, dunque? Non esattamente: la differenza sta nel fatto che mentre nel baratto si assegna un valore all’oggetto, perché si scambia tramite equivalenti, nell’economia del dono non
si assegna un valore monetario all’oggetto che si possiede. Si tratta di un progetto eco-solidale e non puramente sociale, di cui il Bazar è il punto focale; infatti, riutilizzando gli oggetti, o anche trasformandoli in maniera creativa, è possibile ridurre la quantità di rifiuti che giunge in discarica. Oggi, il Bazar del dono è ubicato in Via Zanardelli 22, nel pieno centro commerciale di Lecce. La sfida è cercare di instaurare un circolo di buone pratiche che vada al di là del Bazar stesso. Il Formicaio, infatti, è anche altro: dagli eventi a scopo socio-ambientale, ai convegni scientifici con esperti di livello internazionale, sono diverse le attività messe in atto in questi anni, anche grazie alla sinergia con le altre associazioni presenti sul territorio.
LEMIRIADI49. MUSICA E AMBIENTE CON IL GREEN SOUND FESTIVAL Nasce sui banchi dell’Università del Salento l’associazione LeMiriadi49, volta a favorire il turismo responsabile e a promuovere stili di vita sostenibili basati sulla reciprocità. Nel 2010, questi ragazzi danno vita al Green Sound Festival, evento di sensibilizzazione ambientale basato sulla regola delle “quattro R” – Riduzione, Riutilizzo, Riciclo e Recupero – che si propone di informare il pubblico sulle questioni ambientali che interessano il territorio, sfruttando le arti e il loro grande impatto comunicativo. Eco-musica, Eco-cinema, Eco-fotografia sono alcuni tra i 64 65
di federica nastasia/foto brizzo - dino maglie - staff lecce 2019
NEL BAZAR DEL DONO È POSSIBILE DONARE E SCAMBIARE CIÒ DI CUI NON SI HA PIÙ BISOGNO E PRENDERE CIÒ CHE PIACE, SENZA NECESSARIAMENTE LASCIARE QUALCOSA IN CAMBIO linguaggi che hanno animato il Green Sound in questi anni, riscuotendo un grande successo di pubblico. L’edizione 2014 ha visto, tra l’altro, la collaborazione de LeMiriadi49 con Il Formicaio e con CoolClub, entrando a far parte della programmazione del Sud Est Indipendente, rassegna che ha portato nella provincia di Lecce alcune tra le più interessanti sonorità del panorama musicale italiano ed internazionale. Per il terzo anno consecutivo, il festival è stato capofila di Social Sounds che dal 2012 è l’unica rete di eventi in Italia basata su principi di responsabilità sociale ed etica. Green Sound, inoltre, ha aderito al progetto di candidatura Lecce 2019 nell’ambito degli obiettivi Edutopia ed Ecotopia.
ECOFESTA PUGLIA: RIDURRE, DIFFERENZIARE, INFORMARE Sagre, concerti e festival sono gli eventi di punta della stagione estiva salentina, ma esiste un amaro rovescio della medaglia, le tonnellate e tonnellate di rifiuti indifferenziati prodotti. Da questa osservazione nasce il marchio Ecofesta Puglia: certificazione volontaria vincitrice del bando Smart
LIFESTYLE
ecososteniBiLita’
SAGRE, CONCERTI E FESTIVAL SONO GLI EVENTI DI PUNTA DELLA STAGIONE ESTIVA, MA ESISTE UN AMARO ROVESCIO DELLA MEDAGLIA, LE TONNELLATE DI RIFIUTI INDIFFERENZIATI PRODOTTI
Cities and Communities and Social Innovation. Il progetto “La Tradizione fa Eco – modello di sostenibilità per innovare la tradizione e rivoluzionare gli eventi pugliesi” ha avuto successo, tanto da ricevere a sua volta la certificazione ISO 20121 – standard internazionale dei sistemi di gestione per la sostenibilità degli eventi. Stoviglie biodegradabili, produzione di compost in loco e raccolta differenziata monitorata dagli informatori ecologici, hanno animato quest’anno anche la Fòcara di Novoli, dove è stata lanciata la campagna di sensibilizzazione “Differenzia la Fòcara – Porta la sporta”, per contribuire a rendere ecofriendly uno degli eventi più significativi dell’inverno salentino. Un “eco-intervento” perfettamente strutturato, insomma, e adattato alle esigenze specifiche e alle criticità logistiche di ogni singolo evento. ENVIRONMENT AND WORK, AN “ECO” CHALLENGE THE STORY OF THREE GROUPS OF YOUNG ENVIRONMENTALISTS WHO TURNED A PASSION INTO A PROFESSION. AND THE TERRITORY IS THANKFUL “I can change the world, with my own two hands”sings Ben Harper. It’s an invitation to roll up our sleeves to preserve the homeland. In Salento, a group of young people accepted this challenge” IL FORMICAIO. SHARING AND COLLECTIVE WELFARE
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It was born in 2010. The association created the “Bazar del dono”, a place where it’s possible to take, donate or exchange various items: by reusing the items, or by transforming them, it’s possible to reduce the quantity of waste produced. Bazar is in Via Zanardelli 22. LEMIRIADI49. MUSIC AND ENVIRONMENT WITH THE GREEN SOUND FESTIVAL The association aims to promote responsible tourism and fosters sustainable lifestyles, and in 2010 was created Green Sound Festival, event of
environmental awareness. Eco-music/movies/photography have animated the last years of Green Sound, with great success among public. ECOFESTA PUGLIA: REDUCE, DIFFERENTIATE, INFORM The project aims to spread a model of sustainability for the traditional events of Salento. It’s been awarded with the ISO 20121 certification -international standard for the sustainability events. At the Fòcara of Novoli, an echologic awareness campaign has been launched.
APERTI A PRANZO SERATE CON MUSICA LIVE via Maremonti, 41 - LECCE tel. +39 0832 1810125 info e prenotazioni: Vincenzo : +39 331 5875964 Marco : +39 329 6190022 www.off-sidelecce.it - offsidelecce@gmail.com Off-Side-Lecce
TRADIZIONE
sapori
È PASQUA, ECCE AGNUS
Elemento centrale della tradizione culinaria, l’agnello è allevato in maniera rigorosamente naturale
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di jlenia m. gigante/foto pierpaolo schiavone
CHE SIA IL DOLCE AGNELLINO DI PASTA DI MANDORLA O L’INGREDIENTE DEL PIATTO DI PORTATA, LA SUA PRESENZA SULLE TAVOLE È UNA CERTEZZA
“Ecce agnus dei!”. L’invocazione liturgica pronunciata al culmine del rito cattolico si riflette nella gastronomia salentina della Pasqua. E l’agnello – simbolo dell’amore divino offerto in sacrificio per la redenzione umana – riempie i piatti della festa e appaga il gusto dopo la quarantena di magro. Nel nome della tradizione, a Lecce e dintorni l’agnello a Pasqua non può mancare: che sia di pasta di mandorla o l’ingrediente del piatto di portata, la sua presenza sulle tavole è scontata. Certo, se ne consuma meno rispetto al passato. Il gusto intenso e pronunciato delle sue carni non è facilmente apprezzato. Per questo, suoi compagni di preparazione sono le erbe della macchia mediterranea – salvia, rosmarino, alloro – il vino bianco secco
per ingentilirne la persistenza aromatica e le patate per arrotondarne il gusto. Non bisogna, però, dimenticare che – come ricorda il gastronomo Luigi Sada – l’agnello è alla base di molti secondi di carne della cucina locale. Almeno una decina sono le ricette della tradizione e, quasi tutte, legate a un nome vernacolare. Mbotu, turciniddhi/gnummarieddhi, agnulieddhu allu furnu: sono testimonianze che l’agnello, nel Salento, è una consuetudine sedimentata quanto i muretti a secco nelle aree rurali a ridosso dei paesi. Lì dove ancora si aggira qualche gregge di pecore e capre al pascolo. Sì, perché, gli allevamenti ovicaprini ci sono da quando questo lembo di terra si chiamava Messapia. Attualmente il numero dei capi sul territorio, secondo
IT’S EASTER, ECCE AGNUS MAIN ELEMENT OF THE CULINARY TRADITION, THE LAMB IS RAISED IN A STRICTLY NATURAL MANNER “Ecce agnus dei!” (Lamb of God) is the liturgical invocation pronounced at the peak of the Catholic rite that is reflected in the cuisine of Salento’s Easter. We decided to offer you two recipes of average difficulty, a first and a second dish, for 4/6 people.
le ultime stime dell’APA (Ass. Provinciale Allevatori), si aggira intorno alle 51mila unità per gli ovini e poco meno di 15mila per i caprini, usati prevalentemente per la produzione casearia. Pochi sono gli agnellini “da latte” destinati alla macellazione. Quel che conta sapere è che “si tratta di un ingrediente stagionale, a km 0, allevato in modo naturale, ben distante da un’ottica industriale” – racconta l’allevatrice Rosalba Mancarella – “perché dell’agnello si deve mangiare tutto”. Come capita per i turcinieddhi (involtini di interiora, insaccati nel retino intestinale e chiusi con il budellino), la chicca culinaria più tipica, ma anche la più complicata da preparare per la delicatezza degli ingredienti che rischiano di sfaldarsi durante la pulizia. Comunque, per darvi modo di assaporare l’agnello di Pasqua, abbiamo pensato di proporvi due ricette mediamente difficili – un primo e un secondo – in grado di riproporre gli antichi sapori della tradizione e soddisfare anche un gusto più moderno.
TRADIZIONE
sapori
SAGNE TORTE COL SUGO DI AGNELLO/ SAGNE TORTE WITH LAMB GRAVY La ricetta del passato suggerita dall’allevatrice Rosalba Mancarella 1 kg di sagne torte 1,5 kg di agnello (coscia) 1 cipolla e 1 spicchio di aglio 1,5 l di passata di pomodoro 150 gr di formaggio pecorino grattugiato Olio extravergine di oliva e sale q.b. In una pentola versare un bicchiere di olio per soffriggere la cipolla affettata sottile e lo spicchio di aglio. Adagiare l’agnello a pezzi e farlo dorare in modo uniforme. Aggiungere un po’ di acqua calda e continuare la cottura per un’ora circa. Versare la passata di pomodoro quanto basta per coprire l’agnello. Cuocere per circa 15 min. Condire con questo sugo le sagne torte cotte al dente e aggiungere una spolverata abbondante di formaggio pecorino grattugiato. Servire le sagne accompagnandole con la carne di agnello.
A recipe of the past, proposed by the breeder Rosalba Mancarella: 1 kg sagne torte 1,5kg lamb (leg) 1 onion 1 clove of garlic 1,5l tomato puree 150 gr grated pecorino cheese Extravirgin olive oil and salt to taste In a saucepan, pour a glass of oil to fry the sliced onion and a thin clove of garlic. Lay the lamb pieces and brown it evenly. Add a little hot water and continue cooking for about an hour. Pour just enough tomato sauce to cover the lamb. Bake for about 15 min. Season with this gravy the sagne torte cooked al dente and add a generous sprinkling of grated pecorino cheese. Serve the sagne accompanying them with the lamb.
La ricetta di sempre a firma del ristoratore Carmine Savogni Agnello al forno 1 kg di agnello 1 kg di patate 2 spicchi di aglio 3/4 foglie di alloro secco 1 rametto di timo, 2 di rosmarino 1 bicchiere di vino bianco secco Sale e pepe q.b. A parte ingredienti per marinatura Marinare l’agnello a pezzi per 24 ore circa nel vino bianco e aromi tritati. Tagliare le patate a cubetti e adagiarle sulla carta forno sistemata nella teglia. Infarinare con della farina di grano duro ciascun pezzo di agnello marinato e porlo sulle patate, ponendo nel mezzo gli aromi interi (aglio sbucciato, foglie di alloro). Aggiungere un filo di olio extravergine e infornare a 180° per 1 h e 50 min. Si consiglia, ogni tanto, di girare i pezzi di agnello perché i sughi di cottura ne insaporiscano le carni. Togliere dal forno, aggiungere una spolverata di aromi e versare il sugo di cottura. Lasciare rassettare, coperto con della carta alluminio per 5 min. Suggerimento: Riporre una piccola teglia piena di acqua in un angolo del forno consente di evitare che le carni dell’agnello si secchino. *le dosi si intendono mediamente per 4/6 persone
The recipe signed by restaurateur Carmine Savogni: Baked lamb 1 kg lamb 1 kg potatoes 2 cloves of garlic 3/4 dry bay leaves 1 sprig of thyme, 2 of rosmary 1 glass of dry white wine Salt and pepper to taste Ingredients for marinating are separated. Marinate the lamb into pieces for about 24 hours in white wine and chopped herbs. Cut the potatoes into cubes and place them on baking paper in a pan. Cover with whole wheat flour each piece of lamb and place it over the potatoes, placing herbs in the middle (peeled garlic, bay leaves). Add a drizzle of olive oil and bake at 180 degrees for 1 hour and 50 min. We recommend, every so often, to turn the lamb to let the cooking juices flavor the meat. Remove from oven, add a sprinkling of herbs and pour the cooking sauce. Let everything stand, covered with aluminum paper for 5 min. Tip: Placing a small pan full of water in a corner of the oven prevents the meat from drying out.
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LINCIANO LIQUORS
vini e Liquori
Blend di passione e spirito di impresa Passione coniugata a tenacia imprenditoriale rende, ieri come oggi, Linciano Liquors il punto di riferimento del buon bere leccese
Oltre sessanta anni di attività e non dimostrarli. Passione in blend a un caparbio spirito imprenditoriale è il segreto della Linciano Liquors, storico punto di riferimento del buon bere leccese. A guidarla Tonino Linciano – enotecario di lungo corso – che, affiancato da uno staff dinamico, propone ogni anno le migliori novità del beverage e solletica il gusto della clientela con degustazioni mirate. Se il 2014 si è chiuso con la Linciano Liquors protagonista di diversi eventi di grande effetto, non resta che verificare quali novità Tonino Linciano riserva per l’anno in corso. L’anno passato ha visto, a firma Linciano, un masterclass sul gin a cura 72 73
di Fabio Bacchi, la quinta edizione del wine tasting e, in ultimo, un seminario su un’importante azienda del Soave Classico in collaborazione con la delegazione AIS di Lecce. Quali sorprese state preparando per l’anno in corso? “Quest’anno sarà segnato dalla rivalutazione dei brand storici, a partire da un’azienda del Salento che ha contribuito a scrivere la storia di qualità del negroamaro. Presenteremo in anteprima mondiale una verticale della sua etichetta immagine. Il nome? Diciamo solo che Veronelli lo designò tra i migliori vini italiani. Poi, considerato che il territorio nell’ultimo periodo sta proponendo dei bianchi interessanti, stiamo lavorando ad una degustazione
di annate storiche di bianco di Alessano con un’azienda che in Valle d’Itria fa la differenza. Ultima chicca che vi riveliamo sarà un tasting di vini francesi con la Maison Paillard. Un evento, quest’ultimo, che ci entusiasma anche per la recente acquisizione da parte del patrono della maison - Bruno Paillard - insieme a Luciano Benetton di alcune quote di Cuzziol Grandi Vini, il gruppo che noi siamo orgogliosi di rappresentare nel Salento”. A breve presenterete il nuovo listino: un vero e proprio magazine che, oltre a prodotti e prezzi, offre contenuti accattivanti per ogni categoria del beverage. Perché questa scelta? “Perché la comunicazione e la trasparenza
LINCIANO LIQUORS SRL Via Duca degli Abruzzi 59/61, 73100 Lecce (LE) tel. +39 0832 331968 - fax +39 0832 241211 - info@lincianovini.it - www.lincianovini.it
A BLEND OF PASSION AND ENTREPRENEURIAL SPIRIT LINCIANO LIQUORS, THE LANDMARK OF GOOD DRINKING OF LECCE With over sixty years of activity, Linciano Liquors, historic landmark of good drinking of Lecce, is led by Tonino Linciano, who’s answered some questions for us. What surprises are you preparing for the current year? This year will re-evaluate the historical brands, starting from Negroamaro; a tasting of historic vintages of Alessano’s white and a tasting of French wines with the Maison Paillard. Soon you will present a magazine that, in addition to products and prices, will offer contents for each beverage category, why? Because communication and transparency are the basis of all business relationships that we intend to establish. What will be the new things to discover for wine, liqueurs and spirits? This year the trend goes towards bubbles and rosé. Our philosophy is aimed to offer only quality products, far from commercial profiles. Magnum and Jeroboam are loved among wine lovers. Does his apply only to fans or also to newcomers? A wine bottled in a Magnum expresses its qualities at its best, so, it’s a good buy for everyone. Linciano Liquors’ gastronomic offer is always a delicious temptation of high-end products at a good price. Which selections are you going to use in 2015? The growing interest of consumers towards international tastes and alternative cuisines deserves to be satisfied with an excellent selection of raw materials.
sono alla base di tutti i rapporti commerciali che intendiamo instaurare”. Quali saranno nel 2015 le novità più interessanti da scoprire per il vino e quali per liquori e distillati? “Anche quest’anno la tendenza spinge verso le bollicine e i rosati. La nostra filosofia è, comunque, tesa a proporre solo prodotti di qualità, lontani da profili troppo commerciali. Sui distillati, purtroppo, c’è un calo dovuto anche alle sanzioni automobilistiche. La richiesta, però, vuole solo prodotti di buon profilo da consumare sia lisci che in miscelazione”. C’è un ritorno di attenzione al packaging: magnum e jeroboam spopolano tra i winelovers. Sono un colpo d’occhio solo per gli appassionati o un richiamo ad effetto anche per la nuova clientela, in particolare, per le nuove generazioni? “È un dato di fatto che il vino imbottigliato in una magnum esprima al meglio le sue qualità. Oltre a colpire l’occhio, quindi, è realmente un buon acquisto. Quanto ai giovani, invece, è decisamente
sorprendente scoprire che, al di là delle apparenze, tendono consapevolmente alla qualità. Si vede che li alleviamo da piccoli a bere bene”. L’offerta gastronomica della Linciano Liquors è sempre una golosa tentazione di prodotti di alta gamma a buon prezzo. Con quali selezioni stu-
pirete la vostra clientela nel 2015? “Continueremo a riservare grande attenzione alle spezie, alle diverse tipologie di sale e pepe. L’interesse crescente dei consumatori verso gusti internazionali e cucine alternative merita di essere soddisfatto con una selezione eccellente di materie prime”.
SPUMONCINO AVIO
geLato artigianaLe
Tradizione, innovazione, fantasia e tanta passione Classici, sfiziosi e salentini: tanti gusti per accontentare anche i palati più esigenti. Gli Spumoncini Avio sono un’esplosione di sapore e fantasia. Provare per credere Non è semplicemente un gelato. Lo Spumoncino Avio è qualcosa di più. È un’esperienza sensoriale. Sul mercato da pochi anni, ha conquistato anche i palati più esigenti. Per capire di cosa stiamo parlando basterebbe assaggiarne uno. Lasciare che il sapore, la delicatezza e la bontà giochino con le nostre papille gustative. Solo così ci si può davvero addentrare in questo universo dove il piacere cammina a braccetto con la qualità. Nasce in casa Avio, dall’intuito imprenditoriale, e perché no, anche goloso, di Luca Quarta che, unendo tradizione e 74 75
innovazione, ha rivisitato il tipico gelato salentino rendendolo unico nella forma e soprattutto nel gusto. Sua l’idea di creare un formato monoporzione e di dare vita ad una serie di abbinamenti che variano dai classici nocciola-pistacchio, o nocciola-cioccolato, all’esotico cubano (rum e cioccolato fondente), passando per quelli che esaltano i sapori tipicamente salentini (pasticciotto e affini). Conosciuti ed apprezzati a Lecce e provincia, gli Spumoncini Avio hanno conquistato numerosi estimatori anche fuori dai confini pugliesi.
Tanti gusti per tanti palati. Si va dai classici, cioè quelli legati alla tradizione, ai salentini (ispirati a ricette tipiche di questa terra) passando per gli sfiziosi, con note caraibiche e sapori esotici come, per esempio, lo spumoncino al limone e maracuja. Da perdere la testa. “L’idea della monoporzione – spiega Luca Quarta, amministratore di Avio Sas – è legata più che altro ad un concetto di praticità. Sono prodotti destinati soprattutto alla ristorazione e così ho pensato ad un formato semplice e anche comodo per assaporare il classico spumone senza
AVIO SAS DI LUCA QUARTA Viale Slovenia, 2 Zona Industriale, 73100 Lecce tel. +39 0832 279499 - www.aviosas.it - www.spumoncino.it Spumoncino Avio
doverlo ridurre in parti da dividere con altri commensali. L’idea, invece, di coniugare i gusti tradizionali con quelli legati ai prodotti locali (fichi, copeta, paticciotto, mustazzolo, per esempio, o mandorla e caffè, rivisitando il concetto del caffè in ghiaccio con, appunto, il latte di mandorla) nasce dal desiderio di esaltare la tradizione di questa terra”. Gli Spumoncini Avio nascono per la ristorazione ma, a onor del vero, va detto che anche al dettaglio hanno conquistato una fetta importante di appassionati tanto che nel punto vendita Avio Selezione in Via Fazzi 35, a Lecce, sono a disposizione di tutti. Il segreto di questo successo? Si spiega in due parole: passione e qualità. “La passione è l’ingrediente principale di ogni nostro prodotto – afferma Luca Quarta – ed è un sentimento che ho trasmesso anche ai miei collaboratori. Ogni pezzo è pensato, creato e curato come se fosse unico. Così come è unica la qualità degli ingredienti che utilizziamo”. Mentre
lo dice gli brillano gli occhi e aggiunge: “È quasi una magia”. Se Luca è la mente, fonte inesauribile di nuovi abbinamenti di gusti, sempre sfiziosi e originali, sua moglie Agnese è il “braccio operativo”: è lei la prima ad assaggiare le sue invenzioni e il suo giudizio conta più di ogni altra cosa. “È molto critica – sottolinea Luca – e di lei mi fido ciecamente. Se il prodotto supera la ‘prova Agnese’, sono sicuro che andrà bene, e finora è stato così”. È una piccola grande eccellenza salentina. Un modo innovativo e goloso per apprezzare un classico che, rivisitato con fantasia ed un pizzico di coraggio, in poco tempo ha saputo ritagliarsi un posto d’onore nel panorama delle prelibatezze locali. E a breve, alla già lunga lista di gusti, se ne aggiungeranno altri. Luca e Agnese sapranno stupire ancora una volta i clienti e gli appassionati di questo gelato che parla tante lingue, ma soprattutto quella salentina.
I GUSTI DELLO SPUMONCINO AVIO CLASSICI Nocciola e cioccolato Nocciola e pistacchio Stracciatella e cioccolato SALENTINI Copeta, fondente e fichi Pasticciotto e mustazzolo Mandorla e caffè
SFIZIOSI Crema al limone e cioccolato all’arancia Cubano Limone e mora Limone e maracuja
TRADITION, INNOVATION, CREATIVITY AND A LOT OF PASSION MANY FLAVORS TO SATISFY EVEN THE MOST DEMANDING PALATES. THE SPUMONCINI AVIO ARE AN EXPLOSION OF FLAVOR AND IMAGINATION. JUST TRY IT The Spumoncino Avio is the entrepreneurial brainchild of Luca Quarta, who has revisited the typical ice cream of Salento, making it unique in shape and taste. Known and appreciated in Lecce and province, they have won many admirers outside Apulia’s borders. From the classics (hazelnut and pistachio, hazelnut and chocolate, stracciatella and chocolate), to the typical ones from Salento (copeta, dark chocolate and figs; pasticciotto and mustazzolo; almond and coffee), and the uncommons (lemon cream and orange chocolate; cuban; lemon and blackberry, lemon and passion fruit). “The idea of the single portion - explains Luca Quarta, administrator of Avio Sas - is due mostly to a concept of practicality. Each piece is made as if it were unique, just like the quality of the ingredients.” It ‘a great little excellence of Salento, an innovative and delicious way to enjoy a classic that, revisited with imagination and a bit of courage, has managed to win a place of honor in the world of local delicacies in a few years.
ECONOMIA
turismo
Gli abitanti temporanei: un modo nuovo di vivere una vacanza Un’idea innovativa per arricchire l’offerta turistica e adattarla alle esigenze più svariate
di gabriele de giorgi/foto tourango
Non turisti, ma “abitanti temporanei”. Così Marialba Pandolfini definisce i suoi clienti: visitatori provenienti in prevalenza da una manciata di paesi – Stati Uniti, Australia, Francia, Gran Bretagna, Belgio – che scelgono di vivere il loro soggiorno nel Salento in maniera non convenzionale. Calandosi cioè oltre la superficie, pur seducente, della pietra leccese e del mare dalle mille sfumature, per acquisire un punto di vista interno e andare dunque più a fondo nel contatto
con un territorio vasto e ricco di spunti. Laureata in Economia del turismo, Marialba, con i suoi 34 anni si colloca all’interno di quella generazione under 40 che nella stragrande maggioranza dei casi non vivrà il benessere dei genitori e che è chiamata giorno dopo giorno ad immaginarsi non tanto un futuro quanto un presente sempre molto sfuggente. Ma lei, che è un’ottimista di natura, ha tirato fuori un’idea imprenditoriale che attende di essere valorizzata per quello
THE TEMPORARY RESIDENTS: A NEW WAY TO LIVE A HOLIDAY AN INNOVATIVE IDEA TO ENRICH THE TOURIST OFFER AND ADAPT IT TO THE MOST DIVERSE DEMANDS Not tourists, but “temporary residents”. That’s how Marialba Pandolfini defines her clients: visitors who choose to live their stay in Salento in an unconventional way. The Tourango. it portal allows to book a package of services that the visitors can arrange as they see fit: guided tours, tastings, food or craft workshops, excursions, at a low price. But Tourango is also a useful tool for local operators, especially hotels. By modulating the offers, it’s possible to obtain an array of price combinations for all tourist targets. Marialba’s next goal is to insert “experiences”, starting from the Valle d’Itria to the Tremiti islands. For Marialba, Tourango is also a litmus test for all that’s missing in terms of hospitality: thanks to the direct contact with visitors, she also realized that the tourism sector’s critical issues are always the same, especially improvisation in the organization and still too little knowledge of the main foreign languages.
che merita e per la quale ha già avuto diversi riconoscimenti. Un peccato, a dire il vero, che nella sua regione, la Puglia, non sia stata ancora colta la potenzialità del suo progetto ma, lo dice anche il detto, ‘nemo propheta in patria’. Marialba è specializzata in offerta turistica “esperienziale”. Il suo portale Tourango.it consente di prenotare un pacchetto di servizi che il visitatore può assortire come meglio crede: visite guidate, degustazioni, laboratori gastronomici o artigianali, escursioni, a prezzi accessibili e senza costi di intermediazione. In pratica il sito è una grande bacheca dove, ad esempio, una guida turistica può presentare il proprio itinerario e quindi entrare direttamente in contatto con il potenziale cliente. Non senza passare prima da un accurato esame al quale Marialba e i suoi collaboratori sottopongono qualunque attore dell’offerta turistica voglia entrare a far parte del “club”. Saranno poi le recensioni dei fruitori del servizio a determinarne la reputazione. Ogni “esperienza” offerta è illustrata da una scheda che contiene una breve descrizione dell’attività proposta, i suggerimenti utili e le indicazioni di tutte le date disponibili, oltre naturalmente al costo. Non solo: Tourango è anche uno strumento utile agli operatori locali, soprattutto agli alberghi, per sfuggire alla gabbia dei prezzi che vengono sempre più spesso spinti verso il basso. Modulando le proposte si possono infatti ottenere una serie interminabile di combinazioni di prezzo adatte ai più diversi target di turisti. E spesso sono i dettagli a fare la diffe76 77
ECONOMIA
turismo
renza: non potete immaginare quanto un americano apprezzi il caffè fatto con la moka e quanta meraviglia ci sia nell’assaggiare il pizzo caldo appena messo in un sacchetto dal fornaio di fiducia. Tourango è anche una formidabile leva per l’indotto: ad esempio, dopo una passeggiata nel centro di Lecce, di Otranto o di Galatina è previsto il passaggio nelle attività aderenti al programma, dove è possibile acquistare vino e prodotti tipici. Il prossimo obiettivo di Marialba è quello
di dare un respiro pugliese ad un’idea che si è comunque formata sugli orizzonti della provincia di Lecce, inserendo “esperienze” che dalla Valle d’Itria arrivino fino alle isole Tremiti. Ci sono già degli indizi tangibili in questo senso, come le direttrici di un percorso in espansione: i molteplici percorsi su Brindisi e Ostuni, la visita alla città romana di Egnazia, a Fasano, di fatto al confine tra la provincia di Brindisi e quella di Bari, il tour di Alberobello, la lezione di cucina nel centro di Taranto. Ma il contenitore virtuale è anche un prontuario di scoperte e soluzioni per i salentini, che tutto pensano di sapere dei luoghi in cui vivono e che invece spesso ignorano le meraviglie dietro l’angolo: ecco
RICONOSCIMENTI Marialba Pandolfini ha ricevuto una menzione della categoria “Nuova idea di prodotto” nell’ambito del premio Talento italiano 2014, è stata nominata Icona Digitale Europea per il progetto “Watify - Stimulating Digital Entrepreneurship” e, da ultimo, è stata inserita nella lista ufficiale delle Female Founders in tech 2014, composta dalle 86 imprenditrici italiane che hanno fondato una startup nel settore dell’innovazione. Marialba Pandolfini received a mention in the category “New product idea” at the Italian Talent Award 2014, and has been nominated European Digital Icon for the project “Watify - Stimulating Digital Entrepreneurship; she has also been included in the official list of Female Founders in tech 2014, formed by 86 Italian entrepreneurs who have founded a startup in the innovation’s field.
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allora spalancarsi le porte dei palazzi signorili di Gallipoli dove sono gli stessi proprietari a raccontare la storia che vi alberga, o la passeggiata nel centro storico di Nardò tra capolavori di architettura civile e sacra. Per Marialba – che ha un’esperienza decennale nel settore con una qualifica di direttore tecnico di agenzia – Tourango è anche una cartina di tornasole di tutto quello che c’è da migliorare dal punto di vista dell’accoglienza. Grazie al contatto diretto con i visitatori, ha avuto modo anche di constatare come le criticità del comparto turistico siano sempre le stesse: soprattutto improvvisazione nell’organizzazione e una conoscenza ancora precaria delle principali lingue straniere.
SPORT
equitazione
A BRIGLIA
SCIOLTA MOLTO PIÙ DI UN SEMPLICE SPORT. GLI ULIVETI E LE SPIAGGE SALENTINE SONO LA CORNICE PERFETTA PER VIVERE EMOZIONI UNICHE E INTENSE IN SELLA AL CAVALLO
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di mariella tamborrino/foto pierpaolo schiavone
SPORT
equitazione
La prima idea che balena nella nostra mente quando si pensa ai cavalli è quella della libertà. Un concetto che in qualche modo si lega alla natura di questi animali che, nella loro maestosa eleganza, si muovono con passo fine e regale. L’equitazione è una delle attività più antiche a cui si sia dedicato l’uomo. Originariamente, come riportano tanto la storia greca, quanto quella romana, chi sapeva andare a cavallo acquisiva una sorta di “valore aggiunto” nella società, tant’è vero che da allora in poi il titolo di cavaliere è diventato espressione di nobiltà. Chi si avvicina a questo mondo lo fa con impegno, determinazione e con la consapevolezza di calarsi in una realtà particolare. Ma alla base di tutto c’è la passione. È questo il vero motore che regola il rapporto fra il cavaliere e l’animale. Andare a cavallo permette, forse più di ogni altra attività sportiva, di creare una connessione privilegiata con la natura. Per molti è sinonimo di benessere, relax, vita. Prima, però, occorre stabilire un rapporto
simbiotico con il cavallo. Come dicono gli esperti, si tratta di un “animale pensante”, in grado di percepire gli stati d’animo del cavaliere: nervosismo, insicurezza, gioia, serenità, ansia. Capisce se ha a che fare con qualcuno alle prime armi o con persone avvezze alla monta. Ecco perché è di fondamentale importanza creare un’intesa e questo rapporto lo si costruisce già prima della cavalcata, con le operazioni di strigliatura e bardatura.
Praticare equitazione nel Salento è un privilegio. Il territorio, inutile sottolinearlo, sembra fatto apposta per dedicarsi a questo sport, anche per l’aspetto paesaggistico. Appena fuori dai centri abitati ci sono spazi ideali dove poter fare lunghe e rigeneranti passeggiate a cavallo, luoghi che diventano spesso vere e proprie cornici naturali. Scenari meravigliosi come boschi, pinete, spiagge, grotte, uliveti. Tutto questo senza dimenticare un passaggio fondamentale,
PRATICARE EQUITAZIONE NEL SALENTO È UN PRIVILEGIO. IL TERRITORIO SEMBRA FATTO APPOSTA PER DEDICARSI A QUESTO SPORT
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CI SI PUÒ AVVICINARE A QUESTA DISCIPLINA FIN DA PICCOLI. INTORNO AI SETTE ANNI SI PUÒ INIZIARE UN VERO E PROPRIO APPROCCIO IN MANEGGIO
ovvero, i benefici che derivano dalla pratica di tale attività. Ad illustrarne i vantaggi è un’esperta del settore, Paola Bruno, presidente del Circolo Ippico Villa Pina di Lizzanello al cui interno sorge l’omonimo circolo affiliato Fise – Federazione Italiana Sport equestri- (Coni) che dal 1998, con istruttori federali e una scuola pony ben avviata, segue la preparazione agonistica degli atleti, soprattutto giovani, per la partecipazione ai concorsi nazionali di salto ostacoli. La sua passione è contagiosa. “L’equitazione – spiega – fa bene allo spirito e all’organismo. I benefici sono davvero innumerevoli: chi si avvicina al cavallo da adulto conserva un approccio più consapevole e prudente, vive il contatto con il mondo dell’equitazione come pausa dai momenti di lavoro e come ‘valvola di sfogo’ per i momenti di stress. Chi invece ha la fortuna di appassionarsi a questo sport fin da piccolo, ha un atteggiamento molto più teso all’agonismo, alle lezioni, alle gare ed al gioco. Il cavallo diventa, infatti, un compagno di avventure ed il binomio che si crea con il cavaliere è destinato a durare per molti anni. I bambini, in particolare, ottengono grandissimi
benefici dalla pratica dell’equitazione perché imparano a percepirsi, a controllarsi e a lasciar andare le tensioni. È comunque importante – continua la responsabile del circolo - preoccuparsi di mantenere l’aspetto ludico-ricreativo dell’attività, praticata in un ambiente disteso e non rigido, fatto di obiettivi e di metodologie appropriate”. Più che evidenti i vantaggi relativi tanto allo sviluppo psicomotorio, quanto al benessere del corpo. Si ottiene, in generale, un maggior controllo delle azioni e delle emozioni e, di conseguenza, una migliore armonia relazionale. A livello fisico si parte
dal potenziamento muscolare passando per quello del sistema cardiocircolatorio. Questo tipo di attività aiuta a tonificare gambe, glutei, addominali, braccia e muscoli dorsali. In un’ora di allenamento si possono bruciare, se si va al passo, fino a 280 calorie, 400 al trotto e fino a 600 se si va al galoppo. Inutile aggiungere che cavalcare fra boschi e campagne, in mezzo al verde, o in riva al mare, comunque lontani dal caos della città, è un piacere per il corpo e per lo spirito. L’equitazione fa bene, rilassa e al tempo stesso diverte. Ci si può avvicinare a questa disciplina fin da piccoli. Intorno ai sette anni si può iniziare un vero e proprio approccio in maneggio, con l’istruttore e con i pony games che aiutano il bambino ad acquisire dimestichezza con l’animale, appunto, attraverso il gioco. “Io – testimonia Paola Bruno – ho iniziato a praticare equitazione da adolescente e ho partecipato a numerose competizioni agonistiche allenandomi ogni giorno, per più ore. Con il passare degli anni, cambiano gli spazi che si possono dedicare allo sport e quindi oggi, magari, strappo un
SPORT
equitazione
paio d’ore agli impegni ogni volta che posso per concedermi due ore di passeggiata in maneggio e una bella galoppata anti stress. Insomma chi ha la fortuna di innamorarsi dei cavalli non li perde mai, anche se la passione deve assumere aspetti diversi e modalità compatibili con i ritmi convulsi della vita quotidiana”. Oggi l’equitazione è uno sport in gran-
de ascesa, per non parlare del turismo equestre che sta diventano un settore molto importante nel ventaglio dell’offerta turistica, anche nella sua accezione di trekking equestre da praticare in un territorio, quello salentino, che ben si presta allo sviluppo di questa disciplina. Capitolo a parte merita l’ippoterapia: vere e proprie cure che abbracciano diverse
specialità della medicina e che permettono, a chi le segue, di riabilitarsi. L’ippoterapia stimola le funzioni ed aumenta l’autostima di pazienti affetti da disturbi psichici ed emozionali, alterazioni comportamentali o disfunzioni neurologiche. Del resto, già nell’800 Benjamin Disraeli, eminente politico britannico, scriveva: “Il galoppo è la cura di ogni male”.
UNBRIDLED SALENTO’S LANDSCAPE IS IDEAL TO LIVE UNIQUE EMOTIONS WHILE HORSE RIDING Horse riding is one of the oldest activities of man. In the ancient Greece and Rome, those who rode were considered important in the society; from then, the title of knight has become an expression of nobility. The most important aspect is the passion, real engine which strenghtens the relationship between the rider and the animal: it’s necessary to establish a symbiotic relationship with the horse, which perceives the mood of humans, even before the ride. Salento seems to be the perfect place to practice this sport: just out of the towns we find ideal places for long walks on horseback, not to mention the benefits of such activity. Paola Bruno tells us about these advantages; she’s the president of the Horse Club “Villa Pina” of Lizzanello, inside which lies the homonym club affiliated to Fise – Federazione Italiana Sport Equestri (Coni). “Among the countless benefits there’s a better control of the actions and emotions, and an improved harmony in relationships. At physical level, the muscular and cardiovascular systems are enhanced. In one hour of training it’s possible to burn 280 kcal while high-stepping, 400 while trotting and 600 while galloping. Moreover, Horse riding among nature is a pleasure for body and
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soul”. Today, horse riding is an up to grade sport, and equestrian tourism is becoming a very important sector in Salento’s tourism. A special mention has to be made for the hyppoterapy, used for patients with mental or emotional disorders. In conclusion, as Benjamin Disraeli would say, “A canter is the cure of all evil”.
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Scommettere sul territorio Francesco Pacella è il nuovo presidente del Gal Serre Salentine. “Dobbiamo fare rete per promuovere al meglio quest’area virtuosa”
“Valorizzare e promuovere la realtà economica delle Serre Salentine diversificando l’offerta turistica, migliorando i servizi e sostenendo le eccellenze del territorio come, per esempio, le produzioni agricole e agroalimentari”. Questa la priorità di Francesco Pacella, neo-presidente dell’omonimo Gal. Già assessore provinciale al Turismo e all’Agricoltura e presidente del Gruppo d’Azione Costiera “Adriatico”, Pacella, eletto lo scorso gennaio, ha le idee chiare su come organizzare il lavoro dell’associazione consortile. Forte di una conoscenza del territorio maturata soprattutto alla guida di uno degli assessorati più importanti per l’economia del Salento, sa perfettamente in quale direzione rivolgere l’attenzione. Turismo, artigianato e agroalimentare: questi i settori su cui puntare. “Occorre – sottolinea il neo presidente – perseguire un modello che coinvolga appieno tutti gli attori economici della nostra provincia e dei singoli territori, in cui le azioni adottate o da adottare non siano solo ‘misure tampone’, ma regole e soluzioni in grado di determinare un cambiamento profondo e duraturo”. Pacella punta sul lavoro sinergico di istituzioni, imprese, enti e associazioni. Un piccolo ma proficuo esercito dislocato nei 14 comuni che fanno parte del Gal: Alezio, Alliste, Casarano, Collepasso, Galatone, Gallipoli, Matino, Melissano, Neviano, Parabita, Racale, Sannicola, Taviano e Tuglie. “Se il concetto di rete attecchisce come si deve – dice- possiamo 86 87
davvero diffondere un’immagine forte ed omogenea di questa zona”. Poche parole e molti fatti. “Il ruolo che ricopro a capo del Gal Serre Salentine – afferma – mi riempie d’orgoglio e mi spinge a fare sempre meglio. Negli ultimi anni, da assessore provinciale di uno dei rami più importanti per l’economia del nostro territorio, ho potuto toccare con mano la situazione legata all’agricoltura e al turismo. È stato fatto tanto, ora, però, bisogna proseguire con più rigore per valorizzare e promuovere la fascia delle Serre Salentine”. Il primo step sarà quello di erogare appositi finanziamenti per le imprese locali. “I beni naturali, storici ed architettonici, le tipicità, la qualità dei servizi e delle produzioni sono i punti di forza da cui partire per creare nuove opportunità di sviluppo e d’impulso per l’economia locale – commenta il presidente – e supportare le aziende significa renderle competitive anche su mercati fino ad ora sconosciuti”. Un percorso che parte da una vetrina ad hoc come la BIT di Milano. Anche quest’anno, infatti, il Gal Serre Salentine ha partecipato alla Borsa Internazionale del Turismo. L’appuntamento milanese ha offerto lo spunto per porre l’accento sulle potenzialità del territorio ma soprattutto per avviare collaborazioni proficue. “Abbiamo i numeri giusti per incrementare l’offerta turistica. Quella delle Serre – aggiunge il presidente – è un’area di alto pregio che
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ben si presta a percorsi visivi, sensoriali ed emozionali di un certo livello e che fonde magistralmente l’artigianato, l’enogastronomia, gli eventi tradizionali e culturali con il patrimonio naturalistico, storico e architettonico. Nel contesto salentino, sebbene il turismo balneare registri oramai un certo consolidamento, ma anche una leggera saturazione, molto interessanti appaiono anche le prospettive legate allo sviluppo del turismo culturale, sociale, rurale e del benessere, della ricettività diffusa nei piccoli centri storici e del turismo degli eventi. L’offerta può spaziare dal turismo archeologico a quello enogastronomico passando per quello ecologico, rurale, termale, religioso, congressuale, delle grandi mostre e festival, nonché quello sportivo. Se vogliamo dare una svolta a questo segmento – conclude – dobbiamo mettere a sistema questi fattori”.
A BET ON THE TERRITORY FRANCESCO PACELLA IS THE NEW PRESIDENT OF THE GAL SERRE SALENTINE. “WE NEED TO MAKE A NETWORK TO BETTER PROMOTE THIS AREA” “Enhancing and promoting the economic entity of the Serre Salentine”. This is the priority of Francesco Pacella, new president of the namesake Gal. “It is necessary to involve all economic actors of our province and the individual territories, in which the actions taken are rules and solutions capable of leading to a lasting change”. Pacella aims on the synergy of institutions, companies, organizations and associations. “If the concept of network works, we can really spread a strong and homogeneous image of this area. The first step will be that of providing special funding for local businesses. The natural, historical and architectural assets, the typicalities and the services and products’ quality are essential to create new development opportunities for the local economy, and supporting companies also means to make them competitive in hitherto unknown markets”. This year the Gal Serre Salentine has participated again at the BIT in Milan; the event offered an opportunity to place emphasis on the territory’s potential but, above all, the beginning of profitable collaborations. “Even though sea tourism in Salento is consolidated, there is also cultural, social, rural and wellness tourism and events. If we want to make a change in this segment, we must take advantage of these factors”.
CULTURA
teatro
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di ilaria marinaci/foto pierpaolo schiavone
MARIO
PERROTTA DA LECCE ALL’OSCAR DEL TEATRO
Si racconta l’attore leccese che è stato il primo salentino a vincere l’Ubu dopo Carmelo Bene
CULTURA
teatro
DIALETTO PER IL OGNI ITALIANO È LA VERA GRAMMATICA DELLE EMOZIONI
Mario Perrotta cammina per Lecce. Da piazza Sant’Oronzo fino a piazza Duomo. Intorno, tanta gente gli passa a fianco, affaccendata al cellulare o a fare spese, senza riconoscerlo. Eppure lui è uno degli attori di teatro più importanti e celebrati della nuova generazione. Una generazione che – per intenderci – include Ascanio Celestini, Marco Paolini, Laura Curino, Pippo Delbono. Il suo talento ha raggiunto la definitiva consacrazione due anni fa, quando ha vinto – per una toccante interpretazione del pittore reggiano Antonio Ligabue – il Premio Ubu, l’Oscar del teatro italiano, come migliore attore dell’anno. Un riconoscimento che fa venire le vertigini se si pensa che, prima di 90 91
Mario, l’unico salentino a vincere l’Ubu è stato un certo Carmelo Bene. Mario passeggia, osserva la sua città natale e confessa che, pur vivendo da anni a Bologna, non ha mai smesso di sentirsi “leccese fin al midollo”. E il pensiero corre a quando tutto è iniziato e ad un destino scritto in un nome e cognome. “Mio nonno, don Mario Perrotta, direttore della poste ferroviarie, e Raffaele Protopapa – racconta – sono stati i due più importanti attori salentini di teatro in vernacolo del Novecento. Io ho cominciato con lui a cinque anni e già allora dicevo che nella vita volevo recitare. Avevo avuto una folgorazione entrando in scena: non vedi le fac-
ce ma senti il respiro del pubblico”. Che non si trattasse di un’infatuazione passeggera fu chiaro subito, anche in famiglia, visto che a tenerlo lontano dal palcoscenico furono solo le ragazze e le vespe per un breve periodo dell’adolescenza. Poi, l’Università a Bologna e l’intenzione di inseguire quella passione “a costo di qualunque sacrificio”. Fra la facoltà di Filosofia e la scuola di teatro, il giovane Perrotta incrocia la sua strada con i ragazzi della Compagnia Teatro Dell’Argine. Con loro ancora oggi, a sedici anni di distanza, gestisce un teatro a San Lazzaro. Ma è dopo una decina d’anni di gavetta che arriva la svolta. “Era il momento di raccontare ciò che volevo io per recuperare le mie origini e il rapporto con la mia terra”. Con questa intenzione, come folgorato sulla via di Damasco, Mario si è ricordato di un’esperienza fatta quand’era bambino: i viaggi sui treni degli emigranti da solo a dieci anni per andare a trovare il padre a Bergamo, dove viveva dopo essersi separato dalla moglie. “Erano loro, gli emigranti, lo sguardo giusto per parlare di casa mia, uno sguardo né presbite come quello di chi ci abita né miope come quello di chi se n’è andato troppo lontano. Ecco perché
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CULTURA
teatro
mi sono dedicato agli emigranti del centro Europa (Belgio e Svizzera) e ho cominciato a intervistarli”. Questo progetto ha sdoganato l’uomo di teatro a tutto tondo che era ancora latente in Perrotta. “Ho scritto il monologo, ho diretto me stesso e ho fatto la scelta
radicale di usare il dialetto leccese come lingua della mia drammaturgia. Io penso, infatti, che per ogni italiano il dialetto sia la vera grammatica delle emozioni”. Nasce così, nel 2003, il progetto “Cìncali” che ha prodotto due spettacoli, “Italiani Cìncali” e “La turnata”, tradotti anche in francese e tedesco, un libro, una trasmissione radiofonica su Radio Rai e un’opera lirica messa in scena a Spoleto. “Manca solo un film – rivela – ma le richieste ci sono e ci stiamo lavorando”. Da allora, Mario è cresciuto tanto, accreditandosi agli occhi di pubblico e critica con spettacoli di successo, da “Odissea” alla “Trilogia dell’individuo sociale”, rivisitando grandi classici e proponendo testi originali, fino ad “Un bès – Antonio Ligabue”, la sua prima opera non in salentino, ma recitata in una sorta di lingua mista fra dialetto reggiano, mantovano e svizzero-tedesco. Quella che parlava il pittore. “Ho scelto la figura di Ligabue perché era la figura di un diverso per eccellenza, messo al margine per questo. Quando ho incontrato
la sua storia arrivando in tournée nella sua città, Gualtieri, ero in pieno percorso per l’adozione internazionale di un figlio e sapevo solo che sarebbe stato africano. Quindi, evidentemente diverso, secondo qualcuno, per il colore della sua pelle. Una diversità che per me, invece, rappresentava una ricchezza. È sempre una fragilità interiore dell’autore ad indurlo a scrivere. Questa era la mia e Ligabue era la scelta perfetta per tirarla fuori e metabolizzarla. La grammatica emozionale di quei luoghi, però, richiedeva un dialetto diverso e ho provato a cambiare registro, forte anche del fatto di aver vissuto 26 anni a Bologna”. Una sfida vinta perché lo spettacolo ha riscosso premi in lungo e in largo fino ad incoronarlo, come abbiamo detto, miglior attore teatrale italiano. Ma vinta anche perché, nel frattempo, dall’Africa è arrivato il piccolo Gabriele. “Sul palcoscenico, io riconosco – spiega Perrotta – soltanto due grandi categorie: il teatro necessario e il teatro inutile, e in mezzo, naturalmente, tutte le sfumature. Il teatro necessario è quello che nasce 92 93
CULTURA
teatro
IL PROSSIMO LAVORO, “MILITE IGNOTO” SARÀ UNA CONTROCELEBRAZIONE DELLA GRANDE GUERRA dalla necessità di chi scrive e diventa necessario anche per chi guarda. Il teatro inutile, invece, è quello dove si ride senza approfondire: se si devono ricalcare gli stessi meccanismi blandi della televisione anche sul palcoscenico, allora il teatro ha perso la partita”. Il prossimo giugno, infine, Perrotta debutta con il nuovo lavoro, “Milite Ignoto”, in cui racconta cosa è stata la Grande Guerra e perché ci siamo entrati con gli occhi dell’ultimo reietto e le parole di tanti militari in trincea che hanno lasciato testimonianze raccolte nell’archivio di
Pieve Santo Stefano. “Lo faccio – conclude – contro ogni forma di celebrazione dell’unico conflitto mondiale che siamo riusciti a vincere e che da maggio in poi ci verrà imposta. Io, infatti, sono dell’idea che le guerre non si vincono e, soprattutto, che non si celebrano”.
MARIO PERROTTA, FROM LECCE TO THEATER AWARDS THE ACTOR HAS BEEN THE ONLY ACTOR FROM LECCE TO WIN THE UBU AFTER CARMELO BENE Mario Perrotta is one of the most important theater actors of the new generation. His talent has reached the consecration two years ago, when he won the Ubu Award, the Oscar of Italian theater, for best actor of the year. “I started with my grandfather at five years, and even then I kept saying that I wanted to act.” Later, at the University in Bologna, the young Perrotta meets the guys of the Compagnia Teatro Dell’Argine. He now runs a theater in San Lazzaro with them, 16 years later. But the turning point comes 10 years later. Mario remembers an experience of his childhood days: the travels on the trains of emigrants by himself to meet his father in Bergamo.
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“The emigrants had the right perception on my country. That’s why I have dedicated myself to the emigrants of central Europe, and I began to interview them”. So in 2003 starts the project “Cìncali”, which produced two shows, “Italiani Cìncali” and “The turnata. Since then, Mario has grown, conquering the eyes of critics and audiences with hit shows, from “Odissea” and “Trilogia dell’individuo sociale”, revisiting classics and proposing original texts. “On stage, I recognize only two categories: the necessary theater and the useless theater, and of course all the nuances in between. The first is the one that arises from the writer’s needs. The second, is the one where you laugh without elaborating”. Next June, Perrotta debuts with the new work, “Milite Ignoto”, in which he describes the Great War.
CULTURA
musica
Il futuro suona bene Dopo aver vinto il contest Arezzo Wave, Mery Fiore ha iniziato il viaggio più entusiasmante della sua vita A soli 22 anni Mery Fiore, cantautrice di Leverano, si è ritrovata catapultata a New York dopo aver vinto il contest per band emergenti Arezzo Wave. Lontana dallo stereotipo dell’artista imprigionato nel marketing territoriale, esprime con la musica la sua visione del mondo aperta al confronto e alla contaminazione, con negli occhi un orizzonte che si allontana sempre di più grazie alle nuove prospettive che diventano energia in chi sa alimentarsi da ogni diversità. Le abbiamo chiesto di raccontare la sua storia. 96 97
di ennio ciotta/
IL PERSONAGGIO Ho iniziato a scalpitare a ritmo di musica sin dentro il ventre di mia madre. I miei genitori infatti sono degli appassionati di musica, di ogni genere. Ho cominciato a cantare fuori dalla mia stanza all’età di 19 anni quando, finito il liceo, ho deciso di prendere lezioni di canto. Ho iniziato un po’ tardi, ma l’ho fatto consapevolmente e di questo ne sono felice. Così sono iniziate le prime esperienze dal vivo: all’interno di un coro gospel, poi in un trio di voci su repertorio swing e jazz anni ’20 e ’30, a capo del duo bucolico
TUTTO PARTE DA QUANDO HO DECISO DI CONFRONTARMI E FAR ASCOLTARE I MIEI BRANI AI MIEI AMICI E ATTUALI MUSICISTI: DONATO E I FRATELLI DANIELE E MATTEO
“Gli Ultimi Arrivati”, voce e chitarra, che spaziava dall’indie all’alternative, poi nel trio di amici “The beedons” con i quali abbiamo pubblicato la cover di un pezzo di Colapesce, “Satellite”, che è piaciuta allo stesso autore ed infine nel gruppo dei “diversamente” giovani i “The Papy Boomers”, con i quali abbiamo rivisto i pezzi più conosciuti e più belli dei Beatles. Una volta avuta la mia prima tastiera, agli inizi del 2013, quella famosa brutta e vecchia Yamaha regalatami da un amico, mi sono approcciata da autodidatta al
mondo della composizione ed ho scritto i miei primi pezzi per piano e voce.
DA AREZZO WAVE A NEW YORK Il mese di febbraio del 2014 segna un’altra tappa importante: la formazione della mia attuale band. Tutto parte da quando ho deciso di confrontarmi e far ascoltare i miei brani ai miei amici e attuali musicisti: Donato e i fratelli Spano, Daniele e Matteo. Loro sono stati molto entusiasti di arrangiare i pezzi e di inventare l’attuale
CULTURA
musica LE ORIGINI Più che Salento io direi “quanti posti ci sono” nella mia musica. Ho scritto “Born to roam” che letteralmente significa “nata per vagare, girovagare” proprio perché amo spostarmi, da una tappa all’altra, da un luogo fisico o mentale ad un altro. Mia madre in dialetto mi chiama “caminante”. Sono una che cammina insomma, e sempre più lontano. Non riesco a stare ferma, adoro conoscere e apprendere, fare di ogni viaggio, momento, incontro, un’esperienza, un insegnamento. Perciò c’è sicuramente il Salento nella mia vita, perché rappresenta la mia casa, i miei affetti, le mie origini, ma contano anche gli altri posti che ho visto e che mi auguro di rivedere. Mi piace spaziare anche con la musica, ecco perché ho assaggiato un po’ di gospel, jazz, indie ed alternative ed ora sono in una fase elettronica. Voglio collezionare paesaggi, persone, volti, lingue, suoni. Voglio collezionare momenti.
sound elettronico. Una volta terminato il lavoro di preparazione in sala prove, durato circa un mese, abbiamo deciso di uscire allo scoperto suonando dal vivo. Le prime date le abbiamo trovate in zona per poi finire sul palco del Primo Maggio a Taranto, in pasto ad un pubblico di decine di migliaia di persone. Una violenza ed allo stesso tempo un’esperienza indimenticabile. Abbiamo superato tutte le fasi di Arezzo Wave laureandoci campioni nazionali per la musica emergente. Il premio è fantastico: suonare dal vivo a New York per il CMJ Music Marathon, la maratona musicale di cinque giorni che raduna musicisti da tutto il mondo. Esperienza assurda, entusiasmante, esaltante. Suoniamo due sere, prima ad Harlem e poi a Brooklyn e ci facciamo notare anche solo parlando in italiano, conosciamo altri gruppi e nuove sonorità. Giriamo in lungo e largo, ci stanchiamo fino in fondo per vedere il più possibile. Torniamo stracolmi di idee, di voglia di fare, di ascolti, di influenze e di grattacieli ancora negli occhi. Ci ricomponiamo, rielaboriamo tutto quello che abbiamo vissuto e che abbiamo portato avanti con 98 99
impegno, nella più totale indipendenza. Intanto il primo singolo ufficiale “Tell me” pubblicato su YouTube, colleziona un buon numero di visualizzazioni, senza alcuna spinta particolare attraverso la stampa o pubblicità. Soddisfatti del lavoro portato avanti fin qui, ci richiudiamo in sala prove e iniziamo a pensare che l’unica cosa che manca è la realizzazione di un disco. Siamo arrivati ad oggi, esattamente un anno dopo. THE FUTURE SOUNDS GOOD AFTER WINNING THE AREZZO WAVE CONTEST, MERY FIORE STARTED THE MOST EXCITING JOURNEY OF HER LIFE At the age of 22, Mery Fiore, songwriter from Leverano, has found herself catapulted in New York after winning the contest for emerging bands Arezzo Wave. We asked her about her story. “I started singing out of my room at 19, and after finishing high school I decided to take singing lessons. Later on, I started my first live experiences in a gospel chorus, a swing and jazz voice trio, the “Gli Ultimi Arrivati” duo, “The beedons” and “The Papy Boomers”. Once I obtained my first keyboard in 2013, I began composing and writing my own pieces. The month of February 2014 marked another important step, the formation of my current band. After a month of work in the rehearsal room, we decided to play live. From the first date in the area, we ended up on stage at Primo Maggio in Taranto, in front of thousands of people. We have passed all phases of the Arezzo Wave, becoming national champions for the emerging music. Playing live in New York for the CMJ Music Marathon has been a thrilling experience: we have played in Harlem and Brooklyn, and came back full of inspirations. Meanwhile, the first official single “Tell Me” collects a good number of views on Youtube. Satisfied with our work, and back to the rehearsal room, we started working on a record. I like to experiment with the music and now it’s time for some electronic.“
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CULTURA
arte
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di lorenzo madaro/
Sogni, segni e incubi nell’opera di Rita Guido Classe 1939, Rita Guido è stata protagonista della scena artistica in Salento sin dagli anni Settanta
GRUPPO TERRA D’OTRANTO, VENTO ANTINUCLEARE, INSTALLAZIONE A EXPO ARTE BARI - ANNI OTTANTA. FOTO ARCHIVIO LORENZO MADARO
CULTURA
arte
LE CINQUE DONNE DEL GRUPPO TERRA D’OTRANTO SPESSO HANNO LAVORATO INSIEME, VIAGGIATO, VISITATO MOSTRE E CERCATO DI AGGIORNARSI
LA PORTA DELL’AMORE, ACQUAFORTE, ACQUATINTA
Segni, memorie ed ancora sogni e incubi, cambiamenti repentini e la volontà perenne di superare l’annoso limite tra arte e vita: sono questi alcuni punti cardinali dell’operare artistico di Rita Guido. Salentina di Gallipoli – dato da non trascurare per la lettura del suo autentico legame con il mare – la Guido è nata nel 1939. Alla fine degli anni Cinquanta, in concomitanza con i suoi studi all’Istituto d’arte di Lecce, risalgono alcuni sconcertanti ed energici volti, rigonfi d’inquietudini e drammi dell’esistenza: gli stessi che poi si riscontrano nella produzione degli anni Sessanta, in opere come L’urlo, Spettro blu, inedite o distrutte, e quindi PH: FERNANDO BEVILACQUA
SENZA TITOLO, ACQUAFORTE, ACQUATINTA - ANNI NOVANTA
ANNA MARIA MASSARI, RITA GUIDO E MARISA ROMANO DEL GRUPPO TERRA D'OTRANTO. ANNI OTTANTA
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note soltanto attraverso riproduzioni fotografiche. Ricerche di una “donna [che] vive dentro, [che] è compressa in una volontaria e connaturale clausura, non viene a patti con ciò che sente fuori, e dipinge e disegna il suo subissamento in sé, straripando sulla tela e sulla carta non per crearsi un limbo di scioglimento, ma per imprigionarsi sempre meglio fra le pareti di specchi”, come ha sostenuto Vittorio Pagano in occasione di una sua mostra alla Società Operaia di Lecce nel 1965. Negli anni Settanta, favorendo la sua congenita predisposizione per il segno inciso, si approccia con estrema continuità alle tecniche calcografiche e avvia la produzione di acqueforti, acquetinte e puntesecche. Seguono i Paesaggi bianchi: frantumazioni di segni su tele sovrapposte e incollate. Spasmi cromatici legati quasi essenzialmente al bianco. In questi dipinti, databili ai primi anni Settanta, in conco-
LA TRECCIA DI ANNAMARIA, ACQUAFORTE, ACQUATINTA
mitanza con la nascita di quel capitolo di storia dell’arte pugliese che risponde al nome di Gruppo Terra d’Otranto, Rita Guido “ha svolto un impegnativo lavoro di analisi interna, manipolando la materia fino a farla divenire traccia e memoria; l’eventuale ma leggibile allusione al vegetale, ci appare solo come l’impronta di antiche presenze che dilatate al massimo, diventano entità astratte” (Toti Carpentieri, 1984). La nascita del collettivo – oltre alla Guido, ne facevano parte integrante Anna Maria Massari, Marisa Romano, Rosamaria Francavilla Maritati e Pina Sparro – va inquadrata in una vitalità culturale salentina che ha registrato la presenza di gruppi di artisti e intellettuali, le cui storie sono tutte da indagare alla luce di collaborazioni e prospettive inedite. Va poi chiarito un dato non trascurabile: il Gruppo Terra d’Otranto era costituito da sole donne – anche se si registrano,
all’interno delle loro esperienze espositive, le saltuarie presenze di Antonio Massari, Vito Mazzotta, Gigi Striani e Vittorio Dimastrogiovanni – ed è stato completamente slegato da una linea teorica o di ricerca comune, anche se in più occasioni le stesse hanno elaborato progetti in maniera sinergica: si pensi a Vento antinucleare, un’installazione proposta a Expo Arte Bari del 1984, a conferma del loro impegno anche sociale e “politico”. Le cinque donne del Gruppo Terra d’Otranto spesso hanno lavorato insieme, viaggiato, visitato mostre e cercato di aggiornarsi grazie anche al sostegno di Antonio Massari e Grazia Chiesa, che le ha coinvolte in molti progetti espositivi dello Studio D’Ars di Milano. Quello di Rita Guido è uno di quei casi
di stretta comunanza tra arte e vita. Le amicizie, recenti e meno, insieme alle frequentazioni con intellettuali e artisti – da Luigi Cavallo e Grazia Chiesa a Vittorio Pagano e Luigi Gabrieli, a Edoardo De Candia – hanno avuto un riscontro più o meno immediato sulle pagine dei suoi diari, sulle sue tele, sulle sue riflessioni. A proposito del suo rapporto con la Massari: la loro è stata un’amicizia, un sodalizio profondo, tanto che negli anni Novanta le ha dedicato il ciclo di opere intitolato La Treccia di Anna Maria. Negli stessi anni avvia un altro ciclo di opere, quello dedicato alla Piuma: incisioni, tecniche miste su carta, dipinti a olio. Infinite combinazioni che sono anzitutto segni sovrapposti, scomposti e sfaldati; leggerezza, simbiosi con tutto ciò che è delicato. Per
VOLTI E MANI, OLIO SU TELA - ANNI OTTANTA
alcuni anni si dedica incessantemente a questo ciclo, proponendolo in più mostre personali e collettive. D’altronde, sin dagli Alberi bianchi, la pittura della Guido è stata anzitutto una pittura di archetipi, una ricerca verso una forma essenziale. Le piume diventano poi elementi portanti di un’idea di casa, attraverso un numero infinito di schizzi, appunti visivi a cui lavora con estrema concentrazione. Si arriva poi alla fase successiva di un percorso abbastanza coerente e unitario, sempre all’insegna di un tragitto rigoroso tripartito in studio su carta, pittura a olio e opera grafica, in cui ha dimostrato, come a ragione ha sostenuto in tempi recenti Marina Pizzarelli, “un’abilità alchemica di rendere nella bidimensionalità della grafica quei valori di tridimensionalità,
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arte
L’ARTISTA RITA GUIDO NEL SUO STUDIO DI LECCE
tagli, emergenze e sprofondamenti”. Si approda quindi alle Nuvole dell’amore e alle Porte dell’amore. Come sempre il punto di partenza è l’archetipo, ma ogni volta l’artista inserisce il tutto all’interno di un paesaggio, sulla riva di una spiaggia, sullo sfondo di un cielo stellato, accanto a un gabbiano. Un flusso continuo che è anzitutto legato alle sue passeggiate, alle sue meditazioni sulla natura e sull’arte. Un dipinto, anche in tempi recenti, è per Rita Guido il frutto di continue pellegrinazioni dinnanzi al cavalletto; di passeggiate sulla litoranea adriatica; di appunti presi PORTA DELL’AMORE VERDE, OLIO SU TELA - 2000
al tavolo di una rotonda dinnanzi al faro di San Cataldo; di letture; di ore sedute sulla poltrona preferita del suo studio. Il resto è storia recente, certamente ancora in progress; sono pagine di diario, come sempre disegnate e graffiate, sono piccole tele su cui campeggiano le sue marine, sempre interiorizzate e vissute
dalla sensibilità dell’artista. Sono fotografie di amici e testimoni quotidiani della sua opera, percorsi legati ad autonome elaborazioni visive, linguistiche, direi quasi concettuali, in via di sperimentazione, come è emerso in una sua mostra del 2013 curata da Marina Pizzarelli al Castello Carlo V di Lecce.
DREAMS, NIGHTMARES, AND SIGNS IN RITA GUIDO’S WORK BORN IN 1939, RITA GUIDO HAS BEEN THE PROTAGONIST OF SALENTO’S ART SCENE SINCE THE 70’S In the late 50’s, concurrently with her studies at the Art Institute of Lecce, date back some restless faces, the same ones which are found in productions of the 60’s, in works such as L’urlo, or Spettro blu. In the 70’s, she approaches the intaglio. Following up are the Paesaggi bianchi. That of Rita Guido is one of those cases of tight commonality between art and life. Friendships, more or less recent, along with rendezvous with artists and intellectuals, have had an almost immediate feedback in the pages of her diaries, on canvas, within her thoughts. In the 90’s, she starts another series of works, dedicated to the Piuma (feather): engravings, mixed techniques on paper, oil paintings. Endless combinations that are above all superimposed signs, disordered and split apart. For some years she devoted herself to this cycle, proposing more personal and group exhibitions. She then reaches the stage of oil painting and graphic work; Nuvole dell’amore e alle Porte dell’amore. As always, the starting point is the archetype, but each time the artist puts everything within a landscape, on the shore of a beach, against the backdrop of a starry sky, next to a seagull. The rest is recent history; her diary entries, drawn and scratched as usual, are small canvases on which are depicted her shores, always lived with the perception of an artist. Photos of friends and witnesses of her daily work, pathways related to autonomous visual processing, works in progress, as was shown in an exhibition of 2013 curated by Marina Pizzarelli at Charles V’s Castle of Lecce.
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SALUTE
Benessere
L’approccio olistico al riequilibrio posturale Componente determinante per il benessere è l’eliminazione degli adattamenti difensivi del nostro corpo Dopo aver analizzato nel precedente numero l’approccio olistico del benessere, passiamo ad esaminare il medesimo approccio nell’ambito del riequilibrio posturale. Brusquet affermava che il corpo obbedisce a tre leggi: equilibrio, economia e comfort (assenza di dolore). L’uomo fa di tutto per non soffrire: nasconde, si distorce, diminuisce la sua mobilità nella misura in cui questi adattamenti difensivi (“compensi”), meno economici, gli fanno ritrovare il comfort. 110 111
Il nostro comfort e il nostro equilibrio si pagano con un dispendio di energia da cui deriva una maggiore stanchezza. L’approccio posturale globale mira al ritrovamento della stato di equilibrio attraverso l’eliminazione dei compensi con l’individuazione dei “camuffamenti somatici” (così come definiti da Souchard). In tutto questo il paziente si pone come parte integrante dell’atto rieducativo, mentre il terapista diviene protagonista di una tecnica di riarmonizzazione globale.
Per entrare più nel dettaglio è fondamentale capire la differenza che esiste tra muscoli statici e muscoli della dinamica. L’attività dei muscoli statici è costante, perché intervengono nel mantenere la postura e per fornire la contrazione minima necessaria per effettuare i movimenti. Sono paragonabili al motore al minimo quando la vettura è ferma. Questi tipi di muscoli, proprio perché sollecitati in modo perenne, tendono a sviluppare rigidità a causa dell’ine-
di donato giannuzzi/foto marco tondi
vitabile accorciamento che ne deriva. I muscoli della dinamica, invece, non sono indispensabili al mantenimento della stazione eretta e quindi possono rilassarsi per sedentarietà. Questo è il caso dei muscoli addominali. Da quanto detto si intuisce che, mentre i muscoli della dinamica hanno bisogno di essere stimolati nella contrazione per rinforzarli, quelli della statica devono sempre essere stimolati in allungamento perché l’accumulo di rigidità li porterà
inevitabilmente alla debolezza con conseguenti fenomeni infiammatori. Un concetto base espresso da Souchard, fondatore del Metodo RPG – Riprogrammazione Posturale Globale –, è che “sono i muscoli della statica ad essere responsabili della nostra morfologia, qualunque sia la condizione dei muscoli della dinamica; in postazione eretta possiamo quindi osservare solo le conseguenze delle retrazioni dei muscoli della statica”. Il corpo si deforma perché i muscoli più rigidi tirano a sé la
parte del corpo coinvolta creando una contrazione permanente. Pertanto un dorso piatto nasce da una retrazione dei muscoli spinali dorsali, mentre una iper-cifosi dorsale nasce da un accorciamento dei muscoli statici anteriori, sospensori del torace e del diaframma, muscolo che interviene nella fase inspiratoria ma che con le sue inserzioni sul tratto cervicale, dorsale e lombare, influenza la postura in maniera importante. La ”rivoluzione” dell’approccio iniziato da Mezieres e continuato da Souchard sta nella visione olistica del tutto opposta rispetto al pensiero comune degli anni ’70: per contrastare una retrazione di un muscolo non bisogna rinforzare il suo antagonista ma bisogna allungare contemporaneamente tutti i muscoli della statica più tesi, non intervenendo quindi con un approccio analitico e segmentario ma globale. In pratica, se si ha una situazione di iper-lordosi lombare non sarà utile rinforzare gli addominali (i diretti antagonisti facenti però parte dei
SALUTE
Benessere
ESSERE GLOBALI È CORREGGERE CONTEMPORANEAMENTE SINTOMATOLOGIA, COMPENSI E CAUSE DI UNA PATOLOGIA
muscoli della dinamica), ma bisognerà allungare proprio quei muscoli della statica posteriori che risultano retratti. Per poter intervenire efficacemente nella riprogrammazione posturale è necessario però conoscere bene le “catene muscolari”: i muscoli non lavorano in modo isolato ma sono collegati tra di loro mediante il tessuto connettivo. Questo comporta che, ad esempio, allungando
solo il tratto lombare, la tensione verrà trasferita sul tratto cervicale a danno dei muscoli della nuca e sui muscoli flessori dell’anca: questo meccanismo di “difesa” del corpo è il cosiddetto “compenso”. All’atto pratico, tutto questo vuol dire che per effettuare la corretta riprogrammazione posturale è necessario mettere in tensione tutta la catena muscolare trattata evitando i compensi e rispettando le fisiologiche curve anatomiche. Per Souchard “essere globali è correggere contemporaneamente sintomatologia, compensi e cause di una patologia”. Pertanto, le doti chiave del terapeuta dovranno inevitabilmente essere: determinazione, costanza, precisione, ostinazione e passione.
Donato Giannuzzi è un operatore di fitness posturale, del benessere e delle discipline naturali che da anni studia e perfeziona tutte le tecniche utili per il riequilibrio della persona inteso a livello olistico integrando la riprogrammazione posturale per il riequilibrio strutturale con trattamenti Shiatsu per il livello energetico e floriterapia del dottor Bach per quello emozionale. www.donatogiannuzzi.it info@donatogiannnuzzi.it Donato Giannuzzi is an Operator of Postural fitness, wellness and natural sciences, who has studied and honed the techniques for the person’s rebalance, integrating postural reprogramming techniques, Shiatsu treatments for energetic rebalance and Dr. Bach’s flower therapy for emotional balance. www.donatogiannuzzi.it info@donatogiannnuzzi.it
THE HOLISTIC APPROACH TO POSTURAL BALANCE A CRITICAL COMPONENT FOR OUR WELFARE IS THE ELIMINATION OF THE BODY’S HABITS Brusquet stated that the body obeys three laws: balance, economy and comfort. The global postural approach aims at the rediscovery of the balance state through the elimination of the compensations with the identification of the “somatic camouflage” (as defined by Souchard). Static muscles’ activity is constant, and they tend to develop stiffness; the dynamic muscles, as the abdominals, are not essential. To counter a retraction of a muscle we must not reinforce its antagonist, but we must stretch all the most tense static muscles, intervening with a global approach. In order to intervene effectively in the postural reprogramming, it’s necessary to know the “muscle chains”: muscles don’t work in isolation, but are linked together by the connective tissue instead. For example, stretching only the lumbar region, the tension will be transferred to the cervical region hurting the neck muscles and the hip flexor muscles: this “defensive” mechanism of the body is the so-called “compensation”. This means that to ensure the proper postural reprogramming, it’s necessary to apply tension on the treated muscle chain, avoiding compensations and respecting the physiological anatomic curves.
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VIAGGI
LisBona
TRAM 28. I COLORI DI LISBONA RACCONTO DI VIAGGIO PER SCOPRIRE LE BELLEZZE DI UNA CITTÀ DA VIVERE
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di nica mastronardi/foto da visitlisboa.com
NATIONS PARK
MONASTERO DOS JERONIMOS
Perdersi e lasciarsi trascinare dallo spirito del luogo e dagli sguardi delle persone che incontri. Viaggiare ti permette di vivere ogni giorno un’avventura diversa. Quando arrivi in una città come Lisbona tutto questo acquista ancora più senso. Estate. Gli amici di sempre, amati e partecipi delle emozioni di viaggio, attendono lì dall’altra parte del Mediterraneo per iniziare una delle avventure più belle finora
PONTE VASCO DE GAMA
vissute. Staccarsi da terra e volare con i pensieri, la grinta, la voglia di scoprire il nuovo. La decadenza e le strade della periferia di Lisbona sono stravolgenti. Sembra di essere nella amata Taranto, le case e i vicoli trasmettono i segni del tempo. Improvvisamente però a Lisbona accade che dal grigio romantico ti tuffi nei colori degli azulejos. Il bianco e il blu delle mattonelle tipiche di questa città ti
riportano alla realtà di un luogo vivace e frizzante, come i buonissimi mojito che puoi sorseggiare fuori dai tipici pub, nei vicoli del suggestivo Bairro alto e poi dell’Alfama. Non sono le cose da vedere, son le cose da fare e l’aria che si respira che lasciano il segno quando torni a casa da Lisbona. Ti accoglie la musica del fado, mentre ceni in uno dei locali più particolari del centro. Lei con una voce straordinaria, in un abito nero elegantissimo ti invita a sorseggiare del buon Porto mentre le note del fado ti inebriano. Bisogna viverla Lisbona, non visitarla. I ragazzi vivono la notte. Fai colazione e ti affacci sul Tago che per ore ti ha fatto compagnia con il fruscio delle sue acque. In sottofondo lo scorrere delle merci sui binari: dove andranno mai? Il sole di agosto è l’ideale. È il momento di vivere Lisbona di giorno. Prima tappa il Monastero dos Jeronimos: patrimonio dell’Unesco, grandioso, maestoso, luccicante capolavoro dell’arte manuelita. Nato per celebrare i viaggi di Vasco da Gama nelle Indie, ha resistito nel tempo mantenendo austerità e fascino, nonostante il terremoto del 1755. Il vecchio convento di San Gerolamo ha lasciato spazio a una maestosa “nave” pietrificata che conserva i monili dell’epoca coloniale del Portogallo e della marineria. La fila per entrare è lunga ma ne vale la pena. È tempo di passeggiare in centro fino ad affacciarsi
VIAGGI
LisBona
SON SEMPRE I COLORI, I VERI PROTAGONISTI DI LISBONA: IL GIALLO OCRA DEI PALAZZI, L’AZZURRO E IL BLU MEDITERRANEO DEL CIELO, IL ROSSO DEI TRAM
RUA AUGUSTA
sul fiume Tago, alla suggestiva Torre di Belem, che per molti secoli ha mantenuto il controllo della città, per sorvegliare soprattutto i galeoni carichi di pietre preziose, spezie, porcellane e tessuti preziosi che arrivano da luoghi lontanissimi. La ricchezza dell’artigianato che si ritrova nei negozietti del Bairro è contagiosa. Pausa obbligatoria per il Pastel de Belem, il pasticcino portoghese a base di uova che si può assaporare nella fantastica pasticceria
accanto al bar internazionale Starbucks: un grande competitor del gustoso pasticciotto. Non c’è più tempo, ci aspetta il tour sul tram storico 28. Non è l’unico mezzo per attraversare la città. È il più turistico, ma la sensazione di abbracciare i palazzotti e le case del centro storico è unica. Si diventa tutt’uno con le abitazioni, quasi toccandole ed entrando ad assaporare la cucina tradizionale a “casa della signora”. Il tempo scorre lento, ma son tante le cose
da vedere e gustare. La cataplana di pollo o pesce è bella non solo da guardare. È ottima da gustare. Forte è il sapore di coriandolo, usato un po’ su tutti i piatti locali. La cataplana è la caratteristica padella di rame che raccoglie i sapori e preserva la cottura degli ingredienti sapientemente mescolati, pollo e pesce, strana combinazione ma di estrema delicatezza. I ritmi incalzano, un giro di shopping nel quartiere centrale della città, curata, pulita. Le vetrine sono arredate con stile. Ma son sempre i colori, i veri protagonisti di Lisbona: il giallo ocra dei palazzi, l’azzurro e il blu mediterraneo del cielo, il rosso dei tram, il fucsia dei bouganville. Il calore dell’autenticità intrecciato con l’innovazione del gran quartiere Expo. Nel 1998 l’Esposizione Internazionale incentrata sugli oceani: un’eredità per il futuro ha stravolto la malinconia e la decadenza di Lisbona. Gran bell’intervento architettonico. Straordinario è attraversare i 17 chilometri del ponte Vasco da Gama, il più lungo d’Europa. Quando lo fai non riesci a vedere l’orizzonte. È una strada a sei corsie che sembra non terminare mai. Un’opera maestosa in onore del grande esploratore portoghese. Il viaggio prosegue verso altre mete, con Lisbona nel cuore.
LISBON’S COLORS TRAVEL STORY TO DISCOVER THE BEAUTY OF A CITY Traveling allows you to live a different adventure every day. When you arrive in a city like Lisbon, all this has even more sense. Here, the romantic grey suddenly switches to the colours of the azulejos. We begin from the “Monastero dos Jeronimos”, masterpiece of Manueline’s art, built to celebrate Vasco da Gama’s travels in the Indies. Next, a walk in the city centre to see the Tago river and the suggestive Belem’s Tower, guardian of the city for centuries, especially to monitor the galleons, full of valuable goods coming from distant places. A tour on the historic Tram 18, which gives the feeling of becoming one with the surrounding buildings, almost like touching them. Among the culinary specialties we find the cataplana of chicken or fish, a singular but extremely delicate combination, and the “Pastel de Belem”, egg based eclair, a great competitor of Salento’s pasticciotto. But colours are the real Lisbon’s protagonists: the yellow of the palaces, the blue Mediterranean sky, the red of the buses, the violet of the bouganville (climbing plant with violet flowers). Also, it’s great to pass through the long Vasco da Gama’s bridge (17 kms) which never seems to end, built to honor the great explorer. The travel carries on through other destinations, with Lisbon in the heart.
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LO STORICO TRAM 28
VIAGGI
saLento visto da Fuori
di laura casciotti/foto pierpaolo schiavone
GROTTA DELLA POSÌA
Salento, il posto ideale per lasciarsi sorprendere Se qualcuno ti chiede di raccontare la terra che ti ha accolto ti accorgi che per farlo devi fare un viaggio. Nella tua anima Questa non è una storia d’amore, né tantomeno il racconto di un’infatuazione e nemmeno il resoconto di una delusione. È soltanto il punto di vista di chi ha fatto una scelta di vita con fiducia, speranza e ottimismo. Tutto cominciò nel gennaio del 2008 con una proposta di lavoro per mio marito, in una misteriosa località pugliese. In quel periodo vivevo e lavoravo a Roma, non ero mai stata in Puglia, ma intimamente speravo che la città che avrebbe segnato le nostre esistenze, anche solo per poco tempo,
fosse Lecce. Quando ci venne comunicata ufficialmente la destinazione, ne fui entusiasta. Cominciai a familiarizzare con l’idea di trasferirmi, caricai sul mio lettore mp3 alcuni pezzi dei Sud Sound System, Lu sule, lu mare, lu jentu degli Après la classe e ascoltavo di continuo la canzone Me fece mele a chepe di Daniele Silvestri. Colta da una sorta di esotismo romantico, affrontavo la faticosa quotidianità romana, tra un autobus e un tram, con quel ritmo in levare nelle
orecchie e l’aria sorniona. Immaginavo di vivere in un posto unico dove l’estate è eterna, le persone allegre e spensierate e le spiagge meravigliose. Ero attratta dal fermento culturale pugliese di cui tanto sentivo parlare e che mi faceva ben sperare sul mio futuro professionale. La realtà non mi ha deluso ma, certo, ho dovuto ridimensionare le mie aspettative dopo aver scoperto che l’estate si alterna all’inverno, che la bellezza coesiste con la bruttezza e che anche i salentini hanno, ahimé, problemi e preoccupazioni! 120 121
VIAGGI
saLento visto da Fuori
BASILICA DI SANTA CROCE - LECCE
C’È UN CONCENTRATO DI ENERGIA, MENTI BRILLANTI E GRANDI TALENTI, SONO CERTA CHE QUALCOSA CAMBIERÀ, MAGARI ALL’IMPROVVISO Così, abbandonati pregiudizi benevoli e malevoli, mi sono lasciata stupire da questa terra magica. Il primo viaggio nel Salento lo feci in macchina. Arrivando da nord, la Puglia sembra infinita: dal cartello che ne annuncia l’ingresso, la sensazione è quella di non giungere mai a destinazione. All’estremo sud, invece, la terra finisce. Lo Ionio e l’Adriatico si incontrano idealmente in un’unica, immensa distesa d’acqua dalle mille sfumature di blu. A Leuca la rappresentazione simbolica delle carte geografiche del Tacco d’Italia diventa reale, è visibile e mi incanta: i confini mi hanno sempre affascinato, forse perché li porto dentro. Sono cresciuta a cavallo di due regioni, la mia, l’Abruzzo e il Lazio, separate 122 123
fisicamente dalle catene montuose degli Appennini. Il dispiacere di aver lasciato quelle montagne è compensato dall’amore spassionato che ho per il mare. E qui, ho il privilegio di vivere a due passi dal paradiso. Ionio o Adriatico non fa differenza, il potere di riconciliazione con il mondo è lo stesso; ogni volta è un’esperienza dell’anima, purché ci si prepari all’inatteso. Oltrepassare le dune sabbiose a Torre Lapillo ed essere catturati dai colori delle acque caraibiche, oppure nuotare sotto la grotta della Poesia a Roca Vecchia e raggiungere il mare aperto hanno su di me un effetto catartico. Se ci si affida alle potenzialità della penisola poi può capitare di partire da una Lecce piovosa, percorrere qualche
chilometro verso sud e trovare non solo il sole, ma anche un posto favoloso come San Gregorio, piccolo borgo nella marina di Patù, fatto di insenature, scogliere e natura incontaminata. Un bagno fra le rocce e una frittura di pesce prima di andar via furono il regalo più bello di una domenica già generosa. Ammetto SANTA MARIA DI LEUCA
che in estate il Salento esercita tutta la sua seduzione naturale, è facile rimanerne stregati. D’inverno invece emergono le difficoltà di un territorio che ha molto da fare affinché possa esprimere al meglio le sue potenzialità. C’è un concentrato di energia, menti brillanti e grandi talenti, sono certa che qualcosa cambierà, magari all’improvviso. Così come è sorprendente raggiungere la meravigliosa Basilica di Santa Croce da via dei Templari, un vicolo stretto che
non rivela subito dove conduce: tanta bellezza tutta insieme da togliere il fiato. Oppure lasciare le strade principali del centro storico di Lecce, quelle più battute dai turisti e scoprire inaspettatamente tesori nascosti: il portone socchiuso che lascia intravedere l’androne di un palazzo storico con un delizioso giardino fiorito o il ficus secolare che svetta imponente nel cortile dell’ex Conservatorio Sant’Anna. Nonostante abbia acquisito abitudini da residente, non mi sono
arresa alla routine e agli automatismi delle azioni quotidiane. Cammino con il naso all’insù in cerca di qualcosa di nuovo da vedere, con fervente spirito curioso di chi arriva per la prima volta. Nulla per me è scontato, sono sempre pronta a lasciarmi sorprendere. Salento stupiscimi, ancora.
TORRE LAPILLO, LOCALITÀ PUNTA PROSCIUTTO
SALENTO, THE IDEAL PLACE TO REMAIN AMAZED IF YOU GET ASKED TO TELL OF THE LAND THAT WELCOMES YOU, YOU REALIZE THAT YOU HAVE TO MAKE A JOURNEY. WITHIN YOUR SOUL. It all began in January 2008, with a job proposal for my husband, in a mysterious town of Apulia. At that time, I lived and worked in Rome, and I’d never been there. When we received the confirmation, I was excited. I began to get familiar with the idea of moving, and I imagined living in a unique place with eternal summer, happy people and amazing beaches. I was attracted by the cultural ferment of Apulia I kept hearing about. I grew up between two regions: Abruzzo and Lazio, separated by the Apennines. The sorrow of leaving those mountains was offset by my love for the sea.
Laura Casciotti, trentaquattro anni, abruzzese. Vive a Lecce con il marito, romano e l’unica salentina della famiglia, sua figlia. Addetto stampa freelance, i suoi campi d’azione sono l’editoria e gli eventi culturali. In summer, Salento emits all its natural seduction, and it’s easy to remain bewitched by it. But it’s also surprising to reach the beautiful Basilica of Santa Croce by Via dei Templari, or leaving the main roads of the historic center, and unexpectedly discover hidden treasures. Despite having acquired the habits of a resident, I still haven’t given up the routine and the automation of daily actions. I walk in search of something new to see, with the curious spirit of those who arrive here for the first time. Nothing is obvious to me, I’m always ready for surprises. Salento amaze me, again. Laura Casciotti, 34, from Abruzzo. She lives with her husband and daughter in Lecce. Freelance press officer, her fields of activity are publishing and cultural events.
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