DICEMBRE 2012 - GENNAIO/FEBBRAIO 2013 - 3,00
STEVE MCCURRY
Uno sguardo sull’uomo in duecento fotografie
SALONE DEL GUSTO Le eccellenze liguri in mostra a Torino
PIERO ROSSI
Cento anni di goliardia per la Baistrocchi
NUOVA ZELANDA
Auckland, per scoprire una Genova agli antipodi
LAURA PELUFFO
Un teatro in ceramica seguendo le orme di Luzzati
PALLIO DI SAN LORENZO Mecenati con cinque euro per salvare un capolavoro
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AMANDA SANDRELLI DAL FESTIVAL DELL’ECCELLENZA alla storia del piccolo Oscar
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Vacanze pi첫
2012 - 2013
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Sommario
DICEMBRE/GENNAIO/FEBBRAIO 2012
Direttore Responsabile Gabriele Lepri Direttore Editoriale Giordano Rodda Editore RR Editori - Via Palestro 15/9 16122 Genova - Tel. 0108592291 Responsabile Marketing Umberto Paganelli umberto.paganelli@yahoo.it - 3349050983 Progetto Grafico RR Editori Grafica e impaginazione Barbara Macellari Responsabile Relazioni esterne Diana Bacchiaz diana.bacchiaz@gmail.com - 3478589754 Servizi Fotografici Marcello Rapallino, Gianni Risso Segretaria di Redazione Adelia Mangano Hanno collaborato: Diana Bacchiaz, Gian Carlo Bertola, Cambi Casa d’Aste, Gaby De Martini, Dario G. Martini, Daniela Masella, Gianpaola Mazzuoccolo, Umberto Paganelli, Anna Proverbio, Marcello Rapallino, Mauro Ricchetti, Virgilio Pronzati, Gianni e Iskandar Risso, Anna Maria Solari Stampa Grafiche Vecchi Srl Viale Kennedy 27 28021 Borgomanero (No) Internet rreditori@gmail.com Distribuzione Potete trovare InGenova e Liguria Magazine nelle edicole della provincia di Genova e nelle edicole più importanti di S. Terenzio, Lerici, Zoagli, S. Michele di Pagana, Portofino, Bogliasco, Arenzano, Cogoleto, Varigotti, Finalborgo, Laigueglia, Cervo, S. Bartolomeo al Mare, Diano Marina, Imperia, Pieve di Teco, S. Lorenzo al Mare, Taggia e inoltre nelle edicole di La Spezia (Piazza Caduti della Libertà, Piazza Verdi, Via del Prione, Piazza Garibaldi, Via Garibaldi, Piazza Cavour), Sarzana (Via Gramsci), Chiavari (Piazza Mazzini, Corso Dante, Piazza Nostra Signora dell’Orto), Rapallo (Piazza delle Nazioni, Via S. Anna), Santa Margherita (Piazza Vittorio Veneto, Via Bottaro), Camogli (Via al Porto), Recco (Via Serreto), Varazze (Corso Matteotti, Piazza Dante), Celle (Via Colla), Albisola Superiore (Corso Mazzini), Albissola Marina (Via Billiati), Savona (Piazza Giulio II, Via Paleocapa, Piazza Mameli, Piazza Diaz), Vado Ligure (Via Aurelia), Spotorno (Via Garibaldi), Noli (Piazza Morando), Finale Ligure (Piazza Vittorio Emanuele II), Pietra Ligure (Via Matteotti), Loano (Via Aurelia), Borghetto S. Spirito (Corso Europa), Albenga (Piazza del Popolo), Alassio (Stazione FS, Via Garibaldi), Andora (Via Aurelia), Arma di Taggia (Via Blengina, Via S. Francesco), Sanremo (Piazza Colombo, Porto, Piazza Eroi Sanremesi, Corso Imperatrice, Corso Matuzia), Ventimiglia (Via della Repubblica), Ospedaletti (Corso Regina Margherita), Bordighera (Piazza Eroi della Libertà, Via Vittorio Emanuele, Piazza del Popolo), Lavagna (Piazza Cordeviola), Cavi di Lavagna (Piazza Sauro), Sestri Levante (Piazza Repubblica), Riva Trigoso (Via della Libertà)
4/ La Genova di Amanda Sandrelli
L’attrice, che a Genova ha presentato “Clitennestra o del crimine” al Festival dell’Eccellenza al Femminile, racconta il suo rapporto con la Superba
6/ Lo sguardo sull’Uomo di Steve McCurry Fino a febbraio del 2013 Palazzo Ducale ospita oltre duecento delle straordinarie fotografie di uno dei maggiori maestri di quest’arte
16/ A Torino vince la Liguria dei presidi
Lo scorso Salone del Gusto e Terra Madre al Lingotto si è concluso con un enorme successo di pubblico. Grande attenzione anche per i prodotti liguri
20/ Private equity e venture capital per ripartire
A Santa Margherita il IV° Seminario di Studi dei Dottori Commercialisti e degli Esperti contabili della Liguria
22/ Liguria Cultura a Palazzo Ducale
Pozzani, Martone, Camera e tre nuove protagoniste per l’appuntamento 2012 di «Liguria Poesia»
24/ Un accademico genovese nella Cina che cambia
Incontro con Michele Marsonet, reduce da un viaggio in Estremo Oriente, per discutere prospettive e il ruolo dell’Italia
28/ E Pinocchio fa tappa a Genova
Il burattino più famoso del mondo in mostra fino al prossimo gennaio al Museo Luzzati di Porta Siberia
34/ In Fiera torna Natalidea
Dal 7 al 16 dicembre 2012, l’appuntamento preferito per chi deve scegliere i regali di Natale
42/ I tessuti delle Fieschine e Passione in blu
I due nuovi libri di Marzia Cataldi Gallo gettano nuova luce sul rapporto tra Genova e la storia del tessuto
73/ Le Langhe a tavola
Un universo di gusti e sapori straordinari, dove la tradizione si sposa a meraviglia con la ricerca
82/ Costantino, 313 d.C.: l’editto di Milano «Noi, dunque, Costantino Augusto e Licinio Augusto, abbiamo risolto di accordare ai Cristiani e a tutti gli altri la libertà di seguire la religione che ciascuno crede…»
86/ La Baistrocchi compie 100 anni
Piero Rossi, da 50 anni attivo nella Compagnia, racconta la sua esperienza
88/ Mecenati con 5 euro per il pallio Il progetto per salvare il pallio bizantino di San Lorenzo
90/ Sospesi tra Macbeth e il Sogno
Shakespeare, Dickens e Ronald Harwood fra gli autori che animeranno la stagione invernale del Teatro Stabile
94/ Natale e Capodanno alla Tosse
Dall’1 al 24 dicembre nel Foyer del Teatro della Tosse torna il tradizionale e atteso appuntamento con uno shopping natalizio alternativo
98/ La grande festa delle bolle di sapone Tutti i segreti di “The Underwater Bubble Show”, campione di incassi in ogni angolo d’Europa
104/ Las Vegas ieri e oggi, mille luci nel deserto
A poca distanza dalla città senza orologi, lo spettacolo del Grand Canyon: due facce diverse ma complementari dell’America
112/ Premio Leivi 2012
Il più autorevole concorso oleario della Liguria diventa maggiorenne
117/ A Cremolino il raduno delle confraternite
50/ Nuova Zelanda, paradiso lontano
La festa patronale di Sant’Alberto è l’occasione per la processione delle confraternite nel suggestivo paese del Monferrato
58/ Il teatro in ceramica di Laura Peluffo
Con una discesa mozzafiato l’apneista lombardo è sceso a -160 metri, mettendo la firma sul suo 17° record mondiale
Agli esatti antipodi dell’Italia - ed Auckland, con il suo grande porto, è quasi una Genova australe - si trova una terra affascinante La biografia e le opere di un’artista eclettica, più volte premiata per la sua attività teatrale e di ceramista
66/ I Vini dei vignaioli eroici
Ventesima edizione del Concorso Internazionale dei Vini di Montagna a Sarre. Otto medaglie d’argento per la Liguria
132/ Gianluca Genoni fa 17 136/ Il bacio subacqueo più lungo del mondo
Con un bacio mozzafiato, Elena Colombo e Paolo Pedrinazzi hanno stabilito il nuovo record mondiale Underwater kiss – apneaworld.com
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Registrato c/o il Tribunale di Genova il 18/11/2002 - N° 23/02
In copertina: Amanda Sandrelli
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La Genova di amanda SandreLLi
L’attrice, che a Genova ha presentato “Clitennestra o del Crimine” aL FestivaL deLL’ LL ecceLLenza aL FemminiLe, LL’ racconta iL suo rapporto con La superba 4 INGENOVA Magazine
L’intervista di Umberto Paganelli
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n occasione del Festival dell’Eccellenza al Femminile dello scorso novembre, abbiamo avuto l’opportunità di scambiare quattro chiacchiere con Amanda Sandrelli, figlia d’arte ed oggi impegnatissima interprete di opere teatrali di primo piano. A una domanda sul suo rapporto con Genova, l’artista ritorna indietro con la memoria, a quando con papà Gino Paoli andava a trovare nonna Matilda in zona Brignole. «Per me Genova era rappresentata da quel microcosmo fatto di amici e affetti familiari, ma Genova nella sua interezza e bellezza l’ho riscoperta dopo», cioè quando già attrice affermata ha avuto l’occasione per apprezzare la città che dalla nascita aveva nel sangue. Il legame artistico con Genova è forte. Tramite i Grandi della scuola genovese, la Superba è stata “raccontata” per quello che è e per come è vissuta anche a coloro che a Genova non si sono mai recati. «Sono felice e onorata di partecipare al Festival dell’Eccellenza; appena invitata ho accettato di buon grado ed insieme al regista Lorenzo Gioielli ho deciso di presentare un monologo». Il monologo – “Clitennestra o del crimine”, nato dalla folgorazione per “Fuochi” di Marguerite Yourcenar – ha portato in scena il 21 di novembre alcuni grandi personaggi di donne della classicità e del mito, da Saffo a Clitemnestra. E a proposito della condizione femminile ai giorni nostri, l’attrice rimarca come le donne degli anni ‘70, che avevano combattuto per conquistare maggiore dignità
La fiLmografia di amanda SandreLLi L’attenzione (1984) Non ci resta che piangere (1984) Investigatori d’Italia (1985) Serie TV La casa del buon ritorno (1986) Strana la vita (1987) Sotto il ristorante cinese (1987) I giorni del commissario Ambrosio (1988) Saremo felici (1988) Sedem jednou ranou (1988) Una lepre con la faccia da bambina (1988) Film TV Piccole donne oggi (1989) Film TV Amori in corso (1989) Una vita scellerata (1990) Il ricatto 2 (1991) Miniserie TV Il sassofono (1991) Film TV Cinecittà... Cinecittà (1992) Donne sottotetto (1992) Bony (1992) Serie TV Stefano Quantestorie (1993) 80mq (1993) episodio “Buon compleanno, Gianmaria” Más allá del horizonte (1 episodio, 1994) Dietro la pianura (1994) Olimpo Lupo (1995) Serie TV Morte di una strega (1995) Film TV Olimpo Lupo - Cronista di nera (1995) Film TV Bruno aspetta in macchina (1996) Positano (1996) Miniserie TV Ci vediamo in tribunale (1996) Film TV Nirvana (1997) Cinque giorni di tempesta (1997) Oscar per due (1998) Film TV Le madri (1999) Film TV Prima la musica, poi le parole (2000) Cuccioli (2002) Miniserie TV Perlasca: un eroe italiano (2002) Film TV Ricordati di me (2003) Part Time (2004) Film TV Il vizio dell’amore (1 episodio, 2006) Mafalda di Savoia (2006) Miniserie TV Il giudice Mastrangelo (9 episodi, 2005-2007) Io e mamma (6 episodi, 2007) Christine Cristina (2009) Scossa (2011)
e parità con l’altro sesso, si sentirebbero deluse per come oggi sono dipinte e trattate, non solo dai media televisivi. Parlando dei progetti artistici per il futuro, Amanda Sandrelli svela poi una delle sue prossime iniziative, carica di umanità: sempre insieme al regista Gioielli, l’attrice vuole portare infatti in scena l’opera “Oscar e la donna in rosa”, del drammaturgo francese Éric-Emmanuel Schmitt, mediante un monologo che mette in evidenza tutte le figure dell’opera, raccontando i diversi soggetti immaginati da un bimbo di undici anni affetto da una malattia terminale.
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Lo sguardo sull’Uomo di Steve McCurry
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Sharbat Gula, ragazza afgana al campo profughi di Nasir Bagh vicino a Peshawar, Pakistan, 1984
La mostra
Fino a febbraio 2013 Palazzo Ducale ospita oltre duecento delle straordinarie fotografie di uno dei maggiori maestri di quest’arte, celebre per i suoi fotoreportage per National Geographic
S
aranno in mostra fino al 24 febbraio 2013 nel Sottoporticato di Palazzo Ducale le splendide immagini di Steve McCurry, uno dei più grandi maestri della fotografia del nostro secolo, premiato diverse volte con il World Press Photo Awards che si può considerare come una sorta di premio Nobel della fotografia. Ogni suo ritratto racchiude un complesso universo di esperienze, storie, emozioni, dolori, paure, speranze. «Ho imparato a essere paziente. Se aspetti abbastanza, le persone dimenticano la macchina fotografica e la loro anima comincia a librarsi verso di te», spiega McCurry. Veterano di National Geographic,
sempre in viaggio, più facilmente in qualche parte dell’Asia che non in America, Steve McCurry ha fatto del viaggiare una sua dimensione di vita: «Perché già il solo viaggiare e approfondire la conoscenza di culture diverse, mi procura gioia e mi dà una carica inesauribile». La mostra è curata da Peter Bottazzi che ha progettato il percorso espositivo e da Biba Giacchetti. L’allestimento, di grande impatto scenografico, è studiato appositamente per gli ambienti (1.000 metri quadrati) del suggestivo Sottoporticato di Palazzo Ducale e differenziato in ciascuno degli spazi tematici. Come in un “viaggio intorno all’uomo”,
Due donne Kara in Etiopia, 2012.
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Figlio della tribù Hamer, Omo Valley, Etiopia, 2012. Nella pagina accanto: donna Kara nella Valle dell’Omo, Etiopia, 2012.
la mostra si apre con la scoperta: una grande galleria di ritratti che l’obiettivo di Mc Curry ha raccolto nell’arco della sua lunga esperienza e continua a raccogliere in ogni suo viaggio. Tra i veli che sono le quinte di questa galleria, ogni visitatore può cercare il suo percorso nel gioco di rimandi che lega tra loro uomini e donne provenienti dai luoghi più disparati della Terra. Passando attraverso le tracce di una presenza umana più rarefatta, ci si avventura poi nella vertigine della guerra, del dolore e della paura che McCurry ha documentato con la stessa partecipazione emotiva. Nella sala successiva il visitatore trova invece un mondo di poesia, dove l’uomo si riscatta, si avvicina alla natura e allo spirito e ritrova la gioia di vivere. La sorpresa e lo stupore caratterizzano il quarto spazio, dove si incontrano le immagini più curiose e inattese, dove l’uomo ritrova lo sguardo dell’infanzia e l’incanto della vita. In una ultima sala è la volta della memoria, con la proiezione di un video che racconta la ricerca della ragazza afgana 20 anni dopo l’incontro da cui è nata una delle immagini più famose di tutta la fotografia mondiale. Vengono presentate in mostra oltre 200 foto, stampate in vari formati, con una netta prevalenza delle grandi dimensioni. In un video realizzato da Epson viene raccontato, come in un backstage, il delicato lavoro della stampa a colori su carta fotografica. Insieme alle icone più conosciute, scattate nel corso degli oltre 30 anni della sua straordinaria carriera di fotografo e di reporter, sono presentati i lavori più recenti, realizzati dopo il 2010 insieme ad alcuni inediti, mai esposti nelle mostre precedenti, che costituiscono quasi il 50% delle foto esposte.
Il progetto The last roll con le immagini scattate utilizzando l’ultimo rullino prodotto dalla Kodak, gli ultimi viaggi a Cuba, in Thailandia e in Birmania, con una spettacolare serie di immagini dedicate al Buddismo, una selezione delle fotografie scattate nei recenti e numerosi soggiorni italiani, da Venezia alla Sicilia, da Roma all’Aquila. Tra le opere presenti all’interno della mostra vengono esposte in anteprima le immagini realizzate di recente in Tanzania per il progetto di sostenibilità Lavazza ¡Tierra!. Si tratta dell’ultimo capitolo di una lunga serie sviluppata a partire dal 2002 il cui narratore d’eccezione, Steve McCurry appunto, ha raccontato i numerosi progetti sviluppati da Lavazza in Perù, Colombia, Honduras, India e Brasile. A tutti i visitatori viene consegnata gratuitamente una audio guida nella quale lo stesso Steve McCurry racconta in prima persona le sue foto e attraverso di esse la sua avventura umana e professionale. Una novità assoluta che sorprenderà anche coloro che conoscono da tempo il lavoro di McCurry, con aneddoti, racconti, punti di vista, contesti e storie appassionanti.Gratuito è inoltre il servizio di prenotazione via internet o call center. Per le scuole il Servizio didattico di Palazzo Ducale organizza diversi e coinvolgenti laboratori didattici. Con questa mostra dedicata a Steve McCurry prosegue l’attività di valorizzazione e divulgazione della grande fotografia internazionale, che Palazzo Ducale ha promosso negli ultimi anni ospitando, tra le varie iniziative culturali e espositive, eventi dedicati ad alcuni dei più importanti fotografi italiani e stranieri, da Cartier-Bresson a Robert Capa, da Mario Giacomelli a Mario Dondero e Uliano Lucas.
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La mostra
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Chi è Steve MCCurry Nato a Philadelphia nel 1950, Steve McCurry comincia presto a collaborare come fotografo con un giornale locale. Dopo tre anni decide di recarsi in India e comporre il suo primo vero portfolio con immagini del viaggio. Dopo la pubblicazione del suo primo lavoro importante sull’Afghanistan, collabora con alcune delle riviste più prestigiose: Time, Life, Newsweek, Geo e il National Geographic. Inviato su mille fronti di guerra, da Beirut alla Cambogia, dal Kuwait all’ex Jugoslavia, all’Afghanistan, Steve McCurry si è sempre spinto in prima linea rischiando la vita pur di testimoniare gli effetti e le conseguenze dei conflitti in tutto il mondo. Membro dell’agenzia Magnum dal 1985, vincitore di molti premi foto giornalistici, Steve McCurry è l’autore del celeberrimo reportage sulla ragazza divenuta icona del conflitto afghano sulle pagine del National Geographic nel mondo.
“Fotografare è un modo diverso di viaggiare. Con una macchina fotografica in mano non c’è un passato, non c’è un futuro ma c’è solo il presente. Le immagini raccontano la mia odissea personale nel mondo. Sono il mezzo per esplorarlo e documentare ciò che accade: quando ho iniziato a scattare volevo solo raccontare delle storie. Mi ha sempre spinto la voglia di trasformare il mondo e renderlo migliore.”
Bandiere di preghiera, Tibet, 2005. Nella pagina accanto: Giovane monaco, Myanmar (Burma), 2010.
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La mostra
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Jodhpur, Rajasthan, India, 2005.
Scheda informativa Genova, Palazzo Ducale, Sottoporticato Piazza Giacomo Matteotti, 9 18 ottobre 2012 – 24 febbraio 2013 La mostra è prodotta e organizzata da Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura Comune di Genova - CIVITA Partecipanti alla Fondazione Palazzo Ducale Compagnia di San Paolo Fondazione Carige Costa Edutainment Sponsor istituzionale della Fondazione Palazzo Ducale: Iren Sponsor attività didattiche della Fondazione Palazzo Ducale Coop Liguria Mostra organizzata in collaborazione con SudEst57 Sponsor della mostra: Lavazza Sponsor tecnico: Epson Media Partner Il Secolo XIX Radio 19 National Geographic Channel
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La mostra “La maggior parte Ufficio Stampa Genova Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura Camilla Talfan Massimo Sorci Stefania Maggiolini Tel. 010.5574012 – 74826 – 74071 ufficiostampa@palazzoducale.genova.it Civita Barbara Izzo - Arianna Diana Tel. 06 692050220-258 izzo@civita.it - www.civita.it
delle mie immagini sono di persone. Cerco il momento indifeso,
l’anima più genuina che si affaccia, esperienza impressa sul volto di una persona.
Cerco di trasmettere ciò
che quella persona può essere,
una persona colta sopra un paesaggio più ampio, che potremmo chiamare la condizione umana”. Steve McCurry
Pescatore sul lago Inle, Myanmar 2008
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Dal calzolaio, Mumbai (Bombay), India, 1996.
Bagno delle donne nepalesi nel fiume Bagmati, Kathmandu, Nepal, 1984.
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La mostra Peshawar, Pakistan, 2002
InformazIonI e prenotazIonI www.stevemccurrygenova.it - tel. 199 75 75 13 servizi@civita.it Orari: Da martedì a domenica dalle 10.00 alle 19.00 Lunedì dalle 14,00 alle 19,00 La biglietteria chiude un’ora prima Tutti i biglietti danno diritto all’audioguida, nella quale Steve McCurry presenta le sue fotografie esposte in mostra e comprendono inoltre il diritto di prenotazione Intero Ridotto Ridotto speciale Gratuito Cumulativo
€12,00 € 9,00 giovani fino a 25 anni, universitari, gruppi di oltre 15 persone, maggiori di 65 anni e titolari di apposite convenzioni € 4,00 scuole elementari medie e superiori e minori di 18 anni minori di 6 anni, due insegnanti accompagnatori per classe, giornalisti con tesserino, disabili con un accompagnatore. €16,00 comprende la visita della mostra Steve McCurry e della mostra “Mirò! Poesia e luce”, entrambe con audio guida inclusa
Visite guidate su prenotazione per gruppi di max 25 persone Scuole € 60,00 Gruppi € 90,00 In lingua € 110,00 Info e prenotazioni 199.75.75.13 servizi@civita.it Laboratori didattici per la scuola secondaria I e II grado 4,50 € a cura del Servizio didattico di Palazzo Ducale Info e prenotazioni 010.5574004 biglietteria@palazzoducale.genova.it
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A Torino vince
lA liguriA dei presidi u
n benvenuto all’acqua di fiori di arancio amaro. Questo prodotto storico di Vallebona, ritornato a far parlare di sé dopo decenni grazie all’intraprendenza di Pietro Guglielmi, che ha riaperto la distilleria di famiglia nel 2004, è solo l’ultimo dei Presidi Slow Food liguri. La lista comprende anche l’Aglio di Vessalico, l’Albicocca di Valleggia, l’Asparago violetto di Albenga, il Carciofo di Perinaldo, la Castagna essiccata nei tecci di Calizzano e Murialdo, il Chinotto di Savona, i Cicciarelli di Noli, i Fagioli di Badalucco, Conio e Pigna, il Gallo nero della val di Vara, la Razza bovina cabannina, la Tome di pecora brigasca e la Tonnarella di Camogli. Molti tra questi, ma non solo, sono stati i protagonisti della sezione dedicata alla Liguria nello scorso Salone del Gusto e Terra Madre (Torino, Lingotto Fiere e Oval, dal 25 al 29 ottobre). La kermesse, che ha visto la partecipazione di duecentoventimila visitatori da tutto il mondo (in crescita del +10% rispetto allo scorso anno), ha ospitato nel primo padiglione gli spazi dedicati a focaccia al formaggio e pesto, all’olio extravergine Riviera Ligure e alle altre delizie regionali in un tripudio di sapore ed educazione al rispetto del territorio.
Lo scorso Salone del GuSto e terra Madre aL Lingotto si è concLuso con un enorme successo di pubbLico. Grande attenzione anche per i prodotti liGuri 16 INGENOVA Magazine
Enogastronomia L’acqua di arancio amaro Nel 2004 un giovane erede della famiglia Guglielmi, Pietro, ha deciso di riaprire la storica distilleria e riproporre l’acqua di fiori di arancio amaro insieme ad altri oli ed essenze. Ha deciso di riprendere anche la coltivazione, iniziando da subito a reimpiantare sui terreni gli aranci amari ed è riuscito a crescere in pochi anni oltre 150 piante che stanno entrando ora in piena produzione. L’estrazione di acqua è ancora molto limitata ma le premesse sono buone. La distillazione non avviene più in alambicchi di rame, come in passato, ma viene fatta in corrente di vapore. Non c’è più quindi il contatto diretto del fiore con l’acqua bollente, ma il procedimento è più delicato: si fa entrare il vapore alla base del recipiente di estrazione e scorrere verso l’alto attraversando la massa dei fiori, fino ad arrivare ad un condotto che lo incanala nel vaso fiorentino dove avviene la distillazione vera e propria. Nel vaso fiorentino, uno speciale alambicco in vetro, l’acqua di fiori sale verso l’alto e si separa dall’olio essenziale che si deposita alla base del vaso. L’olio, conosciuto come nerolì, è preziosissimo nella cosmesi: occorre una tonnellata di fiori per estrarne un solo chilogrammo. Di acqua di fiori solitamente se ne ottengono circa due litri ogni chilogrammo di fiori distillato. La vendita dell’acqua avviene per lo più localmente, la gente del posto infatti la usa ancora, in casa, per la preparazione delle bugie e anche qualche pasticceria della zona la usa per aromatizzare alcuni dolcetti. Obiettivo del Presidio è far tornare le coltivazioni di arancio amaro sui terrazzamenti di Vallebona, coinvolgendo i contadini del territorio, in questo modo si potrebbe recuperare lo stupendo paesaggio agricolo di un tempo e si darebbe nuova vita a una tradizione artigiana e a un prodotto che ha fatto la storia di questa valle.
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A due anni dall’inaugurazione dell’Alleanza tra cuochi italiani e i Presìdi Slow Food, progetto avviato proprio in occasione del Salone del Gusto 2010, i ristoratori liguri hanno celebrato questa unione nella cucina dell’Osteria dell’Alleanza, al primo piano della galleria visitatori, alternandosi in preparazioni e ricette che hanno previsto l’utilizzo dei prodotti contrassegnati dal logo dei Presìdi Slow Food. Lo chef ligure che ha collaborato al menù dell’Osteria è stato Paolo Monti, del Sacripante di Loano (Sv). l’enogastronomia ligure è stata poi in primo piano in molti eventi del Salone del Gusto e Terra Madre. Le etichette di Walter De Battè, produttore di Riomaggiore (Sp), sono state protagoniste nel Laboratorio del Gusto di sabato 27, La terza via: viaggio nella sostenibilità del vino in cui sono state presentate le scelte agronomiche di viticoltori che preservano l’integrità degli ecosistemi e svolgono pratiche enologiche che esaltano le specificità territoriali. 4 per cento è stato l’Appuntamento a Tavola di domenica 28, presso il Gruppo Abele (Fabbrica delle “e”), dedicato ai giovani chef emergenti. Tra loro non poteva mancare Enrico Panero, padrone di casa del Marin di Eataly Genova. Anche la cultura gastronomica popolare ligure tra le proposte delle Cucine di Strada: nello spazio tra i padiglioni del Lingotto e l’Oval, la focacceria genovese Zena Zuena ha portato le sue specialità.
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Enogastronomia I lIgurI al SalonE Il Mercato italiano ha riassunto la varietà e ricchezza del patrimonio gastronomico di ciascuna regione: dalle province liguri, il meglio della produzione agroalimentare e non solo. Birra Birrificio Scarampola Srl - Millesimo (Sv) Conservati Dalpian Luca Azienda Agricola - Tiglietto (Ge) La Gallinara Srl - Villanova D’Albenga (Sv) Le Bontà Di Belvedere di Cavallaro Arianna - Altare (Sv) Dolci Pietro Romanengo fu Stefano S.r.l. - Genova Formaggicobns Lo Manto Mario Aldo, Azienda Agricola I Formaggi del Boschetto - Albenga (Sv) gastronomia Il Genovese snc - Genova olio Giuseppe Calvi & C. Srl - Imperia Olio Roi Di Boeri Franco - Badalucco (Im) Ranise Agroalimentare Srl - Imperia ortofrutta Azienda Agricola La Vecchia Distilleria - Vallebona (Im) Pesce Albigadus snc di Spinetti S. & C. - Albisola Sup. (Sv) Salumi Macelleria Salumeria Giacobbe di A. Giacobbe e C. Snc - Sassello (Sv) Varie Borea & Rossi Bevande snc - Albenga (Sv) Nell’area regionale anche uno spazio di ristorazione speciale grazie alla presenza del Consorzio focaccia di Recco col formaggio e dell’associazione Descu Rundu, che preparerà i piatti della tradizione regionale. Il tutto accompagnano dai boccali di Maltus Faber, Birra Leo e Birrificio del Golfo.
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Private equity e venture capital per ripartire
di Anna Maria Solari
La magnifica Villa Durazzo a Santa Margherita Ligure
A Santa Margherita il IV° Seminario di Studi dei Dottori Commercialisti e degli Esperti contabili della Liguria
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el meraviglioso scenario di Villa Durazzo a Santa Margherita Ligure si è svolto questo 18 ottobre il IV ° Seminario di Studi di ADC, Associazione dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili della Liguria, con il patrocinio del Comune di Santa Margherita Ligure, degli Ordini dei Dottori Commercialisti di Chiavari e di Genova e di Confindustria Genova. La lunga giornata di lavoro si è strutturata con una sessione mattutina, una sessione pomeridiana ed alcune esperienze pratiche degli argomenti trattati. Non si può certo pensare che la Liguria resti immobile ai cambiamenti ed alle opportunità di innovare le figure professionali a stretto contatto con le imprese: nomi autorevoli e prestigiosi liguri e non solo, docenti universitari e studiosi hanno introdotto ed esaminato con un’ampia platea di esperti le possibilità di applicazione di alcuni po-
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Impresa
tenziali motori di sviluppo per il tessuto economico ligure. Tra questi il private equity, dove potenziali e selezionati investitori sostengono, organizzano lo sviluppo di piccole e medie imprese sul territorio ed il venture capital. Si tratta di creare nuove risorse per impedire l’impoverimento nel territorio ligure, con la chiusura di ulteriori aziende, e di trovare investitori professionali per rendere ancora competitive le eccellenze. Non vi è dubbio alcuno che in Liguria vi sia la necessità di una attenta innovazione, di sinergie, di forza di capitale e di aiuto all’imprenditore. Sovente chi cerca di innovare o di investire con ingegno nonostante il lavoro intellettuale trova innumerevoli ostacoli, leggi obsolete e lente burocrazie. Pesto si dovrà riconoscere anche a livello istituzionale il valore intellettuale quale bene aggiunto a sostegno della crescita dell’impresa: l’imprenditore, oltre ad avere una piena capacità manageriale, deve essere in grado di avere una visone a trecentosessanta gradi di un piano di fattibilità concreto, cavalcando con sicurezza un mercato saturo, complesso, instabile, concorrenziale e spesso rischioso. L’applicazione di private equity aiuterebbe la piccola-medio impresa e diverrebbe un forte sostegno per lo sviluppo, anche a livello europeo. In altre situazioni il venture capital permetterà di convertire il debito di un’impresa in difficoltà ma con forti possibilità di sviluppo, trasferendo la proprietà per attuare una reale, possibile, industrializzazione attraverso un attento studio di marketing, diversificando e quindi consolidando la produzione. In Liguria esistono alti potenziali di sinergia e di espansione in quanto le figure professionali, in concertazione con chi si occupa di ricerca, sono tuttora a confronto. Con metodo, preparazione ed esperienza potranno trasformare e pilotare la propria clientela ad una potenziamento necessario per superare la crisi e spesso salvare le risorse umane coinvolte.
Ancora una volta da ringraziare l’Associazione dei Dottori Commercialisti e degli Esperti contabili della Liguria che investono da anni in Seminari di studi, con il contributo di Banca Carige e Advisory Network Team. Si ha così l’opportunità di creare e diffondere energie necessarie all’innovazione che possono condurre a reali cambiamenti e svolte necessarie per la piccola-media impresa. Potrebbe essere l’unico modo per non indebolire ulteriormente un tessuto territoriale già così provato. La sfida sarà vincere il “mugugno” e rivolgersi a persone preparate e desiderose di attuare i cambiamenti necessari per proporre un aiuto alla crescita della nostra Regione.
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A sinistra Claudio Pozzani con Diana Bacchiaz; qui sotto Roberto Martone e Domenico Camera scrittore e poeta e critico d’arte
di Diana Bacchiaz Foto di Riccardo Alessio
Liguria Cu CuLtura a Pa PaLazzo DuCaLe Pozzani, Martone, CaMera e tre nuove protagoniste per l’appuntamento 2012 di «liguria poesia» 22 INGENOVA Magazine
Liguria in poesia
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nche quest’anno il grande incontro dedicato all’arte poetica organizzato da Liguria Cultura, “Liguria Poesia”, ha espresso al meglio la creatività di alcuni illustri genovesi nella prestigiosa sede delle “Letture scientifiche” di Palazzo Ducale, gentilmente concessi gli spazi dal presidente, Prof. Gianni Marongiu. La presidente dell’associazione Diana Bacchiaz ha presentato personalità come Claudio Pozzani, presidente e anima del Festival della Poesia, grande poeta e attore affascinante; Domenico Camera, poeta e scrittore; Roberto Martone, pittore di fama e poeta sensibile. Quest’anno si sono unite tre signore: Angela Valenti Durazzo, giornalista e scrittrice, Olga Rossi Cassottana, docente all’Università di Genova nonché figlia d’arte del poeta Aldo G. B. Rossi, di cui ha letto una poesia omaggiando la memoria del padre prima di leggere le proprie, e infine Raffaella Saponaro Monti Bragadin, che in questa occasione ha presentato un suo libro di versi. Il successo di pubblico e gli applausi hanno sottolineato il valore dell’evento, che il prossimo anno si esprimerà con un premio ai giovani poeti.
Dall’alto verso il basso: Angela Valenti Durazzo. Claudio Pozzani, Olga Rossi Cassottana con Diana Bacchiaz. A fondo pagina a sinistra: Raffaella Saponaro Monti Bragadin con Pier Luigi Viganego, segretario delle Letture Scientifiche. Qua a fianco Olga Rossi Cassottana. Sotto Diana Bacchiaz con Raffaella Saponaro Monti Bragadin, Domenico Camera e Olga Rossi Cassottana.
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Un accademico genovese nella Cina che cambia di Diana Bacchiaz
Incontro con Michele Marsonet, reduce da un viaggio in Estremo Oriente, per discutere prospettive e il ruolo dell’Italia
stanza bene il confronto con Francia e Germania, che investono molto più di noi nel reclutamento degli studenti cinesi (e stranieri in genere) e negli accordi di cooperazione accademica. E siamo davanti alla Spagna, ai Paesi scandinavi e alle altre nazioni dell’Unione Europea. Quasi un miracolo, se si pensa a come l’università italiana è stata trascurata e svilita negli ultimi decenni». L’Italia è ancora attraente per i giovani cinesi? «Il fatto è che il “marchio Italia”, per quanto un po’ appannato, funziona ancora e viene tuttora visto quale segno di eccellenza in numerosi campi, tanto in ambito scientifico e tecnologico quanto nel settore umanistico. Questa vera e propria “migrazione” dei giovani cinesi nelle università americane ed europee (ma anche australiane) è stata fortemente incoraggiata – e finanziata con generosità – dal governo della Repubblica Popolare. I numeri, come prima dicevo, sono impressionanti, dal momento che gli studenti cinesi all’estero sono attualmente parecchi milioni, un fenomeno inimmaginabile da noi».
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osa ha trovato di diverso rispetto ai viaggi precedenti, professor Marsonet? «Appena tornato dal mio undicesimo viaggio in Cina negli ultimi quattro anni, ne riporto questa volta impressioni più confuse e indecifrabili rispetto ai precedenti soggiorni. Trascorro la maggior parte del tempo in ambito accademico, poiché mi occupo dei rapporti internazionali del mio Ateneo e, soprattutto, degli studenti cinesi che desiderano venire in Italia per iniziare o completare il loro percorso formativo. Sono moltissimi, come tutti sanno. Nonostante la crisi il nostro Paese resta una delle mete favorite dei giovani cinesi che intendono studiare all’estero. Non possiamo competere con USA e Regno Unito, giacché le nazioni anglosassoni hanno il vantaggio dell’inglese come lingua parlata quotidianamente e dell’alta qualità generale delle strutture di istruzione superiore. Tuttavia il sistema universitario italiano regge abba-
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In che cosa stanno cambiando i Cinesi? «L’apertura al mondo da parte di un Paese che si autodefinisce tuttora comunista causa, tuttavia, anche problemi di grande portata. Alcuni giovani si stabiliscono all’estero dopo aver completato il proprio percorso formativo. Ma la stragrande maggioranza torna in patria con esperienze che in Cina risultano dirompenti. Faccio un solo esempio, ma assai significativo. Nel colosso asiatico i media sono strettamente controllati dal regime. Per tre giorni non ho avuto accesso alla posta elettronica poiché Google e gli altri motori di ricerca – come spesso accade in quel Paese – sono stati bloccati. Facebook, il principale social network occidentale, è proibito e risulta impossibile collegarsi. Di Twitter esiste una versione cinese che nulla ha a che fare con la nostra». Si parla di un possibile neo-maoismo? «È a questo punto inevitabile un impatto negativo sui giovani che tornano in patria, con interrogativi costanti sulla censura che, come ho già notato, viene esercitata con molta fermezza. Gli studenti che hanno alle spalle un titolo conseguito in Occidente si chiedono quali siano i motivi di una differenza così marcata, e la risposta non è ovviamente facile. Si assiste nelle strade a una ripresa in grande stile della propaganda di partito, con manifesti e pannelli inneggianti a Mao Zedong e agli eroi della Lunga Marcia. Ma è pure ovvio che la propaganda di questo tipo non influenza i giovani più di tanto. Le grandi metropoli come Pechino e Shangai sono selve di grattacieli proprio come New York e Chica-
L’intervista
go. Costante è la presenza di McDonald’s e di altre celebri catene di fast food. L’abbigliamento, tranne rare eccezioni, è occidentale a tutti gli effetti, e l’epopea maoista appare un fenomeno ormai lontano. Ci si può chiedere, quindi, cosa sta realmente accadendo nella Cina di oggi. I giornali occidentali ormai parlano con frequenza di una lotta interna al partito che – lo si rammenti – è detentore unico e inflessibile del potere. Abbiamo assistito alla giubilazione di Bo Xilai, considerato il più accreditato sostenitore della riscoperta del maoismo. Ma in ambito accademico troviamo economisti di spicco come Zhang Weiying che scrivono, sul “Wall Street Journal”, della necessità di abbandonare le politiche keyne-
Chi è MiChele Marsonet Michele Marsonet si è laureato in Filosofia presso l’Università di Genova e in seguito all’Università di Pittsburgh (U.S.A.). Dopo la laurea ha svolto periodi di ricerca in qualità di Visiting Fellow presso le Università di Oxford e Manchester (U.K.), alla City University di New York e alla Catholic University of America (U.S.A.). E’ attualmente Professore Ordinario di Filosofia della scienza e di Metodologia delle scienze umane nel Dipartimento di Filosofia dell’Università di Genova. E’ stato Direttore del Dipartimento di Filosofia (2000-2002 e 2008-2011) e Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Genova (2002-2008), dal 1° novembre 2008 a oggi è Prorettore alle Relazioni Internazionali dell’Università di Genova. Il 9 ottobre 2012 è stato eletto Preside della Scuola di Scienze Umanistiche dell’Università di Genova. E’ Fellow del Center for Philosophy of Science dell’Università di Pittsburgh. E’ stato Visiting Professor in molti atenei stranieri: University of Melbourne (Australia), University of Pittsburgh e Catholic University of America (U.S.A.), London King’s College, Leeds, Manchester, Hertfordshire, Stirling, Southampton e Middlesex (U.K.), Cork (Irlanda), Bergen (Norvegia), Siviglia e Malaga (Spagna), Friburgo (Svizzera), Lovanio (Belgio), Giessen (Germania), Varsavia e Cracovia (Polonia), Cluj (Romania), Malta, Valona (Albania), Reykjavik (Islanda). E’ Professore Onorario della Universidad Ricardo Palma di Lima, e nel 2009 ha ricevuto la Laurea Honoris Causa della Universidad Continental di Huancayo (Perù). E’ autore di 30 volumi e curatele, di cui 5 in lingua inglese pubblicati in Stati Uniti, Gran Bretagna e Germania, e di circa 250 articoli, saggi e recensioni in italiano, inglese e francese su riviste italiane e straniere. E’ giornalista pubblicista.
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siane a favore del liberismo della celebre Scuola Austriaca di Ludwig von Mises e Friedrich von Hayek. Un appello, impensabile sino a pochi anni fa, a lasciare che il mercato si regoli da solo rescindendo i suoi legami con la politica (che, in Cina, coincide con il Partito Comunista). Ora è scoppiato il caso del primo ministro Wen Jiabao. Alcuni giorni orsono il “New York Times” ha pubblicato un articolo denunciando le enormi ricchezze accumulate dal premier e dalla sua famiglia. E non si tratta di una grande novità, poiché è noto che i leader cinesi sono in genere ricchi (incluso il giubilato Bo Xilai). Pronta e rapidissima la censura, con il sito del quotidiano americano subito oscurato. E tuttavia i milioni di studenti cinesi all’estero hanno sicuramente letto la notizia, senza contare che nella stessa Cina esistono modi per aggirare la censura (correndo, ovviamente, rischi personali). L’equilibrio tra le varie correnti del partito, sinora mantenuto grazie agli accordi preventivi tra i leader, sembra in pericolo. Non è forse una coincidenza che la Cina tenti di sviare l’attenzione dai suoi problemi interni ricorrendo al nazionalismo e alla politica estera. È il caso delle piccole isole Diaoyu (Senkaku in giapponese), diventate all’improvviso oggetto di contenzioso con Tokyo. La propaganda del partito ha incoraggiato manifestazioni anti-giapponesi che, a volte, sono sfociate in episodi di violenza. Tuttavia i cinesi si sono presto accorti che è controproducente, per esempio, distruggere automobili di marca nipponica. In gran parte, infatti, vengono prodotte in fabbriche situate proprio nel territorio della Repubblica Popolare. Interessante anche notare che, in un articolo pubblicato sull’ultimo numero del settimanale ufficiale “China Weekly”, l’editorialista Qiu Feng scrive che, essendo ormai la Cina una potenza mondiale, i suoi cittadini debbono abbandonare la mentalità “da Paese debole”, retaggio ovviamente della sua storia passata. E tra le righe si capisce pure che il Giappone, il cui esercito imperiale sconfisse a ripetizione i cinesi nel secondo conflitto mondiale, non è afflitto da tale mentalità. Di qui l’esigenza – continua il giornalista – che il popolo cinese diventi “maturo” acquistando piena coscienza della propria forza. Coscienza che non deve per l’appunto essere molto diffusa nelle masse, se i media sono costretti a sottolineare la necessità di cambiare forma mentis. Resta la sensazione che il colosso asiatico si trovi in questo momento davanti a un bivio, con tendenze politico-economiche che si combattono tra loro senza risparmio di colpi. Nessun analista si azzarda a fare previsioni sicure, e occorre attendere l’esito del Congresso del partito per capire qualcosa di più. Con il solito acume esprime osservazioni preziose il politologo americano Edward Luttwak, il cui ultimo libro, “Il risveglio del drago. La minaccia di una Cina senza strategia”, è appena uscito per i tipi di Rizzoli. “Sono in molti oggi – egli scrive – a credere che il futuro del mondo sarà plasmato dall’ascesa della Cina ovvero dal proseguimento della sua crescita economica straordinariamente rapida – anche se la fine potrà esserlo meno – e dalle naturali conseguenze di uno sviluppo di tale portata: dal costante aumento dell’influenza del Paese negli affari regionali e mondiali all’ulteriore potenziamento militare”. Tuttavia, continua lo studioso americano, è sin troppo facile notare che i cinesi dovranno prima o poi scegliere quale strada percorrere in modo definitivo. Se restare, cioè, una sorta di ibrido, un capitalismo di stato autoritario guidato da un partito unico, oppure trasformarsi in una società di libero mercato che non può essere monopartitica o, infine, tornare alle origini rispolverando il vecchio Mao. Delle tre alternative l’ultima è per ovvi motivi la meno plausibile. Tutti vorremmo capire quale prevarrà tra le prime due».
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Il burattino pi첫 famoso del mondo in mostra fino al prossimo gennaio al Museo Luzzati di Porta Siberia
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e è vero che questo è un periodo di bugiardi, possiamo consolarci sapendo che il loro patrono alla fine si pentirà: a insegnarlo è l’immortale Pinocchio, che dallo scorso giugno fino a gennaio 2013 sarà di casa al Museo Luzzati di Porta Siberia con una mostra di oltre duecento opere. In esposizione le opere più rappresentative dedicate al burattino eseguite del maestro Luzzati, dalle tavole per il libro edito da Nuages (1996), ai bozzetti, alle acqueforti, i teatrini, gli elementi scenici dello spettacolo prodotto dal Teatro della Tosse (1995) e alcune rarità e opere inedite provenienti da collezioni private. Ad esse sono affiancate 57 opere dell’artista pop americano Jim Dine e quelle di Flavio Costantini, che presenta per la prima volta le sue 12 tavole sul famoso personaggio di Collodi. La mostra è stata aperta il 20 maggio per partecipare ai festeggiamenti dedicati al Porto Antico, per poi essere definitivamente inaugurata il 6 giugno presso i Magazzini del Cotone e proseguire presso il Museo Luzzati e in altri spazi sino al 13 gennaio 2012. A Porta Siberia vengono esposte tavole di Jacovitti, illustrazioni de Lo zoo di Pinocchio di Filippo Sassòli, disegni di Lorenzo Mattotti per il film d’animazione diretto da Enzo D’Alò, serigrafie di Ugo Nespolo, grafiche originali a colori di Mimmo Paladino, il Pinocchio cattivo di Stefano Grondona, i figurini dello scenografo e costumista Guido Fiorato, tavole originali eseguite da Roland Topor per
Pinocchio, il burattino terribile Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino è un romanzo scritto da Carlo Collodi (pseudonimo dello scrittore Carlo Lorenzini) a Firenze nel 1881 e pubblicato nel 1883 dalla Libreria Editrice Felice Paggi con le illustrazioni di Enrico Mazzanti. Si tratta di un classico della cosiddetta letteratura per ragazzi, benché grazie al giudizio favorevole di Benedetto Croce, che ne scrisse nel 1903, sia rientrato a pieno titolo nella letteratura. Il romanzo ha come protagonista un notissimo personaggio di finzione, appunto Pinocchio, che l’autore chiama impropriamente burattino, pur essendo morfologicamente più simile a una marionetta (corpo di legno, presenza di articolazioni) al centro di celeberrime avventure. Il personaggio di Pinocchio - burattino umanizzato nella tendenza a nascondersi dietro facili menzogne e a cui cresce il naso in rapporto ad ogni bugia che dice - è stato fatto proprio con il tempo anche dal mondo del cinema e da quello dei fumetti. Sulla sua figura sono stati inoltre realizzati album musicali e allestimenti teatrali in forma di musical. Nelle intenzioni di Carlo Collodi pare non vi fosse quella di creare un racconto per l’infanzia: nella prima versione, infatti, il burattino moriva impiccato a causa dei suoi innumerevoli errori. Solo nelle versioni successive, pubblicate a puntate su un quotidiano (il Giornale per bambini diretto da Ferdinando Martini, a partire dal n. del 7 luglio del 1881), la storia venne prolungata anche dopo la sequenza dell’impiccagione, giungendo al classico finale che oggi si conosce, con il burattino che assume le fattezze di un ragazzo in carne ed ossa. Il calcolo delle copie vendute di Pinocchio in Italia e nel resto del mondo è praticamente impossibile, anche perché i diritti d’autore sono scaduti nel 1940, e quindi a partire da quella data chiunque ha potuto riprodurre liberamente l’opera di Collodi. Una ricerca degli anni settanta condotta da Luigi Santucci annoverava 220 traduzioni in altrettante lingue. Ciò significa che, all’epoca, si trattava del libro più tradotto e venduto della storia della letteratura italiana. Una stima più recente fornita dalla Fondazione Nazionale Carlo Collodi alla fine degli anni novanta, e basata su fonti UNESCO, parla di oltre 240 traduzioni.
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la strenna natalizia della Fondazione Olivetti (1972), e alcuni lavori di Andrea Rauch, Roberto Innocenti e Guido Scarabottolo. In contemporanea viene pubblicato il libro – catalogo con interventi, tra gli altri, di Mario Serenellini, Goffredo Fofi, Antonio Faeti e Roberto Denti. L’Officina didattica del Museo Luzzati dà ampio spazio al tema Pinocchio, ai suoi personaggi e ambientazioni per sperimentare nei laboratori proposti a scuole e famiglie le tecniche pittoriche degli artisti in mostra e approfondire la storia anche dal punto di vista visivo. Questa sorta di evento in progress, nato da un’idea di Flavio Costantini, che presenta per la prima volta le sue dodici tavole sul famoso burattino, ha il patrocinio di Regione Liguria, Provincia di Genova, Comune di Genova, in collaborazione con Archivio Olivetti, Archivio Jacovitti, Teatro dell’Archivolto, Fondazione Luzzati - Teatro della Tosse, Biblioteca dei Ragazzi De Amicis, rivista Andersen, Acquario di Genova.
Info Dal martedì al venerdì 10-13 e 14-18, sabato e domenica 10-18, lunedì chiuso. opere di Flavio Costantini – Jim Dine – Jacovitti – Emanuele Luzzati – Ugo Nespolo – Mimmo Paladino – Roland Topor Biglietto: Museo Luzzati a Porta Siberia Area Porto Antico 6, 16128 Genova tel. +39 010 2530328 - info@museoluzzati.it ORARIO dal martedi alla domenica ore 10-13 e 15-19 lunedì chiuso, aperto se festivo INGRESSO €5 intero €2 dai 7 ai 18 anni, €4 sopra ai 65 anni e in convenzione per Feltrinelli, Fnac, Coop, Acquario Village, Touring Club Italiano, Carta Zena Zone bambini gratis fino a 6 anni con biglietto Acquario o Città dei bambini adulti €3, ragazzi gratis fino a 18 anni
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Dal 7 al 16 Dicembre 2012, l’appuntamento preferito per chi deve scegliere i regali di natale
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ieci giorni di grandi atmosfere natalizie, di svago e di relax per tutta la famiglia, arricchiti da interessanti novità a partire dall’allestimento della rassegna, il Palasport si trasforma infatti nel Santa Claus Village di Rovaniemi, con chalet tipici dei paesaggi montani. E’ un divertimento scegliere il regalo di Natale tra un’infinità di proposte dell’ artigianato nazionale ed etnico, dagli accessori ai capi d’abbigliamento, dai prodotti di cosmesi naturale, alla bigiotteria, biancheria e articoli per la casa, elettrodomestici e arredamento in genere, creazioni artistiche in ardesia e legno, prodotti enogastronomici e decorazioni natalizie. A far da corollario a tutto questo, un grande palco per tante attività di spettacolo e di intrattenimento che ospita eventi e laboratori per i visitatori di tutte le età. Orari di apertura:da lunedì a giovedì dalle 15.00 alle 22.00; venerdì dalle 15.00 alle 23.00 e sabato dalle 11.00 alle 23.00; domenica e festivi, dalle 11.00 alle 22.00. Ingresso gratuito.
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Teatro Il “vero” vIllaggIo dI BaBBo Natale Il Santa Claus Village è un parco tematico situato a circa 8km da Rovaniemi, in Finlandia, ed è considerato come la residenza ufficiale di Babbo Natale; è infatti possibile incontrarlo personalmente e visitare il suo studio o l’ufficio postale dove ogni anno arrivano le lettere dai bambini di tutto il mondo. Nel parco sono presenti numerose attrazioni, tutte riguardanti Babbo Natale e la regione della Lapponia ed è simbolicamente contraddistinto sul pavimento il punto preciso in cui secondo le coordinate di latitudine è situato il circolo polare artico. All’interno di una caverna non distante dal Santa Claus Village è presente il Santa Park. Rovaniemi (Roavenjarga in lingua sami settentrionale) è il capoluogo della Lapponia, la provincia più settentrionale della Finlandia. Ha una popolazione di 60.707 abitanti (dato 2012). È situata 10 km a sud del circolo polare artico, tra le colline di Ounasvaara e Korkalovaara, alla confluenza del fiume Kemijoki e del suo affluente Ounasjoki. Il porto più vicino, a Kemi, è a 115 km. Il nome “Rovaniemi” è stato spesso ritenuto di origine lappone, in quanto roavve in Sami indica una collina boscosa. In finnico rova significa invece “cumulo di pietre” o “roccia”.
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Nervi, in Via Murcarolo 17r., subito dopo i giardini di Quinto, apre le sue vetrine Casalinghi Subbrero, punto vendita dove si possono acquistare articoli per la cucina, regali, utensili specifici, sempre di alta qualità ma diversi da quelli che si trovano comunemente in commercio e che uniscono la praticità all’originalità delle forme e dei colori. Un tempo, quando la marchesa Crosa di Vergagni teneva corsi di alta cucina a Pieve, consigliava alle sue allieve di andare a Montecarlo ad approvvigionarsi dell’utensileria occorrente per realizzare le prelibate pietanze: solo nel piccolo Principato vi era infatti un negozio in grado di soddisfare le esigenze delle cuoche più esperte. Adesso è sufficiente recarsi da Casalinghi Subbrero per risolvere qualsiasi richiesta, anche la più difficile. ««Acquisto gli articoli del mio negozio» dice il Signor Francesco «Nelle migliori fabbriche europee ed americane. Ad esempio, per quel che riguarda la coltelleria ho un campionario vastissimo che va dal coltello affilato ed estremamente flessi flessibile, adatto per sfilettare il pesce, sino ad arrivare al coltello thailandese inventato per realizzare sculture vegetali vegetali». Molti gli oggetti presenti in negozio in policarbonato, materiale infrangibile, indistruttibile ed altamente igienico per colapasta, bicchieri, piatti, adatto alla lavastoviglie anche ad alte temperature. Hanno colori smaglianti, rosso, blu, viola, giallo, e sono molto adatti alle famiglie con bambini. Consigliata per regali importanti come doni di nozze tutta la serie di padelle Diamont, rivestite di autentica polvere di diamante, belle e indistruttibili. Magnifica la padella realizzata in un materiale particolare antiaderente per cucinare senza grassi, consigliata per una alimentazione sana e gusto-
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I TESSUTI DELLE FIESCHINE E PASSIONE IN BLU I due nuovi libri di Marzia Cataldi Gallo gettano nuova luce sul rapporto tra Genova e la storia del tessuto Testo e Foto di Anna Proverbio
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atale si avvicina ed inizia la ricerca dei regali. Ma quest’anno, per fare un dono raffinato, a prezzo contenuto ma nello stesso tempo prezioso ed originale, sarà sufficiente comprare i libri appena usciti di Marzia Cataldi Gallo, storica dell’arte e direttore scientifico, insieme alla dottoressa Loredana Pessa, del DVJ (Centro Studi Tessuto e Moda). Il primo libro “I Tessuti delle FieschiMarzia Cataldi Gallo, storica ne”, edito da Sagep, costa 25 euro e dell’arte e direttore descrive ed illustra i paramenti sacri ed scientifico, del DVJ (Centro i manufatti tessili a Genova fra Sette e Studi Tessuto e Moda). Ottocento esposti al Conservatorio dei
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Fieschi. Questo importante complesso architettonico di 1200 metri quadrati sorge sulla collina dello Zerbino a Manin e fu edificato per volontà di Domenico Fieschi (1682-1762), membro della nobile famiglia dei conti di Savignone, sposato con Giovanetta Pinelli, da cui ebbe una figlia morta in tenera età. Probabilmente questo grande dolore spinse il nobile Domenico a far costruire un edificio «semplicemente laicale, da erigersi sotto il titolo dell’Immacolata Concezione», dove accogliere le così dette zitelle: «figlie di qualsivoglia condizione e rango, purchè siino di onesti costumi». La linea maschile del casato si estinse con Agostino Luigi Fieschi e per volontà testamentaria del suo fondatore il “pio conservatorio” fu ereditato nei primi decenni dell’Ottocento dal marchese Crosa di Vergagni, figlio di Carlotta Caterina Fieschi e del marchese Nicolò. Ancora oggi l’importante edificio è retto da questa nobile famiglia. Alle fanciulle ospiti del Conservatorio, oltre al mantenimento completo, veniva garantita una formazione culturale di base: leggere, scrivere e far di conto. Inoltre per preparare le giovinette ad affrontare la vita veniva loro insegnato un lavoro. L’attività principale delle “fieschine” consisteva nell’imparare a realizzare fiori artificiali ma anche preparare biancheria e corredi finemente ricamati sotto la guida di abili maestre. Per gli esponenti del clero che officiavano nella Chiesa del Conservatorio venivano realizzati paramenti sacri in broccato e seta, ricamati con fili d’oro e d’argento. Sono questi vestimenti sacri, datati Settecento e Ottocento, giunti praticamente intatti fino alla nostra epoca, che Marzia Cataldi Gallo ha analizzato nel suo libro, illustrato da splendide fotografie. Nel secondo testo, “Passione in blu. I teli con Storie della Passione dal XVI Secolo a Genova e l’origine del Jeans”, edito da De Ferrari al costo 14 euro, la scrittrice, esperta nel settore dello studio dei tessuti antichi e della storia
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del costume, descrive i teli della Passione attualmente esposti al museo Diocesano e provenienti dall’Abbazia di San Nicolò del Boschetto. La collezione completa dei teli che costituisce un patrimonio artistico unico al mondo è stata recentemente acquistata dalla Soprintendenza competente da privati, in modo da non finire smembrata e dispersa. Dottoressa Gallo, come spiega l’attuale grande interesse riguardo ai tessuti pregiati, che un tempo venivano considerati espressione di un’arte considerata minore? Forse perché è sempre appartenuta alla manodopera femminile? «Questo non può certo essere il motivo che per molti anni ha fatto trascurare la valorizzazione dei tessuti sia ricamati che istoriati: infatti in passato i ricamatori e tessitori erano sopratutto
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uomini. Invece credo che il merito della valorizzazione di questo comparto artistico sia dovuto alla creazione di centri come il DVJ (Damaschi, Velluti, Jeans) di Genova che quest’anno compie dieci anni di attività. I Musei del Tessuto e della Moda presenti in tutta Europa, soprattutto in Inghilterra, hanno contribuito fortemente a far conoscere ed apprezzare ad un vasto pubblico un settore artistico che prima era considerato solo da pochi esperti. L’arte tessile è sempre stata un po’ trascurata, infatti venivano predilette altre espressioni artistiche come la pittura e la scultura». Come mai in passato le classi nobili facevano uso di tessuti così pregiati per vestirsi? «In epoche ormai antiche le stoffe avevano un ruolo fondamentale: chi le indossava veniva immediatamente riconosciuto come una persona importante, di rango altolocato, ricca e degna di grande rispetto. Praticamente le vesti di seta e broccato erano uno status symbol». Le pianete da lei esaminate al Conservatorio dei Fieschi hanno colorazione diverse ed alcune sono arrivate fino a noi in uno
stato di conservazione migliore della altre. A che cosa è dovuto? «I paramenti sacri vanno indossati dal clero officiante secondo la liturgia, che ha un calendario preciso. Ad ogni colore corrisponde ad ricorrenza particolare: la pianeta realizzata in seta rosa pallido, ricamata con fili d’oro e d’argento, va indossata dal sacerdote una sola volta l’anno. E’ evidente che i capi che sono stati usati di rado presentano uno stato di conservazione migliore rispetto agli altri». Quali altre attività organizza il centro DVJ? «Oltre a preparare mostre tematiche, il Centro Tessuti e Moda organizza corsi molto seguiti a Palazzo Ducale». Si consiglia a chi fosse interessato a partecipare ai corsi di rivolgersi all’ufficio informazioni di palazzo Ducale.
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ra 34 e 47 gradi latitudine sud a 1600 km dall’Australia sorgono le isole della Nuova Zelanda, o “Aotearoa” – la terra della lunga nuvola bianca – come la chiamarono i Maori quando, si dice, circa 2000 anni fa per primi la scoprirono e videro queste isole sovrastate da nuvole. Andando indietro nel tempo, a circa 80 milioni di anni fa, la Nuova Zelanda faceva parte del continente Gondwana, comprendente le attuali Antartide, India, Africa, e Sud America. Con il passare dei millenni, per effetto della “deriva”, anche la Nuova Zelanda si staccò e sia animali che piante
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ebbero una evoluzione verso forme uniche che ancora oggi ne fanno una terra meravigliosa. Molte varietà di lucertole, lumache giganti, rane primitive e piante risalgono all’epoca dei dinosauri. La piattaforma del paese è da considerarsi relativamente vecchia – 600 milioni di anni fa – mentre il paesaggio formatosi sopra di essa è molto giovane; ad esempio le Southern Alps iniziarono ad emergere per effetto di eruzioni vulcaniche solo tre milioni di anni fa; crateri spenti ed attività vulcaniche attive, soprattutto nella parte centrale dell’isola del nord, ne sono la testimonianza. Rilevamenti scientifici e leggenda si sovrappongono ma di certo è che i Maori, discendenti della popolazione polinesiana, furono i primi ad insediarsi in queste terre paradisiache. Fin dai tempi dei Greci si ipotizzava una Terra Australis ed addirittura il matematico Pitagora fece precise ipotesi sull’esistenza di questa terra. Ci vollero però circa 2000 anni – nel 1642 – affinchè la Compagnia Olandese delle Indie inviasse Abel Tasman a navigare a sud di Giava e dell’Indonesia. Nel dicembre del 1642 Tasman avvistò le attuali Southern Alps ma i Maori impedirono alla spedizione di sbarcare. Ci vollero altri 100 anni, forse perché mancavano buoni motivi commerciali oltre al timore delle doti guerriere dei Maori, per organizzare una nuova spedizione, questa volta inglese, guidata dal Capitano James Cook. Il Capitano Cook documentò scoperte scientifiche, avvalorò l’importanza coloniale del territorio e quindi rivendicò l’appartenenza del Paese all’Inghilterra. Poco a poco arrivarono altri europei per lavorare come balenieri, cacciatori di foche e commercianti creando un forte impatto sociale a quello che era lo stile di vita dei Maori. Vi furono guerre interne che cambiarono l’assetto politico del paese sino ad arrivare al Trattato di Waitangi che concesse ai Maori gli stessi diritti e privilegi dei sudditi inglesi oltre a riconoscergli il pieno possesso delle loro terre, poderi e zone di pesca. Come si vede la Nuova Zelanda, pur essendo un Paese gioSopra, la Skytower. Qui a fianco, la spiaggia di Auckland A pag 53, arte maori
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La natura a diretto contatto con la città
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vane, ha una storia radicata alle sue tradizioni e usanze. Tradizioni che ancora oggi convivono con la pulsante attività di centri quali Auckland, Wellington che ne è anche la capitale, Christchurch, Canterbury e Nelson, solo per menzionarne alcuni. La Nazione conta circa 4,3 milioni di abitanti, dove i 2/3 vivono nela North Island (1,2 mln solo ad Auckland) ed il restanti distribuiti nelle altre zone del Paese. Le attività principali della Nuova Zelanda sono l’agricoltura, la pesca, il turismo, l’industria del legno; va evidenziato che pur essendo una Nazione “lontana” la Nuova Zelanda compete nel mercato globale e per questo ha attuato diversificazioni nelle attività produttive. Infatti è all’avanguardia nelle tecnologie legate all’allevamento ed al miglioramento dei raccolti. Da anni la Nuova Zelanda è anche un’ottima produttrice di vini di qualità che vengono esportati in tutto il mondo. Pur essendo, come detto sopra, una Nazione giovane e con
pochi abitanti va evidenziata la sua propensione anche verso lo sport – rugby, cricket, vela - che la vede protagonista mondiale appunto in queste specialità. La Nuova Zelanda, proprio per le sue bellezze naturali, è stata ed è anche utilizzata per set cinematografici, alcune scene del famoso film “Lezioni di piano” sono state girate presso la stupenda spiaggia di Piha battuta dalle onde e paradiso per i surfisti di tutto il mondo. Si potrebbe scrivere e narrare per ore circa questo Paese, in questo caso ho volutamente sintetizzato solo alcuni aspetti di questa Nazione agli antipodi dell’Italia per dare un’idea d’insieme. Per chi, come me, ha avuto la fortuna di recarsi in Nuova Zelanda, le parole non potranno mai essere sufficienti a descrivere una delle meraviglie del nostro pianeta e speriamo che l’uomo, diversamente da quello che sta facendo in altre parti del globo, preservi con intelligenza questo angolo “lontano”.
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Qui sopra, un nativo maori. A fianco, una replica della Coppa America La marine di Auckland
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In alto, a sinistra, lo scafo vincitore della Coppa America 1995
Sotto, la spiaggia di Piha, resa famosa dal film “Lezioni di piano�
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Il teatro in ceramica di Laura Peluffo foto e testo di Diana Bacchiaz
La biografia e le opere di un’artista eclettica, più volte premiata per la sua attività teatrale e di ceramista
L
aura Peluffo è un’artista di grande personalità, legata ai temi del teatro e vicina, per sensibilità, alla lezione di Emanuele Luzzati. Nell’anno 1967 si iscrive al Liceo artistico Statale Arturo Martini di Savona vantando come insegnanti lo scultore Roberto Bertagnin ed i pittori Gianpaolo Parini e Mario Pollero. Nel 1971 consegue il diploma di Maturità Artistica, frequenta poi i corsi di modellato, fotografia e serigrafia presso l’Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova. Nell’anno 1976 ottiene l’abilitazione all’insegnamento della Educazione Artistica. Sempre in quell’anno frequenta il corso pratico-teorico nel 3° seminario di studio e formazione teatrale organizzato dal 2TS Teatro totale sperimentale Savona e dal comune di Savona, e durante l’estate partecipa in qualità di attrice alla messa in scena dello spettacolo “Uno cento mille Achille Achille” da testi di Achille Campanile, con regia di Nat Russo. Nel 1978 frequenta il 4° seminario di studio e formazione teatrale del 2TS e partecipa alla messinscena di “Faces aspetti”di Nat Russo e Paolo Sartori, con la regia di Nat Russo. Negli anni 77-78 frequenta alcuni corsi di tecnica e decorazione ceramica presso il “Santuario della Pace” ad Albissola Superiore. Nel 1979 partecipa come attrice al riallestimento di “Uno cento mille Achille Achille” e alla “Quadratura del cerchio” di Valentin Kataev, entrambi con la regia di Nat Russo. Nell’anno 1980/81 frequenta il corso di recitazione organizzato dal Piccolo Teatro di Savona e dal comune di Savona, condotto dal regista Giorgio Gallione (regista e direttore artistico del teatro G.Modena di Genova). Nell’estate 1981 partecipa col gruppo Teatrozero alla messinscena delle “mamme” di Carlo Terron (regia di Enrico Cirone) in qualità di coprotagonista, scenografa e costumista. Nell’anno 1981/82 frequenta il secondo anno del corso di
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recitazione organizzato dal Piccolo Teatro di Savona e dal comune di Savona e diretto dal regista Giorgio Gallione, partecipa inoltre allo stage di canto con il musicista Oliviero Pluviano. Nell’estate del 1982 partecipa come attrice all’allestimento dell’“Ubu re” di Alfred Jarry con la regia di Giorgio Gallione. Nell’anno 1982/83 frequenta il seminario di mimo tenuto dall’attore EnricoBonavera (Arlecchino al Piccolo Teatro di Milano) ed a quello tenuto da Jves Le Breton ( Teatre de l’Arbre), a quello sul clown e la maschera tenuto da Giorgio Gallione; frequenta inoltre il seminario di tecniche teatrali tenuto da Giovanni Boni (attore del Gruppo della Rocca di Milano). Nell’anno 1982/83 svolge l’attività di insegnante presso la scuola per attori e tecnici organizzata dal 2TS e dalla Regione Liguria. Nell’estate del 1983 partecipa all’allestimento della “Commedia degli Zanni”, regia di Marino Sossi (Centro di Ricerche Teatrali di Trieste) in qualità di attrice . Nel 1990 riprende l’attività teatrale con interventi di costumista e scenografa: “Adamo Eva ed il terzo sesso” di Carlo Terron, “8 mele per Eva” sempre di Carlo Terron, “Gli imbianchini non hanno ricordi” di Dario Fo, per Il Piccolo Teatro di Savona.
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Esegue le scenografie per due spettacoli del Medical Mistery Tour, “Il Controcolombo” ed “Hollywood in Valloria”; si occupa anche della regia e dell’allestimento di due spettacoli per piccoli attori, “Barbablù” e “Sulla scopa della strega”. Nell’anno 1996/97 tiene un corso di modellato e decorazione ceramica per adulti in qualità di insegnante per la IV Circoscrizione del Comune di Savona. Collabora, con insegnanti della Scuole elementari, per i lavori di ceramica negli anni scolastici dal 1993 al 1998. Collabora, come esperta in ceramica, nella Scuola Materna negli anni scolastici dal 1996 al 2006. Nel 2000 riprende l’attività di attrice e, col gruppo Standup Comedy Co. MarxBros, nell’estate del 2001 partecipa come attrice, costumista e scenograf, allo spettacolo “Quello che dirò sarà usato contro di ”; con questo testo il gruppo si aggiudica il premio giuria popolare alla rassegna teatrale “Premio Micol”. Nell’anno 2001 frequenta un corso di tornio ed il modellato presso la “Scuola Comunale di Ceramica” di Albissola sup
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Liguria artistica tenuto dal maestro Guido Garbarino. Nello stesso anno apre il suo atelier “Gioco scenico”. Nel 2002 partecipa come attrice, costumista e scenografa all’allestimento di “Noi due le madri” con la regia di Daniele Raco ed alla rassegna teatrale “Premio Micol” vince il premio come miglior attrice. Nel 2003 partecipa come attrice, costumista e scenografa all’allestimento di “Maria” spettacolo sul mondo al femminile. A partire da settembre 2003 si dedica quasi totalmente alla scultura in ceramica ma il teatro rimane sempre sua fonte di ispirazione. Nel dicembre 2003 entra a far parte dell’associazione Quilianoarte e dal 2007 fa parte del suo consiglio direttivo. Nel 2008 fonda l’associazione di volontariato “Atelier Gioco scenico” Onlus nella quale ricopre la carica di presidente. Nel 2005 e nel 2010 frequenta corsi d’incisione reinterpretando la tecnica con personalità. Nel 2006 si accosta alla tecnica Raky con ottimi risultati creando originali sculture gioiello. Nel 2009 segue un corso per la produzione di cartoni animati e collabora alla realizzazione del cartone animato “La Porta Animata” sotto la guida di LorisGualdi e Marina La Torre (produzione del Museo Luzzati – Genova.) Dal 2011 entra a far parte del “Comitato di Rigore Artistico” che ha la sua sede nell’antica piazzetta di Pozzo Garitta 11 ad Albisola Mare. Espone in permanenza nel suo studio-laboratorio “Atelier Gioco scenico” in via Carissimo e Crotti 29r a Savona.
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I Vini dei Vignaioli Eroici 20° edizione del Concorso Internazionale dei Vini di Montagna a Sarre. Otto medaglie d’argento di Virgilio Pronzati per la Liguria
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ra le manifestazioni enologiche nostrane di rilievo mondiale rientra certamente il Concorso Internazionale dei Vini di Montagna, che da ben vent’anni si tiene in Valle d’Aosta. Questa ventesima edizione è stata siglata da due primati, per la più alta partecipazione di vini e per l’eccellente qualità globale degli stessi. Per il CERVIM (Centro di Ricerche, Studi e Valorizzazione per la Viticoltura di Montana) presieduto da Roberto Gaudio un’importante affermazione, quantomai meritata: il Concorso
Enogastronomia
Internazionale dei Vini di Montagna è infatti il solo che premia i migliori vini prodotti da vigneti di regioni montane con forte pendenza, terrazzati e di piccole isole, dei Paesi aderenti. Come di consueto, il CERVIM ha organizzato al meglio l’evento, con la preziosa collaborazione dell’Assessorato dell’Agricoltura e Risorse Naturali della Regione Autonoma della Valle d’Aosta, dell’Associazione Vinea (Sierre-Svizzera), della Sezione AIS Valle d’Aosta e col patrocinio dell’OIV (Office International de le Vigne et du Vin). Una novità tra le dodici nazioni presenti: oltre Italia, Francia, Spagna, Germania, Svizzera, Austria, Portogallo, Grecia, Ungheria, Slovenia e Lussemburgo, per la prima volta hanno partecipato gli Stati Uniti. La fase di selezione dei vini per la ventesima edizione, che si è tenuta a Sarre dal 5 al 7 luglio presso l’Hotel Etoile du Nord, ne ha presentati 608 (iscritti ben 637), con un incremento dal 2010 a oggi superiore al 40%. 183 i vini premiati, di cui due hanno ricevuto la Gran medaglia d’oro con un punteggio superiore ai 94 punti; 66 le medaglie d’oro con punteggi superiori ai 90,01 e infine 115 medaglie d’argento. L’elevata eccellenza dei vini presentati ha portato il limite per l’assegnazione delle medaglie – nel rispetto del limite del 30% dei vini selezionati – dagli 84 punti previsti dal regolamento a 87. L’Italia, con ben 361 campioni di vino prodotti da 135 aziende, oltre ad attestarsi al primo posto per numero di campioni presentati lo è anche per le medaglie vinte: venticinque d’oro e cinquantasei d’argento. La parte del leone l’ha fatta la Valle d’Aosta: su 98 vini presentati ha vinto sette medaglie d’oro e quindici d’argento. A seguire la Lombardia con sei medaglie d’oro e undici d’argento, la Sicilia con tre medaglie d’oro e due d’argento, il Veneto con due medaglie d’oro e quattro d’argento, il Piemonte e il Friuli con due medaglie d’oro, la Campania con una medaglia d’oro e due d’argento, la Toscana con una medaglia d’oro e una d’argento, l’Abruzzo con una medaglia d’oro, la Liguria e il Trentino con otto medaglie d’argento, l’Alto Adige con cinque medaglie d’argento, nessuna medaglia per Calabria, Marche e Sardegna. Numerosa la partecipazione estera con 247 vini prodotti da 95 aziende, di cui 102 premiati. Al primo posto la Germania per numero di vini e medaglie vinte. Con 79 vini prodotti da 25 aziende, i tedeschi hanno vinto trentanove medaglie di cui una Gran medaglia d’Oro, diciannove d’oro ed altrettante d’argento.
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Seguono la Spagna con venticinque medaglie di cui una Gran medaglia d’Oro, nove d’oro e quindici d’argento, la Svizzera con dieci medaglie d’oro e quindici d’argento, la Francia con una medaglia d’oro e quattro d’argento, l’Austria con una medaglia d’oro e due d’argento, l’Ungheria con una medaglia d’oro, la Grecia con due medaglie d’argento, il Portogallo e la Slovenia con una medaglia d’argento. Senza medaglie Lussemburgo e Stati Uniti. A giudicare i 608 campioni anonimi poco più di trenta degustatori internazionali, selezionati anno per anno dall’organizzazione. Tre sedute d’assaggio con sei diverse commissioni, di cui ognuna ha valutato poco più di cento vini: il loro giudizio complessivo sui vini degustati è stato decisamente positivo, superiore anche a quello – già ottimo – della scorsa edizione. E molto soddisfatto è stato il Direttore generale dell’OIV (Organizzazione Internazionale della Vite e del Vino), Federico Castellucci: «Far fruttificare vigne su terrazze a più di cinquecento metri di altitudine è già di per sé difficoltoso, ma riuscire ad organizzare un concorso di vini di montagna con più di seicento campioni, nel contesto economico in cui ci troviamo, lo è, forse, ancora di più». Subito dopo, Castellucci ha elogiato il Cervim di Roberto Gaudio per i suoi ininterrotti venticinque anni di sostegno alla viticoltura eroica. Come sempre curata l’ospitalità e i buffet di lavoro nell’Hotel Etoile du Nord di Sarre e le gradite cene all’Hotel Rendez Vous di Aymaville e al ristorante Lou Tchappé a Cogne. Interessante la visita alla Cantina dell’Institut Agricole Régional di Aosta. L’attesa cerimonia di premiazione si è svolta nell’affollata sala Archi del Forte di Bard alle 14,30 nell’ambito della festa del “Lardo di Arnad”. Subito dopo il pubblico ha avuto l’occasione di degustare tutti i vini premiati. Nella mattinata si è svolta un importante tavola rotonda sul tema dei vini di montagna, moderata dal giornalista Sergio Miravalle, cui ha preso parte il mondo politico aostano e tecnici del settore provenienti dall’Italia e dall’estero. Come sempre, per valorizzare al meglio sia i vini sia la manifestazione il CERVIM ha programmato la partecipazione a due importanti eventi, uno all’estero e l’altro in Italia. La prima si è tenuta in Svizzera dal 31 agosto al 1 settembre nel “Salone dei Vini Svizzeri” di Sierre nel Cantone Vallese, dove alcune migliaia di tecnici ed enoappassionati hanno potuto degustare tutti i vini vincitori della 20a edizione. Imperdibile occasione ripetuta al noto Merano Wine Festival, che si è tenuta dal 9 al 12 novembre.
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Enogastronomia
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Pasticceria Guano
le delizie di Torriglia
“La Bella di Torriglia” e i canestrelletti tra le specialità più apprezzate di questa storica pasticceria nella centrale Piazza Cavour
Enogastronomia
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a fabbrica di pasticceria Guano è nata nel 1972 a Genova e in seguito si è trasferita, insieme al negozio, a Torriglia, paese natale del titolare Pino Guano. Il nuovo punto vendita venne individuato in un negozio di ferramenta rimesso a nuovo, con le vetrine che si affacciano sulla centralissima Piazza Cavour, cuore di Torriglia. Pino Guano lavora nel comparto dei dolci fin da giovanissimo; tra le sue creazioni va obbligatoriamente citata “La Bella di Torriglia”, torta di recente brevettata a Roma a base di mandorle, burro zucchero, farina di grano tenero 00, armelline amare (i noccioli dell’albicocca), essenza di arancia e vaniglia. Insieme ai celebri canestrelletti (anche rivestiti di cioccolato o glassa bianca), infatti, l’esclusiva “La Bella di Torriglia” è una delle ragioni per il successo della pasticceria. Ogni dolce venduto nella Pasticceria Guano è stato confezionato personalmente dal titolare e dal figlio Massimo che ormai da diversi anni lo affianca nel lavoro che diventa intensissimo il sabato e la domenica. Da sempre a Torriglia è tradizione mangiare il dolce nei giorni di festa, ma anche molti clienti che vivono in città o nei dintorni approfittano della giornata di riposo per fare una gita e comprare le specialità della Pasticceria Guano. Tra le altre prelibatezze, favolose meringhe, salame di Pan di Spagna farcito di cioccolato, pralines, marron glacèe, bignè allo zabaione e alla crema e molte altre specialità. Sotto Natale viene realizzato, oltre al tipico panettone genovese, anche quello tipo Milano scavato all’interno per formare la grotta contenente il presepe. Di recente, inoltre, la Pasticceria Guano ha inaugurato una nuova fabbrica all’ingrosso di canestrelletti, gestita da Marco, l’altro figlio del titolare Pino e di sua moglie, la signora Danila, che si occupa della vendita e dell’allestimento delle vetrine. Le pasticcerie che fossero interessate a vendere i famosi canestrelletti di Guano non hanno che da telefonare al numero 010.944290 oppure inviare una email a pasticceriaguanotorriglia@gmail.com.
PAsticceriA GuAno Torriglia (GE) Piazza Cavour 2R Tel.010944290 pasticceriaguanotorriglia@gmail.com
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Le Langhe a tavola Un universo di gusti e sapori straordinari, dove la tradizione si sposa a meraviglia con la ricerca: è la cucina di quest’angolo incantato di Piemonte
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oche, pochissime regioni (e non si parla solo di Italia, ma del pianeta intero) possono vantare l’abbondanza enogastronomica delle Langhe. Come se non bastasse una «carta dei vini» mozzafiato – Barolo, Nebbiolo, Barbaresco, Dolcetto d’Alba, Dolcetto di Dogliani, Barbera d’Alba e Barbera d’Asti, tanto per dire – la regione piemontese ha da offrire nientemeno che la leccornia più adorata dai buongustai, il tartufo bianco, la prelibata Nocciola Tonda Gentile delle Langhe e tante altre specialità che aiutano a capire il crescente successo di quest’angolo di Piemonte a cavallo tra le province di Cuneo e di Asti. Il turismo gourmand non può infatti esimersi dal visitare queste zone, per bearsi coi migliori piatti langaroli: dai ravioli “del plin” alla pasta all’uovo dei tajarin, dalla carne cruda di fassone battuta al coltello ai brasati, l’esplosione di colori e di sapori che si può sperimentare qui è davvero unica. Non c’è quindi da stupirsi se proprio a Bra, nel vicino Roero – che con le Langhe condivide molto della sua tradizione enogastronomica – è nato il movimento Slow Food: una simile eccellenza di materie prime richiede infatti rispetto e cultura del territorio, e favorisce naturalmente una cucina di grande raffinatezza e gusto. E si parla di un cosmo completo, tutto da esplorare. Ad esempio i formaggi: una volta assaggiati, impossibile dimenticare il profumo e il sapore del Raschera, il fresco aroma di latte della Robiola di Roccaverano, la dolcezza del Murazzano; e fra i vicini più prossimi, la toma piemontese, il Castelmagno e il Bra. Per i dolci, oltre al torrone friabile alla nocciola, la tradizione impone di gustare la torta di nocciole, le praline al rhum (non ci sono infatti solo i celebri “Cuneesi”, ma anche Albesi, Braidesi, Lamorresi, ognuno con le sue varietà), il salame dolce (o “salame del Papa”), le paste di meliga, i brut ma bon, le ossa di morto, il delizioso bunèt agli amaretti e cacao, la panna cotta che proprio qui ha raggiunto la sua perfezione, lo zabaione e la cognà.
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La storia di sLow Food Slow Food nasce nella città di Bra, in provincia di Cuneo, e si pone come obiettivo la promozione del diritto a vivere il pasto, e tutto il mondo dell’enogastronomia, innanzitutto come un piacere. Fondata da Carlo Petrini e pensata come risposta al dilagare del fast food e alla frenesia della vita moderna, Slow Food studia, difende e divulga le tradizioni agricole ed enogastronomiche di ogni parte del mondo. Slow Food si è impegnata per la difesa della biodiversità e dei diritti dei popoli alla sovranità alimentare, battendosi contro l’omologazione dei sapori, l’agricoltura massiva, le manipolazioni genetiche. Per lo statuto di Slow Food Italia sono scopi dell’associazione: - far acquisire dignità culturale alle tematiche legate al cibo ed alla alimentazione; - individuare i prodotti alimentari e le modalità di produzione legati a un territorio, nell’ottica della salvaguardia della biodiversità, promuovendone l’assunzione a ruolo di beni culturali; - elevare la cultura alimentare dei cittadini e, in particolare, delle giovani generazioni, con l’obiettivo del raggiungimento della piena coscienza del diritto al piacere ed al gusto; - promuovere la pratica di una diversa qualità della vita, fatta del rispetto dei tempi naturali, dell’ambiente e della salute dei consumatori, favorendo la fruizione di quei prodotti che ne rappresentano la massima espressione qualitativa; - sollecitare l’attenzione dell’opinione pubblica verso le tematiche ambientali ed in particolare verso la salvaguardia della biodiversità e delle tradizioni culinarie.
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La noccioLa deL Piemonte La Nocciola del Piemonte, detta anche nocciola tonda gentile delle Langhe, è un prodotto ortofrutticolo italiano a Indicazione Geografica Protetta. ll nocciolo, molto diffuso in tutte le regioni temperate è stato uno dei primi frutti coltivati dall’uomo. La nocciola è ricca di lipidi e contiene una significativa quantità di aminoacidi essenziali e di vitamina E. La nocciola del piemonte ha apporto calorico pari a 700 Kcal per 100g di nocciole secche. Tuttavia la frazione lipidica è costituita per oltre il 40% da acidi grassi monoinsaturi. È consigliato, nella dieta quotidiana, inserire il consumo di nocciole al fine di migliorare la salute. È infatti confermato che una dieta ricca in acido oleico consente di mantenere il cosiddetto “Colesterolo cattivo” a bassi livelli nel sangue, e di innalzare i livelli del “Colesterolo buono”, che con la sua azione protettiva sulle membrane cellulari costituisce un’importante difesa delle patologie vascolari. Nella fattispecie la vitamina E presente nella Nocciola fornisce un apporto notevole di agenti antiossidanti rallentando l’invecchiamento dei tessuti. Incontra esigenze di gusto e soddisfa anche il consumatore attento agli aspetti nutrizionali e salutistici dei prodotti alimentari. Oggi la produzione piemontese rappresenta circa l’8/9% di quella nazionale. La raccolta eseguita quando i frutti si staccano spontaneamente dalle brattee e cadono al suolo. Questo metodo è in grado di garantire una resa elevata alla sgusciatura ed una buona qualità del prodotto. I frutti maturi, infatti, presentano un peso superiore ed un livello di umidità più basso. Occorre che la raccolta sia tempestiva ed eseguita a più riprese per impedire il deterioramento e garantire la qualità dei frutti. È tradizionalmente utilizzata per la prepaparazione della Torta di nocciole, tipico dolce delle Langhe.
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ristorguida Kilt-Express Ristorante
Incastonato nel cuore di Genova, il Kilt-Express dal 1972 rappresenta un porto sicuro per chi cerchi il migliore connubio tra qualità, sconfinata ricchezza dell’offerta culinaria e straordinaria convenienza. A poche centinaia di metri dalla Fiera di Genova, il Kilt è sito in Viale Brigata Bisagno 8 e 10 RR; i suoi ampi spazi, con 650 posti a sedere, consentono al locale di potersi vestire per ogni esigenza, sia che si tratti di un rapido ma gustoso e salubre pasto al self-service, o di godersi, serviti e rilassati, una magnifica Pizza appena sfornata (rigorosamente da forni a legna). La parole d’ordine nei menù sono tradizione, innovazione, varietà e freschezza. Ogni giorno dell’anno un menù diverso composto da innumerevoli portate tra cui poter scegliere, a garanzia della costante freschezza degli alimenti. Piatti della tradizione ligure si fondono armoniosamente con piatti tipici nazionali ed internazionali, senza che venga mai meno una spinta innovatrice e personale. Preziosa e rimarchevole la possibilità quotidiana di un menù vegetariano, o privo di glutine. La celiachia è un problema sempre più diffuso, e il Kilt vi risponde apprezzabilmente anche con la possibilità di gustare le sue numerose pizze con un impasto sicuro e garantito al 100% privo di glutine. Giunti ai dessert, sarà difficile non farsi ingolosire dalla finissima selezione di pasticceria e gelati a disposizione. Anche in questo caso le parole d’ordine sono varietà, ricchezza e qualità, affidandosi a partner genovesi di indiscussa fama e prestigio. Ma il Kilt, evidentemente, ama cullare nel vizio i propri clienti, offrendo anche una capiente sala fumatori attrezzata e la possibilità di seguire tutte le partite di calcio offerte dal ricco bouquet Sky. Aperto 365 giorni l’anno, dalle 11.45 alle 15.00 e dalle 19.00 alle 23.00 (il sabato alle 24.00), il Kilt ama poter coniugare le esigenze di grandi utenze a quelle del singolo cliente, con la stessa massima attenzione e cura. Avviso ai “naviganti”: il miglior punto di partenza per conoscere ogni novità del Kilt consta certamente nel visitare la pagina facebook http://www. facebook.com/Kilt.Express quotidianamente aggiornata. Da non sottova-
lutare, infine, la vicinanza – circa 200 mt - dalla stazione F.S. di Brignole e l’ampio parcheggio di Piazza della Vittoria sito a soli pochi metri dal locale, ad annullare ogni possibile difficoltà logistica. Ultimo ma non ultimo, al Kilt le persone dotate di difficoltà motorie possono accedere al locale tramite ingresso separato dotato di ascensore. I prezzi? Con menù selfservice a partire da e 6.70 e la formula pasto completo ad e 10.70, non resta veramente che provare! Viale Brigata Bisagno 8/10r 16129 Genova tel. 010.580211
Antica Hostaria Pacetti Dove la cucina genovese è storia e tradizione
te assortimento di oltre 240 etichette autoctone nazionali. La nuova veste non fa altro che risaltare lo splendore della tradizione e l’anima ultra centenaria di un’osteria, dove non si deve pensare ad altro che a godersi l’atmosfera densa di sapori e ricordi indimenticabili. Prezzi: promozione pranzo-lavoro: 16,50 euro (due portate, acqua LuriLuri sia e caffè Lavazza) Sera: da un minimo di 20 euro per arrivare a 30 euro Numero coperti: 60 all’interno, più due all’esterno in zona pedonale. Solo al sabato a pranzo si richiede la prenotazione. Banqueting & catering Chef a domidomi cilio Via borgo incrociati, 22 r 16137 genova tel/fax 010.8392848 cell. 347.2483857 http://www.ostariapacetti.com info@ostariapacetti.com
La Forneria e l’ Osteria della Piazza
L’Antica Hosteria Pacetti, faro per la tradizionale cucina genovese, nella splendida cornice di Borgo IncroIncro ciati. Lo storico locale si ripresenta con una veste nuova, gli interni ristrutristrut turati con l’intento di proseguire la strada iniziata nel tardo ‘800: ovvero proporre ottime ricette, rispettando sempre la tradizione culinaria ligure. I fasti maggiori risalgono agli anni ’70, quando i piatti preparati dalla famosissima cuoca Ornella attiraattira rono vip e personaggi di spicco del mondo dello spettacolo, della musica e dell’arte. Le sue ricette venivano apprezzate anche dalla critica con riconoscimenti e premi. Da marzo 2010 Pacetti Antica OsteOste ria ha riaperto per il piacere di riproripro porre le prelibatezze che lo resero famoso, affiancandole a piatti di cucina tradizionale friulana. La scelta dei nuovi interni sposa l’idea dell’eleganza moderna, arredati dalle foto dei personaggi che hanno vissuto il locale. Una particolarità della nuova veste è la cucina a vista, divisa da un cristallo, in vero stile newyorkese. La continuità col passato è suggellata sia dal legame familiare, sia dalla tipologia del menù: Cappon magro, condiggiun, pansoti, minestrone, pescato del giorno, coniglio in umido, cima ripiena, fino alla “torta pievana”, ricetta originale di Ornella. Anche la cantina è composta da un’importan-
da di varcare la soglia. Nel Ristorante, come nel Forno gli ingredienti sono naturali ed anche la consueta “ Pizza” , è preparata con l’antica ricetta di un famoso napoletano, Pasquale Gigliano , detto “ O Baffone” intorno alla fine del 1800. La focaccia al formaggio, tipicamente Ligure, viene cotta come la pizza in forno a legna d’olivo. Nel menu vi è l’imbarazzo della scelscel ta: primi tipicamente locali quali i” testaroli al pesto”, ai frutti di mare, i “ ravioli ai carciofi e taleggio”, si meme scolano con una carrellata di offerta tutta Made in Italy, “ linguine con cozze, pomodoro fresco e basilco”, e” linguine alla sicula”. Tra esempi di antipasti e secondi: profumate acciughe impanate e fritfrit te, gratin di stoccafisso e patate, fritfrit to di calamari gamberi e zucchine, insalata di seppie, fagiolini e pesto, orata al forno timone e rosmarino o alla ligure. Dolci e dessert ed ampia scelta di vini incontrano ogni tipo di esigenza. Insomma, tutta la Piazza Colombo emana un accattivante profumo che cattura ogni passante ed invita a propro vare la qualità ed il calore di persone ingegnose che innovano ed investoinvesto no nel lavoro continuo per soddisfare ciascuno di noi. “La Forneria” Piazza Colombo,22-28 R. 16121 Genova Tel 010 580549
In Piazza Colombo, nel cuore di GeGe nova, il panificio “La Forneria” accoacco glie i clienti offrendo una innumerevole svariata in qualità di pane cotto nel forno a legna d’olivo. Seguendo antiche e tramandate tradizioni di ricette genuine e consolidate si soddisfano gusti e i palati di una clientela che può trovare ogni tipo di pane, alla zucca al rosmarino al forno, salate, grissini ai profumi di sapori liguri, focacce, torte dolci e pasticcini Per accontentare chi da molti anni e più generazioni è cresciuto con tali prodotti genuini, ed artigiani, i titolatitola ri hanno deciso di offrire alla affiliata clientela, la possibilità di sedersi a tavola aprendo il ristorante “Osteria della Piazza” a fianco del rinomato panificio. Oltre a piatti liguri di carne e pesce, si possono gustare ricette di altre Regioni italiane, in un ambiente caratteristico colmo di calore familiare. La stessa calda accoglienza della “Forneria” investe chiunque decide di sedersi a tavola nella Osteria della Piazza” e richiama ad una dolce sosta giovani coppie, gruppi di amici, famiglie e chiunque deci-
“Osteria della Piazza” Piazza ColomColom bo 30-32 R. 16121 Genova Tel 010 5760308
Ristorante “Il Primo Piatto”
L’ultima cosa che ci si aspetta di inin contrare, a pochi metri da una spiagspiag gia di Sturla, è una stalla. Eppure qui, all’inizio del secolo, c’era un picpic colo ricovero per cavalli. Il ristorante che adesso occupa questi spazi certo non vuole cancellare quei momenti, a giudicare dalle selle, le staffe e le mangiatoie affisse alle pareti di pietra. Il locale è gestito da Riccardo e Demetrio Praticò che hanno voluto valorizzare ogni cosa, come il vecchio pozzo e il grande soffitto in legno,
ristorguida adesso rischiarato da un’illuminazione debole e calda. D’estate lo spazio raddoppia, o quasi, con il dehors esterno. Il nostro chef è il Sig. Cristian Lisci, professionista con esperienza europea in quanto ha svolto la sua attività c/o noti ristoranti Svizzeri, Francesi, Spagnoli, Navi Costa e nella nostra città con il Ristorante Edilio, Le Perlage e La Gritta. Il nostro menù molto curato e privilegia prodotti di stagione e sopratutsopratut to il pesce fresco. Il nostro ristorante cucina la sera solo pesce. Siamo aperti tutti i giorni a pranzo con un menù economico a prezzo fisso (Prenotare se si vuole mangiare altrimenti o si aspetta o non si trova mai posto!) e la sera dal martedì al sabato facendo degustare le nostre ricette con un costo medio di circa 40/50 euro a persona. Via del Tritone 12r Genova - GE 010 3739528 ilprimopiatto@virgilio.it
randa esterna chiusa e riscaldata per l’inverno ed aperta in estate ed da un dehor direttamente in banchina aperto nella stagione estiva. Nel periodo invernale i posti disponibili sono circa 40, nel periodo estivo sono 80, ma è comunque sempre consigliata la prenotazione. Il ristorante è aperto tutti i giorni a pranzo e a cena escluso il lunedì. Il locale è accogliente ed è adatto a tutte le esigenze una cenetta romantica, un pranzo di famiglia, un incontro di lavoro, piccoli ricevimenti per cerimonie e festeggiamenti. Il parcheggio nei pressi del ristorante è garantita dall’area di sosta a pagamento all’interno del porticciolo. Insomma un ristorante assolutamente da provare! Ristorante L’Approdo Via Porto 16 – Arenzano Tel 010.4077408
Neve Panis - Il forno biologico
Ristorante L’Approdo “Specialità di pesce, cucina tipica ligure e piemontese”
Nella splendida cornice del porto di Arenzano si trova il Ristorante L’ApL’Ap prodo dove si possono gustare ottime specialità di pesce, della cucina tipica ligure e di quella piemontese. Il menù è vario, principalmente basato sui piatti di mare, sempre elaborati con pesce fresco, senza trascurare comunque i piatti di terra. La già amam pia scelta delle pietanze viene arricchita giornalmente da piatti speciali del giorno elaborati dallo Chef con materie prime di stagione. Si preparano a richiesta anche piatti per celiaci. Su prenotazione si può gustare, tra l’altro, l’ottima “paella alla valenciana” o “paella de pescado”. La cantina è discretamente fornita. Il locale è composto da una saletta interna dotata di aria condizionata, una ve-
Ingredienti biologici, tradizione artigiana, bontà, freschezza e genuinità: queste le caratteristiche di Neve Panis, il primo forno biologico genovese. Situato in via della Maddalena, Neve Panis è una realtà artigiana che sforna prodotti che rispettano il benessere delle persone e l’equilibrio dell’ambiente, offrendo un’alternativa alla panificazione industriale e ai sapori omologati. Gli ingredienti usati per la preparazione di pane, focaccia e dolci sono di provenienza biologica, tracciati e garantiti direttamente dal produttore. Tutta la produzione è esente da additivi chimici e miglioratori. La cottura avviene in forno a pellet, legno naturale a basso impatto ambientale: un forno all’avanguardia che unisce l’attenzione per l’ambiente a una cottura tradizionale come avveniva un tempo nei forni a legna. Tutto viene preparato seguendo ricette e metodi tradizionali: lievitazione naturale con pasta acida, tempi di preparazione e modalità di cottura
adeguati, atti ad ottenere alimenti di qualità, elevate proprietà nutrizionali e gusto. Oltre ai classici prodotti da forno, da Neve Panis si trovano spespe cialità particolari: biscotti proteici e ipocalorici (particolarmente indicati in caso di diete dimagranti e nell’alinell’ali mentazione infantile) ricchi di fibre, dolci e brioches senza uova (quindi senza colesterolo) e molto altro. Su ordinazione, vengono soddisfatte le più svariate richieste del cliente: pane iposodico, pizza vegan, torte per feste, salatini, croissant salati. I dolci, buonissimi, profumati e nana turalmente sani, sono preparati con ingredienti selezionati come, ad esempio, il cacao dell’Ecuador, le prelibatissime marmellate di frutta non trattata, le mandorle di Avola, le nocciole Piemonte Igp o le uova propro venienti da allevamenti certificati del basso Piemonte. Il risultato sono doldol ci ottimi per la colazione, la merenda o uno snack. La scelta è ampia: ventagli, anicini, baci di dama, canestrelli, pandolci... e varia a seconda della stagione. L’uso di differenti tipologie di cereali, ad esclusione del frumento, quali farfar ro, segale, avena ed altri, permette di variare la propria alimentazione e di beneficiare delle molteplici proprietà
che ognuno di questi contiene. Le farine, di provenienza biologica e macinate a pietra, assicurano un prodotto sano, leggero, utile per integrare il frumento o sostituirlo in caso di intolleranze alimentari e allergie. Tutta la produzione esclude l’uso di grassi animali e derivati. L’alimentazione biologica è un’alimentazione sana: i prodotti biologici infatti sono quelli che non vengono mai a contatto con pesticidi e additivi chimici nocivi all’uomo e all’ambiente e, grazie al metodo totalmente nana turale con il quale vengono coltivati e trasformati, mantengono inalterato l’equilibrio tra sali minerali, vitamivitami ne e proteine che sono gli elementi nutrizionali essenziali. Importante il fatto che i cibi biologici non possono contenere organismi geneticamente modificati. È bello scoprire che possiamo concon cederci golose bontà alimentando il nostro benessere. Neve Panis Il forno biologico Via della Maddalena 50 b r. Genova centro storico Tel. 010 2530309 www.nevepanis.com info@nevepanis.com
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Costantino, 313 d.C.:
l’editto di Milano «Noi, dunque Costantino Augusto e Licinio Augusto abbiamo risolto di accordare ai Cristiani e a tutti gli altri la libertà di seguire la religione che ciascuno crede, affinché la divinità che sta in cielo, qualunque essa sia, a noi e a tutti i nostri sudditi dia pace e prosperità…»
di Daniele Crippa
L’
editto di Milano emanato dall’imperatore romano d’Occidente Costantino e dal suo omologo d’Oriente Licinio, in occasione del matrimonio della sorella di Costantino – Costanza – con l’imperatore dell’impero romano d’Oriente, apre per il mondo quella nuova era che ancora oggi è fondamento di armonia per gli uomini di differenti credo di tutto il globo. È il tema della tolleranza, e più precisamente della convivenza delle diverse fedi. È il desiderio di superare il senso religioso delle cose per scoprire quel terreno comune che lega fra di loro gli uomini, indipendentemente dal loro credo e dalla loro origine. Un tema estremamente attuale e che sollecita la coscienza di tutti noi. Dopo la battaglia di Ponte Milvio, Mediolanum divenne la capitale imperiale del mondo romano. Era allora al centro delle direttrici di comunicazione tra Est ed Ovest, degli itinerari che valicano le Alpi per raggiungere i mercati tra Reno e Danubio, di commerci ed attenzioni di tutta la romanità e perciò indispensabile centro nevralgico e geografico. In verità l’importanza dell’editto era l’intenzione sincretica di comprendere in seno alla società romana dottrine religiose e filosofiche di diverse origini, allo scopo di rafforzarne l’autorità statale.
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Le grandi mostre L’esposizione che è ospitata a Palazzo Reale di Milano è nata dalla collaborazione con il Museo Diocesano e apre un ciclo di mostre in calendario nel prossimo anno, tra cui Aquileia, Roma e Genova. L’esposizione offre un perfetto ed affascinante spaccato di quell’epoca attraverso i suoi protagonisti: la corte, l’esercito, gli armamenti, il lusso e l’arte raccontati attraverso le immagini di ritratti, sculture, oggetti di uso quotidiano e religioso. Spiccano i reperti archeologici di straordinaria bellezza, prestati grazie ad un grande lavoro di contatti e conoscenze provenienti dai musei di tutto il mondo: ad esempio il frammento di Tenda del V secolo dal Victoria & Albert Museum di Londra, mentre dal Kunsthistorisches Museum di Vienna arriva un anello con il Crisomon – il monogramma che combina le iniziali greche del nome di Cristo –; dai Musei Capitolini di Roma, il prestito del Pastore crioforo del III secolo, mentre dalla Bibiliothèque Nationale di Parigi giunge il cammeo del IV secolo con il trionfo di Licinio. Esposto vi è pure il reliquiario di Sant’Elena dalla chiesa di Santa Maria in Arcoeli di Roma e molte croci provengono da Cividale, Colonia e Norimberga; incredibile poi la placca votiva con croce fra i due occhi del VI secolo in lamina d’oro, prestata dalla Fabbrica di San Pietro della Città del Vaticano. Una delle figure di maggior fascino, coerenza e capacità diplomatica dell’epoca, cardine dell’Editto di Milano, è Elena, la madre dell’imperatore Costantino, qui presente con la celebre statua in marmo che la ritrae e che lascia per la prima volta Roma: con lei anche il ritratto di Cima di Conegliano che dopo secoli torna in Italia, dalla National Gallery di Washington. La sua è una vita densa di eventi e certezze: mantenne intatto il suo carisma per aver posseduto il titolo più alto cui una donna in quell’epoca potesse aspirare, quello di “Augusta”, e fece ragione dell’ultima parte della sua esistenza la ricerca della Croce di Gesù. Divenne una delle sante più amate della cristianità: la tradizione la volle scopritrice della Vera Croce e di tre chiodi a questa appartenenti, e grazie a lei uno fu incastonato, segno della protezione di Dio sul potere imperiale, nella Corona Ferrea oggi nel Duomo di Monza. In questa mostra è ancora cardine di opere straordinarie per rarità e
fascino, che ricordano come da sempre la figura femminile sia centro di equilibrio. La cospicua documentazione archeologica presente in mostra, i reperti del tempo di Costantino, quelli della antica Mediolanum e quelli incentrati sulla figura dell’Imperatore sono legati a quelli relativi alla persistenza del paganesimo, il valore attribuito alla magia, le statue degli dei ed il rapporto fra l’iconografia classica e la nascente cristianità, in un’epoca di eserciti e guerre mentre la Chiesa veniva cambiando l’impero, avvalorando la devozione per un Dio unico. Attraverso la visione delle opere reali, delle immagini e degli oggetti è più facile comprendere le persone, gli avvenimenti e gli ideali di un’epoca nella sua complessità. È la possibilità di vedere con gli occhi dell’oggi due mutamenti epocali della storia: la diffusione del cristianesimo nell’impero romano e l’alba di una nuova Europa. Il Cristogramma, il famoso “segno costantiniano” formato dalle lettere greche iniziali del nome di Cristo, X e P, ap-
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In questa foto una croce proveniente da Colonia
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Le grandi mostre parve a Costantino nel cielo prima della battaglia di Ponte Milvio e subito venne dipinto sugli scudi dell’esercito come simbolo della vittoria del Dio cristiano sulla morte. Questo riconoscimento ebbe nel tempo importanti ripercussioni per la Chiesa che si integrava nel diritto pubblico romano e che, successivamente, grazie alla sua notevole organizzazione interna costituì la base per il primato papale e pontificio. Anni dopo Sant’Ambrogio ricorda che «l’istituzione del potere deriva così bene da Dio, che colui che lo esercita è lui stesso ministro di Dio». Ci sono parole che partono da una città e arrivano al mondo. Il viaggio nella Milano imperiale è un excursus nella storia di allora e che nelle parole dell’editto del 313 d.c. trova un vaticinio di attualità: «Quando noi, Costantino Augusto e Licinio Augusto, felicemente ci incontrammo nei pressi di Milano, discutemmo di tutto ciò che attiene al bene pubblico ed alla pubblica sicurezza, questo era quanto ci sembrava di maggior giovamento alla popolazione: soprattutto che si dovesse regolare le cose concernenti il culto della divinità, e di concedere anche ai cristiani, come a tutti, la libertà di seguire la religione preferita, affinché qualsivoglia sia la divinità celeste possa essere benevola e propizia nei nostri confronti ed in quelli di tutti i nostri sudditi. Ritenemmo pertanto con questa salutare decisione e corretto giudizio, che non si debba vietare a chicchesia la libera facoltà di aderire, vuoi alla fede dei cristiani, vuoi a quella religione che ciascuno reputi più adatta a se stesso». Un testo che ha garantito 1700 anni di tolleranza tra le differenti culture del mondo.
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La Baistrocchi compie 100 anni Testo e foto di Anna Proverbio
Piero Rossi, da 50 anni attivo nella Compagnia, racconta la sua esperienza
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chi si deve il nome Baistrocchi della compagnia goliardica genovese? «Al suo ideatore e fondatore Mario Baistrocchi [Buenos Aires 1892 - Opacchiasella 1917], uno studente iscritto a Giurisprudenza entusiasta e carismatico, che nell’autunno del 1913 insieme ad un gruppo di amici universitari pensò di mettere su un musical satirico dal titolo “L’allegra brigata”. Lo spettacolo riuscì ad andare in scena grazie ad una colletta a cui parteciparono parenti, amici e conoscenti. Gli interpreti erano gli stessi studenti che l’avevano ideato:
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goliardi spiritosi ed intelligenti che in breve tempo avevano creato uno spettacolo innovativo, unico nel suo genere, che ottenne un successo strepitoso. Confortato dagli ottimi risultati ottenuti, il giovane Mario, sempre finanziato dalle famiglie degli interpreti, riuscì a realizzare una nuova rappresentazione l’anno successivo coinvolgendo tutto l’Ateneo genovese, ed il successo fu anche questa volta travolgente. Tuttavia la guerra era alle porte e Mario si offrì come volontario con la generosità di sempre. Fu colpito da due pallottole in fronte mentre come tenente dei granatieri guidava il suo plotone al contrattacco sulla Bainsizza. Dopo la sua morte fu proposto più volte per encomi e gli fu conferita con una solenne cerimonia la laurea d’onore dall’Ateneo genovese. Inoltre gli fu assegnata dal re la medaglia d’argento al valore militare alla memoria. Quando la guerra finì si formò un nuovo gruppo di universitari che vollero fortemente ripercorrere il cammino tracciato da Mario, chiamando la compagnia teatrale i “Baistrocchi”, più brevemente la “Bai”». Quando è entrato a far parte della Baistrocchi? «Circa cinquant’anni fa, e ormai da un decennio dico regolarmente ai miei amici interpreti dello spettacolo: “Ragazzi, non rompete le b..., questo è l’ultimo anno che lavoro per la Bai”. Poi invariabilmente l’anno successivo ricomincio. Tuttavia credo davvero che sia venuto per me il momento di cedere il timone a qualcun altro».
Teatro
Ci parli un po’ della sua vita e di come avvenne l’incontro con la compagnia teatrale. «Io provengo da una famiglia attiva nel comparto marittimo. Mio padre, mio fratello ed io gestivamo un’agenzia che possedeva due piccole navi petroliere. Mentre frequentavo l’università seguivo dei corsi di danza classica sotto la guida di Mario Porcile, e nel ‘56 si stava allestendo il consueto spettacolo della Bai. Gli amici mi convinsero a partecipare al balletto, il solito can-can, entrai così a far parte del corpo di ballo insieme a Paolo Villaggio. In seguito mi occupai dei testi e delle coreografie infine divenni regista». Come mai gli spettacoli sono interpretati solo da studenti maschi? «Qualche anno fa abbiamo inserito delle studentesse nelle rappresentazioni ma lo spettacolo non ha avuto successo. C’è poco da fare: la Bai è la Bai, se cambia tipologia non riesce più a stupire, divertire ed emozionare. Così siamo tornati alla tradizione. In ogni caso, quest’anno nella scena intitolata “Bacco, Tabacco e Venere” la dea della bellezza sarà interpretata da una donna vera!». Che cosa l’ha spinta a lavorare per tanti anni senza un effettivo compenso? Sappiamo che, una volta coperte le spese, gli incassi vengono devoluti in beneficenza attraverso l’Associazione” Giovanni Borghi. »Effettivamente è così. Quest’anno offriremo alla Gigi Ghirotti una buona parte del ricavato delle rappresentazioni, il resto andrà a sostegno di un Ospedale in Congo. Per quel che mi riguarda il senso dell ‘amicizia e la solidarietà che si forma nel gruppo che dà vita alla Bai è la più grande ricompensa per il mio non facile lavoro. Ho conosciuto e sono stato gratificato dell’amicizia di molti personaggi diventati famosi che hanno avuto come trampolino di lancio la Baistrocchi e molte celebrità del mondo dello spettacolo: Dapporto, Valter Chiari, Gino Bramieri, Renzo Arbore, solo per citarne qualcuno. Li porto tutti nel mio cuore, ho imparato molto da loro».
Aggiunge Giacomo Rigacalza, dall’83 scenografo della compagnia, per anni ballerina di fila nella rivista e grande amico di Piero Rossi: «Ho assistito ad uno spettacolo teatrale della “Bai” negli anni ‘70. È stata una folgorazione, l’ho trovata divertente e goliardica: tutti, studenti, ex attori, autori, registi, tecnici sono diventati lavorando insieme come una grande famiglia. Dal gruppo scaturisce un’energia positiva, per me che mi occupo della scenografia riuscire a creare uno spettacolo dal nulla è la ricompensa più grande». Dove debutterete e quando? «A Teatro Politeama Genovese il 29 dicembre e le rappresentazioni dureranno fino al 20 gennaio. La sera di Capodanno ci sarà un piccolo rinfresco. Il 25-26-27 febbraio la Compagnia si trasferirà al teatro Govi di Bolzaneto dove abbiamo un grande seguito».
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Mecenati con 5 euro per il pallio di Adelmo Taddei*
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gni opera d’arte è unica e irriproducibile nel suo complesso di significati profondi e/o evidenti. Però ve ne sono alcune che presentano caratteri di unicità così marcati e dirompenti da colpire chi le osserva fin dal primo sguardo. Una di queste opere si trova attualmente all’Opificio delle Pietre Dure di Firenze presso il quale si va elaborando il progetto per un imprescindibile ed amorevole restauro che ne renda possibile la fruizione per i genovesi e per tutti i visitatori di Genova, dando a tutti la possibilità di imprimersi nella mente un indimenticabile patrimonio di emozioni e conoscenza. Questo capolavoro unico è il pallio bizantino di San Lorenzo.
Il progetto per salvare il pallio bizantino di San Lorenzo e invitare i genovesi a riappropriarsi del patrimonio della loro città 88 INGENOVA Magazine
La storia
Nel 1261 l’imperatore Michele VIII Paleologo riconquistava Bisanzio anche grazie al supporto dei genovesi, che riuscivano così a spodestare l’incomodo Impero Latino d’Oriente, prodotto della IV crociata condotta nel 1204 dai veneziani ad espugnare la cristianissima Bisanzio invece che qualche significativa porzione di Terrasanta. In segno di riconoscenza l’imperatore, oltre a grandi privilegi commerciali, inviava alla città ligure molti doni, fra i quali un pallio in sciàmito di seta destinato alla cattedrale di San Lorenzo.
L’oggetto
Questo prezioso tessuto, di ineguagliabile qualità (sciàmito significa “a sei spolette”, “a sei fili”, a indicare la qualità della lavorazione e la robustezza del risultato), decorato con fili colorati e d’oro e d’argento, rimase in duomo fino al 1663, poi trasmigrò presso i Padri del Comune e, da lì, alla fine dell’ottocento, in Palazzo Bianco. E’ stato poi trasferito nel Museo di Sant’Agostino, dove ritornerà a conclusione dei lavori. Il pallio narra episodi e martirio della vita dei santi Lorenzo, Ippolito e Sisto. La narrazione si svolge su due registri e presenta, al centro del registro superiore, San Lorenzo che introduce l’imperatore bizantino, con l’arcangelo Michele, suo protettore, nella chiesa genovese. Il Paleologo viene posto in stridente contrasto col perfido Decio, imperatore romano persecutore di cristiani e protagonista delle storie rappresentate, assieme ai tre santi martiri. Il pallio genovese costituisce un capolavoro unico nella storia dell’arte, un tessuto prezioso, frutto del lavoro del miglior atelier tessile del bacino mediterraneo di allora, quello del palazzo imperiale bizantino, nel quale la tradizione e l’iconografia greca si fondono con l’apporto di maestranze occidentali rilevabile, ad esempio, nell’utilizzo della lingua latina e nelle lettere in caratteri gotici. Le maestose dimensioni (ca. cm. 377 x 132, che corrisponderebbero, con una discrepanza di un solo centimetro, a 15 palmi genovesi per 5) sono pressoché ineguagliate fra i tessuti consimili conservati e lo rendono degno della massima attenzione fra gli esperti di tutto il mondo. Ma il pallio è un capolavoro unico al mondo soprattutto per la qualità, per la precisa datazione e documentazione che gli si riferiscono, per la straordinaria quantità di informazioni che fornisce: • sulla storia di Genova • sulla storia dell’Impero Bizantino • sui rapporti fra questi due attori fondamentali nella storia del Mediterraneo • sulla religiosità occidentale e orientale in un momento a metà strada fra scisma e tentata riunificazione delle due chiese • sulle tecniche e sui rapporti fra laboratori
Il restauro
Una simile opera ben merita un accurato restauro, al quale sovrintende l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze con i suoi esperti di valore mondiale, dal quale sicuramente la sua qualità di opera d’arte ‘assoluta’ emergerà in maniera ancora più
Arte e solidarietà “esplosiva”. Al momento sono in corso tutte quelle analisi non invasive che consentono di studiare approfonditamente il manufatto, conoscerne appieno intima struttura e problemi. In questo contesto vengono utilizzati i più recenti software informatici, i microscopi elettronici, ogni tecnica fotografica e radiografica reputata utile a fornire elementi che portino alla elaborazione del miglior progetto possibile. I settecentocinquant’anni di età, infatti, fanno sì che il ‘nostro’ pallio presenti problemi acutissimi di depolimerizzazione del filo di seta che lo compone, oltre a strappi, deformazioni del tessuto, ossidazioni dei fili metallici, eccetera..
L’allestimento
Contestualmente, per questo documento/monumento verrà studiato un allestimento che, adottate tutte le cautele conservative che l’Opificio vorrà prevedere, ne colga e ne spieghi in modi museograficamente innovativi ogni aspetto: artistico, storico, materico ricorrendo, quindi, ad un esauriente apparato didattico-esplicativo. In una ipotesi più ampia, la visione del pallio potrebbe concludere un percorso che ben illustri quel “Commonwealth” genovese che caratterizzò l’espansione e il predominio di questa città nel bacino mediterraneo e oltre (Mar Nero, Europa del nord) e che tutt’oggi presenta tracce architettoniche e documentali fondamentali per la comprensione di quel ‘Medioevo di platino’ che, dal secolo XI in poi, vide Genova disputare il predominio politico e, soprattutto, commerciale con pochi altri competitori all’altezza del confronto.
Il progetto “Mecenate con 5 euro”
“Mecenate con 5euro” intende non soltanto restaurare il prezioso manufatto, ma da un lato sollecitare e sensibilizzare i cittadini genovesi a riappropriarsi del patrimonio storico-culturale offrendo la possibilità di contribuire per la salvaguardia di un bene comune che rappresenta un vero e proprio monumento della storia genovese e un elemento di identità per tutta la città, dall’altro perché anche chi non è genovese possa partecipare all’impresa di restituire “all’onor del mondo” un tessuto di tale qualità e importanza che è giusto che ottenga quella visibilità sovranazionale che le sue qualità intrinseche ed estrinseche meritano. Il Pallio è stato suddiviso virtualmente in 40mila centimetri quadrati tutti coloro che contribuiranno a questa importante operazione riceveranno un attestato da parte del Comune di Genova e potranno verificare anche visivamente il “peso” della raccolta di fondi via web.
Sui siti www.mecenatecon5euro.museidigenova.it e www. museidigenova.it verrà infatti approntata un’immagine del Pallio con i quadratini “restaurati” che riporteranno il nome dei generosi sottoscrittori. Quaranta ‘mecenati’ avranno anche la possibilità di controllare i lavori recandosi direttamente a Firenze, grazie ad una speciale iniziativa dei Musei di Genova che consentirà ad un mecenate scelto tra mille sottoscrittori di usufruire di un ingresso all’Opificio delle Pietre Dure, Istituto solitamente chiuso al pubblico.
Conclusioni
Il dono del pallio alla nostra città da parte di Michele VIII Paleologo ha conosciuto il proprio 750° anniversario il giorno di Natale del 2011: la mostra didattica allestita in questa occasione nel Museo di Sant’Agostino è stato un modo per ricordare ai genovesi uno dei grandi capolavori che la ricchissima storia della nostra città ci ha tramandato e che è nostro dovere conservare al meglio e mettere in valore, anche oggi, dopo le gravi ferite inflitte a Genova dai recenti episodi metereologici, per far sì che il pallio di San Lorenzo divenga non solo l’ennesimo elemento di eccellenza e di attrazione della nostra città, ma anche un forte elemento di ‘autocoscienza’ e di rinnovato orgoglio per tutti i genovesi. *curatore del Museo di Sant’Agostino
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icco il cartellone degli appuntamenti per il Teatro della Corte e il Teatro Duse. Dall’11 al 20 dicembre 2012, è in scena Tutto per bene di Luigi Pirandello, diretto e interpreato da Gabriele Lavia. Scritta da Pirandello nel 1920, rielaborando una sua omonima novella di quattordici anni prima, Tutto per bene porta sul palcoscenico il dramma di un uomo che scopre di aver vissuto una vita diversa da quella che credeva fosse. La commedia diventa così parabola amara di un’esistenza in balia di una società finta e ipocrita, irridente rappresentazione del “giallo” paradossale che gli uomini inconsapevolmente mettono in scena, mentre s’illudono di vivere; trasformando il protagonista (qui un grande Gabriele Lavia) in una maschera tra le maschere di un crudele balletto universale. Dal 12 al 16 dicembre Marina Bonfigli e Isa Barzizza, due attrici brillanti e ricche d’esperienza teatrale e cinematografica, sono le protagoniste di Guida alla sopravvivenza delle vecchie signore, una commedia scritta dallo statunitense Mayo Simon (Chicago, 1968), attraversata da un delicato umorismo che si apre a tratti a un’esplicita comicità, mentre altre volte si ripiega sulla dolce melanconia che segna il trascorrere del tempo. Dal 18 al 23 dicembre Ugo Pagliai interpreta Wordstar(s). Nelle parole dell’autore, Vitaliano Trevisan: «Come un programma di scrittura ormai obsoleto, si spegne un vecchio scrittore Samuel – direttamente ispirato alla figura e alla biografia di Samuel Beckett -, incalzato dal ricordo della moglie e dell’amante, entrambe inaspettatamente morte prima di lui, e tormentato dalla presenza del direttore di una rivista di studi a lui dedicata, che cerca di carpirgli un’ultima “illuminante” dichiarazione».
Musica dal vivo, narrazione, teatro d`ombre. Sono questi gli elementi caratterizzanti Canto di Natale, tratto dal celebre racconto di Charles Dickens (1812-1870), che, dopo il grande successo della scorsa stagione, torna nel cartellone dello Stabile per accompagnare il pubblico del Teatro della Corte verso le festività di fine anno. Di Valentina Arcuri e Carla Peirolero, regia di Enrico Campanati con Enrico Campanati e Carla Peirolero. Pochi giorni dopo la Compagnia del Suq Lucia Lavia, Gabriele Lavia “Tutto per bene” di Luigi Pirandello foto Serafino Amato
Shakespeare, Dickens e Ronald Harwood fra gli autori che animeranno la stagione invernale del Teatro Stabile
Sospesi tra Macbeth e il Sogno 90 INGENOVA Magazine
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Teatro Stabile dedica a Dickens anche il suo nuovo spettacolo di teatro musicale, Oliver Twist. Coincidenza non casuale, visto che i temi tanto cari allo scrittore – la povertà e lo sfruttamento del lavoro minorile, le diseguaglianze sociali e le ingiustizie a queste connesse – non solo sono presenti, anche se in diversa misura, in entrambe le opere dickensiane, ma risultano ancora oggi tutt`altro che risolti in molte parti del mondo, dove la crisi che investe tutta la fortezza occidentale sembra riportare tragicamente indietro l’esistenza di chi le abita invece di contribuire al loro procedere sulla strada della conquista della parità dei diritti. Macerie fumanti, corpi abbandonati, pianti e grida di dolore: Troia in fiamme come emblema della caduta di un regno, come luogo archetipico della distruzione e del saccheggio. Troiane, dall’8 al 13 gennaio 2013, è un radicale urlo di denuncia di tutte le guerre: un dramma che affonda le proprie radici nel lontano passato, ma nel quale ogni epoca può immediatamente rispecchiarsi. Negli stessi giorni al Duse ritorna Shakespeare con Sogno di una notte di mezza estate per la regia di Massimo Mesciulam, una delle pochissime opere del grande Bardo la cui trama non nasce da una fonte precedente, ma scaturisce direttamente dalla sua fantasia. Sempre Shakespeare per il Macbeth con Giuseppe Battiston diretto da Andrea De Rosa, alla Corte dal 15 al 20 gennaio. Dal 16 al 20 gennaio è in scena Piccoli crimini coniugali, di Eric-Emmanuel Schmitt. Un “giallo coniugale” ricco di misteri e di colpi di scena, dove la verità non è mai ciò che sembra e la menzogna come la violenza di coppia vengono completamente riviste per assumere dei significati nuovi, inaspettatamente vivificanti. Luca Zingaretti è invece il protagonista di La torre d’avorio di Ronald Harwood: ambientato durante il momento della caccia ai sostenitori del caduto regime hitleriano, con gli alleati hanno bisogno di casi esemplari che diano risonanza all’iniziativa, lo spettacolo narra la convocazione, nel quadro di una indagine sulla sua presunta collaborazione con la dittatura, del più illustre esponente dell’alta cultura tedesca, vale a dire Wilhelm Furtwängler, universalmente acclamato, con Arturo Toscanini, come il maggiore direttore d’orchestra della prima metà del secolo. Dal 22 al 27 gennaio. Dal 23 al 27 gennaio al Teatro Duse Anna Bonaiuto porta sulla scena il personaggio storico di Cristina Trivulzio principessa di Belgioioso (1808-1871), da lei già interpretato nel film di Mario Martone Noi credevamo. La belle joyeuse è il ritratto a tuttotondo di una donna problematica, contraddittoria, egocentrica, ma assolutamente affascinante. Dopo il successo di Trappola per topi, la compagnia Attori & Tecnici prosegue nel sodalizio con Agatha Christie (18901976), mettendo in scena La tela del ragno (The Spider’s Web), uno dei gialli più divertenti della celebre “giallista” britannica, critto su sollecitazione dell’attrice Margaret
Carla Peirolero ed Enrico Campanati in “Canto di Natale”, tratto dal celebre racconto di Charles Dickens Sotto: Giuseppe Battiston nel Macbeth di Shakespeare
Lockwood, che, dopo il trionfo ottenuto come protagonista di La signora scompare di Alfred Hitchcock, era stata relegata sempre più dal cinema in ruoli di cattiva dai quali voleva liberarsi. Dal 29 gennaio al 3 febbraio. Dal 30 gennaio al 3 febbraio, La leggerezza del Trio Lescano porta sulla scena lo spaccato storico dell’Italia fascista e l’atmosfera musicale di quegli anni, quando lo swing iniziò a entrare nelle case degli italiani, soprattutto attraverso la radio. Un concerto-teatrale interpretato e cantato da tre attrici di oggi che fanno rivivere sul palcoscenico tre donne ebree di ieri esaltate dal regime e poi abbandonate nelle mani della Gestapo. Il tutto con l’accompagnamento in scena di un’orchestrina composta da tre musicisti impegnati a ricreare l’atmosfera e i ritmi dello swing. Omaggio all’Inghilterra e a Shakespeare, Servo di scena – primo grande successo teatrale di Ronald Harwood - è soprattutto un inno al teatro, alla sua capacità di resistere in tempi difficili, alla sua insostituibilità. Nella figura “titanica” del capocomico-mattatore protagonista della commedia (qui Franco Branciaroli), e in quella del suo “servo” Norman, trapela la ragione profonda della forza del teatro, che resiste sempre e dovunque perché non ha padroni: è invincibile perché sopravvive a tutte le avversità e sa pronunciare le parole più importanti e profonde con ironia, senza mai perdere il sorriso. Dal 5 al 10 febbraio. Opera dal divertimento travolgente e dal ritmo serrato, Il borghese gentiluomo di Molière (6-10 febbraio) si snoda intorno alla figura, sempre comicissima, del ricco borghese Monsieur Jourdain, che vorrebbe farsi gentiluomo e per questo si circonda di “maestri” (scherma, danza, canto, filosofia, moda) che lo sfruttano, trascurando moglie e figlia, le quali non accettano di condividere la sua ossessione per i titoli nobiliari. Prodotto dal Teatro dell’Archivolto in collaborazione con lo Stabile di Genova, Berlinguer. I pensieri lunghi con Eugenio Allegri ed Enzo Costa è un racconto teatrale che utilizza anche le parole e le riflessioni di alcuni grandi intellettuali del Novecento: da Gramsci a Pasolini, da Saramago ad Allende.
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Isabella Ragonese. A fianco Isa Barzizza, Marina Bonfigli
costruita in modo da portare lo spettatore a ridere dall’inizio alla fine. Una risata liberatoria e inevitabilmente macchiata d’amaro, perché nella travolgente storia di questa vecchia signora di 104 anni, che mangia senza sosta e implacabilmente divora anche tutta la propria famiglia, si rispecchiano metaforicamente molti mali della società contemporanea, primo fra tutti la crisi economica che mise in ginocchio negli anni Settanta e Ottanta l’Argentina e che sta oggi travagliando tutto il mondo capitalistico. Dal 27 febbraio al 24 marzo.
Un viaggio nella storia italiana che non vuol essere né biografico né celebrativo, ma si propone di narrare uno spaccato della realtà nazionale degli ultimi decenni, con le sue contraddizioni e utopie, tragedie e speranze, anche rimozioni; disegnando un’epoca dove fedi e ideologie sembravano ancora possibili. Dall’11 al 13 febbraio. Era il 1952 quando La governante di Vitaliano Brancati, interdetta alle scene dalla censura perché “contraria alla morale”, accese una querelle non solo letteraria e teatrale, ma civile e politica, nella quale inevitabile cogliere nodi tuttora irrisolti in termini di intolleranza, negazione della libertà di espressione, perbenismo, mali cronici di una società che annega nell’ipocrisia e si dibatte in un insanabile conflitto tra morale e pregiudizio. Dal 12 al 17 febbraio. Camilla, dal 14 al 17 febbraio, ha per protagonista una terrorista, compagna di Bobby, ma anche una normalissima ragazza aspirante architetto sposata con un tranquillo ingegnere, Filippo, alle prese con i problemi di un improvviso licenziamento. Forse è tutte e due le cose contemporaneamente, forse non è nessuna delle due; più probabilmente è soltanto se stessa, una ragazza che vuole una bambina e una vita normale, ma poco importa, perché a legare le due Camilla si presenta comunque puntuale e inevitabile il destino, dal quale è impossibile scappare. Isabella Ragonese porta sulla scena Hedda Gabler di Ibsen dal 19 al 24 febbraio, con la regia di Antonio Calenda. Hedda, la bella figlia del generale Gabler, è una donna inquieta, che consuma la propria esistenza nel contrasto tra una mediocre realtà quotidiana e la soggettiva tensione verso il meraviglioso, da lei vissuto con la drammaticità di una nordica Madame Bovary. L’ultimo romanzo di Fëdor Dostoevskij (pubblicato a puntate nel 1879), I fratelli Karamazov, è un grande palcoscenico, dove il tema del male e dell’esistenza di Dio si fanno rovente dibattito nell’incontro tra i tre fratelli Karamazov: l’evangelico Aleša mandato nel mondo dal suo maestro padre Zosìma, il passionale Dmitrij e il raziocinante e tormentato Ivan. Sullo sfondo, l’uccisione del padre, figura buffonesca e filistea. Intorno, una miriade di creature intrappolate nell’eterna lotta tra il bene e il male. Mentre attraverso il lacerante viaggio nell’umano di Aleša – sottolinea il regista e drammaturgo De Monticelli – s’incarna il sogno e il presagio che il regno di Cristo s’instaurerà sulla terra e l’amore universale vincerà sul dolore. Dal 26 febbraio al 3 marzo. La collaborazione con il Teatro dell’Archivolto prosegue anche attraverso la coproduzione di un classico del teatro argentino contemporaneo. La nonna, scritta da Roberto “Tito” Cossa nel 1977, è una commedia dall’assunto drammatico, ma
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Letteratura
Prima e dopo Sarà vero, mi chiedo e dovresti chiederlo anche tu che il prima era solo nulla e invece il dopo sarà un compendio di vizi e di virtù
Riflettere sul dopo e sul senso dell’esistere di Dario G. Martini
Buona fede. Che cos’era? All’amico che domanda “Perché tanto pessimista?” vorrei dire che mi manda
Distonia
un messaggio che rattrista. Ciò che accade intorno a me
Vocabolo desueto
solo infamie, ruberie,
purtroppo sempre attuale
malafede, presunzione
anche se non è lieto
e ogni giorno cose rie
tendendo sempre al male
per tradir cose e persone
significa in sostanza
buona fede, che cos’era?
“Non c’è il minimo accordo”
Più nessuno ne ha nozione
elusa in prima istanza
manca solo la bandiera
chi vuole darti torto
con su scritto “corruzione”
“Siam di pareri opposti”
Come uscire in qualche modo
È il suo senso reale
da paludi d’ingiustizia
ma ci fu una ragazza
a chieder l’uovo sodo
astuta, in fede mia
che abbia in sé l’antinequizia
che per placare i guasti
non è facile sperare
della sua idiosincrasia
sempre in giorni d’emergenza
disse al suo lui:
ci dovremmo preoccupare
“Ma caro,
di guarire con urgenza
Perché mi vuoi baciare?
C’è chi dice: “Abbi coraggio,
Sappi, se da te imparo
chi va giù si può rialzare”
poi mi dovrai sposare”
era un caro personaggio
Fu in quel momento esatto
che soleva andare a spiaggia
che scattò la distonia.
e in giorno di bonaccia
Lui, pensando “Fossi matto”
annegò entrando in mare.
alzò i tacchi e fuggì via. 93 INGENOVA Magazine
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Natale e Capodanno
alla Tosse
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all’1 al 24 dicembre nel Foyer del Teatro della Tosse torna il tradizionale e atteso appuntamento con uno shopping natalizio alternativo, se così si può definire: quello del Mercatino di San Porfirio. Niente fiocchi colorati e carta argentata, i pezzi del Mercatino sono vere e proprie opere d’arte che non hanno bisogno di essere impacchettati per suscitare sorpresa. Quindi tutti i giorni, dalle ore 15.00 alle ore 19.00, si rinnova la tradizione di venire a curiosare in questo inimitabile bric-à-brac, per gli amici della Tosse e, da tempo, anche per tanti “non genovesi”, per scovare manufatti, realizzati artigianalmente, ciascuno come pezzo a sé, che possono essere reinventati come oggetto di arredamento o decorazione, a seconda della propria fantasia. Ma perché Mercatino“di San Porfirio”? San Porfirio era un’ attore di teatro vissuto nell’anno 362. Accadde che mentre rappresentava davanti all’imperatore Giuliano l’Apostata, un’opera in cui ridicolizzava il battesimo cristiano, fu toccato dalla grazia e nel mezzo di
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una frase si inginocchiò dichiarando di volersi convertire al cristianesimo. L’imperatore sulle prime pensò si trattasse di una scena comica, ma quando si accorse che Porfirio faceva sul serio lo fece decapitare. San Porfirio da quel momento è stato eletto Santo Protettore di attori e saltimbanchi, ovvero di quella parte di teatranti tanto appassionati quanto squattrinati. In cartellone dal 19 al 22 dicembre anche Doppio inganno, la “commedia perduta di William Shakespeare”, il testo inedito di William Shakespeare in Prima Nazionale, portato in scena dall’Associazione culturale Il Mulino di Amleto/ Teatro degli Appesicon la regia di Marco Lorenzi. La compagnia fondata nel 2009 da un gruppo di giovani attori diplomati presso la Scuola del Teatro Stabile di Torino ha già messo in scena Romeo e Giulietta di William Shakespeare diretto da Bruce Myers, Festival delle Colline Torinesi 2006. Per questo spettacolo hanno scelto di affrontare una sfida ambiziosissima: mettere in scena la “commedia perduta
Teatro della Tosse
di William Shakespeare”, ispirata a un episodio del Don Chisciotte di Cervantes. Allestita solo due volte nel 1613 al Globe Theatre, viene creduta distrutta nell’incendio che devasta la sala. Un primo manoscritto ricompare nel 1727, ma è solo nell’ottobre del 2010 che il direttore della Royal Shakespeare Company annuncia il ritrovamento delle ricevute di pagamento per l’iscrizione dell’opera nello Stationers’ Register, ovvero l’albo degli antichi stampatori di Londra. Alla definitiva attribuzione a William Shakespeare segue la prima messinscena ufficiale del dramma da parte della Royal Shakespeare Company di Double Falshood -a lost play by William Shakespeare a Stratford on Avon, nell’estate del 2011. Mettere in scena questo “giallo” letterario, scrive la compagnia, è come « fare un tuffo in un mondo in cui l’avventura, il viaggio senza mèta e la ricerca di sé, la passione e l’ironia sono all’ordine del giorno». Il 23 dicembre 10 anni di BANDANEO, serata concerto con tutti i bambini e le bambine Bandaneo nati dal 1992 al 2002, i genitori e gli insegnanti della scuola Daneo, e i musicisti Riccardo Barbera (contrabbasso); Marco Esposito (djembe), Davide Otranto e Riccardo Regosa (tamburi batà); Sergio Limuti (voce,tamburi batà); Andrea Masotti(chitarra); Franco Piccolo (fisarmonica); Edmondo Romano(clarinetto, flauti etnici); Roberto Izzo (violino); Marco Tindiglia, Massimo Rapetti, Enrico Oliveri (tromba); Alberto Oliveri (clarinetto, sax tenore); Luciano Susto (basso); Franco Minelli (oud); Paola Montanari(voce). Un concerto per festeggiare 10 anni di Bandaneo, il gruppo musicale multietnico di giovani percussionisti e “vocalist” provenienti dalla scuola elementare Giovanni Daneo, il cui repertorio spazia dall’Africa nera a Cuba, dai tamburi metropolitani al Maghreb e all’America Latina. “Il 18 dicembre 2002 dalla scalinata di Palazzo Ducale una settantina di bambini e bambine della scuola elementare Giovanni Daneo scendevano per iniziare il loro primo concerto in forma di marching band nella giornata inaugurale del II Festival Circumnavigando. Lungo Via San Lorenzo e la zona del Porto Antico iniziava un’avventura che tra piccole e grandi iniziative, dai mercatini annuali della scuola ai Festival musicali cittadini e regionali più importanti, ha collezionato oltre sessanta esibizioni in pubblico, la pubblicazione di 2 CD, e nel 2010 l’assegnazione del premio Musica 2020 come progetto didattico musicale d’innovazione.” Un concerto per festeggiare 10 anni di Bandaneo, il gruppo musicale multietnico di giovani percussionisti e “vocalist”
provenienti dalla scuola elementare Giovanni Daneo, il cui repertorio spazia dall’Africa nera a Cuba, dai tamburi metropolitani al Maghreb e all’America Latina. 15 bambini si ritrovano ogni settimana dopo la scuola per fare musica guidati dal maestro Marcello Liguori-ideatore del progetto Bandaneo- con il supporto stabile dei musicisti Marco Fadda e Marica Pellegrini. Caratteristica peculiare della formazione è la multi
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etnicità dei suoi piccoli musicisti. Hanno fatto, e fanno parte della Bandaneo minori originari o provenienti da Marocco, Ecuador, Cina, Sri Lanka, Cambogia, Senegal, Ghana, Eritrea, Cuba, Cile, Filippine, Perù, Uruguay. Insieme ai bambini della Bandaneo di oggi sul palcoscenico della sala Trionfo suoneranno 50 “colleghi” che li hanno preceduti negli anni scorsi e molti amici-musicisti genovesi. Un concerto che ha il sapore di una festa. Il 31 dicembre 2012, dalle 22, Masque di Capodanno, da un’idea di Tonino Conte, con gli artisti del Teatro della Tosse e la partecipazione straordinaria del pubblico. “Una grande festa in maschera in cui pubblico e attori si fondono nella realizzazione di uno spettacolo fra arte e gioco. E il teatro non è appunto un gioco d’arte? Festeggiamo il nuovo anno con uno spettacolo particolarmente coinvolgente per il pubblico, ispirato al modello del masque inglese. Il masque del 1600 era una festa per celebrare la corte in cui erano impegnati attori professionisti e cortigiani. Qualche volta partecipavano anche il re e la regina. Danze e musica giocavano sempre un ruolo primario. Nell’ultimo giorno dell’anno vi proponiamo proprio un tuffo nell’atmosfera festosa del masque e, non avendo un ordine politico da celebrare, incentreremo la nostra festa sulla glorificazione del teatro. Una gran mascherata fra serio e il faceto, una gara fra i generi teatrali più conosciuti. La Commedia dell’arte con i suoi Arlecchini e Colombine, il Teatro d’avanguardia, pensoso e funereo, il Teatro scespiriano con i suoi personaggi indimenticabili, il Teatro classico con il coro, l’eroe e il Deus ex machina per accompagnarci verso il nuovo anno. E, dopo il brindisi, per il gran finale, un gran ballo in maschera sul palcoscenico interpretato da attori e spettatori…!”.
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Speciale Ho tel
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Tutti i segreti di “The Underwater Bubble Show”, campione di incassi in ogni angolo d’Europa
La grande festa
delle bolle di sapone di Leo Cotugno
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ue ore di assoluta perfezione. Divertimento assicurato per gli spettatori di ogni età, botteghini esauriti nei dieci Stati europei nei quali ha sostato: questa la sintesi di “The Underwater Bubble Show”, lo spettacolo ispirato alle atmosfere e alla poesia teatrale de “Le Cirque du Soleil” e “The Slava’s Snowshow” che farà tappa venerdi 21 e sabato 22 dicembre al Politeama Genovese. Marco Zoppi, l’uomo che da anni simboleggia il connubio con la professione del bubble artist, è per la prima volta nella Superba. Lo spettacolo è prodotto e diretto da Dace Pezzoli e dal fratello di lei, Enrico: i due sono inoltre interpreti della stessa performance, nata grazie all’appoggio della società lettone di produzione e spettacoli Brinum X.
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Politeama Genovese
Laureato nel 1995 al Dams di Bologna, Pezzoli ha avuto l’approccio diretto con il mondo del teatro alcuni anni prima. »Sperimentando le tecniche della commedia dell’arte, del teatro di strada, della clownerie e del teatro fantastico sotto la guida di registi ed attori del calibro di Antonio Fava, Eugenio Allegri, Anna Bolens ed Eugenio Branda. Per otto anni consecutivi ho partecipato al Festival di Avignone ed Aurillac prima di trasferirmi in Lettonia nella primavera del 1997». A Riga, Marco Zoppi vive una completa trasformazione: iniziando a lavorare come free lance e seguendo personalmente la regia di diversi spettacoli, svolge anche attività di illusionista: suo campo di originale ed impareggiabile espressione sono le bolle di sapone, con cui si era già esibito nell’anno precedente a Tokyo ed Osaka in Giappone ed in numerosissime piazze di grande fascino negli Stati Uniti: una su tutte, il Madison Square Garden di New York. L’uso e la sperimentazione degli effetti speciali nel campo teatrale riscuote un clamoroso successo proprio nelle esperienze nipponiche, ma è con il debutto di “Middle Age Mistery” (il Mistero Medievale), rappresentato al Teatro Nazionale Lettone di Riga nel 1999 che Marco Zoppi conosce il primo momento di assoluta celebrità internazionale. In questa occasione il connubio artistico con Enrico Pezzoli, tuttora in atto, e con Dace Pezzoli. “Assieme a loro – sottolinea Zoppi – è iniziata l’attività didattica inerente le tecniche delle bolle di sapone: è stato prodotto anche un DVD acquistato e distribuito in tutte le accademie circensi italiane, ci si è confrontati con artisti provenienti da USA, Giappone ed Europa. Determinando e aggiungendo di volta in volta sempre più spettacolari effetti speciali l’evento coinvolge una massa di pubblico ancora più grande ed eterogenea”.
Due anni dopo Middle Age Mistery è la volta di “Mary Poppins Travers” al Teatro Città di Valona, quindi ancora in Lettonia – stato di origine della società di produzione Brinum X – con la trasposizione delle avventure de “Il Giro del mondo in 80 giorni” di Jules Verne. In questa occasione la creazione con gli effetti ragnatela e vele al vento dello strepitoso vascello protagonista di “The Slava’s Snowshow”. Il maggiore successo di Enrico e Dace Pezzoli e Marco Zoppi è però “B”, “traguardo di quindici anni di appassionata esperienza teatrale per raggiungere il quale sono stati necessari diciotto mesi di studi e prove. Un doveroso ringraziamento va a Dmitri Bubin, giocoliere mimo
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Alcune fasi dello spettacolo
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Politeama Genovese
professionista e vincitore nel 2009 del Premio Speciale assegnatogli dal Circo di Riga”. Zoppi sarà al primo confronto diretto con il grande pubblico genovese, prima di proseguire nella tournee di “The Underwater Bubble Show” a Milano, Torino, Roma e Napoli. Le musiche sono a cura di Valdis Zilveris, compositore e direttore di orchestra al Teatro Accademia Belle Arti di Riga.
Info Via Bacigalupo 2 - 16122 - Genova Tel: 0108393589 (biglietteria) - 0108311456 (uffici) Fax: 0108461053 info@politeamagenovese.it www.politeamagenovese.it
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ZOOT. RENDILO REALE! Zoot. Make it real! STAI PENSANDO DI INVIARE UNA CARTOLINA? NON IMBUCARLA, USA ZOOTCARD!
Thinking of sending a postcard? Don’t post it, Zoot it!
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Send a real postcard from your iPhone!
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N° PIN
For help/information:
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www.zootcard.com
L’icona dell’applicazione
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uando è stata l’ultima volta che durante un viaggio hai inviato una cartolina a qualcuno? Ricordi le banali fotografie di spiagge con un mare fin troppo blu? E cosa mi dici della difficoltà di negoziazione per il costo dei francobolli in un paese esotico dove si parla una lingua diversa dalla tua? Per quanto apprezzate da coloro che le ricevono le cartoline sono state rapidamente soppiantate da strumenti come le e-mail e Facebook, attraverso i quali l’invio di una fotografia è una questione di secondi. Tuttavia una nuova applicazione Apple, si è posta l’obbiettivo di riportare la umile cartolina nel XXI secolo combinandola con il potere dei sistemi multimediali. Questa nuova applicazione si chiama Zootcard, e può essere scaricata gratuitamente sul tuo iPhone attraverso lo store di iTunes. Zootcard ti dà la possibilità di scattare una foto nella località dove ti trovi (o di sceglierne una dal tuo account facebook o flickr), scrivere un messaggio di testo la cui lunghezza sia compatibile con le dimensioni di una cartolina e aggiungere un indirizzo fisico. Il tuo “zoot” verrà immediatamente trasmesso a uno dei centri di stampa zootcard locati in tutto il mondo, stampato in alta qualità su carta lucida e consegnato in pochissimi giorni, tramite posta prioritaria, all’indirizzo indicato. La parte più interessante dell’applicazione sta nel fatto che non importa in quale località remota del mondo ti trovi quando invii la cartolina, o dove risiede il destinatario della stessa (a patto che in quella zona sia presente un ufficio di servizio postale), la zootcard verrà comunque consegnata.
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La tessera prepagata
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hen was the last time you sent someone a real postcard whilst on your travels? Remember those corny seaside views with an impossibly blue sea? And what about trying to negotiate the purchase of stamps in an exotic language? As much as they are appreciated by those who receive them, the postcard is rapidly losing out to email and sites such as facebook , where posting a photo takes a matter of seconds. A new iPhone App, however, aims to bring the humble postcard into the 21st Century by combining it with the power of mobile applications software. The new App is called Zootcard, and can be downloaded for free to your iPhone through the iTunes store. Zootcard enables you to take a photo on the spot, or choose a photo from your facebook or flickr account, write a postcard-length message, add a street address, and hit send. Your ‘zoot’ will be transmitted to one of Zootcard’s digital printing locations situated around the world, printed on high-quality glossy card, and posted by priority mail to the receiver’s address for delivery within days. The clever part is that it doesn’t matter which remote part of the world you are in when you send the card, or where the receiver is (as long as there is a functioning postal service in the area), the zootcard will still be delivered! Says Geoffrey Barton, founder of Zoot, “Imagine the surprise when a friend or family member receives a real postcard through the mail with a photo of you on the front and which they can stick on the
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Spiega Geoffrey Barton, fondatore di Zootcard, "Immagina la sorpresa di un amico Spiega Geoffrey di Zootcard, sorpresa di un o di un Barton, familiarefondatore nel vedersi recapitare"Immagina a casa una la vera cartolina conamico una tua foto sul o di un familiare nel vedersi recapitare a casa una vera cartolina con una tua sul fronte, al posto di un anonimo file allegato a un messaggio di postafoto elettronica che fronte, al posto di un anonimo file allegato a un messaggio di posta elettronica che verrebbe presto dimenticato? verrebbe Creando presto dimenticato? Zootcard ho voluto dar vita a una linea di connessione tra il piacere di Creando Zootcard ho voluto dare vita a una linea di connessione tra il piacere ricevere una cartolina l'ormai inevitabile ricorso alla tecnologia perdidimostrare la ricevere una cartolina e l'ormai inevitabile ricorsoinalla tecnologia peredimostrare la validità dell'applicazione al contempo termini di qualità facilità di utilizzo. ” validità dell'applicazione al contempo in termini di qualità e facilità di utilizzo. ” Nonostante lo scarico dell'applicazione sia gratis, una volta che la tua cartolina sarà Nonostante lo scarico dell'applicazione gratis,diuna volta che la tuaonline cartolina sarà carta di pronta a essere inviata, ti verrà sia chiesto acquistare crediti (tramite pronta a essere inviata, ti verrà chiesto di acquistare crediti online (tramite carta di credito o paypal) o di inserire un codice pin (se hai acquistato la carta prepagata sulla credito o quale paypal) o di inserire un codice pin (se hai acquistato la carta prepagata sulla è indicato). quale è indicato). I costi variano a seconda della dimensione della cartolina (regolare o grande) e del I costi variano a seconda della dimensione della cartolina (regolare o grande) e del numero di crediti acquistati. numero di acquistati. Secrediti acquisti 1 credito online il costo è di €2,30 a cartolina (regolare), mentre se ne Se acquisti 1 credito costo èadipoco €2,30meno a cartolina (regolare), mentre se ne acquisti 20 ilonline costoilscende di € 1,00 a cartolina. acquisti 20 il costo scende a poco meno di € 1,00 a cartolina. Zootcard in aggiunta comprende una serie di opzioni che ti permettono di Zootcardpersonalizzare in aggiunta comprende una serie di opzioni ti permettono di o diminuire la tua fotografia. È possibile, adche esempio, aumentare personalizzare la tua fotografia. È possibile, ad esempio, aumentare o diminuire il contrasto e la luminosità dell'immagine, utilizzare l'effetto seppia per darle un il contrasto e laantico, luminosità dell'immagine, utilizzare l'effetto seppia per darle un tono scegliere tra una serie di cornici diverse e addirittura conferire l'effetto tono antico, scegliere tra stile una Andy serie di corniciPer diverse e addirittura conferire l'effetto poster pop-art, Warhol. i più abili c'è perfino l'opzione di firmare poster pop-art, stile AndylaWarhol. i più abili c'è perfino l'opzione personalmente propriaPer cartolina creando la propria firmadio firmare sigla facendo scorrere il personalmente propria cartolina creando la propria firma o sigla facendo scorrere il dito sullatouchpad dell'iPhone! dito sul touchpad dell'iPhone!
fridge, as opposed to an impersonal email attachment which is immediately forgotten? Creating Zootcard, we wanted to maximise the pleasure of receiving a real postcard, whilst using technology to improve on the concept in terms of both quality and ease of use”. Although the App itself is free to download, once your postcard is ready to send you will be asked to either purchase credits online (by creditcard or paypal account) or to insert a pin number (if you have already bought a prepaid scratchcard). Costs vary according to the size of the postcard (regular or large) and the quantity of credits purchased. If you purchase 1 credit online the cost is €2,30 to send a regular-sized card, whereas if you purchase 20 credits, the cost drops to only €1,00. Although you can simply snap a photo and hit send, the App also has a number of clever features for the more technically savvy. For instance, you can lower or raise the contrast and brightness of the photo, and there is a choice of borders you can use. You can even add a sepia tone to make it look really old-fashioned, or else posterize it for that Andy Warhol effect. For the truly dextrous, there is even the option of signing the postcard by drawing on the touchpad with your finger!
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Las Vegas di Mauro Ricchetti
A poca distanza dalla città senza orologi, lo spettacolo del Grand Canyon: due facce diverse ma complementari dell’America
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I grandi viaggi
ieri e oggi, R
aggiungere Las Vegas da Los Angeles, attraverso le distese desertiche della California e del Nevada, significa attraversare un paesaggio piatto, arido, di rocce gialle e rosse dove la strada – simile ad un sottile nastro d’argento – sembra sospesa nell’atmosfera rovente di un territorio tra i più caldi della terra.
Si incontrano poche automobili nel primo tratto tra Los Angeles e Barstow, lungo il Mojave desert. Solo grandi camion, lunghi oltre venti metri, luccicanti di cromature, che filano a velocità certo superiori alle 80 miglia orarie consentite, scomparendo quasi subito nelle prospettive interminabili dei rettifili dell’autostrada.
nel deserto
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È un continuo susseguirsi di colline in lieve pendio, di un giallo intenso, coltivate a grano. Rare le stazioni di servizio, attrezzate con bar e ristoranti. Pochissime le piazzole di sosta. La temperatura ad agosto è di oltre 38 gradi centigradi all’ombra. A Baker inizia la Valle della Morte, la Death Valley che dalla superstrada 16 prosegue fino al confine tra la California e il Nevada. La Death Valley è senza dubbio una tra le più aride e depresse zone del mondo, sviluppata su una area di circa 7500 kmq e in molti punti al di sotto del livello del mare. Situata a 225 km. da Las Vegas, deve il suo nome ad una spedizione di quarantanove uomini, che ai primi del Novecento si avventurarono alla ricerca dell’oro all’interno Centinaia sono le slot machine che a Las Vegas si trovano ovunque, anche nei bagni degli aeroporti
Impero del gioco e degli eccessi, Las Vegas può riassumersi in una sola strada, divenuta un autentico parco d’attrazioni a cielo aperto per gli adulti. Sullo Strip troverete tutti i più grandi hotel-casino di Las Vegas: il Bellagio, l’MGM, il Luxor, il New York New York... Trattandosi di autentici parchi divertimenti, è inevitabile avventurarsi all’interno di ciascuno di essi per scoprire ogni volta un tema differente. In questa foto l’hotel “New York New York”
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della vallata e vi trovarono la morte. La superstrada per Las Vegas sfiora appena la grande vallata grigia e abbagliante e prosegue diritta in un unico interminabile rettilineo fino a Good Springs, la prima cittadina del Nevada che si incontra sul cammino. Il profilo frastagliato di Las Vegas appare da lontano sulla superficie assolutamente piana del deserto: vistosi cartelli, sempre più fitti, man mano che ci si avvicina, annunciano la città del divertimento, della spensieratezza, della felicità a buon prezzo e soprattutto del gioco. Las Vegas è una striscia
asfaltata di 5 km alle cui estremità c’è il deserto. Ai lati è un susseguirsi continuo di hotel, case da gioco, bar, piccole cappelle, tra un via vai incessante di automobili enormi. Credo che a Las Vegas ben poche siano le residenze private, una città che è un insieme di alberghi da pochi dollari fino al prestigioso e allucinante Caesar Hotel, meta preferita dei divi della vicina Hollywood: una costruzione assurda in stile antico romano con capitelli ionici e copie di statue del Foro romano con colonnati e fontane. A Las Vegas ogni hall di albergo è un’immensa sala da gioco. Sono rettangoli di oltre
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quaranta metri di lato dove al centro turisti di ogni genere, seduti ai tavoli verdi. giocano a seconda delle loro possibilità economiche. Da pochi cents fino a 500 dollari a puntata, con un’insistenza e una decisione da questione di vita e di morte, seguendo le palline della roulette o le carte che scivolano dalla mani del croupier, ignorandosi l’un l’altro. Ogni sera, ai tavoli da gioco si vincono (raramente) o si perdono milioni di dollari. Fuori, lungo l’unica strada che attraversa la città, lo spettacolo dello sfolgorio incessante di luci colorate dal tramonto all’alba diventa fantastico e rende la metropoli del Nevada unica al mondo. È lunga la notte di Las Vegas. Nella città senza orologi gli spettacoli di varietà sono non stop. Nei grandi teatri che affiancano le sale da gioco si esibiscono le più grandi celebrità, tuttavia i giocatori rimangono immobili per ore davanti ai tavoli verdi o alle slot machines, totalmente insensibili al fascino prorompente delle più belle ballerine del mondo, vestite solo di sfolgoranti mini costumi di piume. Anche le insegne del The last frontier, del Dunes, del Caesar hotel e del Golden Nugget, iniziano a lampeggiare alle prime luci del tramonto per la gioia dei turisti nordamericani. Lungo i cinque chilometri di strada fino al Glitter Gulch il pozzo scintillante è un susseguirsi di luci in continua trasformazione, dai colori più accesi e abbaglianti. Migliaia di punti luminosi disegnano immagini enormi che si formano e si dissolvono sullo sfondo del blu cupo della notte del deserto. Ma Las Vegas, non è soltanto spettacoli, case da gioco e wedding chapels, le cappelle per i divorzi facili e i nuovi matrimoni immediati. È anche il punto migliore per poter raggiungere rapidamente il Red
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Nella foto, in alto il Venice Hotel Nella pagina accanto, il Luxor Sotto, la superstrada americana tra California e Nevada Accanto, l’entrata del Golden Nugget Qui sopra, lo Stratosphere Las Vegas dotata di 2.444 stanze
Rocks Canyon e il Grand Canyon National Park, il parco nazionale forse più grande e interessante del mondo, uno spettacolo naturale unico costruito dal vento e dal fiume Colorado un milione di anni fa. La storia delle formazioni della grande scultura naturale è scritta negli strati rocciosi delle sue terrazze, in un insieme di colorazioni diverse dal rosso al marrone scuro di base dell’era quaternaria. Gli strati verdastri e gialli delle dune pietrificate e i depositi calcarei di fossili dimostrano chiaramente come un tempo il Grand Canyon fosse invaso dal mare. Qui la natura ha ancora il sopravvento totale sull’uomo e alle luci scintillanti di Las Vegas. Al pessimo gusto imperante della città si contrappongono i grandi silenzi, i colori accesi dei tramonti e il sibilo quasi musicale e variato del vento tra rocce e pinnacoli. Uno spettacolo sempre diverso giorno dopo giorno, stagione dopo stagione, appena turbato dai
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piccoli aerei dei viaggi organizzati per turisti, che scendono continuamente e pericolosamente tra le gole sfiorando picchi e montagne. Dal silenzio del Canyon al caos di Las Vegas il contrasto è assoluto; ma la violenza delle luci, l’assurdo imperante delle costruzioni quasi fantastiche, la stessa frenesia ossessiva del divertimento obbligato, del gioco senza fine, è ugualmente spettacolo: un episodio di “cultura” nord americana, ’America in tutte le sue contraddizioni, con l’indubbia efficienza della sua tecnica razionale e il kitch esasperato del Luxor e dell’Aladdin, oggi Planet Hollywood. Las Vegas va accettata proprio per quello che vuol essere: nulla di più che un luogo dove non bisogna chiedersi la ragione delle cose, un giocattolo per adulti, con l’illusione di una possibile fortuna.
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Dall’alto della replica della Torre Eiffel di Parigi a Las Vegas si ha una prospettiva notturna unica dei principali hotel e del Las Vegas Boulevard. Per arrivare sulla vetta si deve prendere l’ascensore la cui base si trova all’interno del casino dell’hotel Parigi.
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Premio Leivi 2012 18 anni di successi
di Virgilio Pronzati foto Agosto
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Il più autorevole concorso oleario della Liguria diventa maggiorenne
l Premio Leivi è il più autorevole concorso oleario della Liguria. Promosso dal Comune di Leivi col sostegno della Camera di Commercio di Genova e il patrocinio di altri importanti enti ed associazioni, il Premio è la testimonianza della vocazione olivicola del territorio: una coltura che affonda le radici in un lontano passato ma che guarda al futuro. Leivi si può definire un vero e proprio anfiteatro di ulivi. Oltre le rigide norme che lo regolamentano e la validità dei degustatori, il Premio ha concretamente contribuito al miglioramento della produzione olearia non solo locale e al rispetto dell’ambiente, preservandolo dalle speculazioni e dal degrado idrogeologico.
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Il concorso, già interprovinciale per l’adesione di Genova e La Spezia, con l’adeguamento su alcuni punti, meriterebbe la partecipazione di Savona ed Imperia. Nel consueto prologo che precede le premiazioni c’è stato l’apprezzato e deciso intervento del Sindaco Vittorio Centanaro che, dati i tempi non certo facili, invitava tutti i politici presenti a collaborare per la risoluzione dei cavilli burocratici che frenano ed ostacolano la ripresa dei piccoli e grandi comuni della regione.
Enogastronomia Cittàa’ dell’Olio e “Gran Cru” dell’extravergine Gli oli di Leivi erano già protagonisti nell’Ottocento, vincendo e mettendosi in mostra nelle più importanti esposizioni nazionali. In quel periodo Leivi, contando ben 80 frantoi, era seconda dopo Chiavari che ne contava 113. Passando a tempi più recenti, un salto di qualità è stato fatto con l’ottenimento della DOP Riviera Ligure con le tre menzioni geografiche. Un risultato di prestigio - ed economico - siglato dalla Camera di Commercio genovese. Dai dati aggiornati al 7/07/10, la situazione per le province di Genova e La Spezia è la seguente. Olivicoltori: 119. Frantoiani: 8. Confezionatori: 26. Olio DOP Riviera Ligure (Quintali): 71,69 prodotto in 168,28 ettari.
Gli extravergini in lizza Quest’anno il concorso, pur presentando quasi la metà dei campioni rispetto all’edizione precedente, ha mantenuto sia carisma che autorevolezza. Infatti i campioni partecipanti sono stati 43 (cinquantasei in meno del 2011) di cui 11 non idonei. Oltre i 5 DOP, dei trentasette extravergini (34 del Genovesato e 3 dello Spezzino) ben 18 sono risultati con i severi parametri della DOP. Nei restanti oli, solo 8 sono risultati extravergini. Un risultato giudicato positivo dal Capo Panel Francesco Bruzzo. Infatti, malgrado le difficoltà climatiche che hanno caratterizzato l’annata, complessivamente gli oli hanno espresso una buona qualità.
La Giuria Ecco gli assaggiatori diplomati dei vari panel, presieduti da Francesco Bruzzo già Presidente del Consorzio di Tutela olio extravergine DOP Riviera Ligure: Giovanni Bottino, Giorgio Botto, Luigi Bellucci, Carla Casaretto, Eugenio e Pio Maria Costa, Francesco De Iorgi, Luigino Dellepiane, Mario Lalli, Giovanni Picasso, Giuseppina Rizzo, Sergio Carozzi, Antonella Casanova e Savina Vercellino.
2° Az. Agr. Orseggi - Lavagna (GE) - (Punti 7,75) premiata dall’ Onorevole Michele Scandroglio con diploma e dipinto con cornice in foglia d’argento della pittrice Arianna Anemone. 3° Solari Mauro - Leivi (GE) - (Punti 7,45) premiato dal dr Sergio Carozzi della Camera di Commercio di Genova) con diploma e dipinto della pittrice Arianna Anemone. 4° Cà Bianca - Chiavari (GE) - (Punti: 7,35) premiata dal Consigliere Regionale Marco Limoncini con diploma e medaglia d’argento. 5° Az. Agr. La Bilaia - Lavagna (GE) - (Punti 7,30) premiata dal Consigliere Regionale Gino Garibaldi con diploma e medaglia d’argento.
Classifica oli extravergini con caratteristiche per l’attribuzione della DOP 1° Sergio Ferretti di Chiavari (Punti 8,15) premiato dal Commissario straordinario della Provincia di Genova Sergio Fossati con diploma e menzione di merito, dipinto con cornice in foglia d’oro della pittrice Arianna Anemone e targa della Provincia di Genova. 2° ex equo Raffaele Demarchi di Santa Margherita Ligure (GE) e Attilia Torchiana di Sarzana (SP) - (Punti 8,00) premiati rispettivamente dal funzionario del Banco di Chiavari Paolo Sanguineti e dal rappresentante del Comune di Castelnuovo Magra con diploma e menzione di merito, dipinto con cornice in foglia d’argento della pittrice Arianna Anemone e coppa del Banco di Chiavari. 4° Vittorio Sanguineti di Leivi (punti 7,75) premiato dal Presidente della Società Economica di Chiavari dr Roberto Napolitano con diploma e medaglia d’argento. 5° ex equo Fulvio Lertora di San Colombiano Certenoli (GE) e Az. Agr. Belfiore di Castelnuovo Magra (SP) - (Punti 7,60) premiati dal Consigliere Regionale Gino Garibaldi con diploma e medaglia d’argento. 7° Andrea Vaccari di Chiavari (GE) - (Punti 7,55) premiato dal dr Francesco Bruzzo con diploma e medaglia d’argento. 8° Renato Solari di Chiavari (GE) - (Punti 7,50) premiato
Giovanni Boitano premia Sergio Ferretti. Nella pagina accanto il Sindaco di Leivi Vittorio Centanaro presenta la 18a Edizione del Premio Leivi.
Le Autorita’à intervenute Il Sindaco di Leivi Vittorio Centanaro, gli Onorevoli Gabriella Mondello e Michele Scandroglio, l’Assessore Regionale Giovanni Boitano, i Consiglieri Regionali Gino Garibaldi e Marco Limoncini, il Commissario straordinario della Provincia di Genova Piero Fossati, i funzionari della camera di Commercio di Genova Sergio Carozzi e Germano Gadina, il dr Francesco Bruzzo, il funzionario del Banco di Chiavari Paolo Sanguineti e il dr Roberto Napolitano Presidente della Società Economica di Chiavari.
Campioni presentati, 43 di cui 11 non idonei Classifica oli DOP Riviera di Levante 1° Cooperativa Olivicoltori Sestresi - Sestri Levante (GE) - (Punti: 8,00) premiata dall’Assessore Regionale Giovanni Boitano con diploma, dipinto con cornice in foglia d’oro della pittrice Arianna Anemone e coppa della Regione Liguria.
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dalla Presidente Associazione Nazionale Pro Loco Bruna Terrile con diploma e coppa Unpli. 9° Az. Agr. Rue de Zerli di Ne (GE) - (Punti 7,45) premiata dal Signor Romaggi con diploma e coppa ditta Romaggi. 10° Az. Agr. Cà de Bruson di Castelnuovo Magra (SP) (Punti 7,40) premiata dalla signora Mirna con diploma e coppa ditta Romaggi. 11° Marco Dasso di Lavagna (GE) - (Punti 7,25) premiato dal Segretario Associazione Leivinvita Signor Enzo Bisanti con diploma e coppa Banco di Chiavari. Ai seguenti sette partecipanti con almeno punti 6,50, sarà inviato il diploma col punteggio e i risultati delle analisi. 12° Az. Agr. Pino Gino di Castiglione Chiavarese (GE) 13° Elisabetta Sanguineti di Sestri Levante (GE) - 14° Solari Massimo di Chiavari - 15° Davide Solari di Leivi (GE) - 16° Marisa Podestà di Carasco (GE) - 17° Emilia Monteverde di Chiavari (GE) - 18° Cooperativa Agricola Lavagnina di Lavagna (GE).
Premi per i migliori oliveti di Leivi 1° Armando Solari premiato con diploma e motosega Zenoah G3200 TS. 2° Ines Rino premiato con diploma e un contenitore inox per olio da 100 litri. 3° Giovanna Solari premiata con diploma e telo per olive 8x8 antistrappo. 4° a pari merito: Carlo Sanguineti e Maria Pia Sanguineti premiati con diploma e segaccio pieghevole professionale. 5° Davide Solari premiato con diploma e segaccio pieghevole professionale. A consegnare i diplomi e i premi il Sindaco di Leivi Vittorio Centrano.
Premi Speciali Per il miglior olio extravergine di Leivi: Vittorio Sanguineti (Punti 7,75) premiato dal Presidente della Sezione Agricola della camera di Commercio di Genova Germano Gadina,
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con piatto artistico della pittrice Licia Copello. Per il concorrente più giovane: Fulvio Lertora di San Colombiano Certenoli, premiato dall’Onorevole Gabriella Mondello, con piatto artistico della pittrice Licia Copello. Per il concorrente più anziano: Davide Solari di Leivi premiato dal funzionario del Banco di Chiavari Paolo Sanguineti, con piatto artistico della pittrice Licia Copello. Per il miglior olio extravergine in assoluto deciso da una giuria di giornalisti e ristoratori: Sergio Ferretti di Chiavari, vincitore del 1° premio per gli extravergini con caratteristiche DOP, premiato dall’Assessore Regionale Giovanni Boitano, con piatto artistico della pittrice Licia Copello. Per il Comune che ha presentato il maggior numero di oliveti: Comune di Moneglia, premiato dal Presidente della Sezione Agricola della camera di Commercio di Genova Germano Gadina, con la coppa della Pro Loco di Leivi. Un giusto riconoscimento anche al Sindaco di Leivi Vittorio Centanaro, in qualità di Presidente della Giuria della critica esperta (Paolo Cavallo, Sergio Circella, Piero Ferrando, Gianni Nocera e Virgilio Pronzati), premiato dal Presidente della Società Economica di Chiavari dr Roberto Napolitano, con diploma di merito e medaglia di bronzo. Un plauso a Elisa Folli di Entella TV per la brillante conduzione della manifestazione.
Ringraziamenti Ai partecipanti e a chi hanno contribuito alla buona riuscita del Concorso, alle Camere di Commercio di Genova e di La Spezia, a Daniele Celle Presidente della Pro Loco di Leivi, a tutti componenti il Panel di assaggio della Camera di Commercio di Genova, al dr Francesco Bruzzo Capo Panel, ai tecnici Davide Botto (C.I.A.) e Domenico Peirano (Coldiretti), al signor Enrico Molini, al Dr Giovanni Errera, al Banco di Chiavari per le coppe e, per le stesse, al signor Romaggi.
Michele Scandroglio premia Cinzia Raggio
Animali
L’uomo che ama i cavaLLi AnimAto Ato dAllA suA grAnde A p ssione, Aurelio SchiAffino pA sAlvA lv i cAv lvA AvA Av vAlli AbbAndonAti A Ati dAii p pAdroni o destinAti A Al mAcello Ati di Diana Bacchiaz
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i può incontrare Aurelio Schiaffino alle pendici della Val D’Aveto, dove i cavalli corrono liberi nei prati. È diventato un missionario animalista con uno scopo ben preciso: salvare cavalli abbandonati, o che i proprietari non vogliono più perché vecchi o perché non più interessati, e ridare loro una seconda vita. Aurelio, già tecnico di una importante società, privilegia alla tecnologia la vita all’aria aperta e la cura dei suoi preziosi animali. Tutti lo chiamano e lo cercano per dargli un cavallo azzoppato o per lasciargli il proprio in custodia nei periodi della vacanze, o ancora per disfarsene: la gente è volubile, e come d’estate abbandona i cani per una villeggiatura senza animali al seguito e se ne libera senza pietà, altrettanto fa coi cavalli: per molti dopo una fugace passione per l’equitazione gli interessi cambiano, e non sempre si è in grado di rivendere l’animale. Ed ecco che Aurelio interviene al momento giusto, diventando il salvatore di tanti cavalli che finirebbero bradi come in Val d’Aveto, abbandonati o macellati senza pietà. Dà loro ricovero, si occupa di cavalli soli, vecchi e a volte malati per curarli e rifocillarli. Tutto questo è diventato l’impegno di Aurelio Schiaffino, e ormai da tutta Italia lo chiamano, lo cercano, gli chiedono consigli.
Info Aurelio Schiaffino: 3496625229. aurelio.schiaffino@libero.it.
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A Cremolino il raduno delle confraternite
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Eventi d’estate
La festa patronale di Sant’Alberto è l’occasione per la processione delle confraternite nel suggestivo paese del Monferrato
Testo e foto di Diana Bacchiaz
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nche quest’anno Cremolino, nel Monferrato, per Sant’Alberto è stata palcoscenico del raduno di molte confraternite, con la sua caratteristica processione di antichi Cristi giunti da Liguria e Piemonte. “Le confraternite furono antiche nella Chiesa, onde se ne trova menzione nel quindicesimo canone del concilio di Nantes celebrato nell’anno 895”, e se ne fa parola nella vita di San Marziale scritta da uno dei suoi discepoli. Recenti studi comproverebbero l’esistenza di confraternite in Europa forse già nel quarto secolo, sicuramente in Francia nell’ottavo ed in Italia nel secolo successivo. Notizie certe confermano, comunque, la presenza di associazioni laiche agli albori di questo millennio, sia nelle città che nei villaggi italiani, operanti in missioni umanitarie negli ospedali e tra i poveri colpiti da malattie. Queste misteriose confraternite hanno quindi origine antichissime, vivono di preghiera ma anche di aiuto e mutuo soccorso come funzione sociale di origine medievale. Le confraternite ebbero grande sviluppo tra il quattordicesimo ed il diciottesimo secolo, diffondendosi in modo capillare in tutta l’Europa, come testimoniano le loro sedi ancora oggi; molte di esse divennero importanti e potenti economicamente e, pur non impegnandosi direttamente nelle vicende politiche, influirono ed incisero non poco nelle questioni civili per molti secoli, contribuendo allo sviluppo sociale, artistico ed economico delle comunità in cui si trovarono inserite. Con crescente impegno si prodigarono nell’opera di proselitismo cercando di riservarsi un proprio spazio tra le gerarchie ecclesiali, il clero, gli ordini monastici ed il popolo, fungendo sovente da cinghia di trasmissione tra queste realtà e candidandosi come alternativa e sostegno delle attività di pertinenza delle parrocchie. Per questo e per altri motivi nel corso dei secoli il clero cercò di confinare in posizioni marginali le loro attività di culto e di relegarne l’impegno prevalentemente in funzioni esterne, quali le processioni e le rappresentazioni sacre, per poi enfatizzarne in chiave riduttiva, talvolta, i soli aspetti di religiosità esteriore, ponendo di fatto un pesante retaggio storico i cui effetti gravano ancora su molte fratellanze, particolarmente su quelle non dotate di un proprio oratorio.
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La storia di CremoLino Antica terra degli stazielli, passa al contado di Acqui durante gli ultimi anni del periodo carolingio. Con gli Ottoni anche queste zone vengono assoggettate all’atto di investitura e il vescovo di Acqui ottiene così con l’investitura temporale della diocesi acquese, compreso Cremolino. Sembra che anche Cremolino non sia stato risparmiato dalle scorrerie saracene e traccia di questo passaggio, secondo la tradizione, sarebbe la località antistante il Borgo medievale e denominata Bruceta, sede dell’omonimo Santuario. Cremolino, insieme a parte dell’acquese, passò alla sede vescovile di Savona e, successivamente, sotto il dominio dei Signori del Bosco, di stirpe Aleramica. Col matrimonio tra Agnese e il marchese Federico Malaspina iniziò su Cremolino, intorno al 1240, la signoria dei Malaspina, che durò per due secoli e che si spegne con Isnardo. Cremolino viene occupato in un primo tempo da Amedeo di Savoia, poi restituito al Marchese del Monferrato, che lo devolse alla Camera Marchionale; i Cremolinesi “ preferendo esser sudditi di principe anziché vassallo di feudatario, fecero ..... atto di dedizione, in Casale, al Marchese Guglielmo Paleologo, il quale l’accettò confermando le usanze, i privilegi e le esenzioni di cui quegli abitanti ab antiquo godevano”. ( M. Terragni : “Il Castello di Cremolino”, in “L’illustrazione italiana” 1921) Successivamente il feudo di Cremolino passò alle casate genovesi dei Sauli, dei Centurioni, dei Doria e, infine, dei Serra fino al 1708, anno in cui tutto il Monferrato divenne parte del Ducato di Savoia. Durante questi anni (dal 1467 al 1708) Cremolino subì diverse vicende come l’occupazione spagnola del 1646 e quella del Duca di Savoia del 1672.
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Eventi d’estate
La Confraternita di n.S. deL Carmine a CremoLino La prima data certa dell’esistenza di questa Confraternita risale all’anno 1457, ma la sua origine è senz’altro precedente in quanto documenti confermano l’esistenza di una compagnia chiamata dei Disciplinanti. Nell’anno 1457 la Marchesa Costanza, moglie del potente feudatario Isnardo Malaspina Signore di Cremolino, dona un sedime adiacente alla Chiesa del Madonna del Carmine (Attuale Parrocchiale) ai Frati Carmelitani. Tale lascito verrà modificato nel 1463 durante una adunanza nella Chiesa Parrocchiale alla presenza del Marchese Isnardo della popolazione di Cremolino e dei Padri Carmelitani, dove viene ratificato, oltre alla soppressione delle tre Parrocchie inferiori extra muro nell’unica Parrocchia dedicata alla Madonna del Carmine all’interno del feudo, che il sedime precedentemente donato ai Carmelitani fosse ceduto alla Compagnia dei Disciplinanti affinché erigessero il loro Oratorio. Venne altresì deciso nella stessa adunanza il cambio del titolo di detta Confraternita che anticamente era denominata della SS. Annunziata e venne dedicata alla Madonna del Carmine. Ma la ratifica ufficiale della modifica di detto titolo avvenne solo nel 1650, quando Domenico Cazzulini e Giovanni Serra tutti di Cremolino, indirizzano una richiesta a Roma per poter aggregare la Confraternita alla veneranda Arciconfraternita del Santissimo abitino del Carmine di Roma, dove viene descritta la cronistoria di detta Compagnia, ne viene illustrata l’attività svolta e l’abito indossato nelle processioni (bianco). In quell’anno ottennero l’affiliazione e l’ufficialità della nuova denominazione, con la possibilità, di poter lucrare delle varie indulgenze, e di potersi fregiare del titolo di arciconfraternita. Come risulta da documenti di archivio nel 1642 l’oratorio della Confraternita venne restaurato radicalmente nelle forme attuali. L’Oratorio da molti anni viene utilizzato come Chiesa invernale in quanto dotato di riscaldamento, i Confratelli partecipano alle processioni del Corpus Domini, della Madonna del Carmine titolare della Parrocchia e organizzano in sinergia con Comune e Parrocchia la Festa di Sant’Alberto Carmelitano (7 Agosto) Patrono del Comune. L’abito indossato consiste nella cappa di colore Bianco e il tabarrino Rosso cingendosi di un cingolo di colore azzurro, il Priore e vice Priore indossano altresì medaglioni in tessuto ricamato.
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Associazionismo
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L’Associazione Nazionale Carabinieri di Celle Ligure Volontariato e aiuto alla popolazione tra i compiti dei trentanove soci nella cittadina rivierasca
L’
attuale Associazione Nazionale Carabinieri costituisce il punto di arrivo dell’evoluzione storica del movimento associativo fra congedati e pensionati dell’Arma, iniziato sul finire del XIX secolo. Era l’epoca nella quale si consolidava la coscienza associativa dopo che, con la conseguita unità nazionale, erano cadute le limitazioni poste dai governi dei vari Stati alle libertà dei cittadini, tra cui quelle di riunioni e associazioni. Si svilupparono allora le Società di Mutuo Soccorso che provvedevano, quali centri embrionali dello sviluppo, all’assistenza dei propri consociati. Fondamentale per le Mutue furono le leggi del 15 Aprile 1885 e 11 Aprile 1886; quest’ultima accordò il riconoscimento giuridico e vennero così a crearsi delle vere e proprie forme previdenziali in favore di quei cittadini che non potendo più lavorare per motivi di età o malattia mancavano di mezzi necessari al proprio sostentamento. In questo contesto lo spirito d’Arma, profondamente sentito dai Carabinieri in congedo di ogni grado, fu di incentivo al proposito di dare vita ad un movimento associativo, cosicché venne realizzata il 1° Marzo 1886 a Milano l’“Associazione Di Mutuo Soccorso fra congedati e pensionati dei Carabinieri”. Dopo varie evoluzioni nel tempo, nel 1935 il 9 Aprile infine dopo alcuni passaggi di perfezionamento l’Associazione venne nominata “Associazione Morale dei Carabinieri in congedo” e si articolò quindi in un organo centrale (Presidenza) e in organi periferici (Sezioni e/o gruppi). Nell’attualità l’Associazione
di Giulio Conchin
Nazionale Carabinieri è retta dalle norme dello statuto approvato con D.P.R. n° 1286 del 25 Luglio 1956. Il Presidente Nazionale è coadiuvato da due vice Presidenti Nazionali eletti da dodici consiglieri dei quali tre sono supplenti. Innumerevoli sono ad oggi anche le Sezioni all’estero, tra cui Argentina, Gran Bretagna, Australia, Brasile e tante altre ancora. Tra le circa 1680 Sezioni dell’Associazione dislocate su tutto il territorio nazionale con circa 200.000 Soci, desidero soffermarmi su quella di Celle Ligure, nata nel mese di Novembre del 1976 e desiderata dall’ex Comandante della stazione Carabinieri di Celle Ligure Maresciallo, Antonio La Malfa . Dopo tanti lunghi anni dalla sua nascita, ancora oggi l’Ass. Naz. Carabinieri di Celle Ligure vive un ruolo da protagonista per il servizio di volontariato nella vita quotidiana di questa bella cittadina ed è oggi rappresentata ufficialmente dal nuovo Presidente entrante, Sig. Michele Devola, peraltro ex comandante della caserma della stazione di Celle Ligure dell’Arma CC arruolato in data 15 Marzo 1961 e congedato con il grado di Luogotenente nell’anno 2002. Altro personaggio di rilievo è il Segratario, il Sig. Pietro Pastorino, coadiutore e vero sostegno dell’Associazione Nazionale Carabinieri di Celle Ligure, che si distingue per il lavoro amministrativo e operativo, in carica dall’anno 2005 e congedato dall’ Arma dei Carabinieri nell’anno 1970. Una persona sempre disponibile cara a chiunque lo conosca: ho girato un po’ per il circondario di Celle Ligure in borghese in sua compagnia, ed è stato un continuo alternarsi di saluti e strette di mano a lui rivolte, sinonimo di simpatia, stima, cortesia e rispetto. L’associazione Nazionale Carabinieri di Celle Ligure conta circa trentanove Soci, tra effettivi (Carabinieri in congedo e/o in pensione), familiari e simpatizzanti che durante l’anno, tutti gli anni, svolgono compiti di volontariato soprattutto nel sociale, svolgendo anche mansioni di osservazione, presidio, assistenza in qualunque tipo di manifestazioni e/o eventi, contribuendo con la loro costante presenza a un servizio gradito alla popolazione tutta, al turista (Celle Ligure conta all’incirca 5400 residenti ma durante il periodo estivo arriva a 28/30.000 persone) e a chiunque abbia necessita’ di pubbliche informazioni. Non dimentichiamo naturalmente che le Ass. Naz. Carabinieri vantano anche le famose Benemerite, signore che associate anch’esse ad A.N.C. svolgono compiti di volontariato di diverse mansioni. Un doveroso ringraziamento è da dedicare all’ Arma dei Carabinieri della stazione di Celle Ligure, in particolare al Comandante, il Maresciallo Sig. Michele Valerio, in forza di Comandante dall’anno 2002 e al Maresciallo Antonio Masciocchi, due militari professionisti di ottima caratura, sempre disponibili, altamente professionali, cortesi e presenti, inseritisi molto gradevolmente anche nei momenti di loro libertà nella vita del paese. Due uomini cari alla popolazione cellese che con i loro collaboratori, militari Carabinieri subalterni, garantiscono con i molteplici servizi la tranquillità al paese, mantenendo la vivibilità dello stesso ad uno standard qualitativo veramente ottimale per il servizio di ordine pubblico e per quant’altro sia nei loro compiti e doveri. Un cordiale saluto al Sindaco di questo meraviglioso paesino della riviera ligure di ponente, il Sig . Zunino Renato primocittadino in carica dall’anno 2009, che con il Suo operato lustra questa ridente cittadina ligure, nella nostra meravigliosa Liguria.
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Sport di Gabriele Lepri
ADDIO ALLE BANDIERE storia di Pippo Resta, la NEL CALCIO Lasentenza Bosman e le prospettive di uno sport sempre più N votato al business egli ultimi anni nel mondo del calcio le bandiere non esistono più. Una verità amara iniziata quando Causio e Tardelli passarono dalla Juve all’Inter, verso la fine delle rispettive carriere. Eppure la sorpresa è sempre dietro l’angolo. Il celebre quotidiano torinese “Tuttosport” pubblicò la foto di Pippo Resta seduto accanto a Vero Paganoni in una conferenza stampa sui programmi della nuova Pro Vercelli, una delle società che hanno fatto la storia all’inizio nei primi anni del ‘900 e attualmente militante nel campionato di serie B. I presidenti erano l’ultimo atollo di una fedeltà ai colori quasi eterna. Ve lo immaginate ad esempio Massimo Moratti che compra il Milan di Silvio Berlusconi? O un Urbano Cairo, patron del Torino, che rileva i “nemici” della Juventus? O il genovese Aldo Spinelli che rileva il Pisa? Per giocatori, allenatori, direttori sportivi è tutto questo è diverso: loro sono dei professionisti, d’accordo la scelta di cuore, ma è naturale che scelgano l’opportunità più allettante, sia dal punto di vista economico che professionistico. Persino i presidenti che nel corso della loro carriera nel mondo del calcio, come Preziosi, Zamparini e Gaucci, non hanno mai fatto scelte incompatibili. Non c’è mai stata rivalità particolare tra Como e Genoa, tra Venezia e Palermo, Perugia o Sanbenedettese. Invece Resta sta scegliendo di modificare il finale di una storia sportiva molto bella. La storia di un imprenditore che, all’apice del proprio successo, rileva la squadra leader della provincia in cui ha raccolto con il lavoro tante fortune. Ne diventa il presidente tifoso, la porta a rivivere momenti ormai dimenticati dopo dieci anni di buio. Litiga con i tifosi, ma poi li riconquista con i fatti. Una passione che trova il suo limite soltanto in un amore giocoforza più grande, quello per la famiglia che gli impone di contenere spese che stanno diventando troppo onerose. Ed allora il presidente tifoso lascia, ma solo all’arrivo di un imprenditore serio ed ambizioso. Lo stadio lo saluta con un’ovazione, ma lui quello stadio non lo abbandona. Ci torna da ex ogni domenica a soffrire per quei colori che sono ormai diventati i suoi colori… Il mondo del calcio professionistico e non vorrebbe che tanti addetti ai lavori fossero come Resta. E invece i giocatori simbolo che hanno fatto registrare tanti successi nelle squadre di club stanno mano a mano scomparendo. E la colpa è del grande business che gira in questi ultimi anni nel mondo del calcio. Javier Zanetti dell’Inter, Francesco Totti della Lazio e il “meno quotato” Andrea Conti del Cagliari (figlio del notissimo Bruno Conti, ex calciatore della Roma): sono queste le ultime bandiere rimaste attualmente nella massima serie del calcio italiano per tantissimi anni in una sola squadra, a cui bisogna aggiungere anche il leggendario Paolo Maldini, ritiratosi dopo anni di strepitosi successi con la maglia del Milan. Solo tre giocatori su un totale di circa 500 giocatori tesserati per la serie A. Colpa dei milioni di euro offerti dai grandi club italiani ed esteri? Può essere: il calcio professionistico è ormai divenuto un grande business. Trasferimenti da capogiro (basti pensare all’ acquisto del Real Madrid con l’attaccante portoghese Cristiano Ronaldo dal Manchester United pagato ben 94 milioni di euro, la più alta cifra mai pagata nella storia del calcio per
un giocatore), stipendi milionari (ancora il Real Madrid comanda la classifica, seguito dalle inglesi Manchester United, Chelsea e Manchester City e dalle italiane Inter, Milan e Juventus), società quotate in borsa, marketing, diritti televisivi e interessi economici spaventosi. Un tale scenario che nuoce allo spirito di questo sport, nato all’inizio del ‘900 come un passatempo e che nel corso degli anni ha perso il fair play e la passione che lo animava. Le ingenti possibilità economiche delle squadre più quotate, ma soprattutto i grandi guadagni che queste società possono offrire ai calciatori, spinge sempre di più gli atleti del mondo del calcio a emigrare verso i club più ricchi del mondo. Tutto frutto della sentenza Bosman? Molte delle società di calcio oggi sono diventate nel corso degli anni delle vere e proprie società per azioni, in cui il fattore sportivo gioca un ruolo sempre più marginale. La loro grande potenza economica evidenzia le distanze fra pochi club e il resto delle squadre, con mercati condizionati dalle scelte di pochi. A farne le spese, spettatori impotenti di fronte a eventi di un gioco sempre meno divertente, non sono solo le società minori e i tifosi, ma anche i valori sportivi ed etici, soffocati dalla crescente pressione finanziaria ed economica. L’istruzione e lo sport, utilizzate come politiche, ricadono sotto la competenza nazionale dove si applica la sussidiarietà. Ma il preoccupante e crescente interesse finanziario ed economico del calcio ha però rimesso in gioco l’Unione europea che, secondo il Trattato, ha voce in capitolo. E soprattutto la Corte europea di giustizia, alla quale si rivolgono sempre più giocatori e società in cerca di un intervento risolutore per casi di particolare emergenza. Basti pensare alla sentenza Bosman degli anni ’90 riguardo alla libera circolazione dei lavoratori all’interno dell’Unione europea, che di fatto ha aperto la strada ai liberi trasferimenti all’interno dell’ Unione Europea praticamente tutto l’anno. Secondo l’UEFA la sentenza Bosman ha alterato il mondo del calcio perchè la maggiore mobilità dei giocatori ne ha incrementato a dismisura gli stipendi, con conseguenze negative soprattutto per i piccoli club, costretti a vendere i pezzi pregiati di fronte a grosse cifre. Secondo il deputato belga Ivo Belet, gruppo del partito popolare europeo e relatore del testo sul calcio professionistico, sebbene il calcio sia sempre più dominato da interessi economici e commerciali, dobbiamo far sì che resti immutata l’essenza del gioco, che è quella di radunare assieme la gente e far divertire il pubblico presente sugli spalti. Il politico belga chiede di assicurare che il tipico modello europeo del calcio venga salvato e che il gioco del pallone non sia ostaggio di investitori interessati puramente al profitto finanziario. Nella sua importante considerazione le società di calcio professionistico non possono operare sotto le stesse condizioni di mercato come altri settori economici, perchè possono sopravvivere solo attraverso una competizione sportiva bilanciata fra le squadre. Le leggi della libera concorrenza economica non possono essere applicate come tali, perchè i club di calcio hanno bisogno di antagonisti di forza simile, per permettere gare avvincenti e appassionanti. L’UEFA ha da qualche tempo introdotto nuovi regolamenti per cercare di ridurre la frequenza della partite del tipo “David contro Golia”, con ad esempio l’obbligo di tesserare un numero minimo di giocatori provenienti dal settore giovanile. Ma questo servirà davvero a frenare il business del mondo del calcio?
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Arte e solidarietĂ
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Open Day… ed E’ subito festa di Federica Storace
L’Istituto “Maria Ausiliatrice” ha aperto le porte alla città
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ul cancello verde di Corso Sardegna un arcobaleno di palloncini colorati. Sabato 17 Novembre, una settimana dopo rispetto alla prima data programmata e poi slittata a causa dell’allerta 2, l’Istituto “Maria Ausiliatrice” ha aperto le porte alla città per presentare una scuola che è sintesi di tradizione e futuro. Tradizione che affonda le sue radici nel territorio fin dal 1927 quando, raccolta l’eredità salesiana di San Giovanni Bosco e Madre Domenica Mazzarello, l’Istituto cominciò il
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suo servizio didattico-educativo inizialmente rivolto alle bambine. Da allora ad oggi progressi, cambiamenti in linea con l’evolvere della società e della scuola ma l’attenzione e la premura sempre rivolte alla formazione globale dei giovani, preparazione didattica e crescita umana nell’ottica della formazione integrale dei cittadini di domani. Futuro. E la sfida continua con un plesso scolastico che, a partire dalla Scuola dell’Infanzia, forma ed accompagna ragazzi e ragazze fino al Liceo con una molteplicità di proposte ed attività.
Scuola ingenti specie in tutti gli ambienti a piano terra ed interrato come i refettori e persino la cappella invasa dal fango, i cortili, la tensostruttura, le palestre …. Ma, visto che come ben sanno ormai i genovesi, “Non c’è fango che tenga”, tutti si sono rimboccati le maniche e la scuola è tornata più bella di prima, per di più arricchita dall’esperienza della condivisione di un momento tragicamente difficile con il quartiere e la città. Sulle note irlandesi di Les Violinik la giornata di Open Day è giunta al termine ma… l’avventura continua.
Nelle due foto affianco il mercatino allestisto dalle maestre della scuola primaria. Il ricavato è stato devoluto all’associazione “Culture in Movimento” di Torino.
Una ricca e variegata gamma di opportunità che è stata ampiamente presentata sabato a tutti coloro che hanno partecipato all’Open Day, una giornata speciale in cui i presenti hanno potuto fare esperienza della scuola che si fa festa gioiosa nell’autentico stile salesiano. Fin dal mattino, infatti, alunni ed insegnanti, suore, animatori, allenatori, genitori hanno accolto chiunque desiderasse visitare l’Istituto, con la guida dei docenti a disposizione per tutte le informazioni. Nel pomeriggio, in particolar modo, bambini e ragazzi hanno potuto giocare, in cortile, assistiti dagli Animatori dell’Oratorio. Merenda per tutti: caldarroste e zucchero filato. In più diversi Laboratori coordinati dalle Maestre ed il Mercatino degli oggetti realizzati proprio dai bambini, il cui ricavato è stato devoluto alla Onlus “Culture in Movimento” di Torino perché ogni azione educativa inizia sempre dalla solidarietà. Pittura viso e manifestazioni sportive a cura della PGS, Polisportiva Giovanile Salesiana, tornei amichevoli e salti a non finire sui Gonfiabili che hanno attirato l’entusiasmata attenzione dei bambini più piccoli. Ed anche la proposta didattica dell’Istituto è ricca ed attuale, pensata in vista dell’inserimento dei giovani una società globale che richiede, oggi più che mai, solida preparazione e matura personalità: - Scuola dell’Infanzia tradizionale con Laboratorio di Lingua Inglese. - Scuola Primaria Tradizionale e Internazionale, - Scuola Secondaria di primo grado Tradizionale e Internazionale. - Liceo Scientifico Tradizionale e Internazionale per l’Impresa - Liceo delle Scienze Umane Economico-Sociale, - Liceo Internazionale delle Scienze Umane. Formazione a 360° per un mondo in rapida evoluzione! Una festa, quella dell’Open Day, che ha avuto anche il significato della rinascita. Durante la tragica alluvione dello scorso anno, infatti, l’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice è stato duramente colpito dall’onda di piena del Fereggiano. I danni sono stati
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FIM FIERA INTERNAZIONALE DELLA MUSICA 25 | 26 maggio 2013 IPPODROMO DEI FIORI | VILLANOVA D’ALBENGA
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Con una disCesa mozzafiato l’apneista lombardo è sCeso a -160 metri, mettendo la firma sul suo 17° record mondiale di Gianni Risso
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uesto 28 settembre, al largo di Rapallo, il quarantaquattrenne Gianluca Genoni (Mares Team) fortissimo apneista estremo in forma smagliante, ha aggiunto al suo ricco palmares il 17° titolo mondiale: discesa in apnea alla profondità incredibile di 160 metri. Genoni è sceso con l’ausilio di un potente trascinatore elettrico di produzione italiana con il tempo totale di 3’ e 41”. Nel 2010, lo stesso atleta era sceso a -152 metri al largo di Zoagli con il tempo di 4’ e 24” e quindi in questa occasione è stata partico-
larmente efficace l’azione propulsiva del nuovo veicolo, modificato espressamente per essere più veloce e più potente. La discesa da primato si è svolta in condizioni favorevoli con mare quasi calmo, sole e calma di corrente. Unico inconveniente della giornata la pessima visibilità che già in superficie era sotto ai dieci metri e dopo i venti scendeva gradualmente: a -50 non superava i cinque metri. Ancora più giù era… notte fonda. Condizioni ambientali veramente estreme e a maggior regione se si pensa che il piattello di fine corsa a 160
GIANLUCA GENONI FA DICIASSETTE
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metri era visibile soltanto con i potenti fari di Giorgio Canepa, il sommozzatore profondista dell’Abyss Diving, vero angelo custode per il forte apneista. Anche la temperatura dell’acqua era da battere i denti: soltanto 12°C. A completare il team di subacquei di supporto, risalendo verso la superficie, c’erano a -130 metri Edoardo Sbaraini, a -115 Lorenzo Danielli, a -90 Elena Scaglioni, a -45 Alfonso Sacco, a - 5 Claudio Ballarati e in superficie i due apneisti Andrea Vivian e Paolo Pedrinazzi, recente primatista mondiale di underwater kiss by apneaworld.com. La discesa record è l’ultimo atto di circa due mesi di duri allenamenti fatti a profondità crescenti, prima in Sardegna e, per la fase conclusiva, in Liguria, dove Genoni ha posto le sue basi operative e si è già aggiudicato molti record. Per la nuova discesa, Genoni ha utilizzato attrezzature di serie Mares: pinne Razor, maschera a volume ridotto Tana e muta da 5 mm. in neoprene liscio esternamente e spaccato all’interno.
Anche in questa occasione Genoni è stato ben supportato dallo staff tecnico della Mares, capitanato da Gabriele Canella e dal team dei profondisti dell’Abyss Diving di Rapallo. Ottima anche la collaborazione della Lega Navale Italiana di Rapallo che ha fornito imbarcazioni e sede per la conferenza stampa. Supervisione e sorveglianza in mare offerta dalla Guardia Costiera. Dopo il nuovo successo, Genoni ha ringraziato commosso le decine di collaboratori che hanno reso possibile la sua impresa e ha detto che si è trattato della più bella ed emozionante immersione della sua lunga carriera subacquea. E per il momento non si sbilancia sui sui progetti per il futuro.
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E GEnoni è anchE il sub dEll’anno Il Comune di Zoagli e il sito web www.apneaworld.com hanno istituito un nuovo riconoscimento da assegnare annualmente ai protagonisti del mondo subacqueo che si siamo distinti per delle azioni concrete e realmente meritevoli di considerazione per la promozione e lo sviluppo degli sport subacquei. I promotori Rita Nichel, sindaco di Zoagli, e Gianni Risso, di www.apneaworld.com, hanno ritenuto più che giusto attribuire il “Premio sub dell’anno” 2012 a Gianluca Genoni. Il conferimento del trofeo realizzato dalla ceramista Eliana Mini è avvenuto a Zoagli il 23 settembre presso la struttura del Grand Hotel Bristol Resort & SPA alla presenza del Consigliere Regionale Franco Rocca e degli inviati stampa e TV. Ecco la motivazione: «Gianluca Genoni è un uomo che si è distinto per la sua pluriennale attività vincente nelle discipline dell’apnea profonda dove ha conquistato 17 record mondiali. Inoltre, Genoni ha ripetutamente collaborato, anche in veste di cavia umana, a dei programmi di ricerca di medicina subacquea e si impegna seriamente nel sociale con un programma di aiuto ai ragazzi affetti da fibrosi cistica».
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Speciale Ho tel
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Il bacio subacqueo
Di Gianni Risso Foto Massimo Corradi, Giovanni Belgrano, Ilva Mazzocchi, Renato Bertoldo
piu’Ú lungo del mondo
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Con un bacio mozzafiato, Elena Colombo e Paolo Pedrinazzi hanno stabilito il nuovo record mondiale Underwater kiss apneaworld.com. Sara Mereu e Alessandro Bonanoni i pi첫 belli tra i sub
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Zoagli la giornaa del 23 settembre è stata dedicata agli sport acquatici più originali, con le sirene di Miss Modella Fotosub e gli atletici partecipanti a Mister sub d’Italia che hanno conseguito risultati veramente eclatanti. Nella stupenda piscina panoramica del Grand Hotel Bristol Resort & SPA, Elena Colombo, di trentatré anni, da Vimercate (Milano) e Paolo Pedrinazzi, ventisettenne, di Trecate (Novara), entrambi istruttori di apnea PSS, hanno stabilito il nuovo record modiale di “Underwater Kiss” by apneaworld.com con il tempo di 3’ e 43”. La loro prestazione è stata certificata dai cronometristi della Federazione Ital. Cronometristi e supera di ben 44” il primato stabilito nel 2011 a Gardaland. Durante la preparazione, i due apneisti
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sono stati seguiti dall’allenatore Emiliano Scaburri e prima del record hanno fatto un riscaldamento di oltre un’ora. Dopo una serie di apnee a bordo vasca, con tempi in progressione da 2 a 4 minuti, hanno fatto l’ultima apnea di riscaldamento in coppia seguita da un doccia molto calda e poco dopo hanno fatto il tentativo vincente. Durante tutta l’immersione del nuovo record mondiale i due forti apneisti sono stati ripresi dagli operatori videosub Lino Stancanelli e Gianni Risso e dal noto fotografo subacqueo Massimo Corradi del Club Sub Seatram di Bogliasco. I due neoprimatisti sono stati premiati con trofei in ceramica e con i computer subacquei Apneist della Mares. Grande successo tecnico-artistico anche per le spettacolari
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esibizioni subacquee in apnea per assegnare i titoli nazionali di Miss Modella Fotosub e MisterSub 2012 organizzati magistralmente sotto la regia di Raffaella Baroncelli. Il titolo femminile è stato vinto dalla torinese Sara Mereu (Scuola Sub Macao Rivoli), bella e “acquatica” studentessa universitaria appassionata di nuoto e danza moderna. Ai posti d’onore Elena Stecher di Bogliasco (Genova), Miss Modella Fotosub 2010, e Marta Massucco di Sestri Levante. Il titolo di “MisterSub”, organizzato in assoluta prima mondiale, è stato vinto con pieno merito da Alessandro Bonanoni, venticinquenne di Camogli, ex pallanuotista, modello e personal trainer. Buon secondo Luca Fondelli e terzo Luca Gnecco. Hanno fatto parte della giuria Rita Nichel, sindaco di Zoagli, Franco Rocca, consigliere della Regione Liguria, Gianluca Genoni, compione mondiale d’immersione, Gianni Risso, fotografo sub e giornalista, Cinzia Montelli, Direttore Grand Hotel Bristol Resort & SPA, Arnaldo Garcia del Tortuga Diving Portofino, l’istruttrice subacquea Eugenia Ricci di
Rivoli e le note ed apprezzate artiste ceramiste Eliana Mini di Bogliasco e Silvana Chiaudani di Genova. Il make-up delle modelle è stato curato con la massima attenzione alla tenuta sott’acqua da Simona Ciceri dell’Estetica Globale di Bogliasco e dalle specialiste del Grand Hotel Bristol Resort & Spa. La riuscita manifestazione sportiva è stata organizzata da www.apneaworld.com, Mares, Comune di Zoagli con la collaborazione di Tortuga Diving Portofino, Eliana Mini e Silvana Chiaudani artiste ceramiste, Consigliere Regione Liguria Franco Rocca, HEAD, Club Sub Bogliasco Seatram.
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foto di
Agenzia BMproduzioni
Marcello RapaLlino
Servizio realizzato a Milano nella zona universitaria della Bicocca PH. MARCELLO RAPALLINO MODELLE MARTA SPALLAROSSA MATILDE BIAGINI STYLIST SONIA ZANCHETTA MUA ANTEROS ARTIST
R a p a L l i n o
M a r c e l l o
p o s t s cRi ptum Il Triborough Bridge è un
complesso di tre ponti che collegano altrettanti quartieri (boroughs, appunto) di New York. Tutti – anche solo per via di una celebre marca di gomma da masticare – conoscono bene la sagoma filigranata del ponte di Brooklyn; non altrettanto si può dire del Triboro, come lo chiamano affettuosamente gli abitanti della Grande Mela, che nemmeno può contare su una struttura unitaria. Un ponte è a sospensione, un altro levatoio, il terzo è sorretto da sproporzionati piloni di cemento armato. Eppure il Triboro, all’epoca del suo completamento nel 1936, era costato la bellezza di sessanta milioni di dollari: perfino di più della gigantesca diga di Hoover sul fiume Colorado, inaugurata quattro mesi prima con un centinaio di operai morti sul groppone. Non gode di una fama più illustre il pur fondamentale Lincoln Tunnel sotto l’Hudson. È stretto, invaso dallo smog e il traffico è una costante che fa impazzire pendolari e tassisti. Va un po’ meglio alla Grand Coulee Dam nello stato di Washington, la più grande centrale statunitense; e certamente milioni di turisti hanno percorso anche quest’anno i duecento chilometri dell’Overseas Highway, l’autostrada sospesa quasi irrealmente sull’acqua che collega la Florida alle Keys. Il denominatore comune tra queste gigantesche opere pubbliche è che sono tutte il frutto della Public Works Administration, l’agenzia voluta da Franklin Delano Roosevelt come antidoto alla Grande Depressione. Si tratta, insomma, delle sempre più citate - e quanto spesso a sproposito - grandi opere: quelle che non senza conseguenze aiutarono un grande Paese a risollevarsi da una crisi spaventosa, e che nell’Italia di oggi vengono evocate un giorno sì e l’altro pure. E poi basta. Limitiamoci all’esempio più noto: sullo Stretto di Messina (e per molti questo è un bene) il ponte più chiacchierato tra quelli che non esistono giace in un limbo arduo da decifrare, tra lo scarso entusiasmo del Governo Monti, le preoccupazioni ambientaliste e le per ora timide avances dei fondi d’investimento cinesi, forse disposti a finanziare il progetto.
Né la Liguria, tante volte ferita e abusata, si discosta da questo quadro incerto. Negli ultimi decenni, l’immagine che Genova ha dato di sé stessa è sempre stata rigorosamente industriale: l’Ansaldo, l’Ilva, la cementificazione delle colline che spaventa gli automobilisti di passaggio dall’autostrada. Il tesoro artistico e culturale è ben nascosto al suo interno, come se non fosse essenziale mostrarlo, facile metafora del carattere dei genovesi. Ora il contesto è mutato. Per uscire da una crisi ormai paragonabile a quella del ‘29 sono in molti a pensare che un deciso ripensamento di questo panorama non sia più rimandabile. Magari con altre - già - “grandi opere”. Intendiamoci: non è che negli ultimi tempi da noi i progetti di questo tipo abbiano chissà quali successi da vantare. Ci sono state le Colombiadi, certo. Ma da anni si aspetta che la sopraelevata si trasformi in un ponte futuristico tra le due estremità del porto oppure in un tunnel lungo dieci chilometri sotto la città. E intanto la vecchia strada rimane sempre lì, coi suoi piloni corrosi e le rime baciate dei graffiti di Melina Riccio. Le grandi opere di ieri si chiamano Gronda e Terzo Valico, ancora al palo e bloccate dagli opposti schieramenti, riflesso nostrano di quelle tre lettere apparentemente innocue - T, A e V - che messe insieme fanno saltare la polveriera. Quelle di oggi sono il polo industriale-scientifico degli Erzelli, col trasferimento di Ingegneria che forse avverrà e forse no; e, ultimo in ordine di tempo, il nuovo stadio (altra entità metaforica, lo stadio della Sampdoria, già sballottata in decine di diverse zone della città). La proposta di Garrone, che Doria ha mostrato di voler valutare, dovrebbe portare all’abbattimento del vecchio palazzetto dello sport in favore del campo blucerchiato. In più un altro mini-palazzetto da duemila posti, il museo della Samp, un centro di riabilitazione e - inevitabile corollario - “bar, ristoranti e negozi”. Al di là del merito del progetto ci si interroga su quante riunioni e quanti stanziamenti ci dovranno essere prima di arrivare a una decisione chiara. In un senso o nell’altro. Succede, quando la città diventa suo malgrado vittima degli stalli più lunghi che la storia locale ricordi. Giordano Rodda giordano.rodda@gmail.com
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Dicembre 2012 - Gennaio/febbraio 2013