Salutesigrazie – Primavera 2014

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AMICO SALE

IN VOLO VERSO SÉ STESSI

VERITÀ E SEGRETI, BENEFICI E VI RTÙ, SAPERI E SAGGEZZA

EARTHI NG I L POTERE RIG ENERANTE DI MADRE TERRA, GUARI RE A PIEDI NUDI

ARTE BIANCA FARI NA E GRANI ANTICHI, PATRI MONIO MI LLENARIO

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2014

I NTERVISTA A MONICA DENGO PRIMAVERA

TRIM ESTRALE COLLEZIONABILE DI SALUTE CONSAPEVOLE

lia

del ben-vivere moderno

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di... i c a p ca e n o curiosir si, m rs n i e . p . . te le

La chiave antica

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sommario

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Editoriale

Che fantastica storia è la vita! di

A tutta salute

Metodi manuali e bio-energia per stare meglio di

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Silvia Nicoletti

Peter Asselbergs

E-mozioni in casa di Ippocrate

Paura? di

Maria Pia Benedetto

Gusto e svago

Primavera: ri-sveglio dei nostri sensi... anche a tavola di

Nadia Boraggini e Marco Grotti

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Lumi di conoscenza

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Arte e scienza

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Natura-creando

Luoghi di lavoro: biorisanamento al via! di

Giorgio Bragaglia

Il mistero della prima cellula di

Silvia Canaider

Vernicianti naturali: ecologia del quotidiano di

Gualberto Cappi e Andrea Menarini

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sommario

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Medicina e sacralità

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Pimpi-natura

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Vivere l’a mbiente

Corpo, natura, spirito: divisione o unità? di

Arrigo Chieregatti

Erbe di primavera di

Laura Dell’Aquila

Cum grano salis

Del sale e della stupidità dell'homo consumens di

Sabine Eck

Infinite sfumature di rosso di

Guido Matta

Aperta-mente

'Tuina' la nobile arte del massaggio tradizionale cinese di

Maurizio Mazzarelli

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Curiosando

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I miei tesori

Intervista a Monica Dengo di

Silvia Nicoletti

Cambia-menti

Alga Clorella, ovvero la pappa reale verde di

Francesco Walter Pansini

La riscoperta dell'orto di

Stefano Parmeggiani

Masticando, masticando

La saggezza dei denti di

Silvana Santoro

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sommario

92 100 103 108 113 Salute? Sì, grazie periodico web di informazione sui temi della salute - diffusione gratuita Anno 1 - numero 2 - Primavera 2014 Editore Outline edizioni di Roberto Roveri via Mozza 125/b - 40018 San Pietro in Casale (Bo) outline@outlineedizioni.it Direttore responsabile Paola Rubbi Progetto e coordinamento editoriale Silvia Nicoletti - silvianicoletti@outlineedizioni.it

In cucina... naturalmente

Farina vera, semi antichi di

Antonio Scaccio

Poetica-mente

Io, malata di Parkinson... di

Laura Soldati

Dolce dormire

Nuova vita per i 'vecchi' materassi di Paolo Stracciari e Cristina Zanetti

Mondo a colori

La via del colore... verso l'anima di

Viviana Tartaglia

Earthing

La salute sotto i nostri piedi di

Martin Zucker

Hanno collaborato a questo numero Peter Asselbergs, Maria Pia Benedetto, Nadia Boraggini e Marco Grotti, Giorgio Bragaglia, Silvia Canaider, Gualberto Cappi e Andrea Menarini, Arrigo Chieregatti, Laura Dell’Aquila, Sabine Eck, Maurizio Mazzarelli, Guido Matta, Silvia Nicoletti, Francesco Walter Pansini, Stefano Parmeggiani, Silvana Santoro, Antonio Scaccio, Laura Soldati, Paolo Stracciari e Cristina Zanetti, Viviana Tartaglia, Martin Zucker Ha partecipato Monica Dengo Immagini 123RF, Pixabay archivio editore

Progetto grafico e impaginazione Roberto Roveri Studio Contatti redazione salutesigrazie@outlineedizioni.it Pubblicità Outline edizioni: pubblicita@outlineedizioni.it L’editore è a disposizione degli eventuali aventi diritto che non è stato possibile contattare Gli articoli seguono l’ordine alfabetico del cognome dei co-autori che hanno collaborato a questo numero Copyright Outline edizioni 2014

Le informazioni contenute negli articoli pubblicati sono puramente divulgative. Tutte le eventuali terapie, trattamenti o interventi di qualsiasi natura che qui dovessero essere citati devono essere sottoposti al diretto giudizio di un medico. Niente di ciò che viene descritto in questa pubblicazione e negli articoli deve essere utilizzato dal lettore o da chiunque altro a scopo diagnostico o terapeutico per qualsiasi malattia o condizione fisica. Gli Autori e l’Editore non si assumono la responsabilità per eventuali effetti negativi causati dall’uso o dall’uso inappropriato delle informazioni qui contenute. Nel caso un articolo pubblicato fosse, a nostra insaputa, protetto da copyright, su segnalazione, provvederemo subito a rimuoverlo.

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editoriale

Chi non conosce i veri valori, scambia l’importante per il non importante e il non importante per importante (Lu Bu We, commerciantepolitico-filosofo cinese del III millennio a. C.)

che fantastica storia è la vita! Poniamo il caso che fuori piova, in una giornata ad esempio di primavera, e che si guardi fuori dalla finestra… Qualcuno potrà esclamare sbuffando tristemente e magari anche con rabbia: “Ma guarda che brutta giornata di pioggia, accidenti!” Qualcun altro invece potrà dire beatamente, sorridendo, assorto e sognante: “Che bella giornata di pioggia!” Eh sì, siamo proprio noi in primis a determinare e scegliere quotidianamente COME interpretare-percepire-valutare-affrontarevedere-vivere-sentire il mondo interiore che

ci appartiene e quello che ci circonda… Del resto siamo proprio noi a dover decidere responsabilmente come interporci e comportarci nei confronti del nostro micro e macro-mondo. “Che fantastica storia è la vita” recita una canzone di Antonello Venditti… Molte persone, invece, potrebbero affermare esattamente l’opposto: “Come è dura questa valle di lacrime”. Insomma, esiste tutto e di tutto, e il contrario di tutto… La verità è ovunque. Mi sono ritrovata spesso a esprimere il mio entusiasmo per questo nuovo progetto editoriale

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di Silvia Nicoletti

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sulla “salute con co-scienza” riassumendolo nelle seguenti poche parole: “È un inno alla vita!”. Spesso si usa la parola vita nel significato di gioia, allegria: ‘festa’, insomma! Mi chiedo: quanto riusciamo a essere gioiosi, allegri, ‘in festa’ nel nostro quotidiano? La vita è un intreccio di tante sfaccettature, tanti pezzettini, tante situazioni, tante esperienze, tante realtà, tanti incontri, tanti rapporti, tanti collegamenti, tanti sentimenti, tanti pensieri, tanti misteri, tanti…, belli e brutti, buoni e cattivi, validi e non validi, divertenti e noiosi, facili e difficili, intelligenti e stupidi, visibili e invisibili, … dipende sempre dai punti di osservazione… Se mantenessimo viva e accesa la curiosità, l’interesse di conoscere, di sapere, e lo stupore e la meraviglia di scoprire e imparare lezioni, con umiltà e gratitudine, dalla nostra più preziosa e saggia maestra (la vita, appunto), ci sarebbe secondo me molta più gioia, maggiori occasioni di godimento, di gusto e di festa nell’assaporare il semplice ‘vivere’ di tutti i giorni. E forse non potremmo più fare a meno di ringraziare

manteniamo viva la curiosità,

la meraviglia e lo stupore

immensamente di esserci, sentendoci sempre in festa, dal di dentro, nell’incontro intimo con noi stessi. “Se non c’è festa non può arrivare la presa di coscienza: se vogliamo raggiungere le nostre illuminazioni, facciamo una festa dentro di noi! Cominciamo a sentire i nostri nuclei di sofferenza per dissolverli. Consideriamo la vita come un’arte poetica, una pienezza, amore per gli altri, pace, benevolenza. [ ] Ci ammaliamo quando rimaniamo tra il dubbio e la fede: ogni malattia è sacra perché ci riporta a noi stessi, ci obbliga a comprenderla, a capire perché l’abbiamo creata…” (tratto da “I Vangeli per guarire, lo straordinario potere del mito cristiano” di Alejandro Jodorowsky, 1996). Quante volte diciamo grazie all’aria (ossigeno), all’acqua, al sole (luce), all’erba e alle piante, agli animali, ai nostri cari, alla nostra casa…, per il solo fatto di esistere-esserci? Diamo tutto per dovuto e scontato… Se ci soffermassimo di più su questi aspetti di vitale importanza, con immensa

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gratitudine, comprenderemmo meglio la ricchezza del valore del vivere, con la giusta forzapotere-coraggio-fede di poter assaporare, comprendere, e trasformare la realtà secondo i nostri desideri più profondi. E la nostra salute non potrà che trarne giovamento… Non mi dilungo, come ho invece fatto nel primo numero di questo nuovo progetto editoriale con l’intento di presentare la nuova rivista e dare l’adeguato benvenuto alle lettrici e ai lettori curiose e curiosi che sono stati davvero numerose e numerosi. Abbiamo ricevuto molti apprezzamenti e complimenti da più ambienti, nazionali e non, … ne siamo soddisfatti: l’impegno, il desiderio e l’augurio che questa piccola goccia nell’oceano frutto delle Voci – o ‘Semi’ se preferite – riunite qui dentro possa contribuire a fare la sua parte, sono forti, sinceri e sentiti! Bando alle chiacchiere… è giunto il momento di proseguire la nostra passeggiata collettiva ‘nei sentieri della salute’ per continuare ad addentrarci con gusto, diletto, fiducia e curiosità nel bosco della consapevolezza (ricordate?), luogo di ricerca e di incontri, in più direzioni e sentieri,


editoriale

Laudato si, mi’ Signore, cum tucte le Tue creature, spetialmente messer lo frate sole, . lo qual è iorno; et allumini noi per lui da più punti di vista, grazie ai generosi accompagnatori, ovvero alle nostre guide speciali! Andiamo a curiosare quali spunti ci offrono in questo secondo numero di SALUTE? SI’, GRAZIE! Su, dai…! Piacevole lettura, cioè volevo dire buona camminata, e buon vivere di cuore, e… naturalmente sapienti scelte di vita su misura per voi/noi stessi! Post Scriptum

Non esitate a contattare DIRETTAMENTE queste geniali Voci attraverso i loro riferimenti di contatto che trovate all’interno delle loro rispettive rubriche, presenti nella loro (volutamente breve) presentazione: saranno molto lieti di poter inter-agire e con-frontarsi con tutti voi che leggete. Tra le pagine che sfoglierete troverete anche quella dedicata a un’iniziativa importante di giovani scienziati molto particolari, che per portare avanti le loro ricerche necessitano l’aiuto di Tutti Noi… Vi ricordo che questo è un progetto editoriale di con-divisione, su un livello umano alla pari, dove tutti si possono s-cambiare reciprocamente informazioni ed esperienze: la vita è anche questo. E l’unione fa la forza, non mi stancherò mai di crederlo… Un tempo qualcuno disse: “Il suono di una corda pizzicata viene udito fino all’angolo più remoto del cosmo” estratto dal libro “NOI. Imparare a essere noi stessi in connessione con il mondo” di Pyar Troll-Rauch.

splendore: Et ellu è bellu e radiante cum grande de Te, Altissimo, porta significatione. a e le stelle: Laudato si, mi’ Signore, per sora lun et belle. in celu l’hai formate clarite et pretiose to Laudato si, mi’ Signore, per frate ven tempo, et per aere et nubilo et sereno et onne tentamento. per lo quale alle Tue creature dai sus ua, Laudato si, mi’ Signore, per sora acq la quale è molto utile et humile et pretiosa et casta. u, Laudato si, mi’ Signore, per frate foc per lo quale ennallumini la nocte; et forte. et ello è bello et iocundo et robustoso a matre terra, Laudato si, mi’ Signore, per sora nostr la quale ne sustenta et governa, fiori et herba. et produce diversi fructi con coloriti

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da ‘Il Cantico delle Creature’ di Francesco d’A

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la nostra prop

! à t i c i l la semp Offriamo prodotti “basici”, realizzati in modo essenziale e trasparente. Per questo abbiamo puntato sulla qualità delle materie prime, naturali e ricche di principi attivi e funzionali, e delle formulazioni, progettate per non richiedere additivi e ‘aggiunte’ varie.
 Tutto ciò è stato reso possibile unendo l’esperienza di una tra le prime aziende in Italia a formulare prodotti “bioedili”, e quella di una ‘storica’ azienda cosmetica. Una simbiosi favorita dal comune ‘ambiente’ tecnologico, fatto di emulsioni di grassi e resine naturali in acqua. Dopo anni di ricerca siamo riusciti a sostituire completamente, nelle nostre vernici naturali, i solventi con l’acqua, andando ben oltre il limite di solventi consentito per i ‘prodotti all’acqua’. L’opzione ‘acqua’, inoltre, abbattendo decisamente i costi, ha reso molti nostri prodotti competitivi, togliendo al ‘biologico’ la fama di costoso ed elitario. Nel nostro sito

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Buon divertimento!


Metodi manuali e bio-energia per stare meglio

De

Materia ed energia sono collegati

sidero approfondire, in questo secondo di numero, metodi manuali e bioenergetici che Peter Asselbergs sono altrettanto importanti per risolvere tanti problemi salutistici. Metodi che sono basati semplicemente sul fatto che “la struttura” influisce sulla funzionalità, e che la materia e l’energia sono collegati. Per cui la struttura umana va analizzata profondamente e con una sensibilità spiccata per ottenere un’armonia neuro-muscolo-scheletrica. Mi piace ricordare che Ippocrate stesso, il cosiddetto padre della medicina, sosteneva che in presenza di malattia è necessario guardare prima di tutto la colonna vertebrale. Essa è la centralina

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a tutta salute cige: la sua simmetria, la del nostro corpo, dal cranio fino al coc sima importanza per la sua scioltezza, il suo tono, sono di mas tronco di un albero e gli salute. La colonna vertebrale è come il estremi sono come i rami. a colonna, ed Il midollo spinale si trova all’interno dell se lo strumento non è è paragonabile a una corda di violino: realtà è un concetto molto accordato non emette bella musica! In to. semplice, ma troppo spesso sottovaluta ttamente sui sistemi dire e uisc infl Il movimento cranio-sacrale mancanza di movimento neurologici e circolatori. I blocchi o la icali influiscono nelle suture craniali e/o vertebro-cerv nelle zone del cer vello inevitabilmente sulla micro-circolazione meno circolazione nel vicino ai blocchi. Laddove è presente nza di ossigeno nelle cer vello, dopo lungo tempo si crea asse creano danni alla guaina cellule ner vose (ipoxia, o anossia), o si e ner vose. Per esempio la mielinica, la guaina che avvolge le fibr tantia nigra del cer vello morte delle cellule nella zona della subs ndo una situazione che può dipenderà pur da qualche fattore, crea ento), in questo caso! portare al Parkinson (disturbi del movim io fattore da considerare. E la mancanza di circolazione è un ovv circuito” del sistema Questo può creare una sorta di “cortocontrollo motorio. ner voso, causando una diminuzione del cchi” per vari motivi: Le suture craniali possono subire “blo tali, riflessi viscerotraumi fisici, psicologici, emotivi, men a causa di interventi somatici, intossicazioni; oppure anche ria, o con protesi che dentali eseguiti con squilibri di simmet ri, che accade spesso in bloccano il movimento naturale dei sutu to, per esempio, bloccando presenza di un arco completo sul pala uendo di conseguenza sul inevitabilmente le ossa mascellari, infl cranio. movimento sfeno-basilare della base del suturi è una cosa La realizzazione dello s-blocco di tali semplicemente ascoltare concreta: per capire meglio basterebbe ione di calore nella testa i pazienti che raccontano di una sensaz te anche sotto le mani! dopo uno “sblocco specifico” che si sen ento ritmico delle ossa Nello stato sano-normale c’è un movim tipo di movimento di craniali, cosicché l’intero cranio ha un o sacro attraverso la dura reciprocità rispetto ai movimenti dell’oss e meningi) e le meningi madre (la parte esterna e più dura dell dità craniale influisce stesse. Lo squilibrio provocato dalla rigi tante conseguenze, come direttamente sulla postura corporea con ale. Mi piace dire-spiegare la diminuzione del flusso cerebrospin cranio sono come le ruote ai pazienti che “le ossa temporali” del o le ruote posteriori. anteriori dell’auto, e “gli emibacini” son vertigini è spesso Tanto per fare un esempio, il senso di ipolazioni cervicale e craniale. rapidamente aiutato-eliminato con man ad alcuni secoli È interessante e buffo sapere che fino

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il midollo sp se non è acco


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fa gli anatomisti italiani concordavano sul fatto che le ossa craniali possiedono la capacità di movimento, al contrario di ciò che allora sostenevano quelli americani! Ma il concetto e la pratica del “modellamento craniale” moderno è decisamente una storia tutta americana,

addirittura lombalgia, Parkinson, problemi neurovegetativi, eccetera, hanno un cranio molto rigido o asimmetrico, che va corretto con metodi manuali. In un mondo ideale tutti dovrebbero fare uno screening di questo tipo, rivolgendosi a un professionista competente in

“blocchi craniali” e “vertebrali”: infatti, anche qualsiasi parte della colonna vertebrale non in equilibrio può influire sulla circolazione e sulla funzionalità degli organi e/o delle ghiandole endocrine. Purtroppo siamo ancora lontani da quel giorno… e tanti corsi proposti oggi sono

pinale è come una corda di violino: ordato non emette bella musica! grazie ai pionieri chiropratici e osteopatici. Il movimento craniale è stato provato scientificamente con l’uso del thermocouples, o termocoppia. Mani esperte possono ben sentire la mancanza di movimenti craniali (o blocchi) presenti, e grazie a movimenti dolci e specifici, ne possono ripristinareriaggiustare il normale e naturale movimento, diminuendo l’ipoxia al cervello. A volte il movimento craniale si riprende assai velocemente, a volte invece è un processo più lento, perché molto dipende dalla cronicità. La maggior parte delle persone che soffrono di mal di testa, insonnia, cervicale, brachialgia,

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belli nella sola teoria, ma nella pratica lasciano tanto a desiderare... Un altro argomento di cui desidero parlare, davvero molto antico, è la bio-energetica della nostra esistenza. Esito quasi a volte a usare la parola “energia” in ambito della salute, perché è stata fin troppo sfruttata dal consumismo co mmerciale cosiddetto new age, e messa al mercato da persone con scarsa sensibilità, poca conoscenza e apprezzamento del suo reale, sottilissimo e profondo significato e valore. Noi siamo in realtà veri e propri fenomeni bio-elettrici. Si tratta di una conoscenza millenaria: infatti, fin dall’antichità furono


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individuati i nostri punti energetici. I chakra indiani, o la ruota che gira ne sono la testimonianza. Di seguito i sette principali: quello coronale sopra il cranio; quello del terzo occhio al centro della fronte; quello della gola alla base del collo, a livello delle clavicole; quello cardiaco in zona pettorale; quello del plesso solare a metà del ventre; quello splenico in fondo al ventre; quello sacrale o della radice tra coccige e pube. I chakra non sono altro che la descrizione a livello energetico degli stessi plessi neurologici nel nostro corpo, che affiancano la colonna vertebrale, descritti dagli scienziati anatomisti occidentali. In pratica i moderni hanno descritto l’aspetto fisico-anatomico dopo aver effettuato la dissezione, mentre gli antichi hanno descritto l’aspetto energetico: ma è la stessa cosa! Un sistema bioenergetico in libero flusso è tanto importante quanto un sistema linfatico in libero flusso, se non di più. Il corpo possiede “una corrente diretta”, che se è bloccata può influire su tutti gli altri sistemi: mentale, emotivo, metabolico, e così via. Gli aggiustamenti chiropratici o adjustments (eseguiti cioè con le mani, dal greco cheir, e con l’activator, un piccolo attrezzo), sono la correzione strutturale, molto importante, che favorisce inevitabilmente anche ottimi effetti bio-energetici. Un approccio più diretto è l’uso dei bio-magneti statici appoggiati su parti del corpo specifiche (o chakra, appunto) per rivitalizzare il sistema vitale nella sua totalità. Ai miei pazienti propongo l’uso dei bio-magneti già da oltre 25 anni: non ci sono dubbi sulla loro efficacia e sicurezza. Essi hanno l’effetto di ‘aprire’ i chakra o plessi neurologici, facendo sì che essi funzionino-fluiscano meglio, come anche gli organi e le ghiandole endocrine associati/collegati ad essi. Naturalmente, è bene ricordarlo ancora una volta, è necessario seguire e adottare stili di vita corretti per ottenere e

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godere di effetti veloci, benefici e duraturi: le cattive abitudini vanno eliminate. I bio-magneti influiscono anche sul sistema neuro-endocrino e sull’equilibrio acido-alcalino (basico) nel corpo, e non è cosa da poco. È ben noto che materia ed energia sono collegati tra loro: e allora, dovrebbe essere un salto facile per gli scettici capire che c’è inter-connessione tra le due cose…

seguire sempre stili di vita corretti, le cattive abitudini vanno eliminate

Peter Asselbergs M.Sc. D.C. è nato in Canada a Ottawa nel 1955 da genitori olandesi. Suo padre era diplomatico delle Nazioni Unite (ONU) e questo lo ha portato a conoscere numerosi luoghi e tante persone nel mondo. Per lo più ha vissuto in Canada, Olanda e Italia dove si è poi stabilito negli ultimi 25 anni. Concluso il liceo a Roma nel 1973, ha frequentato la Carleton University a Ottawa diventando Bachelor of Science (Biochimica); poi l’Università di Toronto conseguendo un Master of Science; e infine ha ottenuto il titolo di Doctor of Chiropractic presso il Canadian Memorial Chiropractic College di Toronto. Sostiene che di studiare e di ri-cercare non si finisce mai, la vita è in costruzione tutti i giorni, un cantiere sempre aperto e siamo noi stessi in primis a dover scegliere come condurla. Tiene seminari ed è presente nei seguenti siti web: www.bio-magnet.eu – www.dr-asselbergs.eu www.insomniamag.it

Se ci si incuriosisse di più, si scoprirebbe che c’è davvero tantissimo da imparare sia dalla letteratura scientifica antica che da quella moderna: basterebbe impegnarsi e volerlo. Del resto le buone notizie e i piccoli segreti non arrivano mai sulle prime pagine, ma anzi ce le dobbiamo cercare con curiosità e impegno! Riassumendo, si possono verificare dei “blocchi” nei vari sistemi corporei, che impediscono il corretto funzionamento di questi stessi sistemi interdipendenti l’uno dall’altro. I blocchi possono influire sia sulla parte motoria, che sulla parte sensoriale del nostro sistema nervoso, e di sicuro questi “passaggi” sono mediati dalla postura e dal tono della nostra colonna vertebrale, influenzando il nostro grado di omeostasi (equilibrio). Poiché non può esistere un’unica cura, una panacea per tutto, ritengo che la Chiropratica e la Bioenergetica dovrebbero avere un ruolo complementare tra le varie metodologie naturali e mediche valide esistenti, per migliorare lo stato di salute in coloro che ne abbiano bisogno, e di mantenere la salute ottimale, per prevenire tanti problemi. Sicuramente l’approccio unicamente farmacologico (sintomatico) non conduce a risultati duraturi e positivi per il paziente… Concludo con una famosa frase significativa: Caveat emptor, ovvero, “Il compratore deve stare attento”. Nel campo della salute si dice, invece: Credat emptor, cioè “Il paziente deve avere fiducia nel dottore”. Anche questo è vero ma… il venditore deve avere coscienza e grande senso di responsabilità. Alla prossima!

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www.danieladallavalle.com


La vita non è solo gioia né solo dolore

Paura? di Maria Pia Benedetto

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ozioni… che bello!... Eh, no!... Non sempre è così… Non sempre le emozioni suscitano in noi sensazioni di piacere o di gioia. Ahinoi!... Esistono anche le emozioni negative, quelle che non vorremmo mai provare; ma si sa, la vita non è e non può essere solo gioia, né, d’altra parte, solo dolore; così come c’è il bello, c’è il suo contrario: il brutto; lo Yin e lo Yang … “Perché non c’è acqua senza fuoco, non c’è femminile senza maschile, non c’è notte senza giorno, non c’è sole senza luna, non c’è bene senza male. E questo segno dello Yin e dello Yang è perfetto. Perché il bianco e il nero si abbracciano. E all’interno del nero c’è un punto di bianco e all’interno del bianco c’è un punto di nero” (Tiziano Terzani).

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e - m oz i o n i i n ca s a d ’ I p p o c ra te

La vita… commistione e alternanza! Anche la nostra sfera emozionale ha al suo interno una polarità positiva e una negativa; fa parte di quest’ultima la paura, emozione complessa, che adesso affronteremo. Questo non per inquietarvi o per suscitare in voi delle ansie, tutt’altro! Dal latino pavor, timore, paura. È questa un’emozione propria a tutti gli appartenenti al Regno Animale, quindi anche all’“ homo sapiens”. Infatti, non basta l’intelligenza o la sapienza a sconfig gerla. Nessuno di noi ne è immune. La paura, tuttavia, non ha in sé una valenza completamente negativa: è un sentimento ancestrale, che reca con sé un’informazione, una “memoria istintiva”, che funge da campanello d’allarme, al fine di schivare un pericolo reale, o percepito come tale. Essa rappresenta, nella sua accezione “fisiologica”, un istinto di auto-conservazione volto alla sopravvivenza della specie, e può fungere da “infor mazione di pericolo per un intero gruppo” (pensiamo, ad esempio, all’allar me che si propaga come un’eco nell’“ansia anticipatoria” che precede un evento potenzialmente pericoloso come una tempesta, un terremoto, una crisi sociale…). Possiamo quindi senz’altro dire, che esiste un “sano” aspetto fisiologico della paura che include stati d’animo e comportamenti caratterizzati dall’inquietudine, dall’esitazione, dall’apprensione o preoccupazione.

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e - m oz i o n i i n ca s a d ’ I p p o c ra te

La paura può rendere ciechi. Ma può anche aprirci gli occhi su una realtà che normalmente guardiamo senza vedere (Marc Augè, antropologo francese, classe 1935)

Tutti noi, io per prima, conosciamo la preoccupazione e l’inquietudine che precede una qualunque prova. Quanti di noi non ricordano il turbinio di sensazioni spiacevoli che hanno preceduto un esame? Io ricordo ancora la vigilia del mio esame di Istologia (uno dei primi esami di Medicina). Mi sentivo in preda ad un tumulto impossibile da descrivere pienamente. Erano i primi di luglio, e Torino, quell’anno, era più calda del solito. In quell’afa ero come invasata: percorrevo in lungo e in largo (si fa per dire) la mia stanza, facendo attenzione a non urtare con il mio calpestio sul parquet, la suscettibilità di Doris, la mia compagna di stanza di nazionalità tedesca. Ero completamente in preda alla paura, paura del professor C…, ancor più folle della mia stessa paura! Di lui si raccontava che, qualora non fosse soddisfatto dell’“onniscienza” dei suoi studenti, ne scaraventava il libretto universitario ‘giù in cortile’, accompagnando il gesto con innumerevoli e irripetibili epiteti all’indirizzo del malcapitato. Mi pre-figuravo quell’agonia che sarebbe, di certo, capitata anche a me, e l’attesa dell’agonia diventava, essa stessa, agonia! Desiderio di sparire, fuggire…: ma dove? A pensarci oggi, mi vien quasi da ridere, ma vi assicuro che allora non c’era proprio nulla da ridere! Ecco… la paura ci può rendere “folli” e innescare un’alterata percezione del reale: tutto appare ai nostri occhi “dilatato”, “defor mato”; diventiamo sordi ad ogni richiamo alla realtà oggettiva.


e - m oz i o n i i n ca s a d ’ I p p o c ra te

È, invece, assolutamente fisiologico quando, in presenza di un reale pericolo che minacci la nostra incolumità, diventiamo preda del “terrore” o del “panico” che ci immobilizza: è questa una fuga, una ritrazione in noi stessi per allontanarci da ciò che rappresenta una minaccia. Ma cosa succede quando la “morsa” ci attanaglia, ci serra la gola e siamo in preda al panico o alle fobie? Quando la polarità fisiologica si trasforma in polarità patologica? Quando le nostre emozioni non sono giustificate da un “vissuto reale”, ma da un “vissuto” di là da venire nel tempo? È proprio allora che la paura, da istinto di difesa, diventa una risposta sproporzionata a uno stimolo di scarsa entità, o a un pericolo inesistente o poco probabile e percepito tale dal nostro stato emozionale. La paura va al di là della morale, della cultura, dell’etnia… La paura parla un linguaggio universale, unificante: una sorta di “esperanto dei sentimenti”, che livella e annulla le differenze. Nel linguaggio del corpo… come si esprime la paura? Uno stato di paura acuta si esprime con una caratteristica “mimica” facciale: occhi sbarrati, fronte aggrottata, sopracciglia che si congiungono, muscoli del viso in tensione. Uno stato di paura acuta, come uno spavento improvviso, comporta l’attivazione del Sistema Nervoso Autonomo, il “Parasimpatico”, a cui consegue una specie di paralisi: abbassamento della pressione arteriosa, aumento della sudorazione, diminuzione della frequenza cardiaca (bradicardia), fino ad arrivare, in alcuni casi estremi, al collasso cardio-circolatorio. L’opposto succede in situazioni di pericolo in cui è presente un pre-allarme (avvistamento di un potenziale nemico, o di un evento potenzialmente lesivo): in tal caso viene attivato il Sistema Nervoso “Simpatico” (che proprio simpatico non è!...). La sua risposta si esprime in un innalzamento della pressione arteriosa, un aumento della frequenza cardiaca (tachicardia), una immissione in circolo dei caratteristici “ormoni dello stress”, adrenalina e cortisolo, necessari per sostenere una reazione di difesa. Ma la paura, da dove viene? Studi recenti sui roditori sembrano evidenziare tre aree del cervello che sovrintenderebbero alle manifestazioni emozionali della paura. Esse sono: 1) la Corteccia Pre-Frontale (nel lobo frontale) che è specializzata in funzioni “emotive” (“sensazioni”, sentimenti) e funzioni “cognitive” (apprendimento, corretta decodificazione delle informazioni) e ha, quindi, un importante ruolo nell’interpretazione degli stimoli sensoriali (sensazioni uditive, olfattive, tattili, …); essa rappresenterebbe il sito dove viene identificato e valutato il “segnale” di pericolo. 2) l’Amigdala (dal greco amygdala, cioè mandorla) che appartiene al cosiddetto “cervello primitivo”

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e - m oz i o n i i n ca s a d ’ I p p o c ra te

o “sistema limbico”, che comprende anche l’“Ippocampo”; è proprio nell’Amigdala che avrebbe origine la paura. 3) l’Ipotalamo, situato alla base del cervello; esso fa parte dell’asse Ipotalamo-IpofisiSurrene che, in risposta a un “segnale stressogeno” proveniente da altre aree del cervello, secerne una sostanza di tipo ormonale che, a sua volta, stimola l’Ipofisi a produrre ACTH (ormone adrenocorticotropo) che va a stimolare le ghiandole surrenali a produrre adrenalina e cortisolo. Gli effetti di questi ormoni si manifestano quando è presente uno “stato di allerta”. Il cortisolo, in particolare, mantiene lo stato di allerta e di paura. Per sconfiggere le paure impariamo ad avere consapevolezza di noi stessi. La paura è un tarlo che ci rode: corrodiamo il tarlo! La paura di vivere può paralizzare le nostre azioni. La paura di sfigurare davanti agli altri. La paura di “non essere all’altezza” delle aspettative: ma quali aspettative? Le nostre, naturalmente! Il desiderio di apparire migliori di ciò che siamo, migliori di quelli con cui ci confrontiamo. Ma davvero ci con-frontiamo? Il confronto con l’altro presuppone un mettersi di fronte all’altro, compenetrarsi nell’altro in

un processo di “empatia” (la capacità di comprendere le proprie e altrui emozioni, immedesimandosi nell’altro). Tale capacità, secondo Edward Titchener (filosofo e psicologo inglese, 1867-1927) è già presente nel bambino fin dall’età di un anno! Recuperiamo allora un po’ del bambino che è in noi! Un valido aiuto nella risoluzione delle nostre paure possiamo trovarlo in un percorso di consapevolezza

e di analisi e anche in rimedi, come ad esempio i Fiori di Bach, di cui parleremo diffusamente nel prossimo numero, dove affronteremo argomenti come la Sindrome ansiosa, la Depressione, l’Angoscia, gli Attacchi di Panico. Vi saluto con una frase di Edward Bach: “La salute è la completa e armonica unione di anima, mente e corpo; non è un ideale così difficile da raggiungere, ma qualcosa di facile e naturale, che molti di noi hanno trascurato”.

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Maria Pia Benedetto è medico. Dal 1996 svolge la libera professione nell’ambito della Medicina Biologica. Vive e lavora da alcuni anni a Bologna, dove tiene seminari di informazione e prevenzione presso l’AUSER e in alcuni Centri di Quartiere. Inizia il suo percorso di studi in Medicina e Chirurgia all’Università di Torino, trasferendosi in seguito a Napoli, dove si laurea nel 1988. Dopo alcuni anni di medicina tradizionale, approfondirà con passione e curiosità, in Italia e all’estero, studi di Omeopatia, Omotossicologia, Elettro-agopuntura secondo Voll, Floriterapia di Bach, Medicina Estetica Biologica e Nutrizione Biologica. Ama il suo lavoro e si impegna a promuovere quotidianamente l’Ars Medica in cui crede profondamente, in una continua ricerca. La medicina cosiddetta olistica preferisce definirla medicina “integrata”, perché la medicina è secondo lei “una”: non è né bina né trina. Per info: mapyben@alice.it



gusto e svago

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me abbiamo già un po’ anticipato nel numero precedente, il periodo della primavera porta al “risveglio” in natura. E con la voglia di ri-nascere (al nuovo), anche il nostro organismo reclama la depurazione dopo gli eccessi e gli accumuli invernali. Il lungo letargo è terminato. Il fegato è l’organo che più di tutti va aiutato, protetto e sostenuto in questa epoca dell’anno. Come? Bé, innanzitutto occorre tenere presente che questa rinnovata “attività primaverile”, ovvero l’aumento delle funzionalità nel nostro corpo, così come avviene nel mondo della natura, porta con sé stanchezza… Quindi, è consigliabile andare a letto presto la sera, fare attenzione agli sbalzi di temperatura, non dimenticando mai di bere bevande caldine, come tisane, magari di carciofo, tarassaco, cardo mariano,

Primavera: ri-sveglio dei nostri sensi... anche a tavola di Nadia Boraggini Marco Grotti

Che il cibo sia la tua prima medicina (Ippocrate)


gusto e svago

ortica, cicoria, rosmarino, genziana…, o anche solo acqua. La natura, infatti, puntualmente e fedelmente ci viene in aiuto donandoci in questo periodo la maggior parte delle erbe più adatte a noi, diuretiche, ricche in principi attivi amari che tanto giovano al nostro fegato affaticato (ma anche a intestino, reni, vescica urinaria, polmoni e cute), al colorito spento della nostra pelle, donandoci una sferzata di energia e luminosità. È bene gustarsi frutta e verdure fresche di stagione e bio, anche sotto forma di ‘centrifugati’ (e per i più delicati, ‘estratti’) magari con

l’aggiunta di limone e zenzero, da noi proposti nel nostro ristorante! Le alghe (Clorella, Spirulina, Kelp, eccetera), una grande ricchezza del mare e dei laghi, sono ottime alleate del metabolismo perché ricche

godendo dell’ossigeno! Sì, perché muoversi all’aria aperta, immersi nella luce naturale, rinforza il sistema di preziosissime e numerose immunitario ed elimina e vitamine, sali minerali, allenta lo stress e le tensioni, oligoelementi, clorofilla, promuovendo anche il buon zuccheri, proteine, enzimi, acidi umore! grassi essenziali, fibre solubili, Sperando che la nostra quindi molto energetiche; prima proposta di ricetta per altri rimedi/integratori SALUTE? SI’, GRAZIE possono essere il ginseng, abbia suscitato il vostro l’eleuterococco, l’astragalo, la interesse, e che qualcuno pappa reale, il polline...: ognuno di voi l’abbia pure provata, trovi quello più adatto a sé! eccoci a proporvene un’altra di Molto importante, stagione, molto apprezzata nel soprattutto nel passaggio in nostro ristorante bio! Non è cui avviene il cambiamento specificato ma è rigorosamente stagionale, è ridurre i latticini sottinteso: gli ingredienti sono e le proteine animali in genere, tutti biologici e/o biodinamici. gli alcolici, il caffè, il cioccolato, E ricordate sempre: quando evitare il fumo, i cibi grassi mangiate, ovunque voi siate, cotti, gli alimenti industriali,… gustate il cibo con tutti i vostri Sbizzarriamoci, piuttosto, sensi, con emozioni positive, finalmente, col movimento svagandovi, masticando più all’aria aperta, passeggiando volte… E quando preparate preferibilmente in compagnia, voi stessi il cibo, usate la vostra magari raccogliendo radicchietti fantasia e il vostro gusto selvatici per mangiarli e gustarli personale! E non dimenticate in insalata o anche cotti pochi di selezionare gli accessori minuti in padella, o fossili in cucina, affinché non siano e/o conchiglie, camminando tossici… di buona lena, se si può in collina o in riva al mare, ma va benissimo anche al parco vicino a casa, per stimolare la sudorazione, e quindi l’eliminazione delle tossine, sfruttando la luce (che cura, e gratis!) più prolungata di questa nuova e tanto attesa stagione, e

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Muoversi all’aria aperta, immersi nella luce naturale, rinforza il sistema immunitario ed elimina e allenta lo stress e le tensioni, promuovendo anche il buon umore!

Crespelle ‘celestiali’ agli asparagi Ingredienti •  150 gr farina di ceci per 4 persone •  150 gr farina di grano tenero •  300 ml ‘latte’ (bevanda vegetale) di riso •  circa 40 asparagi, ovvero 2 mazzi… abbondanti •  panna di soia, o panna di latte vaccino o altro, o creminabesciamella ottenuta con gli anacardi (il procedimento lo trovate nella ricetta del numero precedente) •  1 scalogno (ma va benissimo anche una cipolla, un cipollotto, o un porro) •  olio extra vergine di oliva spremuto a freddo •  sale marino integrale •  pepe •  noce moscata •  mezzo litro di brodo vegetale non salato

Procedimento Mondare gli asparagi eliminando la parte dura. Separare le punte (la parte tenera) dalla parte centrale: se gli asparagi sono lunghi, dividete ulteriormente a metà ciascuna punta. Le parti centrali, più sode, invece, tagliatele a rondelle ‘di sbieco’ (… o come più vi piace). Saltare in padella per pochi minuti con olio e scalogno dapprima le rondelle, aggiungendo man mano un po’ di brodo vegetale per non farle attaccare, poi le punte tenere. Spegnere il fuoco e aggiungere sale, pepe, noce moscata, a piacere. A questo punto frullare solo una parte delle rondelle con la panna e/o besciamella che avete scelto, vanno tutte bene. Ottenuta la cremina color verdino, aggiungere le restanti rondelle, amalgamando.

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oltre 70 prodotti bio sempre scontati dal 1 maggio al 31 agosto 2014

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PASTELLA PER LE CRESPELLE Unire le due farine, versare il latte di riso a temperatura ambiente e con la frusta mescolare, fino a ottenere una consistenza omogenea. Scaldare bene una padella del diametro di 20 cm con un po’ d’olio e versarvi in tutta la superficie un mestolino del composto appena ottenuto, che cuocerà un paio di minuti per parte (aiutatevi con una spatola di legno o di silicone per girarlo). TOCCO FINALE… Man mano che i dischi (le crepes) sono pronti, adagiateli su carta assorbente. È ora il momento di imbottire e confezionare le nostre crespelle, una per una. Dopo aver posto la cremina (il ripieno) su ciascun disco cotto, adagiate alcune punte di asparagi, in modo che quando li chiudete, facciano capolino o meglio ‘bella mostra di sé’ da un’estremità. Come chiuderli? A voi la scelta… a seconda della vostra creatività e fantasia del momento: li potete chiudere a cilindro, o a tasca, o a fazzoletto, o altro… Poi cospargete con la salsina verde rimasta. Adagiate le crespelle farcite in una pirofila di ceramica e infornate a 170° per circa 20 minuti (o anche meno: fatelo decidere ai vostri occhi e al vostro naso…). Servitele calde, guarnendo e colorando il piatto con le punte rimaste, e buon appetito! Alla prossima ricetta stagionale, appetitosa, creativa e… consapevole!

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Nadia Boraggini e Marco Grotti, dopo avere lavorato insieme per tanti anni presso i negozi bolognesi di “Naturasì”, il Supermercato del Biologico, nel 2008 hanno aperto il ristorante Zenzero BIstrOt, in via Fratelli Rosselli n°18 a Bologna, molto frequentato da una clientela sempre più attenta e più numerosa, che ha a cuore la sana alimentazione, basilare per il benvivere. Nadia e Marco considerano la loro attività un’Arte, che offre momenti gioiosi e di svago – perché mangiare, o meglio nutrirsi, è anche questo – e nel loro ristorante propongono con passione una cucina variegata, per tutti i gusti, con piatti preparati esclusivamente con ingredienti biologici e/o biodinamici accontentando sia i clienti vegetariani che quelli vegani, e così via. Sempre attenti anche a coloro che soffrono di intolleranze e allergie alimentari, nonché ai celiaci. Per chi la desidera, viene proposta anche la carne. Zenzero BIstrOt ha aderito al marchio Bio Gourmet, un importante progetto che ha l’intento di promuovere, sostenere, incoraggiare e valorizzare l’agricoltura biologica nei locali della ristorazione dell’Emilia Romagna (www.gourmetbio.it), una scelta per la qualità dell’ambiente e della vita. La sera il locale si trasforma, l’atmosfera è più romantica, il ritmo più lento, e il menù è assai più ricco, ma pur sempre consapevole! Per info sugli orari di apertura e prenotazioni (consigliate!) telefonare allo 051 5877026, e potete visitare il sito www.zenzerobistrot.it


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Luoghi di lavoro: biorisanamento al via!

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di oseguiamo a parlare e a scoprire qualcosa in più Giorgio Bragaglia dei CEM, ovvero dei campi elettromagnetici, … ti… dibattu tanto così questi sconosciuti, In questa occasione di incontro con voi vorrei parlare delle esposizioni dannose a cui siamo sottoposti nei nostri quotidiani luoghi di lavoro, dove trascorriamo buona parte del nostro tempo, purtroppo spesso anche in stato di tensione e stress e questo non ci aiuta di certo, perché automaticamente siamo più irritabili, suscettibili, e predisposti all’abbassamento delle nostre difese immunitarie… Partiamo dunque dalla nostra scrivania di lavoro, dove vi è il nostro inseparabile computer e accessori. Solitamente la cosiddetta cassa o “torre” (ovvero il cervello) del nostro computer non dista più di 70 cm da noi e a questa distanza siamo fortemente esposti a tre fattori: -radiazione di campo elettrico -campo magnetico -riscaldamento radiato. Lo stesso monitor davanti al nostro viso contribuisce a crearci problematiche visive per via della sua illuminazione, per la durata del tempo di esposizione, per la staticità della visione allo schermo, per la posizione della testa-collo-occhi con l’asse dello stesso. Si tratta di situazioni che possono essere comunque risolte. Come? Cercando di limitare i tempi di esposizione, calibrando il contrasto e la luce del monitor (ma anche dell’ambiente stesso in cui stiamo lavorando), allineandolo ai nostri occhi-collo-testa (magari con l’aiuto di sedie ergonomiche regolabili), e mantenendolo almeno a 40 cm da noi. La torre va mantenuta almeno a una distanza di un metro

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Le onde elettromagnetiche non si vedono ma ci sono, non fanno male subito... ma domani?

da noi, oppure le si applica una ‘schermatura’ di teli o pannelli speciali. Sempre più spesso è presente anche la cosiddetta rete wireless (WiFi), comoda e performante, tanto che possiamo utilizzare il computer e connetterci al mondo intero senza cavi e prolunghe, internet è un sistema di informazione veloce e gratuito, molto valido a livello informativo… Ma anche in questo caso veniamo investiti da ‘forti’ CEM, cioè da onde ad alta frequenza. Occorre puntualizzare che ovunque sia presente un segnale Wi-Fi (lo si vede facilmente dal pc, portatile o smart phone, se si è online) esiste una radiazione ad alta frequenza. Potete immaginare luoghi come le città, per esempio, che sono COMPLETAMENTE ‘serviti’… Fortunatamente un po’ meno nelle zone periferiche…, almeno per ora… La cosa peggiore è che si tratta di un segnale costante nel tempo: 24 ore su 24. Quindi, anche quando riposiamo! Quanta gente soffre di insonnia! È risaputo che nelle scuole inglesi del Regno Unito, a partire dal Galles, hanno man mano disattivato-eliminato le reti WiFi, come sta avvenendo anche piano piano in Francia e in Germania, poiché gli alunni e gli insegnanti hanno cominciato a lamentare varie patologie, come nausea, improvvisi rossori, emicranie, debolezza, stanchezza, insonnia notturna, e altro. Potete trovare

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qualche informazione in merito qui: http://www. jobnotizie.it/articolo/wi-fi-fa-bene-all-istruzioneun-po-meno-alla-salute/538 Anche molte scuole italiane (a partire da quelle primarie) sono dotate di ‘moderni’, ‘tecnologici’, all’avanguardia’ sistemi WiFi. Pertanto le aule-gli ambienti dove si è deciso di servirsi di questo (terribile) sistema (ad esempio nei laboratori di computer), i bambini vengono completamente radiati dal segnale ad alta frequenza, assai dannoso alla salute… Sorge allora automatica la domanda: “Fino a quale distanza sono immersi in queste radiazioni i nostri bambini e i nostri insegnanti?” La risposta è molto semplice: fino a dove c’è presenza di segnale (lo si legge sul computer portatile, o smart phone). Basta fare delle prove, allontanandosi dall’aula con presenza di impianto WiFi e osservando il proprio computer portatile… Chissà perché all’estero se ne sono già resi conto… e in Italia no…? Pertanto un semplice consiglio: quando non utilizzate la rete, DISATTIVATELA!! Passiamo in rassegna ora gli altri accessori che non fanno altro che incrementare l’esposizione ai CEM, come il caricabatterie di cellulari o altro (lampade da tavolo, calcolatrici, eccetera). Le rilevazioni con strumenti appositi, evidenziano una forte componente di esposizione ai campi elettrici anche con valori che spesso superano i 2 V/M (volt/metro) considerando che un valore accettabile è inferiore a 1 V/M!!! Tutti questi accessori solitamente hanno il cavo di alimentazione elettrica che transita sempre vicino a noi e sfortunatamente termina in una presa multipla (la quale si comporta come un’antenna, pertanto non farà altro che amplificare il campo), e tutto questo ovviamente aumenta ulteriormente i valori di esposizione ai CEM. Occorre precisare che tutti questi apparecchi sono accompagnati da un certificato da parte della casa costruttrice, nel quale dichiara di essere stata entro determinati valori di compatibilità elettromagnetica. La presenza di questa dichiarazione, però, dovrebbe farci ragionare….: non è forse implicito il fatto che un’esposizione da CEM possa recare danni…? E quale sicurezza si ha realmente che questi valorisoglia non siano troppo elevati? Non ci sono studi sicuri: da anni, ad esempio, si stanno verificando gli effetti delle radiazioni sul nostro cervello emesse dai cellulari, anche se ‘ufficialmente’ non vi sono ancora certezze. Potete vedere qui: https://www.youtube. com/h?v=CUrD1QOReHI&list=PLG6FtItm2QYaqeORAFbN7 BpfD9fX1LKa4&index=2


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Le nostre città sono attualmente piene di gruppi di antenne (sui tetti degli edifici di qualsiasi genere, ad esempio, o sulle colline) al fine di dare un segnale capillare ‘voce’ (ovvero telefonico), internet (ovvero segnale ‘dati’), televisivo, radio, eccetera… Quante sono le zone in cui il vostro cellulare non prende, perché senza segnale? Pochissime! Pertanto siete/siamo completamente immersi in queste radiazioni elettromagnetiche… e perennemente. Fortunatamente vi sono ancora zone “poco servite” da questi ripetitori: quelle di montagna, ad esempio, o piccole zone rurali, dove il numero degli utenti è talmente irrilevante per cui ‘il gestore telefonico’ non ritiene conveniente installare le proprie antenne: una ragione puramente economica…! Se ascoltassimo con maggior attenzione e conoscessimo

meglio i segnali naturali… del nostro corpo, ci accorgeremmo più coscientemente del benessere che si prova quando siamo immersi nella natura in zone senza inquinamento proveniente dai suddetti segnali da telefonia mobile… A questo punto mi chiederete: “Ma come potremmo fare senza questi accessori che sono diventati i nostri bracci-destri di lavoro? Impensabile farne a meno!” Ecco di seguito alcuni semplici suggerimenti. Sicuramente è bene stare distanti da queste fonti dannose, ma, ahimè nella zona di lavoro non è affatto facile. In parte si possono eseguire schermature con particolari teli o vernici, o addirittura con cavi speciali schermati (questi prodotti specifici hanno il compito di “trattenere” o “riflettere” i CEM, sia quelli causati dai nostri impianti elettrici, sia quelli in alta

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frequenza, come ad esempio quelli derivanti dalla telefonia cellulare). Questo tipo di biorisanamento ambientale offre la possibilità di lavorare più tranquilli e sereni. Inoltre, potrete adottare sane abitudini con semplici operazionicambiamenti che un bravo consulente vi saprà consigliare, a costo zero! Noterete ben presto la differenza, e il vostro ambiente di lavoro lo sentirete da subito diverso, più alleggerito… Come inizia un risanamento ambientale di questo tipo? Prima di tutto occorre eseguire un’indagine strumentale, e verificare le abitudini di lavoro dell’utente, ad esempio come e quanto utilizza i suoi strumenti. Poi si traggono conclusioni personalizzate, che andranno a quantificare cosa e come occorre risanare l’ambiente preso in esame. Ecco, cari lettori, in


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veste di tecnico, di consulente generale del nuovo ben-essere, e di uomo sensibile e attento al nostro ben-vivere vero, ho cercato di farvi notare brevemente e in maniera semplice quanti apparecchi sempre più elettronici ed elettrici abbiamo nelle nostre vicinanze mentre lavoriamo, e che, pur non rendendocene conto, possono nuocere alla nostra salute. I CEM sono invisibili…, ma ben presenti, ahimè, che ci piaccia o no, che ci crediamo o no, assai insidiosi sì, e inter-agiscono su tutti i nostri sistemi vitali, disturbandoli, disorientandoli, ma si è portati purtroppo ancora a sottovalutarli con la scusa che “tanto non ci sono ancora prove ‘scientifiche’ ufficiali, lo sapremo tra cinquant’anni…” (come spesso si sente dire…), se non addirittura a ignorarli…: io le sperimento e le “leggo”-rilevo tutti i giorni

con le mie strumentazioni di lavoro… Occhio non vede, cuore non duole… E del resto tutti i giorni i canali di informazione e marketing delle grosse aziende ci martellano, portandoci a credere che se non si possiedono particolarideterminati oggetti ‘alla moda’ (telefonini e/o tablet, auto, abbigliamento, eccetera) non si possa essere persone “felici”, né tanto meno “normali”… Se si ragionasse e riflettesse meglio su questo punto, se ponessimo maggior attenzione verso la nostra salute coscientemente, saremmo sicuramente meno schiavi e più liberi da questi bisogni (e tanto altro), consumeremmo meno, e saremmo in grado di avere più tempo per noi stessi, visto che… non dovremmo lavorare di più per doverli pagare… Voi cosa ne pensate…?

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Giorgio Bragaglia si è appassionato fin da giovanissimo agli studi di Elettrotecnica. Nel 1987 conobbe il suo primo mentore, il signor Cantelli, precursore elettrotecnico bio-compatibile. Divulga le sue conoscenze maturate negli anni, con responsabilità, in una continua ricerca, cioè i criteri della sostenibilità e il delicato tema così dibattuto delle esposizioni da CEM, tenendo seminari e convegni ai vari ordini di professionisti (installatori, elettricisti,... ) e in qualunque occasione gli si presenti. Dal 1989 svolge l’attività in un grazioso e tranquillo paesino di pianura della provincia di Bologna. Ama la citazione del celebre architetto americano Frank Lloyd Wright (1869-1959) tratta dal suo libro “Architettura organica”, che pennella e colora il cammino lavorativo che sta da tempo percorrendo: La vostra casa deve sorgere dal terreno con semplicità e la sua forma deve integrarsi con il paesaggio ove la natura vi sia rilevante; se non lo è, cercate di essere sobri, essenziali e organici come essa sarebbe stata se ne avesse avuto la possibilità. Per ulteriori info e curiosità: www.bragagliaimpianti.it


arte e scienza

Il mistero della prima cellula

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ando parliamo di salute, parliamo della persona. Da biologa quale sono, “la persona” mi è sempre interessata nell’intimo..., intendo cioè nella sua parte viva più piccola: la cellula. Ed è proprio sulla cellula che desidero in questo nostro secondo incontro fermarmi per parlarne insieme a voi. Siamo talmente diversi gli uni dagli altri, che non troveremo mai una persona uguale a un’altra: nemmeno i gemelli omozigoti sono esattamente uguali, nonostante prendano origine dalla stessa cellula. Ma abbiamo in comune che… tutti siamo fatti di cellule. E la cosa più straordinaria è che tutti eravamo una singola cellula. Mi piace pensare che se guardo al microscopio la prima cellula di un individuo, chiamata zigote, ossia la cellula uovo fecondata, è indistinguibile da quella degli altri. E ancor di più, se osservo uno zigote, non riesco a distinguere se mi trovo di fronte a un futuro gatto, a un riccio di mare, o a un essere umano! Ma allora, tutte quelle prime cellule così apparentemente uguali, come fanno a generare individui così diversi? A oggi si stima che vi siano un numero di specie diverse, che va da 3 a 100 milioni! Una differenza non da poco, non trovate? Sì, i ricercatori utilizzano classificazioni e stime differenti,

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Non troveremo mai una persona uguale a un’altra: nemmeno i gemelli omozigoti sono identici nonostante prendano origine dalla stessa cellula di Silvia Canaider Silvia Canaider, docente universitaria bolognese di Biologia Applicata, nonché appassionata ricercatrice, donna curiosa e sognatrice, partecipa con dedizione al nuovo Laboratorio di Arte e Scienza, o VID di cui trovate in questo numero la pagina di crowdfunding creata per trovare fondi al progetto di ricerca attuale. Per contatti: silvia.canaider@unibo.it


arte e scienza

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e il numero finale è molto diverso; in ogni caso si parla di milioni di specie, e tutte hanno come unità strutturale… la cellula! Tutte le cellule contengono il mistero della vita e la prima cellula contiene anche il mistero che appartiene a quello che sarà l’individuo che da essa prenderà forma e identità. E ancora tanti biologi si chiedono cos’è che fa sì che da una prima cellula umana se ne formino due, poi quattro, e così via, fino a un numero dell’ordine di grandezza di 1013? Anche su questo numero non vi sono certezze. Su questo “particolare” numero mi devo però fermare un attimo, per raccontarvi un aneddoto vissuto in prima persona. Per i biologi, ma credo per chiunque, sembra scontato che, aprendo un testo aggiornato di biologia, si trovi una stima, seppur approssimativa, del numero di cellule che ci compongono. Ma come? Con tutto quello che si sa su di noi... la scienza ci seziona in lungo e in largo… e poi… non sappiamo di quante cellule siamo fatti? Così, prima per scherzo, poi più seriamente, io e i miei colleghi di lavoro abbiamo consultato testi universitari, riviste e siti scientifici, e con sorpresa ci siamo accorti che le stime non erano affatto coerenti tra loro: variano addirittura da 1012 e 1017 con un valore addirittura di 1020! Sarebbe come affermare che un albero produce 10 mele, o 1.000.000 di mele! Ci è sembrato assurdo e così ci siamo messi a “contare”... È ragionevole dopo vari calcoli dire che l’ordine di grandezza possa essere di

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te s ta t i n a r u b r i ca

1013. Ci ha colpito il fatto che, appena pubblicato il nostro lavoro, sono arrivati fiumi di richieste e citazioni da riviste prettamente scientifiche…, fino al National Geographic! Ma ritornando alla prima cellula e al mistero che essa contiene, cos’è ancora che fa sì che questa dia origine, in modo genialmente ordinato, a cellule differenziate, ossia con proprie caratteristiche, come ad esempio cellule di rene, di fegato, di epidermide, di cuore, e così via (pare ve ne siano più di 200 tipi diversi!), e che si organizzino in precise strutture, quali organi e/o sistemi? Tutto quello che determina il destino di una cellula, e poi di più cellule, fino all’organismo intero, si può riunire sotto un termine che a me piace molto: l’informazione. Da qua si apre un mondo poco conosciuto,

qualche volta appena intuito, e spesso ancora misterioso… L’informazione più conosciuta è quella genetica e risiede nel DNA, la ben nota macro-molecola, che, divisa in 46 pezzetti, ha una lunghezza complessiva di due metri per ogni cellula. Qui si trovano geni e parti regolative, che danno appunto informazioni mediante la produzione di proteine. Al DNA si potrebbero dedicare pagine e pagine, naturalmente… L’informazione risiede anche nel citoplasma. Questa è tra quelle un po’ meno conosciute, a volte solo teorizzate. Ma il fatto stesso che la clonazione avvenga solo se la cellula che contiene il DNA dell’organismo da clonare è la cellula uovo senza il suo DNA, significa che in quella sostanza, formata per circa l’80% da acqua, risiede una informazione fondamentale. E l’acqua, l’elemento più abbondante esistente sulla Terra, riserva ancora molti lati da scoprire sulla sua struttura e sul suo comportamento fisico e informazionale (e

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anche qui potremmo aprire un altro capitolo davvero vasto e articolato: l’acqua è argomento interessantissimo ancora sotto studio…). L’informazione, inoltre, la possiamo avere dall’ambiente esterno, inteso come altre cellule o ambiente fisico in cui si trova la cellula. In entrambi i casi, stimoli non solo chimici di cui si parla prevalentemente, ma anche meccanici e/o di natura fisica-ondulatoria, guidano le cellule nelle loro scelte. Su questo punto torneremo sicuramente... Credo che questi quesiti che mi pongo e che vi ho proposto, siano tra i più affascinanti di tutta la biologia e che possano dis-orientare non poco davanti alla complessità, o meglio alla non-comprensione da parte dell’uomo ancora di quello che è il processo più comune che ci riguarda, ossia: come diventiamo, da ‘una’ cellula, individui formati e funzionanti? Parlando di mistero della prima cellula, mi viene in mente una frase di Albert Einstein a me molto cara, che meglio di ogni altra, esprime a mio parere lo stretto legame che c’è tra Arte e Scienza: “The most beautiful thing we can experience is the mysterious. It is the source of all true art and all science.”


auto-produttori Vernicianti Piccoli più autonomi, pratici e. naturali: l'ecologia del quotidiano!

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esta rubrica cercherà di toccare un tema molto pratico e da alcuni di noi anche molto amato: i lavoretti in piccola scala (quelli che noi bolognesi chiamano ciappini), eseguiti caparbiamente in fai-da-te, senza la pretesa di fare cose eccelse, ma non per questo non riuscendo a volte a superare artigiani consumati, ma, e capita, distratti o svogliati. I “lavoretti”, va detto subito, non riguarderanno gli impianti (elettrico, idraulico, eccetera), per i quali si sconsiglia qualsiasi tentazione di metterci le mani (e l’amico Giorgio Bragaglia, coautore di questa rivista, mi darà certo ragione!), ma si rivolgeranno a più tranquilli lavori di tinteggiatura, di decorazione murale, eventualmente di intonacatura, di verniciatura, di recupero di mobili, arredo o infissi; cercheremo anche di affrontare alcune piccole problematiche, piuttosto comuni, quali quelle legate alla presenza di umidità, o allo scarso isolamento termico e acustico; e parleremo anche di prodotti per le pulizie.

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di Gualberto Cappi e Andrea Menarini


n a t u ra - c re a n d o

Questi argomenti verranno sviluppati con un taglio decisamente rivolto al “naturale”, ponendo l’accento cioè sui prodotti naturali utilizzabili per portare a buon fine e con soddisfazione di risultato i lavori di cui parleremo. Non si tratta

Va da sé che ognuno di noi, qua ospitato, ama profondamente il proprio lavoro, e con altrettanto slancio cerca la comunicazione con altri appassionati e motivati ricercatori (tutti qui siamo “ricercatori”, da chi scrive a chi legge) e, ne siamo certi,

consapevoli per essere ... per risparmiare certo di una novità, molti di voi hanno già sperimentato con successo questi prodotti, mentre il mio socio Menarini ed io li produciamo, con passione, da oltre vent’anni. Si tratta piuttosto di cercare di tenerci aggiornati sulle novità (come in tutti i campi in cui è coinvolta una componente “tecnologica”: anche nel nostro caso si assiste a un progressivo affinamento), di mostrarne le possibili applicazioni pratiche, di approfondire a piacere anche curiosità legate alle tecniche e agli ingredienti: in fondo quanti sanno cos’è e perché utilizziamo olio di tung, o che cos’è di fatto l’olio di lino cotto? Per chiudere questa breve inaugurazione, vorrei accennare anche al perché abbiamo accettato (Andrea ed io) di buon grado la possibilità di collaborazione offerta da questa nuova rivista.

non si risparmia nel rapporto umano e professionale; così è sicuramente anche per noi due, ma a ciò si aggiunge un’idea, un cruccio, una domanda, che ci accompagna fin dai primi momenti in cui abbiamo preso i ferri del mestiere in mano: perché non cercare di offrire anche le nostre materie prime e i semi-lavorati, ovviamente corredate da precise indicazioni d’uso, per proporre alle persone di trasformarsi non solo in appassionati di faida-te, ma anche in piccoli autoproduttori, imparando così a capire cosa ci mettiamo in casa, ad avere maggiore consapevolezza, autonomia pratica e mentale, e, perché no, a risparmiare? Certo, molti potrebbero obiettare che non è così semplice: poco il tempo a disposizione e complicate le cose da fare… Ma… forse

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oggi non è più così. Vuoi per le mutate propensioni generazionali, vuoi per gli importanti progressi tecnici, che anche noi bio-produttori abbiamo fatto, forse oggi è davvero possibile, o perlomeno ha senso, tentare questa strada. Per stimolare questa curiosità e questa attitudine, vorremmo fare di questa rubrica, “un luogo” in cui incontrarsi e s-cambiarsi informazioni, per condividere una visione il cui atto volontario e consapevole si sposa con attenzione a sé, all’altro e all’ambiente che ci ospita. Per iniziare questo percorso, abbiamo scelto di dare qualche cenno sui “prodotti vernicianti” naturali. Innanzitutto una definizione: tutti i trattamenti di protezione e decorazione delle superfici, siano essi fissativi, fondi, anti-ruggine, vernici, lacche, pitture, prodotti decorativi a basso spessore, e così via, vanno sotto l’unica categoria di “prodotti vernicianti”. Di questi, quelli naturali sono quelli realizzati a partire da ingredienti reperiti


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direttamente “in natura” (non manipolati e/o raffinati) come ad esempio le cere naturali, alcune resine e/o gomme, le terre, e così via, o estratti attraverso operazioni pre-industriali come gli oli vegetali, gli oli essenziali, alcune resine, la stessa calce, gli ossidi minerali, eccetera, o, infine, elaborati da questi attraverso particolari e più moderni processi produttivi. Può sembrare una definizione complicata, ma è sufficiente leggere un’etichetta di un prodotto naturale, per riconoscere immediatamente la naturalità dei suoi ingredienti; oltretutto la stessa cosa, va detto, non è possibile per i prodotti sintetici, dove le informazioni si limitano, guarda caso, allo stretto necessario per rispondere agli obblighi di legge… Per quanto riguarda la loro efficacia, si può sicuramente affermare che su legno, ad esempio, le vernici “naturali” rappresentano già oggi una validissima alternativa alle vernici “sintetiche” a base cioè di derivati del petrolio, sia in termini di durata e di facilità di ripristino, che di salute per l’applicatore stesso e l’ambiente. Mentre per le pitture e altri “decorativi” murali, è la capacità di far respirare la parete, e l’intera casa, di non emettere composti nocivi ed essere elettricamente neutre, evitando l’effetto “plastica”, il vero differenziale rispetto alle pitture tradizionali-convenzionali, comprese le cosiddette “traspiranti” (che poi così traspiranti non sono affatto). Dal punto di vista applicativo, nel fai-da-te non si evidenziano particolari differenze con i prodotti sintetici presenti sul mercato: i trattamenti di “fondo” vanno applicati su supporti sufficientemente assorbenti, mentre i trattamenti di “finitura” possono essere applicati su supporti poco assorbenti; i prodotti naturali vanno stesi “in mani” molto sottili (per questo motivo hanno anche un’ottima resa) e richiedono solo un po’ di tempo in più per asciugare. Infine, possiamo tranquillamente sostenere che è proprio nel fai-da-te che il prodotto naturale risulta particolarmente indicato: - non presenta particolari difficoltà d’applicazione - non presenta pericolosità né per l’utilizzatore né per l’ambiente in cui si colloca, in quanto bio-degradabile - dà comunque buoni risultati - è molto semplice da mantenere. Quest’ultimo aspetto, di norma trascurato in fase di acquisto-scelta del prodotto, si rivela invece un boomerang quando ci si accinge a rimettere mano sul lavoro fatto; e siccome prima

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o poi ciò diventa necessario, si scopre come quella vernice, graffiata e consumata, quando non sfogliata, in vari punti, ma ancora ben salda in altri, sia terribilmente ostica da eliminare, pena l’inefficacia della nuova applicazione. Con i prodotti naturali è possibile mantenere, invece, la superficie trattataprotetta, semplicemente sovra-applicando una nuova mano sulla “vecchia”, quando questa cominci a risultare “arida” e consumata: procedimento facile, veloce, in una parola ideale per il fai-da-te. Che è appunto ciò che, ribadendo l’intento di questa nuova rubrica, vorremmo promuovere, nel suo significato per noi più profondo di ecologia applicata alla quotidianità, intesa qui come in tutto il percorso che innerva la rivista, come pratica creativa e consapevole, “sporcandosi le mani” in prima persona … Arrivederci!

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Gualberto Cappi e Andrea Menarini, storici soci de “La Casa sull’Albero” di Bologna, uno dei primi centri di bio-edilizia del nostro Bel Paese; entrambi con profonde radici nell’ambientalismo italiano degli inizi; nel ’93 creano quello che forse è il primo marchio italiano di pitture e vernici naturali, “I Colori della Terra”, mentre da poco promuovono con passione il progetto “Naturacrea”, dedicato alla creatività con ingredienti naturali nel fai-da-te. Gualberto Cappi, classe 1956, in seguito agli studi di architettura e di urbanistica, uniti a quelli di ecologia, fonda nel 1986 la prima “Cooperativa di Eco-progettazione Territoriale” della propria regione, cominciando a interessarsi, già dalla fine degli anni ’80, alle tematiche della “bioedilizia”. Oggi, dopo una ventennale esperienza nella formulazione di prodotti naturali per la protezione e la cura delle superfici, è considerato uno dei maggiori esperti nel settore dei “leganti” naturali, che ha sicuramente contribuito ad evolvere. Andrea Menarini, classe 1961, ex studente di architettura, con una delle più significative esperienze nel campo delle calci naturali, degli intonaci e delle finiture murali, è considerato un raro esperto del colore naturale, capace di creare, con le terre e quant’altro sa ricavare dalla natura, colori e “decorativi” unici per capacità suggestiva. Per informazioni e contatti: www.naturacrea.com g.cappi@libero.it andrea.menarini@email.it


http://igg.me/at/newstimuli


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Corpo, natura, spirito: divisione o unità?

trovo un po’ in difficoltà, perché il tema mi interessa ma è difficile da affrontare. Come per qualunque grande tema, è vero quello che dirò ma sarà vero anche il contrario. Se un altro dicesse il rovescio di quello che dirò io, avrebbe ragione. Non è possibile dare una risposta univoca a questi interrogativi, non si può cercare ‘la verità’ come se ci fosse un’unica soluzione, deducibile da un’unica serie di dati. La verità è molteplice e talmente vasta che nessuno può pretendere di abbracciarla. Non dico che la verità non esiste. Dico che non la posso possedere, perché è più grande di me e sono io che le appartengo. Lungi dall’essere un esercizio inutile, la ricerca della verità è piuttosto un cammino che chiama in causa tutto me stesso e tutta la mia vita. Ma di quello che trovo non posso fare un assoluto per tutti. Il dialogo è imprescindibile! Alcune altre premesse sono indispensabili. Innanzitutto non sono medico e non voglio avere la presunzione di raccontare qualcosa sull’aspetto medico-scientifico della medicina. Tanto

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La nostra medicina rispetta l’unità della creazione, del cosmo, dello spirito?

di Arrigo Chieregatti (dal libro “Medicina e sacralità”, della collana InterCulture, edizioni Hermatena, giugno 2013)


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È legittimo e può essere meno sono una persona sacra, utile guardare ad esempio per cui non pretendo di dire al mondo orientale, come è qualcosa sulla sacralità. Non legittimo e utile guardare alle mi colloco dalla parte degli stelle o a un bel panorama. Ma ‘specialisti’, né della medicina, non dobbiamo dimenticare che né della sacralità. Mi pongo semplicemente come un essere questo non ci dà il diritto di pretendere di esserne profondi umano, interessato a tutto ciò conoscitori. che lo tocca e lo coinvolge. Vorrei tenere presente In questo senso parlerò anche il testo di uno studioso di medicina e di sacralità, rivendicando un diritto che è di che ha analizzato i termini del processo a Galileo. ogni persona. Questo studioso osserva che Abbiamo il diritto di nello scontro fra Galileo e parlare delle stelle, del sole, il cardinal Bellarmino c’è della luna, senza essere degli astronomi. Anzi, forse è meglio stata un po’ di confusione. Bellarmino non contestava non essere astronomi per la scoperta scientifica, ma la poter ammirare la grandezza netta separazione fra il ‘cielo’ e la bellezza delle stelle o per dello scienziato e il ‘cielo’ del scrivere una poesia sul sole o teologo: “Cosa c’entra la tua sulla luna. Difficilmente un astronomo lo può fare, come è scoperta con la nostra umanità? Quale rapporto c’è fra la tua difficile per un medico entrare scoperta e il cielo di cui parlano dentro l’arte di raccontare e a cui aspirano gli uomini?”. la bellezza, la profondità, l’emozione e la commozione di Il problema di fondo era: divisione o unità? Galileo e un corpo umano. Bellarmino si sono fermati alle Vorrei tentare di soglie di questa domanda. Non raccontare di tutto questo, ma siamo molto lontani dal nostro con la sottolineatura che in tema. “Corpo, natura, spirito: ogni osservazione vorrei che fosse presente la domanda: che divisione o unità?” Forse, e l’uno e l’altro… cosa c’entro io, in che modo Il tentativo dunque è questo mi coinvolge? Un altro aspetto da tenere quello di portare la medicina (o comunque la scienza) e la presente, altrettanto difficile, sacralità alle dimensioni di è quello dell’interculturalità: coloro che ne usufruiscono. come sono vissute la salute Tutti abbiamo il diritto e la sacralità in altre culture? di parlare di medicina, Purtroppo noi ci sentiamo non in modo scientifico quasi in diritto di prendere a usare quello che ci interessa e ci evidentemente, ma a livello umano. Tutti possiamo parlare può essere utile.

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m e d i c i n a e s a c ra l i t à del nostro corpo senza essere degli scienziati, come tutti parliamo della natura senza essere dei fisici, e nessuno può dichiarare che diciamo

cose false. E dello spirito? Anche dello spirito esistono degli specialisti, che ritengono di essere i soli a poterne parlare… No, abbiamo il diritto di parlare anche di questo. Parto da lontano (ma credo che ci possa aiutare molto) chiedendo aiuto a una donna indiana a cui ho avuto l’opportunità di domandare: una donna dell’India, lontana dal nostro mondo, come vede la nostra medicina? Non le chiedevo una risposta da scienziata. Quello che mi interessava era la sua percezione del rapporto con la natura, con il corpo e con lo spirito. Qual era la sua visione dello spirito del corpo e dello spirito della natura? Nella sua risposta ha parlato di noi occidentali chiamandoci ‘gli sviluppatori’, e degli abitanti del cosiddetto terzo mondo chiamandoli ‘gli impoveriti’. E ha detto: “Non riesco a capire come mai, dopo migliaia di anni in cui l’India ha avuto i suoi scienziati, a un certo momento l’Occidente ha sentito il dovere e anche il diritto di venire in India a sviluppare la nostra ‘povera gente’”. E ha continuato: “Le misure che gli sviluppatori hanno preso nel campo della medicina creano pericoli nuovi per la salute

La verità è molteplice e talmente vasta che nessuno può pretendere di abbracciarla

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in India per il semplice fatto che introducono pratiche mediche che la gente non capisce, e insegnano a usare materiali non del luogo e quindi difficili da procurarsi e da comprendere. L’alto livello di capacità terapeutica e di conoscenza che era stato acquisito con la pratica della medicina indiana ha dovuto essere totalmente sacrificato e continua a essere sacrificato in nome della medicina occidentale”. È uno strano mondo, il nostro! Si può anche fare del male credendo di fare del bene… Si può fare molto male, quando si vuole portare quello che noi intendiamo per medicina senza tener presente un contesto in cui esiste da sempre una profonda unità tra la medicina e il sacro, tra il corpo e il senso spirituale della vita e tra tutti gli aspetti dell’esistenza. E noi come ci sentiamo? La nostra medicina rispetta l’unità della creazione, del cosmo, dello spirito? Nel nostro mondo, la divisione spesso è già un dato di fatto, anzi, è considerata il presupposto per poter approfondire lo studio delle malattie del corpo, delle malattie dello spirito e delle malattie della natura. Ne abbiamo il diritto? Certamente. Ma non possiamo pretendere di imporlo a tutti. La medicina in Occidente ha dato frutti meravigliosi,


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di cui non ringrazieremo mai abbastanza gli scienziati e i medici. Ma a quale prezzo? La malattia è diventata un affare pubblico, cessando di essere un fatto che riguarda il malato. Si cura ‘la malattia’ piuttosto che l’ammalato. Michel Foucault (questa volta cito un occidentale) osserva: “Il tentativo è stato quello di creare un servizio sanitario nazionale con il compito di sovrintendere alla salute dei cittadini”. Ma in fondo c’era la ricerca che la malattia divenisse un dato oggettivo, un oggetto di studio. Il dolore ha cessato di essere il grido di una persona che chiede che qualcuno si chini su di lei (da cui la parola ‘clinica’) per diventare una malattia da studiare e riparare come un guasto meccanico. Uno degli obiettivi è stato quello di classificare le malattie: al centro non c’è più l’uomo che soffre, ma la malattia, che può essere misurata e calcolata, e che sembra esistere di per sé, indipendentemente dalla percezione che ne ha il malato e che ne può avere anche il medico. L’ospedale rischia di assomigliare a un museo dove sono esposti i malati, oppure a un istituto didattico, o a un’officina di riparazione. E la salute si trova a essere definita come assenza di sintomi clinici. Potremmo dire che la nostra medicina è un intervento che

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tenta di guarire le malattie, ma non l’ammalato, il quale rischia di diventare semplicemente un oggetto di studio, di osservazione o di cura. Non intendo con questo contestare la tecnologia, la didattica o la professione medica. Ma troppo spesso non si dà all’ammalato la possibilità di fare domande e non si tiene presente la persona nella sua dimensione globale di corpo e di anima e nella sua appartenenza a un contesto sociale a cui dovrebbe tornare. Nel nostro mondo occidentale spesso sembra che, per curare, ci sia bisogno di separare e non di fare unità fra tutti gli aspetti della vita fisica, sociale, spirituale e affettiva. In Cambogia, subito dopo la distruzione di Pol Pot, la nazione francese ha costruito un grande ospedale, il “Pasteur”, uno dei più grossi del sud-est asiatico, bellissimo. Ma mentre i francesi lo costruivano, i cambogiani iniziarono a costruire un altro edificio, proprio di fronte all’ospedale. Fu loro chiesto: “Che cosa state facendo?”. “L’ospedale!”, risposero. “Ma è questo l’ospedale!”, insistettero i francesi. “Sì,” risposero i cambogiani, “ma questo è il luogo dove verranno ad abitare tutti i parenti delle persone ricoverate. Soltanto loro conoscono il gusto del cibo


del loro parente ammalato, soltanto loro possono avvicinarlo per vestirlo e accudirlo…”. “E il lavoro?”, chiesero i francesi. “Al lavoro penseranno i vicini di casa, noi facciamo sempre così quando c’è un ammalato in famiglia!”. Per i cambogiani il malato non deve essere lasciato alle cure di persone estranee proprio nel momento in cui ha più bisogno di aiuto… La morte è sempre stata un modo per rivendicare l’appartenenza, il diritto a volte solo silenzioso di essere accuditi e accompagnati. Questo però è difficile, per non dire impossibile, quando la morte è ‘medicalizzata’. Nei nostri ospedali, di fronte a una persona in grave situazione di salute, spesso l’unica cosa che il medico sa dire è: “Abbiamo fatto tutto il possibile”. È l’espressione più comune per annunciare il prossimo evento di una morte sicura. In quei momenti l’ammalato e i parenti hanno bisogno di un accompagnamento, di una relazione, di una presenza, di un contatto, di una capacità di dialogo, forse solamente con gli occhi o con un contatto corporeo, che indichi comunque una vicinanza. Invece è il momento in cui i tecnici di un intervento, il più tecnologicamente avanzato possibile, ci vengono a dire che hanno fatto tutto quello che si poteva fare, e se ne vanno. Si ha l’impressione che quella frase nasconda un’aspettativa: “Abbiamo fatto tutto ciò che è tecnicamente possibile per ora”. C’è l’attesa non detta che un giorno potremo avere ragione anche della morte…

Arrigo Chieregatti classe 1933, è nato a Rovigo. È autore di vari libri a contenuto spirituale, di commento alle Sacre Scritture sia cristiane che di altre religioni, come anche di carattere pedagogico e psicologico. Ha insegnato in diverse Università del mondo. Da oltre 30 anni è parroco a Pioppe nel Comune di Marzabotto e a Sàlvaro nel Comune di Grizzana Morandi, nella provincia di Bologna. Ha diretto un progetto della Commissione europea per i ragazzi di strada di Hanoi (Vietnam). Arrigo è anche tantissimo altro... Attualmente è consulente in ambito sociosanitario e scolastico.

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Erbe di primavera

Un incontro con colori, profumi, vibrazioni, nutrimento per corpo e anima di Laura Dell’Aquila

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anto avviene in natura nel periodo primaverile ci ricorda quello che spontaneamente accade anche a/in noi, che siamo parte integrante del mondo naturale, con esso strettamente congiunti e interdipendenti. Un intenso, potente e incessante processo di rinnovamento coinvolge ogni forma vivente, che fino a qualche tempo prima sembrava definitivamente assopita e quasi pietrificata. La potenza di questo periodo si esprime con tenerezza, dolcezza e delicatezza nei teneri germogli, nelle soffici nuove foglie verde acerbo, nei getti intraprendenti e nei vigorosi boccioli, negli eleganti amenti, negli incantevoli fiori, al tempo stesso delicati e forti, tenui e tenaci… profumi dolci e intensi colori, dalle mille note e tonalità. Tutto racconta della Vita che ritorna con nuova Forza e Potenza, nonostante il lungo e freddo inverno. Tutto parla d’intensi e incessanti processi di Rinnovamento a favore della Vita. Una grande Energia si sprigiona attorno a noi, spesso ci sentiamo quasi impreparati a sostenerla e, nonostante la gioia nel constatare il ritorno della primavera, ci troviamo stanchi e privi di forza. Sono le nostre amiche piante a venirci incontro, con i colori, i profumi, le vibrazioni che ci nutrono non solo a livello fisico, ma anche emozionale, animico e spirituale. Fare passeggiate in natura e nei parchi cittadini è sicuramente un ottimo modo per allinearsi con il processo di rinnovamento che avviene, per ricaricarsi di nuova energia vitale che, come linfa, scorra nel nostro organismo. Se poi, mentre passeggiamo, riusciamo anche a raccogliere qualche erba dei campi da portare a casa, per allietare le nostre pietanze e per creare nuove tisane, l’effetto sarà ancor più straordinario. In primavera è un trionfo di erbe mangerecce, tenere e croccanti al punto giusto, che donano nuovi sapori, colori e aromi ai nostri piatti, oltre che a curarci e nutrirci a tutti i livelli. Pare proprio che non sia un caso che la maggior parte di queste erbe abbiano spiccate proprietà legate ai processi di drenaggio e disintossicazione, per noi tanto importanti in questo periodo. Si tratta principalmente di erbe amare, appartenenti per la maggior parte alla famiglia delle ‘asteracee’ o ‘composite’. Oltre ad essere ricche di sostanze antiossidanti, con il loro sapore coadiuvano i processi digestivi, la naturale funzionalità epatica, la secrezione della bile, il metabolismo dei lipidi, la regolazione del colesterolo

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nel sangue, stimolando il metabolismo in generale, per donarci tonicità, chiarezza di pensieri e vitalità. Tutto questo si riflette, fra l’altro, in una pelle luminosa e pulita, uno sguardo limpido e capelli sani. Tra le tante erbe che animano campi e prati, trionfa spesso il tarassaco (Taraxacum officinale) che, pur considerato dai più infestante e invasivo, gode di grandi virtù, utili specialmente proprio nel periodo primaverile. Viene chiamato anche ‘dente di leone’ a ricordare il margine dentato delle foglie, o anche ‘piscialetto’ in virtù delle sue note proprietà diuretiche, o ancora ‘soffione’, perché, una volta che si formano i frutti, questi danno il via al gioco di tanti bambini che per generazioni si sono divertiti a soffiare, esprimendo un desiderio. Il soffione, appunto, una magica realtà, in cui bellezza e perfezione strutturale ed evolutiva coincidono. Perfettamente calibrata e geometricamente ineccepibile, sostiene ad uno ad uno i piccoli semi, grazie a piccoli ‘paracadute’ piumosi che, al momento giusto, con l’opportuno anelito d’aria, prendono il volo portando in viaggio ogni singolo seme, disegnando traiettorie infinite nel cielo, per poi farli atterrare ciascuno in un nuovo ambiente, riuscendo così a colonizzare nuovi spazi. Del tarassaco ci interessa tutto, radici, foglie, fiori, boccioli: hanno tutti analoghe proprietà, anche se le radici sono la ‘droga’ della pianta, cioè la parte in cui i principi attivi sono maggiormente concentrati. Radici che vanno raccolte, meglio se con una vanga, prima della ripresa vegetativa della pianta, quando l’energia è ancora stipata e immagazzinata in quest’organo, che permette alla pianta di superare le stagioni avverse e di essere teoricamente perenne. Contengono inulina (che sostiene e favorisce una sana flora batterica intestinale), vitamine A,B,C e D, e vari principi attivi, che stimolano la secrezione di bile, l’attività depurativa del fegato e hanno un

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Le nostre amiche piante ci vengono incontro con colori, profumi, vibrazioni, nutrimento per corpo e anima leggero effetto lassativo. Si impiegano in decotto, oppure in insalata, assieme alle foglie e ai boccioli. Le foglie sono ottime fresche, in insalata, avendo cura di scegliere quelle tenere, d’inizio primavera. Quando la loro consistenza diviene un po’ più fibrosa, allora le possiamo cuocere in padella con pochissima acqua, o ancor meglio scottarle fresche, versandovi sopra una salsa bollente a base di olio extravergine d’oliva, aglio, acciughe e aceto. Il risultato è davvero squisito! I boccioli possono essere mangiati crudi oppure conservati come sottaceti. Infine, i fiori, che in realtà sono capolini, composti da molteplici piccoli fiori gialli (quelli che sbagliando chiamiamo petali) sono ottimi fritti in pastella e poi aromatizzati con anice e zucchero a velo. Con i fiori si può anche fare uno sciroppo, dal piacevole sapore amarognolo e dalle proprietà depurative. Possiamo raccogliere tarassaco senza paura di danneggiare la pianta, anzi, più la tagliamo alla base più ributta nuove tenere foglie e germogli, garantendoci così un raccolto per tutto il periodo vegetativo. Il tarassaco, pianta comune e infestante, umile e spesso incompresa, è una delle tante erbe dimenticate e trascurate dei nostri tempi ‘moderni’, degne invece di recuperare considerazione e valore nella nostra vita quotidiana. Gli fanno compagnia i tanti “radicchi” di campo dai fiori giallo color della bile, ma anche le graziose pratoline, e gli occhi della madonna color del cielo, e la strisciante edera terrestre dai delicati fiori lilla e i gentili gerani selvatici, e i viola piccoli pan del cucco spesso accostati sapientemente alle euforbie selvatiche color verde limone… Quanta ricchezza di colori, di proprietà, di storia e di tradizioni nei prati primaverili! Vi saluto, dandovi appuntamento alla prossima puntata, ricordando di lasciare andare a seme i fiori dei prati, posticipando il taglio dell’erba, per poter godere completamente della generosa ricchezza che questi umili fiori nostrani ci donano…

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Laura Dell’Aquila è titolare della fattoria didattica Il Giardino di Pimpinella, in via Medelana 23 a Luminasio nel Comune di Marzabotto (Bologna), dove vive da quasi venti anni. È biologa, specializzata in geobotanica, diplomata in Erboristeria e Guida Ambientale Escursionistica. Opera da più di vent’anni nell’educazione, interpretazione ambientale e nella divulgazione naturalistica. È autrice di varie pubblicazioni. Laura è stata docente dal 2007 al 2012 presso l’Università di Bologna in Botanica Sistematica Farmaceutica per la Facoltà di Tecniche Erboristiche, e in Scienze della Formazione Primaria per i laboratori di Educazione ambientale. Insegna Fitoterapia nella scuola di Naturopatia di Riza Psicosomatica presso l’Università Primo Levi di Bologna, e presso diversi enti e strutture. Per saperne di più potete visitare il sito www.pimpinella.it


Il sapore della tradizione

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Dopo 36.000 anni di test severissimi ora siamo certi di potervi dare questa notizia: la lana è il materiale del futuro, ecco perché nei nostri materassi ne trovate così tanta. Nonostante tutta la tecnologia umana, non sappiamo ancora realizzare nulla che ne eguagli le prestazioni. Inoltre è DAVVERO ecologica e biodegradabile, per produrla bastano un prato e qualche pecora, poi resta con voi una vita intera regalandovi salute e calore.

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c u m g ra n o s a l i s

Del sale...

e della stupidità dell´homo consumens di Sabine Eck

Al

meno una volta all’anno mi tocca. Scrivere l’ennesimo articolo sul sale è la mia piccola personale crociata contro la comune frase semplicistica “Il sale fa male”, che incombe come un mantra moderno sulle bocche della gente, rafforzato dalla televisione; per vedere, poi, moltissime persone al bar a mangiare le solite patatine…, e, se sono un po’ più furbi, delle olive… Per facilitare una lettura più veloce, procedo per punti: 1 - Tutti sanno che il nostro organismo è fatto soprattutto di acqua: alla nascita circa del 77%, poi scende gradualmente; negli anziani si aggira intorno al 55-60%, e sotto tale percentuale si rischia gradualmente la disidratazione, pericolosa soprattutto in tarda età. 2 - Senza acqua, infatti, non può esistere la vita: questo vale per ogni forma vivente sulla terra. 3 - L’acqua nel nostro corpo è tutta salata: in nessun angolo del nostro corpo c’è presenza di acqua dolce. Per semplificare possiamo dire che è salata allo 0.9 % (valore medio) che è la ben conosciuta formula della soluzione fisiologica, ma in realtà ci sono piccole oscillazioni fra i vari compartimenti cellulari (intra

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“Sale” ha la medesima radice etimologica di Salute, Sapere, Saggezza… e quasi mai l’etimologia ci inganna


ed extracellulare), come del resto in tutte le cose vive; tutto oscilla entro limiti fisiologici (detta anche omeostasi). Quindi, potete immaginare facilmente che abbiamo una specie di “mare interno” nel nostro corpo. Forse intuite ora perché vi piace tanto… il mare? 4- Quando siete stati concepiti e quindi iniziava la graduale crescita nell’utero della vostra mamma, avete galleggiato per nove mesi (chi di più e chi di meno) in un liquido salino alla temperatura di circa 37° e con un pH di circa 7-7,5 (qualcuno dice che in origine era pH 8: sempre più donne, oggigiorno hanno valori spesso inferiori a pH 7, valori che indicano un metabolismo slittato verso l’acidosi cronica delle gravide moderne…). Quindi la nostra gestazione era un po’ come un lungo gradevole bagno caldo nel mare della notte dei tempi. Per ulteriori informazioni su questo mare primordiale, vi rimando agli studi di René Quinton, genio francese, dimenticato e seppellito dalle cattedre del sapere (www.oceanplasma.org) 5- Quando siete in ospedale vi somministrano la “soluzione fisiologica” in vena, base tra l’altro per qualsiasi altro farmaco da introdurre nell’organismo: non abbiamo alternative, perché il corpo conosce solo “un linguaggio salato”. Anche se potrebbe sembrare un’idea salutare, non si può iniettare acqua distillata

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(quindi senza NaCl) nella vena allo scopo di eliminare il sale dal nostro corpo martoriato da un’alimentazione troppo ricca di sale. Ovviamente non scrivo questo articolo per affermare rigidamente che il “sale fa bene” sempre e assolutamente: ogni cosa ha i suoi difetti e le sue virtù…, ma desidero ri-concigliarvi con la giusta misura e la giusta qualità. Perché, vedete, “sale” non si dovrebbe definire come Cloruro di Sodio (come dicono in tutte le enciclopedie) anzi dobbiamo distinguere molto chiaramente fra sale raffinato (=NaCl al 100% o quasi, il Cloruro di Sodio appunto) e il sale naturale (non raffinato) che da sempre era una merce assai pregiata (oro bianco) ricavato dal mare, o da miniere sotto terra che altro non sono che giacimenti di mari antichi. E il sale naturale che deriva da questi luoghi è costituito sempre da una miscela composta da NaCl + altri Sali Minerali in tracce

+ Oligoelementi, che sono molto importanti per la nostra quotidiana salute. Per dirla attraverso una metafora: il Cloruro di Sodio è come il direttore di un’orchestra, i sali minerali sono gli strumenti più importanti (primo violino, viola, pianista, eccetera), e gli oligoelementi sono gli altri musicisti dell’orchestra. Non credo sia difficile immaginare che la vita vera si comporta come un’orchestra piuttosto che come la somma lineare di tanti singoli dati studiati, isolati in laboratori, su cellule che vivono (sopravvivono) in qualche “ciotola di petri”(=ciotole usate per coltivare e studiare cellule in laboratorio). Ovvero: ogni singolo esperimento va rivisto e riconfermato poi nella grande amalgama o danza, che è la Vita. Perché, vedete, salute e malattia non sono due opposti come viene fatto intendere comunemente. Salute non significa assenza di Malattia, e Malattia

non significa assenza di Salute. Salute (equilibrio) e Malattia (squilibrio) sono due poli perennemente presenti, e uno dona all’altro la sua esistenza. Gli opposti (fossilizzati) infatti, sono una grave deviazione della società moderna e il padre di tutte le guerre... Ma torniamo al sale, che per me significa sale marino integrale, o anche il sal gemma non raffinato (ad esempio il Sale dell’Himalaya). Il sale raffinato, invece, non lo chiamerei con questo nobilissimo nome antico, ma per quello che è: Cloruro di Sodio. “Sale” è una parola che ha la medesima radice etimologica di Salute e di Sapere… e difficilmente l’etimologia ci inganna. Ciò che segue sono le mie personali esperienze di circa 30 anni di attività nel campo della medicina: 1 - La voglia di sale è innata: nove mesi nel liquido amniotico vuol dire che il bambino nasce con il sale sulle labbra… e lo ha bevuto per mesi e mesi (il feto beve


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il liquido amniotico e fa pipì a circolo continuo). E qui casca l’asino! La pediatrìa proibisce il sale nel primo anno di vita, ma permette poi… parmigiano e prosciutto cotto! ERGO: il bimbo memorizza sale=prodotto animale. Il parmigiano “ammazza” il delicato sapore delle verdure e il bambino le scarta appena possibile.

Nell’insieme il Cloruro di Sodio è gli strumenti prin Da oltre 20 anni seguo bambini durante lo svezzamento. La mia formula è facilissima: poco(!) sale sulle verdure esalta il loro sapore e il bimbetto memorizza sale=vegetale e… adorerà i vegetali a vita! Il parmigiano andrebbe offerto più avanti (quindi non da subito) e comunque idealmente da solo, e non certo come “copri-tutto nel pappone”! Il prosciutto cotto, poi, lo “sconsiglio vivamente”: per me è l’autostrada che fa poi finire dritto dritto ai Würstel… argh! 2 - Peggio si mangia (cibo industriale, eccesso di prodotti animali come affettati, formag gi, dolciumi, farine bianche, bibite, abuso di alcoolici, e così via) meno ci si muove, e più farmaci si assumono, più o meno velocemente ci si dirige verso l’Acidosi, fino ad arrivare a una vera e propria Sindrome da Acidosi metabolica prima latente, poi manifesta: il corpo a questo punto non sa più come eliminare e/o dove mettere gli eccessi di acidi e li deposita soprattutto nel tessuto connettivale. L’Acidosi cronica è la madre della maggior parte delle moderne patologie croniche. Quindi, il corpo “sofferente” reclama l’alcalinizzante più antico presente sulla nostra Terra: il sale. Il nostro sangue (pH 7,35-7,45) è l’evoluzione dell’acqua marina arcaica (pH simile al sangue). I mari attuali hanno una salinità parecchio superiore: pH 7,7-8,3. Interessante è osservare che tutti i bambini piccoli bevono volentieri l’acqua del mare… con lo stupore dei genitori… e degli scienziati curiosi. 3 - Un’alimentazione prevalentemente vegetariana (alcalinizzante) non necessita di grosse correzioni saline, ma ci sono varianti individuali, naturalmente. Le donne con le mestruazioni, lo stress (che produce acidosi), le sudorazioni profuse, la febbre, la diarrea…, insomma esistono tante situazioni in cui il fabbisogno

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di sale cambia: ma il nostro palato ci dà una dritta (un segnale) saggia, facendoci avvertire la “voglia di sale”… Ma a questo punto bisogna stare attenti: la “voglia di sale” significa voglia di Sale e basta… e non di affettati, formag gi e robe simili (imprinting/abitudini alimentari errate dall’infanzia). Quindi, attenzione ai prodotti animali spesso molto salati. Tutti i prodotti animali (soprattutto la carne muscolare)

e orchestrale del nostro corpo il direttore, i sali minerali ncipali e gli oligoelementi gli altri musicisti producono acidosi… e il rischio è chiaro: “più ne mangio, più ne mangerei”… essendo la carne e/o il formag gio acidificanti… E la voglia di sale (cioè, come avrete capito, la voglia di alcalinizzare) inevitabilmente cresce. Si entra così in un circolo vizioso, che restringe-impedisce sempre di più la capacità di auto-regolazione della salute…. Da qui in poi il sale fa male davvero! 4 - Due parole sull’ipertensione e il rapporto con il sale. Un importantissimo fattore che favorisce l’insorgere dell’ipertensione sono le proteine animali mangiate in eccesso, specie in persone che si muovono poco o niente. “Ciò che nutre il muratore, uccide lo scrivano” dicevano saggiamente i nostri vecchi. Meglio di così non si può semplificare. Le proteine mangiate in eccesso si depositano nella parete basale dei vasi capillari: ne consegue che aumenta la “zona di transito” (=spessore della parete capillare) ad esempio per l’ossigeno, che deve essere trasportato ai tessuti/parenchimi degli organi. E cosa fa il nostro corpo per superare la parete capillare ispessita? Aumenta la pressione per superare la barriera insana… E come fa allora ad aumentare la pressione (intesa come rialzo della “pressione minima” che misurate per esempio in farmacia)? È molto semplice: trattiene Sodio (Na), che a sua volta trattiene l’acqua (principio osmosi). Visto così, si evince il fatto che il Sodio (Na) nel sangue non è la causa dell’ipertensione, ma solo uno stadio intermedio fisiologico (o se volete fisio-patologico) per riuscire a superare la barriera capillare ispessita. Qui mi riferisco nello specifico agli interessantissimi risultati di una ricca vita di ricerca scientifica sulle molteplici “patologie da eccessivo accumulo di proteine” o Eiweiss-Speicherkrankheiten, del prof. Lothar Wendt

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Hering laboratori – Viale dello Sviluppo, 6 – 97015 Modica (Rg) – tel. 0932 777515 – info@heringlaboratori.com www.heringlaboratori.com


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(1907-1989), Francoforte (http://www.prof-wendt. de/profdrlotharwendt/ literaturverzeichnis/ 04a7639aef0593b10.php); si tratta di ricerche e risultati gravemente tralasciati dal mondo “accademico”, ma per fortuna ben conosciuti e tramandati in ambito della medicina biologica, soprattutto in Germania. 5 - Vi elenco ora alcuni trucchi pratici: - Lavate i bambini sempre e solo in acqua salata (la “sorella” del liquido amniotico): approfittate di lavare il nasino, così vi risparmiate di aspirare il muco (antipaticissimo e molto stressante per il lattante). - Usate il sale naturale/integrale per l’aerosol, anche un po’ più concentrato (soluzione ipertonica). - Non salate mai la carne, ma i contorni di verdure sì: aiuta a memorizzare sale=verdura. - L’acqua + il sale integrale è favoloso per disinfettare ferite, favorire guarigioni, rigenerare dermatiti. - Il sale scaldato a secco (avvolto in sacchetto/federa di tela, o lana, eccetera) aiuta ad alleviare i dolori reumatici. - Chi non l’avesse ancora capito: il Sale Iodato, tanto di moda, è sale raffinato (Na Cl) a cui viene (ri-)aggiunto Iodio (il cosiddetto Ioduro di Potassio). A mio avviso

è proprio una tristissima soluzione… Quindi, regolatevi voi stessi: informatevi, studiate, ragionate… e poi decidete voi responsabilmente quale Sale usare per la vostra salute. - Fatelo assaggiare presto ai bambini (intorno agli 8-9 mesi di età) magari sotto forma di un patè di Olive (bio). Ne vanno matti (ovvio: è salato!), perchè l’oliva fa anche da “iniziatore” per i vegetali di gusto amaro… così da più grandicelli vi mangeranno pure i radicchi in padella, i broccoli, e tutte quelle verdure di sapore più rustico, amarognoli appunto. - Non fatevi scappare la delizia del vero “Fior di Sale”… raccolto a mano in certe condizioni climatiche… Mi rivolgo a coloro che desiderano assaporare… l’anima del mare! Concludo qui, anche se ci sarebbero ancora tantissimi aspetti da sviscerare. L’argomento è vasto e un po’ spinoso. Per i curiosi consiglio di consultare la voce “Il sale fa bene” sul mio blog, dove troverete altri consigli pratici. Riassumiamo quindi che il sal nostrum, cioè il NostroSale-Quotidiano significa: Sale Marino Naturale, Integrale, Non raffinato, volendo anche sale dell’Himalaya… apportato sul cibo di qualità (che sono viveri!) con la propria mano. Rappresenta un piccolo gesto

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quotidiano: rituale, autogestito, auto-responsabile, seguendo il proprio istinto, e la consapevolezza della sua saporita preziosità per la nostra Salute. Sapere è potere. And at last but not least vi ricordo, comunque, un concetto antico più attuale che mai, già espresso dal grande Paracelso che ha sempre sottolineato che dalla dose dipende che si tratti di un veleno o meno. Per l’amore di correttezza vi riporto la frase originale, più complessa, ma il senso sopra nominato rimane tale quale: “Omnia venenum sunt: nec sine veneno quicquam existit. Dosis sola facit, ut venenum non fit.” “Tutto è veleno, e nulla esiste senza veleno. Solo la dose fa in modo che il veleno non faccia effetto.” Buona vita… e che sia saporita, allegra e sapiente.

Sabine Eck nasce nel 1956 in Bassa Sassonia, Germania. Medico, dal 1988 Libera Professionista in Medicina Naturale. Da giovane matura esperienze in ambito creativo, sociale e tecnico. Nel 1978 si trasferisce in Italia. Consegue il diploma in Disegno Anatomico presso l’Istituto Ortopedico Rizzoli e successivamente si laurea in Medicina e Chirurgia a Bologna. Collabora a un importante Progetto Sociale sui colli bolognesi, Ca’ Shin. Da oltre 20 anni è docente sui principi della Medicina Naturale per medici e professionisti del ramo. Tiene regolarmente conferenze per il pubblico. Dal 2011 è presente in rete in diverse realtà di informazione, e opera anche attraverso il blog personale www.sabineeck.com



infinite sfumature di rosso akech, Appunti di viaggio a Marr umature sf se io gl vi ra me te ni fi tra le in no... e tonalità che la colora

Ae

roporto di Milano Malpensa - Marrakech Menara Airport. Easyjet, volo economico. Alle sei partenza. Arrivo a Marrakech ore nove locali. Lascio Milano, orrenda, stressata, arrestata, maleodorante..., lascio tutto questo, stufo... Ho un incontro di lavoro in Marocco… È il quinto viaggio che faccio qui, sono stanco, carico di disegni, ma so che Marrakech in qualche maniera mi farà un po’ sognare... È un lusso di questi tempi ‘progettare architettura’, e mi lascio andare volentieri… L’ultima volta vi ho promesso un articolo…, vi scrivo invece rileggendo i miei appunti di viaggio… Non sono uno scrittore, sono semplicemente un architetto e vi scrivo a braccio, così come parlerei a un amico o a una amica, un po’ senza cerniere…

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di Guido Matta


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Ho la fortuna di progettare un edificio in questa città e questo, vi assicuro, è un privilegio per un architetto italiano, dati i tempi non facili che tutti viviamo. Mi permette di conoscere liberamente persone, di visitare luoghi assieme alle persone che ci vivono tutti i giorni, o che lì si recano tutti i santi giorni, che ci lavorano... con la loro maniera di pensare, la loro cultura, e la loro architettura. Dimenticavo alcune notizie fondamentali per iniziare a viaggiare con me: Marrakech è in Marocco, ai piedi dell’alto Atlante, montagne che assomigliano alle Alpi alte fino a più di 4.000 metri, non lontana dal Sahara, contornata da una campagna dall’agricoltura ricca e molto sviluppata, nel centro sud della nazione, a 150 km dal mare. Clima ideale, secco, ricca di acqua, di verde, di vino e di donne berbere bellissime. I tre simboli della città, noti in tutto il mondo, soprattutto musulmano, sono: 1 - il minareto di Koutoubia 2 - la piazza di Jemaa el Fna 3 - il colore rosso... in tutte le sue sfumature e tonalità. Non basta il tempo e uno scritto per descrivere le sensazioni che si provano arrivando in questa città... Visitatela! Io mi limiterò solo a scrivere alcuni elementi, o fatti, che reputo fondamentali per capire maggiormente Marrakech, e per capire “il progetto”…, ricordate? Le porte... Il muezzin o in arabo il mu’adhin in cima alla Koutoubia scandisce cinque volte al giorno tutti i giorni e tutte le notti dal 1070 d. C. le regole di comportamento sociale e religioso delle persone interpretando il Corano. La gente di Marrakech, nella piazza di Jemaa el Fna, due volte al giorno, tutti i giorni e tutte le notti dal 1070 d. C., monta, smonta e rimonta e smonta i propri banchetti riempiendo la piazza di tavoli, attrezzature, baracchini, banchetti, tappeti e tende, e le riempie di tutto l’immaginabile: cibo, serpenti, tavole imbandite, incantatori, suonatori, spezie, lampade, scimmie, sete, fuochi e fumo, e centinaia e centinaia di persone..., tutti i santi giorni…, tutte le notti…, in una spirale continua. Tutti i giorni e tutte le notti, dal 1071 d. C., Marrakech La rossa, muta il suo colore assumendo tutte le sfumature e le tonalità del suo colore, tutti i giorni, tutte le notti, col sole e

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con la luna. Quando volo a Marrakech frequento delle persone che hanno la pazienza di farmi scoprire la città, i riad, il suk, l’antica kasba, la palmeria... Intanto studio l’architettura. È differente quella marocchina: ha radici africane più antiche, ha regole più complesse, ama la libertà. L’interpretazione delle regole compositive dell’architettura trascendono la rigidità geometrica turco islamica, aprono al benessere, alla trasgressione berbera. I berberi o imazighen, uomini liberi: per questo amo il Marocco, un paese dove un architetto qualsiasi può ancora esprimersi e sognare... A Marrakech giro tra case e mura, tra i giardini lussureggianti di bouganvilles dai colori violenti, palme e rose dall’aroma pungente, a contatto con gente poverissima, o ricchissima, ma sempre sorridente, dove alcuni valori un po’ dimenticati, la capacità di lavorare la materia con le mani, l’ospitalità e la gentilezza, la curiosità, la qualità dei sapori del cibo e la festa, ancora si percepiscono veri, reali. Questo rende la vita di tutti i giorni, nel quotidiano, calma, leggera, normale... Il mio progetto inizia qui, a Hivernage fuori le mura, nel più elegante e moderno quartiere di Marrakech, tra caffè e ristoranti, dove si fondono la libertà trasgressiva berbera, e il gusto coloniale francese... … Ma di questo vi racconterò nel prossimo numero… Arrivederci.

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Guido Matta, classe 1953, è originario di Cagliari e vive tra Treviso, Losanna e Milano. Si è laureato all’Università di Architettura a Venezia nel 1977, allievo di Carlo Scarpa ha maturato la sua esperienza nei diversi ambiti dell’architettura, partecipando alla ricostruzione di Napoli e di Budva dopo il terremoto; nel campo del disegno industriale disegnando vetri e oggetti di interni per vari aziende italiane; collabora con Artemide ed è consulente per L’Oreal Paris internazionale nel campo del concept beauty design per i marchi del lusso. Suoi i progetti delle sedi in 15 capitali europee. In fase di apertura a febbraio 2014 i cantieri di Zurigo e Vienna. Si è specializzato in Bio-Architettura collaborando a vari progetti internazionali con Horst Rekelbaker ceo di Aveda e di Intelligents Nutrients co a Minneapolis, dove ha incontrato esperti aborigeni, indiani americani, profumieri giapponesi e scienziati Urukuru. In fase di progettazione c’è una spa a Doha, e un ristorante sky-bar a Marrakech. Non ama ripetere i progetti, non ama copiare i progetti. Non è sicuramente lo stesso di 35 anni fa e non sa esattamente cosa farà domani... Non aggiorna il suo sito web... e non ama rispondere al portatile quando è davanti al... pissoir...! Per contatti: www.guidomatta.com



'Tuina', la nobile arte del massaggio tradizionale cinese

Il

massaggio cinese ha una storia molto antica…, che si perde nella notte dei tempi! Di sicuro fu la prima tecnica terapeutica che è stata utilizzata dall’uomo per il trattamento delle malattie e dei dolori. Circa 500.000 anni fa l’uomo iniziò a costruire i primi utensili di pietra e la stagione della caccia rappresentava un periodo in cui “i traumi” per l’uomo antico costituivano un importante problema/pericolo per sé e per gli altri componenti della tribù, e se non era in perfetta forma fisica non era certo in grado di affrontare lunghi periodi fuori dalla sua cerchia di persone, e il rischio di morte era sempre in agguato. Istintivamente l’auto-massaggio, oppure il massaggio effettuato dai componenti della sua tribù, entrò a far parte integrante delle sue abitudini, oltre a essere efficaci rimedi per la cura e il mantenimento della salute. In quel periodo l’alimentazione era carente, l’acqua non era depurata, erano presenti malattie del sistema digerente, il vestiario non era adeguato, e tutto ciò favoriva l’insorgere di patologie reumatiche. Pian piano si incominciò a sviluppare la tecnica del frizionamento, generando calore nella zona trattata, riducendo così i sintomi nelle zone dolenti.

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Il massaggio cinese o massoterapia fu la prima tecnica terapeutica per il trattamento di malattie e dolori

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di Maurizio Mazzarelli


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Purtroppo di quel periodo non ci sono testimonianze scritte di queste tecniche, ma il 2.600 a. C. rappresenta il momento in cui ebbe inizio la storia documentata della massoterapia cinese. In questa epoca vissero i primi terapisti di cui ci è giunta notizia, i quali attuarono le prime tecniche. Qi Bo, Dai QJi, Yu Fu, furono nomi illustri che fecero la storia di questa nobile arte, erano i

tecnici del massaggio conosciuti in Cina, e vissero tra il 2.600 a. C. e il 2.100 a. C. Intorno al 400 a. C. (periodo degli stati combattenti) venne compilato “il classico” di medicina interna “Huangdi Neijing” dell’imperatore giallo Huangdi: esso rappresenta una sorta di bibbia della medicina cinese, scritta sotto forma di dialogo: l’imperatore Huangdi pone delle domande al

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medico Qi Bo, e quest’ultimo, rispondendogli, parla dei principi della medicina cinese. Un passo di questo antico testo parla delle malattie diffuse nella parte centrale della Cina: una zona pianeggiante, ricca di fiumi e quindi ricca anche di umidità; si parla di persone che soffrivano di “intorpidimenti” alle membra e sintomi molto simili a quelli che attualmente definiremmo casi di artrite reumatoide. Il testo afferma che una buona terapia per il tipo di problema presentato, è il massaggio e l’auto-massaggio, atti a ridurre i sintomi e aumentare le difese immunitarie. Associato a queste due tecniche si consigliavano di praticare esercizi fisici e applicare impacchi caldi. Il periodo evolutivo e di diffusione del massaggio cinese si ebbe durante la dinastia Zhou e quello degli stati combattenti (475-22 a. C.). Una notizia dell’epoca riportata


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nelle cronache era riferita alla guarigione di una partoriente effettuata dal medico Bian Que con l’applicazione di agopuntura e massaggio. Successive notizie sul massaggio si ebbero con la dinastia Tang (618-907 d. C.), e ci fu una notevole spinta allo studio e alla diffusione di tutta la scienza medica tradizionale. Venne fondato “un ospedale imperiale”, e nell’ambito di questa struttura fu creato un reparto destinato alla sola massofisioterapia; venne, inoltre, fondato il collegio Imperiale di Medicina. La riforma degli studi medici varata durante quest’ultima dinastia, stabilì la divisione del personale sanitario addetto al massaggio, in 4 categorie di operatori: professori, medici, tecnici e studenti. Inoltre, la riforma medica pose sullo stesso piano i professori di medicina e quelli del massaggio, dando notevole valore e dignità a quest’ultima categoria di massoterapisti. Le tecniche di massoterapia vennero particolarmente studiate, praticate e perfezionate, e questo ramo della medicina cinese visse un periodo di felice evoluzione, che culminò con lo sviluppo di ben 18 manipolazioni principali, spiegate da Sun Si Miao nel suo testo “Qin Jin Fang”. Alle normali tecniche di manipolazioni se ne aggiunsero alcune molto originali, come quella del bastone di bambù, che, con l’ausilio di uno strumento aggiuntivo chiamato Gua Sha, serviva per l’esecuzione di alcune manovre particolari. E il trattamento con coppette. Il dominio della dinastia Song (960-1279 d. C.) rappresentò un momento di decadimento, il reparto di massaggio fu sospeso nell’ospedale Imperiale e le metodiche terapeutiche persero di importanza; continuò tuttavia a essere praticata tra i ceti più umili della popolazione… Di quest’epoca risale un racconto molto curioso e interessante, risolto con l’applicazione del massaggio, associata all’uso di farmaci: accadde durante un caso di travaglio particolarmente difficile, doloroso e prolungato, risolto dal medico Pang An Shi, proprio mediante l’utilizzo di tecniche di manipolazione con l’applicazione di compresse medicate calde sull’addome della partoriente. Un nuovo impulso allo studio, alla elaborazione, e alla diffusione del massaggio si ebbe con la dinastia Ming (1368-1644 d. C.). Si ricordano almeno un paio di testi divenuti famosi sul massaggio, applicati alle malattie pediatriche: lo “Xiaoer Tuina Bizhi”, cioè Indicazioni segrete del massaggio del bambino, opera di Zhou Zhi Ban; e lo “Xiaoer Anmo Jing”, il classico del massaggio del bambino, opera di Zhen Shi. Altri trattati sulle applicazioni pediatriche del massaggio risalgono alla dinastia Qing (1644-1911 d. C.).

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È con grande onore e orgoglio che lavoriamo con responsabilità e gioia al Servizio della Natura dal lontano 1967 e nel corso di quasi cinquant’anni di appassionata attività e instancabile ricerca abbiamo maturato una forte esperienza nella progettazione e realizzazione di giardini e ambienti verdi. Oggi le soluzioni da noi ideate e realizzate ad personam sono luoghi accoglienti, meravigliosi, rigeneranti, bio-energetici (anche in contesto ospedaliero): opere uniche e armoniose nelle quali ogni angolo desidera esprimere e suscitare emozioni benefiche e giovevoli per il benessere. Percorsi accuratamente studiati di prati, aiuole, macchie di colore, alberi e arbusti, offrono una stupenda e variegata policromia nel corso delle stagioni. Completiamo il nostro impegno nel nostro amato settore con la progettazione e la realizzazione anche di impianti di irrigazione e illuminazione, offrendo così un ulteriore arricchimento degli ambienti esterni-spazi verdi con elementi di arredo, percorsi pedonali, fontane, piscine, giochi di luce e acqua, ponti, laghetti e tanto altro ancora.

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Il XIX secolo rappresenta un ulteriore momento di involuzione della fisioterapia cinese; il massaggio passò in secondo piano, esso dunque sopravisse soltanto grazie all’uso popolare, in particolar modo nelle zone rurali. L’ultimo periodo della dinastia Qing rappresenta un’epoca di oscurantismo per tutta la medicina cinese, che venne relegata a un ruolo di scarsa importanza, a causa della censura imperiale. Con la fondazione della Nuova Cina (1949) rifiorisce e si riscopre tutta la Medicina Tradizionale Cinese: dagli anni ‘50 in poi lo sforzo del governo popolare si è sempre più indirizzato verso la ri-valorizzazione dell’antica scienza medica tradizionale. Sono state fondate molte Accademie di Medicina Tradizionale Cinese nelle maggiori città della Cina e ognuno di questi istituti dispone di un dipartimento dedicato al massaggio. La ricerca sul massaggio si svolge attualmente secondo due direttive: da una parte il tentativo di scoprire nuove metodiche; e dall’altra la riscoperta e la rivalorizzazione di antiche tecniche, che tutt’ora vengono usate dagli anziani medici tradizionali, alcuni di loro ancora in vita. La massoterapia cinese (massoterapia=procedimento terapeutico effettuato mediante massaggio. Il termine massaggio, invece, deriva dal greco massein, che significa “impastare”, “modellare”) adotta due terminologie: – Tuina: si tratta di un’antica parola, che risale al periodo anteriore alla dinastia Ming, composta da due ideogrammi: Tui, che significa spingere; e Na, che significa afferrare. – Anmo: è un termine coniato successivamente la dinastia Ming, formato da An, che significa premere, e da Mo, che significa frizionare.

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I due termini Tuina e Anmo vengono attualmente usati indifferentemente nel linguaggio comune, anche se ci sono delle differenze: la tecnica Anmo equivale a un uso più leggero di manipolazione, mentre il Tuina equivale a manipolazioni più vigorose con associazione delle mobilizzazioni articolari. La teoria medica cinese afferma che l’efficacia del massaggio dipende molto dalla sua capacità di armonizzare lo Yin e lo Yang del nostro organismo e di regolare gli organi interni (Zang) e i visceri (Fu); i canali di agopuntura sia primari che secondari (Jing Luo) sono stimolati per far

defluire meglio l’energia, o Qi (si pronuncia “ci” in italiano), il sangue (Xue), e per migliorare la mobilità articolare. L’efficacia del massaggio si fonda su 3 principi importanti: – riequilibrio funzionale – rafforzamento delle difese immunitarie – stimolazione della circolazione del sangue. Le tecniche del massaggio Le manipolazioni-base sono otto, fino ad arrivare a trentadue e più tecniche ausiliarie manipolative. Le prime otto sono le seguenti: Tui = spingere Na = afferrare An = premere o pressione

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Mo = strofinare o frizionare Rou = impastare Nie = pinzettare Cuo = stilettare (premere con 2 dita come se fossero aghi) Gun = arrotolamento ulnare con dorso della mano Queste manipolazioni sopra citate agiscono direttamente sui canali di agopuntura, su fasce muscolari, e aree ben specifiche del nostro corpo, laddove è localizzata una sofferenza fisica. Le applicazioni sono tantissime e hanno i seguenti effetti: – terapeutico (riequilibrio degli organi interni e della psiche, patologie della schiena, sindromi cervicali, articolazioni, riduzione della


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sofferenza muscolo-articolare). – benessere (contratture, rilassamento, mantenimento, tonificazione dei muscoli e dei tendini). – estetico (drenaggio dei liquidi e riduzione delle masse adipose, riduzione di rughe al viso e collo). Per diventare operatori di questa nobile arte terapeutica è necessario frequentare una scuola specializzata, che dura 3 anni. La qualifica che si ottiene non è da meno rispetto a quella di un operatore di Fisioterapia, Osteopatia, Chiropratica, Shiatsu, e di massaggio sportivo: del resto tutte hanno avuto origine proprio dal Tuina (uno dei massaggi più

antichi del mondo!), seppur ancora molto poco conosciuto dal pubblico occidentale… Prossimamente sarò felice di parlarvi di questa tecnica di massaggio dalle tante virtù (anche applicata ai neonati e ai bambini più grandicelli per risolvere tanti piccoli e grandi problemi, e per rafforzare il legame tra figli e genitori...). Vi consiglio davvero di scoprire il massaggio Tuina e conoscerlo più da vicino! Alla prossima puntata…

Le

scuole riconosciute per il massaggio Tuina Accademia Italiana di Medicina Cinese, L’Aquila Accademia Italiana Filosofie Orientali, Lecco e Grosseto Associazione Il Giardino, Trieste Associazione Qi, Palermo Centro Studi Discipline Orientali, Firenze Istituto Italo Cinese Centroriente, Torino Scuola San Bao, Torino Istituto Shen - Scuola di Massaggio Cinese, Biella Istituto Superiore di Medicina Tradizionale Cinese Villa Giada, Roma La Mandragora, Palermo Scuola di Agopuntura di Firenze e Sardegna Scuola Ming Men, Verona

Maurizio Mazzarelli è operatore del massaggio cinese Tuina e istruttore di Qigong. È aderente alla federazione F.I.S.T.Q. (Federazione Italiana delle Scuole di Tuina e Qigong). Per ulteriori info: www.gliamicideltao.it

ScuolaTao, Bologna e Milano Centro Olistico Tunatao - CEOLT, Prato Accademia di Discipline Orientali, Cagliari Accademia di Medicina Tradizionale Cinese, Milano Wu Wei - Accademia delle Discipline Orientali

Le scuole in Europa: Accademia di medicina orientale, sede a Bissone nel Canton Ticino (Svizzera Italiana) www.accademiadimedicineorientali.it College of integrated chinese medicine, a Berkshire in Inghilterra nei pressi di Londra www.acupuncturecollege.org.uk

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L’arte della calligrafia

Ho

intervistato per i lettori più curiosi di Salute? Sì, grazie una donna molto speciale, e sempre in giro per il mondo per lavoro. Ma, pur tra una partenza e un’altra, ci ha voluto dedicare affettuosamente e con gioia il suo (poco) tempo: Monica Dengo. Padovana, classe 1966, da oltre vent’anni si è appassionata e promuove a livello internazionale un’arte molto particolare: la calligrafia. Calligrafa, designer e artista ha vissuto e studiato in California per molti anni e ha insegnato e insegna negli Stati Uniti, Giappone, Canada, Francia, Germania, Belgio, Svizzera. Organizza laboratori e workshops in Italia, e collabora con la Fondazione dei Musei Civici Veneziani, con il Centro Internazionale Arti Calligrafiche di Arezzo, e con l’Istituto Comprensivo di

Intervista a Monica Dengo

di Silvia Nicoletti

La scrittura a mano… roba d’altri tempi? In disuso e inutile… o no?

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Dal greco calos che significa ‘bello’, e da graphia che significa ‘scrittura’, la parola calligrafia è in Occidente “l’arte della bella scrittura”. “La via della scrittura”, invece, in Oriente. L’origine e la storia della “scrittura a mano” si perde nella notte dei tempi. Ce ne parli, mettendo a confronto Terranuova Bracciolini, Arezzo. la calligrafia occidentale con quella orientale? Grazie ai suoi due figli si è Mi fai una domanda avvicinata al mondo della ampissima… scuola pubblica italiana Calligrafia, una parola che realizzando un suo progetto nasce dopo l’avvento della didattico per l’apprendimento stampa, per noi occidentali è in del corsivo italico nelle classi effetti ‘la bella scrittura’. elementari. Ha ideato il sito Fino a qualche tempo fa www.scritturacorsiva.it di cui la parola “calligrafico” era accenna nell’intervista, e ha indicata nel vocabolario come scritto libri. I suoi lavori si possono vedere sinonimo di ‘esageratamente nel sito www.monicadengo.com adornato e superficiale’. Ancor oggi una buona parte della e www.freehandwriting.net calligrafia resta legata alla decorazione. Mentre in realtà calligrafia è una parola lontana, irraggiungibile, … scrittura a mano…: è legata all’esperienza intima di ciascuno di noi. In Oriente “la via della scrittura” ha un forte legame con la filosofia e con l’arte e lo strumento di scrittura, il pennello, è lo stesso del disegno. Oggi, con l’enorme diffusione dei mezzi digitali sembra venir meno la necessità pratica di scrivere a mano… In realtà proprio ora, più che mai, ci rendiamo conto che la scrittura

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a mano ha un valore che va ben oltre la comunicazione del testo. L’atto di scrivere inteso come produzione di un segno su una superficie con l’intento di comunicare, risale all’origine dell’essere umano. È legato a un fondamentale bisogno di espressione della persona. Recenti studi hanno dimostrato che quando scriviamo a mano attiviamo aree del cervello diverse da quelle attivate quando scriviamo con una tastiera e pare che i pensieri si fissino meglio quando scriviamo a mano. Della tua arte ne hai fatto un mestiere: da dove nasce questo tuo profondo interesse per la scrittura a mano, intesa come potente mezzo di comunicazione della nostra umanità? È ancora utile? Che messaggio porta? Io credo sia indispensabile. Un mondo in cui le persone non imparano a scrivere sporcandosi le dita è… L’incontro con la calligrafia è stato casuale, o meglio non pianificato come tutte le esperienze nella mia vita, e me ne sono subito innamorata. Poi ci sono stati lunghi studi da autodidatta, viaggi, e pian piano la scoperta di ciò che veramente mi interessava. Ho avuto anche momenti di sconforto, in cui mi chiedevo a cosa servisse imparare a scrivere con un pennino, irrigidire la schiena, ripetere in continuazione queste lettere alla ricerca delle forme perfette. In effetti, non era proprio quello che cercavo… Ma nel momento in cui ho capito che la scrittura a mano e la calligrafia erano un’unica storia, tutto è cambiato! L’uso dello spazio a partire dall’alfabeto, per arrivare al testo, con l’uso di pennarelli con punta quadra e punta a pennello per ottenere linee grosse e sottili, e infine libri cuciti a mano…, cose d’altri tempi? Come si svolge un corso di calligrafia tenuto da te? Chi sono i partecipanti? Perché decidono di iscriversi? Quali sono i benefici che scaturiscono da questa attività? Ha effetti terapeutici? Non voglio assolutamente parlare di effetti terapeutici, né accostare il mio lavoro a quello del grafologo… Diciamo che lavoro in due ambiti, quello dei bambini e quello degli adulti: aiuto i bambini a conoscere le regole di una buona scrittura a mano e gli adulti a rompere quelle regole che hanno acquisito senza conoscerle. In qualche modo apriamo una strada all’espressione artistica. Ai miei corsi vengono spesso persone che avrebbero voluto scegliere un percorso artistico nella vita, ma poi hanno preso altre direzioni. L’approccio attraverso la scrittura a mano, e poi pian piano verso l’espressione con il segno scritto,

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La Calligrafia, potente mezzo di comunicazione della nostra umanità


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rende ancora possibile questa scelta, perché ciascuno viene ai miei corsi portando già un bagaglio di conoscenze, anni di esercizio della scrittura a mano, anche quando la ritengono brutta. Da anni organizzi laboratori ludici (Le Penne in Pugno) nella scuola primaria in Italia, per insegnare un diverso modello di scrittura. Perché pensi che la scrittura manuale sia una forma d’arte visiva personale da non sottovalutare? Quali giovamenti concreti ottengono i bambini? In che cosa li aiuta? Ormai non insegno più direttamente ai bambini. Da qualche tempo abbiamo formato, infatti, un gruppo di docenti che lavorano sul territorio, di cui potete trovare tutte le informazioni al sito www.scritturacorsiva.it. Proprio in questo periodo stiamo preparando una masterclass con l’Università Ca’ Foscari di Venezia per formare docenti, che a loro volta possano trasmettere agli insegnanti nelle scuole l’Italia la conoscenza della scrittura a mano, le forme, la direzione dei tratti, la spaziatura, la storia. In un mondo digitale come il nostro… dove si colloca la calligrafia? Ho iniziato a capire l’importanza della mia

materia una quindicina d’anni fa, insegnando calligrafia sperimentale all’Academy fo Art University di San Francisco, in California. Gli studenti venivano da me per potersi proprio allontanare dal computer, per sporcarsi le mani, ma anche per poter creare e sperimentare “fuori dalla gabbia”, nello spazio libero.

che ci appartiene da sempre, e che stiamo via via perdendo e ancor peggio dimenticando… A presto, buon lavoro, buon viaggio e grazie per ciò che fai, del ‘cammino’ che proponi e che fai ri-scoprire all’umanità! Grazie a te! Anch’io vi seguirò nel vostro percorso di questa nuova rivista, una bella idea, tanto necessaria…

Esistono ‘belle’ grafie e ‘brutte’ grafie? Il termine ‘calli’grafia, almeno nelle mie lezioni, ha un significato completamente diverso da quello originario di ‘bella scrittura’. Calligrafia è scrivere nello spazio libero, uscire dal solco delle righe, accettare la propria scrittura, il proprio segno e poi farne il punto di forza per una ricerca artistica… Grazie Monica, prima di tutto del tempo che ci hai dedicato, sei infatti di fretta e di nuovo in partenza… Le tue parole sono sufficienti per farci riflettere…, un ottimo spunto per condurre (chi lo desidererà) ad approfondire questo inconsueto argomento (sepolto dai più), questa nostra sfera intima... Sì, ci aiuteranno a mettere in discussione l’abitudine ormai consueta (e sembra proprio ormai irrinunciabile) di scrivere tutto attraverso tastiere… a scapito di qualcosa di atavico, antico, personale,

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Silvia Nicoletti promuove con entusiasmo modus vivendi consapevoli da oltre 20 anni, grazie anche all’incontro nel cammino della sua vita con numerose persone “speciali”, o angeli guida come ama definirli con immensa gratitudine. Di anno in anno la cerchia di queste anime illuminate e illuminanti aumenta intorno a lei. Fa scoperte tutti i giorni. Ritiene “l’alimentazione sana” un ottimo e valido punto di partenza per vivere bene e più a contatto con sé stessi. Classe 1965, bolognese, negli ultimi anni si è appassionata e dedicata all’editing, in particolare alla realizzazione e divulgazione di progetti editoriali condivisi da più persone per il bene collettivo. Considera vitale il contatto con la Natura. Questo nuovo progetto editoriale lo sente come un semino piantato, fra i tanti, da parte di persone di buona volontà, che si augura possa contribuire a creare buoni frutti per l’umanità futura: coscienza, mente e cuore del cosmo... silniceditor@gmail.com



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La cucina è come l’antro dell’alchimista, dove i cibi cuociono, ribollono, i liquidi fermentano e vengono alla fine raccolti dal cuoco/alchimista. La cottura è dunque l’operazione che trasforma il cibo crudo in una preparazione gastronomica. Per ottenere i migliori risultati occorrono gli attrezzi, gli utensili, i recipienti di cottura e i materiali più adatti: noi dell’Alberghiera Medagliani forniamo tutto questo, da oltre

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Alga Clorella, ovvero la pappa reale verde

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alghe marine e quelle d’acqua dolce sono fra le più antiche forme di vita esistenti sulla terra. Quelle color verde-azzurro (responsabili della produzione di ossigeno nei mari e nei laghi essendo i più efficienti fotosintetizzatori del pianeta) crescono nelle acque basse, mentre le rosse, gialle e brune vivono in acque più profonde. Esse costituiscono un cibo assai importante, grazie alle loro preziosissime caratteristiche nutrizionali, utilizzate da tempo immemorabile come alimento in molte parti del mondo affacciate sull’Oceano Pacifico (la cucina orientale e quella macrobiotica ne fanno largo uso). Vengono utilizzate anche come integratori alimentari sotto forma di polvere di alghe essicate e di capsule di alghe in polvere o compresse/tavolette (farmacie ed erboristerie). Vengono anche

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Non si tratta di aggiungere anni alla Vita, ma Vita agli anni (Alexis Carrel)

di Francesco Walter Pansini


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impiegate in cosmetica grazie ai loro principi attivi. Tra quelle di acqua salata e/o salmastra vi ricordo le più conosciute come ad esempio la Kombu o Kelp, la Nori, l’Arame, la Wakame, la Hijiki, la Agar agar, la Dulse… E tra quelle d’acqua dolce cito la Klamath, la Spirulina, la Clorella… Proprio su quest’ultima mi vorrei soffermare con voi in questo articolo. Microalga verde, unicellulare, la Chlorella pyrenoidosa possiede innumerevoli proprietà e dovrebbe costituire davvero un nostro alleato quotidiano! È un ottimo ricostituente in caso di stanchezza e debolezza fisica, tanto che qualcuno la definisce “la pappa reale verde”, ottima nella stagione primaverile! Infatti è un’alga ricchissima del carburante verde delle piante, cioè di clorofilla (parola che deriva dal greco: chloros significa verde, e phyllon foglia), ‘la linfa’ presente in ogni pianta che conferisce alle foglie il caratteristico colore verde. La buona salute dei vegetali dipende proprio dalla fotosintesi clorofilliana: un meraviglioso meccanismo biologico grazie al quale le piante usano la luce solare per produrre energia e ossigeno. Anche il nostro corpo, così come le piante, nei mesi invernali soprattutto, vista la scarsità di luce solare, può apparire “appassito” e il

colorito della nostra pelle è spento e si ha un generale calo di energia, ma che possiamo prevenire grazie appunto alla clorofilla, che risveglia il nostro metabolismo, donandoci energia fisica e mentale (grazie al potere del sole racchiuso in essa!). L’alga Clorella ne contiene la più alta quantità nota in un vegetale, il ‘sangue verde’ della vita vegetale, con una struttura chimica molto simile all’emoglobina, il “nostro trasportatore” di ossigeno, che rende rosso il sangue (globuli rossi). Molti studi hanno riconosciuto l’importanza della clorofilla nella nostra dieta alimentare come riequilibrante dell’intestino e acceleratore della cicatrizzazione dei tessuti (ottima dunque anche in casi di ulcere o emorroidi), elimina gli odori del corpo, riduce il dolore provocato dalle infiammazioni, placa le allergie, e aiuta l’assorbimento di calcio. Le verdure sono buone fonti di clorofilla, si sa, ma la Clorella con il suo 4% ne ha più di cinque volte dell’erba di grano, dodici volte più dell’orzo e di quasi dieci volte più dell’erba medica. L’altissima presenza di clorofilla permette alla Clorella di limitare i danni di tossine biologiche come quelle di certi funghi, oltre a favorire l’utilizzo dell’ossigeno da parte delle cellule.

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Rispetto all’alga Spirulina, la Clorella è molto più ricca (4-5 volte) di ferro, clorofilla, e B12. Entrambe aumentano gli interferoni, gli ormoni che sostengono la naturale risposta antivirale e anticancro del corpo. Inoltre, queste due alghe contengono ognuna circa il 60% di proteine di alta qualità. Il potere di sopravvivenza e di riproduzione della Clorella è dovuto a un gruppo di sostanze denominato nel 1950 dal Dr. Fujimaki del Tokio Science Institute, “C.G.F.” Chlorella Growth Factor, ovvero Fattore di Crescita della Clorella: esso favorisce la crescita di bambini, piante e di giovani animali, e promuove la guarigione di organi e tessuti danneggiati. Tale capacità sembra attribuibile al contenuto percentualmente alto in acidi nucleici (DNA, RNA), che stimolano i processi di crescita, appunto. È noto che il C.G.F. è prodotto durante la fotosintesi e permette alla Clorella di crescere molto rapidamente. La nostra alga contiene interessanti quantità di calcio, magnesio, ferro, zinco, fosforo, iodio, potassio (ben 992 mg per 100 g), vitamine: A, B1, B2, B6, B12, C, E, K; niacina, acido pantotenico e anche acido folico, ben 1,2 mg per 100 g. L’apporto di queste potenti vitamine


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antiossidanti quali Betacarotene (o Vitamina A), Vitamine del gruppo B (come la B12 tanto difficile da reperire in natura), Vitamina C e Vitamina E la rende speciale per il rinforzo del sistema immunitario, riducendo il livello dei radicali liberi. Consigliata quindi nelle anemie e per regolarizzare le mestruazioni è anche molto efficace nel trattamento delle affezioni respiratorie come sinusite, rinite, influenza, mal di gola, tonsille infiammate. È un po’ più difficile da digerire rispetto ad altre alghe, ma il problema si risolve facilmente masticandola in bocca per almeno due minuti, affinché non sia indigesta. Migliora le condizioni dei diabetici e degli asmatici, e rivitalizza il sistema vascolare migliorando le vene varicose. Inoltre rinforza e protegge il fegato. Questa alga contribuisce a normalizzare il transito intestinale e a ricostituire la sua flora. Agisce come calmante in caso di nervosismo e favorisce il sonno, abbassa il tasso di colesterolo LDL (colesterolo “cattivo”) e alza l’HDL (colesterolo “buono”). La dose terapeutica efficace è di circa 1-2 g al giorno, ma non ci sono limiti di assunzione. La ricerca scientifica indica che il suo

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uso regolare impedisce le disfunzioni cardiache, riduce l’alta pressione e il colesterolo. È stato osservato che la somministrazione della Clorella è in grado di rafforzare le difese immunitarie contro batteri quali E. coli, Listeria monocytogenes e Citomegacariovirus. Questo effetto non è dovuto a un’azione diretta contro i patogeni, ma a una risposta immunitaria più efficace. La causa principale di carenza di vitamina B12 è un termine che i ricercatori chiamano “sindrome da malassorbimento alimentarecobalamina”. Cobalamina è il termine scientifico per la vitamina B12. Questa si definisce quando la parete dello stomaco perde la sua capacità di produrre il fattore intrinseco: una proteina che si lega alla vitamina B12 e permette al corpo di assorbirla alla fine dell’intestino. Senza adeguati livelli di B12 nel sangue, si possono sperimentare sintomi correlati a bassa energia, affaticamento mentale, cambiamenti di umore, difficoltà del sonno. L’energia dipende anche dalla conversione efficiente dei carboidrati e acidi grassi in glucosio, fonte nel nostro corpo di combustibile, e la B12 svolge un ruolo importante in tale conversione. Altra cosa è assumere la B12


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da sola o comunque slegata da un insieme naturale di fattori nutrizionali che la equilibrano. La vitamina B12, inoltre, aiuta l’acido folico a regolare la formazione dei globuli rossi, e facilita l’organismo a utilizzare il ferro. Forse a qualcuno sfugge l’importanza di questa vitamina (B12) rintracciabile più comunemente nella carne. Ad esempio, è anche importante per il morbo celiaco, i vermi intestinali, l’artrite reumatoide, le malattie degenerative delle articolazioni, l’epilessia, i disturbi neuropsichici, la neurite, la sclerosi multipla, le vertigini, l’angina pectoris, l’arteriosclerosi e l’aterosclerosi, la cirrosi epatica, l’esaurimento surrenale, l’osteoporosi, l’herpes zoster, i postumi da intossicazione, la sindrome da affaticamento cronico, il sovrappeso/l’obesità. Alcuni terapeuti, soprattutto tedeschi, prescrivono fino a 25 g al giorno per stati di grave intossicazione da metalli pesanti e per questo sono disponibili confezioni da mezzo chilo. Infatti, l’alga Clorella ha il grande merito/capacità di legare e poi rimuovere il cadmio, il mercurio, l’alluminio e il piombo. I metalli pesanti sono purtroppo assai diffusi nell’ambiente e nel cibo che mangiamo e il loro accumulo nell’organismo può causare

problemi nervosi, malattie immunitarie e tumori: gli organi o gli apparati colpiti sono molto diversi, si va dal sangue al rene, al sistema nervoso centrale o periferico, al sistema respiratorio, all’apparato gastrointestinale, all’apparato cardiovascolare e alla cute. La Clorella è un’ottima fonte di micro-nutrienti per i digiuni o diete rigide. Contiene glutatione, il più potente e importante antiossidante, disattivatore di radicali liberi, prodotto dal nostro organismo, presente in tutte le nostre cellule. Considerando che le sue proteine hanno tutti gli aminoacidi essenziali (come la carne) pari a circa il 60% del suo peso, la Clorella può sopperire validamente all’assenza di alimenti mantenendo un minimo di “approvvigionamento”. Dallo studio effettuato da ricercatori dell’University of South Florida (Usa) pubblicato su The Open Tissue Engineering and Regenerative Medicine Journal, emerge che gli integratori a base dell’alga Clorella hanno dimostrato di ritardare e di prevenire lo sviluppo della Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA), l’insorgenza, e la progressione della malattia. L’assunzione di questo e altri “tonici integrali” sono utili a mantenere in efficienza

la nostra “macchina biologica” e il nostro umore, elementi indispensabili per mantenere le condizioni ideali della vita, anche contro i tumori stessi. Vale la pena di tentare il ringiovanimento, che ne dite? Perlomeno ci fa sentire forti, giovani, in forma, di buon umore e tutto a costi accettabili: circa mezzo euro al grammo… molto meno di un caffè o due sigarette… Imparate a conoscere la pappa reale verde! Alla prossima…

Francesco Walter Pansini si è diplomato in Erboristeria nel 1989 all’Università di Urbino. Con vari ruoli ha lavorato costantemente nel settore dal 1982. Nel 1993 ha fondato l’ALISTER Friuli Venezia Giulia, Associazione per la Libertà di Scelta delle Terapie Mediche, di cui è tuttora il vice Presidente. È giornalista pubblicista e dal 2002 direttore responsabile della rivista trimestrale “Salute & Diritti”, giornale dell’ALISTER. Nel 1993 è stato il promotore e uno dei tre presidenti di associazioni locali, fondatori della Federazione del COMILVA (Libertà di Vaccinazione), chiusa nel 2011. Negli ultimi sette anni ha pubblicato altri cinque libri sul tema della salute in diverse edizioni. Da tre anni conduce corsi di Erboristeria all’Università della Terza Età Danilo Dobrina di Trieste e all’Università delle Liberetà Auser sempre di Trieste. Dal 2010 si occupa di una rubrica di cure naturali su “Il Piccolo”, il quotidiano triestino del gruppo Repubblica, e di una rubrica settimanale a Radio Punto Zero, la radio locale più ascoltata nel Friuli Venezia Giulia e Veneto Orientale. Per info e contatti: www.alister.it oppure walterpansini@email.it


La riscoperta dell’orto

Il racconto di Cristiano Bottone

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rissimi lettori, è con grande soddisfazione che in questo mio secondo articolo vi introduco un ospite speciale che si impegna tutti i giorni per un mondo migliore e consapevole, per accendere e nutrire la vostra curiosità, nella speranza di fornirvi informazioni e riflessioni utili, creative e pratiche nella vita quotidiana: si tratta di Cristiano Bottone, che molti di voi sicuramente conoscono già, e se non lo conoscete ecco alcuni dei suoi numerosi riferimenti che potete trovare in rete: www.transitionitalia.it Lui è per me fonte di illuminazioni e quindi sono molto felice di con-dividere con voi questa mia preziosa conoscenza (o “tesoro”, per rifarmi al nome della mia rubrica). Ha accettato con gioia il mio invito a partecipare al nuovo progetto editoriale in occasione di questo nostro secondo ‘incontro’, ed ecco di seguito ciò che ha scritto per tutti noi! Buona lettura, dilettevole e interessante! Alla prossima… A che serve un orto in un’epoca in cui il cibo appare magicamente sugli scaffali degli ipermercati o è accessibile a prezzi bassissimi nei discount? Eppure in tutto il mondo sembra consolidarsi il ritorno e la ri-scoperta di

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di Stefano Parmeggiani


i miei tesori

questa pratica semplice, di questa piccola agricoltura domestica e quotidiana che si affianca alla vita di persone anche molto diverse tra loro. Si va dal vasetto di pomodorini coltivati sul balcone del condominio, alla ri-conversione del giardino di casa in un piccolo micro-cosmo di produzione agricola, fino a progetti più impegnativi di orti collettivi e recupero di terreni per la coltivazione di cereali, frutta, eccetera. C’è una prima spiegazione semplice per questa nuova diffusione ed è la voglia di cibo sano, fresco e delizioso. Sì, perché è evidente che tornare a casa e prepararsi un’insalata appena colta, regala un piacere organolettico semplicemente irraggiungibile… se si utilizzano abitualmente cibi provenienti dalle catene distributive industriali... Qui siamo al primo strato superficiale del “piacere” dell’orto, potente, facile da apprezzare e con-dividere con chiunque. Ogni ospite della vostra tavola può goderne in modo immediato e istintivo, ma, ovviamente, c’è di più. L’orto risponde a un nostro bisogno atavico di riconnessione con “le cose che contano”. Abbiamo bisogno di sapere di saper fare, di scoprire che siamo in grado di produrre almeno un po’ del nostro cibo, di ritrovare il contatto con la terra, le piante, gli insetti, il sole, l’acqua, la pioggia… Sono tutte cose che la società complessa e tecnologica in cui viviamo ha in qualche modo allontanato da noi, ma questo è successo in un’epoca molto recente, dopo migliaia di anni di relazione continua. Questo rapporto fisico con il mondo “vero” ci manca, anche quando non ce ne rendiamo ben conto ed ecco che se si trova un’occasione per ri-allacciarlo, come accade quando si comincia a curare un orto, un sorriso interno e profondo si riaccende, proprio come quando si incontra un vecchio amico. E così sempre più persone, in campagna e in città, cercano e ristabiliscono una loro relazione con la terra, magari anche solo in piccola scala, traendone un giovamento istintivo, che va oltre il gusto di ciò che mangeranno. C’è poi chi non si accontenta nemmeno di questo e sceglie vie ancora più interessanti e sorprendenti. Avrete forse sentito parlare degli orti sinergici, oggi sempre più diffusi. La tecnica sinergica può facilmente essere interpretata come una semplice “tecnica agricola”, un modo per coltivare senza uso di concimi chimici/ sostanze tossiche e con grande rispetto dei processi naturali. Consiste nel creare orti che siano piccoli eco-sistemi bilanciati, in cui le piante si aiutano tra di loro a prosperare, in cui gli insetti utili si sentono a casa e quelli nocivi sono naturalmente respinti, in cui serve poca acqua e nessun concime, in cui l’intervento dell’uomo è leggero e rispettoso dei processi in corso. Il metodo sinergico si è evoluto dalle idee dell’agricoltura naturale di Masanobo Fukuoka e di altri pionieri di queste discipline grazie alle intuizioni e al lavoro di Emilia Hazelip (non perdetevi questo video: https://www.youtube.com/watch?v=duG4DcrhkAU), un’agronoma e naturalista spagnola che ha molto sperimentato questo approccio alla

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i miei tesori

produzione agricola fino alla sua prematura scomparsa nel 2003. Il fascino è davvero grande, ma quelli che sono più interessanti sono gli effetti che una tecnica agricola producono non sulle piante o sul terreno, ma sulle persone che la adottano! Entriamo qui nel valore più profondo, potremmo quasi dire terapeutico, della pratica dell’orto. Il metodo sinergico ci accompagna in un cambio di atteggiamento nei confronti delle cose che ci circondano, ci induce a una forma di pensiero in cui tutte le cose sono collegate e ogni azione produce conseguenze. Nell’orto sinergico l’ortolano diventa un compagno di viaggio delle piante, degli insetti, dei fiori, dei frutti, non più il loro padrone. È qui che si ri-scopre una piacevolissima armonia con la natura di cui facciamo parte. È qui che si capisce che le piante sanno benissimo cosa fare e che prima di zappare, strappare, tagliare dobbiamo imparare a osservare. Il metodo sinergico sposta il nostro punto di osservazione, ci ri-colloca nella natura a cui apparteniamo, ci apre all’ascolto e alla comprensione di ciò che accade, invece che spingerci al controllo. Ci aiuta ad accettare il fatto che le cose non vanno sempre come le abbiamo programmate e che a volte questo porta una sorpresa e un piacere superiore a quello che ci aspettavamo, purché

si sia pronti a coglierlo. Così l’orto può cambiare non solo il modo di mangiare, ma trasforma il nostro modo di essere e di relazionarci con il mondo, sì anche con le persone che ci stanno attorno. Forse è per questo che sempre più spesso gli orti, specialmente quelli sinergici, sono “di comunità”, si fanno in compagnia, sono occasioni per stare assieme in modo diverso. Questo crescente fermento potrebbe essere l’inizio di una vera ri-evoluzione ecologica basata sulla crescita dell’insalata, delle zucchine, ma soprattutto della felicità delle persone.

Abbiamo bisogno di ritrovare il contatto con la terra, le piante, gli insetti, il sole, l’acqua, la pioggia…

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La bocca contiene il nostro vissuto, le nostre esperienze, di solito ben custodite

La saggezza dei denti

dietro... le labbra chiuse

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rliamo ora di Dentosofia, ovvero della saggezza dei denti. Ormai lo sappiamo: ogni singola parte del nostro corpo ci rappresenta, come possiamo vedere in altre discipline quali la riflessologia, l’auricolo-terapia, l’iridologia e molte altre ancora. Secondo il concetto di archetipo di Carl Gustav Jung (1875-1961), custodiamo in noi stessi la memoria del Tutto, dal momento che deriviamo tutti da un’unica cellula primordiale. Quindi non dobbiamo stupirci se ogni malattia, o trauma, viene registrata dai nostri organi, denti compresi.

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di Silvana Santoro


m a s t i ca n d o, m a s t i ca n d o

Gli squilibri della bocca, allora, ci raccontano molto della nostra dis-armonia e sarà peculiare in ognuno di noi a seconda di come re-agiamo alla “perturbazione”. La Dentosofia è iniziata negli anni ‘50, quando i professori francesi Soulet e Besombes osservarono risultati sorprendenti utilizzando apparecchi in caucciù per il mantenimento dei trattamenti ortodontici funzionali. Solo però dagli anni ‘80 iniziarono studi più specifici con i dentisti Rodrigue Mathieu e Michele Montaud, utilizzando come attrezzatura principale l’attivatore, un apparecchio in caucciù, o in silicone, di cui esplorarono gli usi anche come riequilibratore posturale e come ri-elaboratore di problematiche psico-emotive. La sua azione attiva e favorisce le forze di auto-guarigione e con l’accompagnamento del dentista, esperto in questa terapia, la semplice placchetta riuscirà a creare un equilibrio della bocca e quindi del resto del corpo. È una terapia adatta a tutte le età, ma ovviamente fantastica per quei bambini che hanno la bocca dis-equilibrata, e che quindi corrono il rischio di estrazioni di denti per mancanza di spazio. I denti osservati e considerati in questa

ottica non sono più ciò che abbiamo sempre creduto di conoscere, bensì qualcosa di

profondamente diverso, che va ben oltre il semplice fattore meccanico e/o estetico. Non a caso la bocca contiene il nostro vissuto, le nostre esperienze passate e presenti, di solito ben custodite dietro… le labbra chiuse… “Non aprire la bocca”, “Parlare a denti stretti”, ad esempio, sono espressioni correnti, che hanno un preciso valore e significato sul piano inconscio: suggeriscono infatti che ognuno di noi ha dei “segreti” che non vuole far trapelare. Infatti, la bocca è sempre stata carica di valoreimportanza, essendo legata al cibo, alla parola, al respiro e alla sessualità. Con i suoi movimenti, che si tratti di un sorriso o di una smorfia,

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può svelare moltissimo di noi: diventa allora di primaria importanza il ruolo che i denti rivestono nel nostro sorriso, vuoi per la loro forma, vuoi per come sono stati impiantati, vuoi per il rapporto che intercorre fra loro. Quasi contemporaneamente al prof. Soulet e al prof. Besombes, ma in modo autonomo, desidero ricordare il prof. Pedro Planas, il quale ci ha dato la definizione di bocca equilibrata: la bocca equilibraé è la bocca che funziona bilateralmente a destra e a sinistra in modo alterno, proprio come una persona che cammina normalmente, alternando una gamba all’altra, in cui entrambe impegnano lo stesso tempo per lo stesso sforzo. Molto importante è


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l’allattamento al seno prima, e il mangiare cibi duri poi; come è importante respirare col naso sia di giorno che di notte e avere la lingua a riposo appoggiata al palato. L’osso mascellare, deve chiudere la mandibola come il coperchio di una scatola e la mandibola deve essere squadrata con i canini e gli incisivi inferiori ben allineati e dritti sul proprio asse. Non c’è eccessiva usura dei denti. La linea mediana tra gli incisivi superiori coincide con quella degli incisivi inferiori. Questa è la definizione di bocca equilibrata, una bocca che ha potuto cioè svilupparsi nelle tre dimensioni dello spazio. Per questa terapia si usano vari strumenti, ma il principale è l’attivatore che è specifico per le diverse conformazioni

della bocca. Viene indossato sopra l’arcata dentaria, e si deve mordicchiare di giorno in maniera regolare, ma non continuativa, e tenere la notte. L’obiettivo finale è di raggiungere un’armonia della bocca e del cranio, attraverso la quale influire sulla salute generale della persona a livello fisico e psico-emozionale proprio grazie a queste micro-stimolazioni multiple di “mordicchiamento”, che la persona fa sull’attivatore. Questa mastico-terapia, come la chiamava Besombes, stimola la morfologia dei tessuti secondo l’intensità, la frequenza e la direzione delle stesse stimolazioni e il risultato sarà stabile nel tempo senza bisogno di apparecchi di contenzione, perché durante l’esercizio l’area della corteccia cerebrale collegata e maggiormente irrorata, porta un cambiamento cosciente, che permette al corpo di scegliere la propria posizione. Lo stimolo deve essere ripetuto nel tempo, prolungato, ma intermittente, perché tutto ciò che è fisso non lascia memoria nei tessuti. Così man mano che la bocca raggiunge il suo sviluppo che si era interrotto, apporta informazioni nuove a tutti i livelli, permettendo di recuperare una mancanza di maturità fisica, emozionale e

comportamentale. Si tratta di un processo pedagogico che aiuta la persona a diventare più cosciente e autonoma. “Non possiamo vedere l’invisibile, ma possiamo osservarne le manifestazioni”. Mi fermo qui… Benvenuti nel magico mondo della dentosofia. Alla prossima puntata e… buona bocca equilibrata! Silvana Santoro nasce a Bologna nel 1955. Prima di laurearsi in Medicina e iniziare a lavorare come dentista, ha intrapreso gli studi di Omeopatia classica, Medicina Naturale e Macrobiotica. Ha partecipato a corsi di Kinesiologia e Odontoiatria col Prof. L. Nahmani e di Kinesiologia con tecnica dei mudra di Roy Martina. Ha frequentato corsi di Neuralterapia e Alimentazione, e col Dr. Bardaro (A.M.N.C.O.) di Omotossicologia e Agopuntura in Odontoiatria. Con la Dr.ssa Marie Solange Raymond ha seguito corsi di Dentosofia e il corso annuale di formazione di Dentosofia tenuto dal Dr. M. Montaud. Ha partecipato al corso teoricopratico di formazione in “armonizzazione cranio occlusale” secondo il Dott. Montorsi. Si è perfezionata in Dentosofia presso l’Università di Tor Vergata a Roma col Prof. Dr. Francesco Pachì. Ha frequentato corsi di Osteopatia Bioenergetica cellulare con l’osteopata Montserrat Gascon. Sta ultimando la Scuola triennale di Formazione al Counseling Integrato Transpersonale a Bologna. Negli ultimi anni si è avvicinata alla Medicina Antroposofica e ha partecipato a corsi di Chirofonetica. Le piace indagare e cercare i collegamenti dentro di noi, perchè pensa che tutto abbia un senso e quindi un significato in ciò che ci accade. Ha scoperto che i denti possono essere un punto ideale di partenza per il nostro percorso evolutivo... E come diceva Albert Einstein: “Non si possono risolvere i problemi con lo stesso cervello che li ha creati”. Per ulteriori info e contatti tel. 059 775303, shastah@alice.it


Dai grani antichi la farina migliore, la forza di un pensiero sano

Farina vera, semi antichi

Mo

lte volte mi chiedo se tutto ciò che faccio da oltre 25 anni per far conoscere e divulgare la mia cucina e i prodotti che la caratterizzano, da me selezionati consapevolmente, possano influire sulla vita delle persone che hanno l’occasione di conoscerla. Puntualmente i riscontri arrivano, e mi danno davvero un enorme sollievo e tanta soddisfazione: credo profondamente nella forza e nell’ascolto della vita e già questo secondo me potrebbe far cambiare qualcosa. Basta crederci per davvero, avere pensieri sani, sinceri e autentici, nel rispetto di noi stessi e del mondo che ci circonda, ed essere coerenti con sé stessi. Questa volta vorrei parlare con voi delle farine, pur nei limiti

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di Antonio Scaccio


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di un articolo. L’argomento è infatti davvero vastissimo: i cereali. Essi rappresentano, nel fantastico mondo vegetale, un alimento vitale per l’uomo, e costituiscono un validissimo sostentamento nutrizionale. I cereali sono coltivati da migliaia di anni e hanno segnato l’origine della civiltà in diverse parti del mondo. Appartengono alla famiglia delle Graminacee e il più noto è il grano o frumento (Triticum), grano ‘tenero’ e/o grano ‘duro’, dei quali fanno parte il Farro piccolomedio-grande rispettivamente monococco-dicocco-spelta; il Khorasan commercializzato a marchio registrato Kamut®; Simeto, Russello, Solina, Saragolla, Marzellina, Bidì, Tumminìa, Perciasacchi, Biancolilla, Timilia, Rieti originario, Mec, Gentilrosso, Marzotto, Abbondanza, Verna, Frassineto, San

Pastore… solo per citarne fra i più antichi (molti dei quali originari proprio della mia cara Sicilia); poi Senatore Cappelli, Graziella Ra, Bolero; e, ancora, ve ne sono tanti altri ma… più moderni… E poi ci sono il Mais (o Granoturco), l’Orzo, il Triticale, il Sorgo, il Miglio, l’Avena, la Segale, il Grano Saraceno, il Riso, la Canapa, la Quinoa e l’Amaranto (appartenenti questi ultimi due alle specie delle chenopodiaceae e amarantacee, ma da considerare comunque tra i cereali, perchè le loro farine hanno un buon contenuto di amido). Ancora oggi in Italia, ahimè, si coltiva prevalentemente il popolare

grano duro detto Creso e suoi simili, ottenuto nel 1974 da una mutazione genetica, irraggiando raggi gamma alla varietà di grano duro “Cappelli”, irrorando i campi con acque provenienti da reattori nucleari. Il grano duro Cappelli fu selezionato con attenzione nel 1915 dal noto agronomo e genetista Nazareno Strampelli (18661942), che lo dedicò-omaggiò nel 1923 all’allora senatore del Regno d’Italia, Raffaele Cappelli, che lo sosteneva economicamente nelle sue ricerche e che fu promotore della prima Riforma Agraria. Come già aveva fatto per il grano tenero, Strampelli selezionò e incrociò grani duri autoctoni del sud d’Italia e delle isole, con quelli provenienti da altri paesi del mediterraneo: nel 1915 selezionò appunto una varietà autunnale con buone qualità


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di adattabilità e adatta alla produzione di pasta, ottenuto dalla varietà locale tunisina Jeanh Rhetifah. Il grano duro Cappelli era una varietà coltivata nel sud Italia per il clima particolarmente adatto e favorevole di quelle zone, oltre alla tipologia idonea di quei terreni, molto apprezzato per la qualità, la robustezza, il sapore; ma si rivelò poco produttivo (anche se sfamò buona parte della popolazione di allora: fu infatti il motivo della ricerca di Strampelli); ma essendo ad alto fusto, era soggetto al ripiegamento fino a terra in presenza di vento e pioggia, che ne rendeva difficoltosa la mietitura; ed era attaccabile da una malattia chiamata ruggine. In pochi anni fu così soppiantato dalle nuove varietà irradiate dai raggi gamma, che hanno permesso sì di ottenere un grano a fusto più basso, quindi altamente più produttivo perché più resistente alle condizioni climatiche, e, con

l’introduzione dell’agricoltura intensiva, che si avvale di prodotti chimici di sintesi, anche più resistente alle malattie, ai parassiti, alle erbe infestanti, eccetera…. Ma… a che prezzo?! Lo sfruttamento agricolo intensivo a favore di varietà modificate geneticamente altamente produttive, ma di scarse qualità organolettiche e salutistiche, ottenute senza la rotazione dei terreni trattati a suon di diserbanti, pesticidi, antiparassitari, e così via, ha impoveritoindebolito i terreni stessi, ha eliminato la produzione di coltivazioni millenarie di grani antichissimi, e ha intossicato e reso poveri i prodotti finali e quindi anche gli addetti ai lavori e i consumatori finali stessi, a favore… del profitto. Che disastro… Il grano così mutato geneticamente, e così maltrattato, e poi lavorato per ottenere anche pane “più gonfio”, ha introdotto nell’alimentazione umana

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anche un glutine molto tenace. Vuoi per l’eccessivo uso di farinacei raffinati e moderni (tipici della cosiddetta dieta mediterranea, che negli ultimi decenni così salutare non lo è proprio più per i motivi suddetti), vuoi per tanti altri fattori (eccesso alimentare in generale, di proteine animali, di cibo non di qualità, di zucchero e sale raffinato, presenza di additivi alimentari di sintesi, abuso di farmaci e vaccini, di bibite moderne, di alcoolici, inquinamento ambientale, stress, ansie e paure, depressione, eccetera), vi è stato un conseguente indebolimento dei sistemi immunitari, quindi di molti intestini, un aumento di obesità, di intolleranze e di allergie alimentari, di diabete, di malattie cardiovascolari e tumori, si è diffusa la celiachia, eccetera, a volte per predisposizioni genetiche scatenate da qualche fattore avverso. I celiaci non possono assolutamente assumere il


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glutine, una sostanza proteica contenuta nell’endosperma del chicco di grano. Insieme all’amido ne costituiscono un’alta percentuale; a questi si aggiungono anche la crusca (ricca di fibra e sali minerali), e, in percentuale più bassa, il germe. La parola glutine deriva dal latino gluten, e significa colla, e si genera a contatto con l’acqua, conferendo viscosità alla farina in cui è contenuto. A molte persone causa problemi salutistici anche molto gravi, interessando l’intestino, che è costretto a mettere in moto meccanismi immani di difesa, non essendo stato scisso come avrebbe dovuto in amminoacidi durante la normale digestione. Come risolvere le tante malattie causate da disordiniabusi-cattive scelte alimentari? Smettiamo di sfruttare senza alcun rispetto la Natura! Impariamo a rispettarla. E di conseguenza a rispettare noi stessi. Del resto… cosa ci insegna Madre Natura quando la contrastiamo…, quando non

andiamo nella sua direzione…? Occorre osservarla, ascoltarla, imparare, e seguire il suo corso e i suoi ritmi per eliminare le storpiature volute e create dall’uomo “tecnologicomoderno”, che tanti disastri sta apportando alla sua stessa salute e al bel pianeta Terra che lo circonda, e uscire al più presto dal circolo vizioso dell’aggressiva agricoltura intensiva convenzionale, ed eliminare anche gli allevamenti TIPI DI FORZA DELLA FARINA A seconda del grado di raffinazione, le farine si dividono in: • 00 • •0• • 1 (semi-integrale) • • 2 (semi-integrale) • • integrale (completa, non raffinata) •

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dello stesso tipo! Tornando alle nostre farine, fortunatamente negli ultimi anni sono state rivalutate-riscoperte e riprodotte numerose varietà di semi di grani antichi, le meno manipolate dall’uomo, che conservano intatto il loro patrimonio genetico originario. Recuperando varietà di grano autoctone di alcune aree, si può mantenere di conseguenza un eco-sistema sano e nei giusti rapporti fra i mondi minerale-vegetaleanimale-umano. Coltivate biologicamente, rispettando e promuovendo le bio-diversità, contando sulla rotazione delle colture permettendo così l’auto-rigenerazione della terra, vengono rese più forti e meno aggredibili dalle malattie. Torniamo allora con urgenza ad alimentarci con le farine naturali e appena macinate, come si faceva una volta! L’uomo, nel corso degli ultimi decenni, le ha modificate per esaltare, attraverso la


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selezione, caratteristiche a lui più redditizie, ma che non hanno più nulla a che vedere con quelle selvatiche progenitrici! Oltre a provenire da coltivazioni intensive (ricche di tossine), le farine moderne di tipo industriale vengono anche macinate aggressivamente, indebolite quindi ulteriormente del loro valore nutrizionale, e conservate a suon di insetticidi, anti-muffe, e così via. Per non parlare dei “miglioratori” che vengono addizionati durante la panificazione per rendere il prodotto finale più bello da vedere, più profumato, più gonfio, più soffice e più tenero. Spesso la farina industriale viene anche ulteriormente sbiancata con diossido di cloro o altro. E non si dimentichi che prima della semina, la terra a coltivazione convenzionale viene trattata con diserbanti, e che durante la fioritura viene trattata con fungicidi, e durante la conservazione viene trattata con insetticidi come già detto; e che questo pane contiene normalmente lievito di birra, sale comune da cucina (cioè raffinato e magari anche “iodato”, cioè con aggiunta di iodio di laboratorio; e spesso anche con agglomeranti a base di Alluminio, un metallo pesante nocivo per la nostra salute), e acqua non di qualità: non è certo di facile digeribilità e non è di certo nutritivo alla stregua di un pane fatto con farina integrale biologica con lievito di pasta madre, sale marino integrale, acqua di sorgente, cotto magari a forno a legna, e molito con una macina a pietra naturale! Come si può ben immaginare, nella forma integrale e provenienti da agricoltura biologica e/o biodinamica, le farine di qualità sono ricchissime di sostanze nutritive, come vitamine, e sali minerali e acidi grassi essenziali. Informatevi con curiosità e attenzione sulle modalità con cui vengono coltivate, macinate, stoccate-conservate (per lunghissimi periodi!) le farine raffinateindustriali provenienti da agricoltura convenzionale, che normalmente si consumano (pasta, pane, dolci, pizze, eccetera). Con quelle farine stesse, vengono prodotti anche pani spacciati per “integrali”, ma che integrali non sono affatto: si tratta, infatti, di farina bianca raffinata a cui è stato aggiunto ‘cruschello’. La crusca assorbe tantissimo le sostanze tossiche con cui i terreni prima, e le piante di grano poi, sono stati trattati… Quindi, se non è di origine biologica, fate molta attenzione… Appurate che tutta la filiera sia sostenibile. E attenzione anche ai prodotti “gluten free”: saranno sì privi di glutine, ma gli ingredienti di cui sono costituiti… da dove provengono? Come sono stati coltivati? In Italia non è permesso coltivare gli OGM, ma all’estero sì, e


molti di essi li importiamo (mais, soia, girasole, solo per citarne tre…). E mi chiedo: a cosa serve coltivare-avere materie prime OGM? Si corre solo il rischio di fare scomparire quelle preziosissime tradizioni, quei millenari patrimoni di colture (bio-diversità) che nascono spontaneamente e con vigore sulla nostra terra, e che vengono curate con amore e dedizione, in modo sostenibile, da numerosi esperti e amanti della nostra terra! Su questo delicato argomento tanto discusso vi rimando anche all’intervista rilasciata dal famoso medico e agronomo prof. Matteo Giannattasio per questa rivista, pubblicata nel primo numero, dove vengono citati anche i suoi interessanti libri su queste tematiche. Ho la fortuna di conoscere numerosi produttori italiani del biologico e del biodinamico che mi trasmettono la loro gioia, la loro passione, il loro entusiasmo, e il loro rispetto per ciò che fanno, a beneficio di tutti noi! Personalmente per la mia cucina scelgo e seleziono solo quelle farine provenienti da colture sane, biologiche e/o biodinamiche e macinate a pietra naturale, nel rispetto della terra, e di conseguenza

degli abitanti del pianeta. Soprattutto le farine bio integrali o semi-integrali godono della ricchezza nutrizionale e originaleautentica di tutto il magico e potente chicco sano, vitale ed energico, da cui provengono. Per merito della straordinaria sensibilità di un numero sempre maggiore di piccoli coltivatori e/o distributori di alimenti biologici, biodinamici, e di mercati equosolidali, molte farine provenienti da grani antichi e da agricoltura biologica stanno arrivando sulle nostre tavole! Dalle numerose varietà di farine naturali ricche di amido, quindi collose, si può ottenere anche latte (o meglio bevanda) vegetale (ancor meglio se preparato in casa). Conoscere queste numerose tipologie di farine, sane e vive, di origine antica e dal sapore rustico, dà la possibilità, a chi si destreggia tra i fornelli, di creare tante

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ricette gustose e varie combinazioni: ad esempio, sapendo che la Quinoa e l’Amaranto sono completamente prive di glutine, che sono ricchissime di vitamine, e pure di proteine, come anche il Miglio (anch’esso privo di glutine, come del resto anche il Riso, il Mais e il Grano Saraceno), e molto vitaminico. Da uomo e da chef mi prodigo e mi impegno in primis a diffondere-trasmettere e a condividere amore per la natura, senza troppi estremismi e privazioni. Intendo fare capire con la moderazione e l’entusiasmo come la natura abbia tanto da insegnarci, tanto da donarci, e quanti siano i benefici salutistici di cui possiamo giovare. Forse… ci sarebbero meno problemi di disturbi alimentari… ormai sempre più diffusi, sempre più in aumento, senza differenza di età, dai neonati agli anziani… Dovremmo riflettere molto seriamente su questo punto. Vi auguro un buon uso consapevole delle farine, ben selezionate. Dove si trovano? Nei negozisupermercati specializzati di alimenti biologici, nelle erboristerie, dai macrobiotici. Oppure attraverso i G.A.S.



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ovvero i gruppi solidali di acquisto, sempre più numerosi. Oppure, ancora, rivolgetevi direttamente a un molino di vostra fiducia, possibilmente con le macine a pietra naturali. In commercio vi sono anche piccoli molini a uso domestico (pur costosissimi). Non acquistate a occhi chiusi, o con pigrizia. Ponete e fatevi domande: verificate sempre, fate una domanda in più, piuttosto che una in meno, non date nulla per scontato. E create voi stessi impasti diversi nelle più fantasiose combinazioni, creando ricette semplici, ma nello stesso tempo… fantastiche! E infine usate e lavorate la farina come terapia di rilassamento e nello stesso tempo di creatività! Sì, impastate a mano, sprofondate con le vostre stesse mani nell’impasto morbido di farina-acqua-lievito-sale-altro… gesto che ci porta lontano: la nostra infanzia, il contatto, i profumi… Alla prossima!

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Mi chiamo Antonio Scaccio, sono nato nel caldo e nei meravigliosi profumi della provincia di Palermo e da molti anni vivo in Emilia Romagna. Chef di professione, cuoco da più di 35 anni, classe 1961, “di ferro” come molti mi definiscono e molto determinato! Fin da giovanissimo ho promosso con convinzione un’alimentazione sana a tutto tondo nel profondo rispetto per la Natura, quindi attenta al biologico e al biodinamico. La mia è una cucina di ricerca continua attraverso la diffusione del mio marchio Affetti&Sapori, sinonimo di benessere-eleganza-gusto, e mi rivolgo a chi ama il vero piacere della buona tavola con i sapori semplici ma ricercati, unendo la cucina mediterranea con quella del resto del globo. Numerose e varie le mie esperienze, di vita e lavorative, in giro per l’Italia e il mondo, anche per mare... su yacht di vip. La mia innata curiosità mi ha portato a esplorare i principi alimentari orientali di Macrobiotica e Ayurveda. Ho ideato e organizzato corsi accreditati di formazione di Cuoco Naturale Bio e curo alcune rubriche sull’alimentazione in pubblicazioni di settore. Numerosi i miei libri di cucina, ultimo dei quali “Armonia vegetale in cucina”, Tecniche Nuove 2013. Ho collaborato con il Sana a Bologna, con il Saben a Milano Fiere, e con Baule Volante; attualmente collaboro con EcorNaturaSì e Fior di loto. Tengo corsi di cucina e curo il catering per eventi, party e cene; presto consulenze per progetti di nuova ristorazione basati sulla simbiosi tra salute e gusto. Contatti e info: www.affettiesapori.it


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La mia poesia alla salute Io malata di Parkinson... Cara Salute di nuovo ti scrivo perché ho trovato ciò che non capivo: il caso ha voluto darmi un segno per averti per sempre in pegno.

di Laura Soldati

Gli ultimi test dell’energia hanno rivelato un fegato stanco come soffocato, l’intestino non è mai stato uno splendore, ora poi si vergogna e urla dal gonfiore. Non ci voleva molto a capire la questione e non ti ho prestato tutta l’attenzione. Così gli organi importanti mi hanno punita e adesso mi devo dare una bella ripulita. Insonnia, stanchezza e depressione, che compagnia! Per primo il fegato ha dichiarato l’anarchia! Non è più riuscito a metabolizzare i grassi, insieme a reni e intestino ha creato piccoli sassi. Quanti veleni ogni giorno ho assorbito, come demoni a mia insaputa mi hanno aggredito! La conoscenza e la curiosità ho dimenticate, grilli parlanti inascoltati, se ne sono andate. Ho scoperto poi che i metalli pesanti sono nocivi, anche quelli delle otturazioni dentali non ne sono privi; additivi e coloranti di cui senza controllo ho fatto scorta per la dipendenza che si era creata con caramelle di ogni sorta. Pesticidi e conservanti di frutta e verdura, altra questione! Confezionati e mangiati nel periodo fuori stagione.

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Pieni di chissà quanti veleni e poco nutrimento, l’invenzione di “Pronti nel piatto” è di molto gradimento. L’apparato gastroenterico del secondo cervello non ha potuto più proteggere il suo grande fratello, le ridotte difese hanno dato spazio ai batteri precludendo il benessere dei sani doveri. Con i rifiuti di ogni tipo a colazione, pranzo e cena sono pentita, perché ora devo scontare la pena: il rapporto tra il grasso e il magro va riequilibrato così il fegato ritornerà come ri-nato… Nuova alimentazione bio con verdura e frutta fresca darò finalmente riposo al mio corpo che farà festa. Mi metto in ascolto nel duro lavoro quotidiano di pulizia perché ho capito come è giunta la malattia. Tutto il mio corpo è una macchina meravigliosa e come tale richiede saggezza a iosa. Ogni organo divide la responsabilità verso gli altri suoi fratelli che non dimenticherà. In armonia lavorano senza fermarsi mai e il cervello gastroenterico non provocherà più guai. Il metabolismo sarà ri-equilibrato con sapienza, massa magra e massa grassa torneranno in efficienza. Ascolterò il mio corpo ferito e umiliato, lo curerò e lo amerò come un bimbo appena nato. E quando avrò conquistato la perduta integrità, sarà proprio il suo grande fratello che si gioverà.

Laura Soldati – Classe 1949, ho un marito, due figli, quattro nipotini. Riminese di origine, vivo a Bologna. Per almeno 40 anni tutte le mie energie mentali e fisiche sono state investite in lavoro e famiglia, e non ho mai avuto tempo per me. Ora invece mi diverto a scrivere poesie in rima, dipingere, fotografare, fare volontariato, e... a tenere a bada un fastidiosissimo “compagno” conosciuto come Parkinson, che mi ha costretto a ri-disegnare il mio stile di vita e ad entrare in contatto con me stessa. Cerco di non dimenticare mai che prima c’è il mio ben-essere, dal quale dipende tutto il mio futuro e quello dei miei cari. Metto assai volentieri a disposizione la mia personale esperienza e consapevolezza acquisita negli anni, che ogni giorno aumenta instancabilmente, per la comprensione di una malattia, come la mia, che fa paura solo a nominarla... Una mia cara amica mi ha detto: “Gli altri si fanno fermare dal Parkinson, tu invece no!”. Bè, in questa sua affermazione c’è tutto di me... Non esitate a contattarmi, scrivendo alla mia e-mail lsoldati49@alice.it

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Associazione Culturale “CASA MATERNITA’ IL NIDO” via delle Borre 9 - Bologna - tel 051 6350911 – info@ilnido.bo-it www.ilnido.bo.it


Nuova vita per i 'vecchi' materassi

Il sonno di qualità è una preziosa risorsa rigenerante che rinforza il sistema immunitario

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cordandovi che un sonno di qualità è una di preziosa risorsa rigenerante che rinforza il Paolo Stracciari e Cristina Zanetti sistema immunitario, vi proponiamo in questo secondo appuntamento il recupero, la riparazione, l’igienizzazione di quei materassi che non sempre sono da buttare, anzi possono essere riportati a nuova vita! Ci teniamo a promuovere “una cultura del riciclo” che abbiamo spesso ahimè dimenticato, ma che ci consentirebbe di ridurre gli sprechi, i consumi inutili e soprattutto smetteremmo di produrre montagne di “rifiuti”, che in realtà potrebbero non esserlo... anzi potrebbero diventare risorse utili da destinare a chi è meno fortunato o…, qui il discorso diventa articolato e benchè riteniamo sia fondamentale per il nostro futuro, bè, ne parleremo in altra sede… La cultura che siamo stati forzati ad accettare come conseguenza di anni di pubblicità martellante diretta e indiretta a opera delle varie multinazionali, è quella che ci suggerisce: “butta via tutto”, “non aggiustare niente”, “ti conviene”. Sull’onda di questi stimoli perversi avvallati da alcuni politici e amministratori incompetenti e forse poco attenti,

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non ci siamo più preoccupati dei contenuti, non abbiamo più valutato le conseguenze delle nostre scelte, abbiamo consumato senza razionalità, abbiamo comprato per soddisfare una malsana voglia di apparire e possedere, abbiamo sostituito la cultura della qualità e i valori veri del prodotto con una devastante incapacità di valutare, con una assoluta mancanza di visione e analisi, con una cecità quasi incomprensibile anche al più superficiale degli osservatori. Il mito della produzione di massa, dei consumi di massa, dell’usa e getta, hanno sostituito il valore dell’io che faccio col “valore del consumo quindi sono”. Questa cultura dello spreco ha contribuito a distruggere un tessuto sociale fatto di storia e cultura millenaria. La realtà attuale è fotografata ovunque: in pochi decenni un paese che era famoso per le sua manifatture, ha visto sparire intere categorie di operatori specializzati, per fare spazio a giovani venditori di fumo al soldo delle varie multinazionali, che ben poco hanno a che vedere con i nostri valori, con gli equilibri territoriali, con la sopravvivenza dei nostri fiumi, la respirabilità della nostra aria e la nostra gioia di vivere. Sono spariti i ciabattini, sono spariti i sarti, sono spariti i barbieri,… Sì, sono spariti e con essi è sparito anche un mondo reale fatto di comunità che si conoscono, che si vedono a fare la spesa, che hanno il piacere di parlare, di comunicare, di confrontarsi, comunità che in quanto tali hanno a cuore i valori del territorio, la sua integrità, la sua salute. La nostra idea è un po’ quella di riprendere e rivalutare le abilità

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tipiche della categoria “veri artigiani”: riparare, ripulire, rimettere in uso, ripristinare, ovvero non buttare mai via ciò che ancora può essere convenientemente usato, in una sola parola, ora molto in voga, riciclare. Non c’è nulla di nuovo nè di particolarmente difficile…, occorre semplicemente ripensare alle nostre azioni, e incanalare gli sforzi verso un recupero dei materiali piuttosto che a una sostituzione degli oggetti, in questo caso materassi: troppe volte decretiamo una morte prematura di materassi, che, con una rinfrescatina, sarebbero ancora ottimi…! Il nostro impegno è quindi quello di valutare attentamente la qualità complessiva, commisurare l’entità dell’intervento, “di rimessa a nuovo”, impegnandoci onestamente e con perizia a prolungare, e in molti casi a migliorare, l’uso del materasso che il cliente pensava di dover cambiare/buttare. Ci rendiamo conto di essere in contro-tendenza: ne siamo onorati, siamo felici di essere una della poche voci fuori dal coro. Tutto ciò comporta un maggior utilizzo di manodopera qualificata, un minor consumo di materie prime ed energia, ma soprattutto abbatte drasticamente la quantità di rifiuti solidi, e a noi piace pensare di essere tornati davvero a fare i materassai procurando un po’ meno danni all’ambiente. Ci siamo imposti delle regole operative precise e su queste ci muoviamo; abbiamo deciso di essere efficaci negli interventi, efficienti in ogni nostra operazione, sì, ci siamo modernizzati, abbiamo preso quanto possibile da una nuova visione del lavoro, ma non ci siamo dimenticati chi siamo, da dove veniamo, e che davanti a noi c’è un cliente non da spennare, bensì da servire nel migliore dei modi salvaguardando le nostre tradizioni. Ecco brevemente, di seguito, le fasi di lavorazione del recupero: dal momento in cui il cliente ci contatta, ci si accorda per un appuntamento, ovvero per il ritiro del “vecchio” materasso, che avviene al mattino fra le ore 7 e le 7,30, e per la riconsegna, che avviene lo stesso giorno entro le ore 17 del pomeriggio. L’appuntamento è necessario proprio per pianificare il lavoro e garantire la riconsegna in giornata. Una volta portato in laboratorio, il materasso può subire lavorazioni diverse a seconda della sua tipologia. Normalmente il materasso a molle prevede l’apertura dello stesso, la pulizia delle imbottiture, la sostituzione dei feltri (costituiti da particolare tessuto molto robusto e isolante, che appoggiato sulle molle le protegge dall’umidità corporea, ma soprattutto evita che le imbottiture di lana e/o cotone anzichè

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rimanere sulla superficie, si ammassino inutilmente all’interno delle stesse molle) e il cambio del tessuto; mentre il molleggio viene conservato. Il materasso tradizionale, quindi quello in lana, o cotone, o crine animale, prevede un intervento ancor più conservativo: lavatura ad acqua a 60° delle fodere esterne, apertura, ventilazione e depolverizzazione delle imbottiture, re-imbottitura e ri-cucitura a mano del materasso. Durante tutte queste fasi il cliente, se lo desidera, può assistere, proprio come accadeva quando i materassai andavano presso le case… Il risultato quale sarà? Al termine del lavoro vi verrà consegnato un materasso praticamente nuovo e vi sfidiamo a dimostrare il contrario. Affinchè possiate rendervi conto quantitativamente di quanto è possibile risparmiare, vi forniamo, qui sotto, alcuni numeri per poter meglio valutare. Nella speranza di avervi fornito informazioni utili, pratiche e interessanti, vi auguriamo come sempre un buon sonno rigenerante quotidiano!

o nuovo l o g n i s o terass o di un ma 0 circa; a molle st i u q c a • a: € 487,0 n a l n i o tt a tu 290,00 circ vecchio € a d e r i t o a par o materass t n e m i t l a m • costo s 0 circa ,0 0 1 € o : 0 2 di kg a materass i iz l u p e e razion ra • rigene le singolo con lavatu tradiziona tessuto: € 95,00 el ad acqua d e pulizia materasso e del razione • rigene ngolo con sostituzion a molle si 47,00 tessuto: € 1 ar to materasso iale di sc • mater le kg 0 molle kg 5 o ass r tradiziona e t a to m iale di scar r e t a m •

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Paolo Stracciari e Cristina Zanetti Nel lontano 1926 i fratelli Corrado e Romeo Zanetti iniziarono la loro attività di materassai, recandosi direttamente presso le famiglie con i loro cavalletti e la loro carda, in campagna come in città, per offrire i loro servigi. Allora, avere i materassai, nell’aia (se in campagna), nel cortile (se in città), era un importante avvenimento, che coinvolgeva tutte le donne della famiglia: c’era chi si occupava di far trovare le fodere di rivestimento già lavate e stirate, chi cuciva, invece, le nuove tele acquistate per l’occasione alla “merceria”, chi controllava che la lana fosse ben aperta e pulita, chi infine si occupava di aprire a mano la lana dei guanciali dopo averla lasciata al sole per una giornata intera. La Casa del Materasso è nata in quei tempi e Corrado e Romeo sono stati per molti anni i nostri maestri, e nessuno di noi (ora siamo la generazione dei pronipoti) ha voluto dimenticarsi di quei preziosissimi insegnamenti. Per ulteriori info: laboratorio e negozio CASA DEL MATERASSO srl via Giovanni Elkan, 6/c/d Bologna, tel. 051 569003; negozio via A. Costa, 70/c/d Bologna, tel. 051 435724 - www.casa-del-materasso.it e-mail: casadelmaterasso1926@gmail.com


La via del colore... verso l’anima

La

terapia artistica si basa sull’azione dei colori e i loro effetti sugli stati d’animo, sui movimenti che richiamano, e anche la loro funzione prospettica rispetto alla nostra anima: alcuni ci vengono incontro, altri ci aggrediscono, altri ci sembrano più vicini, altri ci sembrano stare in secondo piano… Ogni individuo, anche se non ha nessuna capacità apparente nel disegno o nella pittura, ha in realtà, dipingendo, la possibilità-la potenzialità di “depositare” sul foglio i suoi conflitti interiori e le sue difficoltà, così come le proprie passioni, i suoi impulsi, i suoi sentimenti e i suoi aspetti positivi. Ecco che il processo creativo diventa ben più importante del risultato, diventa cioè un lavoro conoscitivo, di introspezione molto importante. Chi dipinge, realizza e gestisce un lavoro nello stesso modo in cui conduce la propria vita. L’artista russo Wassily Kandinsky (1866-1944) nel suo libro “Lo spirituale nell’arte”, afferma che, se si osserva una tavolozza di colori, si possono ottenere due risultati: un effetto fisico, che in quanto tale dura poco, che offre sensazioni superficiali, ma che non fanno molta impressione e sono destinate a sparire con lo scomparire dello stimolo stesso (ma si tratta pur sempre di un’esperienza); e un effetto psichico, dove emerge la forza/la potenza/l’energia del colore che fa… emozionare l’anima. O meglio

0gni ind c

di Viviana Tartaglia


dividuo, dipingendo, deposita sul foglio conflitti, passioni, impulsi, sentimenti

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(R. Panikkar) L’ Associazione Dialoghi l’interscambio • favorisce la conoscenzaersei; fra gruppi e popoli div i • collabora a progetti concagretio sociale, per la rimozione del dis in particolare in Vietnam; • crea occasioni di incontro, di approfondimento e . di interscambio culturale

! a l i n e i t Sos

Associazione Dialoghi-onlus - via Malfolle, 15 - 40043 Marzabotto (BO) – dialoghi.malfolle@virgilio.it

Quando entri in dialogo, non pensare prima ciò che devi credere. Quando sostieni il tuo punto di vista, non difendere te stesso e i tuoi interessi, per quanto ti appaiano sacri. Fa’ come gli uccelli del cielo che cantano e volano e non difendono la loro musica né il loro movimento. Quando intraprendi un dialogo cerca di rimuovere i tuoi pregiudizi prima di rimuovere i pregiudizi dell’altro.


m o n d o a co l o r i

“la via (il sentiero) del colore” conduce dritta verso l’anima. Lavorare col colore, in certi casi, soprattutto con l’acquarello, affina quindi la sensibilità non solo verso l’arte in generale, ma anche verso tutte le manifestazioni della vita, potendo gustare con una nuova luce, da una rinnovata angolazione, tutto ciò che può sollevarci, e anche curarci. La forza del colore può essere, infatti, incanalata per curare malattie nervose, ad esempio. Tanto per fare

esempi pratici, la luce rossa ha un effetto stimolante, mentre quella azzurra porta calma e introspezione. Il colore perciò ha una capacità profonda (sottovalutata, ancora poco conosciuta e poco sfruttata), che potrebbe e dovrebbe essere maggiormente usata come vera e propria terapia a favore di tutto il nostro essere, a vantaggio della nostra vitaesistenza. Fate semplici e brevissimi esercizi ed esperimenti voi

stessi: fermatevi e soffermatevi, ad esempio, alcuni secondi davanti a oggetti-situazioniimmagini colorati-e: un tramonto, il mare, il cielo azzurro, il fuoco, l’acqua, un quadro, eccetera, …. e ascoltate con molta attenzione cosa vi sussurra intimamente la vostra anima… Alla prossima!

Viviana Tartaglia organizza incontri individuali e di gruppo di Terapia Artistica a Bologna. Per informazioni e approfondimenti vivianatartaglia@virgilio.it


Bottega artigiana di gelate Gli Amici del Tao è un centro attivo consolidate del panorama

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Riscoprire il potere di guarigione della Natura, entrando in contatto con la Terra

La salute sotto i nostri piedi

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timamente c’è un parlare sempre più crescente nel mondo della salute su un fenomeno chiamato Earthing, ovvero la cura con l’energia della terra a piedi nudi. Ha a che fare con la dolce naturale carica elettrica presente sulla superficie del nostro pianeta. La si può avvertire ogni volta che si sta fuori scalzi sul terreno. Si può sentire formicolio ai piedi, o una sensazione di calore, quando si cammina sulla sabbia in spiaggia, o sull’erba luccicante di rugiada del mattino. In effetti la Terra è un pianeta elettrico, e noi siamo esseri viventi bioelettrici su un pianeta elettrico. Il nostro corpo funziona elettricamente. Il cuore e il sistema nervoso ne sono i principali esempi. Per quanto possa sembrare strano, il terreno stesso sotto i piedi potrebbe costituire la medicina più potente del pianeta. Questo perché Madre Terra è dotata di “nutrimento elettrico”, una fonte virtualmente illimitata di elettroni liberi, che danno al

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di Martin Zucker

Martin Zucker Scrittore e giornalista di salute e benessere, Martin Zucker ha scritto molti articoli e libri ed è co-autore di quindici libri, tra cui Earthing, Move Yourself (Wiley), Reverse Heart Disease Now (Wiley), e Natural Hormone Balance for Women (Atria/ Pocket Books). È giornalista corrispondente dall’estero dell’Associated Press in Europa e nel Medio Oriente.


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suolo su cui camminiamo una carica elettrica negativa, naturale, e sottile. Questa risorsa, trascurata, nutre tutti gli esseri viventi, voi, me, il resto del regno animale, così come il regno vegetale. Si ripristina e si stabilizza il circuito bioelettrico che governa la fisiologia e gli organi, si ricarica il sangue alleggerendolo, si eliminano infiammazioni e dolori. Quando queste cose accadono, ci si sentirà molto meglio. Per beneficiarne, tutto quello che c’è da fare è collegarsi con la terra. Queste rivelazioni costituiscono l’argomento di un libro apri-mente di cui sono orgoglioso di esserne co-autore, “Earthing - A Piedi Nudi - Curarsi con l’energia della terra” http://www. gruppomacro.com/prodotti/earthing-a-piedi-nudi-libro Il libro contiene ricerche che cambiano la vita, e osservazioni personali provenienti da persone di tutto il mondo, tra cui medici. Nei miei 35 anni di scrittore sulla salute e di interviste ai medici non ho mai incontrato nulla del genere, naturale, semplice e profondo. La storia dell’Earthing è davvero affascinante. Lo stile di vita moderno ha dis-connesso/allontanato la maggior parte degli umani da molti aspetti della Natura, compresa l’energia di guarigione proveniente dal nostro pianeta. Fatta eccezione per quando si è bambini, o in vacanza al mare, raramente stiamo a piedi nudi. Non usiamo più le calzature fatte di pelli e cuoio, che permettono così la conduzione di energia della Terra attraverso i nostri piedi. Indossiamo scarpe di plastica con la suola di gomma o isolanti. E non dormiamo più sulla terra direttamente come abbiamo fatto nel passato. Dormiamo in letti rialzati. Molti di noi vivono e lavorano in grattacieli a centinaia di metri dal suolo. Questa dis-connessione/allontanamento/ isolamento dalla Terra può essere una causa del tutto ignorata delle patologie fisiologiche, contribuendo a favorire l’insorgere di infiammazioni, dolori, stanchezza, stress, e insonnia. Ricollegandoci con l’energia della Terra, molti sintomi comuni vengono sorprendentemente alleviati e talvolta anche eliminati. Le persone diventano più vitali. Si sentono meglio. La ricerca presentata nel libro, insieme a molteplici testimonianze, costituisce una prova evidente di significativi cambiamenti fisiologici nella direzione di un corpo concretamente ri-vitalizzato e più sano. Questi cambiamenti sono possibili ri-collegando i nostri piedi scalzi con la Terra, in piedi o da seduti all’aperto, o all’interno dormendo su un letto con un lenzuolo conduttivo,

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“Gli anziani amavano letteralmente la per terra con la sensazione di essere materna. È stato un bene per la pelle anziani piaceva levarsi i mocassini e sulla Terra sacra. Il contatto con il potente, rigenerante, e salutare”

terra. Stavano seduti a contatto con una forza toccare la Terra, e agli camminare coi piedi nudi terreno era rilassante,

Ota Kte (Luther Orso in Piedi), scrittore Lakota Sioux, educatore, e leader della tribù

o nel luogo di lavoro con i piedi appoggiati su un tappetino conduttivo collegato per mezzo di un filo alla Terra. Nel corso della storia molte popolazioni indigene hanno onorato la connessione con la Terra e descritto la sua energia in modi diversi. Un esempio è il concetto di ‘Terra Qi’ nella Medicina Tradizionale Cinese. I nativi americani utilizzavano poteri di guarigione attinti da Madre Terra in vari modi, come parte delle pratiche di “buona medicina”. Tuttavia i benefici per la salute derivanti da questa connessione sono rimasti in gran parte privi di documenti. Fino a che, grazie alla curiosità e alla tenacia di Clint Ober, un pioniere nel settore americano televisivo via cavo, i benefici sono venuti alla luce. Nel 1998 Ober scoprì che poteva fare a meno di antidolorifici e sonniferi applicando un principio della televisione via cavo al suo problema di mal di schiena, ormai divenuto cronico. Le immagini televisive nitide che vedete sul vostro teleschermo di casa vengono fornite attraverso un cavo schermato, che impedisce ai segnali di fuoriuscire, e protegge da interferenze esterne. Il cavo è costituito da un conduttore interno di rame, uno strato isolante e una schermatura esterna. La schermatura è connessa elettricamente alla Terra, per impedire l’accumulo di cariche elettriche nel sistema. Il potenziale elettrico della schermatura mantiene lo stesso potenziale della superficie terrestre, e protegge e stabilizza i segnali che fluiscono attraverso il conduttore. Gli impianti elettrici di tutto il mondo sono ugualmente protetti (collegati a terra) in questo modo. Ober scoprì prima su sè stesso e poi sugli altri, che questa stessa influenza stabilizzante poteva migliorare il sonno e ridurre il dolore negli esseri umani connessi alla Terra. Successivamente ebbe inizio la sua ricerca scientifica, in collaborazione con ricercatori, tra cui biofisici ed elettrofisici, e ha realizzato sistemi di messa a terra che la gente può usare negli ambienti interni.

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I BENEFICI CHE SI OTTENGONO PRATICANDO L’EARTHING Una delle maggiori scoperte è l’incredibile effetto della Terra sulle infiammazioni. Negli ultimi anni le infiammazioni sono venute alla ribalta dell’attenzione medica e riconosciute come la causa principale del dolore cronico, e la maggioranza dei disturbi di salute, tra cui le malattie cardiovascolari, il diabete, l’artrite, il morbo di Alzheimer e il cancro. “Tutte le strade per arrivare alle malattie croniche si raggiungono attraverso l’infiammazione” affermano i ricercatori. La ricerca dell’Earthing sta dimostrando che l’energia della Terra spegne le fiamme. I corpi sono ‘in fiamme’... Ma grazie allo studio della pratica dell’Earthing si può ovviare al problema. Infatti, gli elettroni carichi negativamente passano dalla Terra al corpo umano, dove neutralizzano i radicali liberi carichi positivamente, contribuendo alla diminuzione delle infiammazioni croniche. È un fatto stabilito anche se non molto apprezzato, che la superficie terrestre possieda una fornitura illimitata e continuamente rinnovata di elettroni liberi. Il nostro pianeta è quindi elettricamente conduttivo (tranne alcune aree particolarmente secche, come i deserti) e mantiene il suo potenziale negativo (ossia la relativa fornitura di elettroni) da un cosiddetto circuito elettrico atmosferico globale che coinvolge fulmini e radiazione solare. “I vantaggi dell’energia della Terra sul cervello, cuore, muscoli, sistema immunitario e nervoso - e, a sua volta tutto il corpo e il processo di invecchiamento - sembrano essere enormi”, dice Stephen Sinatra, MD, medico cardiologo integrativo americano. Il Dr. Sinatra, coautore del libro Earthing con Clint Ober e me, considera questa

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I benefici che si ottengono praticando l’Earthing La ricerca condotta sull’Earthing e il riscontro da persone di tutto il mondo, dimostrano una moltitudine di benefici. Ecco un breve elenco: rapida riduzione dell’infiammazione rapida riduzione o eliminazione del dolore cronico miglioramento del flusso sanguigno per rifornire meglio le cellule e i tessuti del corpo di ossigeno e nutrizione riduzione dello stress aumento di energia miglioramento del sonno veloce guarigione dalle ferite e dalle operazioni chirurgiche senza il dolore bruciante tipico dello stato infiammatorio


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scoperta un modo profondamente semplice, pratico, efficace e di riduzione dei costi per combattere malattie comuni e dolori, rendendo le persone più sane. Nel suo campo, la cardiologia, ne vede un grande potenziale per migliorare le aritmie, la pressione sanguigna, la circolazione e le malattie arteriose. La sua ricerca ha

Tornare a contatto con la terra regala grandi benefici con il minimo sforzo già iniziato a spiegare implicazioni interessanti. Uno dei suoi studi sulla elettrodinamica dei globuli rossi indica che praticare l’Earthing migliora significativamente la viscosità (spessore del sangue), le infiammazioni e il flusso. Lo studio è stato pubblicato sul Journal of Alternative and Complementary Medicine e può essere letto online su http://online.liebertpub.com/doi/pdf/10.1089/ acm.2011.0820 Si consiglia di guardare questo http://earthinginstitute.net/ blood-viscosity-video-clip/ per vedere come il sangue scorre al meglio quando si pratica l’Earthing. Un altro studio che il Dr. Sinatra ha condotto, ha mostrato come l’Earthing contribuisca a un effetto anti-stress e di bilanciamento del sistema nervoso, e come tale effetto protegga la funzione del cuore. Lo studio, pubblicato su Integrative Medicine:

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et eas rt tah ti innga r u b r i c a

Come mettere in pratica l’Earthing tempo permettendo, andare a piedi nudi fuori per mezz’ora-quaranta minuti e sentire o ascoltare i cambiamenti del vostro dolore, o del livello di stress. Seduti, in piedi fermi, o camminando sull’erba, sabbia, fango, o cemento-calcestruzzo. Il bagnato è preferibile asciugarlo, per una maggiore conduzione di elettroni della Terra. Queste sono tutte le superfici conduttive da cui il corpo può attingere gli elettroni della Terra. Legno, asfalto, e vinile non sono conduttivi. idealmente, cercare di farla diventare la vostra routine quotidiana. Se non è così attraente e/o fattibile per voi andare fuori a piedi nudi, potreste essere interessati a utilizzare prodotti specifici da interno, come lenzuoli, tappetini, o fasce da applicare al corpo, collegati tramite un cavo a una presa elettrica dotata di messa a terra all’interno di una casa, o grazie a un picchetto piantato in terra all’esterno. Questi sistemi utilizzano argento conduttivo o carbonio per trasferire l’energia della Terra al vostro corpo e possono essere usati a letto, mentre si guarda la TV, o mentre si legge, o si sta lavorando alla scrivania. Questi prodotti sono disponibili in Italia attraverso il distributore esclusivo, rivolgendosi alla signora Maria Grazia Personeni: info@earthing.co.it www.earthing.co.it Per ulteriori informazioni potete visitare il sito www.earthinginstitute.net A Clinician’s Journal, può essere letto online su http:// imjournal.com/pdfarticles/ IMCJ10_3_p16_24chevalier. pdf Gli studi condotti fino ad oggi si possono trovare presso il sito online del Journal of Environmental

and Public Health http:// www.hindawi.com/journals/ jeph/2012/291541/ Per gli standard scientifici questa ricerca è in una fase iniziale, ma sta chiaramente aprendo una nuova ed emozionante frontiera di

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esplorazione. La ricerca infatti indica che la ri-connessione con la Terra può essere un anello mancante nell’equazione di salute, abbinato all’assunzione di cibo di qualità, di acqua, sole, attività fisica e mantenendo basso lo stress. In questa epoca di abusi ambientali, è qualcosa di totalmente rigenerante, un modo semplice per beneficiare della Terra per il nostro benessere senza procurare danni in alcun modo. Il biofisico James Oschman, Ph.D., autore di Medicina Energetica http://www. gruppomacro.com/prodotti/ medicina-energetica-libro riassume la connessione con la terra in questo modo: “Nel momento in cui il piede tocca la terra, o si collega alla Terra attraverso un filo, la vostra fisiologia cambia. Una normalizzazione immediata ha inizio. E un interruttore anti-infiammatorio si attiva. Le persone sono soggette alle infiammazioni perché non stanno mai a contatto diretto con la Terra, fonte/sorgente di elettroni liberi, che possono neutralizzare i radicali liberi nel corpo, cause di malattie e di distruzione cellulare. Praticare l’Earthing è il cambiamento più semplice e più profondo da apportare nello stile di vita, e chiunque può farlo”.


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Earthing by Martin Zucker

Real Healing Power Right Under Your Feet “The old people came literally to love the soil. They sat on the ground with the feeling of being close to a mothering power. It was good for the skin to touch the Earth, and the old people liked to remove their moccasins and walk with their bare feet on the sacred Earth. The soil was soothing, strengthening, cleansing, and healing.” The late Ota Kte (Luther Standing Bear), Lakota Sioux writer, educator, and tribal leader.

There’s a growing buzz in the health world these days about a phenomenon called Earthing. It has to do with the natural, gentle electric charge present on the surface of our planet. You get a dose every time you go outside barefoot. You may feel it as tingling in the feet, or as a sensation of warmth, when walking along the wet sand at the beach or on grass glistening with morning dew. The Earth, you see, is an electrical planet, and you are a bioelectrical being living on an electrical planet. Your body functions electrically. Your heart and nervous system are prime examples. As strange as it sounds, the ground under your feet may actually be the singlemost powerful medicine on the planet. That’s because of Mother Earth’s natural endowment of “electrical nutrition,” a virtually limitless supply of free electrons that give the ground we walk on its natural, subtle, and negative electric charge. This overlooked resource nourishes all living beings, you, me, the rest of the animal kingdom, as well as the plant kingdom. It can restore and stabilize the bioelectrical circuitry that governs your physiology and organs, recharge your blood and thin it out, and powerfully knock down inflammation and pain. When these things happen, you are going to feel better in a big way. To benefit, all you need to do is connect with it. These revelations are the subject of an eye-opening book I am proud to have coauthored Earthing - A Piedi Nudi - Curarsi con l’energia della terra http://www. gruppomacro.com/prodotti/earthing-apiedi-nudi-libro

The book contains life-changing research and personal observations from people all over the world, including doctors. In my 35 years writing about health and interviewing physicians I have never come across a health breakthrough so utterly natural, simple, and profound. The Earthing story is absolutely fascinating. Modern lifestyle has disconnected most humans from many aspects of Nature, including our planet’s healing energy. Except for when we are kids or on holidays as adults at the seaside, we rarely venture out barefoot. We no longer use footwear made of hides and leather that allows conduction of the Earth’s energy to our feet. We wear insulating rubber- or plastic- soled shoes. We no longer sleep on the ground as we did in times past. We sleep in elevated beds. Many of us live and work in high rises hundreds of feet above the ground. This disconnect from the Earth may be a totally ignored cause of abnormal physiology and contribute to inflammation, pain, fatigue, stress, and poor sleep. By reconnecting to the Earth’s energy, many common symptoms are surprisingly relieved and sometimes even eliminated. People are more energized. They feel better. The research presented in the book, along with multiple testimonials, provides striking evidence of significant physiological shifts in the direction of a revitalized and healthier functioning body. These shifts are generated by reconnecting to the Earth by routinely walking/sitting barefoot outdoors or, while indoors, sleeping on a conductive bed sheet or

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working/sitting with your feet on a conductive floor mat connected by a wire to the Earth. Throughout history, many indigenous peoples honored connectedness to the Earth and described the energy of the Earth in different ways. One example is the concept of Earth Qi in Traditional Chinese Medicine. Native Americans utilized Earth Mother’s healing powers in various ways as part of “good medicine” practices. Until recently, however, the distinct health benefits of this connectedness have remained largely undocumented. Thanks to the curiosity and persistence of Clint Ober, a pioneer of the American cable TV industry, the benefits are now becoming clear. In 1998 Mr. Ober discovered he could wean himself off painkillers and sleeping pills by applying a cable television principle to his own problem of chronic back pain. The crisp television images you see on your screen at home are delivered through a shielded cable that prevents signals from leaking out and outside interference from leaking in. The cable consists of an inner copper conductor surrounded by a mesh shield. The shield is electrically connected to the Earth, which prevents the buildup of electrical charges in the system. The electrical potential of the shield equalizes with that of the Earth’s surface, and protects and stabilizes the signals flowing through the conductor. Electrical systems throughout the world are similarly protected (Earthed or grounded) in this way. Mr. Ober discovered, first on himself and then on others, that this same


Lo staff particolarmente qualificato, attento e in continua formazione, soddisfa ogni richiesta e risolve ogni tipo di problema per bambini, adulti e animali fornendo consigli personalizzati nella scelta dei prodotti più adatti al benessere di ciascuno. Oltre ai farmaci tradizionali sono presenti i rimedi omeopatici, o fitoterapici, che ad esempio contengono sostanze curative estratte dalle piante, già utilizzati dalle civiltà antichissime degli egizi, degli indù, dei greci, dei cinesi, dei romani

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stabilizing influence could improve sleep and lessen pain in humans connected to the Earth. He subsequently set off on a scientific odyssey, working with researchers including biophysicists and electrophysiologists, and developed Earthing systems that people could use indoors. One of the major discoveries to come out of his efforts is the Earth’s amazing impact on inflammation. In recent years, inflammation has come to the forefront of medical attention and recognized as the leading trigger of chronic pain and most major health disorders, including cardiovascular disease, diabetes, arthritis, Alzheimer’s, and cancer. “All roads to chronic disease lead through inflammation”, researchers say. Bodies are on fire. The Earthing research is showing that the Earth’s energy extinguishes the flames, apparently through the transfer of negatively-charged electrons into the body where they neutralize positivelycharged destructive free radicals that stoke chronic inflammation. It is an established, though not widely appreciated fact, that the Earth’s surface possesses a limitless and continuously renewed supply of free electrons. The planet is thus electrically conductive (except in limited ultra-dry areas such as deserts) and its negative potential maintained (that is, its electron supply replenished) by a so-called global atmospheric electrical circuit involving lightning strikes and solar radiation. “The benefits from the Earth’s energy on the brain, heart, muscles, immune and nervous systems – and in turn the whole body and the aging process – appear to be massive”, says Stephen Sinatra, M.D., an American integrative cardiologist. “Medically, this is a big deal.” Dr. Sinatra, who co-authored the Earthing book with Clint Ober and me, regards Earthing as a profoundly simple, practical, effective, and cost-cutting way to combat common illnesses and pain problems, and make people healthier. In his own field of cardiology, he sees great potential for improving arrhythmias, blood pressure, circulation, and arterial disease. His own research has already begun to unfold the exciting implications.

One of his studies on the electrodynamics of red blood cells indicates that Earthing significantly improves viscosity (blood thickness), inflammation, and flow. The study has been published by the Journal of Alternative and Complementary Medicine and can be read online at http://online. lieber tpub.com/doi/pdf/10.1089/ acm.2011.0820 You may want to look at this video clip to see how much better the blood flows when you are grounded. Another study that Dr. Sinatra conducted showed how Earthing contributes to a de-stressing and balancing effect on the nervous system, and how that effect protects heart function. The study, published in Integrative Medicine: A Clinician’s Journal, can be read online at http:// imjournal.com/pdfarticles/IMCJ10_3_ p16_24chevalier.pdf A full review of Earthing research conducted to date can be found at the online website of the Journal of Environmental Health and Policy at http://www.hindawi. com/journals/jeph/2012/291541/ By scientific standards, Earthing research is in an early stage, but is clearly opening a new and exciting frontier of exploration. The research indicates that reconnecting to the Earth may be a missing link in the health equation, and perhaps right up there with good food and water, sunshine, physical activity, and minimizing stress. In this age of environmental abuse, here is something totally refreshing – a simple way to exploit the Earth for our own well-being without harming it in any way whatsoever. Biophysicist James Oschman, Ph.D., author of Medicina Energetica http:// w w w. g r u p p o m a c r o. c o m / p r o d o t t i / medicina-energetica-libro sums up the Earth connection this way: “The moment your foot touches the Earth, or you connect to the Earth through a wire, your physiology changes. An immediate normalization begins. And an anti-inflammatory switch is turned on. People stay inflamed because they never connect with the Earth, the source of free electrons which can neutralize the free radicals in the body that cause disease and cellular destruction. Earthing is the easiest and most profound lifestyle change anyone can make.”

Martin Zucker Health writer, Martin Zucker has written or co-authored fifteen books, including Earthing, Move Yourself (Wiley), Reverse Heart Disease Now (Wiley), and Natural Hormone Balance for Women (Atria/Pocket Books). He is a former Associated Press newsman in Europe and the Middle East.


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Bottega artigiana di gelateria dal 2005 siamo oggi una delle proposte più interessanti e consolidate del panorama 'gelatiero' bolognese. Prepariamo in bottega gelati a base di latte fresco, sorbetti di frutta fresca a base d'acqua, granite

siciliane da provare con la brioche col tuppo, non dimenticatevi di chiedere la panna montata, non si paga.

Da noi la produzione è continua ed espressa perché è la struttura del nostro gelato che ce lo richiede. Il nostro gelato non contiene grassi idrogenati, coloranti, conservanti e aromi artificiali, per puntare alla massima digeribilità esaltando l'armonia dei sapori che lo compongono. L'intero ciclo vitale del nostro gelato si svolge in Galliera 49 dove lavoriamo e misceliamo personalmente ogni materia prima per la preparazione delle basi e la loro pastorizzazione; per la tostatura della frutta secca finalizzata alla produzione di paste; per la realizzazione di preparazioni aromatiche; per l'infusione di caffè per il gelato e la granita; per la spremitura di agrumi per ottenere il succo e per la lavorazione della frutta fresca. Abbiamo scelto per il nostro gelato: zucchero di canna, cacao e caffè biologici e del

commercio equo solidale, latte e panna freschi, uova fresche biologiche del territorio, frutta biologica o del territorio e sempre di stagione. Non usiamo addittivi chimici di alcun genere né aromi, conservanti e coloranti artificiali. Il latte e la panna freschi vengono dal Sud Tirolo, garanzia di qualità. Per la frutta secca solo il meglio della nostra penisola scelto accuratamente e conoscendo direttamente i produttori, prevalentemente biologici. Cucchiaini e coppette sono in bioplastica di mais compostabili e sostenibili anche nel ciclo produttivo. Le cialde non potevano che essere MINORA, produttore bolognese. Troppe chiacchere non vi resta che assaggiare il nostro gelato o le nostre granite

siciliane.

Bon Zlè!

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... al prossimo numero...


maggio 2014


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