Salutesigrazie – Primavera 2015

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La chiave antica

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in volo verso sĂŠ stessi

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dono inestimabile di terra e cielo

trim estrale collezionabile di salute consapevole

Il cibo vero,

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del ben-vivere moderno

salute? sĂŹ,grazie

per rinforzare il sistema immunitario

la pelle,

organo geniale

Il buon sonno l'ortica,

un'erbaccia amica

il tai chi

per una salute ok

l'arte terapia

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2015

PRIMAVERA

a tutte le etĂ

LA sacralitĂ della nascita

patrimonio arcaico del sapere femminile: intervista ad annalisa Pini



SAPERI, CONOSCENZE, RICERCHE, RIFLE SSIONI, PICCOLI SEGRETI, SCAMBI, CULTURE, QUE SITI, punti di vista


sommario

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Editoriale

Vita è... di

Silvia Nicoletti

A tutta salute

Dolore al ginocchio... ? di

Peter Asselbergs

Stimol-azioni

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La Via è la nostra stessa Vita di

Manuel Baruzzi e Antonio Orlandi

Gusto e svago

La primavera nel piatto con le fave di

Nadia Boraggini e Marco Grotti

Lumi di conoscenza

27

Ri-flessioni di vita e conoscenza... di

Giorgio Bragaglia

Arte e scienza

33 39

Arte e scienza in simbiosi per una visione d'insieme di

Silvia Canaider

Medicina e sacralità

Il cibo come dono di

Arrigo Chieregatti

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sommario

Pimpi-natura

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L'ortica, un'"erbaccia" ricchissima di... doni di

Laura Dell’Aquila

Cum grano salis

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"I viveri": vita che nutre la vita... di

Sabine Eck

Nuovi creatori d’impresa

58

Spirito da viaggiatore per... un'imprenditoria innovativa! di

Piero Formica

Laboratorio dei sogni

64 68

Il sogno, itinerari tra psiche e soma di

Marta Giovannini

Occhi... Altri

Sull'ali-ment-azione... di

Nicola Lo Conte

Aperta-mente

72 77

La meditazione in movimento: il Tai Chi di

Maurizio Mazzarelli

Curiosando

Nascere naturalmente di

Silvia Nicoletti

Cambia-menti

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Il cibo "integrale" e biologico ringiovanisce e... salva la Terra! di

Francesco Walter Pansini

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sommario

Cosm-etica

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Diamo alla nostra pelle ciò che la pelle conosce di

Paolo Paparelli

Poetica-mente

Io, malata di Parkinson... di

Laura Soldati

Dolce dormire

Dal sonno al riposo Paolo Stracciari e Cristina Zanetti

di

La naturale direzione

Una maschera racconta... di

Beppe Tafuri

Mondo a colori

113 Salute? Sì, grazie periodico web di informazione sui temi della salute - diffusione gratuita Anno 2 - numero 6 - Primavera 2015 Editore Outline edizioni di Roberto Roveri via Mozza 125/b - 40018 San Pietro in Casale (Bo) outline@outlineedizioni.it Direttore responsabile Paola Rubbi Progetto e coordinamento editoriale Silvia Nicoletti - silvianicoletti.bo@gmail.com

L'arteterapia... e gli anziani di

Viviana Tartaglia

Hanno collaborato a questo numero (in ordine alfabetico) Peter Asselbergs, Manuel Baruzzi, Nadia Boraggini, Giorgio Bragaglia, Silvia Canaider, Arrigo Chieregatti, Laura Dell’Aquila, Sabine Eck, Nicola Farronato, Piero Formica, Marta Giovannini, Marco Grotti, Nicola Lo Conte, Maurizio Mazzarelli, Silvia Nicoletti, Antonio Orlandi, Francesco Walter Pansini, Paolo Paparelli, Laura Soldati, Paolo Stracciari, Beppe Tafuri, Viviana Tartaglia, Constantina Tyrogalas, Carlo Ventura, Cristina Zanetti Ha partecipato Annalisa Pini Immagini Pixabay, archivio editore

Progetto grafico e impaginazione Roberto Roveri Studio Contatti redazione silvianicoletti.bo@gmail.com L’editore è a disposizione degli eventuali aventi diritto che non è stato possibile contattare Gli articoli seguono l’ordine alfabetico del cognome dei co-autori che hanno collaborato a questo numero Copyright Outline edizioni 2014

Le informazioni contenute negli articoli pubblicati sono puramente divulgative. Tutte le eventuali terapie, trattamenti o interventi di qualsiasi natura che qui dovessero essere citati devono essere sottoposti al diretto giudizio di un medico. Niente di ciò che viene descritto in questa pubblicazione e negli articoli deve essere utilizzato dal lettore o da chiunque altro a scopo diagnostico o terapeutico per qualsiasi malattia o condizione fisica. Gli Autori e l’Editore non si assumono la responsabilità per eventuali effetti negativi causati dall’uso o dall’uso inappropriato delle informazioni qui contenute. Nel caso un articolo pubblicato fosse, a nostra insaputa, protetto da copyright, su segnalazione, provvederemo subito a rimuoverlo.

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Vita è... incontri ed esperienze... ... Immenso e mutevole puzzle del più grande mistero dell'Universo È arrivata l’attesissima primavera!!! BENVENUTA! Accogliamola, con gratitudine e umiltà, osserviamola, godiamocela appieno, coltivandola dentro e fuori di noi, che ci nutra della sua essenza, dei suoi simboli e dei suoi ritmi! Non aggiungerò altro su questa amata, affascinante, magica, colorata e profumata stagione... Vi scriverò d’altro... Questo editoriale è, infatti, un commiato. ‘Termina’ qui questo percorso-cammino

iniziato poco più di un anno fa, splendido, ma impegnativo e... oneroso, ahimè. “Salute? Sì, grazie” è nata come iniziativa editoriale indipendente, che si è auto-finanziata fin dalla sua nascita, portata avanti di fatto da due persone soltanto. Trovare sostegni economici per procedere è un lavoro ulteriore, non affatto semplice, che per vari motivi non mi sento di affrontare... Rimane comunque la soddisfazione di avere lavorato tanto e seriamente per gettare

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di Silvia Nicoletti


editoriale

Date poca cosa se date le vostre ricchezze. Ăˆ quando date voi stessi che date veramente. Vi sono quelli che danno poco del molto che possiedono, e per avere riconoscimento, e questo segreto desiderio contamina il loro dono. E vi sono quelli che danno tutto il poco che hanno. Essi hanno fede nella vita e nella sua munificenza, e la loro borsa non è mai vuota.

(Kahlil Gibran)


editoriale

almeno qualche semino... con l’auspicio che possano generare “il frutto della Curiosità”! Ringrazio di cuore il bravo grafico Roberto Roveri che mi ha accompagnato egregiamente, con pazienza, in questo percorso condiviso, spesso anche molto faticoso, voluto dalla mia testardaggine Si è aggiunto negli ultimissimi mesi anche il brillante e squisito Alessandro Cucaro che da fine gennaio 2015 ha generosamente dato il via alla pagina Facebook della rivista, ci voleva giusto una giovane persona per farlo, e che si era prestato anche per individuare lo sviluppo futuro della rivista sul web, in previsione di un progetto più allargato... Grazie, caro Alessandro! Ringrazio moltissimo la mitica e inossidabile amica giornalista bolognese Paola Rubbi per il suo affettuoso, importante e sapiente sostegno. La maggior parte dei Coautori che hanno accettato il mio invito a partecipare all’interno di questo contenitore ‘che promuove la salute consapevole’, dando testimonianza delle loro Voci, sono miei amici (e guide), altri li ho incontrati strada facendo, quindi nuovi amici e nuove guide; tanti altri ne ho conosciuti e ne avrei conosciuti perché la mia curiosità di scoprire è in continuo viaggio... Sono Voci

quindi Incontri anche quelle realtà a cui abbiamo donato visibilità gratuita nella rivista, a intere pagine cosiddette ‘promozionali’... È questo infatti che ho fatto: ho riunito voci differenti per poter creare incontri stimolanti per ‘i Lettori’ (potenzialmente tutti Noi), per osservare da più angolazioni la vita, la salute, l’universo... Un ringraziamento particolare e doveroso va naturalmente a tutti coloro che hanno partecipato a questa esperienza-iniziativa e che hanno voluto contraccambiare la loro amicizia offrendomi i loro servizi-prodotti... BarattiScambi, come si facevano ai vecchi tempi prima della comparsa del denaro... Voci-Incontri che caparbiamente ho voluto riunire-provocare, perchè grazie alla loro unicitàoriginalità in quanto tali, grazie alla loro libertà di pensiero, di studio, di ricerca, di impegno quotidiano per un mondo migliore, INSIEME hanno dato vita a un’energia direi tangibile, contagiosa, costruttiva, istruttiva e fruttuosa dando il senso della grandiosità e potenza dei nostri innumerevoli ‘mondi’, spesso ancora inesplorati dai più, in continua trasformazione, migliorabili giorno dopo giorno: l’immenso e mutevole puzzle della nostra misteriosa vita! L’epoca che stiamo vivendo è


satura di contrasti acuti... Gli appassionati di numerologia sostengono che “il 2015, la cui somma dei suoi numeri è 8, sia l’anno ‘universale’, dotato di un’energia che ha in sé un potere risolutore: seppur molto lentamente l’umanità intera sta maturando in un lungo processo, e se lo si saprà sfruttare al meglio si potranno trovare soluzioni a molti problemi che affliggono il mondo da decenni. Si potranno fissare degli obiettivi da raggiungere quest’anno e in futuro. L’anno Universale 8, anche se tumultuoso, ci porterà un passo più vicino a un mondo migliore in cui vivere. Per costruirlo occorre però abbattere gli ostacoli che si trovano sulla via. Universalmente considerato il numero dell’equilibrio cosmico, l’8 è il simbolo dell’infinito, dove nulla finisce, ma c’è solo un continuo ciclo che non ha fine, è il riflesso dello spirito nel mondo creato, dell’incommensurabile e dell’indefinibile...”. Non vi è dubbio: siamo chiamati a sentirci tutti più uniti e collegati (... una bella impresa... ... ehm... Siamo pronti...? ... o no...?) e a riconoscere le tante cose che abbiamo in comune. Pare non sia più tempo per l’individualismo (e il fingere di non vedere) e per i divisionismi, i cui tristissimi risultati sono sotto gli

occhi di tutti... È tempo di sentirci più responsabili e anziché lamentarci e criticare, rimbocchiamoci le maniche, a agiamo nel nostro piccolo: c’è tanto da fare per Tutti su più fronti... Volere + Sapere = Potere! Quale potere? Il potere di essere persone pensanti, autonomamente, senza attendere ordini ‘dall’alto’, non dando tutto per scontato, non aspettando la manna dal cielo, e non credendo a tutto ciò che ci dicono... Auguriamoci allora di diventare sempre più coraggiosi e curiosi ESPLORATORI, poi RACCOGLITORI con ‘la cesta’ (la mente e il cuore) aperta (e in volo) da riempire (nutrire-coltivare) instancabilmente, perché... non si smette mai di imparare, siamo qui per questo... E poi ancora, diventiamo a nostra volta SEMINATORI, affinchè le conoscenze oneste e sincere vengano tramandate, e non gelosamente e meschinamente nascoste e occultate: vengano anzi messe a disposizione per il bene della collettività, proprio come ci insegna la Primavera e tutte le altre Stagioni con il loro susseguirsi offrendosi puntualmente e incondizionatamente... La vita è cambiamento continuo,


L’essere è un mare sconfinato non esiste un inizio senza una fine, e non esiste una fine senza un inizio... Auguro a tutti Noi la ‘salute’ ‘consapevole’ nel senso più ampio di entrambi i termini, in un ciclo di ri-nascite continue... Che ogni giorno sia davvero sempre come un inizio avventuroso, amorevole e grato alla ricerca delle conoscenze del nostro micro e macro mondo! Grazie, care Lettrici e cari Lettori, per avere con-diviso questa bella ed entusiasmante ‘camminata nel bosco’, con la co-presenza di tantissimi protagonisti, voi in primis! Buona salute vera a tutti! E ora.... DILETTEVOLE E UTILE LETTURA! Firmato: un’allieva della ‘vita’, Palestra e Maestra Universale...

POST SCRIPTUM: Nulla andrà perduto: i numeri ‘collezionabili’ usciti della bella rivista online “Salute? Sì, grazie”, ricchi di articoli preziosi e senza-tempo, rimarranno indelebili per le Lettrici e i Lettori interessati, sfogliabili da pc dalla pagina web dedicata www.salute.outlineedizioni.it o direttamente dalla piattaforma ISSUU anche per smartphone e tablet installando la app gratuita di Issuu issuu.com/salutesigrazie

e incommensurabile. Non dite: “Ho trovato la verità”, ma piuttosto “Ho trovato una verità”. Non dite: “Ho trovato il sentiero dell’anima”, ma piuttosto: “Ho incontrato l’anima in cammino sul mio sentiero”. Perché l’anima cammina su tutti i sentieri. (Kahlil Gibran)

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a tutta salute

Si

dice che “Il diavolo dimora nei dettagli”. Senza dubbio la maggior parte delle diagnosi e le cure per i dolori alle ginocchia guardano ai dettagli locali, cioè alle ossa, muscoli, menischi, legamenti, tendini, borse, arterie, e alle vene del ginocchio addolorato. Questo è necessario e talvolta sufficiente, soprattutto nel caso di trauma diretto al ginocchio che può causare lesioni al menisco, legamenti, o tendini, per esempio. In questi casi la chirurgia viene in grande aiuto. Ma la maggior parte dei casi di dolore al ginocchio non sono dovuti a un trauma, bensì a problemi principalmente biomeccanici, che hanno origine da qualche squilibrio del corpo al di sopra delle ginocchia: cioè dal cranio, colonna vertebrale, bacino. Proprio così! Nella maggioranza dei casi i problemi ai piedi e/o alle ginocchia sono dovuti a una distribuzione erronea del peso del corpo,

Dolore al ginocchio...? di Peter Asselbergs

Considerare 'il dettaglio' del importante, ma non è sufficient

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sintomo è te e risolutivo

a tutta salute

dall’alto verso il basso, creando uno stress maggiore sulle strutture del ginocchio. Per esempio, se il peso del corpo viene distribuito al 60% sull’anca destra, e il 40% sull’anca sinistra, ci sarà senz’altro una forza compressiva maggiore sul ginocchio destro, gravando e appesantendo tutte le strutture istologiche del ginocchio. E’ solo il sintomo che si manifesta al ginocchio, non certamente la causa: quest’ultima in realtà proviene da blocchi o sublussazioni al di sopra di esso. Infatti, se dall’alto esiste una forza di rotazione dovuta a una sublussazione al cranio, o alla cervicale, oppure alla zona lombosacrale, essa si ripercuo-

terà inevitabilmente anche al ginocchio tramite le ossa o le catene muscolari. Considerare ‘il dettaglio’ del sintomo è importante, ma non è sufficiente e risolutivo: bisogna osservare attentamente la big picture del paziente per averne una visione olistica (d’insieme), studiando la neuro-bio-meccanica dell’intero corpo. Questo principio vale naturalmente non solo per i problemi alle ginocchia, ma anche per quelli legati ai polsi, gomiti, spalle, e così via. Ammetto che alcuni miei pazienti sono rimasti non poco stupiti quando ho ‘aggiustato’ loro (con gli adjustments chiropratici, appunto) il cranio o il collo per ‘un problema al ginocchio’, ma

Peter Asselbergs M.Sc. D.C. è nato in Canada a Ottawa nel 1955 da genitori olandesi. Suo padre era diplomatico delle Nazioni Unite (ONU) e questo lo ha portato a conoscere numerosi luoghi e tante persone nel mondo. Per lo più ha vissuto in Canada, Olanda e Italia dove si è poi stabilito negli ultimi 25 anni. Concluso il liceo a Roma nel 1973, ha frequentato la Carleton University a Ottawa diventando Bachelor of Science (Biochimica); poi l’Università di Toronto conseguendo un Master of Science; e infine ha ottenuto il titolo di Doctor of Chiropractic presso il Canadian Memorial Chiropractic College di Toronto. Sostiene che di studiare e di ri-cercare non si finisce mai, la vita è in costruzione tutti i giorni, un cantiere sempre aperto e siamo noi stessi in primis a dover scegliere come condurla. Tiene seminari ed è presente nei seguenti siti web: www.bio-magnet.eu – www.dr-asselbergs.eu www.insomniamag.it

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www.danieladallavalle.com


a tutta salute

quando il dolore è cessato in una o due sedute, si sono dovuti convincere della mia analisi olistica-globale... Aggiungo che nei casi in cui la chirurgia è necessaria per via di un menisco lesionato per esempio, al paziente potrà giovare molto di più il buon lavoro del chirurgo, e quest’ultimo potrà ottenere risultati eccellenti operando su un corpo già in asse; e anche la riabilitazione che seguirà, sarà molto più veloce ed efficace per gli stessi motivi. Per capire il principio del discorso in termini molto semplici, immaginate di tenere con le mani una catena sospesa verticalmente: è piuttosto facile piegare la catena in questo modo, giusto? Se, invece, prima create una forza di rotazione in direzione opposta con le mani dall’alto e dal basso della catena, il grado di ripiegatura sarà ridotto di un bel po’! Il punto nel quale le forze rotatorie si incontrano lungo la catena, potrebbe essere paragonato alle ginocchia, ed e proprio lì che si crea ‘lo stress di rotazione’, indebolendo la funzionalità biomeccanica dell’intero ginocchio. Tanti atleti e/o danzatori subiscono inevitabilmente traumi alle ginocchia perché praticano sport con qualche rotazione o forza compressiva asimmetrica lungo il corpo, creando quindi punti deboli, soggetti a subire traumi sotto il minimo sforzo fisico. Ma, con il corpo in asse e flessibile, si va lontano! Per i non-atleti vale lo stesso principio; una persona anziana che per anni ha un’asimmetria del corpo che crea compressione o rotazione alle ginocchia, svilupperà senz’altro artrosi o dolori nel tempo. Per concludere, vi pongo una domanda: secondo voi, care Lettrici e cari Lettori, quale ginocchio nelle due illustrazioni è più predisposto a dolore o trauma, quello nella figura A, o quello nella figura B... ?

B - ginocchio con forza rotatoria

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Disegno è stato eseguito a mano da Marilena Melis

A - ginocchio in asse


stimol-azioni

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antiago, Roma e Gerusalemme sono fra i pellegrinaggi religiosi più antichi intrapresi dagli uomini. Dalla metà degli anni ’80 del secolo scorso il “Camino de Santiago” gode di rinnovato entusiasmo grazie al fatto che alcune sue “vie” sono state dichiarate Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO e “itinerario culturale europeo” dal Consiglio d’Europa, che ne ha anche finanziato il rinnovamento, promosso il ricordo e il valore simbolico. Ogni persona intraprende il Camino con la propria motivazione. Noi sulla scia delle atmosfere suscitate dal film Il cammino per Santiago (“The Way”, 2010), e grazie al sostegno del padre gesuita Jean Paul Hernandez, abbiamo soddisfatto un’esigenza spirituale e una curiosità intellettuale, percorrendo in dodici giorni 320 km a piedi fino a Santiago de Compostela e Finisterra. Cosa differenzia un trekking da un pellegrinaggio? Bè, la scoperta di relazione con il mondo e

La Via è la nostra stessa Vita di Manuel Baruzzi e Antonio Orlandi

‘Viaggiare’ al confine tra vaca il nostro Cammino per Santiago.

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anza e presenza: ...

con l’umanità che ne traiamo, associata alla scoperta dei nostri limiti, e quindi di noi stessi. In un pellegrinaggio tutto è rallentato. Tutto è reale. Tutti i sensi sono stimolati dalla natura circostante, dagli incontri, dai pensieri, dalle contingenze reali, e così si assapora realmente e da vicino la vita... Nelle parole di Elisa d’Agostino il ‘camino’ è innanzi tutto contraddizione: compagnia e solitudine, cultura e amore per la natura, religione e sport; di certo è solidarietà, complicità e spiritualità. Il Camino diventa così perfetta metafora della Vita. Camminando sotto il sole d’agosto abbiamo modellato corpo e mente rigenerando al contempo fibre, spirito e volontà. È un’esperienza totale e unica, con giornate lunghe e piene. Un periodo magico per ascoltare di nuovo il corpo e i pensieri in maniera profonda, un’avventura davvero bellissima che, crediamo, dovremmo

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provare tutti, almeno una volta nella vita... Ogni pellegrinaggio è metafora della Vita. La partenza è simbolo della nascita. Nei primi giorni impari ad affidarti a chi è stato là prima di te, hai il passo forte e risoluto e tutto è simbolo di giovinezza. I chilometri successivi sono quelli della scoperta, degli incontri e dei pensieri solitari, dei bivi, della sete e dei chilometri, chilometri e ancora chilometri. Qui inizi a pagare il prezzo delle scelte che hai fatto e inizi a stare attento a quelle che devi fare. Capisci che se vuoi andare avanti, devi imparare a camminare anche quando il clima è contrario. Ciò rispecchia bene gli anni della maturità in cui ti chiedi se e quando coronerai i tuoi obiettivi, se arriverai mai a destinazione, se e quanta importanza devi davvero dare alle persone che incontri lungo la strada. Seguono giorni più lesti, in cui la meta è finalmente


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stimol-azioni

ormai vicina e ti curi solo di andare. Sono giorni di maggiore consapevolezza, di energie ritrovate, di maturità, e di serenità. Sai dove ti trovi e che stai semplicemente andando. Ormai sei anche tu un veterano del viaggio. Nuovi dubbi ti colgono solo verso la fine del viaggio: “Saprò far tesoro dell’esperienza? Che ne sarà di me, dopo?”. E così, arrivare è contemporaneamente la fine del viaggio e simbolo del ciclo della vita che terminando si compie. Però solo per l’individuo, non per l’Umanità. L’Umanità non termina. Essa, grazie anche a noi, continua sempre ad avvicendarsi e proseguire il suo cammino sul sentiero della Vita. E capire che è necessario affidarsi e di essere parte dell’ordine delle cose, calma e infonde nuova energia. La Vita non va sempre come vogliamo: desiderare è giusto, ma attaccarsi al desiderio invece che alla Vita, crea aspettative e dolore, anziché gioia e fiducia nel domani. La vita del pellegrino non è facile. Sia in una vacanza verso Santiago, sia nel quotidiano. Ma è appagante in ogni istante. E quando vesciche e spalle iniziano

Antonio Orlandi si definisce un artista con formazione scientifica. Bolognese di 40 anni, laureato in Scienze Naturali nella sua città e in Chiropratica in Australia, è sposato con Theodora, di origine greca, nutrizionista. È diventato chiropratico facendo una scelta di vita prima che professionale. Ama lo yoga, l’anatomia, l’alimentazione e le relazioni tra Natura e Salute. È istruttore di CrossFit (L1) e ama ballare il tango. Esercita la sua professione a Idice (BO) presso lo studio Asselbergs Chiropractic e a Bologna presso il Poliambulatorio Gandino. Per contatti: tel. 051 4999321, e-mail: antonio.orlandi@outlook.com Manuel Baruzzi M.D., D.C., è onorato di aggiungere anche il suo cinguettio tra i numerosi suoni di questo Bosco... che considera molto interessante, denso di stimoli, pieno di sostanza e di ricchezza allo sguardo curioso e all’orecchio di chi ascolta. Ama definirsi una persona umile, appassionata, curiosa e amante della natura in tutte le sue forme. Affascinato dal mistero dell’uomo, dopo gli studi classici si laurea in Medicina e Chirurgia all’Università di Bologna. Durante quegli anni a Medicina, più studia e più sente mancare qualcosa: il corpo umano viene abilmente sezionato nei minimi dettagli, ma ciò porta a un allontanamento dalla comprensione del suo mistero. Così, fin dai primi anni, integra quel sapere analitico con quello olistico attraverso lo studio della Terapia Cranio-Sacrale, del Sistema Fasciale, dello Yoga e della Meditazione. Complice l’incontro nell’adolescenza con Peter Asselbergs Msc, DC, consegue anche la laurea in Chiropratica presso l’Anglo European College of Chiropractic e studia Agopuntura medica. Dal 2011 lavora come medico assieme al Dr. Asselbergs a Idice (Bo) e nel proprio studio a Imola, avvalendosi della propria esperienza in Chiropratica, Medicina Manuale, Agopuntura medica e Riabilitazione neuro-muscolo-scheletrica. Per contatti tel. 051 4999321 (Idice), cell. 3288890018 (Imola), e-mail: drmanuelbaruzzi@me.it



a far male sul serio, tutto si compie. Comprendiamo allora quanto bagaglio inutile portiamo con noi più o meno volontariamente e quanto la nostra stessa volontà può in effetti ancora fortificarsi: “È il mio dolore che porta me, o sono io a portare il mio dolore?”. Rispondere a questa domanda è stato una delle sfide più intense che il cammino ci ha offerto. Lungo la strada verso Santiago si stringono amicizie per sempre, si scambiano parole importanti con sconosciuti che mai si rivedranno, e si comprende, che la nostra volontà può essere forza o ostacolo alla nostra felicità. Due certezze abbiamo portato a casa da questo viaggio. Di certo siamo padroni del nostro destino, ma pensare che le nostre vite dipendano solo da noi stessi è come minimo un'illusione (un esempio? Tutto ciò che acquistiamo arriva nelle nostre mani

‘Viaggiare’ al confine tra vacanza e presenza: il nostro Cammino per Santiago...

grazie al lavoro di una quantità di persone!). E poi, dato che siamo tutti in relazione, diventa chiaro che è impossibile perdere la Via. La Via è la nostra stessa Vita. Non possiamo perderci, se sappiamo dove vogliamo andare (... anche se non ci siamo mai stati prima e non sappiamo cosa troveremo...). Se non ci chiudiamo in noi stessi, se non siamo arroganti o paurosi, se sappiamo affidarci e continuiamo a camminare, se la relazione è la Via, arriveremo sempre a destinazione. A Santiago de Compostela, dopo chilometri e chilometri di sole e di Spagna, indossando le comode scarpe minimaliste e tutto il resto, abbiamo bevuto uno dei mojito più buoni di sempre: a testimonianza che non ci piace soffrire solo per il gusto di soffrire!“Nessun uomo è un’isola” John Donne (15721631).


"Broad-beans-after-cooking". Licensed under Public Domain via Wikimedia Commons - http://commons.wikimedia.org/wiki/File:Broad-beans-after-cooking.jpg#/media/File:Broad-beans-after-cooking.jpg

È

inutile negarlo: quando arriva la Primavera iniziamo tutti a stare un po’ meglio: di umore, di spirito e anche di… salute! Le giornate si “allungano”, il sole ricomincia a scaldare con maggiore intensità e si percepisce, andando in giro per strada o durante una passeggiata nel verde, che la gente è, almeno apparentemente, più felice, un po’ più frizzante e sorridente... Sarà per il fiorire della natura, il cinguettio degli uccelli e il risveglio dal letargo invernale, ma sono segni tangibili che la natura ci dona generosamente e che tutti noi dobbiamo cogliere e fare nostri... Questa di forza naturale che la Primavera Nadia Boraggini sprigiona e ci trasmette, noi di e Marco Grotti ‘Zenzero’ la mettiamo anche nei piatti che prepariamo nel nostro ristorante, e, sempre e rigorosamente, utilizzando prodotti e ingredienti provenienti da agricoltura biologica, cercando di invogliarvi a prepararli anche nelle vostre cucine! Le ricette che vorremmo proporre in questo numero sono a base di un legume

La primavera nel piatto con le fave


"Vicia faba" by Honeyhuyue - Own work. Licensed under CC BY-SA 3.0 via Wikimedia Commons - http://commons.wikimedia.org/wiki/File:Vicia_faba.jpg#/media/File:Vicia_faba.jpg

che a noi piace tantissimo e che anche grazie alla sua versatilità si presta a varie preparazioni: le fave. In commercio si trovano sia fresche che essiccate. Le prime sono ancora racchiuse nel loro baccello (in alcune zone della Toscana vengono chiamate proprio ‘baccelli’) e per essere consumate vanno sgranate accuratamente e poi mondate, eliminando il cosiddetto occhio, un’escrescenza posta lateralmente al seme. Le fave essiccate si possono trovare sia con buccia che senza. Quelle che ne sono state private non hanno necessità di alcun ammollo e si presentano di un colore giallo molto pallido; quelle con la buccia, al contrario, necessitano l’ammollo di almeno 10-12 ore prima di essere cucinate. Le fave sono ricche di proteine e fibre vegetali, povere di grassi e alcuni motivi per introdurre questo antico legume nella nostra alimentazione sono che contengono una buona quantità di ferro, sono ricche di vitamina B1, e che il regolare consumo può prevenire artriti e osteoporosi essendo ricche di manganese. Inoltre aiutano a mantenere la pelle in salute grazie alla presenza di vitamina A. Vi proponiamo, come prima ricetta, un piatto povero pugliese, che riconduce alle origini di… Marco! Provatelo, come anche la seconda ricetta che segue. Buon appetito con gusto e svago e ottima Primavera!


Purè di fave con cicoria piccantina Ingredienti per 6/8 persone Procedimento In un tegame scaldare l’olio e fare Per il purè di fave: dorare la cipolla, quindi unire i •  400 gr di fave essicate sgusciate pomodorini tagliati a metà e dopo •  1 patata qualche minuto aggiungere le fave •  ½ cipolla (o la parte bianca di ½ e la patata lavata bene (senza porro) sbucciarla); fare andare per qualche •  4/5 pomodorini ciliegino minuto girando costantemente, •  3 cucchiai di olio extravergine di quindi coprire d’acqua (o meglio oliva di brodo vegetale), aggiungere le •  sale marino integrale, pepe, foglie d’alloro e portare a cottura: peperoncino q.b. ci vorranno circa 25 minuti; •  2-3 foglie di alloro aggiungere sale, pepe e poco peperoncino. Per la cicoria piccantina: Nel frattempo mondare la cicoria, •  2 mazzi di cicoria fresca togliere la parte dura dei gambi e •  1 spicchio aglio tagliare il resto in tre parti. Lessarla •  sale marino integrale in abbondante acqua salata per •  peperoncino qualche minuto, quindi strizzarla e saltarla in padella con olio, aglio e l’aggiunta di peperoncino. A cottura ultimata, dalle fave togliete le foglie d’alloro e frullate con il minipimer (o frullatore a immersione) fino a fare diventare una crema liscia/purea. Servite mettendo al centro del piatto la purea di fave e adagiativi al centro la cicoria piccantina... e se avete del pane pugliese o toscano anche del giorno prima tostatelo e gustate questo piatto delizioso e nutriente!


gusto e svago

Insalatina di spinaci con fave fresche e pecorino Ingredienti per 6 persone Procedimento Togliete dagli spinaci la parte dura •  1 cavolo verza del gambo e spezzate la foglia in •  500 gr di spinaci freschi due o tre parti, quindi mondateli. •  15 baccelli di fave fresche Sgranate le fave dal baccello e •  300 gr di pecorino sbollentatele in acqua leggermente •  qualche pomodorino secco salata. Togliete la pellicina che le sott’olio ricopre, mettetele in una ciotolina •  olio d’oliva extra vergine, sale e condite con olio, sale e pepe. marino integrale e pepe Fate delle scaglie sottili di pecorino (potete aiutarvi se volete con un pela-patate) e tagliate a striscioline i pomodori secchi. Componete la vostra insalata adagiando sul fondo del piatto gli spinaci, quindi gli altri ingredienti, tenendo per ultimo le scaglie di pecorino; condite a piacere, se volete anche con una citronette preparata con succo di limone, olio e.v. e un pizzico di sale e pepe. Nadia Boraggini e Marco Grotti, dopo avere lavorato insieme per tanti anni presso i negozi bolognesi di “Naturasì”, il Supermercato del Biologico, nel 2008 hanno aperto il ristorante Zenzero BIstrOt, in via Fratelli Rosselli n°18 a Bologna, molto frequentato da una clientela sempre più attenta e più numerosa, che ha a cuore la sana alimentazione, basilare per il ben-vivere. Nadia e Marco considerano la loro attività un’Arte, che offre momenti gioiosi e di svago – perché mangiare, o meglio nutrirsi, è anche questo – e nel loro ristorante propongono con passione una cucina variegata, per tutti i gusti, con piatti preparati esclusivamente con ingredienti biologici e/o biodinamici accontentando sia i clienti vegetariani che quelli vegani, e così via. Sempre attenti anche a coloro che soffrono di intolleranze e allergie alimentari, nonché ai celiaci. Per chi la desidera, viene proposta anche la carne. Zenzero BIstrOt ha aderito al marchio Bio Gourmet, un importante progetto che ha l’intento di promuovere, sostenere, incoraggiare e valorizzare l’agricoltura biologica nei locali della ristorazione dell’Emilia Romagna (www.gourmetbio.it), una scelta per la qualità dell’ambiente e della vita. La sera il locale si trasforma, l’atmosfera è più romantica, il ritmo più lento, e il menù è assai più ricco, ma pur sempre consapevole! Per info sugli orari di apertura e prenotazioni (consigliate!) telefonare allo 051 5877026, e potete visitare il sito www.zenzerobistrot.it


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Ri-flessioni di vita e conoscenza... Sapienza antica: accenni all'ayurveda

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di Giorgio Bragaglia

ell’ambito delle mie esperienze lavorative ho sempre avuto la fortuna e soprattutto il gusto di “interagire ” con i miei clienti, parlando, discutendo, e in un continuo confronto e scambio sui più svariati argomenti, non certamente strettamente legati alle rispettive attività professionali. Ho, infatti, sempre avuto tendenzialmente un ‘orecchio’ di riguardo e di attenzione a percepire-ascoltarevalutare le emozioni verbali e non delle persone che mi stanno davanti. Oltre a verificare i campi elettro-magnetici e operare nel settore della bio-edilizia da ormai 25 anni, la mia innata curiosità mi ha guidato, strada facendo, dritto-dritto nel mondo delle energie ‘sottili’, della consapevolezza, della meditazione e della spiritualità... Da anni mi occupo anche di trattamenti olistici per il benessere, in particolare ayurvedici, scoprendo e addentrandomi in un mondo meraviglioso e molto antico... L’Ayurveda nasce oltre 5.000 anni fa in India ed è una disciplina armonica e curativa, il cui nome deriva da Ayu=vita e

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Veda=conoscenza. Si evince dall’etimologia stessa della parola che l’attenzione non è limitata alla sfera del corpo (fisico), ma anche a tutte le altre che ci appartengono (mente, psiche, anima). Si tratta di una visione, un atteggiamento olistico, positivo, che conduce a una vita sana e in armonia tra le nostre sfere di corpo, mente e spirito, che interagiscono continuamente l’una con l’altra. La ‘malattia’ per l’Ayurveda non è pertanto un sintomo isolato, bensì lo specchio-il risultato di varie cause (errori), che ci segnalano che non siamo in sintonia con noi stessi, ci siamo allontanati dalla nostra essenza, creando un deficit energetico a qualche livello. A differenza delle ‘cure’ terapeutiche tradizionali occidentali che tendono in maniera riduzionistica a distruggere-eliminare l’‘invasore’ (virus, batteri)

con i farmaci, l’Ayurveda si preoccupa di stabilireripristinare un ambiente energetico naturale, attivando la nostra innata autogenerazione, pur lentamente e gradualmente, tenendo conto di tre principi fondamentali: vata, pitta e kapha, ovvero i tre dosha che vengono presi in considerazione per determinare la costituzione individuale, l’origine delle malattie, i trattamenti, l’uso di erbe, i metodi per mantenere la buona salute, la vita giornaliera e stagionale, le terapie di purificazione, le terapie di tonificazione, il massaggio, il tipo di esercizio fisico, l’alimentazione adatta. Ogni persona è insomma considerata e osservata nella sua unicità... Esistono legami strettissimi tra questa antichissima scienza medica e la mia professione di elettrotecnico, dove la parte fisica viene considerata in

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stretta simbiosi con la parte energetico-spirituale. Ritrovare e riconoscere la nostra parte spirituale è di grande aiuto: nel mondo frenetico in cui viviamo oggigiorno, le cose più importanti sono considerate, ad esempio, il possesso di una bella auto e/o il cellulare di ultimissima generazione, oggetti che ci vengono “venduti” come valori essenziali, per cui se non li possiedi non sei nessuno, o ancor peggio non ti senti nessuno! Siamo continuamente, presi ovunque ci troviamo, a testa in giù, a ‘comunicare’ unicamente fra noi con sms, mms, chat, e via dicendo, dando vita a tristi, silenziose e sterili conversazioni. Poi, inevitabilmente le batterie si esauriscono, durante la giornata ti lasciano a piedi, facendoti sentire sperduto, senza “voce”, e inoltre si bloccano anche i nuovi cellulari: sì, perché non sono più telefoni, ormai fanno di tutto, eccetto quasi... di telefonare. Pur di possederlo, molte volte si

investe anche fino a metà del proprio stipendio solo ‘per doverlo assolutamente avere’ e, ovviamente, per sfoggiarlo alla prima occasione. Tornando invece umilmente ‘alle proprie origini’, all’essenza della vita che veramente conta, ci si accorge che di parecchie cose se ne può fare a meno, anzi: si sta proprio meglio senza! Perché ci siamo ridotti così...? Siamo figli della quasi futilità e del fare vedere che abbiamo ‘tutto’. E se ‘avessimo’ e assaporassimo solo l’‘essenziale’? Una chiacchierata con l’amico, il telefono spento, ritrovare il gusto delle sensazioni di avere persone a fianco, ridere insieme, magari davanti a un buon bicchiere di vino, condividere una passeg giata in campagna, o un pasto, sentire l’energia positiva delle persone quando stanno bene,... la vita in sé che scorre nelle vene... “Ora non è il momento di pensare a quello che non hai. Pensa a quello che puoi fare con quello che hai.” Ernest Hemingway

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Giorgio Bragaglia si è appassionato fin da giovanissimo agli studi di Elettrotecnica. Nel 1987 conobbe il suo primo mentore, il signor Cantelli, precursore elettrotecnico bio-compatibile. Divulga le sue conoscenze maturate negli anni, con responsabilità, in una continua ricerca, cioè i criteri della sostenibilità e il delicato tema così dibattuto delle esposizioni da CEM, tenendo seminari e convegni ai vari ordini di professionisti (installatori, elettricisti,... ) e in qualunque occasione gli si presenti. Dal 1989 svolge l’attività in un grazioso e tranquillo paesino di pianura della provincia di Bologna. Ama la citazione del celebre architetto americano Frank Lloyd Wright (1869-1959) tratta dal suo libro “Architettura organica”, che pennella e colora il cammino lavorativo che sta da tempo percorrendo: La vostra casa deve sorgere dal terreno con semplicità e la sua forma deve integrarsi con il paesaggio ove la natura vi sia rilevante; se non lo è, cercate di essere sobri, essenziali e organici come essa sarebbe stata se ne avesse avuto la possibilità. Per ulteriori info e curiosità: www.bragagliaimpianti.it - info@ecosistemi.biz tel 051 805060 - 349 2375010



Benvenuto su Ammuìna, il negozio virtuale del pasto nudo. Con pochi click, potrai acquistare cibo, oggetti e servizi etici e sani, al prezzo giusto, direttamente da chi li produce o se ne occupa. Tutte le realtà scelte da noi sono piccole o piccolissime, spesso a conduzione familiare; persone, non marchi, con le quali si può entrare in contatto direttamente. Quasi tutte le aziende si possono visitare su appuntamento, per vedere da dove viene e come viene fatto ciò che compri, e fare tutte le domande che vuoi.

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Associazione Culturale “CASA MATERNITA’ IL NIDO” via delle Borre 9 - Bologna - tel 051 6350911 – info@ilnido.bo-it www.ilnido.bo.it


Arte e scienza in simbiosi per una visione d'insieme Con l'interdisciplinarità è stato fatto un passo importante Ecco di seguito, cari Lettori di Salutesigrazie, la seconda parte e ultima (la di prima parte la trovate nel numero INVERNO 2014-15) della presentazione Silvia Canaider del meraviglioso VID, il nuovo e innovativo laboratorio nato nel 2010 di Arte e Scienza (Visual Institute of Developmental Arts and Sciences) del Prof. Carlo Ventura, che ne è il direttore. Dilettevole e curiosa lettura!|

La

visione razionale è intrinsecamente astratta, passa attraverso un estrarre (astrarre) frammenti che io arbitrariamente rompo da un tutto, quindi non è una visione “concreta” della realtà. In questo modo, la rappresentazione d’insieme del mondo e dello spazio che ci circonda, e la stessa concezione dell’uomo, divengono il risultato di un tentativo di ricostruzione a posteriori di quanto fornito da un’analisi, ossia da una scomposizione, operata

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precedentemente. Questo è diventato il modo sempre più consolidato di procedere di una mente altamente specializzata, differenziata. Esiste tuttavia un altro tipo di approccio, operato da una mente più flessibile, vuota di preconcetti e ancora “indifferenziata”. Questa mente guarda gli oggetti e noi stessi dal dì dentro, cercando di raggiungerne l’intima essenza, compiendo un atto di “identificazione” simpatetica e, al tempo stesso, di rinuncia a rappresentazioni di tipo parziale e all’utilizzo di simboli precostituiti. Gli oggetti non sono più raffigurati come assemblati, ma vengono “colti immediatamente” nella loro totalità. Questo tipo di conoscenza è l’intuizione. L’intuizione consente di superare le rappresentazioni statiche e parziali di cui si avvale un approccio rigidamente razionale. E’ indubbio che questo tipo di conoscenza razionale abbia svolto e svolga un ruolo importante nell’orientamento pratico dell’agire umano.

Il metodo scientifico ha tuttavia di per sé il limite della conoscenza tecnica e dell’astrazione. L’uomo si è progressivamente adattato all’agglomerato di immagini “astratte”, perdendo l’allenamento all’intuizione. Il metodo scientifico si è quindi evoluto in modo da prevedere gli eventi futuri sulla base di quelli pregressi, attribuendo necessariamente importanza agli eventi più omogenei, in quanto accorpabili e misurabili da un punto di vista matematico. Se l’utilità pratica di questa strategia è evidente, è anche vero che l’approccio razionale ha finito per generare una progressiva omogeneità tra passato e futuro. Il risultato è quello di avere imbrigliato (imbrogliato) la scienza in una sorta di retorica della scienza. Di fatto, tutte le volte che si esce da questa retorica, salta fuori qualche scoperta che ci deve portare a meditare, perché questa scoperta viene fatta contro certi dogmi


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della cultura razionale di tipo astratto, attraverso una visione “concreta”, che è quella dell’essere dentro il fenomeno, cioè recuperare l’intuizione. Soltanto se abbiamo questa capacità intuitiva possiamo, in realtà, vibrare con i fenomeni, con le molecole: siamo cioè noi stessi parte di questo mondo e possiamo capirlo. Se fossi davanti a un bellissimo quadro, potrei avere due atteggiamenti: 1) quello di una cultura scientifico-analitica, di esaminare l’opera sempre più da vicino, magari con un potente microscopio, fino a vedere ogni pixel della tela, fino a non muovermi più insieme al dipinto, fino a non “commuovermi”; 2) se, invece, guardo il quadro da lontano, e mi fermo a meditare su ciò che l’opera mi trasmette, forse posso trovare una riflessione, una parte di storia di chi l’ha dipinto, della sua cultura, della sua tradizione, ovvero posso immedesimarmi, posso utilizzare quella vibrazione che c’è nelle molecole, nei colori, nei suoni per cercare di

“com-prendere” (abbracciare in un tutt’uno), anche se non sono un pittore. Si può fare anche scienza con questo tipo di approccio, basti pensare alla stessa intuizione di tipo assiomatico: una realtà così vera che non può essere dimostrata, ciononostante può rappresentare il fondamento per ulteriori acquisizioni dimostrabili. Appena adesso cominciano ad affermarsi su scala internazionale correnti di pensiero della biologia cellulare e molecolare che cercano di avere una visione d’insieme, quasi olistica e integrata delle cellule, delle strutture subcellulari, delle interazioni molecolari e supramolecolari. Si sono sviluppate “nanotecnologie”, quali il microscopio a forza atomica, in grado di cogliere questi aspetti con una risoluzione atomica in cellule vive o in strutture subcellulari isolate in modo da continuare a svolgere le loro funzioni. Ci si è progressivamente resi conto che il linguaggio scientifico



finora utilizzato diventava inadeguato rispetto alla stessa complessità dei dati scientifici che via via si accumulavano. L’equazione “vedere è credere” non si applica al mondo delle nanotecnologie e della biologia molecolare più moderna, per il quale non vi è nulla di anche remotamente visibile da creare “prova dell’esistenza”. Su una scala atomica e molecolare, i dati sono registrati “sentendo e sondando” in una maniera molto astratta, cosa che richiede interpretazioni complesse e approssimate. Più che in ogni altra scienza, l’immaginazione e la creazione di una narrativa divengono necessarie per descrivere ciò che viene “sentito”, e non più visto. Noi abbiamo un crescente bisogno di intuire e di separare “il contenuto informazionale” della vita dal suo “substrato materiale”. L’informazione è da ritenersi l’essenza della vita. Assieme all’intuizione si afferma il recupero dell’uomo come essere pensante, come “soggetto” che non trova più contraddizione nel porsi problemi di etica e di morale; tutto un unico filo conduttore. Con la nascita delle nanobio-tecnologie, della genomica e della proteomica molecolare si è arrivati a percepire una complessità del mondo biologico che svela progetti, disegni, immagini, vibrazioni, suoni, colori, di fronte ai quali si può provare stupore, commozione, interrogarsi nel profondo... Le barriere tra le discipline e tra le persone all’interno delle stesse discipline sono più o meno psicologiche. Attualmente, la grande maggioranza delle storie e delle “immaginazioni” in circolazione nel dominio pubblico sono basate sul “pensiero” del Ventesimo secolo, che è largamente centrato sulle “macchine” a vari livelli. Le Nanoscienze e l’Arte che ne sta già derivando, rappresentano forti sinergie che potranno promuovere l’avvento di una Nuova Cultura del Ventunesimo secolo, capace di abbracciare mutamenti ispirati (d)alla biologia: una nuova estetica e nuove “definizioni”... Silvia Canaider, docente universitaria bolognese di Biologia Applicata, nonché appassionata ricercatrice, donna curiosa e sognatrice, partecipa con dedizione al nuovo Laboratorio di Arte e Scienza, o VID. Per contatti: silvia.canaider@unibo.it Carlo Ventura È docente di Biologia Molecolare presso l’Università di Bologna e Direttore del Laboratorio di Arte e Scienza, VID. https://www.youtube.com/watch?v=D4TmmuKNEac

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Il cibo come dono

S di Arrigo Chieregatti Estratto dal libro “Il dono della terra. Il cibo e i suoi simboli” a cura di Arrigo Chieregatti Collana InterCulture, Museodei by Hermatena, agosto 2014

Dalla nascita alla morte il cibo accompagna la vita

Fuori mercato ul piano collettivo credo che possiamo fare qualcosa per cambiare i punti di forza della cultura dominante. Una rivoluzione culturale vera deve sostituire gli assiomi di questa cultura. Quali sono? A partire dall’idea che tutto si può vendere e comprare, che possiamo padroneggiare ogni cosa. Dovremmo cominciare a dire: NO! Non si può comprare tutto e vendere tutto. Dovremmo sottrarre al mercato tutto quello che non gli appartiene. L’uomo non appartiene al mercato. Gli organi umani non appartengono al mercato. La sessualità non appartiene al mercato. Una relazione umana non appartiene al mercato. Più


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realtà entrano nel mercato, peggio è. Vi faccio due esempi che credo siano calzanti. Il primo è quello della sanità. Se la sanità diventa mercato, se l’Unità Sanitaria diventa un’Azienda Sanitaria, la logica da adottare diventa quella di un’azienda. I sei giorni di degenza che erano ritenuti necessari dopo un determinato intervento, adesso diventano tre. Che cosa è cambiato? Il tipo di intervento è lo stesso, le tecniche sono le stesse. Quello che è cambiato è che la USL è diventata ASL, assumendo un’ottica aziendale. Il secondo esempio è quello della scuola. Che cosa succede se la scuola entra nel mercato? Succede che il bambino o il ragazzo non è più un soggetto che entra in una relazione di educazione, con tutto quello che ciò comporta, ma diventa un cliente. La prospettiva cambia. Il cliente ha sempre ragione, ma in

quest’ottica dove va a finire la relazione educativa? Bisogna stare attenti quando ci dicono che tutto deve entrare nel mercato: è una trappola! Un altro aspetto importante, un altro assioma del sistema è che solo il vincente ha diritto di esistere. Noi dobbiamo dire che tutti hanno il diritto di esistere: il sistema non deve essere fondato sull’esclusione, sulla selezione, ma sul contributo di tutti. È fondamentale, ed è un assioma completamente diverso da quello del sistema dominante. Un altro assioma è che solo quelli che hanno saputo arricchirsi hanno il diritto di organizzare la società: sono più bravi, hanno saputo fare meglio di noi, quindi la politica la fanno loro. Sono riusciti a guadagnare molti soldi, così insegneranno anche a noi a fare altrettanto. A questo assioma bisogna contrapporsi, come

Alcune parole Alimento: dal latino alere, significa far crescere, non solo a livello materiale Cibo: forse dal greco kibarium, un frutto della terra; il nutrimento è legato alla terra, all’acqua, al sole Nutrimento: dal latino nutrire, un termine che rimanda al latte che sgorga dal seno materno; significa allevare, alimentare, far crescere Gusto: dal latino gutta (goccia); gustare significa assorbire goccia a goccia, pezzo dopo pezzo. E’ necessario saper trovare la rivelazione del segreto nascosto nelle cose. Si tratta di mettere in atto tutti i nostri sensi, che assumono così la loro dignità. Bisogna che i bambini imparino ad ascoltare la digestione, o il dolore del loro intestino, la paura del buio, o il fastidio della luce eccessiva...

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Sharing food - Photo Susan Hardman

Oggi il cibo non è più il simbolo dell’unità del genere umano, ma è stato sostituito dal ‘Dio denaro’

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anche all’assioma idolatrico della massimizzazione del profitto. I beni comuni non sono di nessuno, non si può privatizzarli. Non si possono privatizzare le fonti primarie della vita (l’acqua, l’aria...), che appartengono alla specie umana e non devono entrare nel mercato. L’inquietudine del domani L’inquietudine esagerata del domani si tramuta in un desiderio di capitalizzare al di là delle necessità, e questo ha provocato la fame di una grande parte della popolazione mondiale e l’esagerata ricchezza in mano di pochi, che sono afflitti dalle malattie dovute all’eccessivo consumo del cibo. Il cibo che è prodotto nel mondo è un unico pane, è un unico piatto di riso, e da questo dovremmo imparare che siamo tutti un unico corpo, ‘obbligati’ a cibarci a un’unica mensa. Oggi il cibo non è più il simbolo dell’unità del genere umano, ma è stato sostituito dal ‘Dio denaro’. Per questo siamo sopraffatti dalle divisioni anche all’interno della stessa famiglia o dello stesso gruppo, e tra i gruppi, le nazioni, le religioni e le culture diverse. La condivisione del cibo è un invito alla moltitudine che noi siamo, perché possiamo formare un unico corpo, pur rimanendo ognuno se stesso, senza nessuna assimilazione gli


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uni degli altri, ma permettendo, attraverso lo scambio materiale, una reciproca interazione. (...) Si tratta di riorientare la nostra vita in funzione dei beni essenziali, dell’unico vero bene essenziale che è l’amore. I nostri bisogni non dovrebbero più dominare la nostra vita. Quello che ci impedisce di farlo è la nostra pretesa di sicurezza e la nostra competitività. Mangiare i doni della terra Per apprezzare il simbolo della terra dovremmo forse giungere a vivere del sapore e del profumo del suolo; bisognerebbe che la luce ci facesse riscoprire la libertà con la stessa gioia con cui l’accolgono le piante e i fiori. Noi invece sfruttiamo come se fosse un nostro diritto i frutti della terra e la trattiamo non come un dono, ma come un suddito e uno schiavo di noi esseri umani. Certo i doni della terra ci vengono offerti, ma almeno dovremmo coglierli con un atto di adorazione, come un neonato succhia il latte della propria madre. Quando i doni della terra arrivano sulle nostre tavole, almeno dovremmo innalzare alla terra un inno di ringraziamento. Quando per nutrirci mangiamo i frutti delle piante, dovremmo prendere coscienza che i loro germogli sbocceranno nel nostro cuore e alimenteranno il nostro respiro. La natura racconta la nostra vita e il nostro cammino, dalla natura dovremmo imparare la disponibilità e anche la nostra meta finale. Guardando il contadino che raccoglie l’uva per il torchio, non possiamo non pensare che anche noi passeremo nel torchio della vita per la festa del nostro incontro con la terra. E quando verseremo il vino nelle nostre coppe, dovremo intonare un canto nel nostro cuore e dire “grazie alla vita che ci ha dato tanto”. (...) Se non amiamo la terra, meglio sarebbe che andassimo a stendere la mano per chiedere l’elemosina e imparare quanto è duro domandare senza avere la possibilità di contraccambiare il dono. Se cuociamo il cibo senza amore, rischiamo di preparare un cibo amaro, che non può sfamare.

Il cibo che racconta la vita Dalla nascita alla morte il cibo accompagna la vita. Il latte che un neonato succhia da sua madre non è gustoso se la madre non lo concede con amore. Ugualmente il cibo in occasione dei funerali non è un semplice incontro di amicizia per coloro che rimangono; è anche il simbolo di una comunione misteriosa, ma non infranta, fra chi è partito e chi è rimasto. Un cibo benaugurante è quello che in molte culture viene messo sulle tombe, simbolo di comunione universale, perché i poveri e anche gli animali possono cibarsene. Nella nostra cultura invece del cibo vengono posti i fiori, per significare che colui che è partito è ancora vivo e può gradire un omaggio come poteva gradirlo prima di morire. Ancora più simbolici sono i pranzi in occasione delle nozze. È la celebrazione della gioia di far parte di una comunità più larga della famiglia e il preludio ad altri incontri e ad altri pranzi che potranno consolidare l’amicizia fra tutti. Varietà di sapori, varietà di culture Quel mangiare senza qualità, il cui emblema possono essere i McDonald’s e la Coca Cola (uguali in tutto il mondo), spezza i legami fra la coltura e la cultura, cioè fra quello che si coltiva nei campi e quello che si pensa e che poi finisce nell’architettura delle idee. Pensate ad esempio al rapporto che c’è fra il pane, la coltura del grano, e la nostra letteratura. Pensate a tutto quello che ha significato nella poesia, nella pittura, nell’architettura... Lo stesso si può dire per la coltura del riso in Oriente o per quella del mais nel mondo dei Maya e degli Aztechi, dove c’è uno stretto rapporto fra il mais e la religione, il pensiero, la filosofia. Questo avviene dovunque, ogni luogo ha la sua produzione caratteristica. Poi arriva questo cibo senza qualità e senza legami culturali, e ci sembra una cosa buona: è più pratico, le donne lavorano di meno, si sta meno a tavola, è più rapido, ci fa diventare tutti più moderni... Ma attenzione! Tutto questo ci fa perdere il legame con il luogo, e la perdita del legame

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La terra vi concede i suoi frutti e non saranno scarsi se solo saprete riempirvene le mani. Scambiandovi i doni della terra scoprirete l’abbondanza e sarete saziati. Ma se lo scambio non avverrà in amore e in generosa giustizia, renderà gli uni avidi e gli altri affamati (Kahlil Gibran)

con il luogo non è una piccola cosa, anzi, è una cosa drammatica. (...) Con questa maniera di mangiare, noi possiamo distruggere tranquillamente le culture locali, possiamo perdere il rapporto con la varietà di culture, con la ricchezza culturale, e ridurre tutto l’umano a un’espressione unica. È la perdita del sapore locale, del colore locale, e l’imposizione di una forma di cultura, la nostra. Ma la nostra nel senso peggiore, cioè quella consumistica. Conclusione La proposta di questo libro vuole essere un invito ad approfondire quanto il cibo sia capace di educare alla vita e alla morte, alla gioia e al dolore. Solamente questo cammino simbolico potrà aiutarci a salvare noi stessi e l’umanità dal cibo inquinato, potrà farci uscire dall’egoismo che ci rinchiude in noi stessi e potrà aprirci alla prospettiva del recupero di una comunione che specialmente nella nostra cultura è andata perduta. Con l’aiuto di chi, in altre culture, vive ancora la gioia di un incontro attraverso il cibo potremo forse gustare l’esperienza di una vita che ci faccia uscire dall’isolamento in cui siamo affondati...

Arrigo Chieregatti classe 1933, è nato a Rovigo. È autore di vari libri a contenuto spirituale, di commento alle Sacre Scritture sia cristiane che di altre religioni, come anche di carattere pedagogico e psicologico. Ha insegnato in diverse Università del mondo. Da oltre 30 anni è parroco a Pioppe nel Comune di Marzabotto e a Sàlvaro nel Comune di Grizzana Morandi, nella provincia di Bologna. Ha diretto un progetto della Commissione europea per i ragazzi di strada di Hanoi (Vietnam). Arrigo è anche tantissimo altro... Attualmente è consulente in ambito socio-sanitario e scolastico.

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L'ortica, un' "erbaccia" ricchissima di... doni

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di Laura Dell’Aquila

uando germogli freschi di ortica spuntano rigogliosi dal terreno, annunciano che ormai la primavera è alle porte! Ed è quasi impossibile resistere alla tentazione di raccoglierne subito le cime, così tenere e ricche, per impiegarle in appetitosi e salutari piatti che ci accompagnano durante questo passaggio stagionale. E, come in una sfida che si perpetua di anno in anno, mi accingo a raccoglierla a mani nude, sapendo che il prurito che genera, previene e cura dolori artritici e reumatici. Il nome ortica deriva dal latino urere che significa “bruciare”, proprio in riferimento ai suoi peli urticanti, che appena sfiorati rilasciano acido


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IL SALE DOLCE DI CERVIA


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formico e altre sostanze irritanti, per proteggere sé stessa dall’essere brucata e mangiata, caratteristica che ha fatto usare i suoi freschi fusti per urticazioni locali come antinfiammatorio locale sulle zone colpite da reumatismi. Grazie a questa sua caratteristica aggressiva e al contenuto particolarmente elevato in ferro, l’ortica ha come archetipo planetario Marte, a ricordare quella forza di cui possiamo godere grazie a lei. Un vero toccasana per la nostra salute, essa è ricca di sostanze utili come acido folico, fosforo, magnesio, calcio, silicio, ferro, manganese e potassio, vitamine A, C e K, e proteine vegetali, che la rendono remineralizzante, ricostituente, tonificante e antianemica. Ha inoltre azione depurativa, diuretica e alcalinizzante, utile in caso di affezioni reumatiche, di artrite, di gotta, di calcoli renali, di renella, iperglicemia, cistite e in generale, quando occorre produrre un’azione disintossicante; ha proprietà galattogene perché stimola la produzione di latte nelle puerpere ed è anche utile per abbassare la glicemia. Il decotto delle radici si impiega tradizionalmente nell’iperplasia benigna della prostata e anche per frizioni cutanee per combattere caduta dei capelli e forfora. La ricchezza di doni a tutto tondo di questa preziosis-

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sima e generosa “erbaccia” non finisce certo qui: le sue lunghe fibre, filate già nel Medioevo, danno un particolare tessuto resistente, simile alla canapa, e, inoltre, dalle foglie e dalle radici si ricavano coloranti usati anche per prodotti cosmetici e liquori. E infine, è una delle piante impiegate per curare le altre piante: famoso, infatti, è l’uso in agricoltura del macerato di ortica, per le proprietà antiparassitarie, e che rinforzano la pianta rendendola più resistente ad attacchi di organismi patogeni. Ecco di seguito gli ingredienti e il procedimento della ricetta: 10 litri d’acqua (va bene anche l’acqua piovana) e 1 kg di ortiche fresche, o 200 gr di ortiche essiccate. Consiglio di impiegare un recipiente non metallico e di mettere le ortiche in un sacco di iuta per filtrare

il tutto più facilmente alla fine della preparazione. Il macerato va tenuto all’ombra, meglio se lontano da casa, perchè mano a mano che la macerazione procede, produce un odore davvero sgradevole, che possiamo limitare versando qualche cucchiaiata di argilla o caolino, e mescolando una volta al giorno. Per facilitare la macerazione, non va coperto, ma suggerisco comunque di coprire con una rete, per evitare che vi vadano insetti e altre impurità. Il macerato è maturo dopo 15 giorni, e va poi diluito in 10 parti di acqua. Si usa spruzzato sulle piante per renderle più resistenti agli attacchi di insetti, virus e funghi patogeni; può anche essere impiegato come fertilizzante, ma non a contatto con le radici, perché le farebbe bruciare. Può anche essere messo sul compost per accelerar-

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ne la maturazione. Anche se il periodo migliore per raccogliere l’ortica è la primavera, ed è anche il momento più adatto per impiegarla perché aiuta i processi depurativi di cui il nostro corpo ha bisogno proprio in questa epoca dell’anno, può essere raccolta anche durante tutti i dodici mesi, basta trovarne di fresca e tenera; ad esempio, in estate io la cerco in ambienti umidi, o dove i prati sono sfalciati. Raccolgo i giovani getti e le sommità dei fusti, scegliendo le foglie più tenere e scartando le parti coriacee e danneggiate. Lavo poi il tutto in acqua fresca corrente e, senza asciugarle, le metto direttamente in padella, aggiungendo poco olio extravergine d’oliva e un pizzico di sale integrale; copro e lascio cuocere per pochi minuti. In questo modo la pianta non per-


Un materiale del futuro?

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Dopo 36.000 anni di test severissimi ora siamo certi di potervi dare questa notizia: la lana è il materiale del futuro, ecco perché nei nostri materassi ne trovate così tanta. Nonostante tutta la tecnologia umana, non sappiamo ancora realizzare nulla che ne eguagli le prestazioni. Inoltre è DAVVERO ecologica e biodegradabile, per produrla bastano un prato e qualche pecora, poi resta con voi una vita intera regalandovi salute e calore.

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de nessuna proprietà e la posso mangiare anche semplicemente così (ha, infatti, un sapore davvero buono e appetitoso); oppure la uso per risotti, torte salate, creme di verdure, frittate, eccetera; o ancora per farne porzioni da conservare in freezer e da impiegare durante l’anno. Può essere utile essiccarne una parte da mettere via per le tisane invernali. In questo caso è importante raccogliere l’ortica in una giornata di sole, e dopo aver eliminato le parti danneggiate e vecchie, va fatta essiccare semplicemente facendo piccoli mazzetti non troppo compressi, che possono essere appesi a testa in giù in casa, lontano dalla luce diretta e in un ambiente areato (in questo caso trovo particolarmente adatto lo stendino della biancheria!). Una volta essiccata, la conservo in un sacchetto di carta o un vaso di vetro o latta con un poco di carta assorbente sul fondo (per assorbire l’eventuale umidità residua, evitando così che, condensando, faccia andare a male la pianta). Uso l’ortica essiccata quando non ho possibilità di ritrovare ortica fresca, per infusi salutari, o, macinata in polvere, per cucinare tanti piatti, o, come si usa dalle mie parti, da aggiungere alla pasta all’uovo per fare tagliatelle e lasagne verdi... all’ortica, appunto! Buona ricerca e... buon appetito! Laura Dell’Aquila è titolare della fattoria didattica Il Giardino di Pimpinella, in via Medelana 23 a Luminasio nel Comune di Marzabotto (Bologna), dove vive da quasi venti anni. È biologa, specializzata in geobotanica, diplomata in Erboristeria e Guida Ambientale Escursionistica. Opera da più di vent’anni nell’educazione, interpretazione ambientale e nella divulgazione naturalistica. È autrice di varie pubblicazioni. Laura è stata docente dal 2007 al 2012 presso l’Università di Bologna in Botanica Sistematica Farmaceutica per la Facoltà di Tecniche Erboristiche, e in Scienze della Formazione Primaria per i laboratori di Educazione ambientale. Insegna Fitoterapia nella scuola di Naturopatia di Riza Psicosomatica presso l’Università Primo Levi di Bologna, e presso diversi enti e strutture. Per saperne di più potete visitare il sito www.pimpinella.it

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Il sapore della tradizione

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"I viveri": vita che nutre la vita...

Q di Sabine Eck

uando si parla di alimentazione mi piace utilizzare soprattutto la parola ‘viveri’ per via della sua radice etimologica: vita. Di solito parliamo invece di cibo, alimenti, o mangimi nel caso degli animali... e pare che ci siamo abituati a usare questi termini in maniera pressoché sinonima… Ma, vi chiedo, secondo voi, una brioches fa parte dei viveri? La brioches è cibo sì… ma sicuramente non la definirei appartenente ai nobilissimi viveri... I viveri rappresentano il naturale scambio di elementi vitali, perché sono essenziali per la vita. In natura non esiste, come ben sappiamo, una sola pianta che produca soltanto glucidi, proteine o vitamine: in natura, infatti, tutto è un variegato ballo di collaborazioni, che tra l’altro funziona allegramente in totale assenza di noi esseri umani, degli scienziati, degli esperti… Ovviamente con le severe regole di Madre Natura, che non


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regala nulla…, ma non toglie neanche nulla se non per ragioni di omeostasi. Per il 2030 si prevedono circa 6 milioni di diabetici in Italia... Attualmente ci muoviamo verso i 4 milioni. Sempre di più… e sempre di più giovani. Il prezzo del progresso...? Per me è il prezzo di una sempre più crescente “follia+demenza” umana. Niente male, se visto, invece, dal punto di vista dell’ “homo economicus”. Vi presento ora i veri protagonisti della vita, che andrebbero studiati, aiutati, spalleggiati, rispettati, protetti… e resi disponibili gratuitamente, o almeno a prezzo ragionevole a tutti gli esseri(!) umani: 1 Il Sole 2 L’ Aria 3 L’ Acqua 4 Il Sale 5 La Terra e i suoi Figli: latte materno- verdure-frutta-semicereali 6 La Consapevolezza Umana, che conosce e nobilita l’elenco suddetto attraverso la “cucina per la vita”. La lista non vuole rappresentare una scala di valore o graduatoria…, ognuno è indispensabile…, nessuno vince… Immaginateli piuttosto in un perenne rapporto a girogiro-tondo! Visto lo spazio qui limitato, darò semplicemente qualche input su ogni singolo punto…. Non potendo trattare tutto in maniera esauriente, sarà volutamente

una specie di ‘scheletro’ che può essere utilizzato per l’auto-apprendimento a chi lo desiderasse. L’autoapprendimento umano è una dote innata… e dovrebbe durare tutta la vita… ma dovete darvi da soli il famoso calcio nel sedere. Il Sole Mettete una pianta, un animale, un essere umano in cantina per qualche mese… Solo i mistici hanno superato questa prova, perché possiedono il “sole interiore”. La buona notizia è che nonostante la nostra vita moderna sia un po’ come in cantina, cioè sempre al chiuso…, il sole viene “captato e accumulato” dai vegetali che crescono all’aperto. Le luci artificiali stanno al sole come i minerali in pasticca stanno a un bel passato di verdura provenienti dal vostro orto. Il cocktail di energia solare che interessa il nostro corpo è fatto di ‘biofotoni’. Leggete Fritz Popp e scoprirete che la Luce è un alimento…, anzi un ‘vivere’ vero e proprio: è vita! Negli ultimi anni si comprende finalmente anche l’importanza per una buona salute della “vitamina del sole”, la “vitamina” D (in realtà è un ormone), che è un prodotto di collaborazione fra il sole e il nostro corpo. Ho sempre considerato il corpo come una sorta di “miracoloso figlio” generato dal mare primordiale e dalla terra (humus)… Abbiamo


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letto tutti nella Genesi che l’uomo nasce dall’argilla (terra)… Purtroppo non si legge che quest’ argilla è impastata con acqua marina (circa ¾ del nostro corpo è costituito da liquidi salini…. Come il globo terrestre per circa ¾ coperto di mari)... Ma dell’acqua parleremo tra poco. L’Aria Lo sappiamo tutti: senza aria non si vive! Un bambino nasce ed entra nella vita terrena (in senso stretto) con il primissimo respiro. In sala parto si può assistere a questo momento magico… tutti col fiato sospeso(!) ad attendere proprio il primo respiro del neonato. Non tutti sanno, invece, che l’intestino è la “madre” dell’apparato respiratorio: il “primordio respiratorio” si sviluppa partendo proprio dal cosiddetto “intestino anteriore” Durante la quarta settimana circa di vita intrauterina compare un’evaginazione a livello della parete ventrale del cosiddetto intestino anteriore, che rappresenta l’abbozzo polmonare, chiamato anche ‘diverticolo respiratorio’. Metaforicamente potremmo dire che l’aria viene “mangiata” dai polmoni… e per questo motivo è da includere senza alcun dubbio nella concezione base di una sana nutrizione. Ma come siamo messi circa la qualità dell’aria…? Molto male, purtroppo. L’Acqua L’acqua è, nel nostro corpo, il grande ‘collegatore’…, è letteralmente ovunque…, perfino nelle ossa. Molte persone pensano alle proprie ossa come a quelle che si vedono nei musei… In realtà l’osso ha una sua geniale capacità elastica proprio grazie all’acqua di cui è costituito e alla sua geniale struttura proteica. L’acqua, dunque, rappresenta il principio comunicante nel nostro corpo: se la togliete, tutto muore. Quindi, acqua=vita, è una formula universale e non conoscerà mai tramonti. Se penso alla sempre maggiore commercializzazione delle risorse d’acqua, mi sento davvero male: è un crimine contro la vita. Ma l’uomo economicus non pare mai sazio… finché non dovrà un giorno mangiare... i sassi. Ma rimaniamo in tema. Un’acqua molto preziosa è quella già contenuta nei vegetali. Più mangiate viveri vegetali, meno dovrete compensare bevendo quantità esose d’acqua. Uno dei problemi oggi è che molte persone hanno troppa acqua nei compartimenti extra-cellulari (quindi nel connettivo), mentre le cellule (parenchimi) sono ipo-idrate. Questo aspetto fa parte delle difese ultime ed estreme che il corpo effettua quando non riesce più a eliminare le tossine nel quotidiano…, allora il metabolismo addotta questa “ultima” strategia: tiene appunto le


tossine in soluzione acquosa “fuori” dalle cellule (nel connettivo)… ovviamente e purtroppo a spese del sensibile metabolismo cellulare, che, in mancanza di acqua, ovvero senza un buon turnover d’acqua, si ammala, invecchia, e in ultimo vira verso la respirazione anaerobica (… questo è materiale per un articolo specifico): ne risulta una graduale acidosi metabolica: “mamma” della maggior parte delle patologie croniche. Un organismo, ma anche ogni singolo organo, ogni fascio di muscoli…, o se volete ogni distretto nervoso e quant’altro, è sano nella misura in cui ci sia un sano rapporto fra ciò che (1) entra nel sistema biologico…; fra ciò che (2) viene elaborato…; e ciò che (3) viene eliminato (cataboliti e tossine). Quindi, sono esattamente tre passaggi: 1° entrata 2° elaborazione 3° espulsione. Questa semplice legge vale pure per i pensieri, il vostro frigo, la vostra scrivania! Il Sale Qui davvero vi rimando ai miei articoli già scritti su questa rivista e sul web. Tenete conto che se siete in ospedale e se ricevete un litro di soluzione fisiologica, ricevete esattamente 9 grammi di NaCl (sale raffinato) in vena… Quindi dire che il sale fa male è un modus ultra semplificativo e


quindi da dimenticare… Piuttosto ragioniamo sulla qualità e sulla quantità, a seconda del momento di vita preso in esame. Sale-sole-salute-sapere-sapore-sapienza… sono tutte parole etimologicamente imparentate. La Terra e i suoi Figli… o forse sarebbe meglio dire i suoi Frutti In Friuli i bambini vengono ancora oggi chiamati frut…, termine che mi piace moltissimo: sa di terra, di profumo di piante e di vita in natura. Ma, sempre più lontano siamo dal comprendere che questo è il modo giusto di vedere l’essere umano in crescita. La terra, la grande Gaia, è come una sorta di Utero rovesciato (perennemente in alternanza di gestazione e parti)…, o forse sarebbe ancor meglio dire che gli uteri delle donne sono “terre girate”…, a voi la scelta. Fatto sta che la terra ci regala i suoi bellissimi frutti… e noi dovremmo essere i giardinieri (!) di questo “paradiso” donatoci in abbondanza. Pensate laddove l’uomo ha creato giardini nel deserto portando acqua, cura, pazienza e cultura. Oggi siamo ancora ben lontani dal paradiso che vorremmo. I figli umili della terra come le vacche, i maiali, le galline, i tacchini, i conigli, i pesci e tanti altri, vengono brutalmente “spremuti” secondo la consueta mentalità dell’uomo economicus… Idem i terreni, i fiumi, i vegetali, gli alberi da frutta, i semi (per di più anche patentati, come se li avessimo inventati noi!?)…, schiavi e non certo figli o fratelli di vita… Tutto ciò ci porta dritti all’ultimo punto da trattare: La consapevolezza umana L’essere umano è un co-creatore. Nessun altro essere vivente è in grado di creare una scuola, una sala operatoria, un aereo, un kalashnikov... E siamo responsabili, tutti…. Ormai nessuno è senza colpe. Chi per delinquenza “normalizzata” e legalizzata, chi per atteggiamento passivo o per modus vivendi opportunistico. Nel mio vedere c’è una mancanza pressoché totale e secolare del modus pensandi, sentendi, agendi del “principio femminile” (cervello destro), che tende per sua natura alla simbiosi, alla diversità, alla condivisione, alle soluzioni creative, al dare valore alla soggettività (visto che siamo tutti soggetti). Perfino i soldi che sono ingenuamente nati per facilitare gli scambi (soppiantando il baratto: sei uova per una pagnotta di pane) sono diventati come le monete di Pinocchio, che attende stupidamente i frutti dorati dell’albero della facile ricchezza. Abbiamo toccato il fondo...? Forse sì, forse no. Dipende… Dipende pure da ognuno di noi. Come i nostri grandi meravigliosi oceani, i quali dipendono da ogni singola goccia vitale... La vita è come un’eco: se non ti piace quello che ti rimanda, devi cambiare il messaggio che invii (James Joyce)

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Sabine Eck nasce nel 1956 in Bassa Sassonia, Germania. Medico, dal 1988 Libera Professionista in Medicina Naturale. Da giovane matura esperienze in ambito creativo, sociale e tecnico. Nel 1978 si trasferisce in Italia. Consegue il diploma in Disegno Anatomico presso l’Istituto Ortopedico Rizzoli e successivamente si laurea in Medicina e Chirurgia a Bologna. Collabora a un importante Progetto Sociale sui colli bolognesi, Ca’ Shin. Da oltre 20 anni è docente sui principi della Medicina Naturale per medici e professionisti del ramo. Tiene regolarmente conferenze per il pubblico. Dal 2011 è presente in rete in diverse realtà di informazione, e opera anche attraverso il blog personale www.sabineeck.com


Spirito da viaggiatore per... un'imprenditoria innovativa!

di Cari Lettori, Piero Formica con immenso piacere darò spazio in questo numero a due giovani imprenditori, o meglio a nuovi creatori d’impresa, si tratta di Constantina Tyrogalas e Nicola Farronato. Vi auguro una lettura… creativa!

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e c’è un topos ricorrente nell’immaginario collettivo dell’umanità capace di travalicare epoche e culture, è sicuramente quello del viaggio. Nemico dell’immobilità e delle abitudini consolidate, il viaggio non è solo esplorazione spaziale, ma ricerca, scoperta di sé e dell’altro, educazione al nuovo, svago, smarrimento e nostalgia. Scopo del viaggio è suscitare emozioni,

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i suoi ingredienti fondamentali sono curiosità, coraggio e una mente sgombra dalla zavorra del preconcetto. L’intimidito stupore del pellegrino che levava lo sguardo sulla Roma imperiale per la prima volta, la sorpresa del mercante spagnolo nello scoprire il gusto amaro dei semi violetti di cacao in Venezuela, la concentrazione di Gauguin nel dipingere gli occhi delle ragazze del Pacifico, il batticuore di Armstrong nel posare il piede sulla superficie silenziosa della luna: emozioni diverse e per certi versi la stessa. Siamo ancora in grado di provarle? La storia dell’umanità è uno snodarsi di figure che sfidano l’inibizione alla conoscenza diretta e il timore dell’ignoto, del diverso: siamo esseri in perpetuo movimento. Come cambia la fisionomia del viaggiatore, è diverso anche il motivo del suo

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nuovi creatori d’impresa

avventurarsi oltre la soglia della familiarità domestica. L’uomo del XXI secolo si è riscoperto viaggiatore, per necessità o per evasione, complice anche una trasformazione in positivo delle distanze fisiche e linguistiche. Ed è proprio una mentalità ardita ed elastica a suggerire che forzare i confini spaziali è una sfida possibile che genera conoscenza e ricchezza in contesti culturali allargati. Sfida raccolta con entusiasmo da giovani leve dell’imprenditoria italiana, che si mettono in viaggio puntando la rotta sulle “isole” del nord Europa, destinazioni dagli ecosistemi verdi speranza. Ed è proprio all’Isola di smeraldo a cui facciamo riferimento, la vecchia “tigre celtica” che ha dimostrato di saper ancora ruggire al tempo del digitale. Negli ultimi vent’anni l’Irlanda ha saputo attrarre il gotha della nuova imprenditoria internazionale, soprattutto di stampo americano: ha riempito i suoi quartieri di giovani da tutto il mondo, che lavorano per motori di ricerca, social network o e-commerce. E’ diventata uno dei campi più interessanti del Vecchio Continente dove piantare un seme della pianta del progresso, anche grazie ai tanti “agronomi” che si muovono coordinati per aiutare le idee a sbocciare e gli imprenditori a camminare.

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Ulisse trasforma il proprio viaggio in un’avventura: è il manifesto della curiosità e del desiderio di conoscenza “... non vogliate negar l’esperienza, di retro al sol, del mondo sanza gente. Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza” (Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno canto XXVI, 116-120)


Il mondo dei libri… un mondo di parole in viaggio… Mutus Liber

le guide turistiche per scoprire la magia delle città italiane e del mondo! • Nella Collana

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il viaggio è geografico, ovvero biografia del misticismo. Con questi libri è possibile vedere i luoghi del mondo, in una dimensione ove spazio e tempo si fondono. • Con

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ove vengono toccati tutti i luoghi legati all’energia creativa femminile.

INTERCULTURE

il viaggio è di tipo filosofico, spirituale, ma anche sociologico, e si esprime attraverso il dialogo-dialogico con le altre culture, premessa indispensabile per realizzare una reale costruzione di pace.

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RIPENSARE IL MONDO

• La Collana

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propone il pensiero dei più importanti filosofi della storia, tra cui Ivan Illich.

si propone di dare nuova luce a importanti opere che non sono più reperibili sul mercato.

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nuovi creatori d’impresa

Proprio qui, a fine 2010, un team veneto ha creato B-sm@rk, una startup digitale diventata oggi esempio di imprenditoria innovativa sulla rotta Italia- Irlanda. L’innovazione sbocciata si chiama MySmark, una piattaforma per interrogare e monitorare gli utenti su prodotti, servizi ed eventi. L’idea nasce dalla volontà di combinare emozioni ed azioni per capire in tempo reale il comportamento del mercato. I clienti sono grandi marchi al consumo: dall’automotive agli hotel, dai grandi magazzini al fashion. È un viaggio lungo, appassionante ed emozionante. Siamo partiti da più di quattro anni, abbiamo preso più di cento aerei, incontrato più di mille persone. Oggi B-sm@ rk ha un organico di dieci persone, un ufficio dentro la birreria Guinness, uno spirito da viaggiatore, che vuole fare ancora molta navigazione e solcare i mari increspati della imprenditoria innovativa…

Piero Formica è professore alla National University of Ireland, Maynooth, Dublino. Ha molto a cuore i giovani ed è a favore di una nuova visione dell’università, dove non c’è più una suddivisione per dipartimenti, ma c’è una co-evoluzione della conoscenza. Scrittore e giornalista, innovatore controtendenza, ama condividere e divulgare la sua conoscenza. Per Macmillan Palgrave esce a dicembre 2014 il suo nuovo saggio “The role of creative ignorance. Portraits of Path Finders and Path Creators”. Ne ha anticipato i contenuti, in Italia, a Bologna al TEDx, Teatro Duse, il 25 ottobre. Il 26 febbraio 2015, a Venezia, il saggio verrà presentato presso l’Abbazia di San Gregorio con un evento organizzato dalla Fondazione Claudio Buziol. E-mail: piero.formica@gmail.com Nicola Farronato Ha 38 anni, è veneto, ha studiato economia a Venezia, e ora vive e lavora a Dublino. Da ragazzo sognava di girare il mondo con la valigetta. Dopo 200 missioni commerciali estere ha cambiato sogno. Prima un progetto di impresa sociale (www.back2africa.it), poi un ebook (La Fabbrica della Felicit@’), un magazine (Lifestylentrepreneur), una start-up digitale (www.b-smark.com). Da 3 anni lavora al progetto MySmark (www.mysmark. com), un nuovo servizio di smart-marketing per CRM-Adv-Commerce basato sul think&feel del consumatore. Constantina Tyrogalas 28 anni, di origini greche e bolognesi, dublinese d’adozione, pensa che eclettismo, entusiasmo e mentalità aperta siano le chiavi del mondo. Appassionata di cultura e arte in tutte le loro forme (anche quelle meno convenzionali), dopo una Laurea in Storia e una in Arti Visive, è salita a bordo del progetto MySmark come Communication Manager e Designer.

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Il sogno, itinerari tra psiche e soma di Marta Giovannini

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sogno è una modalità di funzionamento ed espressione della coscienza incarnata, codificata in un linguaggio e in uno stile narrativo particolari. Attraverso un atto creativo naturale e spontaneo, l’evento onirico plasma materia vivente animandola dei contenuti che ci abitano, offrendo un’occasione di conoscenza dei processi interiori. La narrazione del sogno è espressa dal corpo e dai suoi movimenti, dalla spazialità che diviene vera e propria prospettiva, in ogni sua accezione: è un percorso nei territori dell’Anima, nella dialettica degli assi simbolici alto-basso, destra-sinistra, dietro-avanti. La trama onirica si struttura anche su una temporalità “altra”: in antagonismo al tempo lineare e causale della coscienza di veglia, nel sogno si svolgono più scene e contemporaneamente siamo al tempo stesso attori, osservatori e autori della


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pièce teatrale (Jung). La coesistenza di piani d’azione è tipica dell’onirico perché è proprio il pennello dell’Anima che disegna connessioni tra immagini e significati apparentemente distanti, a volte insospettabili, eppure così sentite, così efficaci nel rappresentare i suoi moti. Il danzare inconscio delle forme interiori è un movimento morbido e armonioso, sanante nel suo creare nuovi equilibri riconciliando gli opposti: mentre la coscienza si sente strattonata nel confronto con l’alterità e il polimorfismo, nel sogno la libertà immaginativa ci rende artisti-demiurghi del nostro universo interiore. I sogni come pellegrinaggi alla ricerca del Senso Nella mitologia greca è Hermes psicopompo -il dio delle soglie- ad accompagnare l’uomo nel viaggio del sogno, garantendo orientamento e incolumità nel mondo infero. Perché scomodare una divinità, se questo non fosse uno dei rituali quotidiani più significativi nell’economia esistenziale di un individuo? La ricerca di Senso è una necessità dell’Io che sempre si rinnova e a cui non si può tardare a rispondere, pena una caduta improvvisa e dolorosa -quella nella depressione, come mancato dialogo con l’inconscio- o il precipitare

dell’immagine simbolica nel corpo, attraverso un sintomo. L’Io ha bisogno di “trasformare gli eventi in esperienze” (Hillman), di fare anima: l’Io diurno, sempre più ammalato di razionalismo disseccante e unilateralità, smarrisce spesso il senso profondo degli accadimenti; ritrova poi nell’arte dell’Io-tessitore (Demetrio), all’opera nella notte o nella reverie, il motivo del suo esistere e la necessità della sua trama destinica. Le immagini dell’Anima ricamano motivi con i fili della dicotomia esistenziale del volere (futuro) e del pensare (passato), attualizzando la realtà nel sentire. “L’immagine diviene lo strumento di dialogo tra l’Io e l’inconscio, e attraverso di essa l’uomo fa esperienza del suo mondo sotterraneo”, poiché ha il potere di aprirlo alla psiche e farlo accedere a un territorio sconosciuto, che nè la sola ragione nè il solo istinto possono rivelare, e la cui materia è il sogno, la visione interiore” (da I sotterranei dell’anima, di A. Carotenuto). Il sogno è dunque una dimensione in cui si manifesta non l’Io erculeo che decide e impone il corso della Storia (personale e collettiva) noncurante del contesto e di Kairòs (tempo opportuno), della misura e di Ananke (principio

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di necessità): l’Io onirico vive il processo del divenire e può finalmente osservare se stesso nell’essere uno con la realtà. Il corpo che sogna Considerare il sogno come una prerogativa psichica, come un fenomeno disincarnato, sarebbe riduttivo rispetto alla sua funzione unificante attiva a più livelli: la sequenza onirica è un network che crea relazione e scambio tra più parti interne (fisiche e psichiche), attraverso un linguaggio comune -metaforico e simbolico- che è forse il più antico, radicale e immutabile nella sua struttura essenziale. Nella Medicina Tradizionale Cinese a ogni Organo e Viscere si associano una funzione biologica, uno psichismo, un’emozione (e sua possibile turba) e certe tipologie di sogni, tanto da poter parlare di veri e propri “sogni d’organo”, come avviene nella medicina antroposofica. Nella pratica clinica a certi sogni corrispondono diagnosi di vuoto o di pieno e relativi agopunti da trattare. Nella prospettiva di un’unità corpo-mente o nell’ipotesi dell’embodiment, non solo si ricompone la dolorosa frattura sancita dal dualismo cartesiano, ma si rendono disponibili e integrano nuovi e significativi elementi nel percorso della ‘salutogenesi’. Se durante il sonno,


Nel cuore della verde e tranquilla campagna tra Bologna e Ferrara Vi attende

ARCADIA

arcadia

Azienda Agrituristica biologica con i propri prodotti e un territorio ricco di memorie storiche, d'arte e naturali tutte da scoprire

Le nostre attività Vendita diretta di prodotti biologici Ospitalità con prima colazione Ristorazione su prenotazione Fattoria didattica

I nostri corsi La cucina di tradizione Cucinare vegetariano Conoscere funghi e tartufi Il mondo delle erbe

Arcadia Agriturismo – Via Cornetta 491 - San Pietro in Casale (Bo) 051 813176 - 347 9161584 arcadia_bb@libero.it – www.arcadia-agriturismo.it


l a b o ra to r i o d e i s o g n i

come sostenevano gli antichi greci, l’anima può “vedere” il corpo o rappresentare le sue istanze e riferirle alla coscienza di veglia, attraverso i sogni e i loro contenuti possiamo coltivare la cura di sé e osservare ciò che stiamo vivendo, nel rispetto della complessità dell’esistere.

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Marta Giovannini Studentessa presso la SIMO (Scuola Italiana di Medicina Olistica) di Milano, il suo interesse nei confronti della materia onirica è cresciuto e si è sviluppato nel corso degli anni attraverso l’approfondimento delle immagini notturne, le letture di testi sul sogno e sul sognare. Da quattro anni conduce laboratori sui sogni, percorsi di conoscenza del mondo onirico, alla scoperta di una cultura tanto vasta quanto antica, di cui perlopiù si è persa la memoria. L’esperienza e le conoscenze che condivide nel suo blog “Il Sogno di Psiche” http://ilsognodipsiche.altervista.org e nel “Laboratorio dei Sogni” scaturiscono dall’attività di studio e di lavoro quotidiano sul sogno, e sono un invito a scendere per poter salire, percorrendo l’inestimabile ricchezza del mondo interiore... Per contatti: giovanninimarta@yahoo.it


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Sull'ali-ment-azione... Il nostro organismo, per restare vivo, cerca di eliminare l’aciditĂ

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di Nicola Lo Conte


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i limiterò a gettare qualche sasso nello stagno... Chi si rivolge a un Dietologo, lo fa, almeno nel nostro ricco Occidente, per dimagrire, ottenendone ‘un calcolo’ di zuccheri, grassi, proteine, vitamine, con un totale di calorie giornaliere, in relazione a massa corporea, altezza, peso, età, sesso, eccetera, come se fossimo tutti uguali. Noi costruiamo miliardi di cellule al giorno, e ognuna di esse può essere paragonata a un’automobile. Ma se fossimo costruttori di auto, sicuramente prima di acquistare nuovi pezzi, controlleremmo ciò che già abbiamo in magazzino, in modo da ordinare ciò che ci serve e, soprattutto, nella giusta quantità e proporzione. In realtà noi mangiamo a caso e, inoltre, siamo ignari di ciò che assorbiamo, in quanto non possiamo determinare con certezza gli effetti della masticazione, dei succhi gastrici, pancreatici, biliari, intestinali, e così via. Né conosciamo la capacità di assorbimento, legata anche alla permeabilità intestinale, facilmente alterata da mille fattori. Avete mai avuto tanta fame? Vi sarete senz’altro accorti di esservi sentiti bene già dai primi bocconi, ... non è strano? In realtà tutto il processo digestivo, a partire dalla salivazione e dalla masticazione, comporta un grande dispendio energetico! In realtà stiamo bene da subito, se mangiamo “cibi vivi”, in quanto assorbiamo in primis il “Campo Elettromagnetico” che gli è intorno, e solamente dopo circa tre ore siamo in grado di utilizzare plasticamente gli aminoacidi e i grassi. Qualcuno obietterà che è merito del glucosio, che viene assorbito velocemente. Tuttavia se ingeriamo ‘cibo spazzatura’, pur ricco di zuccheri, non otteniamo il benessere e la sazietà. Del resto, se avete un gatto in casa amante delle mosche, noterete che se ne cattura una viva la mangia con avidità; se la stordite con una paletta e si muove ancora, la mangia; ma se è morta, anche da pochi secondi, non la tocca nemmeno... ! In sintesi tutto ciò che vive è “animato” da ‘un guscio invisibile’, misurabile come campo magnetico, che possiamo chiamare ‘aura’, o in qualunque altro modo... Se mangiamo un cibo vegetale, fresco, appena raccolto, esso ha il massimo di energia vitale, che poi decade lentamente, eccetto nei semi, che possono restare vitali anche per anni, forse secoli, in attesa di trovare le condizioni adatte allo sbocciare della vita. Occorre pertanto nutrirsi il più possibile con alimenti crudi. Se

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osserviamo una mela, nel tempo la vedremo lentamente marcire perché ha già al suo interno un sistema enzimatico perfetto per quello scopo, come del resto ogni altro alimento vegetale o animale, dunque, mangiandola, il nostro organismo non avrà bisogno di usare e consumare i suoi preziosi sistemi enzimatici per assimilarla, cosa che accade se la cuociamo al di sopra di 45-50°C. Ovvio che non tutto si può mangiare crudo, occorre comunque sceglierepreferire la cottura a vapore. Altra curiosità è l’assenza della cosiddetta leucocitosi fisiologica ingerendo cibi crudi, che invece si manifesta mangiando alimenti cotti, dunque non più vivi, e riconosciuti come ‘ostili’ dal sistema immunitario, fenomeno attenuato mangiando prima il crudo e poi il cotto. D’inverno è preferibile consumare una maggiore percentuale di verdura cotta, per non raffreddare eccessivamente il corpo e compensare con frutta di stagione, anche secca, per non depauperare le riserve enzimatiche. Possiamo avere variazioni di glicemia relativamente ampie, magari da 100 a 250-300, senza morirne, o di pressione arteriosa da 120/80 a oltre i 200mmHg, tuttavia se il nostro pH ematico varia, dal suo 7,4 anche di 2 decimali, può mettere a rischio la nostra vita! Se fossimo saggi, nel corso delle 24 ore, mangeremmo cibi che complessivamente mantengano stabile il suo valore, privilegiando tutto ciò che viene dalla terra. Invece ingeriamo alimenti che sono in gran parte acidi, o che determinano reazioni a valenza acida nel nostro corpo, a partire dalle proteine animali, al latte e derivati, allo zucchero raffinato, alla farina bianca, a tante bibite gassate, zuccherate, fredde, magari alcooliche, a innumerevoli cibi confezionati, dunque conser vati, aromatizzati, e via dicendo...


Il nostro organismo, per restare vivo, cerca di eliminare l’acidità e lo fa attraverso le vie respiratorie, per gli acidi volatili attraverso i reni, che sono un sistema molto potente, attraverso il sudore: ma se il carico è eccessivo, come sovente avviene, è costretto a ricorrere alla banca alcalina del corpo: le ossa! Da cui... l’osteoporosi dei mangiatori di formaggio, o l’osteoporosi ‘giovanile’ da Coca Cola segnalato di recente, e molto altro... Altro luogo di deposito delle scorie acide è il connettivo, cioè lo spazio tra le cellule che possiamo immaginare, per praticità, come un fiume che scorre tra le isolette, rappresentate dalle cellule, con lo scopo di nutrirle e raccogliere le scoriespazzatura, da esse espulse. Purtroppo, nel momento in cui il connettivo si riempie di radicali acidi, passa dalla condizione di Sol a quella di Gel, con lenta e progressiva perdita della sua funzione, con alterato metabolismo cellulare e rischio di sviluppare nel tempo malattie degenerative e tumorali. Da notare che il nostro sistema immunitario è fatto per lavorare a un pH di 7.4 e che la sua efficacia si riduce proporzionalmente all’aumento dell’acidità tissutale! Tutti sanno del resto che il cancro è acido. Ecco, cari Lettori, solo uno stuzzichino delle mille e mille cose che vorrei scrivere sull’argomento! Concludo il mio excursus con saggezze popolari empiriche per il mantenimento di una buona salute, ora validate anche da studi scientifici: - Sugo di carne con osso, lasciato cuocere per ore - Minestre di verdure insaporite con un osso - Consumo di brodo ottenuto con parti di scarto del pollo, come ali, zampe, collo, eccetera, da far cuocere molto lentamente, per molte ore, meglio sul camino o su stufa a legna.

Nicola Lo Conte Medico Olistico, senza pregiudizi, prova a comprendere i veri motivi delle malattie per cercare di condurre la persona che si affida a lui sulla strada personalizzata della guarigione psico-fisica. Laureato in Medicina e Chirurgia (1981, Siena) si è specializzato in Oftalmologia, sua passione fin da bimbo. Ha poi conseguito altre specializzazioni universitarie come Psiconcologia, Specialista in Ricettazioni Galeniche Fitoterapiche Officinali e Magistrali. Inoltre ha conseguito numerose attestazioni di corsi come il Triennale di Omeopatia (Master in Immuno-Isopatia Sanum), Iridologia Superiore, Elettroagopuntura, e altro… Tiene convegni e corsi di vario tipo. E’ stato docente medico per la Scuola Nazionale di Bio-architettura e ha avuto un’esperienza come Coordinatore Medico per l’Assistenza Domiciliare della Lega Tumori di Massa Carrara. Per contatti: e-mail loconte.n@alice.it cell. 340 9406797

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La meditazione in movimento: il Tai Chi

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riginariamente sviluppato per l’auto-difesa, chiamato “La boxe Suprema” o “La boxe con l’ombra”, successivamente si è evoluto in una forma aggraziata di esercizio psico-fisico, che attualmente viene studiato e praticato allo scopo di ridurre lo stress e una varietà di altre condizioni sfavorevoli di salute. Spesso descritto come ‘meditazione in movimento’, il Tai Chi promuove serenità, attraverso dolci movimenti, che scorrono continui e ben cadenzati. I movimenti aggraziati sono il risultato di un continuo studio ed evoluzione di grandi maestri, che hanno portato ai giorni nostri le forme armoniche che vediamo oggi, mirate a promuovere la circolazione di Qi (energia) in tutto il corpo. Il Qi, che si pronuncia “Ci”, reso noto anche con il nome di “ch’i”, è un termine proveniente dalla Medicina Tradizionale Cinese (MTC), usato per descrivere un flusso di energia che pervade l’Universo e sostiene gli esseri viventi al suo interno. Si tratta di un concetto

di Maurizio Mazzarelli


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controverso nella nostra medicina occidentale, perché finora non è quantificabile e misurabile con le attuali tecniche di laboratorio convenzionali. Questa antica pratica fa riferimento all’energia ottenuta bilanciando perfettamente Yin e Yang del nostro corpo, le due forze fondamentali dell’Universo, opposte ma complementari. Indipendentemente dal fatto che si accetti o meno il quadro concettuale della MTC, il Tai Chi può servire come una sana forma di esercizio fisico a basso impatto, che può aiutare a sviluppare la forza fisica e quella interiore, l’equilibrio e la flessibilità. Come contribuisce il Tai Chi al mantenimento della salute? Il Tai Chi è una forma sana di movimento, in particolare per quelle persone con osteoartrosi o altri danni muscoloscheletrici: può costruire la forza di base e migliorare la muscolatura degli arti inferiori, oltre a migliorare la postura, l’equilibrio, la flessibilità e la mobilità come già detto. Facilita il rilassamento, e mettendo a fuoco durante l’esecuzione i movimenti piuttosto articolati (all’apparenza facili) sincronizza il sistema muscolo-scheletrico e nervoso. Aiuta anche a sviluppare la concentrazione e il coordinamento, a ridurre il

Tai Chi... un metodo gentile per combattere lo stress e i malanni...


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rischio di cadute negli anziani, utile per condizioni causate o aggravate da stress e ansia, come l’ipertensione, sindromi da dolore causate da tensione muscolare e insonnia. Uno studio pubblicato il 19 agosto 2010 nel New England Journal of Medicine ha suggerito che il Tai Chi può essere di sollievo nella fibromialgia, una condizione caratterizzata da dolore cronico e affaticamento. Inoltre, una recente revisione pubblicata nel luglio-agosto 2010 nell’American Journal of Health Promotion ha concluso che sia il Tai Chi che il Qi Gong sono alternative alle forme tradizionali di esercizio fisico. Come si pratica il Tai Chi? E’ importante vestirsi in modo appropriato permettendo la libertà di movimento. Solitamente si inizia con 5-10 minuti di warm-up (prestazione fisica preliminare) per centrare sè stessi, concentrarsi sulla respirazione e risvegliare il flusso di Qi. L’istruttore vi porterà poi attraverso una serie di movimenti - spesso con nomi specifici come “sulla coda della tigre”, oppure “la posizione della frusta”, o “accarezzare la criniera del cavallo”, il tutto eseguito senza mai fermarsi, con movimenti circolari, mantenendo la concentrazione

sul respiro e sulla postura. Questi movimenti durano 25-30 minuti, e si termina con cinque-dieci minuti di defaticamento. Prima di praticare questa disciplina e avere la certezza di essere assistiti adeguatamente in base alle proprie esigenze e/o problematiche (come ferite, malattie croniche, problemi di equilibrio e di

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coordinazione, eccetera), è bene conoscere il curriculum dell’operatore o maestro, perché molto spesso capita che un insegnante, anche se tecnicamente “bravo”, conosca poco in realtà la medicina cinese. Tra l’altro è bene sapere che nonostante il Tai Chi sia una pratica che si svolge lentamente e assai dolce, senza effetti collaterali, è possibile


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comunque farsi male se gli esercizi non vengono eseguiti correttamente. Ho potuto riscontrare la soddisfazione dei miei nuovi allievi dopo le prime 12 settimane di allenamento, dopo le quali sono diventati abili, sicuri, e più in salute! La mia raccomandazione è quella di praticare il Tai Chi con una cadenza regolare (in un luogo silenzioso, dove non ci sia

nè troppo caldo e nè troppo freddo) altrimenti i risultati faticano a venire. Scopritelo voi stessi, e... vi auguro di mantenere sempre la vostra mente aperta alle novità!

Maurizio Mazzarelli è operatore del massaggio cinese Tuina e istruttore di Qi Gong. È aderente alla federazione F.I.S.T.Q. (Federazione Italiana delle Scuole di Tuina e Qi Gong). Per ulteriori info: www.gliamicideltao.it

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Il patrimonio arcaico del sapere femminile e dell'esperienza sacra della nascita

Nascere naturalmente Intervista ad Annalisa Pini ostetrica della Casa Maternità 'Il Nido' di Bologna

Da

quindici anni Annalisa Pini, classe 1964, lavora come ostetrica presso l’Associazione Il Nido di Bologna, importante progetto umano, sociale, culturale e di ricerca, volto a promuovere “la nascita naturale”, dal concepimento fino al primo anno di vita. E’ co-fondatrice nel 2008 della “Casa Maternità di Bologna” con sede in via delle Borre n° 9 nel quartiere Navile, e-mail: info@ilnido.bo.it, www.ilnido.bo.it Annalisa, parlami, per favore, del perchè siete nati

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di Silvia Nicoletti

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come organizzazione? Quali sono state le vostre motivazioni, i vostri obiettivi? Il Nido nasce ormai nel lontano 1989 su iniziativa di due ostetriche, Monica Padovani e Stefania Baldisserri, e della ginecologa Maria Alessandra Panozzo. Il contesto dell’assistenza alla nascita era quello di una forte medicalizzazione e dell’affermarsi di un modello bio-medico orientato essenzialmente sulla valutazione del rischio, che considera la nascita come un evento potenzialmente pericoloso. La gravidanza e il parto sono stati letteralmente strappati alla sfera della salute e dell’esperienza intima e personale delle donne e dei loro piccoli. Parlo in particolare dei molti, troppi, interventi medici assistenziali fatti in maniera indiscriminata su una vasta popolazione di donne sane. Forti delle raccomandazioni dell’OMS (1985) e delle istanze provenienti da vasti settori dell’opinione pubblica, molte ostetriche hanno cominciato a confrontarsi con questa realtà, tentando di produrre cambiamenti significativi sia in ospedale che con l’assistenza al parto a domicilio. E’ di quel periodo non solo la nascita della nostra associazione ma di molti altri gruppi di donne

e ostetriche tutt’ora presenti in ogni parte del nostro paese. A partire da questa lunga esperienza, nel 2008 l’associazione Il Nido si è trasformata in ‘casa maternità’, una struttura innovativa per la deospedalizzazione e la demedicalizzazione della nascita, gestita esclusivamente da ostetriche, e collegata con medici specialisti, nonchè con la struttura ospedaliera per i casi di necessità. Finora, se una donna desiderava un ambiente familiare, non medicalizzato, per la nascita del suo bambino, l’unica scelta, e neanche poi così facilmente disponibile, era quella del parto a domicilio, o quella di cercare un ospedale con una stanza per il parto naturale. La Casa Maternità è un’alternativa per quelle donne che non vogliono andare in ospedale o non possono partorire a casa, e che necessitano un ambiente diverso da quello di casa loro per la nascita, senza doversi recare in ospedale. Annalisa, presentaci, per favore, lo staff attuale de ‘Il Nido’: quante persone vi lavorano? Attualmente lo staff è composto da un nucleo storico di quattro ostetriche, oltre a me, costituito da Monica Padovani, storica fondatrice dell’associazione, Vianella Gnan ed Elisa Serenari.

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Nel momento in cui nasce un bambino, nasce anche la madre. Lei non è mai esistita prima. Esisteva la donna, ma la madre mai. Una madre è qualcosa di assolutamente nuovo. Osho

Ci affiancano da più di un anno due giovani ostetriche molto motivate, Martina Palli e Melinda Giorni. La segreteria e il coordinamento sono affidati a Donatella Pini cui è affiancata Simonetta Valentini. Simonetta, poi, da anni si occupa di alimentazione (è dietista), seguendo in particolare lo svezzamento dei piccolini attraverso i corsi e gli incontri individuali. E, infine, Rita Bujatti, oltre a essere la presidente del “Nido,” lavora con le mamme e i loro bimbi portando la sua lunga esperienza professionale col massaggio shiatszu, nei corsi dopo parto, nella preparazione alla nascita, e da un paio d’anni anche con la psicomotricità. Che tipologia di donne si rivolge alla vostra struttura? Vengono da sole o con i loro compagni di vita? Attualmente l’utenza del “Nido” è molto cambiata. Un certo numero di donne, la maggior parte col compagno, si rivolgono a noi fin dall’inizio della gravidanza con il desiderio di partorire in un ambiente diverso dall’ospedale. Molte di queste si portano dietro un vissuto negativo dai precedenti parti. In tante arrivano per lo più per frequentare i nostri corsi di preparazione alla nascita, perché ne hanno sentito parlare bene, perché offrono la possibilità di coinvolgere

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anche i partners, e perché incontrano le loro esigenze per quanto riguarda gli orari. L’informazione sulla possibilità di far nascere il proprio bambino al di fuori dall’ospedale è ancora molto scarsa. In tante arrivano senza nemmeno sapere che in Emilia Romagna esiste un’alternativa all’ospedale, con tanto di rimborso da parte della Regione. Alcuni addirittura pensano che sia illegale! Entrare in contatto con la nostra realtà e con un percorso personalizzato, fa emergere in loro un desiderio che parte prima dal cuore, diventa poi consapevolezza attraverso il sentire del corpo, e diviene nella propria mente un’opportunità reale. Ci descrivi l’interno delle mura di questa Casa speciale? Facci da guida, per favore... E’ una casa colonica ristrutturata, indipendente, immersa nel verde, con un ampio giardino, dove durante la bella stagione organizziamo momenti ricreativi e di condivisione: in quelle occasioni spesso ci mettiamo ai fornelli e cuciniamo per le nostre numerose famiglie associate: la dimensione sociale è un aspetto fondamentale delle case maternità. Al piano terra abbiamo un’ampia palestra per gli incontri di gruppo e i corsi pre e post nascita con


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angoli “morbidi” e cuscini per allattare, e una biblioteca. Al piano superiore oltre agli spazi dedicati ai colloqui individuali, abbiamo l’ambiente dedicato alla nascita con due camere da letto matrimoniali con bagno, una cucina attrezzata e un piccolo salotto. La dimensione è famigliare e molto intima. In quanti modi potete accompagnare le donne in gravidanza fino al parto? Il nostro è un piccolo gruppo di ostetriche libere professioniste. Lavoriamo secondo il principio della “continuità assistenziale”, ci occupiamo cioè della salute della donna dai primi mesi di gravidanza fino ai primi anni di vita del bambino. Questo ci permette di creare un rapporto di conoscenza e di fiducia reciproci. L’assistenza dunque è ad personam, incentrata sul concetto di nascita come ‘normalità’ e salute olistica, il che significa avere un approccio alla persona intera in tutti gli aspetti della sua vita. Al centro ci sono i suoi bisogni, il suo sapere, il suo corpo, il suo bambino. Questo avviene con l’assistenza alla gravidanza attraverso incontri e proposte individuali, di coppia e di gruppo. Le donne cosiddette a “basso rischio” e che lo desiderano, possono far nascere il loro bambino a domicilio (a casa loro) o in Casa Maternità. La

presa in carico continua anche nel momento “speciale” e delicato del puerperio (i 40 giorni dopo la nascita). Grazie alla rete che abbiamo cercato di costruire in questi anni con le strutture sanitarie presenti in città, offriamo la nostra assistenza anche alle donne che per scelta o per motivi di salute optano per l’ospedale, accompagnandole anche in questo percorso. Quali sono gli altri tipi di servizi che offrite? Quali altre figure professionali collaborano all’interno della vostra struttura, oltre alle ostetriche? Oltre ai ‘corsi di preparazione alla nascita’ e agli ‘incontri di movimento in gravidanza’, offriamo sostegno professionale ‘all’allattamento materno’, con i gruppi di mamme nel dopo parto, e con ‘corsi di massaggio al neonato e di psicomotricità’ nei primi due anni di vita. Organizziamo inoltre momenti di confronto sulla genitorialità e seminari che trattano vari argomenti, dalle vaccinazioni al pronto soccorso in età pediatrica. Lavoriamo anche con gruppi di donne di ogni età per promuovere ‘la salute del pavimento pelvico’. Per molte di queste attività lavoriamo in modo integrato con altri professionisti e operatori della salute: pediatri, ginecologi, osteopati, medici olistici e psicologi. Questo,

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nel rispetto di quell’approccio globale alla salute cui accennavo prima. Le case maternità sono anche un luogo di formazione professionale pratico in cui trasmettere un nuovo modello di assistenza ostetrica basato sulla promozione della fisiologia. Da un paio di anni organizziamo ‘corsi di formazione per ostetriche’ che desiderano avvicinarsi all’assistenza al parto

extra-ospedaliero. Da un anno, inoltre, la Casa è frequentata anche dalle studentesse del corso di laurea in Ostetricia, grazie a una convenzione, a titolo gratuito, con l’Università di Bologna, che ha previsto per loro un tirocinio obbligatorio non solo in ospedale, ma anche in Casa Maternità. Perché in Italia si eseguono tanti parti cesarei, in particolare nelle cliniche private?

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Le ragioni sono diverse e non bastano poche righe per analizzarle tutte... Sempre più evidenze scientifiche e l’esperienza ci dicono che è rischioso disturbare un parto fisiologico, ogni interferenza non necessaria nei meccanismi fisiologici comporta un aumento degli interventi operativi e dunque dei rischi e dei pericoli. Per


(R. Panikkar) L’ Associazione Dialoghi terscambio • favorisce la conoscenzaersei;l’in fra gruppi e popoli div creti • collabora a progetti conag io sociale, per la rimozione del dis in particolare in Vietnam; • crea occasioni di incontro, di approfondimento e . di interscambio culturale

! a l i n e i t Sos

Associazione Dialoghi-onlus - via Malfolle, 15 - 40043 Marzabotto (BO) – dialoghi.malfolle@virgilio.it

Quando entri in dialogo, non pensare prima ciò che devi credere. Quando sostieni il tuo punto di vista, non difendere te stesso e i tuoi interessi, per quanto ti appaiano sacri. Fa’ come gli uccelli del cielo che cantano e volano e non difendono la loro musica né il loro movimento. Quando intraprendi un dialogo cerca di rimuovere i tuoi pregiudizi prima di rimuovere i pregiudizi dell’altro.


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dirla con Beverly Beech “Le tecnologie sviluppate per salvare i pochi, quando utilizzate per la maggioranza, creano la loro propria morbilità e mortalità”. La tecnologia può salvare le vite, oppure può sostenere la vita quando è in pericolo. Il taglio cesareo può essere un intervento estremamente prezioso quando viene fatto su indicazioni specifiche. Non è dimostrata una reale utilità oltre il 7%. Se pensiamo che oggi in Italia la quasi totalità dei parti avviene in ospedale e che quasi il 40% di questi termina con un cesareo, con punte più allarmanti in alcune zone o strutture, non possiamo non chiederci che ricadute avrà a lungo termine tutto questo, non solo sulla salute in generale, ma anche sul patrimonio arcaico del sapere femminile e dell’esperienza sacra della nascita, del suo significato per la vita, del suo effetto sugli atteggiamenti educativi e sociali. Alle cosiddette “ragioni mediche” che giustificano l’uso massiccio di interventi operativi, si affianca la crescente paura delle conseguenze medico legali che non fa che aumentare il circolo vizioso dell’interventismo. In questo quadro, anche l’interesse economico gioca un ruolo importante. L’industria farmaceutica e delle tecnologie mediche che sponsorizzano convegni e ricerca, promuove l’uso di sempre maggiori

tecnologia e interventi farmacologici. Attualmente assistiamo persino al fenomeno del “desease mongering” o “mercificazione della malattia”: in pratica vengono create campagne pubblicitarie organizzate attraverso una vera e propria propaganda, mirata a creare quadri clinici che hanno già pronti protocolli terapeutici e farmaci. Per quanto riguarda le cliniche private è molto più semplice: basta dare un occhio a quanto costa un parto fisiologico rispetto a un taglio cesareo... Abbiamo cliniche, anche nella nostra città, in cui il tasso dei tagli cesarei supera l’80%... A quelle donne in dolce attesa o che desiderano prima o poi esserlo e che leggeranno questa tua testimonianza ma che sono ancora indecise sul da farsi..., cosa ti senti di consigliare e suggerire? Direi loro di cercare la propria ostetrica, non importa in che ambito lavori. L’ostetrica è “specializzata” in salute e fisiologia, è formata per questo. Se bisogna avere un’ottima preparazione per individuare e curare una malattia, è necessaria altrettanta preparazione per riconoscere e assecondare l’espressione della salute. E la gravidanza, quando è fisiologica, come nella stragrande maggioranza dei casi, è la massima espressione della salute nella vita di una donna. L’ostetrica quando unisce al suo sapere specifico

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e alla sua professionalità ‘la relazione maieutica’ è in grado di accogliere la donna in modo empatico, libero da pregiudizi. Può lasciare che la donna si apra in un momento di grande vulnerabilità. Attuando processi di autentica scelta informata la lascia libera di scegliere ciò che è meglio per lei e il proprio piccolo. L’ostetrica creando fin dalla gravidanza uno spazio di accoglienza, di fiducia e di ascolto, crea le premesse per una nascita normale, per l’allattamento e la relazione col bambino dopo la nascita. Suggerirei loro, inoltre, di cercare luoghi di condivisione di questa esperienza, in cui il valore profondo della maternità venga riconosciuto e affermato. E naturalmente approfitto di questa preziosa occasione per dire loro di venirci a trovare per incontrarci di persona e conoscere la struttura! A questo scopo dedichiamo due incontri informativi ogni mese, il primo giovedì dalle ore 18 alle ore 20,00 e il terzo sabato dalle ore 10,30 alle ore 12,30. Della tua amata e appassionata professione ne hai fatto un’arte: ci spieghi meglio? Ogni tanto, con le mie colleghe, ci chiediamo quale sarebbe l’alternativa al nostro modo di “essere” ostetriche, e immancabilmente ci ritroviamo chi a rifugiarsi nello Yucatan con le levatrici Maya a fare la sobada (l’antica arte di quei luoghi), chi ad


aprire una piadineria al mare, chi ad allevare capre e galline… Le mie giovani colleghe prima di seguire noi “anziane” in quest’avventura, nonostante la possibilità di fare i pochi concorsi disponibili, lavoravano come commesse o come bariste, nell’attesa di fare il grande passo della libera professione… Non c’è per noi, per me, un altro modo di svolgere questa antica professione! Prima ho accennato alla “Maieutica”. La Maieutica è un metodo dialettico della filosofia classica. La radice deriva dal greco antico maieutiké e significa “arte della levatrice”, del “tirar fuori”. Fu Socrate, figlio di un’ostetrica, a traslare questo concetto nella filosofia. Essere ostetrica, infatti, significa proprio questo: saper tirare fuori le risorse che ciascuna donna ha dentro di sé. In una parola, promuovere “l’empowerment”. E non bastano il sapere razionale, gli studi scientifici, la conoscenza delle procedure assistenziali, che pur sono necessari. Bisogna anche fidarsi delle competenze della donna stessa e del bambino, del loro sapere innato. E’ necessario “saper stare” per avere i propri sensi all’erta e attingere anche all’intuizione e alle proprie percezioni. Qualcuno ha detto che l’arte ostetrica è finalizzata a ottenere il migliore risultato possibile ‘per’ e ‘con’ le donne e i loro bambini in termini di salute, esperienza, integrità e gratificazione, tutti elementi della stessa importanza. Quando

ciò avviene, sappiamo di aver contribuito a un’esperienza estremamente potente, quasi contagiosa. Partorire a domicilio, o comunque in maniera deospedalizzata, cosa offre-regala alla donna? Il parto extra-ospedaliero è un’opportunità: non tutte le donne lo desiderano, ma tutte le donne hanno il diritto all’ascolto, all’informazione, e alla libertà di scelta. Sarebbe importante partire proprio da questo aspetto e che le donne sapessero che partorire in casa è un’alternativa sicura per le donne sane e in buona salute, un diritto sancito dall’OMS; e che coloro che lo desiderano non debbano cercare col lanternino, o peggio sentire intorno a sé un ostracismo, dovuto più spesso a ignoranza che a malafede. Mi piace anche rispondere a questa domanda con le seguenti parole tratte dal recente libro di Elena Zaccherini “Siamo nati in casa, parto ed energia femminile” edito da Stampa Alternativa: “… in queste pagine si parla di parto in casa, ma se ne racconta appunto con la sola intenzione di parlare di un’esperienza che può servire a molti. Non si tratta né di una misura di valore, né di un dogma. Per quello che mi riguarda è stato un mezzo speciale nella sua integrità, per avvicinarmi a un sentire nuovo, pieno, anche rivoluzionario dentro di me, che ha radicalmente e ineluttabilmente trasformato il modo di vedermi e di pensarmi, in relazione all’essere donna, e rispetto al resto del mondo. Sicuramente io non posso che incoraggiare per lo meno la curiosità verso questa scelta;


mezzo legittimo come possono esserlo diversi. Quello che mi cruccia è che spesso si affrontano le cose che ci riguardano non con la misura intensa che ci nasce da dentro, ma con quella che ci mette in mano il mondo che ci circonda. Che di solito è distratta e frettolosa, ma propagandata come efficiente e di successo. E sotto quest’aridità diffusa, soccombe e soffoca la parte migliore di noi; che non trova terra fertile, né acqua fresca, né sole o aria pura. Certo, in città le piantine crescono anche nelle crepe dei muri, sotto i tombini chiusi, nei buchi dell’asfalto, appese in alto sotto tegole mal messe. Ma con grande sforzo e sacrificio. Ecco, penso che rispetto alla nascita, il parto in casa stia a quello in ospedale come l’orto di campagna sta alla serra di città. Entrambi producono frutti, tutti saporiti, ma in condizioni differenti”. Esistono altre ‘case maternità’ in Italia? E nel resto d’Europa? Esiste una organizzazione sovranazionale? Le case maternità italiane, che rispondono agli standard internazionali, attualmente sono quattro, compresa la nostra. Le altre tre sorgono in Lombardia. Stiamo aspettando l’inaugurazione di altre due, una a Torino e una a Genova. La situazione nel resto d’Europa varia assai tra i diversi Stati e riflette molto le politiche sull’assistenza alla nascita. Il numero maggiore di case maternità si conta in Germania e Svizzera. Emblematica è la situazione dell’Olanda dove il 60% delle donne partorisce fuori dall’ospedale, con tassi di tagli cesarei bassissimi. Dal punto di vista economico come vi sostenete? L’associazione è completamente autofinanziata e si sostiene con le quote associative, l’attività dei corsi e delle altre iniziative. Hai un breve episodio-aneddoto che ti sta a cuore da raccontarci...? Tra i miei e quelli delle mie colleghe ne avrei così tanti che non basterebbe un libro per raccontarli! Chissà, un giorno, forse… Grazie Annalisa per il tempo che hai dedicato alle nostre Lettrici e ai nostri Lettori, e per ciò che fai e... ‘fate’! Buon lavoro di cuore!

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Silvia Nicoletti Sperimenta e promuove con entusiasmo nuovi modus vivendi. Da oltre 20 anni, grazie alla voglia di conoscere, si è aperta senza preconcetti, ma con una base solida di principi e conoscenze, a nuove opportunità, nuove visioni, nuove interpretazioni. Questo percorso di vita le fa incontrare numerose persone illuminanti la cui cerchia si diffonde intorno a lei. Le competenze dell’uno diventano le conoscenze di altri, il tutto fuso in un circolo virtuoso positivo che lei elabora e costruisce. Profondamente convinta che gli stili di vita siano il fattore determinante dello stare bene, considera il cibo sano una scelta di partenza indispensabile per vivere bene e meglio. Classe 1965, bolognese, negli ultimi anni si è appassionata alla realizzazione e divulgazione di progetti editoriali condivisi da più persone per il bene collettivo. Considera vitale il rapporto corretto con la Natura ed è per lei fondamentale il rispetto di quanto ci circonda, avendo ben presente che quello che seminiamo sarà raccolto dalle generazioni future. Questa rivista da lei ideata è un piccolo ma importante ‘seme’ piantato nel giardino di ogni casa che abbia il desiderio e la perseveranza di farlo crescere e di coglierne i frutti, con l’augurio che possa contribuire a creare buone cose per l’umanità futura, Coscienza, Mente e Cuore del cosmo... E-mail: silvianicoletti.bo@gmail.com



Il cibo "integrale" e biologico ringiovanisce e... salva la Terra!

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alla terza edizione del mio libro “Ritornare in Forma. di Erbe, Alimenti e Pratiche”, www.kailashedizioni.it, vi Francesco Walter Pansini estraggo appositamente una parte... per ragionare sul cibo, di cui si parla tanto in questo periodo. Meglio biologico. A sostegno dell’importanza primaria del cibo, cito il più famoso medico dell’antichità, Ippocrate di Kos, che 2400 anni fa affermava: “Che il cibo sia la tua (prima) medicina, e che la medicina sia il tuo cibo”. Oggi siamo afflitti prepotentemente dalle malattie degenerative e una causa di base è la carenza di micro-nutrienti, dovuta a una scarsità di cibi integrali e freschi. Il fabbisogno giornaliero di tali sostanze è di microgrammi o milligrammi, ad esempio sali e vitamine, che sono maggiormente presenti nella “buccia”, ma assieme, ahimè, ai residui ‘di chimica di sintesi tossica’ usata nei campi e nei magazzini. Nei cereali il guscio è

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Chi non conosce il cibo

ricco in particolare di ortofenoli, che hanno dimostrato di poter uccidere le cellule tumorali, e, in generale, la mancanza di micronutrienti porta ad invecchiamento precoce. Nella farina di grano raffinata quasi spariscono le vitamine B1, B2 e PP, calcio, fosforo e ferro, mentre altri sali si perdono nella misura che li vede diminuire dalla metà a 1/7: quindi, non vi è dubbio. L’alternativa sana è il cibo biologico integrale, anche considerando che la pasta biologica costa come la pasta non-bio ‘di qualità’, o rispetto alla marca più pubblicizzata, solo 15 centesimi in più ogni 80 gr. Già nel 2007 l’Italia aveva quasi il primato europeo di pesticidi con 564 Kg per km quadrato, e uno studio pubblicato su New Scientist dimostra che agricoltori esposti a pesticidi hanno il 43% di maggiori probabilità di contrarre il Morbo di Parkinson. Anche per questa “chimica nel piatto” l’Italia detiene, in Europa, il triste primato della più alta incidenza di cancro nell’infanzia: in media 30 casi in più ogni anno per milione di bambini, ovvero il doppio della UE, in particolare per linfomi e leucemie (Dr.ssa P. Gentilini) e molti dei pesticidi sono cancerogeni, (IARC International Agency for Research on Cancer). Oltre all’assenza della suddetta “chimica”, nel biologico non ci sono né ci saranno OGM, cioè come ben sapete gli Organismi Geneticamente Modificati, di cui in Italia sono importate 60 varietà per uso animale (e tra poco per uso umano... sigh!), comunque con forti dubbi sulla loro innocuità per i derivati come carne e latticini. E’ di settembre 2012 la pubblicazione dello studio del francese Prof. Seralini sulla cancerogenicità sui ratti dopo 13 mesi, mentre gli scorretti studi precedenti erano di 90 giorni, e la Russia ha quindi vietato gli OGM. Il cibo è avvelenato? Presento qui una parte di un articolo di Mike Adams del 2 maggio 2014, editore di http://www.naturalnews.com, (estratto da un’elaborazione di Valdo Vaccaro), il più aggiornato sito USA di informazione sul naturale e controinformazione. “Dopo aver analizzato al Natural News Forensic Food Labs 1.000 cibi, tra cui supercibo, vitamine, “cibo spazzatura” e note bevande, per misurare la presenza o meno di metalli pesanti in essi, le mie conclusioni


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non può capire le malattie dell’uomo (Ippocrate di Kos)

sono così allarmanti e urgenti, che posso solo dirle fuori dai denti. Sulla base di ciò che sto vedendo attraverso lo spettroscopio atomico, devo annunciare che la battaglia per l’umanità è quasi persa. Le forniture di cibo sembrano progettate per porre fine alla vita umana piuttosto che per nutrirla! Tossine per distruggere, inserite intenzionalmente nel cibo. Il mio laboratorio ha scoperto che molte catene di ristoranti (almeno negli USA), come Mc... ed altri, usano la sostanza chimica azodicarbonamide E927, come ingrediente che viene appositamente aggiunto alle ricette, perché la sostanza chimica venga consumata dalle masse. Non c’è spiegazione logica del perché una sostanza chimica come l’azodicarbonamide necessiti di essere aggiunta alle ricette dei pani del fast food. Molte marche vitaminiche sono adulterate intenzionalmente da alti livelli di rame, causa di disturbi mentali e psicosi. Note vitamine per bambini, vendute nelle farmacie d’America, sono incredibilmente tossiche per lo sviluppo neurologico. Il nostro laboratorio di spettroscopia atomica conferma tracce di alluminio nella normale aria atmosferica, per cui tutti i terreni agricoli sono inondati di alluminio che cade letteralmente dal cielo (per via delle scie chimiche persistenti in cielo). Se da un lato l’alluminio è molto meno dannoso del piombo, del cadmio o del mercurio, un ripetuto accumulo di esso viene correlato a disturbi cerebrali degenerativi in tutta la popolazione”. Biologico per salvare le Terra. L’agricoltura biologica e biodinamica godono di crescente favore dei consumatori, con la motivazione principale di salvaguardare la propria salute, sia per un maggiore valore nutrizionale, sia per evitare un inquinamento chimico. Quello che sfugge a molti, è che l’agricoltura biologica e ancora di più quella biodinamica, preservano e incrementano lo strato di humus del terreno; mentre le coltivazioni intensive, con diserbanti, anticrittogamici e fertilizzanti lo sta uccidendo in quasi tutta l’Italia (ma anche le api....!) e alla fine resterà solo sabbia… Ci vorranno generazioni per ricostruirlo, quindi in realtà stiamo uccidendo la terra e questo sta avvenendo in tutto il mondo. Alla fine, cosa mangeremo? Cosa resterà di una terra italiana tra le più belle e varie del mondo? Non per niente il milione di ettari a coltivazione biologica ci pone all’ottavo posto nel mondo. In Europa, poi, siamo al primo per ettari coltivati e per numero di aziende agricole, ma siamo anche il primo produttore

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al mondo di ortaggi biologici, cereali, agrumi, uva, olive, e al secondo posto per il riso. L’Italia è anche il maggior esportatore mondiale di prodotti biologici per un valore di circa 1 miliardo di euro. Ciò nonostante i consumi di prodotti bio in Italia sono attorno al 3% della spesa alimentare complessiva delle nostre famiglie, contro il 20% di Svizzera, Austria, Germania e Paesi Scandinavi, anche perché lì i prezzi sono più bassi e il reddito più alto. Ippocrate di Kos diceva sì “Che il cibo sia la tua medicina”, ma oggi bisogna aggiungere che in mancanza di indipendenza e lungimiranza dei governanti, solo i consumatori possono “commercialmente” salvare la terra e il futuro di “tutti”, preferendo il cibo biologico, che tra l’altro non è più caro. Perlomeno su voci di base come la pasta, che costa 1,10-1,20 €. Anche se pomodoro e insalata costano un po’ di più, quanto ne consumiamo al giorno? Se facciamo i conti, sono cifre modestissime. Ma quanto costa poi curarsi, soprattutto dalle malattie neurodegenerative, che spesso non sono neanche veramente guaribili? Quindi pare ovvio che la maggiore spesa nel biologico si risparmia poi in medicine, in salute, e soprattutto nella sopravvivenza della Terra-uomo, da cui è difficile tornare indietro: certo che mancherà il cibo, ma più per questi motivi, che per sovrappopolazione...

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Francesco Walter Pansini si è diplomato in Erboristeria nel 1989 all’Università di Urbino. Con vari ruoli ha lavorato costantemente nel settore dal 1982. Nel 1993 ha fondato l’ALISTER Friuli Venezia Giulia, Associazione per la Libertà di Scelta delle Terapie Mediche, di cui è tuttora il vice Presidente. È giornalista pubblicista e dal 2002 direttore responsabile della rivista trimestrale “Salute & Diritti”, giornale dell’ALISTER. Nel 1993 è stato il promotore e uno dei tre presidenti di associazioni locali, fondatori della Federazione del COMILVA (Libertà di Vaccinazione), chiusa nel 2011. Negli ultimi sette anni ha pubblicato altri cinque libri sul tema della salute in diverse edizioni. Da tre anni conduce corsi di Erboristeria all’Università della Terza Età Danilo Dobrina di Trieste e all’Università delle Liberetà Auser sempre di Trieste. Dal 2010 si occupa di una rubrica di cure naturali su “Il Piccolo”, il quotidiano triestino del gruppo Repubblica, e di una rubrica settimanale a Radio Punto Zero, la radio locale più ascoltata nel Friuli Venezia Giulia e Veneto Orientale. Per info e contatti: www.alister.it oppure walterpansini@email.it


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Diamo alla nostra pelle ciò che la pelle conosce

La cosmesi Biomolecolare: cosmetici contenenti il 100% di ingredienti naturali (PPAI/CPAI) I disciplinari internazionali che regolano le denominazioni organic (biologico) e natural, definiscono PPAI (Phisically Processed Agricultural Ingredients) i prodotti ottenuti dalla natura con processi puramente fisici (estrazione, distillazione, pressione). I prodotti ottenuti mediante reazioni chimiche (ma solo quelle accettate) vengono definiti CPAI (Chemically Processed Agricultural Ingredients). Le formulazioni naturali sono costituite da ingredienti (almeno il 95%) accettati dai disciplinari internazionali, ma non necessariamente di provenienza biologica. Le formulazioni definite come organic o biologiche contengono una percentuale indicata di ingredienti da coltivazione biologica non indicando un valore minimo di presenza degli ingredienti.

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di Paolo Paparelli Paolo Paparelli Presidente della Opus Ruri, dirige l’innovativa azienda italiana di Cosmesi BioMolecolare, capace di coniugare nei propri laboratori tecnologia ed esperienza officinale, creando prodotti di alta qualità formulati con ingredienti naturali al 100%. I suoi prodotti, frutto di ricerca e sperimentazione, sfruttano appieno un nuovo concetto di simbiosi naturale volto ad assicurare un approccio biomolecolare come strumento per la salute e il ben-vivere naturale dell’uomo. Per ulteriori info e contatti: www.opusruri.it


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Le multinazionali dei cosmetici biologici dichiarano che: “Le Formulazioni biologiche integrali (contenenti almeno il 95% di ingredienti naturali/ biologici) costituiscono una nicchia molto ridotta e di scarsa efficacia e gradevolezza, almeno allo stato attuale della tecnologia”. La Cosmesi BioMolecolare è la prova che una cosmesi al 100% di ingredienti naturali è possibile! La pelle, l’organo più esteso del nostro corpo, vero e proprio eco-sistema ‘vivo’ Le principali funzioni della nostra pelle sono di ‘barriera’, ‘organo di senso’ e ‘organo di relazione sociale’

ed è l’unico organo (visibile!) del nostro corpo in contatto sia con le strutture e i tessuti interni che con l’esterno. Ha la preziosa capacità di entrare nei meccanismi di produzione della vitamina D (in realtà un ormone) quando è esposta alla luce, indispensabile alla salute. La pelle, o cute, è una membrana che riveste quasi tutta la superficie del corpo, ed è costituita da diversi tessuti, su più strati. Vediamoli brevemente di seguito: 1- L’epidermide Tessuto protettivo, ovvero lo strato più esterno e il più sottile, ‘pavimento di cellule’ sovrapposte, tra cui quelle

QUALI SONO I PRODOTTI COSMETICI? Creme e lozioni di vario tipo (idratanti, detergenti, anti-smagliature, anti-cellulite, oli, eccetera), shampoo, balsami, schiuma da barba, saponi, dentifrici, colluttori, deodoranti, talco, trucchi, tinture, lacche e gel per capelli, smalti, profumi...

che producono il pigmento melanina, il filtro solare naturale; la cheratina che in estate riflette parte dei raggi solari; e le cellule immunitarie per la difesa della cute stessa. La superficie dell’epidermide è rivestita dal film idroacidolipidico vero e proprio cosmetico naturale protettivo, quindi attenzione a non lavarsi troppo: esso mantiene morbida e idratata la pelle, la protegge dai microorganismi esterni riducendo il rischio di infezioni; e interviene per regolare il flusso di varie sostanze dall’esterno all’interno del corpo, e viceversa; quindi sulla superficie dell’epidermide

Etimologia e origini del cosmetico Che cos’era, in principio, il cosmetico? Etimologicamente, il termine deriva dal greco kosmos, che significa “ordine globale”, “armonia”, e si riferisce ai prodotti utilizzati per ripristinare un ordine esteriore e, contestualmente, un’armonia interiore. Da questo concetto si è evoluta la cosmesi come arte, intesa nel suo significato più elevato di “mettere ordine”, ma anche nel significato più comune di “adornare” e “abbellire”. Sembra che l’origine più remota dei prodotti cosmetici vada cercata in una serie di trattamenti funzionali primordiali, messi a punto dalle popolazioni primitive per proteggere il corpo dagli insetti, dal vento e dal sole.

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LE FUNZIONI DELLA PELLE, ORGANO GENIALE - Funzione barriera nel senso di salvaguardare la pelle e quindi l’intero organismo dalla penetrazione di sostanze chimiche, ma anche dalla fuoriuscita di queste dal nostro organismo. - Funzione protettiva sia da agenti biologici, come batteri, virus, miceti, sia da agenti fisici e chimici. - Funzione immunologica: la prima porta di ingresso per le sostanze estranee e per i batteri è la pelle. Essa, con le cellule di Langerhans, permette di individuarli e di preparare le difese. - Funzione secretiva: sebo, sudore, lipidi epidermici permettono di espellere farmaci e sostanze dannose. - Funzione termo-regolativa, sudorazione e modificazioni della vascolarizzazione cutanea col caldo: entrano in attività ghiandole sudoripare; i vasi sanguigni si dilatano facendo affluire più sangue sotto la pelle. Col freddo la sudorazione si riduce mentre i vasi si restringono. - Funzione sensitiva: la sensibilità cutanea consente all’individuo non solo il tatto, ma anche di riconoscere la propria posizione nello spazio e le sue variazioni. - Funzione di assorbimento: questa prerogativa della pelle le permette di trasferire nella circolazione sanguigna sostanze applicate su di essa. è presente la flora microbica naturale, con funzione protettiva insostituibile! La nostra pelle ha un pH tendenzialmente acido che varia da 4,5 a 6,5. Se tale valore viene alterato e spostato verso l’alcalinità, si assiste non solo al proliferare di germi indesiderati, ma anche alla denaturazione di numerose sostanze presenti nel film idrolipidico stesso. L’epidermide compensa le perdite quotidiane di sostanza cutanea dovute alla desquamazione e ha il compito di produrre cellule ininterrottamente... per tutta la vita! 2- Il derma Struttura di sostegno, morbido e pieghevole, sotto al primo strato appena visto

sopra, costituito dal tessuto connettivo, dalle fibre elastiche come il collagene, l’elastina e l’acido jaluronico; poi dalle ghiandole sebacee, quelle sudoripare, il bulbo pilifero, e piccoli vasi arteriosi provenienti spesso dai muscoli per ricevere l’ossigeno e le sostanze nutritive. 3- Il pannicolo sottocutaneo, o ipoderma Lo strato più profondo, ricco di cellule adipose, è un’importantissima riserva energetica per il nostro organismo. La pelle permette al sangue di essere filtrato e purificato anche a questo livello e non solo nei reni, essendo presente in essa un terzo della massa sanguigna totale. Appare ovvio, quindi, che

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la pelle debba essere trattata e rispettata con un’attenzione quotidiana particolare (fin dalla nascita!) in maniera fisiologica, mai aggressiva, adeguata alla tipologia cutanea, all’età e alle varie parti di essa, considerando anche che cambia esigenze in base alle stagioni, alla situazione ormonale, alle condizioni psico-fisiche, e molto altro. Va ricordato e sottolineato che la cosiddetta ‘bellezza cutanea’ è determinata soprattutto dai nostri stili-abitudini di vita a partire dall’alimentazione, dall’ambiente che ci circonda, dalla formulazione dei nostri pensieri, dalle ore che dedichiamo al sonno, eccetera. L’uso di prodotti cosmetici non naturali determina inevitabilmente un grande


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co s m - e t i ca danneggiamento dello strato corneo, aprendo così la via all’ingresso di germi e sostanze chimiche tossiche. La cosmesi naturale Viene incontro al naturale mantenimento delle esigenze della nostra pelle, rispettandone la fisiologia, quindi il suo delicato, importante e geniale eco-sistema. I vegetali rappresentano una meravigliosa ricchezza a nostra disposizione, o meglio costituiscono un efficiente laboratorio chimico naturale. Le piante sono, infatti, un patrimonio inestimabile, vere e proprie “messaggere della luce dell’universo”! Per rendere effettiva la preservazione dei loro benefici, le tecniche di estrazione devono tenere presenti alcuni punti fondamentali:

1- Estrazione da piante fresche o conservate con il freddo, o essiccate a temperature non superiori a 40 °C . 2- Utilizzo di solventi di origine naturale (glicerina vegetale), oltre all’acqua, che non deve essere stata trattata con antimicrobici chimici (cloro), ma solo con trattamenti fisici (osmosi inversa). 3- Utilizzo di impianti le cui parti non possano cedere agli estratti ferro, metalli pesanti o plastificanti, anche in piccola quantità.

4- Controllo che in nessun punto della filiera, dalla raccolta all’estratto finito, possano essere presenti cause di inquinamento da fattori ambientali, dando per scontato che le piante utilizzate non abbiano subito trattamenti OGM, o con preservanti, o concimi chimici. I cosmetici tradizionali Per rendere i cosmetici più accattivanti per il consumatore, purtroppo, in quelli tradizionali si osserva l’utilizzo sistematico di derivati del petrolio (paraffine, vaselina), profumi sintetici, conservanti, coloranti, opacizzanti, perlanti, siliconi, Parabeni, antibatterici (ad esempio triclosan), SLS, SLES, filtri chimici nel caso dei solari, sostanze funzionalizzate con PEG, MEA, DEA, TEA, eccetera. Di seguito alcuni dei possibili effetti negativi delle sostanze chimiche

LO SMOG È UN CANCEROGENO CERTO Lo IARC, l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro, ha per la prima volta incluso tra i cancerogeni certi per l’uomo l’inquinamento dell’aria nel suo insieme, provocato da combustioni da traffico, riscaldamento ed emissioni industriali. Anche l’Agenzia Europea dell’Ambiente ha diffuso un rapporto nel quale si stima che il 90% delle persone che vive nelle città dell’Unione Europea è esposto a livelli di inquinanti atmosferici ritenuti dannosi per la salute. presenti nei cosmetici tradizionali: . L’effetto cancerogeno . Influiscono sul sistema ormonale causando problemi multipli

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I SOLARI. L’ABBRONZATURA È UNA PROTEZIONE NATURALE NEI CONFRONTI DEL SOLE. L’IMPORTANZA E LA PRODUZIONE DELLA VITAMINA D Se da un lato le protezioni solari sono delle vere e proprie barriere protettive contro i raggi ultravioletti (basti pensare che in alcuni casi hanno un’efficacia del 99%), dall’altro rallentano o impediscono del tutto la naturale produzione di vitamina D, e il miglior modo per il nostro corpo di procurarsi la giusta dose di vitamina D, che garantisce il perfetto funzionamento delle cellule e degli organi, è invece proprio l’esposizione ai raggi solari! Alcuni studi associano la carenza di vitamina D a determinati problemi durante la gravidanza, come il diabete gestazionale o il parto prematuro, e anche all’insorgere di alcuni tipi di tumore. Per scongiurare queste eventualità e produrre tanta vitamina D, ovviamente, non è comunque opportuno lasciare il nostro corpo in balia dei raggi solari rischiando chissà quale dolorosa e pericolosa scottatura, quindi nel caso in cui non sia possibile limitare l’esposizione al sole, è buona regola proteggersi con lozioni solari, naturali al 100%. Ciò che conta è fare una scelta consapevole del prodotto che si acquista e utilizza, in modo da trarne i migliori benefici. Oltre naturalmente a stare al sole col buon senso. Prima che la ricerca medica fosse controllata dalla chimica delle multinazionali farmaceutiche, era già largamente diffusa la Fotobiologia, o Luceterapia, o Elioterapia (almeno fino agli anni ’40 del secolo scorso), ma pur di vendere i propri prodotti si è cercato di impedire alla gente di stare alla luce, finanziando ricerche in tal senso. Ne consegue, purtroppo, che siamo in grave carenza di luce ad ampio spettro e di ultravioletti. La maggior parte delle creme solari contengono ingredienti tossici o comunque sostanze chimiche che possono alterare il sistema endocrino, in alcuni casi promuovendo addirittura l’insorgere di tumori delle pelle e la produzione dei radicali liberi, tanto che nel 2007 la FDA (Food and Drug Administration), ha dichiarato di non essere a conoscenza di alcun dato che attesti che il solo uso delle creme solari aiuti a prevenire il cancro alla pelle, sottolineando quanto, in realtà, alcuni filtri solari possano, invece, aumentarne il rischio di insorgenza.

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. Indeboliscono il sistema immunitario . Sono una causa dei problemi di fertilità . Favoriscono la comparsa delle malattie agli organi interni e al sistema nervoso centrale . Possono provocare acne, dermatiti, allergie e altri problemi della pelle. Naturalmente si può comprendere come (in particolare) i prodotti cosmetici solari tradizionali inquinino anche i nostri mari! Care Lettrici e cari Lettori, i miei sono solo spunti per ragioni di spazio, approfondite voi stessi con la vostra curiosità (l’argomento è assai complesso e articolato) e... abbiate tanta cura della vostra geniale pelle, conoscendola più da vicino...

L’inquinamento elettromagnetico causato da telefoni cellulari, televisori e computer, determinano un innalzamento della temperature della pelle con un invecchiamento precoce. L’acqua del rubinetto contiene cloro, che può danneggiare la pelle e portare a segni di invecchiamento precoce. Il cloro è usato per trattare l’acqua potabile, ma è anche una sostanza chimica tossica che, in grandi quantità, può causare problemi gravi per la pelle. Quando si fa la doccia, il calore apre i pori e permette al cloro di penetrare nella cute formando composti organici clorurati. I metalli pesanti come cadmio, piombo e mercurio vengono utilizzati in alcuni coloranti e pigmenti usati nell’industria tessile. Questi metalli possono accumularsi nel corpo per molto tempo e sono altamente tossici, con effetti irreversibili inclusi i danni al sistema nervoso (piombo e mercurio) o al fegato (cadmio). Il cadmio è anche noto per provocare il cancro. Attenzione ai detersivi per lavatrici che contengono sostanze chimiche quali enzimi, sbiancanti, eccetera, poichè il risciacquo non avviene mai in maniera perfetta e questi prodotti li ritroviamo, poi, su tutto ciò che indossiamo, e quindi a contatto diretto con la pelle. E naturalmente... inquinano anche i mari, ahimè! Attenzione ai prodotti chimici per pulire il forno, i piani cottura, il lavello, le stoviglie a mano o in lavastoviglie, che sono a contatto continuo con le nostre mani e... il cibo. Idem a quelli per pavimenti, vetri e sanitari...

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Io malata di Parkinson... anzi no: di sindrome extrapiramidale

L'arte della lentezza di Laura Soldati

La fase iniziale nove anni è durata... Nella nuova avventura sono entrata... Ma ancora il Parkinson non mi fermerà... Il bello della vita mi gusto e... si vedrà... Nove anni di convivenza con la malattia di Parkinson sono volati... E’ il momento del cambiamento, o del passaggio, non certo indolore, dalla fase iniziale alla fase “avanzata”; non avrei mai voluto leggere questa parola sulla mia scheda di valutazione neurologica: fino a pochi mesi fa tutto o quasi era rimasto immutato; la malattia è progredita, ma devo comunque congratularmi con me stessa per la mia intraprendenza e instancabile curiosità per la ricerca di tutto ciò che mi ha permesso di vivere degnamente in sua compagnia. Non è stato facile portarmi addosso un simile fardello..., perché i farmaci sono necessari ma non possono guarire! Oggi sono consapevole che comunque anche a piccoli passi in questi nove anni ci siamo sgomitati parecchio per non farci prevalere l’uno sull’altro. Non mi interessava l’orizzonte, ho navigato con i mezzi che la natura e il mio buon senso mi suggerivano, tralasciando fantomatiche innovazioni che promettevano benessere in cambio di costi insostenibili per le mie tasche, assai prosciugate da prestazioni di riabilitazione a pagamento, per le carenze del nostro Servizio Sanitario Nazionale che ha ridotto drasticamente tutte le possibilità di avere un’assistenza decente. Una condizione di vita accettabile è sempre stato il mio obiettivo. Per questo il mio ben-essere è sempre stato al primo posto, e ho cercato di non farmi mancare nulla... Mi sono concessa qualche viaggetto all’estero e sono fiera di avercela fatta con le mie stesse gambe. Poi mi sono affidata al sapere antico e sano di certi

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speciali professionisti-guide della salute, dell’ars medica, per essere sempre pronta a contrastarlo, e in tutta coscienza mi sono data un bel daffare per riuscirci! Ora volto pagina e anche se è tutta da scrivere non mi perdo certo d’animo, ho molte frecce nel mio arco. Ho compreso che il mio benessere deve essere in armonia con il Creato, ed è per questo motivo, ancora più forte di prima, l’esigenza di fare valere un approccio multi-disciplinare nella cura alla persona con una patologia cronica, dove la medicina ‘convenzionale’ dovrebbe assolutamente dialogare con quella cosiddetta ‘complementare’. Purtroppo questo resta ancora un grande sogno... e la mancanza pesa tutta sulla mia salute e su quella di noi tutti. Per fortuna ho una grande risorsa che mi fa alzare ogni mattina con la voglia di vivere la mia giornata, senza preoccuparmi troppo del mio fardello: è la mia CREATIVITA’, che nasce dalla mia fantasia. Trasformo nelle mie mani, ad esempio, una conchiglia, un seme, o una bacca: da inutili e dimenticati diventano pezzi armoniosi e preziosi per le loro caratteristiche intrinseche, che io riesco a valorizzare, animandoli e trasformandoli in bellissimi fiori,

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I disegni a gessetto sono opera di Laura Soldati

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I libri in catalogo di Edizioni Andromeda s.r.l sono distribuiti in esclusiva da Beniamini s.r.l.

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scatole decorative, piante grasse coloratissime, collane e bracciali... Insomma, è incredibile anche per me vedere il risultato dal niente, da una cosa da gettare, un vuoto a perdere, divenire un piccolo capolavoro, senza prezzo: un’opera d’arte! Questa la mia sfida al Parkinson che non mi fa sentire una malata bensì una persona come tutte; ho sempre ritenuto e ne sono ancora più convinta ora che tutti abbiamo un po’ di Parkinson: negli anni i nostri neuroni sono sempre di più bersagli dello stile di vita sconsiderato, dello stress; io non sono scesa alla fermata prima, per scelta, mentre gli altri hanno proseguito la loro corsa di fretta; ho notato che c’era un oggetto, un qualcosa che potevo trasformare e l’ho raccolto, ed è chiaro che nessun altro si sarebbe messo a levigare, a colorare, pensando di farne un’opera d’arte, appunto. La mia lentezza me lo ha permesso, è stato un bello scambio, l’arte non è mai fretta, vuole tempo e tanta pazienza, e ho imparato a gustarmi le ore che nel loro incedere cambiano il colore alla mia giornata; e per chi ha sempre fretta, consiglio di ri-ascoltare quella bellissima canzone di Bruno Lauzi, anche lui malato di Parkinson, che si intitola “LA TARTARUGA”...

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Laura Soldati – Classe 1949, ho un marito, due figli, quattro nipotini. Riminese di origine, vivo a Bologna. Per almeno 40 anni tutte le mie energie mentali e fisiche sono state investite in lavoro e famiglia, e non ho mai avuto tempo per me. Ora invece mi diverto a scrivere poesie in rima, dipingere, fotografare, fare volontariato, e... a tenere a bada un fastidiosissimo “compagno” conosciuto come Parkinson, che mi ha costretto a ri-disegnare il mio stile di vita e ad entrare in contatto con me stessa. Cerco di non dimenticare mai che prima c’è il mio ben-essere, dal quale dipende tutto il mio futuro e quello dei miei cari. Metto assai volentieri a disposizione la mia personale esperienza e consapevolezza acquisita negli anni, che ogni giorno aumenta instancabilmente, per la comprensione di una malattia, come la mia, che fa paura solo a nominarla... Una mia cara amica mi ha detto: “Gli altri si fanno fermare dal Parkinson, tu invece no!”. Bè, in questa sua affermazione c’è tutto di me... Non esitate a contattarmi, scrivendo alla mia e-mail lsoldati49@alice.it


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Dal sonno al riposo di Paolo Stracciari e Cristina Zanetti

Da

piccoli ci affascinava la figura del

dormiglione all’interno della scenografia del presepio natalizio; era una figura rassicurante, ci ispirava un senso di pace, di tranquillità che andava oltre il presepio, lo rendeva reale, attuale, e nella nostra mente di bambini riuscivamo a vivere una realtà nella quale anche al tempo della nascita di Gesù si dormiva, come oggi, in quel mondo un po’ favola e un po’ realtà. Ci siamo chiesti mille volte chi fosse quel signore, se dormisse sempre (forse, pensavamo, era molto stanco, aveva lavorato troppo!?).

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Il mattino ha l'oro in bocca

Oggi, che viviamo una realtà meno fantasiosa, ci siamo spesso soffermati a riflettere sul fatto che come avviene un po’ per la salute in generale, ci occupiamo del nostro sonno solo quando ne siamo disturbati, o perché non riusciamo a dormire, o perché dormiamo male, o semplicemente perchè desidereremmo assopirci per un po’ come a scacciare tutte le negatività e a dimenticarci per pochi momenti una realtà che ha aumentato la sua velocità a livelli impensabili fino a 50 anni fa. Ci siamo chiesti se veramente conoscevamo con certezza il significato del sonno, cosa sta dietro a questa parola, cosa significa per tutti noi, se viviamo il sonno o se lo subiamo? Noi sappiamo per esperienza diretta che cosa accade in noi quando dormiamo bene: al risveglio registriamo sostanziali benefici fisici e mentali, riusciamo a concentrarci meglio e a recuperare la memoria, dimentichiamo le pesantezze della vita quotidiana e ogni

Per molto tempo, mi sono coricato presto la sera. A volte, non appena spenta la candela, mi si chiudevano gli occhi così subito che neppure potevo dire a me stesso: “M’addormento” (Alla ricerca del tempo perduto, M.Proust) a causa delle esplosioni, era morto per la mancanza di sonno. Non bisogna studiare per dormire, non dobbiamo avversità è tramutata in fare dei corsi: oggi si studia opportunità, ogni scoglio di tutto e per tutto, negando diventa una piattaforma per umanità ed essenza delle tuffarci nel mare meraviglioso cose. Istintivamente alla della vita. nascita sappiamo dormire, Non per niente si dice naturalmente, ma via via che “Il mattino ha l’oro in bocca”, dopo una bella dormita che cresciamo, le condizioni cambiamo vita, viviamo un’altra della vita moderna e la nostra nuova e quanto mai decadente vita, piena di gioia e positività. formazione di Homo Economicus Senza dormire i bambini dove tutto è denaro e profitto, ad esempio non potrebbero ci inducono a dis-imparare crescere, il cervello non si a dormire: l’uomo è il solo rigenererebbe e nessuno animale insonne, l’unico sopravvivrebbe a lungo nella condizione di salute: il sonno è essere della terra che deve un processo biologico primario generare denaro e denaro, fine a sè stesso, al di là delle reali come il mangiare e il bere, necessità e dei bisogni veri. bisogna dormire, e dormire Vogliamo guadagnare di bene alle ore prestabilite. più, volgiamo essere sempre Leggemmo tempo fa che al tempo della guerra in Iraq la al massimo, non vogliamo peggiore bomba per gli iracheni perdere un secondo di successo: allora non si tratta era quella che li teneva svegli: dopo 48 ore di bombardamenti di scoprire il sonno, quanto semmai di ritrovare quell’istinto incessanti chi non era morto


che progressivamente andiamo perdendo, quell’istinto che abbiamo involontariamente nascosto e negato all’insegna di tutto e subito. Quando scegliamo il nostro letto pensiamo a ciò che ci aspettiamo dal letto: ricordiamoci che nel letto passiamo almeno un terzo della nostra vita e prendiamo finalmente coscienza di affidargli tanta parte della nostra vita; pensiamo quindi al tipo di letto, al tipo di materasso, al cuscino, alle coperte, alle lenzuola, tutte scelte di fondamentale importanza per la nostra vita. Bisogna che impariamo a porci delle domande..., a non accettare supinamente ogni prodotto e ogni affermazione come verità rivelata: indaghiamo noi stessi in primis, cerchiamo di capire, non accettiamo la prima cosa che ci capita. La qualità del materasso varia con l’imbottitura, la struttura, i materiali e le

tecniche di realizzazione. Tanti elementi che “non sempre si vedono ma si sentono”, determinano le particolari caratteristiche del materasso e la sua capacità di soddisfare le esigenze di un corpo in cerca di riposo. Guardiamo un po’ indietro per andare avanti, guardiamo i nostri anziani che hanno sempre utilizzato materiali integri, naturali, di derivazione vegetale o animale: dopo secoli di storia e cultura sedimentata tutti sapevano infatti istintivamente che il contatto prolungato con questi materiali trasmetteva energie positive anche all’uomo che vi riposava sopra. Rifiutiamo con forza il concetto di Homo Economicus che compra tutto ciò che gli viene propinato, che rifiuta la conoscenza per il consumismo più sfrenato, che si rifiuta, in quanto cieco, di vedere quello che gli serve per il suo vero benessere.

E voi, cari Lettori, avete osservato bene il vostro materasso? Che tipo usate...?

Paolo Stracciari e Cristina Zanetti Nel lontano 1926 i fratelli Corrado e Romeo Zanetti iniziarono la loro attività di materassai, recandosi direttamente presso le famiglie con i loro cavalletti e la loro carda, in campagna come in città, per offrire i loro servigi. Allora, avere i materassai, nell’aia (se in campagna), nel cortile (se in città), era un importante avvenimento, che coinvolgeva tutte le donne della famiglia: c’era chi si occupava di far trovare le fodere di rivestimento già lavate e stirate, chi cuciva, invece, le nuove tele acquistate per l’occasione alla “merceria”, chi controllava che la lana fosse ben aperta e pulita, chi infine si occupava di aprire a mano la lana dei guanciali dopo averla lasciata al sole per una giornata intera. La Casa del Materasso è nata in quei tempi e Corrado e Romeo sono stati per molti anni i nostri maestri, e nessuno di noi (ora siamo la generazione dei pronipoti) ha voluto dimenticarsi di quei preziosissimi insegnamenti. Per ulteriori info: laboratorio e negozio CASA DEL MATERASSO srl via Giovanni Elkan, 6/c/d Bologna, tel. 051 569003; negozio via A. Costa, 70/c/d Bologna, tel. 051 435724 - www.casa-del-materasso.it e-mail: casadelmaterasso1926@gmail.com


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Una maschera racconta...

onta c c a r a r e h “Una masc olto” v n u i d molto più re)

Shakespea m a i l l i W (

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ai tempi dell’Accademia di Recitazione sono stato affascinato da questa frase per la molteplicità di interpretazioni che racchiude in sé. La più evidente è quella per cui attraverso la proposta di un particolare aspetto o atteggiamento, ci si aspetta una determinata reazione, tanto più rassicurante quanto più è prevedibile. La maschera nella sua connotazione negativa, diventa strumento di protezione da una forma di insicurezza. Esempi di questo genere nel quotidiano sono molto frequenti: ci si trasfor ma nell’aspetto, nell’abbigliamento, nel comportamento e molto spesso non c’è una precisa corrispondenza rispetto a ciò che realmente siamo. Solo un’attenta osservazione e una conoscenza approfondita può

di Beppe Tafuri

Beppe Tafuri è impegnato da più di vent’anni nel fitness (come trainer e massaggiatore) e nello spettacolo come attore (teatro e fiction), cantante, compositore e truccatore (per i più prestigiosi teatri italiani). Appassionato di viaggi, fotografia e scrittura, sta ultimando il suo primo libro e la sua prima sceneggiatura. Per ulteriori info e contatti www.beppetafuri.it e su Facebook “Beppe Tafuri profilo pubblico”.

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l a n a t u ra l e d i rez i o n e

scavare a fondo per ritrovare la verità. La scuola di recitazione, che ho sempre considerato la più grande espressione di “terapia di gruppo” mi ha aiutato a togliere la maggior parte di queste maschere, perchè solo “un’anima pura” e svincolata da convenzioni formali può dare la possibilità di costruire la vera maschera dell’interpretazione, quella che “può raccontare molto più di un volto”, perchè diventa lo strumento di comunicazione espressiva dell’arte per eccellenza. Nella quotidianità spesso non c’è corrispondenza tra ciò che siamo, tra l’idea che vogliamo fornire di noi stessi e la percezione che gli altri hanno di noi. Il percorso per il raggiungimento dell’equilibrio a cui tutti aspiriamo dovrebbe passare attraverso la ricerca della fusione di queste tre espressioni. Da più di vent’anni

lavorando come istruttore fitness e relazionandomi quotidianamente con centinaia di persone, ho potuto constatare che nel tempo ci sia stata una sempre più crescente presa di coscienza della propria sicurezza come individui. L’esempio più evidente riguarda l’incremento dell’affluenza di uomini nelle classi di fitness, da sempre appannaggio del genere femminile. Ho combattuto tanto per far comprendere come il movimento associato alla musica non avrebbe tolto nulla all’identità di uomo, alla maschera del “macho”, e che un certo tipo di lavoro poteva essere molto efficace per raggiungere più velocemente obiettivi sportivi di un certo livello. È aumentata anche l’affluenza da parte di coppie, al punto che molto spesso sono proprio gli uomini a trascinare ai corsi le loro compagne. Rimane ancora una modesta percentuale

di uomini che osservano attraverso il vetro con la voglia di accostarsi alla disciplina, ma con maschere molto difficili da togliere. Ma quelle più nocive per l’autostima sono le maschere imposte dal consumismo: “Se il tuo sorriso sarà più splendente avrai più chance di incontrare l’anima gemella!”, “Compra tal prodotto per perdere peso e sarai irresistibile!”, “Con questa auto avrai successo e fama!”... tutte sovrastrutture che prima o poi potrebbero cadere, e se non sono supportate da una personalità sincera, sortiranno l’effetto contrario conducendoti verso la strada della solitudine... La bellezza interiore, unica vera arma invincibile, passa attraverso il rispetto per gli altri, la comprensione delle esigenze altrui, la lotta all’egoismo, attraverso la solidarietà, l’ascolto, il dono di una parola gentile o di un sorriso, e cosa importa se non è un sorriso splendente...?!


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L'arteterapia... e gli anziani

di Viviana Tartaglia

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idea che la vecchiaia sia strettamente connessa con malattia e limitazioni, oggi non è più così sicura... Grazie ai molti mezzi a disposizione l’uomo può avere una fase della vita, che, se affrontata in una buona maniera, sarà libera e piacevole. Se si osservano delle perdite di alcune abilità, si possono riscontrare però nuove


possibilità di compensazione e adattamento. Questo non dipende solo dalla biologia, ma anche dall’uso che è stato fatto e che si continua a fare del proprio corpo. Dalla cura che ha ricevuto e come questo viene sfruttato. Per la perdita di memoria, per esempio, si rende necessaria una maggiore attenzione e nuovi metodi di “archiviazione dati”, nuovi modi da sostituire a quelli abituali di una vita. Se tutto sarà tendenzialmente più lento, nuovi interessi e perchè no lo studio possono donare una rinnovata giovinezza alla mente. Malattie neurodegenerative come l’Alzheimer, che oggi purtroppo vengono riscontrate anche in età non così avanzata, possono derivare da vari fattori: genetici, ambientali, alimentari, eccetera, ma possono in qualche modo essere contrastati facendo sì che la persona abbia sempre molto interesse per la vita e si senta in comunione

con qualcuno o qualcosa, socialmente attivo e impegnato. Studi fatti hanno riscontrato che anche una bassa scolarità sia un fattore che porta a maggior rischio per questo tipo di malattie, perché in linea di massima si è meno portati ad approfondire le tematiche e avere meno impegno cognitivo. Durante una vacanza in montagna mio figlio aveva notato che per strada non aveva ancora incontrato persone anziane su sedia a rotelle: il mio pensiero più diretto fu che la ragione era che in montagna sono tutti grandi camminatori, abituati a fare chilometri in salita! Abbiamo quindi delle buone motivazioni per stimolare l’attività fisica e mentale già da prima, anche quando non si è troppo avanti con gli anni. Promuovere ottimismo e fantasia con l’uso della creatività è un modo per poter incontrare

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nuovi interessi e dare spazio alla propria espressione ed emozione. Si apre così anche una possibilità per potere fare utilizzare a una persona le sue capacità residue e sconfiggere la paura di ritrovarsi senza più competenze. Capita spesso che queste persone alla fine di un lavoro-dipinto manifestino tutta la loro meraviglia per il risultato ottenuto, di solito inaspettato, e che questo dia la spinta all’attesa per i successivi incontri col colore! Viviana Tartaglia organizza incontri individuali e di gruppo di Terapia Artistica a Bologna. Per informazioni e approfondimenti vivianatartaglia@virgilio.it

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Neonata Associazione di Volontariato di servizio pubblico e gratuito per il supporto psicologico ai pazienti oncologici e i loro famigliari.

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Un’assistenza che mette al centro dell’attenzione il malato stesso anziché la malattia, e che può garantire una vita dignitosa e una gestione della sofferenza in grado di migliorare la qualità della vita.

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Sede legale: vicolo San Matteo 16 - Ferrara Info: Carmen 333 2796423 – Stefania 333 4002657 – Chiara 349 7803455 Per donazioni: IBAN: IT24V0707213001061000182470 Emil Banca Credito Cooperativo CMYK / .ai

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Photo Radim Schreiber - www.fireflyexperience.org

buona salute a tutti...

...e un luminoso cammino


aprile 2015


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