Salutesigrazie – Autunno 2014

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La chiave antica

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MALESSERI DI STAGIONE

AMMALARSI MENO E MEGLIO

ALI M ENTAZIONE

ZUCCHE E CAVOLI, PROTAGONISTI D’AUTUNNO

EARTHI NG

LA TESTI MONIANZA DI STEPHEN T. SI NATRA, CARDIOLOGO

L’ARGI LLA I VANTAGGI DI

UN ANTICO MATERIALE NELLE ABITAZIONI. . E I N CUCI NA

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2014

DEVOZIONE PER IL

AUTU N NO

TRIM ESTRALE COLLEZIONABILE DI SALUTE CONSAPEVOLE

IN VOLO VERSO SÉ STESSI

a

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del ben-vivere moderno

salute? sì,grazie

PATRI MONIO ARTISTICO ITALIANO INTERVISTA AL BIO-ARCHITETTO ALBERTO COLETTI CONTI



SAPERI, CONOSCENZE, RICERCHE, RIFLE SSIONI, PICCOLI SEGRETI, SCAMBI, CULTURE, QUE SITI, PUNTI DI VISTA


sommario

7 10

Editoriale

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Stimol-azioni

29

Sostenibilità

33

Natura-creando

39

Medicina e sacralità

Italiani! di

Silvia Nicoletti

A tutta salute

Un corpo bilanciato e... la mandibola di

Peter Asselbergs

Perché fare fatica? di

Manuel Baruzzi e Antonio Orlandi

Gusto e svago

La zucca d’autunno in cucina... e non solo... di

Nadia Boraggini e Marco Grotti

Il mondo in cui viviamo è sostenibile? di

Luigi Bruzzi

Il ritorno alla terra di

Gualberto Cappi e Andrea Menarini

Il gusto di assaporare la vita di

Arrigo Chieregatti

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sommario

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Pimpi-natura

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Cum grano salis

Il rosmarino, un valido alleato di

Laura Dell’Aquila

Malesseri di stagione: come ammalarsi meno... e meglio! di

Sabine Eck

57

Nuovi creatori d’impresa

60

Note music-ali

63

Curiosando

73 76

Cambia-menti

Elogio dell’ignoranza creativa di

Piero Formica

Comunicare oltre la parola... di

Claudia Minieri

Missione architetto! di

Silvia Nicoletti

Cavolo! di

Francesco Walter Pansini

In cucina... naturalmente

Terracotta... che passione! di

Antonio Scaccio

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sommario

84 86

Poetica-mente

90

Mondo a colori

95 99

Valori... essenzi-ali

Io, malata di Parkinson... di

Dolce dormire

Una buona giornata inizia di sera... Paolo Stracciari e Cristina Zanetti di

La terapia artistica e i bambini di

Anno 1 - numero 4 - Autunno 2014 Editore Outline edizioni di Roberto Roveri via Mozza 125/b - 40018 San Pietro in Casale (Bo) outline@outlineedizioni.it Direttore responsabile Paola Rubbi Progetto e coordinamento editoriale Silvia Nicoletti - silvianicoletti@outlineedizioni.it

Viviana Tartaglia

Una teoria della libertà di

Giancarlo Elia Valori

Earthing

La testimonianza del cardiologo Stephen T. Sinatra di

Salute? Sì, grazie periodico web di informazione sui temi della salute - diffusione gratuita

Laura Soldati

Martin Zucker

Hanno collaborato a questo numero Peter Asselbergs, Manuel Baruzzi e Antonio Orlandi, Nadia Boraggini e Marco Grotti, Luigi Bruzzi, Gualberto Cappi e Andrea Menarini, Arrigo Chieregatti, Laura Dell’Aquila, Sabine Eck, Piero Formica, Claudia Minieri, Silvia Nicoletti, Francesco Walter Pansini, Antonio Scaccio, Laura Soldati, Paolo Stracciari e Cristina Zanetti, Viviana Tartaglia, Giancarlo Elia Valori, Martin Zucker Ha partecipato Alberto Coletti Conti Immagini 123RF, Pixabay archivio editore

Progetto grafico e impaginazione Roberto Roveri Studio Contatti redazione salutesigrazie@outlineedizioni.it Pubblicità Outline edizioni: pubblicita@outlineedizioni.it L’editore è a disposizione degli eventuali aventi diritto che non è stato possibile contattare Gli articoli seguono l’ordine alfabetico del cognome dei co-autori che hanno collaborato a questo numero Copyright Outline edizioni 2014

Le informazioni contenute negli articoli pubblicati sono puramente divulgative. Tutte le eventuali terapie, trattamenti o interventi di qualsiasi natura che qui dovessero essere citati devono essere sottoposti al diretto giudizio di un medico. Niente di ciò che viene descritto in questa pubblicazione e negli articoli deve essere utilizzato dal lettore o da chiunque altro a scopo diagnostico o terapeutico per qualsiasi malattia o condizione fisica. Gli Autori e l’Editore non si assumono la responsabilità per eventuali effetti negativi causati dall’uso o dall’uso inappropriato delle informazioni qui contenute. Nel caso un articolo pubblicato fosse, a nostra insaputa, protetto da copyright, su segnalazione, provvederemo subito a rimuoverlo.

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AMATE IL PANE cuore della casa ensa profumo della m , g io ia dei foco lari NE RISPETTATE IL PA nte su dore della fro ro orgog lio del lavo o, poema d i sacrifici ONORATE IL PANE g loria dei campi terra fragranza della festa della vita, PANE NON SCIUPATE IL tria ricchezza della pa d i Dio il più soave dono io della il più sano prem fatica umana

Ho trovato questo pezzo, manoscritto, risalente ai primissimi anni del Novecento, incorniciato e attaccato a una parete in un casale dell’Ottocento nella suggestiva campagna affacciata sul Mar Ionio in un luogo di Riserva Marina della Calabria più meridionale, dove mi trovavo di passaggio per qualche giorno durante l’estate, la stagione appena trascorsa. L’ho letto più volte... fino a decidermi di trascriverlo, e infine di... pubblicarlo. Come molti di voi, carissimi Lettori, durante la cosiddetta “pausa estiva” ormai alle spalle da un pezzo ahimè, ho avuto

italiani!

l’occasione di conoscere tante brave persone e visitare innumerevoli luoghi in lungo e in largo per la nostra bella Italia. Città grandi e città più piccole, paesini e borghi antichi, fortezze e castelli, chiese, cattedrali, duomi, parchi naturali, campi coltivati e selvaggi, colline, monti, boschi, fiumi, ruscelli, cascate, grotte, musei, scavi archeologici, rovine, monumenti, coste marine di ciottoli, sabbia, argilla, scogli, e via dicendo. Luoghi addirittura divenuti patrimonio mondiale dell’UNESCO. Storia, tradizioni, culture, dialetti, riti, saggezze tramandate, arte,

di Silvia Nicoletti


editoriale

diversità, bellezza, fascino, e che mare! Quanta bellezza naturale e antropica. Ma cosa c’entra ‘il pane’, mi chiederete!? Bè, l’accalorata e appassionata esortazione -agli Italiani- ci riporta inevitabilmente alle nostre radici... Chi ci segue fin dall’inizio sa che, in questo metaforico “Bosco” ricco di sentieri, suoni, profumi e voci, si desidera proprio comunicare e trovare -in uno scambiomessaggi utili, interessanti e creativi partendo proprio “dal basso”, dai nostri reali ed essenziali valori di vita. Iniziando dalla Natura, fatta di acqua, aria, terra, luce, energia, il susseguirsi delle stagioni, il cielo con le sue stelle e i suoi pianeti, i cicli solari e lunari, gli animali, le piante e i fiori, i minerali. Alla quale dobbiamo porre attenzione, osservazione, rispetto, umiltà, gratitudine. Se non lo facciamo, non faremo altro che allontanarci da noi stessi, perdendo di vista la nostra sorgente. La nostra vera essenza. Le nostre radici. La nostra intimità. Viene da sé che ‘la qualità’ dell’aria che respiriamo, dell’acqua che beviamo e con cui ci laviamo, del cibo di cui ci alimentiamo e di tutto ciò che ingeriamo, dei pensieri che formuliamo, dei sentimenti che nutriamo, del lavoro che svolgiamo, delle emozioni che proviamo,

dei vestiti e delle scarpe che indossiamo, delle cure che scegliamo, delle ore di sonno che ci riserviamo, delle case che abitiamo, dei luoghi in cui viviamo, e così via, fa una grande differenza nel renderci persone più responsabili, sane, ... Recuperiamo i valori della vita, ribelliamoci con forza e coraggio a tutto ciò che va e che è contro-Natura, a tutto ciò che non ci suona bene, favorendo così il sacrosanto diritto al benvivere dell’intero Pianeta, di cui anche noi, donne e uomini coi nostri bambini, siamo gli abitanti, in simbiosi con tanti altri esseri viventi presenti. Ognuno di noi può contribuire, seppur nel suo piccolo, a cambiare molte cose in meglio, a conoscersi più in profondità, a fare nuove scoperte, ad avere intuizioni, a trovare tante verità nascoste, ad avere (Albert Camus iniziative spontanee senza sofo scrittore e filo parole d’ordine, meglio 960) francese, 1913 -1 ancora se collettive (l’unione fa la forza!)... Per il bene di tutti, a partire da noi stessi. Occupandoci delle cose (poche) che contano... Idealismo? Impossibile? Non credo... Si tratta piuttosto anche di un dovere. Fosse anche solo raccogliendo i copiosi mozziconi di sigarette gettati e abbandonati ovunque da fumatori indifferenti e incuranti, perfino tra gli scogli e

L'autunno è quando ogni foglia è un fiore


editoriale

sulle spiagge in riva e affacciati al bel mare che incornicia la nostra penisola; per non parlare anche dei relativi pacchetti vuoti di carta avvolti da plastica buttati per terra, anche dalle auto in corsa, sigh, con grande disinvoltura... Non rispettare l’ambiente che è di tutti significa fondamentalmente non amare gli altri ma nemmeno se stessi... O fosse facendo sentire la nostra voce per la salvaguardia dei beni naturali e culturali spesso maltrattati, abbandonati e fatiscenti, o a favore di un decoroso, adeguato e funzionale arredo urbano, troppo spesso deturpato da esempi di pessima edificazione, se non addirittura assente... O fosse anche solo guardando meno la televisione. Tornando per esempio al pane (quello vero!), fosse anche pretendendo con fierezza di acquistare e consumare solo quello prodotto o autoprodotto seriamente con ingredienti sani, con farine non raffinate, proveniente da grani antichi e non modificati, coltivati in agricoltura biologica e biodinamica e non intensivamente, nel rispetto della terra e di chi la lavora, macinate a pietra naturale per mantenere le preziose caratteristiche organolettiche, impastato con acqua buona, sale marino integrale, lievito

L´umanità non è semplicemente l´insieme degli esseri umani, ma sono gli esseri umani che vivono insieme (Riccardo Petrella economista classe 1941 difensore dei diritti alla vita e dei beni comuni)

di pasta madre, cotto nel forno a legna ben selezionata, dal profumo e sapore antico, preparato con cura, passione e ardore. Da qualche parte bisogna pur cominciare. Volere è potere. Chi cerca, trova. Non facciamoci prendere in giro, nemmeno dalla pigrizia, e non troviamo scuse, oh Italiani e non solo!

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Le stagioni stesse, in tutte le loro fasi, ci offrono generosamente di anno in anno atmosfere, spunti, colori, profumi, sapori, suoni, messaggi, frutti, ortaggi, e tradizioni, richiamando e attirando la nostra attenzione in tutti i modi di cui sono dotate: esse custodiscono tutti i segreti del ben-vivere, sta a noi coglierne il sapiente richiamo, la Voce Saggia. Non sarà certo frequentando sempre e solo i supermercati (dove si trova tutto per tutto l’anno), guardando troppa televisione, stare a testa in giù continuamente sui tablet, preferire sempre l’auto alla bicicletta o alle gambe, riempirci la testa di paure e preoccupazioni, o rimanere indifferenti a certi lassismi, che potremo ‘svuotarci’ dei bisogni indotti, delle cose inutili, e ritrovare così veri ‘occhi’ per vedere e vere ‘orecchie’ per sentire, del corpo e dell’anima, stagione dopo stagione, e poter di conseguenza agire e vivere con coscienza, recuperando la nostra dignità, col buon senso e la semplicità, facendo maggior conoscenza con... noi stessi e col mondo che ci circonda. Che sia per tutti un autunno edificante, di valori veri. AMATE IL PANE, ITALIANI!


a tutta salute

Maggiore attenzione ai denti, alla mandibola e alle dinamiche cranio-vertebrali

Un corpo bilanciato e... la mandibola

La

simmetria, l’equilibrio e la flessibilità del nostro di corpo sono aspetti fondamentali per la nostra Peter Asselbergs buona salute. L’opposto, cioè inflessibilità e asimmetria, crea, invece, malattia e malessere. Questo vale sia per noi umani, che per tutti gli organismi viventi e sistemi ecologici esistenti. È noto che i ‘blocchi’ impediscono la libera circolazione dei sistemi neurologici, circolatori, linfatici e bio-energetici. La mandibola è relativamente un piccolo osso con muscoli associati, che riveste un ruolo enorme nella neurologia cerebrale, o omuncolo, sia sensorio (nervi al cervello) che motorio (nervi dal cervello). Infatti, essa è assai importante sia per la masticazione, che per l’espressione emotiva e intellettuale. La si può definire ‘un punto d’incontro’ per il nostro essere fisico, emotivo, intellettuale, e anche biochimico visto che la digestione comincia proprio nella bocca grazie alla presenza di vari enzimi digestivi. I dentisti hanno fatto passi da gigante nel curare i nostri denti e le nostre mandibole al meglio, ma va detto anche che le popolazioni ‘primitive’ prima di divenire ‘civilizzate’ avevano

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a tutta salute denti molto più sani dei nostri: senza dubbio perché abbiamo avuto generazioni di persone con abitudini alimentari scorrette, e/o problemi emotivi e intellettuali legati alle condizioni sociali, che hanno portato all’aumento di carie, malocclusioni, bruxismi, patologie varie, e deformità. Per fortuna abbiamo bravi dentisti! Desidero proporre ai dentisti (e a tutti lettori) più curiosi e più attenti un approccio olistico alla salute, che potrebbe aiutarli a fare un lavoro ancora migliore. La malocclusione non è solo dovuta ai denti o alla mandibola, ma è causata anche da vari altri problemi provenienti ad esempio

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dal bacino, dalla colonna vertebrale, o addirittura dal cranio stesso. Un’articolazione sacroiliaca del bacino asimmetrica o bloccata influisce direttamente sull’integrità strutturale e funzionale della zona cranio-mandibolare, per via delle catene muscolari del corpo, e anche per via della tensione nelle fasce, nella meninge, e nella dura madre del cranio che ospitano il midollo spinale. Se, supponiamo, si soffre di una tensione che tira sul sacroiliaco sinistro, questa si traduce in una tensione che tira anche sull’articolazione tempero-mandibolare: del resto se si tira verso il basso un polsino della camicia che indossiamo, anche il colletto della camicia verrà tirato di conseguenza, o no?! Questo principio è davvero semplice, ma raramente viene considerato. È anche vero che una malocclusione persistente dei denti crea blocchi cronici o sublussazioni nella colonna vertebrale e/o nel bacino. A mio parere, quindi, dentisti e chiropratici dovrebbero assolutamente lavorare insieme. C’è in effetti un aumento di consapevolezza


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Idealmente, prima di eseguire lavori importanti nei denti, ci si dovrebbe preoccupare di apportare un equilibrio totale del corpo

sul ‘movimento craniale’, e sui problemi ascendenti o discendenti, ma non è ancora abbastanza..., e si deve trovare il professionista competente. Idealmente, prima di eseguire lavori importanti nei denti, ci si dovrebbe preoccupare di apportare un equilibrio totale del corpo: il dentista potrà così lavorare meglio su un sistema bilanciato senza resilienza fasciale, nello stesso modo in cui un architetto progetta su fondamenta stabili e in equilibrio. Anche dopo certi lavori ai denti è consigliabile un riequilibrio corporeo, perché essi possono causare un nuovo dis-equilibrio con problemi associati craniali, o della colonna, o del bacino, che si possono manifestare

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con vertigini, mal di testa, dolori cervicali o facciali, o altri problemi nel corpo, che difficilmente durante l’anamnesi si attribuiscono a lavori eseguiti ai denti settimane o mesi prima. Lo stress di tanti tipi crea bruxismo, o un inappropriato stringere i denti, generalmente durante il sonno. È certamente più facile consigliare di mettere un bite di notte... Ma è solo ‘una soluzione’ palliativa, perché così facendo non si cercaaffronta la causa del problema, bensì si focalizza l’attenzione solo sull’eliminazione del sintomo, e in più, va detto, che molto spesso un bite può creare altri blocchi compensatori craniali, che nè il dentista nè il paziente vedono. Comunque a volte i bite possono essere utili. Quanti bambini oggi


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l’argomento è articolato, ma se desiderate approfondirlo potete contattarmi. Questo articolo l’ho pensato per aumentare la consapevolezza sull’importanza

Disegno di Marilena Melis

hanno ‘bisogno’ di apparecchi ortodontici? Perché vediamo sempre di più apparecchi nei denti? Quali sono gli effetti compensatori sulla colonna vertebrale di chi li porta?

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Spesso fanno sì un ottimo lavoro sui denti, ma creano contemporaneamente un problema in un’altra zona, per lo più nel bacino: terreno fertile per altri problemi strutturali o funzionali in futuro. Il cranio e la colonna vertebrale del bambino dovrebbero essere sbloccati prima di fare indossare l’apparecchio: un adjustment ben eseguito può già migliorare la posizione della mandibola, e va monitorato quando è già usato, cosicchè il dentista lavora in condizioni ottimali. Mi fermo qui...,

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dei denti, della mandibola, e delle dinamiche craniovertebrali per una salute ottimale... Pongo solo un’ultimissima domanda: secondo voi, cari Lettori, su quale disegno che trovate in questo articolo sarebbe più intelligente costruire ‘un nuovo equilibrio mandibolare’ dopo nuovi lavori eseguiti ai denti? Sul disegno A o sul disegno B? Credo che la risposta sia molto facile da comprendere... Grazie per avermi seguito fin qui. Arrivederci!

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Peter Asselbergs M.Sc. D.C. è nato in Canada a Ottawa nel 1955 da genitori olandesi. Suo padre era diplomatico delle Nazioni Unite (ONU) e questo lo ha portato a conoscere numerosi luoghi e tante persone nel mondo. Per lo più ha vissuto in Canada, Olanda e Italia dove si è poi stabilito negli ultimi 25 anni. Concluso il liceo a Roma nel 1973, ha frequentato la Carleton University a Ottawa diventando Bachelor of Science (Biochimica); poi l’Università di Toronto conseguendo un Master of Science; e infine ha ottenuto il titolo di Doctor of Chiropractic presso il Canadian Memorial Chiropractic College di Toronto. Sostiene che di studiare e di ri-cercare non si finisce mai, la vita è in costruzione tutti i giorni, un cantiere sempre aperto e siamo noi stessi in primis a dover scegliere come condurla. Tiene seminari ed è presente nei seguenti siti web: www.bio-magnet.eu – www.dr-asselbergs.eu www.insomniamag.it


Chi di noi apprezza davvero il valore, comune solo all'uomo, delle proprie fatiche quotidiane?

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erchè è la sola cosa che possiamo fare! La scienza ormai ammette che l’ambiente in cui viviamo condiziona il nostro sviluppo tanto quanto la nostra genetica (un libro interessante, tra i tanti, su questo argomento è “La biologia delle credenze” di Bruce Lipton, Macro Edizioni). Ciò significa che il progresso del genere umano, così come quello del singolo individuo, è legato alla sua capacità di adattamento oltre che a principi evoluzionistici.

Perché fare fatica? di Manuel Baruzzi e Antonio Orlandi


www.danieladallavalle.com


stimol-azioni È bene ricordare, inoltre, che la Vita e le sue regole non cambiano affatto, siamo NOI a mutare incessantemente. A livello biologico, nell’arco di una decina d’anni, sostituiamo quasi tutte le cellule del nostro corpo, a età diverse corrispondono differenti capacità e responsabilità sociali e siamo esposti a esperienze diverse. È chiaro quindi come, in tutti i sensi, nel nostro percorso di vita (bambino-adulto-anziano) non siamo mai la stessa persona. Volenti o nolenti siamo tutti sempre in continuo mutamento, attivamente o passivamente. Come trarre il massimo giovamento da ogni momento, e dalla vita stessa? Il segreto è aumentare la propria consapevolezza. Ma cos’è la consapevolezza? Come aumentarla in modo semplice ed efficace? Consapevolezza è la comprensione di chi siamo e il più semplice strumento per scoprirlo è la seguente domanda: “Perché?”, “Perché mi capita ciò che mi capita?”, “Cosa mi insegna una particolare situazione?” A nostro avviso ‘il perché delle cose’ è la chiave di accesso a una vita più vera e piena. Passando ai fatti potreste ora chiedervi: “Perché mai devo aumentare la mia consapevolezza?”. La risposta alla filosofica domanda è molto pratica: perché è il solo modo per riuscire ad agire sulla vita, invece che subirla e re-agire soltanto agli stimoli che essa ci manda. Chiedersi il perché delle cose (ma evitando di trasfor mare l’analisi in paralisi) e cercare risposte intellettualmente oneste -senza nascondersi dietro a un dito- permette di capire e di capirsi, di crescere, di evolvere. Vivere porta con sé responsabilità (che sono anche opportunità): prima fra tutte sviluppare le nostre facoltà fisiche, intellettuali e spirituali. E per fare ciò con spirito positivo è necessario essere consapevoli di chi siamo e ricordarsi che abbiamo radici, ma possiamo anche muoverci. La conoscenza di noi stessi e di quanto è stato fatto o studiato da altri prima di noi, se ben ricercate e applicate nel quotidiano, sono il cardine alla portata di tutti per impostare una vita entusiasmante. “Perché fare fatica, allora?” o “Perché alzarsi la mattina?”... Perché è l’unico modo per fare esperienza della Vita e del mondo. Solo sperimentando possiamo scoprire chi siamo, cosa ci stimola davvero, e possiamo lavorare (“faticare”) per ottenerlo. Il meccanismo è facile: se rispondendo alla domanda “Perché?” scopro che ho bisogno di muscoli, impegnandomi per realizzare la risposta otterrò (soprattutto) muscoli; se ho bisogno di cervello, la fatica mi aiuterà a svilupparlo; se ho bisogno di

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spiritualità, ed è ciò a cui mi dedicherò, il premio per i miei sforzi quotidiani sarà (soprattutto) spiritualità. Non è un caso che notiamo come corpo, anima e cervello sono in perfetto equilibrio nelle persone consapevoli. Chi ha cercato il perchè delle cose, stadio dopo stadio, sforzo dopo sforzo, è cresciuto-sta crescendo in pienezza. Questa è la ragione per cui le cose ci capitano. Siamo su questa terra per crescere, sia come individui che come

genere umano: siamo qui per sviluppare le nostre risorse. Per fare fatica. Ma questa risposta, anzichè alleggerirci e liberarci di un peso, spesso ci ‘ingabbia’. Chi di noi apprezza davvero il valore squisitamente umano delle proprie fatiche quotidiane? Per lo più preferiamo vivere incuranti delle domande e delle risposte più importanti... Che paradosso abbiamo innanzi agli occhi... Vite intere passate a sforzarsi di non faticare senza capire

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che la fatica è la chiave per vivere. Quante volte usiamo le nostre risorse per imparare a soffrire e adattarci a stare male, piuttosto che faticare e soffrire nell’impegno a stare meglio? Anziché scegliere, lasciamo che la vita scelga per noi. Fatichiamo come il proverbiale struzzo per tener la testa sotto terra nel vano tentativo di evitare la fatica che la vita richiede, così anzichè evolvere, nonostante la fatica stessa che ci sentiamo addosso, restiamo dove siamo. Stress


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cattivo e stress buono. Vero è anche che, affinché possa essere davvero utile, ogni domanda, ogni ricerca, ogni esperienza, deve essere in sintonia con il nostro livello di consapevolezza. Ogni situazione nuova o sconosciuta è uno stimolo, più o meno forte, e più o meno gestibile. In una parola: è uno stress. Quando affrontiamo stimoli superiori alle nostre forze (non solo fisiche, ma anche mentali e/o spirituali), il nostro sistema fisico-emotivo subisce lo stress. In questo caso, nella migliore delle ipotesi, riesce soltanto a mantenere lo status quo. Se lo stimolo perdura e non facciamo nulla per capire come trarre vantaggio dalla situazione che stiamo subendo, il nostro sistema continuerà semplicemente ad adattarsi, consumandosi anzichè rinforzarsi, indebolendosi sino ad ammalarsi e persino a morire. Quando invece, comprendiamo cosa ha in serbo per noi una situazione, ecco che riusciamo a trarre il massimo dall’esperienza, e lo stress ci rafforza, la vita fiorisce. Se capiamo che lo stress è alla nostra portata, più fatichiamo, più cresciamo. Così ecco un’altra verità che imprigiona: non diventa mai ‘più facile’, anzi, le esperienze che facciamo sono sempre più complesse, ma se impariamo a gestirle abbiamo l’opportunità di diventare ‘sempre più capaci’. È un processo semplicissimo e molto utile, tanto che lo abbiamo imposto a tutti i bambini mandandoli a scuola. Per noi adulti però non è riservato nulla di simile. Nessuno ci costringe a crescere. È così che cadiamo nelle routine, le quali, seppur capaci di farci raggiungere grandi traguardi, sono anche fonti rischiose di automatismi totalmente deleteri per la nostra intima evoluzione. Conoscersi è importante per darsi obiettivi sempre nuovi, in sintonia con chi siamo nella nostra intima essenza. E questo, ci duole ricordarlo con un po’ di ironia agli arroganti e ai più pigri, deve accadere per tutta la vita! Dobbiamo coltivare noi stessi durante tutta la nostra esistenza. La nostra vita non è altro che il frutto delle nostre scelte. La differenza tra sogni e progetti sta nel fatto che i progetti hanno un piano di attuazione. Prendiamo il nostro sogno migliore e trasformiamolo in realtà per mezzo di un bel progetto, un solido piano di lavoro e... tanta fatica! Qualcuno ha detto che “Non ci è dato un sogno senza la possibilità di realizzarlo”. Forza. Scegliamo una vita di sogni anziché di... sonnolenza. Basta iniziare a farsi le domande giuste, informarsi, cercare di attuare le risposte, assestare il tiro in caso di errore e perseverare. E adattarsi. Il resto verrà da solo. Provare per credere. Inform-azione è potere, e poi la vita è sì molto breve, ma è comunque più lunga e imprevedibile di quanto si creda...

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stimol-azioni

Concludiamo con uno spunto: a chi non ha ancora un progetto personale suggeriamo di trovarne uno; a chi di progetti ne ha fin troppi, proponiamo invece di tornare a fare qualcosa ‘di suo’ e ‘di nuovo” per la prima volta. La vita è ciò che in essa facciamo, siamo noi a riempirla: come si legge nel Tao Te Ching (l’opera fondamentale del Taoismo) “Ogni lungo viaggio inizia con un singolo passo” ... seguito da un altro, e da un altro ancora, e così via... La vita è fatica. ‘No fatica - No Vita’. Scopriremo che si può anche sorridere, ridere e divertirsi faticando... Al prossimo numero e buon autunno! Antonio Orlandi si definisce un artista con formazione scientifica. Bolognese di 40 anni, laureato in Scienze Naturali nella sua città e in Chiropratica in Australia, è sposato con Theodora, di origine greca, nutrizionista. È diventato chiropratico facendo una scelta di vita prima che professionale. Ama lo yoga, l’anatomia, l’alimentazione e le relazioni tra Natura e Salute. È istruttore di CrossFit (L1) e ama ballare il tango. Esercita la sua professione a Idice (BO) presso lo studio Asselbergs Chiropractic e a Bologna presso il Poliambulatorio Gandino. Per contatti: tel. 051 4999321, e-mail: antonio.orlandi@outlook.com

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Manuel Baruzzi M.D., D.C., è onorato di aggiungere anche il suo cinguettio tra i numerosi suoni di questo Bosco... che considera molto interessante, denso di stimoli, pieno di sostanza e di ricchezza allo sguardo curioso e all’orecchio di chi ascolta. Ama definirsi una persona umile, appassionata, curiosa e amante della natura in tutte le sue forme. Affascinato dal mistero dell’uomo, dopo gli studi classici si laurea in Medicina e Chirurgia all’Università di Bologna. Durante quegli anni a Medicina, più studia e più sente mancare qualcosa: il corpo umano viene abilmente sezionato nei minimi dettagli, ma ciò porta a un allontanamento dalla comprensione del suo mistero. Così, fin dai primi anni, integra quel sapere analitico con quello olistico attraverso lo studio della Terapia Cranio-Sacrale, del Sistema Fasciale, dello Yoga e della Meditazione. Complice l’incontro nell’adolescenza con Peter Asselbergs Msc, DC, consegue anche la laurea in Chiropratica presso l’Anglo European College of Chiropractic e studia Agopuntura medica. Dal 2011 lavora come medico assieme al Dr. Asselbergs a Idice (Bo) e nel proprio studio a Imola, avvalendosi della propria esperienza in Chiropratica, Medicina Manuale, Agopuntura medica e Riabilitazione neuro-muscolo-scheletrica. Per contatti tel. 051 4999321 (Idice), cell. 3288890018 (Imola), e-mail: drmanuelbaruzzi@me.it


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della natura cambiano, iamo in autunno, i colori della terra e gine, le temperature si predominano i colori arancione e rug abbassano e l’aria è più tersa... iamo dedicare il E a proposito di color arancione desider della stagione: la zucca! nostro spazio naturalmente alla regina me (tonda, schiacciata, La adoriamo, sia per le sue svariate for e per la sua versatilità in lunga, liscia, rugosa,...), sia ovviament di fino alla fine dell’inverno cucina. Noi la proponiamo in tanti mo o numero di questa rivista, (ne trovate una ricetta anche nel prim che ben si adattano ai più Inverno 2013-14)! È uno degli ortaggi te commestibile: dai frutti svariati piatti essendo quasi ogni sua par ritivi e... uno tira l’altro!), ai semi (tostati e salati, ottimi negli ape al vapore, al forno, o fritta! ai fiori. Ogni tipo di cottura la esalta: alle ‘chips’, e ancora torte sia Dai tortelli ai risotti, dagli sformatini ure e composte, e così via: dolci che salate, mousse, biscotti, confett ti e fantasia! insomma, ce ne è proprio per tutti i gus he e ai benefici salutari: a Ma, veniamo ora anche alle caratteristic mine A e C, di oligoelementi basso contenuto calorico, ricca di vita foro; è un ottimo calmante come calcio, ferro, sodio, potassio e fos rente e inoltre il suo succo per le infiammazioni dell’apparato dige e diuretici. Piace a grandi e la sua polpa spesso sono utilizzati com a chi ha lo stomaco delicato, e piccini ed è particolarmente indicata essere addirittura utilizzata a cui dona sollievo. La polpa cruda può illuminante della pelle con per maschere di bellezza, tonificante e Le zucche vengono anche particolari effetti sgrassanti e leviganti. n solo quelle grandi, utilizzate come simpatici contenitori (no re Halloween) una volta acquose e insapori utilizzate per celebra dratate (guardate qui svuotate, essicate e completamente disi


La zucca d'autunno in cucina... e non solo... Fantasia e gusto con la regina della stagione

di Nadia Boraggini Marco Grotti


gusto e svago

Voglio un autunno rosso come l'amore, giallo come il sole ancora caldo nel cielo, arancione come i tramonti accesi al finire del giorno, porpora come i granelli d'uva da sgranocchiare. Voglio un autunno da scoprire, vivere, assaggiare

http//naturaebellezza.f#AA6296). In rete troverete tantissime altre informazioni interessanti sulle sue numerose virtù e i suoi usi: approfondite voi stessi, rimarrete sorpresi. E ora veniamo a noi... con le ricette! Come accennato prima, tante sono davvero le possibilità di prepararla per assaporarne il delizioso sapore. Ve ne proponiamo due, semplici e veloci, da fare a casa. Come ormai sapete tutti gli ingredienti si intendono naturali, biologici, biodinamici, equosolidali, preferendoli integrali: la (Stephen Littleword, qualità è importantissima: scrittore, pubblicitario, chi cerca trova! ricercatore della qualità della vita e della conoscenza di sé, nato negli anni ’70 a Padova)


gusto e svago

Sformatino di zucca e pecorino con mandorle Ingredienti per 4 persone •  600/700 gr di zucca Violina •  100 gr di pecorino stagionato grattugiato •  besciamella •  2 uova •  60 gr di mandorle tostate e tritate •  sale marino integrale, pepe, noce moscata q.b. •  un rametto di rosmarino fresco Per la besciamella (noi ve ne proponiamo un tipo, ma la scelta è vastissima!): • ½ lt di latte fresco non pastorizzato •  50 gr di farina •  50 gr di burro •  sale marino integrale, pepe, noce moscata q.b. Procedimento Mentre si scalda il latte, in un’altra casseruola si fa sciogliere dolcemente il burro con la farina setacciata. Unire il latte ben caldo e con una frusta girare, e cuocere per qualche minuto fino a bollore; aggiungere poi sale, pepe, e noce moscata se gradita. La zucca va lavata e sbucciata (ma la buccia si può anche lasciare, decidete voi stessi), privata dei semi, tagliata a cubetti, messa in una teglia da forno, quindi condita con olio extra vergine d’oliva, il sale, e infornata per almeno 30 minuti a 180 gradi (a metà cottura girare e aggiungere il rosmarino). Terminata la cottura fare raffreddare il tutto; quindi schiacciare la zucca con una forchetta, unire la besciamella, il pecorino, le uova e le mandorle. Aggiustare di sale e pepe, e amalgamare il tutto in modo che risulti un impasto omogeneo. Noi al ristorante proponiamo questo prelibato composto di stagione in stampini mono-dose, ma si può utilizzare anche una tortiera precedentemente imburrata e infarinata, la si riempie, si cosparge di pecorino e si inforna a 180 gradi per circa 25 minuti. Servire tiepido, magari con una glassa (o ‘riduzione’ come si dice oggi) all’Aceto Balsamico (quello vero però, senza aggiunta di coloranti o quant’altro): noi la facciamo con lo zucchero, messo sul fuoco, fino a ‘ridurre’ appunto il liquido, facendolo diventare, una volta raffreddato, una crema. La proporzione è di circa 200 ml di Aceto Balsamico e 200 gr di zucchero).

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Vellutata alla zucca con crostini di pane aromatizzati Ingredienti per 4 persone •  1 kg di zucca Delica (o il tipo che avete in casa!) •  2 porri •  1 kg di patate •  3 carote •  1 gambo di sedano •  rosmarino, salvia, timo (ma potete aggiungere altre erbe aromatiche!) •  olio extra vergine d’oliva •  sale e pepe

Procedimento Mondare e tagliare a cubetti tutte le verdure. In un tegame mettere olio, cipolla, carote, patate e sedano, e fare rosolare per qualche minuto. Aggiungere la zucca e dopo un paio di minuti aggiungere acqua o brodo vegetale fino a coprire (ma non troppo, si fa sempre in tempo ad aggiungere...), salare e pepare, e cuocere per circa una mezz’ora. Frullare il tutto, aggiustare di sale, e servire calda con filo d’olio al rosmarino che avete precedentemente preparato scaldando in un pentolino un po’ d’olio di oliva extravergine con il rametto di rosmarino. Infine, aggiungete i crostini che avrete preparato tagliando a cubetti del pane tipo toscano o pugliese (o comunque quello che avete, magari autoprodotto!) e saltatelo in una padellina con un filo d’olio, aglio e il trito delle erbe aromatiche (rosmarino, salvia e timo). Questa crema di zucca veloce e davvero buonissima, vi scalderà cuoremente-corpo magari durante una fredda e umida serata autunnale! Buona preparazione e buon appetito come sempre con tanto gusto, svago e divertimento, e... alla prossima...

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Nadia Boraggini e Marco Grotti, dopo avere lavorato insieme per tanti anni presso i negozi bolognesi di “Naturasì”, il Supermercato del Biologico, nel 2008 hanno aperto il ristorante Zenzero BIstrOt, in via Fratelli Rosselli n°18 a Bologna, molto frequentato da una clientela sempre più attenta e più numerosa, che ha a cuore la sana alimentazione, basilare per il benvivere. Nadia e Marco considerano la loro attività un’Arte, che offre momenti gioiosi e di svago – perché mangiare, o meglio nutrirsi, è anche questo – e nel loro ristorante propongono con passione una cucina variegata, per tutti i gusti, con piatti preparati esclusivamente con ingredienti biologici e/o biodinamici accontentando sia i clienti vegetariani che quelli vegani, e così via. Sempre attenti anche a coloro che soffrono di intolleranze e allergie alimentari, nonché ai celiaci. Per chi la desidera, viene proposta anche la carne. Zenzero BIstrOt ha aderito al marchio Bio Gourmet, un importante progetto che ha l’intento di promuovere, sostenere, incoraggiare e valorizzare l’agricoltura biologica nei locali della ristorazione dell’Emilia Romagna (www.gourmetbio.it), una scelta per la qualità dell’ambiente e della vita. La sera il locale si trasforma, l’atmosfera è più romantica, il ritmo più lento, e il menù è assai più ricco, ma pur sempre consapevole! Per info sugli orari di apertura e prenotazioni (consigliate!) telefonare allo 051 5877026, e potete visitare il sito www.zenzerobistrot.it



Il mondo in cui viviamo è sostenibile? Il futuro tra nuovi modelli di sviluppo e consunzione delle risorse... e della vita

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on l’autunno arrivano i primi freddi e la natura entra in letargo. La luce del sole diventa più debole e tutti noi sentiamo il bisogno di scaldare e di illuminare le nostre case. Nei mesi di ottobre e novembre entrano in funzione le caldaie delle nostre case che producono il calore per riscaldarci e produrre acqua calda per le varie esigenze domestiche. Per tutto l’inverno un ingente flusso di gas naturale fluisce nelle tubazioni che raggiungono le nostre case. Ci siamo mai chiesti quanto pesa il riscaldamento sulla spesa energetica e sul bilancio economico del nostro paese? Si tratta di un quantitativo enorme pari a circa l’energia fornita da 60 milioni di tonnellate di petrolio, pari a circa il 30% del consumo globale di energia dell’Italia. I sistemi di riscaldamento e l’isolamento termico sono strumenti che noi possiamo utilizzare in modo più o meno efficiente; un uso razionale dell’energia nelle nostre case permette di limitare

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di Luigi Bruzzi


sostenibilità

L'Umano autonomo vive e crea

(Mario Pianesi, fondatore e presidente dell'assoc il consumo di combustibile e di ridurre le emissioni che pregiudicano la qualità della nostra atmosfera. Questo semplice esempio mostra come le tecnologie e gli aspetti comportamentali che fanno ricorso al risparmio contribuiscano a migliorare la sostenibilità attraverso la limitazione del consumo di una fonte energetica non rinnovabile (il gas naturale) e la riduzione delle emissioni di anidride carbonica (responsabile del riscaldamento globale). Purtroppo l’energia ottenuta dai combustibili fossili che consumiamo non è una risorsa infinita, così come non lo sono tante altre risorse naturali di cui facciamo uso; numerose sostanze ed organismi presenti in natura si stanno progressivamente modificando ed estinguendo rendendo pertanto difficile, se non impossibile, produrre i beni di consumo di cui facciamo largo uso. L’uso intensivo di materia ed energia che l’uomo fa per sostenere e sviluppare nuove tecnologie non potrà continuare molto a lungo e ciò porterà a sviluppare

nuovi modelli di sviluppo. Al momento lo sviluppo della società umana è condizionato dalla esigenza di disporre di grandi quantitativi di energia che sono avviati ai già citati usi finali come il riscaldamento, i trasporti, l’industria, e così via. Un aspetto che non va dimenticato è la disomogenea distribuzione della ricchezza e del benessere nel nostro pianeta. I principi sui quali si basa la sostenibilità richiedono il soddisfacimento di due condizioni: garantire la salute dell’uomo e dell’ambiente sia per le presenti che per le future generazioni; una equa distribuzione della ricchezza e del benessere per tutti i popoli della terra. Siamo molto lontani da questi obiettivi: ci sono vaste popolazioni che muoiono per mancanza di cibo e di acqua pulita; una larga parte della popolazione mondiale è priva di elettricità e quindi di tutti i servizi che ciò comporta: in sintesi noi viviamo in un mondo altamente in-sostenibile; ciò vale per un individuo medio, ma le punte mostrano aree di forte benessere da un lato e

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sostenibilità

a sostenibilità

ciazione internazionale UPM, Un Punto Macrobiotico)

di estrema povertà dall’altro. Il discorso rimane aperto: vedremo nel prossimo numero come si misura la sostenibilità e quali sono i mezzi a disposizione per migliorarne la qualità.

Luigi Bruzzi Scrivere la mia presentazione per un periodico di tipo culturale rappresenta per me un’esperienza nuova. A metà degli anni ’50, dopo un breve periodo in cui ero candidato alla carriera universitaria nel settore della Chimica Organica, ho scelto di impegnarmi negli studi e nelle ricerche sull’energia nucleare presso il Comitato Nazionale Energia Nucleare. Dopo circa 20 anni di lavoro nel settore nucleare fui chiamato dalla Università di Bologna a tenere un corso di combustibili nucleari. Fu così che da ricercatore divenni professore. Nel corso degli anni in cui ho insegnato mi sono chiesto cosa significasse essere professore: a mio parere vuol dire trasmettere conoscenze e dare supporto all’apprendimento. Ma la interpretazione che più mi convince mi venne da uno dei miei ex studenti, che mi raccontò che nel corso di una riunione fra studenti, furono dati i “voti” ai vari docenti; ce ne fu per tutti..., fino a quando venne il mio turno: fui classificato come un “non professore” in quanto con attitudini e comportamenti non assimilabili alla maggioranza dei colleghi. Bè..., non potevo aspettarmi miglior “voto”: essere un pensatore libero anche a costo di compromettere la propria carriera, ma avere in cambio l’amicizia e la stima dei miei studenti, era il massimo che potessi desiderare! Le materie che ho impartito sono state molte, soprattutto nei campi dell’Ingegneria, della Fisica e, nella fase conclusiva della mia carriera, delle Scienze Ambientali. Credo e spero che le conoscenze e i metodi che ho trasmesso con passione, non solo ai miei studenti, ma anche a tutte le persone con le quali ho interagito, abbiano contribuito a raggiungere due obiettivi fondamentali: l’amore per la scienza e un elevato livello di professionalità, unitamente alla fiducia in sé stessi e a un forte spirito di curiosità. Per avere informazioni sulla mia produzione scientifica: http://masternucleare.ing.unibo.it/ luigi-bruzzi.html I miei libri http://www.deastore.com/autore/ Luigi%20Bruzzi.html Potete contattarmi anche alla mia e-mail: luigi.bruzzi@alice.it

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Associazione Culturale “CASA MATERNITA’ IL NIDO” via delle Borre 9 - Bologna - tel 051 6350911 – info@ilnido.bo-it www.ilnido.bo.it


n a t u ra - c re a n d o

Il ritorno alla terra Argilla, un materiale sano, antichissimo e sempre incredibilmente moderno e attuale

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osa di più adatto, dopo le ferie estive – in cui sdraiati su un prato, tra insetti indaffarati (e noi lì, sfaccendati, a osservarli curiosi, dimentichi di come eravamo solo fino ad una settimana prima), abbiamo respirato a pieni polmoni l’odore dell’erba e della terra – che parlare di ritorno alla terra? D’accordo, con un titolo così, il tema potrebbe prendere subito due strade, entrambe possibili e più che giustificate di questi tempi: l’articolo affronterà il tema del ritorno all’agricoltura (visto il panorama economico) oppure, scartando subito la chiave biblico-moralizzatrice (Terra sei, Terra tornerai!), affronterà il tema dell’ “atterraggio”, del rientro cioè al pianeta Terra, di cui prendersi finalmente cura dopo decenni di vagheggiamenti nello spazio iperuranio della scienza e della tecnologia “pura”. Va da sé che nessuna delle due possibilità è quella giusta, anche se entrambe un po’ hanno a che fare con l’intenzione invece di toccare, con queste brevi note, il tema del ritorno alla terra nelle nostre case, evidenziandone le sue potenzialità costruttive, decorative e, importante, di benessere ambientale. Ma in che senso il ritorno all’agricoltura e a Gea ha qualcosa a che fare?

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di Gualberto Cappi e Andrea Menarini


Ovvio che connessioni e intrecci siano tanti quando si affrontano temi olistici come questi, il cui filo rosso, la terra, ha di per sé natura molteplice e metamorfica. Nel nostro caso tuttavia un qualche legame in più d’ordine prettamente materiale è facile rintracciarlo. Basti pensare ai tanti forni in terra cruda e alle tante costruzioni in terra battuta (pisè) o in mattoni di terra e paglia (adobe) ancora presenti in giro per l’Italia rurale, molte delle quali perfettamente funzionanti e magari “dietro casa” (ad esempio nella “bassa” bolognese). Ciò a riprova del fatto che “il lavorare con la terra”, e possiamo aggiungere “cruda”, è stata spesso, e sapientemente, un’attività a 360 gradi. A ben vedere nessun’altra tecnica costruttiva è durata tanto come questa, in ambito mediterraneo, visto che i primi ritrovamenti di mattoni crudi risalgono a circa 10.000 anni fa. Per migliaia d’anni

e fino a “ieri” quindi, nel nostro ambiente, dove da sempre scarseggia il legno, le costruzioni furono fatte di terra, anche ben dopo l’avvento del laterizio (V millennio a.C.). Nel mondo greco e romano solo le tegole erano in terracotta nella maggior parte delle abitazioni, e così fu per altri 1.000 e più anni. Certamente l’aspetto energetico ha giocato un ruolo fondamentale in tutta questa vicenda. Prima dell’invenzione del forno Hoffmann (intorno all’anno 1860) si impiegavano 100 kg di carbone per cuocere 40 kg di argilla, mentre con la nuova fornace 50 kg di carbone cuocevano 1.000 kg di argilla, con una produzione giornaliera di circa 30.000 mattoni! Va da sé che l’altissimo costo energetico abbia penalizzato il mattone cotto, ma è anche necessario dire che i costruttori, che sono stati principalmente auto-costruttori nel vasto territorio dell’Italia “minore”,

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non hanno mai smesso di apprezzare un materiale, la terra cruda appunto, reperibile direttamente e gratuitamente in cantiere, facilmente lavorabile e dalle ottime prestazioni tecniche. In realtà ciò che ne ha decretato la fine, avvenuta solo nell’immediato dopo-guerra, è stato il cambio totale di paradigma nel suo “mondo” di riferimento, a partire dal nuovo ruolo della burocrazia (regolamenti, licenze, eccetera) fino al completo imporsi del prodotto industriale sopra una variegata realtà artigiana e di auto-costruzione. Non ci risulta che sia stato ancora analizzato a fondo quanto certa regolamentazione e normativa abbia di fatto favorito la grande industria, a discapito di tecnologie e materiali che oggi definiremmo “alternativi”. Di certo, a differenza di quanto avvenne in Francia e Germania, ogni regolamento (con collegate norme tecniche, modalità


costruttive e calcoli strutturali) che trattava materiali non “industrializzati” (benché, come vediamo oggi, “industrializzabili”) come il legno e la terra cruda, fu bandito e dimenticato. Comunque sia andata, se voluta o casuale, oggi possiamo affermare che questa perdita, per ogni sincero ambientalista, sia stato un danno importante sia dal punto di vista energetico che da quello del “modello” produttivo che si sarebbe al contrario potuto incentivare. Ma siccome nulla è mai perduto per sempre nelle cose umane, ecco progressivamente tornare alla ribalta un nuovo interesse al recupero degli edifici storici in terra cruda e al ri-utilizzo di questo antico materiale (guardate qui www.terracruda.org). Oggi, pur ancora timidamente, si sta riprendendo a costruire con la terra. Il suo uso, infatti, soddisfa appieno sia le più esigenti richieste green, dato il suo bassissimo

consumo d’acqua ed energia, la sua completa riciclabilità, il suo ottimo accumulo termico e non ultimo il suo grande potenziale auto-costruttivo; sia esigenze più prettamente legate al benessere abitativo. Basti pensare al comportamento igroscopico dell’argilla, che, tra quanto assorbe e rilascia, riesce a mantenere l’umidità relativa dell’aria interna entro un ottimale 55-65%. Un vero e proprio polmone che, inoltre, trattiene odori e microinquinanti, restituendoci aria pulita e rigenerata! Le pareti in argilla, oltre a risultare perciò fresche d’estate e calde d’inverno, hanno poi altre due caratteristiche molto

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interessanti: assorbono i rumori in tutta la gamma di frequenze e, grazie alla loro conducibilità elettrica, non accumulano cariche elettrostatiche e, più in generale, “scaricano” tensione. Infine a chi, come noi, si occupa anche di “colore”, la terra ha tanto da dire. Lo sapevano già gli artisti del passato quando, confrontando le terre (ocre, ombre, rossetti, e così via) con i primi pigmenti sintetici, chiamavano “sordi” e “piatti” quest’ultimi rispetto ai primi. Il colore, come la musica, è vibrazione; e non c’è gara tra alcune “note” prodotte dal tintometro del colorificio, basato su 5 pigmenti sintetici di base, e il “concerto” prodotto dalla gamma di minerali


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“cromofori” presenti in ogni terra colorata! Altra grandissima qualità “decorativa” della terra cruda è quella di poter essere facilmente lavorabile in tanti modi diversi, dando luogo a texture lisce, ruvide, spatolate, grossolane, accurate, con inserti di paglie, sabbie colorate e chi più ne ha più ne metta, esaltando il senso estetico e la creatività di ognuno di noi, con in più la certezza e la tranquillità di usare un materiale sano, antichissimo e sempre incredibilmente moderno e attuale.

A sinistra, Sebastiano Conca, Incoronazione di Santa Cecilia - Santa Cecilia in Trastevere, Roma

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Gualberto Cappi e Andrea Menarini, storici soci de “La Casa sull’Albero” di Bologna, uno dei primi centri di bio-edilizia del nostro Bel Paese; entrambi con profonde radici nell’ambientalismo italiano degli inizi; nel ’93 creano quello che forse è il primo marchio italiano di pitture e vernici naturali, “I Colori della Terra”, mentre da poco promuovono con passione il progetto “Naturacrea”, dedicato alla creatività con ingredienti naturali nel fai-da-te, www.naturacrea.com Gualberto Cappi, classe 1956, in seguito agli studi di architettura e di urbanistica, uniti a quelli di ecologia, fonda nel 1986 la prima “Cooperativa di Eco-progettazione Territoriale” della propria regione, cominciando a interessarsi, già dalla fine degli anni ’80, alle tematiche della “bio-edilizia”. Oggi, dopo una ventennale esperienza nella formulazione di prodotti naturali per la protezione e la cura delle superfici, è considerato uno dei maggiori esperti nel settore dei “leganti” naturali, che ha sicuramente contribuito ad evolvere. E-mail: g.cappi@libero.it Andrea Menarini, classe 1961, ex studente di architettura, con una delle più significative esperienze nel campo delle calci naturali, degli intonaci e delle finiture murali, è considerato un raro esperto del colore naturale, capace di creare, con le terre e quant’altro sa ricavare dalla natura, colori e “decorativi” unici per capacità suggestiva. E-mail: andrea.menarini@email.it


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la nostra prop

! à t i c i l la semp Offriamo prodotti “basici”, realizzati in modo essenziale e trasparente. Per questo abbiamo puntato sulla qualità delle materie prime, naturali e ricche di principi attivi e funzionali, e delle formulazioni, progettate per non richiedere additivi e ‘aggiunte’ varie.
 Tutto ciò è stato reso possibile unendo l’esperienza di una tra le prime aziende in Italia a formulare prodotti “bioedili”, e quella di una ‘storica’ azienda cosmetica. Una simbiosi favorita dal comune ‘ambiente’ tecnologico, fatto di emulsioni di grassi e resine naturali in acqua. Dopo anni di ricerca siamo riusciti a sostituire completamente, nelle nostre vernici naturali, i solventi con l’acqua, andando ben oltre il limite di solventi consentito per i ‘prodotti all’acqua’. L’opzione ‘acqua’, inoltre, abbattendo decisamente i costi, ha reso molti nostri prodotti competitivi, togliendo al ‘biologico’ la fama di costoso ed elitario. Nel nostro sito

www.naturacrea.com troverete, inoltre, la sezione ‘fai-da-te’, a cui teniamo molto. Qui è possibile acquistare le nostre materie prime e i nostri semilavorati e trasformarsi in autoproduttori seguendo facili ricette-guida. Non è solo un modo per risparmiare, ma è anche una chiave per entrare in Naturacrea... reando...

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Buon divertimento!


Il gusto di assaporare la vita L'arte di vivere, l'arte di soffrire e l'arte di morire

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di Arrigo Chieregatti (dal libro “Medicina e sacralità”, della collana InterCulture, edizioni Hermatena, giugno 2013)

vere il gusto delle cose... Dammi un palato sano, ma aiutami anche a gustare il cibo! E non solo il cibo, perché il gusto non è localizzato soltanto nel palato. C’è il gusto di vivere, il gusto della musica, il gusto del vedere, il gusto del sentire... Non siamo educati a gustare le cose. È interessante ricordare che la parola latina per ‘gustare, assaporare’ è sàpere, la stessa parola da cui derivano ‘sapere’ e ‘sapienza’. Se non siamo educati a gustare le cose, ad assaporare le cose, a farle nostre, a farle entrare in noi stessi, facilmente possiamo cadere ammalati. Dobbiamo fare entrare in noi la natura, amare la natura come qualcosa di nostro,


persona umana la mia vita in questo che abbiamo dentro e che mondo”. possiamo assaporare. Dobbiamo rivolgerci alle Anche se può sembrare ‘altre’ medicine? incredibile e quasi barbaro, vorrei parlare anche di ‘gustare’ Alcuni si chiedono se non sia il dolore. Capitemi bene, questo il caso di rivolgersi a medicine ‘altre’, ad esempio le medicine non ha nulla a che fare con orientali. In rapporto al il masochismo. Non si tratta discorso che sto facendo, direi di ‘ingoiare’ il dolore, ma di che non è questo il problema. saperlo sentire e attraversare. Quello di cui sto parlando è È legittimo e salutare cercare un cambiamento a un livello di sopprimere il dolore, ma è più profondo: non si tratta altrettanto salutare e legittimo di trovare una medicina chiedere una mano per essere alternativa, ma caso mai accompagnati nel dolore, per sentire che qualcuno ci è vicino un’alternativa alla medicina; come non si tratta di inventare e non ci lascia soli. un’economia alternativa, ma In questa prospettiva si può di scoprire un’alternativa parlare di un’arte del soffrire all’economia; e lo stesso si può e anche di un’arte del morire. dire per la scolarizzazione, o per Esiste un documento del 1119 l’istituzione religiosa... in cui in Egitto si denunciano molti medici arabi che di fronte Si tratta di aprirsi a un altro modo di vedere la realtà, di alla sofferenza della morte si scoprire le unità tra le varie parti eclissavano, lasciando che il e soprattutto la dimensione morente abbandonasse questa della relazione, quella capacità vita senza di loro: si riteneva che gli orientali chiamano che ciò costituisse una grave compassione (nel senso di mancanza per chi esercitava ‘sentire con’) e che in altre l’arte medica. parole potremmo definire la Prendere in considerazione ‘comprensione dell’amore’: la persona è il primo e essere vicini amorevolmente l’ultimissimo principio di ogni perché si è accettato di lasciarsi intervento: “Oh medico, chi sono coinvolgere. Se vogliamo io per te? Chi sono io per te, che ascoltare la voce di altre culture, mi spogli e violi la mia intimità? possiamo dire, con riferimento Ho bisogno di saperlo, per aiutarti ad esempio alla cultura indiana, a guarirmi o per terminare come

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m e d i c i n a e s a c ra l i t à

che è necessario rispondere al dharma che ognuno di noi possiede: il senso profondo del nostro operare, la regola fondamentale che scaturisce dal nostro intimo e ci fa agire nel rapporto con il reale; non si tratta di una legge, né del diritto del malato che il medico deve rispettare, ma della ‘comprensione della compassione’. L’Occidente si rivolge sempre più alle medicine orientali, ma non è sufficiente apprenderne le tecniche, perché queste non sono avulse da una visione globale della vita. Si tratta di saper inventare il rapporto con il malato, un rapporto da persona a persona. Quando mi trovo di fronte a mia madre o a un caro amico che soffre per una grave malattia, sento che devo creare un rapporto nuovo. Non bastano gli strumenti “tecnici”, devo imparare a fare poesia. Solamente un poeta è capace di inventare parole e silenzi capaci di esprimere la ‘passione’ della comprensione. Non possiamo relegare le nostre relazioni anche professionali solo a quello che la nostra ragione ci suggerisce e ci spiega. C’è qualcosa di più grande che partecipa alla relazione di aiuto. Nella cultura indiana, di fronte a un compito difficile o a una decisione importante, c’è sempre un’espressione che spesso diviene un canto: Che io possa dal finito passare all’infinito dal mortale all’immortale, dal visibile all’invisibile Arrigo Chieregatti classe 1933, è nato a Rovigo. È autore di vari libri a contenuto spirituale, di commento alle Sacre Scritture sia cristiane che di altre religioni, come anche di carattere pedagogico e psicologico. Ha insegnato in diverse Università del mondo. Da oltre 30 anni è parroco a Pioppe nel Comune di Marzabotto e a Sàlvaro nel Comune di Grizzana Morandi, nella provincia di Bologna. Ha diretto un progetto della Commissione europea per i ragazzi di strada di Hanoi (Vietnam). Arrigo è anche tantissimo altro... Attualmente è consulente in ambito socio-sanitario e scolastico.

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Il Rosmarino, un valido alleato

di Laura Dell’Aquila

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Rosmarino (Rosmarinus officinalis) è originario dell’Europa, Asia e Africa, ma cresce spontaneo nell’area mediterranea, nelle zone litoranee, e sui dirupi sassosi e assolati dell’entroterra, dal livello del mare fino alla zona collinare. Pianta tenace e resistente, così forte da abitare indomito ambienti aridi e assolati, come scogli battuti dal vento e dal sole, sopportando spesso la salsedine del mare, siccità ed estremo calore. Le sue foglioline aghiformi raccontano la sua strategia di sopravvivenza, adatta a risparmiare al massimo la perdita dell’acqua resistendo ai disagi dei climi secchi e assolati. L’aroma che emana aiuta a comprendere ancora meglio il suo carattere, forte, vigoro-

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p i m p i - n a t u ra

Riacquistare concentrazione e tono nel periodo post-vacanze estive, ideale quindi nell'autunno e... per tutto l'anno so, tenace e intenso. Quando si copre dei suoi fiori dal colore del cielo prima di un temporale, compare un ulteriore aspetto di questa pianta, etereo, delicato, elegante e spirituale. Il suo uso come erba medicinale risale a epoche antiche, e già Greci ed Egizi ne apprezzavano le virtù considerandolo sacro. Durante il Medioevo, invece, il Rosmarino aveva fama di erba prodigiosa per la salute, particolarmente sacra e propiziatoria, tanto che Carlo Magno emanò un editto in cui obbligava i cittadini del Sacro Romano Impero a coltivarne una pianta in ogni orto. Attualmente il Rosmarino è presente in tutte le cucine, e, se non abbiamo la fortuna di averlo in giardino o in vaso, di certo è nei vasetti delle spezie essicate usate nelle nostre case per insaporire e rendere più appetitosi i piatti. Della sua ricchezza di proprietà officinali ormai è rimasta traccia solo nel suo uso come spezia alimentare. Tutti sappiamo quanto diventino appetitose le patate al forno quando aggiungiamo qualche foglia di rosmarino, come pure gli arrosti o le schiacciate e pizze. Il suo uso in cucina, oltre ad arrotondare e dare senso a tanti piatti, li rende digeribili e diminuisce l’insorgere di eventuali gonfiori. Inoltre, basta annusare il suo profumo per stimolare i succhi gastrici, favorendo l’insorgere di un senso di appetito. Tra le proprietà del Rosmarino, infatti, spicca la capacità di favorire l’attività digestiva e il lavoro del fegato e della vescicola biliare rendendo più digeribili i grassi e contribuendo ad abbassare il colesterolo nel sangue. Ci viene in aiuto anche quando siamo in preda alla sonnolenza post prandiale, spesso dovuta a un fegato stanco e appesantito. Grazie alla sua attività a livello epatico e all’insieme dei principi attivi che formano il suo ricco

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Parco della Salina di Cervia srl via Salara, 6 - 48015 Cervia (RA) tel. 0544.971765 fax 0544.978016 info@salinadicervia.it www.salinadicervia.it Acquistando i prodotti aiuti a sostenere e migliorare l’ecosistema naturale del Parco Salina di Cervia.

Donare il Sale Dolce di Cervia è da sempre di buon auspicio, augurio di fortuna e prosperità.

Il Sale Dolce della Salina di Cervia è un sale marino integrale (naturale) prodotto, raccolto e confezionato secondo il metodo tradizionale. Non lavorato industrialmente, mantiene le sua naturale umidità (2%), che è tipica del sale marino non raffinato, consentendo la presenza di tutti gli oligoelementi che si trovano naturalmente nell’acqua di mare, come lo iodio, lo zinco, il rame, il manganese, il ferro, il magnesio e il potassio. Il Sale Dolce di Cervia non sala di meno, ma sala diversamente, per una più limitata presenza dei sali amari, come i solfati di magnesio, di calcio, di potassio e il cloruro di magnesio, cioè di quelle sostanze per lo più insolubili, che danno al sale un retrogusto amaro. Educare al gusto e ad una sana alimentazione significa ricollocare il ruolo del sale come apportatore di minerali ed oligoelementi che consentono al nostro corpo di funzionare in maniera ottimale. Il Sale Dolce di Cervia è buono e fa bene.

www.studiofraiese.com

IL SALE DOLCE DI CERVIA


p i m p i - n a t u ra

fito-complesso, il Rosmarino esplica una generale attività tonica e stimolante, di cui beneficiamo sia assumendolo in infuso, sia fatto macerare in acqua fredda per circa 30 minuti, o ancora assunto in gocce come tintura madre, o come macerato glicerico delle gemme, o infine semplicemente diffuso nell’aria che respiriamo come olio essenziale. In tutti i modi, fra tanti effetti che induce, spicca la sua capacità tonificante, stimolante a livello generale, e in particolar modo mentale. Ci viene in aiuto quindi quando ci sentiamo stanchi, quando facciamo fatica a concentrarci e a studiare, quando siamo assonnati ed esauriti. Ma la generosità di questa pianta si esplica ancora grazie alle sue proprietà antibatteriche, antibiotiche e balsamiche dovute all’olio essenziale. Per questo possiamo assumere il Rosmarino anche in caso di malattie da raffreddamento e nelle affezioni alle vie respiratorie. In questo caso possiamo curarci con un infuso delle sue foglie o ancora inalando il suo olio essenziale diffuso in ambiente o in fumigazioni. Il calore raccolto e immagazzinato dal Rosmarino nel suo ambiente di crescita naturale lo ritroviamo nelle sue parti eteriche e ci viene in aiuto sciogliendo muchi ostinati in sinusiti, catarri e raffreddori; lo stesso calore, caldo e secco della pianta, potrà anche aiutarci a

Scioglie contratture muscolari, allevia dolori reumatici, combatte raffreddamento e stati influenzali e tanto altro...

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sciogliere contratture muscolari e dolori articolari: in questo caso possiamo preparare un olio da massaggio in cui sciogliamo qualche goccia di olio essenziale di Rosmarino, o, ancor meglio, un oleolito, ottenuto facendo macerare la pianta in olio extravergine d’oliva o in olio di sesamo. Ben conosceva queste virtù la Regina di Ungheria, che visse verso la fine del 1300, la quale ormai anziana e malata, impiegò quest’acqua come tonico e ricostituente e ne trasse talmente beneficio da essere chiesta sposa da un re venticinquenne. Lei stessa così scrisse: “Io, Elisabetta, regina dell’Ungheria, essendo molto inferma e colpita dalla gotta durante il settantaduesimo anno di età, ho usato per un anno questa ricetta datami da un vecchio eremita che non avevo mai visto prima né più da allora. Non solo sono guarita, ma ho recuperato la mia forza e salute e era così manifesto a tutti che il re di Polonia mi ha chiesto in sposa, lui che è un vedovo e io una vedova. Io ho tuttavia rifiutato per amore del mio signore Gesù Cristo, dai cui angeli credo di aver ricevuto il rimedio. La ricetta è la seguente: acqua distillata quattro volte, tre parti, le parti superiori e fiori di rosmarino, due parti. Unire in un vaso, lasciar bollire a fuoco delicato per cinquanta ore e poi distillarlo in un alambicco. Prendere un sorso del preparato alla mattina ogni settimana, nei cibi e nelle bevande, e ogni mattina lavare con esso la faccia e il membro malato”.



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Il Rosmarino può davvero essere impiegato in tanti modi: i suoi fiori dall’aroma balsamico e dolce possono essere raccolti, essiccati e uniti allo zucchero biologico integrale o grezzo (semi raffinato) o al sale integrale; particolarmente piacevoli sono in accompagnamento al miele di acacia, che una volta fatto riposare il composto per circa 3 settimane, lo si usa per aromatizzare tisane e piatti vari, o preso a cucchiaini per le proprietà antibiotiche e curative in caso di problemi respiratori. Gli stessi fiori freschi possono essere messi a macerare per circa 3 settimane anche in buon aceto di mele (meglio se biodinamico e non pastorizzato): una volta filtrati conferiscono un piacevole aroma all’aceto, adatto non solo per aromatizzare le nostre pietanze, ma anche come tonico da applicare su pelli grasse. L’oleolito porterà beneficio anche quando abbiamo rigidità

articolari, se siamo stanchi, e dopo sforzo fisico o contratture e in caso di dolori reumatici e articolari, quindi in questo caso raccogliamo le cime di Rosmarino, meglio se in una giornata calda e assolata. Una volte mondate da eventuali parti vecchie e da insetti, senza lavarle, le pestiamo nel mortaio per poi metterle in un barattolo di vetro fino a riempirne un 20% in volume; copriamo poi con un buon olio extravergine di oliva fino a raggiungere ¾ del volume del barattolo. Chiudiamo e rivestiamo il barattolo per permettergli di scaldarsi senza ossidarsi con la luce del sole (... evitiamo l’uso di pellicola di alluminio... : si possono usare per tale scopo barattoli di vetro scuro, ad esempio). Quindi, mettiamo il barattolo al sole e lo lasciamo per circa un mese, avendo cura ogni giorno di aprirlo e di asciugare l’eventuale umidità che si forma all’interno, e una volta richiuso,

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Un materiale del futuro?

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Dopo 36.000 anni di test severissimi ora siamo certi di potervi dare questa notizia: la lana è il materiale del futuro, ecco perché nei nostri materassi ne trovate così tanta. Nonostante tutta la tecnologia umana, non sappiamo ancora realizzare nulla che ne eguagli le prestazioni. Inoltre è DAVVERO ecologica e biodegradabile, per produrla bastano un prato e qualche pecora, poi resta con voi una vita intera regalandovi salute e calore.

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lo agitiamo bene. Terminata la macerazione, filtriamo e imbottigliamo in bottigliette scure. Se l’oleolito è stato ben fatto, avrà un piacevole aroma di Rosmarino e un colore tendente al verde oliva. Oltre che impiegarlo per massaggi, lo potremo anche usare in cucina per aromatizzare i nostri piatti. Il nostro protagonista è una pianta facile da coltivare, perché non ha particolari esigenze: ha bisogno di luce e di essere riparato dai venti freddi e dalle gelate: nelle campagne, infatti, viene sempre messo vicino ai muri delle case, avendo cura di esporlo a Sud e di ripararlo a Nord. Non necessita di essere annaffiato, anzi a volte si ammala di micosi a seguito di annaffiature troppo premurose, a meno che non sia in vaso e allora ogni tanto bisogna incrementare le riserve d’acqua. A volte capita di trovare, specialmente nei vivai, rosmarini con differenti aromi: si tratta di chemotipi differenti, cioè di varietà di Rosmarino caratterizzate da una composizione diversa dei principi attivi che compongono il fito-complesso. A seconda della composizione possono essere: canfora, caratterizzato da una predominanza canforata; cineolo dalle note balsamiche; verbenone dall’aroma fresco e mentato. Ideale il suo uso dall’autunno, ma a dire il vero... tutto l’anno!

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Laura Dell’Aquila è titolare della fattoria didattica Il Giardino di Pimpinella, in via Medelana 23 a Luminasio nel Comune di Marzabotto (Bologna), dove vive da quasi venti anni. È biologa, specializzata in geobotanica, diplomata in Erboristeria e Guida Ambientale Escursionistica. Opera da più di vent’anni nell’educazione, interpretazione ambientale e nella divulgazione naturalistica. È autrice di varie pubblicazioni. Laura è stata docente dal 2007 al 2012 presso l’Università di Bologna in Botanica Sistematica Farmaceutica per la Facoltà di Tecniche Erboristiche, e in Scienze della Formazione Primaria per i laboratori di Educazione ambientale. Insegna Fitoterapia nella scuola di Naturopatia di Riza Psicosomatica presso l’Università Primo Levi di Bologna, e presso diversi enti e strutture. Per saperne di più potete visitare il sito www.pimpinella.it


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Malesseri di stagione: come ammalarsi meno... e meglio!

Testa fresca, ma piedi sempre caldi

di Sabine Eck

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iamo in autunno, e l’inverno non si farà attendere. Sfruttiamo allora al meglio queste due stagioni con spirito curioso, pratico e creativo. Intanto non è sbagliato ammalarsi ogni tanto, il nostro corpo usa le malattie calde (febbrili) per pulirsi, ri-organizzare e ri-allenare le sue capacità e... last but not least per costringerci anche al mancante riposo tanto utile per ascoltare il nostro sè… e per meditare magari un pochino sul senso della propria vita. Quindi, senza tanti fronzoli e preamboli vi elenco subito alcuni trucchi per prepararsi al proprio autunno-inverno. Come mangiare Nella stagione umida e fredda servono soprattutto piatti caldi, stufati… specie se siete freddolosi. Dimenticate la “caprese”, gli yogurt, le bibite fredde, i gelati, le insalate a cena, fino al prossimo agosto! Nei mercatini bio troverete bellissime verdure di stagione: la zucca, tutti i tipi di cavoli, le patate, le cipolle, i porri… Provate, inoltre, il sedano-rapa, ortaggio per molti ancora demodé, ma ricchissimo di sali di zolfo e non solo, comunque valido amico per il nostro fegato. Chi ama la carne e sente il bisogno di mangiarla, consiglio di non esagerare mai: col freddo vanno bene i piatti stracotti (tipo spezzatino) preparati magari col vino rosso. Utile il classico brodo di gallina (cottura 2-3 ore, gallina/cappone vecchi


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e ruspanti - animale intero -). Collaudate comunque tutte le favolose zuppe con gli ortaggi di stagione e ovviamente i gustosissimi legumi, idealmente con la cipolla e i suoi parenti; meglio se le gusterete quasi ogni giorno; ottime anche al mattino a colazione: provate… il vostro organismo vi ringrazierà donandovi maggiore energia. Non dimenticatevi i semi oleosi, utili compagni, specie se tostati lievemente in una padella di ferro prima di essere consumati, anche come condimento sulle zuppe. Studiatevi, se non li conoscete ancora, il mondo degli smoothies, vere e proprie bombe di vitamine, minerali e di anti-ossidanti, nonché ‘viveri’ pieni di energia solare. Ricordiamoci dei benefici della frutta cotta: mele, pere, prugne…

aromatizzate con la cannella, scorza di limone, zenzero, chiodo di garofano... La frutta cotta è perfetta anche durante gli stati febbrili e favorisce una più veloce guarigione.

L'autunno è un andante grazioso e malinconico che prepara mirabilmente il solenne adagio dell'inverno (George Sand, scrittrice e drammaturga francese, 1804-1876)

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Cosa bere Con la stagione umida e fredda inizia la stagione delle tisane balsamiche. Ascoltate anche il vostro istinto, molto bene vanno i sapori tipo zenzero, limone, timo. Fate regolarmente uso di miele; studiatevi le varie tipologie: miele di eucalipto, timo e pino per esempio per le vie respiratorie, miele di castagne come ricostituente, il tiglio per i nostri nervi provati, miele di rosmarino per fegato e cistifellea... Fondamentale la qualità! Cercate prodotti italiani regionali. Non usate miele pastorizzato. Come dormire Andate a letto presto: evitate assolutamente le ore dopo la mezzanotte. Dormire fa molto bene al nostro sistema immunitario. Preparatevi una cuccia ben calda: materasso di lana se siete fortunati…, oppure un sovra-materasso di lana, o mettete una-due coperte di vera lana sotto il lenzuolo. La lana piace molto ai nostri reni e alla schiena: per i freddolosi è obbligatoria. Se state molto seduti durante il giorno, può


essere utile un vello di pecora nella sedia per tenere calde le logge renali. I colpi di freddo si possono evitare con queste piccole attenzioni... calde. Testa fresca, ma piedi sempre caldi Evitate di litigare: produce inutile stress e raffredda gli organi interni; piuttosto godetevi un pediluvio serale bello caldo magari con un po’ di zenzero in polvere (circa 1 cucchiaino) e il sale marino integrale (un bel pugno). Indossate le calze di lana. Il vostro metabolismo sarà felice di questo accorgimento noto alle nonne e “snobbata dalla modernità”, che ha purtroppo perso il senso della logica semplice ed essenziale. Se siete i fortunati proprietari di una vasca da bagno, fate 2-3 volte alla settimana un bagno serale caldo con sale integrale (1/2 1 kg) e qualche goccia di olio essenziale, che farete scegliere al vostro naso! Recuperate anche una bella borsa dell’acqua calda che vi tiene compagnia dopo cena sul divano, o a letto. Evitate, invece, di riscaldare troppo

il vostro appartamento/casa: piuttosto tenete un maglione di lana a portata di mano. Dormite in una camera fresca, ben arieggiata prima di andare a dormire. Chi teme il freddo dovrebbe badare al letto caldo, al pigiama felpato o a qualche maglioncino per le spalle…, ma non all’aria calda: la temperatura dovrebbe essere tra i 16-18 gradi, non oltre. Passeggiate all’aperto, qualsiasi temperatura faccia Uscite a camminare regolarmente all’aperto: qualsiasi tempo faccia! In Germania si dice: “Non esiste tempo sbagliato, ma solo l’abbigliamento non adatto”. Provare per credere. Importanti sono le scarpe. E se vi capita di prendere freddo, fate il pediluvio o meglio ancora il bagno intero (in giornata!) … e difficilmente vi ammalerete. Sentimenti caldi Cosa saranno mai questi sentimenti caldi? Semplice: sono i sentimenti amorevoli, gentili, carichi di calore umano. Siate gentili ovunque vi trovate,



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anche se non è sempre corrisposto. Regalatevi anche qualche sorriso in più… e aggiungete qualche bella risata di auto-ironia. Amare la vita fa bene alla vita. Condividere con altre persone qualche piccolo progetto produce passione, energia… e in ultimo ‘qualità di salute’. Ma questo credo lo sappiate già. Sabine Eck nasce nel 1956 in Bassa Sassonia, Germania. Medico, dal 1988 Libera Professionista in Medicina Naturale. Da giovane matura esperienze in ambito creativo, sociale e tecnico. Nel 1978 si trasferisce in Italia. Consegue il diploma in Disegno Anatomico presso l’Istituto Ortopedico Rizzoli e successivamente si laurea in Medicina e Chirurgia a Bologna. Collabora a un importante Progetto Sociale sui colli bolognesi, Ca’ Shin. Da oltre 20 anni è docente sui principi della Medicina Naturale per medici e professionisti del ramo. Tiene regolarmente conferenze per il pubblico. Dal 2011 è presente in rete in diverse realtà di informazione, e opera anche attraverso il blog personale www.sabineeck.com

Se poi vi capita il fatidico “malessere di stagione”... Nel caso di malesseri serve: 1 smettete di dare la colpa al germe di turno: cercate piuttosto le radici nel “vostro cattivo modus vivendi” 2 riposatevi, andate a letto prestissimo (alle ore 20, 21) 3 avete la febbre? Se siete fortunati vi arriva da sola, altrimenti provate a bere una tisana balsamica, fate pediluvi caldissimi e state a letto, nel caldo 4 liberate l’intestino (clistere-supposta) 5 dieta: frutta cotta, tisane, ricette della nonna, eliminare tutte le proteine animali 6 vitamina C, echinacea tintura madre, spremute calde di limone e miele, sciroppi naturali con la cipolla, il timo, il magnesio, la propoli, gli omeopatici adatti (chiedere all’esperto) 7 date tempo al tempo… e ricordarsi sempre dell’indispensabile riposo. La stanchezza non è un difetto, ma un normale fisiologico “invito” a fermarsi! Direi che vi ho elencato i punti principali per ammalarci meno e... meglio! Auguro a tutti noi un autunno-inverno istruttivo, ovviamente con la testa fresca e i piedi caldi.

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Elogio dell'ignoranza creativa

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iete ben rilassati nell’Isola Confortevole? Allora, non fa per voi l’età della conoscenza che per essere vissuta al meglio esige di praticare l’ignoranza creativa. Già, proprio quel tipo d’ignoranza che viene dopo la conoscenza acquisita, travolgendola. Nell’Isola Confortevole c’è il Sentiero del Filosofo – c’è davvero questo sentiero a Kyoto – una tranquilla passeggiata nel segno della meditazione. Passano le stagioni e le ripetizioni rafforzano le regole e l’ordine, e le motivazioni ricorrenti attutiscono i colpi della prima sorpresa. La zona di conforto non vi sembra tale, al contrario è la vostra colonia penale? Ebbene, comprate un biglietto per imbarcarvi sulla nave ‘Ignoranza creativa’ che batte la bandiera del Mondo dirigendosi verso la Terra dove Accadono Cose Straordinarie. È solo un sogno? No, no. C’è già in navigazione

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di Piero Formica


nuovi creatori d’impresa

una nave che porta il nome dell’Unreasonable Institute di Boulder nel Colorado, USA, e che ha fatto il giro del mondo imbarcando creatori d’impresa. A proposito di chi s’imbarca, sapete che tra i passeggeri c’è ‘Alberello neonato’? Non vuole essere come il padre Albero, anche se in meglio. Sogna di cambiare specie, di trasformarsi in un e-book perché, dopotutto, aborra di vedere i genitori uccisi per produrre dei libri cartacei. È così che Alberello inizia il suo cammino in direzione

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di un sentiero a lui ancora sconosciuto... Facciamo un passo indietro. Domando: chi non aspira a scalare la piramide che dall’ignoranza porta, su in alto, alla conoscenza? E una volta al vertice, che fare? Che dire di entrare dall’alto dentro la piramide, per poi discenderla come se fossimo in un pozzo? Ah, è proprio così che ci specializziamo. Specialisti: diventiamo persone che sanno sempre di più circa meno e meno, fino a sapere tutto su


nuovi creatori d’impresa

niente. In fondo al pozzo è buio profondo. L’occhio del pozzo si è perso di vista. Non abbiamo più visione. Alla fine, più sappiamo e meno facciamo di nuovo. E allora, qual è la prossima Grande Cosa? Che sia mai l’ignoranza? E quale ignoranza? Quella che si apprende, che è genuina, che è consapevole, intenzionale e determinata. Insomma, che è CREATIVA. È lunga la fila dei pensatori che nel corso dei secoli si sono cimentati con l’ignoranza creativa. Ne parleremo la prossima volta...

Piero Formica è professore alla National University of Ireland, Maynooth, Dublino. Ha molto a cuore i giovani ed è a favore di una nuova visione dell’università, dove non c’è più una suddivisione per dipartimenti, ma c’è una co-evoluzione della conoscenza. Scrittore e giornalista, innovatore controtendenza, ama condividere e divulgare la sua conoscenza. Per Macmillan Palgrave esce a dicembre 2014 il suo nuovo saggio “The role of creative ignorance. Portraits of Path Finders and Path Creators”. Ne anticipa i contenuti, in Italia, a Bologna al TEDx, Teatro Duse, il 25 ottobre dalle ore 10; il 26 febbraio 2015, a Venezia, il saggio verrà presentato presso l’Abbazia di San Gregorio con un evento organizzato dalla fondazione Claudio Buziol. piero.formica@gmail.com

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La cultura personale inizia con la poesia, viene consolidata

Comunicare oltre la parola...

dalle regole del vivere civile e viene perfezionata dalla musica (Confucio)

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o la fortuna di lavorare ‘con’ la musica e ‘per’ la musica, tanto da trasformare la passione e la curiosità nate in me fin da bambina in un vero e proprio lavoro. Amo la musica e nutro per essa un grandissimo rispetto. La vivo come “missione”, come uno straordinario mezzo per comunicare, che va oltre la parola, fino alla profondità dell’anima... La musica è salvifica e consolatoria in tanti momenti difficili dell’esistenza: un lutto, un amore finito, momenti di tristezza. È un porto sicuro per le difficoltà della vita. I Pitagorici, fin dall’antica Grecia, parlavano dell’importanza della musica e della stessa influenza che ha sull’individuo come catarsi, come armonia dell’essere. La musica dunque è “medicina per l’anima”! Quando io suono, ad esempio, mi prefiggo di “emozionare” chi ascolta, proprio come diceva Maurice Ravel: “Sento che la musica deve toccare le emozioni prima, l’intelletto poi”. L’intento è dare una mia ‘interpretazione e lettura’ a musiche

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di Claudia Minieri


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che hanno una forte capacità di “emozionare” l’ascoltatore, e farlo ‘viaggiare’ fra i colori, i suoni, le immagini che la bellezza di tali melodie evoca, per esaltarne l’emozione e regalare momenti di serenità e benessere. Non può esistere una musica di serie A, cioè quella dei grandi come Chopin, Bach, Beethoven, e una di serie B, cioè quella del resto del repertorio che non rientrerebbe nel cosiddetto “filone classico”. Esiste ‘la’ musica, ovvero la “Musica del Cuore”. Sono fermamente convinta che pezzi musicali pieni di virtuosismi o con passaggi tecnici mirabolanti non siano in realtà espressione di capacità nel suonare uno strumento. Il vero virtuosismo e la vera bellezza di un’esecuzione risiedono invece nella semplicità, nella linearità, nella fruibilità e comprensione da parte di un vasto uditorio, soprattutto di quello più “profano” rispetto alla musica cosiddetta “colta”. Dopo vent’anni di studi e instancabile ricerca, in un continuo cammino appassionato e denso di curiosità, dalla musica classica del pianoforte a quella barocca del clavicembalo, passando anche attraverso la musica jazz e pop, mi sono misurata e messa alla prova anche con la composizione. Le migliori

In volo con la Musica del Cuore verso un incontro con l'anima composizioni sono state, il più delle volte, proprio quelle scaturite “d’istinto”, dal mio innato ‘sentire’, libero da tecnicismi e da rigidità accademiche imposte dalla prassi compositiva, e fedeli, piuttosto, a “regole” del cuore e della libertà espressiva. Ispirandomi a letture di testi poetici, a mie emozioni intense, al vissuto quotidiano, ho rappresentato con centinaia di pallini neri e bianchi disseminati sul pentagramma, armonie più o meno dissonanti: immagini, sensazioni forti che ho fissato sullo spartito, come nello sviluppo di una fotografia nella camera oscura. Eh sì, la musica è anche fotografia: puoi imprimerla, bloccarla, cristallizzarla, riascoltarla e ogni momento è diverso dall’altro. Cari Lettori, appassionatevi alla musica, suonandola e/o ascoltandola, un meraviglioso volo ‘leggerissimo’ verso sé stessi! Alla prossima...

Claudia Minieri, nata nel 1983 nella splendida città italiana di Matera, già patrimonio UNESCO dal 1993, e nominata Capitale Europea della Cultura 2019, si è diplomata in Pianoforte con Lode presso il Conservatorio “E.R. Duni” della sua città. Ha vinto svariati Primi Premi in Concorsi Nazionali e Internazionali musicali, sia come solista che come camerista. Ha seguito Corsi e Masterclasses di Alto Perfezionamento Musicale in Pianoforte e Musica da Camera, in Italia e all’estero con famosi musicisti. Svolge intensa attività concertistica, dedicandosi alla musica del ‘900, contemporanea, di scena, antica, lirica. Ha creato il gruppo musicale “Le Rime”, ideando il progetto di spettacolo letterario musicale “La fisica delle parole e della musica”, finalista al Premio di Poesia “Sergio Manetti” Arezzo Festival, scrivendone le musiche su testi della poetessa Rossana Tinelli. Svolge attività pedagogica pianistica e cameristica in scuole pubbliche e private. Ha recentemente registrato un CD di celebri colonne sonore di film rielaborate per pianoforte. Per contatti cminieri@gmail.com - www.claudiaminieri.com



Amore, devozione e passione per il patrimonio artistico italiano

Missione architetto!

di Silvia Nicoletti

Anagni, la torre campanaria della cattedrale - Foto di Krzysztof Juzba

Intervista ad Alberto Coletti Conti

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ono molto lieta di farvi conoscereincontrare un’altra persona speciale, che ha a cuore la vita, l’ambiente, la sua professione, l’Italia, e in particolare la sua splendida e antica città natale, Anagni, medievale ma di origini preromane, la famosa Città dei Papi, nella provincia di Frosinone, in piena Ciociaria, tra i monti Ernici: ricordate il famosissimo “schiaffo” d’Anagni al Pontefice Bonifacio VIII da parte di Sciarra Colonna nel lontano 1303? Si tratta


curiosando

di Alberto Coletti Conti. Lo potete trovare anche qui www.studiocoletticonti.it Classe 1962, dopo la laurea in Architettura conseguita all’Università La Sapienza di Roma nel 1988, di strada ne ha fatta tanta. Nel 2003, ad esempio, una sua costruzione-pilota ad Anagni fu tra i 4 progetti vincitori a un concorso, partecipando a un bando della Regione Lazio, denominato “Edilizia a Zero Emissioni”. Dieci anni fa ha conseguito il Master di 2° livello in Architettura Bio-ecologica e Tecnologie Sostenibili per l’Ambiente, sempre presso la facoltà Ludovico Quaroni di Roma. Suo un recente brevetto importante. Persona gentile, garbata, sorridente, appassionata, uomo disponibile, aperto, curioso, responsabile..., tante sono le iniziative da lui promosse volte a migliorare e valorizzare il nostro ambiente, la nostra Italia, vero e unico patrimonio universale nel suo genere. Con lui non si smetterebbe mai di chiacchierare tanto è l’entusiasmo, le conoscenze e l’amore per la sua terra che sa trasmettere. Ma ora, dopo questa mia brevissima sintesi di introduzione, lascio subito la parola a lui. Cosa significa essere un abitante

di un paese italiano come Anagni, ricchissimo di storia, conosciuto in tutto il mondo, dove ha sede anche il tuo studio di architettura? Significa vivere ininterrottamente la preoccupazione della perdita costante dell’identità storica dei nostri centri. Oggi la conservazione delle caratteristiche tipologiche e culturali del costruito architettonico di una città storica è uno dei compiti sociali della professione di architetto. Con l’industrializzazione dei componenti delle costruzioni e con l’implementazione di nuove tecnologie costruttive, le possibilità di “violentare” le caratteristiche storiche dei nostri centri all’eseguirsi qualsiasi lavorazione su di esso, si sono moltiplicate. Poi, in Italia scontiamo l’assenza di un quadro normativo che riservi agli architetti l’esclusiva nell’operare sul patrimonio edilizio storico, per cui tali interventi possono essere realizzati da chiunque, senza una vera e propria guida sul modus operandi. Ogni intervento di manutenzione, di ristrutturazione o di semplice sostituzione di elementi secondari (come infissi, portoncini, scale esterne, ringhiere, tettoie, e così via) si trasforma in una probabile occasione di impoverimento e di perdita dell’identità

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costruttiva culturalmente propria di quel luogo. Oggi il processo di conservazione di una città è molto più critico rispetto al secolo scorso e, necessariamente, deve passare attraverso la professionalità e la sensibilità “storica” di un architetto. Per questo, sento la responsabilità morale di dover svolgere la mia attività quasi fosse una “missione” per la conservazione del patrimonio storico-architettonico di Anagni. Come è nato in gioventù il tuo desiderio di laurearti proprio in Architettura? Ricordo che dopo la maturità, al momento della scelta della facoltà da frequentare, mi si ponevano, per vari motivi, alternative molto diverse tra loro. Alla fine prevalse la scelta di cuore, quella che avrei voluto fare indipendentemente dalle spinte e dalle convenienze famigliari. Fare Architettura è un’attività bellissima che ti pone continuamente davanti a sfide diverse, anno dopo anno, e lavoro dopo lavoro. È una professione che si rinnova a ogni lavoro che si inizia. Peccato che, nel corso degli anni,‘la parte creativa’ del lavoro si è ridotta di molto a causa di complicazioni burocratiche e amministrative e che l’Italia, in virtù di un’eccessiva quantità di tecnici (architetti, ingegneri,

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geometri, periti, eccetera) e della mancanza di una legge sull’Architettura che riservi il progetto architettonico agli architetti, non sia un buon paese per svolgere con soddisfazione questa professione. Ci puoi parlare brevemente delle caratteristiche della costruzione da te progettata e vincitrice nel 2003, visibile a tutti, nella bella campagna del frusinate, suscitando non poca curiosità? Con la partecipazione al concorso della Casa a Zero Emissioni nel 2003 è iniziata la mia specializzazione nel campo dell’Architettura Bio-climatica.


L’edificio è stato progettato secondo i principi della BioArchitettura passiva nonché dell’Edilizia Sostenibile Integrata da sistemi solari attivi. Si tratta di un edificio bifamiliare a due livelli, a pianta quasi rettangolare, con il lato lungo posto ortogonalmente all’asse eliotermico NordSud. Tale forma, già di per sé, garantisce dei notevoli vantaggi energetici rispetto ad altre configurazioni possibili. Sul lato Sud di questo fabbricato è stata addossata una serra solare munita di un particolare sistema di ombreggiamento a teli fissi che, per la loro geometria, lasciano passare l’irraggiamento solare in inverno, mentre lo schermano totalmente in estate. Sulla parte alta della serra sono stati integrati 16mq di pannelli solari termici capaci di fornire il 100% dell’acqua calda sanitaria e il 50% del riscaldamento necessario all’immobile in inverno. L’altro 50% viene fornito sia dall’irraggiamento diretto attraverso le ampie finestrature della facciata Sud dell’immobile, che dal surriscaldamento della serra solare a Sud. Per il comfort estivo, oltre ad un attento controllo dell’irraggiamento solare, ho installato un impianto ‘a scambio termico ipogeo’ utilizzando un componente

da me brevettato e chiamato “Ventilgeo”. A proposito del tuo brevetto “Ventilgeo 500”, un sistema interessantissimo appunto di ‘raffrescamento ipogeo’, di cosa si tratta più nel dettaglio ma in parole molte semplici? In definitiva tale impianto sfrutta il principio del “pozzo canadese” rappresentandone una industrializzazione spinta. Il principio di fondo sta in una semplice constatazione: nel sottosuolo il terreno ha una temperatura costante, in estate come in inverno, di circa 15°C;

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nella stagione calda, mediante il convogliamento dell’aria esterna al fabbricato all’interno del Ventilgeo, installato nel sottosuolo, riusciamo ad abbassarne la temperatura. Immettendo nella nostra abitazione l’aria raffrescata dal Ventilgeo, riusciamo a migliorare il livello di comfort estivo con un bassissimo dispendio di energia. Tale impianto risulta utile anche in inverno: l’aria di rinnovo viene pre-riscaldata dal passaggio attraverso il Ventilgeo e immessa nella casa a una


Il recupero di un fabbricato storico rappresenta una ricchezza per la collettività

temperatura superiore a quella esterna. In effetti, questo impianto consente di utilizzare l’unica risorsa “di fresco” (la temperatura del sottosuolo) disponibile per raffrescare in modo naturale le nostre abitazioni. Già in passato antiche costruzioni hanno utilizzato tale principio per rendere confortevoli in estate le costruzioni, convogliando in casa l’aria proveniente dalle cantine interrate. Il Ventilgeo consente di realizzare questa strategia climatica evitando,

tra l’altro, l’immissione in casa di gas radon, l’insorgenza di ‘muffe’ (che, come è ben risaputo, sono entrambi pericolosi per la salute) e l’eccesso di ‘umidità’, in quanto ha una funzione di regolazione dell’umidità relativa. Difatti, essendo il Ventilgeo “un tubo impermeabile”, l’aria che viene immessa nella casa, viene presa all’esterno a due metri dal suolo, raffrescata per contatto interno attraverso il Ventilgeo e immessa nella casa senza che alcun odore o gas presente nel terreno possa

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essere veicolato all’interno del nostro ambiente. Inoltre, considerato che il Ventilgeo viene installato a profondità in cui il terreno si trova a temperature comprese tra 13 e 17°, non possono svilupparsi ‘salmonelle’ che proliferano dai 22°C in su. Da studi effettuati, la qualità dell’aria nelle case risulta dieci volte più inquinata dell’aria esterna, pertanto una ventilazione continua degli ambienti con aria esterna non può che migliorare la qualità di ciò che respiriamo. La ventilazione in generale, in linea di principio, è sempre benefica alla salute perchè riduce le particelle di eventuali sostanze indesiderate che possono filtrare in casa attraverso le fondazioni (gas radon) oltre a eliminare gli inquinanti interni alla casa stessa (quali formaldeide, presente nelle colle dei pannelli in legno costituenti gli arredi; fumo; anidride carbonica da respirazione; patogeni; residui della combustione; residui organici quali peli di animali; forfora; e così via). Hai da pochissimo terminato di ristrutturare ad Anagni un palazzo medievale di famiglia, inaugurato a primavera 2014, trasformandolo in un’accogliente e suggestiva struttura alberghiera, gestita dal tuo giovane figlio maggiore. Un invito alla gente di tutto il mondo a soggiornare e visitare la fantastica Anagni, così


(R. Panikkar) L’ Associazione Dialoghi l’interscambio • favorisce la conoscenzaersei; fra gruppi e popoli div i • collabora a progetti concagretio sociale, per la rimozione del dis in particolare in Vietnam; • crea occasioni di incontro, di approfondimento e . di interscambio culturale

! a l i n e i t Sos

Associazione Dialoghi-onlus - via Malfolle, 15 - 40043 Marzabotto (BO) – dialoghi.malfolle@virgilio.it

Quando entri in dialogo, non pensare prima ciò che devi credere. Quando sostieni il tuo punto di vista, non difendere te stesso e i tuoi interessi, per quanto ti appaiano sacri. Fa’ come gli uccelli del cielo che cantano e volano e non difendono la loro musica né il loro movimento. Quando intraprendi un dialogo cerca di rimuovere i tuoi pregiudizi prima di rimuovere i pregiudizi dell’altro.


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colma di monumenti di incredibile fascino e pregio da scoprire, ma che, nonostante tutto, non è ancora frequentata dal turismo che meriterebbe... Tra l’altro da Anagni in un’oretta si può raggiungere la vicina Roma comodamente in treno! Per chi volesse saperne di più, ecco il bel sito: http://www. lestanzedelduomo.com/ Come hanno reagito e come ti hanno aiutato (se lo hanno fatto) le istituzioni locali a questa tua importante e dispendiosa iniziativa? Il primo obiettivo, al momento dell’inizio dei lavori, era il recupero di un fabbricato storico, un bene che rappresenta ‘una ricchezza collettiva’ per la conservazione dei valori architettonici di un luogo. Oggi sono soddisfatto del lavoro svolto: il turista che viene ospitato nella nostra struttura conserva il ricordo di

una cittadina migliore. Il luogo di soggiorno gioca un ruolo importante sul giudizio finale della città da parte del turista, perché rappresenta circa il 50% del tempo trascorso in essa. Le istituzioni locali hanno manifestato apprezzamento a livello personale, congratulandosi con me sia per il recupero dell’antico edificio, sia per averne fatto un luogo idoneo a una ricettività turistica di livello; ma di aiuto istituzionale… zero! Come al solito, si debbono superare non pochi problemi burocratici che, di certo, non agevolano chi voglia intraprendere tali iniziative. Né aiuti e né sgravi Imu, Ici, Tasi o Tarsu che siano. Anche se ci si trova in una splendida cittadina in cerca di un vero lancio turistico, non sono ancora

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stati messi a punto incentivi e agevolazioni che possano portare velocemente alla creazione di adeguate strutture ricettive. Manca ancora una vera strategia di crescita, un progetto che aiuti a organizzare le risorse dei privati in modo funzionale al lancio turistico della città. Nel parlare con gli amministratori locali, mi sembra che le coscienze si stiano destando e, quantomeno, mi pare che si stiano creando i presupposti per poter pensare a un effettivo progetto di rilancio turistico della mia città! Spero di non veder disilluso il mio proverbiale ottimismo. L’Italia è piena di città e paesi antichissimi, densi di ‘patrimoni’ di ogni sorta: culture, tradizioni (tra cui quella culinaria conosciuta e amata in tutto il nostro globo), arte,


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musei, scavi archeologici... Tanto viene fatto per mantenerli, ma anche troppo spesso non vengono affatto valorizzati, non sono curati, se non addirittura deturpati o dimenticatiabbandonati. Ad esempio, da orrende costruzioni ‘moderne’, veri e propri scempi di edilizia, lassismo, immondizia, traffico veicolare, quindi smog atmosferico e acustico... Come vivi tu, come persona, come uomo e poi come architetto, questa triste e incoerente situazione sotto gli occhi di tutti? Da parte mia vivo con una grande frustrazione la perdita dei valori tipologici e culturali dei nostri centri storici. Tanto più perché vedo che in altre regioni d’Italia (le Marche, la Toscana, l’Umbria) la conservazione e il mantenimento e la valorizzazione delle nostre cittadine non rivestono la criticità che noto nei nostri centri del Lazio. Ogni volta che vedo perdersi un antico portone sostituito da un orrendo portoncino di produzione industriale, o vedo sostituire elementi costruttivi tipici con nuovi materiali o forme improbabili, sento crescere la rabbia e lo sbalordimento per l’incapacità manifesta, anche delle Amministrazioni Comunali, di arginare questo degrado culturale e di identità architettonica locale. Cosa suggeriresti ai nostri

amministratori, partendo dal presupposto che si possa fare tanto insieme, in simbiosi, responsabilmente, sentendoci Tutti coinvolti in Tutto? Ritengo che le amministrazioni debbano dotarsi di ‘un piano per il centro storico’ dove tutti gli elementi tipici (finestrature, portoni, cardini, scale esterne, persiane o sportelloni, comignoli e via dicendo) vengano accuratamente catalogate e rilevate, al fine di imporre gli interventi di manutenzione, restauro e sostituzione, secondo le caratteristiche tipologiche dei materiali e delle tecniche storicamente usate. Penso sarebbe utile istituire, a livello comunale, la figura di “Responsabile della Conservazione del centro storico”, da individuarsi tra gli architetti stessi del luogo, operare uno stretto controllo dell’attività edilizia sul territorio, nonché fornire ai cittadini un servizio di consulenza gratuita per orientare correttamente gli interventi minori, evitando, così, lavori che possono deturpare il volto pubblico delle nostre stupende città. So che custodisci un profondo sogno nel cassetto... Lo puoi rivelare anche ai nostri Lettori...? In questo momento ho due sogni che vorrei veder compiuti.

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Il primo più che un sogno è un auspicio ed è indipendente dal mio impegno personale: vorrei vedere la mia città di Anagni restaurata, conservata, liberata dalle brutture perpetrate in tanti anni di ignavia e di ignoranza collettiva, riempirsi di turisti felici di vivere questa meravigliosa cittadina ricca di storia e di straordinari monumenti, dove tutto è bello, coerente, ordinato, pulito e civile. Il secondo sogno, su cui mi sto attivando, riguarda una proprietà di famiglia che custodiamo e conduciamo ad Anagni: l’Azienda Vitivinicola “Coletti Conti”, sita in un podere chiamato “La Caetanella”, dal nome della famiglia Caetani, che l’acquistò dai miei antenati durante il pontificato di Papa Bonifacio VIII, e che, dopo secoli, verso la metà del XIX secolo, è tornata a essere proprietà della mia famiglia. Il sogno è vedere recuperati gli antichi casali, affiancando all’attività vitivinicola quella agrituristica, realizzando un luogo vero, originale, di sobria eleganza, in un ambiente incontaminato (circa 100 ettari di terreno) circondato da splendidi vigneti, dove potersi rilassare apprezzando i magnifici cibi della tradizione gastronomica ciociara e degustando i nostri vini


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in ogni cosa che fai, fosse anche una piccola cosa, avendo la consapevolezza che la Qualità e la Bellezza dei Luoghi dipendono anche da me.” Ecco, a pensarci bene, forse questa può rappresentare anche la mia personale visione del lavoro...

Cesanese D.O.C.G. direttamente sul luogo di produzione. Questi sono i miei sogni: ovvero vedere recuperate, valorizzate e conservate le testimonianze del passato e le nostre radici culturali. Che poi sono la vera ricchezza della nostra Italia! Che padre sei? Questa è una domanda da girare ai miei figli... Al massimo potrei dirti che padre cerco ed ho cercato di essere! Io sono nato in una famiglia dove mio padre, già da bambino, fu “alloggiato” in due collegi di Roma: il Santa Maria e il San Giuseppe de Merode. Questo solo per una strana idea educativa che suggeriva ai padri di non essere sempre al fianco dei figli ma che quest’ultimi dovessero formarsi il carattere provando da subito le durezze della vita. Un detto della mia famiglia diceva che ‘i figli vanno baciati solo quando dormono’. Mio padre ricevette, così, una formazione rigida, direi ottocentesca, e probabilmente, visse un’adolescenza non felicissima. Ecco, io ho voluto interpretare la mia paternità sovvertendo questi principi, cercando uno stretto rapporto di affetto e vicinanza con i figli. Se i risultati del mio modo di essere padre si debbono ricercare nelle qualità riscontrabili nei figli, allora penso di essere stato un buon padre… a meno che le loro qualità non siano tutte “innate”! Hai un messaggio da lanciare ai nostri giovani? Non mi sento di ricoprire il ruolo di guida educativa. Se dovessi però esternare ai ragazzi un mio pensiero, li inviterei a diventare dei cittadini del mondo, conservando, però, gelosamente l’orgoglio delle proprie origini, della propria terra, della propria cultura. Recentemente ho letto un bel concetto che intendo far mio e personalizzare come segue: “Lavorare come se fossi nel centro del mondo, con entusiasmo e dedizione, dando il massimo

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Silvia Nicoletti Sperimenta e promuove con entusiasmo nuovi modus vivendi. Da oltre 20 anni, grazie alla sua incessante curiosità e alla sua voglia di conoscere, si è aperta senza preconcetti, ma con una base solida di principi e conoscenze, a nuove opportunità, nuove visioni, nuove interpretazioni. Questo percorso di vita, questa sua apertura, le ha fatto incontrare numerose persone “speciali”: di anno in anno la cerchia di queste anime illuminate e illuminanti accresce intorno a lei, si consolida e si diffonde. Le competenze dell’uno diventano le conoscenze di altri, il tutto fuso in un circolo virtuoso positivo che lei elabora e costruisce, si rinnova e si rivede con una vera e importante dimensione, che vede nella crescita dell’uomo il suo vero obiettivo. Profondamente convinta che gli stili di vita siano il fattore determinante dello stare bene, considera “il cibo sano” una scelta di partenza indispensabile, improrogabile, imprescindibile per vivere bene e meglio, per vivere nel vero senso della parola più a contatto con sé stessi e di conseguenza con gli altri. Classe 1965, bolognese, negli ultimi anni si è appassionata e dedicata all’editing, in particolare coerentemente con la sua visione si è dedicata alla realizzazione e divulgazione di progetti editoriali condivisi da più persone per il bene collettivo. Quella della ‘Salute a largo respiro’ è una tematica che ama particolarmente. Considera vitale il rapporto corretto con la Natura; è per lei fondamentale il rispetto di quanto ci circonda avendo ben presente che quello che seminiamo sarà raccolto dalle generazioni future. Questo progetto editoriale è per lei un piccolo importante seme piantato nel giardino di ogni casa, che abbia il desiderio e la perseveranza di farlo crescere e di coglierne i frutti, e si augura che possa contribuire a creare buoni frutti per “l’umanità” futura, Coscienza, Mente e Cuore del Cosmo... Per contatti e-mail: silniceditor@gmail.com



Cavolo!

di Francesco Walter Pansini

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ualcuno ha detto che “La natura è un medico intelligente, perchè sa mettere a disposizione il cibo giusto al momento giusto”. È proprio così! In autunno, infatti, possiamo contare sugli ottimi benefici salutari di un trionfo di abbondanti tipi di ortaggi, come ad esempio – solo per citarne alcuni – zucche, carciofi e cavoli. E non è un caso! È dei cavoli che desidero parlarvi in questo numero, conosciuti botanicamente come “crocifere”, un vero e proprio tesoro della natura, a cui appartengono il cavolfiore, il cavolo cappuccio, il cavolo verza, il cavolo nero, il cavolo rosso, il cavolo riccio, i cavolini di Bruxelles, i broccoli, le cime di rapa, ma anche la senape, il ravanello e la rucola: sono chiamate così per la forma del fiore a quattro petali, ricordando appunto una croce. Tutti sono assai efficaci nella stagione autunnale e in quella invernale, veri e propri alleati della salute, fra i più preziosi rimedi

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Curarsi mangiando gli ortaggi autunnali


per “curarsi mangiando”: non facciamoceli quindi mai mancare nella nostra dieta quotidiana in questo periodo. Essi contengono sostanze fortemente disintossicanti, cui si attribuiscono proprietà antitumorali. Sono ottimi vegetali per il sistema digestivo, nonché come depurativi grazie alla presenza di zolfo (che ‘dona’ il caratteristico odore di... cavolo, appunto, quando li si cuoce): elemento indispensabile soprattutto per la respirazione delle cellule, che significa produzione di energia per le stesse e per l’eliminazione di radicali liberi, oltre ad essere componente di importanti enzimi. Il cavolo cappuccio, per esempio, agisce velocemente sulle ulcere dello stomaco e dell’intestino, e qualcuno sostiene che produca anche una bella carnagione! Va però consumato crudo, tagliato molto finemente e lasciato macerare per una ventina di minuti in buon olio di oliva extra vergine spremuto a freddo, sale marino integrale, aceto di mele bio non pastorizzato e non filtrato, o limone non trattato se preferite, e, se volete, aggiungete anche alcuni semi di carvi. Oppure estraetene il succo con la comoda centrifuga, assieme a carote e barbabietola: il vostro corpo vi ringrazierà! I broccoli andrebbero cotti per pochissimi minuti sul fuoco, meglio se in padella di rame e/o di ferro, con un po’ di aglio bio e olio, e infine, tolti dal fuoco, si aggiunga a piacere sale fino integrale. Evitare quindi le lunghe cotture anche in caso di zuppe calde di verdura, tanto salutari in questo periodo! A proposito: divertitevi a fare anche la vera zuppa toscana, quella col cavolo nero: ovvero la ribollita! In rete potete trovare numerosissime ricette di questa delizia autunnale-invernale. Se usato assieme alla curcuma (rigenerante del fegato) il cavolfiore è molto prezioso per la salute essendo ricchissimo di zolfo: consumatelo crudo, tagliato a piccoli pezzi e condito con olio e limone. Era il preferito degli antichi romani (ma anche di Pitagora), e gode di un gran numero di studi che ne convalidano le proprietà depurative e antinfiammatorie, individuando la sua sostanza più attiva nel ‘suforafano’, un composto di zolfo, capace di uccidere o rallentare la crescita di vari tumori, e proprio la combinazione con la curcuma è specifica per il cancro alla prostata.


I cavoli migliorano, inoltre, la funzionalità renale e la pressione sanguigna e sono anche ricchissimi di vitamine C e K , alcune B, e calcio. Sembrano operare a livello genetico per prevenire le risposte infiammatorie. Decisamente il loro succo è antiulcera e contribuisce a proteggere il rivestimento dello stomaco, prevenendo i danni da Helicopcter pylori. Naturalmente una vera efficacia è legata a una loro assunzione giornaliera, l’importante è preferirli crudi per godere dei loro meravigliosi benefici. Cavolo!

Francesco Walter Pansini si è diplomato in Erboristeria nel 1989 all’Università di Urbino. Con vari ruoli ha lavorato costantemente nel settore dal 1982. Nel 1993 ha fondato l’ALISTER Friuli Venezia Giulia, Associazione per la Libertà di Scelta delle Terapie Mediche, di cui è tuttora il vice Presidente. È giornalista pubblicista e dal 2002 direttore responsabile della rivista trimestrale “Salute & Diritti”, giornale dell’ALISTER. Nel 1993 è stato il promotore e uno dei tre presidenti di associazioni locali, fondatori della Federazione del COMILVA (Libertà di Vaccinazione), chiusa nel 2011. Negli ultimi sette anni ha pubblicato altri cinque libri sul tema della salute in diverse edizioni. Da tre anni conduce corsi di Erboristeria all’Università della Terza Età Danilo Dobrina di Trieste e all’Università delle Liberetà Auser sempre di Trieste. Dal 2010 si occupa di una rubrica di cure naturali su “Il Piccolo”, il quotidiano triestino del gruppo Repubblica, e di una rubrica settimanale a Radio Punto Zero, la radio locale più ascoltata nel Friuli Venezia Giulia e Veneto Orientale. Per info e contatti: www.alister.it oppure walterpansini@email.it

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Terracotta... che passione! di Antonio Scaccio


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Amore e attenzione ai sapori, ma anche naturalità delle cotture, difesa della salute… con i veri tegami d´argilla

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pignatta che sobbolle sul fuoco-amico di una stufa ‘economica’ credo faccia parte dell’immaginario di ciascuno di noi… almeno per ‘noi’ che abbiamo vissuto a ridosso del passaggio dalle cucine a legna a quelle alimentate a gas. Sembra di parlare della notte dei tempi…, invece è poco più che dietro l’angolo: quale fascino, quali profumi... e che sapori! Il luccichio degli smalti delle pignatte le trasformava in un un antro magico nel quale si compiva un’affascinante metamorfosi, luogo fragile per la natura del materiale, ma pur inespugnabile, così pronto ad assorbire la veemenza del fuoco e a restituirla con pazienza anche lontano dalla fonte. Chi poi è cresciuto in campagna potrebbe ricordare i cocci rossastri lasciati accanto al fuoco, al calore delle braci, con intingoli o zuppe pronte ad arricchire pane ‘bruscato’, abbrustolito e, quando si poteva, completate con un filo d’olio buono. Certo era un concetto di cucina diverso dalla nostra: era la cucina della lentezza, del tempo, dove la preparazione gastronomica era più attenta all’insieme dei profumi, dei sapori. La terracotta era riservata alle cotture lunghe, mentre per la bollitura dell’acqua o lo sfrigolio della frittura si privilegiava il metallo, più rapido, di più semplice rimando degli eccessi del fuoco. Quanti arrosti, sughi, brasati, zuppe e spezzatini potrebbero raccontarci la loro lenta trasformazione! Oggi in cucina tendiamo sempre più a insiemi di sapori che mantengono la loro scansione papillare, a cotture che usano il calore, la potenza del fuoco per circoscrivere

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i sapori, per incatenarli al proprio componente e riproporli nel gioco delle consistenze, degli accostamenti…; altre purezze, altre assonanze. Ma la terracotta resta ideale per una cucina senza sbalzi di temperatura, meditativa, ottima per stufati, minestroni e zuppe, con un occhio attento ai cereali e ai legumi. Vediamola da vicino, allora, questa terracotta. Se guardiamo alla storia dell’uomo, troviamo già nel Neolitico testimonianze di contenitori in questo materiale che, con quelli in pietra ollare, rappresentano le prime ‘pentole’ destinate alla cottura dei cibi. Da allora ne ha fatta di strada, alleata perlopiù della donna in uno dei suoi vari tradizionali compiti, senza dimenticare il suo utilizzo come contenitore, o come vasellame da tavola. Nel tempo, però, il suo cammino si è accompagnato più al ceto popolare che a quello benestante, certamente perché le sue caratteristiche meglio si adattavano anche alle differenti abitudini alimentari, all’uso preminente di legumi, cereali e ortaggi, o alla disponibilità di tagli di carne meno pregiati e con consistenze ‘tenaci’ da superare con cotture lente, in grado anche di spremerne la minima sostanza nutritiva. Oggi il suo spazio si colloca nell’ambito della cucina attenta ai sapori ma anche alla naturalità delle cotture, alla difesa della salute. A prima vista ci comunica un senso di fragilità, ma non è esattamente così perché, se di buona fattura e con un impasto di argilla di qualità, la sua resistenza meccanica è superiore alle nostre aspettative. La terracotta è il risultato della trasformazione di un materiale cosiddetto ‘inorganico’, l’argilla, che per la sua duttilità può essere modellata in forme diverse, e che una volta ‘cotta’ diviene rigida, porosa, caratteristica che le consente di assorbire la componente liquida di ciò con cui viene a contatto. Per questa ragione le stoviglie di terracotta subiscono una ‘invetriatura’, cioè vengono rivestite di una patina di materiale che in fase di cottura fonde e crea uno strato impermeabile. Solo il fondo – solitamente, anche se taluni produttori lasciano più o meno scoperta anche la parte esterna – viene lasciato libero e quindi in grado di ‘gestire’ lo scambio tra ambiente e umidità interna del coccio. Lo strato vetrificato però è impermeabile solo fino a un certo punto, perché soggetto a possibili finissime cavillature, screpolature, che consentono un minimo assorbimento. Questo naturale micro-assorbimento fa sì che il contenitore non sia mai ‘neutro’, al contrario di un contenitore di metallo o vetro, che una volta lavato e risciacquato perde la memoria del contenuto. Ecco quindi che sarebbe meglio avere differenti cocci ‘dedicati’, così da tenere distinti gli apporti


i n c u c i n a . . . n a t u ra l m e n te

Con la terracotta si riscopre una cucina arcaica, meditativa, lenta e tranquilla

di una storia di cotture... Prassi, questa, che nel cerimoniale dei buongustai viene ritenuta un elemento di grande rispetto e interesse. E per il nostro ben-essere o ben-vivere? Abbiamo già avuto modo si spiegare che la cucina salutare non consiste soltanto nell’impiego di materia prima biologica e di qualità, ma anche nella scelta di utensili adeguati e in sistemi di cottura ugualmente rispettosi dei prodotti-ingredienti: la terracotta rappresenta un modo sano di preparazione del cibo, con il vantaggio di un ridotto utilizzo di grassi. Così come consente di limitare la dispersione dei nutrienti grazie alla costanza di apporto di calore. E non va dimenticato il fattore ‘tempo’, perché la terracotta impone i suoi tempi, che sono quelli della natura, del calmo e tranquillo procedere, e… toglietevi dalla testa di poterle imporre i vostri tempi alzando a dismisura la fiamma del fornello, come fareste con un tegame di metallo, perché potreste ottenere una immediata rottura della pentola con una crepa, più o meno accentuata o, bene che vi vada, una risposta comunque non immediata accompagnata da una ‘ritorsione’ successiva, con il rischio che il vostro amato intingolo continui a cuocere in malo modo anche a fornello spento e tutto il vostro lavoro vada in malora o, se lo travasate velocemente, che il residuo bruci nel tegame con il rischio di rovinarlo irrimediabilmente. Quindi, godetevi ‘il tempo’ della cottura e semmai date spazio nell’attesa ad altre preparazioni per la gioia vostra e degli altri commensali. Allora, tutto positivo? No. Esiste un rovescio della medaglia come spesso avviene, perché la terracotta vetrificata è un prodotto per la cui realizzazione si utilizzano coloranti che non sempre sono in


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usi, costumi e consigli Quando si acquista un ‘coccio’, la prima preoccupazione è quella della sua salvaguardia, che parte evidentemente dal rituale del primo utilizzo. Pare assodato che il dato comune sia quello di immergere il tegame in acqua e lasciarlo assorbire umidità: questa è certamente una buona pratica che aiuta a evitare eccessive contrazioni della materia durante il primo riscaldamento, che potrebbero portare alla sua frantumazione. Non si tratta di re-idratare la terracotta, come sostengono alcuni, che nella cottura ha perso la componente umida: l’acqua entra nella struttura porosa della terracotta e va a distribuirsi nella fitta rete di micro-canali che la costituiscono, tutt’altra cosa da deidratare, quasi che l’argilla riprendesse l’originale struttura, perché la cottura a 900/950° gradi modifica l’argilla strutturalmente, ovvero non le fa solo perdere acqua e seccare. Provate a sciogliere il vostro tegame di terracotta lasciandolo in acqua…, poi ne riparliamo! Esistono poi, su questo inizio, varianti legate a tradizioni, miti, racconti che tirando in ballo nonne o anziane amiche, o vicine di casa passano dallo strofinare il fondo dei tegami con aglio, a bollirvi acqua e fondi di caffè, ad altre curiose varianti: ognuno è dunque libero di sperimentarne l’efficacia, noi non le sconfessiamo, ma nemmeno ci sentiamo di sostenerle. Comunque, superato l’iniziale immersione in acqua – da 3 a 12 ore, con punte di 24, anche qui si tratta di sperimentare – le regole d’uso possono sintetizzarsi in: • utilizzare possibilmente sempre le retine rompi-fiamma per limitare il contatto tra terracotta e fuoco • utilizzare cucchiai di legno non trattato e altri utensili comunque in grado di non arrecare danni alla superficie interna, graffiandola • evitare shock termici appoggiando il tegame caldo su superfici fredde, ma lasciarlo raffreddare possibilmente sul fornello o su supporti di legno, bambù, paglia; per la stessa ragione, evitare di porre il tegame ancora caldo a contatto con acqua fredda • favorire l’asciugatura interna, dell’impasto poroso, lasciando il tegame capovolto per alcune ore: specialmente quelli che hanno solamente la parte inferiore non smaltata, se messi a contatto con una superficie che non ne consente la traspirazione, tenderanno a sviluppare un sentore di muffa e di rancido.

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linea con i principi salutistici. Ad essere sinceri, in passato gli smalti utilizzati per la invetriatura erano sempre ricchi di piombo, che al momento della cottura nei forni ceramici, aiutava la fusione e la smaltatura oltre a vivacizzare le colorazioni. E quindi negli intingoli dei nostri nonni certamente vi era un ingrediente altamente tossico nascosto…, che del resto si trovava nelle tubazioni (di piombo, appunto) che canalizzavano l’acqua all’interno delle abitazioni. Oggi le normative sono cambiate e si sono adeguate ai sani principi del ben-essere, ma resta comunque la presenza di componenti che è meglio evitare. È quindi fondamentale l’informazione sul prodotto che andiamo ad acquistare: in linea generale sconsiglio di orientarsi verso oggetti con decorazioni che, pur rallegrando il nostro occhio, impiegano più facilmente terre o pigmenti con componenti di cadmio, selenio, antimonio, arsenico e sali di uranio, utili per colorare e lucidare, ma ben poco graditi al nostro organismo! Non vi è dubbio che è meglio privilegiare ceramiche ecologiche con componenti in grado di non contaminare i cibi e di conseguenza noi stessi!


Un’ultima annotazione – poi trovate altre indicazioni utili e pratiche nella scheda ‘Uso, costumi e consigli’ – che ritengo sia importante aver sempre presente: il ‘cavillo’ che consente l’accesso di aromi ai segreti meandri degli alveoli dell’impasto ceramico, non distingue tra questi e i ‘profumi’ dei saponi per stoviglie, quindi è meglio evitare una permanenza di acqua e detersivo all’interno delle nostre pentole, lasciandole semmai semplicemente un po’ in ammollo con acqua tiepida, che faciliterà la pulizia, limitando davvero al minimo l’uso di detergenti (meglio se ecologici) e azzerando, o quasi, il rischio di ottenere intingoli ‘aromatizzati’ con profumi indesiderati, tutt’altro che naturali! Ovviamente usando spugne morbide e… niente paglietta abrasiva! Buona cucina naturale a Tutti… Post scriptum: Volevo dapprima suggerirvi una mia ricetta…, poi ho preferito proporvene una ‘di tradizione’ adatta per la stagione autunnale, scegliendola tra quelle che l’amico Roberto Roveri ha raccolto nel volume ‘La cucina di tradizione - Zuppe e polente’, pubblicato da Vallardi editore.

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In alto, Honoré Daumier - Les mangeurs de soupe


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La cucina è come l’antro dell’alchimista, dove i cibi cuociono, ribollono, i liquidi fermentano e vengono alla fine raccolti dal cuoco/alchimista. La cottura è dunque l’operazione che trasforma il cibo crudo in una preparazione gastronomica. Per ottenere i migliori risultati occorrono gli attrezzi, gli utensili, i recipienti di cottura e i materiali più adatti: noi dell’Alberghiera Medagliani forniamo tutto questo, da oltre

v i a p r i va t a O s l a v i a 1 7 , M i l a n o t e l . 0 2 4 5 4 8 . 5 5 7 1 / 7 2 fa x 0 2 9 1 3 9 . 0 4 6 3 i n f o @ s p a z i o m e d a g l i a n i . c o m | w w w. s p a z i o m e d a g l i a n i . c o m

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Zuppa di lenticchie al pomodoro Ingredienti per 4 persone •  600 g di lenticchie •  2 spicchi d’aglio •  160 g di polpa di pomodoro • 160 g di maltagliati •  1 ciuffo di prezzemolo •  1 dl d’olio extravergine •  sale marino integrale e pepe Procedimento Lavate e nettate le lenticchie; mettetele in una ciotola con abbondante acqua fredda e lasciatele riposare 6-8 ore. Scolatele e versatele in un tegame di terracotta; aggiungete 1,5 litri d’acqua fredda e fatele cuocere a fuoco moderato e tegame coperto. Nel frattempo soffriggete l’aglio nell’olio e quando ha preso colore aggiungete la polpa di pomodoro con una presa di sale e una macinata di pepe, lasciate cuocere 5 o 6 minuti e tenete da parte. Quando le lenticchie sono a metà cottura unite il sugo al pomodoro, aggiustate di sale e lasciate bollire per altri 10 minuti controllando che la zuppa si mantenga brodosa. Poi unite i maltagliati e portate tutto a cottura. Completate con una macinata di pepe, una spolverata di prezzemolo tritato e 2 cucchiai d’olio a crudo e servite.

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Mi chiamo Antonio Scaccio, sono nato nel caldo e nei meravigliosi profumi della provincia di Palermo e da molti anni vivo in Emilia Romagna. Chef di professione, cuoco da più di 35 anni, classe 1961, “di ferro” come molti mi definiscono e molto determinato! Fin da giovanissimo ho promosso con convinzione un’alimentazione sana a tutto tondo nel profondo rispetto per la Natura, quindi attenta al biologico e al biodinamico. La mia è una cucina di ricerca continua attraverso la diffusione del mio marchio Affetti&Sapori, sinonimo di benessere-eleganza-gusto, e mi rivolgo a chi ama il vero piacere della buona tavola con i sapori semplici ma ricercati, unendo la cucina mediterranea con quella del resto del globo. Numerose e varie le mie esperienze, di vita e lavorative, in giro per l’Italia e il mondo, anche per mare... su yacht di vip. La mia innata curiosità mi ha portato a esplorare i principi alimentari orientali di Macrobiotica e Ayurveda. Ho ideato e organizzato corsi accreditati di formazione di Cuoco Naturale Bio e curo alcune rubriche sull’alimentazione in pubblicazioni di settore. Numerosi i miei libri di cucina, ultimo dei quali “Armonia vegetale in cucina”, Tecniche Nuove 2013. Ho collaborato con il Sana a Bologna, con il Saben a Milano Fiere, e con Baule Volante; attualmente collaboro con EcorNaturaSì e Fior di loto. Tengo corsi di cucina e curo il catering per eventi, party e cene; presto consulenze per progetti di nuova ristorazione basati sulla simbiosi tra salute e gusto. Contatti e info: www.affettiesapori.it


Fantasticamente Io malata di Parkinson... di Laura Soldati

Odore di fumo mi giunge da lontano io mi allungo per fiutarlo piano piano sentore di terre lontane d’oriente il mio passato non mi è indifferente Ora si fa nuvola dai mille odori speziati memoria di mari lontani incontaminati la pace non è un’illusione da cartolina sarei pronta a partir anche domattina Senza aereo ne’ bagagli ingombranti passerò davanti a tutti quelli davanti il muso in su io inizierò a volare per un lungo viaggio senza più ritornare Nessuno conoscerà la mia destinazione dentro la nuvola ci sarà la trasformazione le mie lacrime di gioia per la libertà ritorneranno come pioggia sulla città

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Laura Soldati – Classe 1949, ho un marito, due figli, quattro nipotini. Riminese di origine, vivo a Bologna. Per almeno 40 anni tutte le mie energie mentali e fisiche sono state investite in lavoro e famiglia, e non ho mai avuto tempo per me. Ora invece mi diverto a scrivere poesie in rima, dipingere, fotografare, fare volontariato, e... a tenere a bada un fastidiosissimo “compagno” conosciuto come Parkinson, che mi ha costretto a ri-disegnare il mio stile di vita e ad entrare in contatto con me stessa. Cerco di non dimenticare mai che prima c’è il mio ben-essere, dal quale dipende tutto il mio futuro e quello dei miei cari. Metto assai volentieri a disposizione la mia personale esperienza e consapevolezza acquisita negli anni, che ogni giorno aumenta instancabilmente, per la comprensione di una malattia, come la mia, che fa paura solo a nominarla... Una mia cara amica mi ha detto: “Gli altri si fanno fermare dal Parkinson, tu invece no!”. Bè, in questa sua affermazione c’è tutto di me... Non esitate a contattarmi, scrivendo alla mia e-mail lsoldati49@alice.it

In quale posto andrò a riposare che non sia terra, aria o mare confusa nello spazio dell’immaginazione cercherò la mia nuova dimensione Sarà colore e musica nel primo mattino giungerò finalmente nel mio nuovo giardino nessun rimpianto a rivolger lo sguardo la grande luce sarà il mio traguardo.

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Foto di Alex Koloskov

p o e t i ca - m e n te


Una buona giornata inizia di sera... Il letto come un vero e proprio nido e

di Paolo Stracciari e Cristina Zanetti

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uando eravamo piccoli, spesso i grandi ci dicevano: “Chi dorme non piglia pesci!” Guardavamo con fare impaurito questi adulti che ci sgridavano e cercavamo di reagire ma... non capivamo ‘il perché’ non avremmo dovuto prendere pesci: più svegli eravamo, più attenti eravamo, e quindi più dormivamo, ne eravamo convinti, più pesci avremmo preso! Forse, a forza di sentircelo dire, col passare del tempo ci siamo talmente persuasi che ci siamo avvicinati a un lavoro, il nostro lavoro (noi rappresentiamo la terza generazione della nostra azienda fondata nel 1926), che cerca proprio di fare dormire le persone, anzi di fare dormire bene più persone possibile. Dormire bene e dormire molto, non fa male! Anzi ci nutre, ci protegge e ci fortifica. Dormire fa proprio... prendere pesci! Da qui nasce l’incontro con la nostra professione: noi vendiamo letti, materassi, ovvero vendiamo sempre e solamente “il buon dormire”, “il buon risveglio”, “un buon inizio di giornata”. Ci impegniamo a far trascorrere un intero buon giorno a chi segue certe regole, a chi decide di seguire i nostri consigli.

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un buon giaciglio ristoratore Tanto per cominciare parliamo del letto, questo ‘mobile meraviglioso’, il quale se paragonato ad altri oggetti di uso corrente come la sedia o il tavolo, ad esempio, ha un ruolo fondamentale per la nostra salute, tanto quanto lo ha il cibo sano, il fare movimento quotidiano, lo stare all’aria aperta, l’esporsi alla luce, amare la vita: “la qualità e la quantità del sonno” è quindi uno dei cardini per conquistare una salute ottimale, rinforzare il nostro sistema immunitario. Quando siamo stanchi, spossati, o malati, spesso il migliore se non l’unico conforto ci viene proprio dal letto, un buon giaciglio ristoratore, che è in grado di scrollarci di dosso negatività e difficoltà più o meno vere.

Ma cosa fare per trasformare un giaciglio per dormire nel letto con la L maiuscola, nel Nostro Letto, in un piacevole nido? Cosa considerare come davvero importante e irrinunciabile per garantirci un buon sonno rigenerante per davvero? Tre sono gli aspetti fondamentali da prendere in considerazione: 1° La termoregolazione garantita dalla LANA 2° Il supporto posturale garantito dalle DOGHE 3° Il supporto elastico garantito dal MATERASSO. In questo numero spenderemo, quindi, ancora qualche parola sulla lana (come facemmo nel primo numero, ricordate?). Ma soprattutto: quale lana? Benché scarsi,

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i nostri peli ci rendono più simili agli animali ricoperti di vello che non ai pennuti o agli squamati. Per tanti millenni abbiamo usato la lana e le pelli per proteggerci dal freddo e dalle intemperie. Ne è nato uno stretto rapporto fra lana animale e pelle umana: si sa, per esempio, che i bambini nati prematuri hanno molte più probabilità di termoregolarsi autonomamente se adagiati su una coperta di lana vergine, che non su un asettico lenzuolo igienico. La lana vergine di pecora al 100% proviene da animali vivi e viene solamente lavata. La ‘pura’ lana vergine, anch’essa proveniente da pecore vive, viene invece trattata, per esempio contro le tarme, sbiancata, tinta e addirittura può subire altri


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trattamenti ancora per poter essere lavata in lavatrice! Solo sulla e con la lana migliore si dorme bene, ovvero quella che dopo la tosa viene semplicemente lavata in modo adeguato e professionale e lavorata con cura, cioè aperta, “battuta” e aspirata, e che regolarmente arieggiata durante l’impiego, rimane viva e utilizzabile davvero per molti anni. Essa è in grado di assorbire ed espellere una quantità di umidità pari fino a un terzo del proprio peso. La lana vera è per natura anti-batterica e in molti casi le persone considerate allergiche ad essa, non reagiscono affatto alla lana stessa, bensì alle sostanze chimiche (tossiche) usate per trattare la lana vergine cosiddetta ‘pura’. Quindi attenzione alla Qualità! Fa la differenza per la nostra salute. Nella prossima puntata vi parleremo delle doghe, quelle migliori naturalmente. Concludiamo il nostro excursus, cari Lettori, consigliandovi anche di dormire di più, di non andare mai a letto troppo tardi la sera soprattutto durante stagioni come l’autunno e l’inverno, e, per favore, scriveteci o telefonateci per comunicarci se avete ‘preso più pesci’: noi ne siamo convinti... Vi auguriamo come sempre un dolce dormire! Paolo Stracciari e Cristina Zanetti Nel lontano 1926 i fratelli Corrado e Romeo Zanetti iniziarono la loro attività di materassai, recandosi direttamente presso le famiglie con i loro cavalletti e la loro carda, in campagna come in città, per offrire i loro servigi. Allora, avere i materassai, nell’aia (se in campagna), nel cortile (se in città), era un importante avvenimento, che coinvolgeva tutte le donne della famiglia: c’era chi si occupava di far trovare le fodere di rivestimento già lavate e stirate, chi cuciva, invece, le nuove tele acquistate per l’occasione alla “merceria”, chi controllava che la lana fosse ben aperta e pulita, chi infine si occupava di aprire a mano la lana dei guanciali dopo averla lasciata al sole per una giornata intera. La Casa del Materasso è nata in quei tempi e Corrado e Romeo sono stati per molti anni i nostri maestri, e nessuno di noi (ora siamo la generazione dei pronipoti) ha voluto dimenticarsi di quei preziosissimi insegnamenti. Per ulteriori info: laboratorio e negozio CASA DEL MATERASSO srl via Giovanni Elkan, 6/c/d Bologna, tel. 051 569003; negozio via A. Costa, 70/c/d Bologna, tel. 051 435724 - www.casa-del-materasso.it e-mail: casadelmaterasso1926@gmail.com


La terapia artistica e i bambini Quanta gioia porta l´incontro col colore! di Viviana Tartaglia

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utti abbiamo bisogno della gioia e del bello in quello che facciamo e il bambino, durante la sua crescita, ancora di più. Ogni forma d’arte agisce in questo senso e gli dà modo di esprimere i propri stati d’animo; lo educa con la meraviglia e non perché costretto, come spesso avviene nella scuola, ma perché piacevole e interessante. Nei disegni e nelle produzioni del bambino nei primi sette anni di vita, ritroviamo i processi di ciò che accade in lui e si possono così riconoscere le trasformazioni che avvengono nella sua persona. Prima dei due anni, se inizia a tracciare qualcosa, avviene per imitazione del mondo adulto; fino ai tre anni vive nel movimento,


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nel ritmo, tracciando linee e cerchi continui, due movimenti archetipici (linea e curva). Dopo, aggiungerà la sua fantasia e infine un’interpretazione del mondo reale su ciò che traccia, cominciando con la casa e la famiglia. Incontrando i colori, al bambino si aprono nuove esperienze, con il pennello li sceglierà in base ai propri stati d’animo e la sua creatività. Prima dei cinque anni difficilmente il bambino riuscirà a disporre sul foglio ordinatamente gli elementi di ciò che dipinge, ma con i colori scoprirà con meraviglia ciò che accade mescolandoli, trovando un mondo in cui tuffarsi senza vincoli e una manualità nuova. All’epoca dell’inizio della scuola il colore si inserisce nella logica del disegno. In questo momento i sensi dei bambini sono molto svegli e recepiscono prepotentemente ogni manifestazione che viene dall’esterno. Quindi un lavoro artistico armonico viene accolto in tutta la sua valenza e porta grande beneficio all’essere del bambino, dalla sua sicurezza alla fiducia nel mondo esterno. Nella mia esperienza di lavoro con gli acquarelli fatta con i bambini ho potuto notare la felicità che questo porta. La fantasia viene scatenata rincorrendo i colori per il


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foglio con una modalità libera, che contrasta con tutte quelle sovrastrutture a cui i bambini oggi sono sottoposti. L’ora dell’incontro del colore è sempre attesa e diventa una consuetudine ritmica di benessere. Vi saluto con una frase tratta da “L’arte dell’educazione” di Rudolf Steiner: L’elemento artistico agisce con una forza speciale sulla formazione della volontà... ciò che l’uomo si appropria con l’arte è un continuo stimolo, gli porta sempre nuova gioia in modo immediato e ripetuto.

Viviana Tartaglia organizza incontri individuali e di gruppo di Terapia Artistica a Bologna. Per informazioni e approfondimenti vivianatartaglia@virgilio.it

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Il sapore della tradizione

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Una teoria della libertà L´uomo al centro di sé stesso di Giancarlo Elia Valori

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he cos’è la libertà? Non lo sappiamo ancora. Essa è, sia sul piano logico che su quello storico, indefinibile. È come lo zero che, nell’algebra, dall’India fino all’Arabia, da dove arriva a noi, proprio perché non designa alcuna quantità, fonda tutto il calcolo. Le equazioni sono risolte quando i loro fattori, operati secondo le regole prescritte, risultano uguali a zero. La “partita doppia”, che fonda, con il frate francescano Luca Pacioli, amico di Leonardo, che la inventa, la libertà dei commerci, è un calcolo delle entrate come uscite e viceversa, che deve tornare per forza zero nelle sue differenze, che indicano errori gestionali. Ma, proprio perché è indimostrabile, tutti noi sappiamo che esiste, e la sappiamo riconoscere immediatamente, sia sul piano personale che su quello strettamente politico.

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valori... essenzi-ali

Ma la libertà è anche, ed è per questo che la riconosciamo subito, i semplici come i dotti, la percezione della coscienza di quelli che sono, con espressione troppo abusata oggi, i “valori”. Ovvero, sempre per usare questa tematizzazione che caratterizza il nostro scritto, si tratta dei “valori” come delle invarianti del nostro comportamento rispetto a quello della comunità, degli “altri”, che non sono “l’inferno”, come diceva il nichilista Sartre, ma sono il necessario limite per dimostrare a noi stessi che quello che facciamo è giusto, perché è accettato, verificato, talvolta voluto dal consensus gentium. Che è una regola, esattamente come la “regola morale” che Immanuel Kant scopre dentro gli uomini, come un miracolo, come, secondo il suo famoso aforisma, “il cielo stellato sopra di me”. Ma oggi, che cos’è la libertà, da cosa occorre salvarla? Mi pare che, nel

tempo presente, la libertà si sia mascherata, come spesso accade in questi terribili anni, come il suo opposto. Oggi la libertà è “essere come gli altri”, in un delirio di conformismo dove tutti devono dire, per apparire “liberi”, la stessa cosa nello stesso modo. Mai come in questi anni vi è stato un dominio completo e incontrollato del luogo comune, dello slogan accettato come profonda verità, del conformismo eretto a sistema. Più che 1984, il meraviglioso volume di George Orwell tutto dedito a ironizzare, con tipico gusto british, oggi siamo al Brave New World di Huxley, la gestione totalitaria di una libertà finta dove, quando non c’è più soluzione all’infelicità soggettiva e allo scarso utilizzo della libertà, anche di fare errori, si ricorre al soma, alla droga accettata dal “sistema”, che tranquillizza l’uomo della sua perdita della libertà. E a vedere oggi quello che succede con le sostanze psicotrope di massa, c’è da dire che Huxley è stato buon profeta.

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valori... essenzi-ali

E allora, cos’è la libertà, lo ripetiamo? È, a mio avviso, la capacità di liberamente errare senza poi scaricare la responsabilità sugli altri, di assumersi le conseguenze oggettive dei propri atti, in interiore homine, dove sta appunto la Libertà e dove sant’Agostino l’ha posta, in una straordinaria modifica soggettivista della Lezione di Cristo che ancora meraviglia per la sua originalità e ricchezza sapienziale. E poi la libertà è, soprattutto oggi, la libertà di sfuggire temporaneamente al Mondo, di compiere, magari nel nostro studio o in casa, con alcuni amici fidati, quel “volgersi al bosco”, quella Waldgang di Ernst Juenger dove ci si libera, non come “buoni selvaggi”, che è il mito rivoluzionario che ha fondato ogni moderna dittatura, ma come sapientissimi homini semplici che sanno ritrovare la loro libertà, semplicissima e assoluta, nella interiorità ritrovata in un distacco dalla vita comune, che è oggi “universale servaggio”. Troppe leggi, troppe norme, troppo il peso della onnipresente “società” che è ormai diventato quello stesso Moloch che, nel XIX secolo, stava per diventare lo Stato, che poi diventerà assoluto, a destra come a sinistra, nel terribile e probabilmente satanico Ventesimo. Ecco, la libertà è la connessione tra la profondità dell’individuo e la scoperta del legame necessario con gli altri. Altro, oggi, non è più possibile dire.

Giancarlo Elia Valori è nato a Meolo, Venezia, nel 1940 e vive a Roma. Honorable de l’Academie des Sciences de l’Institut de France. Professore di Economia e Politica Internazionale presso la Peking University (Cina). Tra i suoi ultimissimi libri: “Geopolitica dell’acqua”, “Geopolitica del cibo”, “Geopolitica della salute”. Il Prof. Valori è anche tanto altro…

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Riscoprire il potere di guarigione della Natura, entrando in contatto con la Terra

La testimonianza del cardiologo Stephen T. Sinatra di Martin Zucker

(La 1a puntata è uscita nel numero di Primavera)

Per anni sulla parte bassa delle mie gambe e dei miei gomiti sono stato affetto da psoriasi, una comune malattia infiammatoria della pelle. Avevo sempre notato che ogni volta che andavo a pescare sulle coste della Florida, la psoriasi praticamente mi scompariva per settimane. Lo attribuivo al fatto di essere stato fuori all’aria aperta, sotto il sole, all’influenza della vitamina D, ai sali minerali presenti nell’acqua del mare, e al relax tipico di una vacanza di stacco dal lavoro, lontano quindi dallo stress quotidiano. Ma poi ho realizzato che c’era anche un altro motivo del miglioramento della mia psoriasi: ero a contatto con la Terra, stavo a piedi nudi nell’acqua salata che è altamente conduttiva. Ovvero mentre ero a pesca, beneficiavo inconsapevolmente di un trattamento terapeutico. Ho potuto constatare la stessa cosa su miei pazienti, dopo la loro vacanza in Florida, durante i mesi invernali. Questi pazienti stavano assumendo l’anticoagulante Coumadin e dopo

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Il Dr. Sinatra M.D., F.A.C.C. è un medico cardiologo del Connecticut, USA, con quasi 40 anni di esperienza clinica. Insegna cardiologia integrata promuovendo l’importanza dell’impiego combinato di trattamenti sia convenzionali che complementari, come ad esempio quelli nutrizionali, strategie antiinvecchiamento e psicoterapia. È autore di una dozzina di libri, tra cui l’attuale best seller “The Great Cholesterol Myth”. È ideatore del sito www.heartmdinstitute.com


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il loro ritorno a casa ho spesso ridotto le loro dosi. La coagulabilità del loro sangue infatti era migliorata, il che significava che il loro sangue era diventato più fluido. Ero convinto che tale cambiamento fosse semplicemente dovuto al passaggio da un clima caldo a un clima freddo. Ma mi sbagliavo. Ho poi compreso, infatti, che il vero motivo di tale cambiamento era dovuto al fatto che questi pazienti stavano a piedi nudi per molte ore durante il giorno e avevano nuotato nell’oceano o in

sorprendente e di basso contenuto tecnologico: la stessa Terra su cui viviamo; proprio il terreno sotto i nostri piedi. La Terra potrebbe essere la sola medicina importante disponibile agli esseri umani per mantenerci sani e guarirci. È ormai stabilito, anche se non molto apprezzato, che la superficie terrestre possiede una fonte virtualmente illimitata e continuamente rinnovata di elettroni liberi, e questa riserva di elettroni conferisce alla superficie terrestre una carica negativa.

piscina. Erano stati ri-connessi alla Terra e ne assorbivano l’energia!

Questa fonte naturale di elettroni è stata sfruttata dall’uomo nei circuiti elettrici, in quella che viene chiamata “messa a terra”, che è un fattore stabilizzante necessario per tutti i sistemi elettrici. Avete senz’altro tutti sentito nominare dagli elettricisti il termine ‘messa a terra’, oppure ‘mettere a terra una presa o un elettrodomestico’. Ci sono sempre più prove che indicano che l’energia proveniente dalla terra possa creare un ambiente interno

La Terra come medicina Durante i miei decenni di pratica medica ho potuto assistere ai notevoli vari progressi della tecnologia, che hanno permesso ai medici di salvare sempre più vite umane. Tuttavia, se mi si dovesse chiedere quello che io considero il più eclatante passo in avanti nella medicina, darei una risposta molto

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bio-elettrico stabile, per normalizzare il funzionamento di tutti i sistemi del nostro corpo permettendone di stabilizzare la fisiologia. In biologia è assodato che gli elettroni delle molecole antiossidanti neutralizzano i composti dell’ossigeno a elevata reattività (ROS, conosciuti come i radicali liberi) coinvolti nei processi immunitari e infiammatori del corpo. Troppa attività di radicali liberi genera infiammazione cronica che a sua volta viene oggi descritta

al lavoro, o mentre si dorme in casa rimanendo connessi a terra tramite comode lenzuola conduttive, stuoie, e bande che facilitano il trasferimento di elettroni della Terra al corpo. Nel 2010 sono stato coautore del libro che introduce il concetto di messa a terra, ‘Earthing’. È stato tradotto in una dozzina di lingue, tra cui l’italiano (marzo 2012): http://www.gruppomacro. com/prodotti/earthing-apiedi-nudi-libro Sosteniamo che l’afflusso degli elettroni liberi assorbiti

riduzione del dolore suggerisce che l’energia della Terra abbia un potente impatto sull’infiammazione. Per vedere l’effetto grafico dell’Earthing sulle infiammazioni, date un’occhiata alle incredibili immagini termografiche che facevano parte di uno studio iniziale sull’Earthing thermographic images. La Termografia, conosciuta anche come immagine infrarossa, è una tecnica clinica ampiamente utilizzata che usa una sofisticata tecnologia computerizzata

dalla ricerca medica come causa primaria di molte malattie croniche dell’uomo.

dal corpo attraverso il contatto diretto col suolo è in grado di neutralizzare i radicali liberi e pertanto ridurre l’infiammazione cronica. Oggigiorno le persone che vivono disconnesse dalla Terra e che iniziano a praticare l’Earthing, sia in casa che all’aperto, comunemente segnalano di avere una riduzione del dolore e dei sintomi di infiammazione, e spesso anche rapidamente. Dal momento che il dolore è associato all’infiammazione, la

per mostrare i dati relativi alla temperatura della pelle e produrre un’immagine che viene poi valutata per la ricerca di eventuali malattie.

L’effetto della Terra sulle infiammazioni Da oltre un decennio sono coinvolto al progetto ‘Earthing’. Può essere tradotto anche come ‘messa a terra’, ‘essere connessi al terreno’, e si riferisce allo stare a piedi nudi a contatto con gli elettroni presenti sulla superficie della Terra: si può farlo camminando scalzi fuori all’aperto, o seduti

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Enormi implicazioni mediche La pratica dell’Earthing non solo riduce il dolore, ma fa diminuire anche lo stress, calma il sistema nervoso, migliora il sonno e l’energia, e, come ho documentato in uno studio pilota, ha un effetto salutare sulla fluidità del sangue. In


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Martin Zucker, scrittore e giornalista di salute e benessere, ha scritto molti articoli e libri ed è co-autore di quindici libri, tra cui Earthing, Move Yourself (Wiley), Reverse Heart Disease Now (Wiley), e Natural Hormone Balance for Women (Atria/Pocket Books). È giornalista corrispondente dall’estero dell’Associated Press in Europa e nel Medio Oriente.

questo studio abbiamo dimostrato gli effetti positivi dell’energia della Terra sull’elettrodinamica (potenziale zeta) delle cellule del sangue. Abbiamo dimostrato che ‘la messa a terra’ migliora significativamente la viscosità (densità) del sangue, l’infiammazione, e il flusso circolatorio. Lo studio è stato pubblicato sul Journal of Alternative and Complementary Medicine e può essere letto online su http://online.liebertpub.com/doi/ pdf/10.1089/acm.2011.0820 A questo punto ho visto chiare indicazioni che gli individui con malattie cardiovascolari, aritmie, ipertensione e diabete possono trarre grandi vantag gi dalla messa a terra, sia in modo preventivo che terapeutico. Medicalmente l’Earthing ha grandi implicazioni. Come medico trovo che ciò sia una soluzione profondamente semplice, pratica, efficace ed economica per combattere le malattie comuni e problemi di dolore, e rendere le persone più sane. Anche se la scienza moderna sta studiando l’Earthing da una dozzina di anni, non c’è nulla di veramente nuovo su questa pratica. È qualcosa di molto antico, una pratica seguita dalle culture di tutto il mondo nel corso praticamente di tutta la storia dell’uomo. Nel passato le persone abitualmente camminavano a piedi nudi o utilizzavano pelli di animali, che sono ‘conduttive’, per le calzature e le lenzuola. Erano a terra. Contrariamente alla società moderna che utilizza isolanti, scarpe con le suole sintetiche, e non dorme più per terra, i popoli del passato erano in contatto con l’energia della Terra mantenendosi sani e prevenendo infiammazioni. Uno dei temi principali della teoria di Earthing è constatare che le malattie croniche oggigiorno siano così dilaganti a causa dell’esserci disconnessi-separati dalla Terra. Il rimedio è quello di ristabilire il contatto con la Terra. Proprio come si farebbe per collegare un elettrodomestico a una presa elettrica, quando anche noi siamo connessi al campo energetico della superficie di Madre Terra, il nostro corpo bioelettrico si ricarica e si ravviva. Si verificano vantag gi significativi per la maggior parte delle persone, e sorprendenti per molte altre. La nostra ricerca ad oggi ha appena scalfito-grattato la superficie di una frontiera davvero emozionante per la salute e la guarigione. Questo è un enorme e generoso dono di guarigione da parte della Natura. Sentirete molto parlare di Earthing in futuro!”

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Reconnect to The Healing Earth by Stephen T. Sinatra, M.D., F.A.C.C.

Real Healing Power Right Under Your Feet (Dr. Sinatra is an integrative Connecticut cardiologist with nearly forty years of clinical experience. He lectures widely on integrative cardiology, and the advantages of using both conventional medical treatments and complementary nutritional, anti-aging, and psychological therapies. He is the author of a dozen books, including the current best-seller “The Great Cholesterol Myth,” and is host of the heartmdinstitute.com website) For years, my lower legs and elbows used to break out with psoriasis, a common inflammatory condition of the skin. I had always noticed that whenever I would go bonefishing in Florida the psoriasis would virtually disappear for weeks afterward. I attributed it to being out in the sun, the vitamin D, the minerals in the salt water, and time off from the daily stresses of a busy cardiology practice. I now realized that there was another reason for the improvement of the psoriasis. I was “grounded,” barefoot in salt water that is highly conductive. As I was fishing, I was simultaneously giving myself a treatment. I had a similar revelation related to patients coming back to their homes in Connecticut, where I practiced, after vacationing in Florida over the winter months. These patients were taking the blood thinner Coumadin and after their return I would often have to reduce their dosage. Their blood coagulability had improved, meaning their blood had become thinner. I had always thought the change was simply a result of going from warm weather to cold weather. I was wrong. Later, I realized that the reason for the change was because these patients were going barefoot for many hours during the day and swimming in the ocean or in concrete pools. They were grounding themselves! They were absorbing the Earth’s energy. The Earth as Medicine During my decades in medical practice I have witnessed remarkable advances

in technology that give physicians ever greater ability to save lives. However, if you were to ask what I regarded as the most impressive breakthrough I would give you a very surprising, low-tech answer: the very Earth we live on, literally, the ground beneath our feet. The Earth may just be the single-most important medicine available to humans to keep us healthy and heal us. It is an established, though not widely appreciated fact, that the Earth’s surface possesses a virtually limitless and continuously renewed supply of free electrons, and this reservoir of electrons gives the surface a negative charge. This natural electrical source has been exploited by humans in the electrical world as so-called “ground,” a stabilizing factor for all electrical systems. You’ve no doubt heard electricians refer to a grounded house, a grounded outlet, or a grounded appliance. (Silvia: You’ll have to find the appropriate technical language in Italian....terre elletrico) Emerging evidence now indicates that this very same ground energy can create a stable internal bioelectrical environment for the normal functioning of all body systems. It stabilizes your physiology. In biology, it is well established that electrons from antioxidant molecules neutralize reactive oxygen species (ROS, or in popular terms, free radicals) involved in the body’s immune and inflammatory responses. Too much free radical activity generates chronic inflammation that in turn is now being described by the medical research world

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as a primary cause of many of the chronic ills of man. The Earth Effect on Inflammation For more than a decade I have been involved in the Earthing Project. Earthing (also known as grounding), refers to contact with the Earth’s surface electrons by walking barefoot outside or sitting, working, or sleeping indoors connected to comfortable conductive sheets, mats, and bands that facilitate the transfer of the Earth’s electrons from the ground into the body. In 2010, I coauthored a book introducing the concept of Earthing. It has been translated into a dozen languages, including Italian (http://www.gruppomacro.com/ prodotti/earthing-a-piedi-nudi-libro). We assume that the influx of free electrons absorbed into the body through direct contact with the Earth likely neutralizes free radicals and thereby reduces chronic inflammation. Today, people who have been disconnected from the Earth and who start Earthing, whether inside or outside, commonly report reduced pain and symptoms of inflammation, and often a rapid decrease. Since pain is associated with inflammation, reduction in pain suggests the Earth’s energy has a powerful impact on inflammation. To see the effect graphically of Earthing on inflammation, take a look at the dramatic thermographic images that were part of an early Earthing study. Thermography, also known as infrared imaging, is a widely used clinical technique that utilizes sophisticated


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computerized technology to translate skin temperature data and produce an image that is then evaluated for signs of possible disease or injury. Medically – Big Implications Earthing not only reduces pain, it reduces stress and calms the nervous system, improves sleep and energy, and, as I documented in one pilot study, appears to have a healthy blood thinning effect. In it, we demonstrated the positive effects of the Earth’s energy on the electrodynamics (zeta potential) of blood cells. We showed that Earthing significantly improves viscosity (blood thickness), inflammation, and flow. The study was published by the Journal of Alternative and Complementary Medicine and can be read online at http://online.liebertpub.com/ doi/pdf/10.1089/acm.2011.0820 At this point, I have seen clear indications that individuals with cardiovascular disease, arrhythmias, high blood pressure, and diabetes may benefit greatly from Earthing, both preventively and therapeutically. Medically, Earthing has big implications. As a medical doctor, I see it as a profoundly simple, practical, effective, and cost-cutting way to combat common illnesses and pain problems, and make people healthier. Although the science behind Earthing is only dozen or so years old, there’s nothing really new about Earthing. It is something very old, a practice followed by cultures throughout the world throughout virtually all of history. In the past, people routinely walked barefoot or used conductive animal skins for footwear and bedding. They were grounded. Unlike modern society that uses insulating, synthetic soled shoes, and no longer sleeps on the ground, the peoples of the past were in contact with the Earth’s energy and it was keeping them healthy and preventing inflammation. A major theme of the Earthing theory is that chronic illness today is so rampant because we have cut ourselves off from the Earth. We’re disconnected.

The remedy is to reconnect with the Earth. Just as you would plug a dormant appliance into an electrical outlet, when you connect yourself to Mother Earth’s surface energy field your bioelectrical body becomes charged and enlivened. You experience multiple benefits, significant for most people, and nothing less than amazing for many. Our research to date has just scratched the surface of a truly exciting frontier in health and healing. This is a huge healing bounty from Nature. You’ll be hearing a lot about Earthing in the future!

Martin Zucker Health writer, has written or coauthored fifteen books, including Earthing, Move Yourself (Wiley), Reverse Heart Disease Now (Wiley), and Natural Hormone Balance for Women (Atria/Pocket Books). He is a former Associated Press newsman in Europe and the Middle East.

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ottobre 2014


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