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autogenerare la propria salute con creativitÀ e fantasia trucchi, segreti e consig li
l’arte del vivere ali m entare la propria armonia con i m pegno, curiosità, diverti m ento e i ronia
i ntervista al prof. giannattasio 1
2014
INVERNO
trim estrale collezionabile di salute consapevole
in volo verso sé stessi
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agricoltura, cibo consapevole, additivi, etichette ali m entari
del ben-vivere moderno
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sommario
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Editoriale
Si parte! di
Silvia Nicoletti
A tutta salute
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Una prospettiva nuova... o antica? di
Peter Asselbergs
E-mozioni in casa di Ippocrate
La terra di
Maria Pia Benedetto
Gusto e svago
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Nutrire corpo, mente, anima di
Nadia Boraggini e Marco Grotti
Lumi di conoscenza
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Campi elettromagnetici, questi s-conosciuti... di
Giorgio Bragaglia
Arte e scienza
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Metadisciplinarietà per la medicina rigenerativa di
Silvia Canaider
Medicina e sacralità
Il senso della totalità di
Arrigo Chieregatti
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sommario
Pimpi-natura
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Tornare alla nostra essenza di
Laura Dell’Aquila
Cum grano salis
Salute self-made di
Sabine Eck
Vivere l’a mbiente
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Luce, spazio, materia e... l’uomo di
Guido Matta
Aperta-mente
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La millenaria medicina degli imperatori cinesi di
Maurizio Mazzarelli
Curiosando
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Intervista al prof. Matteo Giannattasio di
Silvia Nicoletti
Cambia-menti
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L’intestino: Candida e intolleranze di
Francesco Walter Pansini
I miei tesori
Il valore del territorio di
Stefano Parmeggiani
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sommario
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Masticando, masticando
Sulla bocca... di
Silvana Santoro
In cucina... naturalmente
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Padella padella delle mie brame... di
Antonio Scaccio
Poetica-mente
85
Io, malata di Parkinson di
Laura Soldati
Dolce dormire
87 91 Salute? Sì, grazie periodico web di informazione sui temi della salute - diffusione gratuita
I benefici del materasso di lana di Paolo Stracciari e Cristina Zanetti
Mondo a colori
La luce del colore di
Viviana Tartaglia
Editore Outline edizioni di Roberto Roveri via Mozza 125/b - 40018 San Pietro in Casale (Bo) outline@outlineedizioni.it
Hanno collaborato a questo numero Peter Asselbergs, Maria Pia Benedetto, Nadia Boraggini e Marco Grotti, Giorgio Bragaglia, Silvia Canaider, Arrigo Chieregatti, Laura Dell’Aquila, Sabine Eck, Maurizio Mazzarelli, Guido Matta, Silvia Nicoletti, Francesco Walter Pansini, Stefano Parmeggiani, Silvana Santoro, Antonio Scaccio, Laura Soldati, Paolo Stracciari e Cristina Zanetti, Viviana Tartaglia Ha partecipato il Prof. Matteo Giannattasio
Direttore responsabile Paola Rubbi
Immagini 123RF, archivio editore
Progetto e coordinamento editoriale Silvia Nicoletti - silvianicoletti@outlineedizioni.it
Progetto grafico e impaginazione Roberto Roveri Studio
Anno 1 - numero 1 - Inverno 2013/2014
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Contatti redazione salutesigrazie@outlineedizioni.it Pubblicità Outline edizioni pubblicita@outlineedizioni.it L’editore è a disposizione degli eventuali aventi diritto che non è stato possibile contattare Gli articoli seguono l’ordine alfabetico del cognome dei co-autori che hanno collaborato a questo numero Copyright Outline edizioni 2014
editoriale
si parte!
Questo nuovo contenitore-spazio-luogo nasce da un forte e sentito desiderio e spirito di condivisione per accompagnare i lettori dalle menti curiose che amano prendersi cura di sé, degli altri e del mondo che ci circonda, a esplorare e addentrarsi in alcuni dei numerosi sentieri che conducono al ben-vivere. Mica è divertente altrimenti la vita senza una buona dose di curiosità, stupore e meraviglia. Faremo insieme belle passeggiate..., quindi indossiamo scarpe comode, possibilmente colorate, e mettiamoci in cammino. E poi, come tutti ben sappiamo, stare all’aria aperta, luce+ossigeno, giova molto alla salute. Stare bene con sé stessi, con gli altri, e nel rispetto della nostra meravigliosa Madre Terra che ci ospita, implica e richiede, oltre a tanta curiosità-stupore-meraviglia come già detto, anche senso di responsabilità, conoscenza, buon senso, creatività, fantasia, estro, iniziativa, positività e ottimismo, coraggio, fede nella vita, azione, capacità di trasformazione, flessibilità, spirito di adattamento, equilibrio, energia, forza di volontà, gioia, amore, entusiasmo, umiltà, autonomia, consapevolezza,... e la lista potrebbe ancora continuare... Essere in salute e mantenerla è un gioco (una scelta personale) quotidiano sottile, impegnativo, che richiede solerzia, determinazione, ascolto e attenzione, fatto di equilibri tra i numerosi e complessi mondi che ci appartengono: quello fisico, mentale, psicologico, emozionale, sentimentale, spirituale, sociale, culturale, ambientale, interpersonale,... Ma per partecipare attivamente e coscientemente a questo bel gioco ballerino, di abilità, di bilanciamento, piuttosto complesso, sì, ma nello stesso tempo avvincente e appassionante, è necessario prima di tutto imparare a conoscersi, a essere più introspettivi, a entrare in contatto con la nostra vera intima essenza, quindi a porci inevitabilmente tante domande. Chi sono veramente io? Mi conosco abbastanza? Sono coerente coi miei desideri, i miei sogni, le mie aspirazioni, i miei talenti? Che tipo di pensieri formulo? Sono, io, in sintonia con la mia anima? Nutro il mio corpo e la mia anima nel modo giusto? Cosa ho imparato oggi? Come affronto la vita? E le avversità, le difficoltà, i cambiamenti? Come mi rapporto con gli altri? Come
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di Silvia Nicoletti
Una porta aperta su tanti mondi da esplorare
editoriale
mi rapporto con la natura-l’ambiente esterno? ... E così via... Le malattie (campanellini-avvertimenti-segnali) dalle più blande alle più gravi, si manifestano intelligentemente grazie al nostro fantastico e geniale sistema immunitario, per segnalarci che qualcosa di noi si è s-bilanciato, che è venuta a mancare a qualche livello della nostra essenza-esistenza (cioè dei nostri numerosi sistemi vitali) quella magica armonia complessiva, indispensabile per il mantenimento personale quotidiano di quegli equilibri accennati sopra, necessari per sentirsi in forma e vitali, appartenenti al Tutto. Le malattie-patologie-malesseri sono quindi utili, benefici, validi, salutari, che ci piaccia o no, per permetterci di riprendere in mano la nostra vita, tra una difficoltà e l’altra, nel modo più aderente a noi stessi. Per ripristinare ordine in noi, insomma. Ma allora... ci fanno da specchio... offrendoci la possibilità di apportare cambiamenti nella nostra vita, interiore ed esteriore, per migliorarci, per condurre al meglio curiosità il nostro passaggio-viaggio quaggiù...? Per rinascere in più occasioni? stupore La vita è senza dubbio una palestra, a volte dura, o se preferite è come un’altalena, o ancora meraviglia e un insieme di danze e balli di vari tipi e ritmi, ovvero non è mai statica, monotona e ferma, re sponsabilità bensì in continuo moto, movimento, dinamica, fatta di metamorfosi, di trasformazioni, di nei confronti cambiamenti, di alti e bassi, di gioie e dolori, di salite e discese, e via dicendo... della vita È proprio attraverso l’imprevedibile viaggio terreno che acquisiamo, o meglio guadagniamo, esperienza, vantaggiosa e giovevole, nel bene e nel male, per crescere, per evolverci, per arricchirci, per fortificarci, per temprarci, per imparare... La vita è un dono... misterioso e sacro..., ci impartisce tante lezioni. Vero e proprio patrimonio. Anche e soprattutto attraverso i mal-esseri e gli imprevisti di qualsiasi natura. Entrando in questo luogo (la nuova rivista) che amo immaginare un incantevole e strabiliante bosco, varcata la soglia della porta (di copertina) aperta con la chiave, avverranno incontri e chiacchierate con alcuni uomini e donne di eccellenza, esperti di salute, appassionati, seri, intelligenti, di spessore,
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editoriale
arguti, brillanti, ingegnosi, coraggiosi, curiosi, geniali, saggi, generosi, umili (si capisce abbastanza che li ammiro tanto?), che ci faranno da guide speciali attraverso sentieri diversi, accompagnandoci nella nostra passeggiata esplorativa collettiva quale vuole essere metaforicamente “questo spazio”. A loro mille grazie da parte mia dal cuore per il loro spirito di stare ed essere insieme, partecipativo e costruttivo, al servizio degli altri, in questo percorso-cammino aperto a tutti gli interessati, permettendo la realizzazione di questo progetto editoriale condiviso. Sono liberi ricercatori e liberi pensatori, instancabili e straordinari, che grazie alla loro capacità di chiedersi quotidianamente tanti perché partendo dalle cose più semplici, che spesso ahimè perdiamo di vista, aiutano le persone prendendole per mano, ascoltandole, rimettendole sulle loro stesse gambe, fornendo saperi utili e pratici per una vita migliore, e soprattutto su misura. Grazie alle loro tante e preziose voci, infatti, potremo osservare e conoscere meglio il vasto mondo della salute nelle sue molteplici sfaccettature, da tanti punti di vista. Gli spunti qui proposti sono moltissimi. E tanti altri ce ne sarebbero. Saperi, conoscenze, ricerche, pensieri, riflessioni, piccoli e grandi segreti, trucchi, idee, curiosità, scambi, culture, quesiti, osservazioni da più angolazioni, e così via: ingredienti e presupposti essenziali e vitali per renderci più responsabili, più autonomi, più consapevoli nei confronti della vita. Così piena e ricca di cose da scoprire, e di... misteri. Buona lettura e buona compagnia, cari lettori. Anzi, vi auguro una indimenticabile e dilettevole passeggiata, a pieni polmoni, dalla quale possano scaturire se necessario nuove scelte di vita, incontri e conoscenze interessanti, magari anche di amicizie e collaborazioni future, perché come diceva Antoine de Saint-Exupéry: Esiste un solo vero lusso, ed è quello dei rapporti umani. Un grazie davvero molto sentito e riconoscente a quanti hanno dato vita e un volto concreto a questa nuova rivista, il cui obiettivo si potrebbe riassumere nella frase di copertina (fra le tante che trovate...) In volo verso sé stessi, espressione che risulta però molto più potente e densa di significato nella frase del geniale e straordinario Alejandro Jodorowsky (classe 1929), che qui desidero citare, quando dice: È necessario osare convertirsi in sé stessi per poter coltivare una sensibilità, una coscienza, una creatività proprie.
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Dai, cosa aspettiamo? Varchiamo la soglia della porta ed entriamo con curiosità nel meraviglioso bosco della consapevolezza!
Simply Cream Simply Luxury Semplicemente
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a tutta salute
Una prospettiva nuova... o antica? La visione olistica della salute ci insegna... l’arte del vivere
di Peter Asselbergs
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titolo dovrebbe forse essere piuttosto “Una prospettiva rinnovata” visto che i concetti e i principi di questo articolo si riferiscono a principi vitali e naturali esistenti già da secoli, se non da millenni. Infatti, in realtà le cosiddette medicine “alternative”, sono molto datate, cioè molto più antiche delle cosiddette medicine “ortodosse” di oggi. La “vitalità” non è un concetto astratto, ma anzi piuttosto concreto: i nostri sistemi vitali (mentale, emotivo, biochimico, strutturale, e bioenergetico) funzionano inter-dipendentemente l’uno dall’altro, e l’armonia, ovvero la salute della nostra esistenza,
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Leonardo da Vinci, L’Uomo Vitruviano, 1490 circa, Venezia, Gabinetto dei Disegni e delle Stampe, Gallerie dell’Accademia.
te s ta t i n a r u b r i ca approccio alla salute è molto più della somma delle parti: un La salute è l’ar moniaintegrativo, e non certo riduzionistico. neurologici, circolatori, l’equilibrio tra il libero flusso dei sistemi e bioenergetici; la malattia, linfatici, muscolo-scheletrici, digestivi, zione di uno o più di invece, è la manifestazione della dis-fun questi sistemi. sia la malattia stessa: È un’illusione credere che il mal-essere nte del corpo di risolvere e è invece lo sforzo, il tentativo intellige e interrotto. ritrovare il proprio equilibrio disturbato re quindi indirizzata La ricerca della guarigione dovrebbe esse più profondamente alle cause della disfunzione di turno il auto-guarigione o vis possibile, cosicché il potere innato di possa rimediare-riparare la medicatrix naturae del nostro organismo o naturale. situazione patologica in modo del tutt a” odierno prevalente, Ciò contrasta assai col “metodo di cur che tenti di alterare il che cerca di trovare qualche farmaco meccanismo della sintomatologia. igione avviene dall’alto La sag gezza dell’antico detto “La guar dei fondamenti assai verso il basso e dall’interno verso l’esterno” ha irituale” (dimenticato profondi. E il nostro senso innato “sp a nostra posizione della forse... ?) dovrebbe farci da “guida” nell realtà quotidiana... simo che tutti noi ci Innanzitutto è secondo me importantis abilità nei confronti della assumiamo la nostra personale respons dare tutto il potere a vita e quindi della nostra salute, anziché llo” del problema, con i sistemi che guardano più al loro “contro rigione della persona. profitti paralleli, che non alla vera gua “educarsi” alla salute, È compito e dovere di ognuno di noi ime informazioni (e dise, infatti, abbiamo a disposizione tantiss per fare questo. informazione) da scegliere oggigiorno fidarci e affidarci Mi dispiace dirlo, ma non possiamo più sintomatiche. ciecamente di/a cure esclusivamente tanta ammirazione Detto questo, devo dire che ho anche
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siamo persone errate, non in
a tutta salute per i medici e la medicina moderna, con tutto quello che sanno/sa fare bene! La medicina ha fatto senza dubbio numerosi progressi, soprattutto rispetto ai casi acuti; per le patologie croniche sembra invece che voglia trattare più i sintomi che le vere cause dei problemi. La visione odierna/ attuale della medicina ufficiale sembra ridurre tutto a cose tecniche, chimiche, isolate tra
loro, quando è ovvio, anche a detta dei più grandi medici di tutti i secoli, che la vera salute è molto di più della somma dei pezzi, come ho già scritto all’inizio. Per tante malattie vuole dare la colpa alla genetica, anziché a stili di vita sbagliati. La visione della vita stessa è diventata un po’ strana e non penso che il “movimento New Age” abbia capito meglio le
cose, in quanto prima c’erano grandi artisti, adesso c’è la “cromo-terapia”; oppure prima c’erano grandi musicisti, adesso c’è la “musico-terapia”; e così via. L’Arte del Vivere non ha nulla a che fare con una “tecnica” o con una “terapia”, bensì con l’abilità di integrare tutto, dall’interno e dall’esterno. C’è da chiedersi: perché ci sono così tante persone
sempre meno in salute a causa di scelte di vita sintonia con la nostra vera essenza
malate, o non in piena salute? Con tutti i soldi investiti (buttati) nella Sanità, perché mai ci sono così tanti problemi di salute oggi? Se il Sistema Sanitario funzionasse davvero bene, allora gli ospedali dovrebbero diventare sempre meno e sempre più piccoli, e con sempre meno ricoverati, anziché essere bisognosi di
sempre maggior denaro. È ormai evidente che siamo persone sempre più ammalate a causa di scelte di vita errate, di stili di vita non in sintonia con la nostra vera essenza: ci alimentiamo con cibo abbondante e non adeguato perché denaturato, siamo sottoposti a inquinamento elettromagnetico-atmosferico-
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alimentare, siamo pieni di stress-paure personali e sociali, e di propagande televisive fuorvianti, ansiogene e ingannevoli, e via dicendo. Bisognerebbe avere, invece, una visione olistica della salute, aggettivo ormai diluito nel suo significato più profondo: infatti, basta entrare nelle farmacie o nei supermercati ed è tutto
a tutta salute
una vita più vicina ai nostri sogni, maggior godimento, alimentazione corretta e tanto altro, per vivere in salute
Peter Asselbergs M.Sc. D.C. è nato in Canada a Ottawa nel 1955 da genitori olandesi. Suo padre era diplomatico delle Nazioni Unite (ONU) e questo lo ha portato a conoscere numerosi luoghi e tante persone nel mondo. Per lo più ha vissuto in Canada, Olanda e Italia dove si è poi stabilito negli ultimi 25 anni. Concluso il liceo a Roma nel 1973, ha frequentato la Carleton University a Ottawa diventando Bachelor of Science (Biochimica); poi l’Università di Toronto conseguendo un Master of Science; e infine ha ottenuto il titolo di Doctor of Chiropractic presso il Canadian Memorial Chiropractic College di Toronto. Sostiene che di studiare e di ri-cercare non si finisce mai, la vita è in costruzione tutti i giorni, un cantiere sempre aperto e siamo noi stessi in primis a dover scegliere come condurla. Tiene seminari ed è presente nei seguenti siti web: www.bio-magnet.eu – www.dr-asselbergs.eu www.insomniamag.it
‘bio’, ‘energia’, ‘naturale’, ‘olisitico’, eccetera. La parola “olistico” deriva dal greco “olos”, che letteralmente significa “Tutto” o “il Tutto”, e si riferisce all’attitudine di considerare l’aspetto fisico, mentale e spirituale dei fenomeni come un Tutt’Uno alla visione dell’Universo, della Terra, della Natura, dell’Individuo, della Vita e della sua Salute in senso globale e di interrelazione continua, dove tutto avviene contemporaneamente e interagisce in un’unica Armonia. Pertanto si basa su una visione complessiva, e non scomposta-divisa in più parti. Comunque, per parlare in termini pratici, consideriamo per un attimo, ad esempio, l’artrite reumatoide, malattia di cui spesso si sente parlare perché sempre più persone ne soffrono. È considerata una malattia imputata a una disfunzione del sistema immunitario. In realtà, bisognerebbe girare e capovolgere il modus pensandi: essa non è una “malattia” presa per sfortuna dall’esterno, piovuta dal cielo, bensì il risultato di anni e anni di s-quilibri (scelte di vita e abitudini sbagliate) per tanto cronicizzati: metabolismo affaticato, intossicazioni, blocchi emotivi-mentali-bioenergeticistrutturali. Se un medico ha questo modo di ragionare e capacità di ascolto, può accompagnare i propri pazienti in direzioni adeguate e su misura per condurre una buona vita autonoma in salute, come l’alimentazione corretta, una vita meno stressante e più vicina ai propri sogni, indole e aspirazioni, di maggior godimento, lontani il più possibile dalle numerose fonti di inquinamento provenienti ormai da più parti, promuovendo l’importanza di un buon sonno notturno, aggiustamenti chiropratici, uso del BioMagnetismo, e tante altre scelte di buon senso e consapevoli. Altro esempio che desidero farvi: soffrite da tempo di dolori a un ginocchio. L’approccio medico classico-tradizionale guarda e punta il faro sul ginocchio stesso, e descrive tutto ciò che non va lì: ma non è sufficiente. Bisogna guardare a tutta la struttura della persona, dal cranio in giù, per ri-equilibrare il corpo, e risincronizzare il sistema neuro-muscolo-scheletrico. Non basta certo mettere un plantare... Per ora mi fermo qui. Nel prossimo numero vi parlerò dei metodi manuali (chiropratici) e bioenergetici, che ho qui solo accennato, e di cui mi occupo nella mia vita professionale da tanti anni per risolvere numerosi problemi di salute. Alla prossima!
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La terra La terra non come luogo qualunque ma come luogo dell’anima
di Maria Pia Benedetto
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arà mio vivo desiderio accompagnar vi nell’affascinante e impervio sentiero delle emozioni, quelle che investono la nostra volte sfera più profonda, incomprensibile a a e dell vita. perfino a noi stessi. Sono il sale e il pep e di Le emozioni modificano la percezion onda. noi stessi, degli altri, e di ciò che ci circ “emozione” D’altra parte l’etimologia della parola in senso deriva dal latino emovere = muovere da: “scuoteretraslato il verbo assume il significato di sconvolgere”. nza Caratteristica fondamentale dell’esperie re esse e di emotiva è, infatti, avvertire la sensazion l qualcosa mossi e s-mossi da ciò che si prova, que o, ma così di viscerale, di profondo, di sconosciut esclusivamente “nostro”! ntro Ecco, cari lettori, in questo primo inco ozioni... desidero con-dividere con voi le mie e-m per la terra! ico con Direte: “Ma cosa ha a che fare un med la terra?”. donna, Intanto, prima di essere medico sono sappiamo e nell’immaginario collettivo noi donne qualcosa di e-mozioni... , sia nella E poi non dimentichiamo che l’uomo a parola, è Bibbia che nel significato originario dell nta uomo, “humus”, cioè “terra”: una terra che dive animata dal soffio divino. a terra Desidero in questo spazio parlarvi dell
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come luogo, ma non un luogo comune o un luogo qualunque, bensì come luogo dell’anima. Si tratta di una scoperta o di una ri-scoperta? Io, come molti di noi, provengo dalla terra. Non che l’abbia mai coltivata, però. I miei avi l’hanno invece fatto fare per me, lasciandomela poi in eredità. Non è però dell’eredità materiale (benché importante) di cui voglio parlarvi, ma di quella e-mozionale, che riscopro ogni giorno nel ricordo di mio nonno, delle sue parole, del suo amore viscerale e smisurato per la “sua” terra. Ricordo molto bene quando, ancora piccola, mi portava qualche volta a cavallo mentre andava in perlustrazione, indicandomi ora il vecchio palmento (locale in cui avveniva la trasformazione dell’uva in mosto) nel cui muro perimetrale era ancora visibile un foro, retaggio di un attacco a opera di briganti messi in fuga da suo nonno; ora il sentiero divenuto per sua stessa volontà carrabile, perché favorisse l’accesso alla proprietà da più parti; e così via... Sì, ricordo la sua caparbietà, la sua competenza quando indicava ai suoi braccianti le tecniche di lavorazione per rendere più produttive le sue terre nel rispetto della terra, senza forzare, ma “assecondando” attraverso l’osservazione delle fasi lunari. Ricordo ad esempio quando d’estate, madido di sudore, andava dal piano al colle (così è fatta la terra dei suoi avi che ora è mia) per seguire il lavoro dei campi, dando per primo l’esempio; lo stupore e la gioia di fronte alle meraviglie della natura; la sua capacità di emozionarsi nel vedere gli ulivi in fiore e il loro nettare verde-oro, poi, che usciva dal frantoio! Già, mio nonno..., “Il rispetto per la terra e per chi la lavora”,... “La terra non tradisce”... Ebbene oggi, a molti anni di distanza dalla sua morte, ho ri-scoperto la terra..., gli ulivi, in una terra che non è la terra in cui sono nata (la Calabria), e non è nemmeno la terra in cui sono cresciuta (il Piemonte), non è la terra in cui sono maturata (la Campania), né quella in cui vivo da diversi anni (l’Emilia). Ma è la terra dei “nostri” (miei e di mio marito) Ulivi: l’Umbria! La terra è sempre terra. Ovunque si trovi. Ecco, vorrei trasmettervi l’e-mozione che provo quando guardo i miei nuovi ulivi (secolari): mi sento parte di un Tutto! E sento che oggi anche quella è diventata la mia terra, il mio luogo dell’anima. In questi ulivi ritrovo la mia anima e l’anima del mondo,
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contemporaneamente, e ammetto che solo oggi apprezzo davvero l’opera e gli insegnamenti di coloro che mi hanno preceduta... Ho rispolverato una vecchia poesia del Pascoli, e non sarà mica un caso, e solo ora ne comprendo l’intima essenza; fa parte della raccolta “I Canti di Castelvecchio”, e augurando anche a voi di trovare il vostro luogo dell’anima e nel darvi appuntamento alla prossima puntata, vi saluto con il III e il V verso de “L’Inno all’Ulivo”:
III Portate il piccone; rimanga l’aratro nell’oz io dell’aie. Respinge il marrello e la vanga lo sterile clivo. Il clivo che ripido sale, biancheggia di sassi e di ghiaie; lo assordano lebbre cicale col grido solivo. Qui radichi e cresca! Non vuole, per crescere, ch’aria, che sole, che tempo, l’ulivo! ... V Per sé, c’è chi semina i biondi solleciti grani cui sopra la neve del verno e cui mondi lo zefiro estivo. Per sé, c’è chi pianta l’alloro che presto l’ombreggi e che sopra lui regni, al sussur ro canoro del labile rivo. Non male. Noi mèsse pei figli, noi, ombra pei figli de’ figli, piantiamo l’ulivo!
Maria Pia Benedetto è medico. Dal 1996 svolge la libera professione nell’ambito della Medicina Biologica. Vive e lavora da alcuni anni a Bologna, dove tiene seminari di informazione e prevenzione presso l’AUSER e in alcuni Centri di Quartiere. Inizia il suo percorso di studi in Medicina e Chirurgia all’Università di Torino, trasferendosi in seguito a Napoli, dove si laurea nel 1988. Dopo alcuni anni di medicina tradizionale, approfondirà con passione e curiosità, in Italia e all’estero, studi di Omeopatia, Omotossicologia, Elettro-agopuntura secondo Voll, Floriterapia di Bach, Medicina Estetica Biologica e Nutrizione Biologica. Ama il suo lavoro e si impegna a promuovere quotidianamente l’Ars Medica in cui crede profondamente, in una continua ricerca. La medicina cosiddetta olistica preferisce definirla medicina “integrata”, perché la medicina è secondo lei “una”: non è né bina né trina. Per info: mapyben@alice.it
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È con grande onore e orgoglio che lavoriamo con responsabilità e gioia al Servizio della Natura dal lontano 1967 e nel corso di quasi cinquant’anni di appassionata attività e instancabile ricerca abbiamo maturato una forte esperienza nella progettazione e realizzazione di giardini e ambienti verdi. Oggi le soluzioni da noi ideate e realizzate ad personam sono luoghi accoglienti, meravigliosi, rigeneranti, bio-energetici (anche in contesto ospedaliero): opere uniche e armoniose nelle quali ogni angolo desidera esprimere e suscitare emozioni benefiche e giovevoli per il benessere. Percorsi accuratamente studiati di prati, aiuole, macchie di colore, alberi e arbusti, offrono una stupenda e variegata policromia nel corso delle stagioni. Completiamo il nostro impegno nel nostro amato settore con la progettazione e la realizzazione anche di impianti di irrigazione e illuminazione, offrendo così un ulteriore arricchimento degli ambienti esterni-spazi verdi con elementi di arredo, percorsi pedonali, fontane, piscine, giochi di luce e acqua, ponti, laghetti e tanto altro ancora.
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gusto e svago
Nutrire corpo mente anima di Nadia Boraggini Marco Grotti
Il cibo sano ci rende persone più gioiose, più lucide e più vitali
In
inverno, lo sappiamo, si tende ad accumulare qualche chilo di troppo poiché si ama mangiare un po’ di più e
soprattutto cibo tendente ad acidificare l’organismo (carne, formaggi, dolci), e meno ortaggi e frutta; e poi si cammina anche di meno... È il periodo dell’anno in cui la Terra è più lontana dal
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Sole, la luce è più fioca, più scarsa e dura meno a lungo. Così come nella natura, anche dentro di noi un seme misterioso sta creando nuovi orizzonti di vita e per farlo ha bisogno di buio e tranquillità.
gusto e svago
È il momento adatto per entrare nel nostro essere più profondo e ritrovare la nostra luce interiore. La natura in questo periodo, insomma, si stiracchia in un lungo sbadiglio... È importante seguire il ritmo delle stagioni, anche rispetto a ciò che mangiamo: non dimentichiamo, infatti, che ciò che avviene in natura, avviene anche in noi. La primavera, ad esempio, è la stagione della ri-nascita, il momento dell’anno più adatto per depurare l’organismo, riducendo il consumo di prodotti animali a favore di alimenti proteici di origine vegetale come i legumi, i semi oleosi e la frutta secca, e naturalmente di cereali integrali, e di frutta e verdura. Ma ora torniamo al nostro inverno senza mai dimenticare di nutrirci in modo sano ed equilibrato durante tutto l’anno, alimentandoci cioè con co-scienza, coi prodotti che offre la terra in ogni stagione, selezionando però anche la qualità. Come affrontare l’inverno, dalle nostre parti spesso piuttosto lungo e rigido, senza incorrere negli errori comuni? Bè, una sana alimentazione è il nostro primo vaccino antinfluenzale. Gli alimenti non naturali, ricchi di conservanti, e tanti altri additivi chimici, introducono nel nostro organismo sostanze difficili da smaltire: le tossine. Da preferire sono quindi i cereali integrali, i legumi, la verdura cotta, le abbondanti insalate crude e la frutta fresca. Da eliminare sono il sale raffinato e lo zucchero raffinato, e il cibo industriale in genere. L’eccesso di tossine influisce sul sistema immunitario, rendendo il nostro corpo più vulnerabile agli attacchi dei virus e batteri, tanto frequenti in inverno in cui si sta spesso in luoghi chiusi. Consumare cibi freschi, non precotti, non conservati-surgelati, permette di mantenere pulito l’intestino e potenziare la nostra flora batterica consentendoci di rinforzare le nostre difese immunitarie. L’ideale naturalmente è fare la spesa direttamente dai contadini, dai produttori, dopo averli ben conosciuti e aver capito se fanno al caso nostro, oppure nei supermercati-negozi di prodotti biologici. Ecco di seguito una nostra proposta di “ricetta invernale” adatta per riscaldare e nutrire nel modo giusto... corpo-menteanima. Ricordate: nutritevi con tutti i vostri sensi e... occhio agli ingredienti! Tutti gli ingredienti specificati nella ricetta sono biologici e/o biodinamici. Vi consigliamo di preferire in cucina stoviglie-strumenti in materiali non tossici alla salute.
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gusto e svago
Tortini o soufflè di zucca e carciofi Ingredienti per 6 persone • 4 bei carciofi invernali (quelli della Sardegna e della Puglia sono buonissimi in questo periodo!) • 0,5 kg di zucca violina matura al punto giusto (lo capite dalla colorazione della buccia, cioè giallo arancione) • 1 tazza di anacardi non tostati • alcune mandorle tostate • 1 limone • prezzemolo • aglio • rosmarino • olio di oliva extra vergine spremuto a freddo • vino bianco (possibilmente senza solfiti aggiunti) • noce moscata • un po’ di farina di mais bramata • sale marino integrale (noi usiamo spesso quello di Mothia e/o di Cervia) e pepe, q.b.
Procedimento Mettere in ammollo in abbondante acqua buona per circa 3 ore gli anacardi (devono assorbirla). Nel frattempo mondare i carciofi e tagliarli in 4 spicchi ciascuno e se i gambi sono belli grossi, tenere la parte alta e togliere i filamenti. Mettere poi tutto in acqua con il limone spremuto, per almeno 10 minuti. Tagliare a cubetti la zucca pulita con la buccia, e infornarla con un po’ di sale, olio e rosmarino a 180° per 20 minuti: non devono spappolarsi, bensì rimanere sodi. Mettere in una padella i carciofi con olio e aglio a piacere, sfumare con buon vino, e portare a cottura fino a che si ammorbidiscono; aggiungere prezzemolo q.b. fresco tritato. Frullare gli anacardi e metterli in un tegame a fuoco basso con un po’ di sale, pepe, e noce moscata grattugiata; togliere dal fuoco prima che raggiunga il bollore: si deve ottenere una “besciamella”; se troppo densa, aggiungere un po’ di acqua caldina. In una terrina amalgamare tutto, comprese le mandorle tostate tritate, oliare alcuni stampini mono-porzione, cospargerli di farina di mais bramata e riempirli fino all’orlo. Infornarli a 175° per circa 25 minuti. Ottimi se serviti in accompagnamento-accostamento a una cruditè di cavolo cappuccio tagliato molto fine e, se vi piacciono, potete aggiungere un po’ di semi oleosi, ad esempio di sesamo e di lino. Buon appetito e... fateci sapere... Nadia Boraggini e Marco Grotti, dopo avere lavorato insieme per tanti anni presso i negozi bolognesi di “Naturasì”, il Supermercato del Biologico, nel 2008 hanno aperto il ristorante Zenzero BIstrOt, in via Fratelli Rosselli n°18 a Bologna, molto frequentato da una clientela sempre più attenta e più numerosa, che ha a cuore la sana alimentazione, basilare per il ben-vivere. Nadia e Marco considerano la loro attività un’Arte, che offre momenti gioiosi e di svago – perché mangiare, o meglio nutrirsi, è anche questo – e nel loro ristorante propongono con passione una cucina variegata, per tutti i gusti, con piatti preparati esclusivamente con ingredienti biologici e/o biodinamici accontentando sia i clienti vegetariani che quelli vegani, e così via. Sempre attenti anche a coloro che soffrono di intolleranze e allergie alimentari, nonché ai celiaci. Per chi la desidera, viene proposta anche la carne. Zenzero BIstrOt ha aderito al marchio Bio Gourmet, un importante progetto che ha l’intento di promuovere, sostenere, incoraggiare e valorizzare l’agricoltura biologica nei locali della ristorazione dell’Emilia Romagna (www.gourmetbio.it), una scelta per la qualità dell’ambiente e della vita. La sera il locale si trasforma, l’atmosfera è più romantica, il ritmo più lento, e il menù è assai più ricco, ma pur sempre consapevole! Per info sugli orari di apertura e prenotazioni (consigliate!) telefonare allo 051 5877026, e potete visitare il sito www.zenzerobistrot.it
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Campi elettromagnetici, questi s-conosciuti...
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orrei cercare di chiarire a un pubblico non tecnico, e con termini semplici, cosa siano veramente questi “misteriosi” campi elettromagnetici (CEM) di cui tanto si parla, anche se purtroppo spesso in maniera assai confusa e fuorviante... Il nostro Pianeta possiede un proprio campo magnetico di tipo “statico”, definito Campo Naturale Magnetostatico, ovvero una “carica elettrica” naturale terrestre, presente su tutta la terra, che nelle normali condizioni di equilibrio è compatibile con la vita umana, animale e vegetale, e utilizzato da molti esseri viventi per le loro normali funzioni vitali: si pensi, ad esempio, ai volatili e ad altri animali che si orientano proprio sulla base della disposizione del campo magnetico naturale, che si propaga dal Nord al Sud Polare. Ogni essere vivente sulla Terra è quindi sottoposto a influenze cosmiche e telluriche subendo le variazioni di frequenza e d’intensità del Campo Elettro Magnetico del pianeta, dovute alla rotazione del globo terrestre su se stesso e alla sua rivoluzione intorno al sole. Se questa vasta griglia invisibile, o rete/reticolato, viene variato-modificato, in particolare da influenze artificiali, porta dis-orientamento agli animali: infatti, si legge spesso di mammiferi spiaggiati, o di uccelli che non riescono a terminare le loro migrazioni... L’uomo ha perso questo dono... per ora... Questo equilibrio è stato, ahimè, infatti fortemente alterato dalle opere che l’uomo stesso ha realizzato con il fine (è bene ricordarlo) di perseguire “un’idea di progresso continuo e di benessere”... Quindi in questo caso si parla di campo, o “forza”, naturale, cioè generato dalla Terra stessa. Altresì il campo può essere di tipo artificiale, appunto.
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di Giorgio Bragaglia
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Nemici invisibili si nascondono nelle nostre case, negli uffici, nelle scuole, negli ospedali, negli alberghi, nelle auto...
All’interno delle nostre case siamo esposti a un campo elettrico “alternato” presente nei conduttori del nostro impianto elettrico anche quando lo stesso è solamente attivo; nel caso, invece, noi accendiamo un qualsiasi apparecchio, il campo si estenderà, incrementando, inoltre, un campo magnetico artificiale. Esso si verifica ogni qual volta abbiamo un consumo di energia del nostro impianto, ad esempio una lampada accesa, le lucine del presepio o dell’albero di Natale, e lo “scorrere” della tensione nel cavo genera campo magnetico, e più sarà il carico o l’utilizzo, maggiore sarà il consumo e il campo magnetico. Un ulteriore incremento si ha con l’utilizzo di trasformatori, motori, e apparecchi con nucleo ferroso. I Campi Elettrici e Magnetici (d’ora in poi CEM) possono essere in varie frequenze: bassa e/o alta. Nel caso di campi elettromagnetici ad alta frequenza (telefonia mobile, ripetitori radio/tv, radar, impianti di allarme moderni, eccetera) in quasi tutti i casi si sommano gli uni agli altri. Più è alta la frequenza più sarebbe adeguato usare il termine di radiazione, perché oltre un certo limite, l’effetto del CEM non è più deformante a livello biologico, ma di azione di “riscaldamento” dei tessuti: il corpo umano investito da tali radiazioni, in parte le assorbe, e in parte le trasforma in calore. Un esempio è il forno a microonde, dove le radiazioni penetrano nel cibo o nella bevanda da riscaldare mediante le loro particelle-molecole stesse, attraversandole (cioè “sfregano”)... e non entro nel merito sulla qualità del cibo che ne deriva... Per farvi esempi pratici cercherò ora di fare insieme a voi alcune semplici riflessioni su momenti quotidiani che tutti possiamo vivere, durante i quali siamo investiti ed esposti ai CEM, pur non vedendoli, essendo essi invisibili ai nostri occhi.
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Vi siete mai chiesti, ad esempio, il perché in certe situazioni o in alcune giornate non ci sentiamo completamente a nostro agio, siamo strani, ... insomma c’è qualcosa che non va..., ma non ci capacitiamo del perché, nonostante la giornata ci sembri particolarmente positiva, frizzante e radiosa? Durante il corso della giornata ci sono alcuni aspetti (o sensazioni) che possono variare. Alcuni sono tangibili, pertanto possiamo sentirli o vederli, e magari abbiamo il potere di variarli-modificarli-migliorarli. Ad esempio: io ora mentre sto scrivendo questo articolo, mi trovo seduto nel mio comodo e preferito divano, davanti al camino scoppiettante e vibrante, con la luce elettrica accesa. Ascoltando attentamente il mio corpo, esso mi sta effettivamente dicendo: 1 ho leggermente caldo 2 sento il calore della legna che brucia sulle mani e viso 3 vedo l’ambiente circostante 4 il gatto fa le fusa al mio fianco. Già: penso di avere tutti i sensi attivi e sono beato, tranquillo, compiaciuto e soddisfatto di mantenere il mio corpo in un ambiente sano, confortevole e in equilibrio, sotto controllo insomma, come si suol dire! Ma, ahimè, in realtà possono essere presenti insidie che non vediamo e neppure possiamo “sentire”. Cerchiamo allora assieme di fare una rapida analisi di quali possono essere i nemici invisibili che possono minacciare la nostra salute
l u m i d i co n o s ce n za
in questo preciso istante... proprio qui davanti al caminetto acceso, così accogliente:
che rilasciano nell’aria • l’arredamento è costituito da collanti-colle sostanze nocive tico, pertanto • indossiamo spesso un abbigliamento sinte siamo carichi elettro-staticamente erano dei • sono presenti apparecchi in casa, che gen in grado di rumori ad alta frequenza che noi non siamo udire-percepire, ma il nostro corpo sì... a? È realmente • la legna brucia: ma... di che legna si tratt o, libera di buona qualità? La legna, infatti, bruciand tari... sostanze, vaporizzate, non propriamente salu tte • ho in tasca il telefono cellulare? Esso eme siamo all’impatto che può avere quando continuamente CEM ad alta frequenza (pen !) è a contatto col cuore-organi riproduttivi-testa nata di lavoro, ma indossiamo ancora lo • siamo tornati a casa dopo una lunga gior ato to durante la gior nata: esso ha immagazzin stesso abbigliamento che ci ha accompagna genere, in particolare quegli accessori di “sporcizie” ovvero micro-particelle di ogni esternamente (giubbotti, guanti, cappelli, vestiario che sono demandati a proteggerci sciarpe), senza parlare poi delle scar pe.... tablet, dei quali non riusciamo proprio più • i nostri ormai inseparabili pc por tatili, o nale via radio ad alta frequenza, oltre che a fare a meno, per funzionare ricevono un seg completamente esposti. funzionare con il carica-batteria a cui siamo i che irradia costantemente e insistentemente • in casa è presente anche l’impianto Wi-F
NO ! E I Z GRA
tutta l’abitazione? pi “domotico”? Anch’esso in parte genera cam • la mia abitazione è dotata di un impianto dannosissimi... di riscaldamento è elettrico... • ricordiamoci che anche il nostro impianto
La lista sarebbe ancora lunghissima... Questi sono solo alcuni semplici ed elementari esempi in cui i nostri sensori corporei sentono-assimilano-assorbono l’inquinamento che ci circonda in casa nostra, nonostante a noi non sembri affatto.
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I sintomi più comuni comprovati da studi scientifici dovuti a sovraccarico domestico di CEM sono: cefalea, insonnia, senso di malessere, formicolio agli arti, senso di pesantezza sia fisico che psicologico, nausea, spossatezza, malumore, affaticamento, eccetera, tutti malesseri-disagi che ad una prima analisi possono sembrare banali, ma che alla lunga possono degenerare perfino in malattie molto più gravi (leucemie, forme tumorali). Ecco, credo che ciò che manchi ancora davvero nelle coscienze umane dei più, sia il porsi domande, ovvero la curiosità e l’autonomia di pensiero. Occorre invece con urgenza pensare alla “qualità” della vita, che a volte perdiamo completamente di vista. Varrebbe allora la pena interrogare una persona che quotidianamente convive con una patologia grave, su cosa sarebbe disposta a fare pur di non sottoporsi a farmaci e medicazioni giornalieri, o cure invasive. Il nostro corpo è una macchina perfetta e intelligente, ma a patto che la rispettiamo e la utilizziamo con altrettanta precisione, attenzione, cura: se non lo facciamo noi, prima o poi essa stessa ce lo farà capire a suo modo..., stiamone certi! Nelle prossime uscite approfondiremo per settori le problematiche causate dai CEM negli ambienti domestici, nelle auto, nei luoghi di lavoro, nelle scuole, negli ospedali, negli hotel, e così via.
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Mi sono appassionato fin da giovanissimo agli studi di Elettrotecnica. Nel 1987 conobbi il mio primo mentore, il signor Cantelli, persona unica e che stimo tantissimo, precursore elettrotecnico bio-compatibile, col quale ho instaurato immediatamente un ottimo rapporto sia di lavoro che di amicizia. Amo e desidero fortemente divulgare le mie conoscenze maturate negli anni, con responsabilità, in una continua ricerca, cioè i criteri della sostenibilità e il delicato tema così dibattuto delle esposizioni da CEM, tenendo seminari e convegni ai vari ordini di professionisti (installatori, elettricisti,... ) e in qualunque occasione mi si presenti. Attualmente, dal 1989, svolgo la mia attività presso la mia sede in un grazioso e tranquillo paesino di pianura della provincia di Bologna. Mi piace tanto la citazione del celebre architetto americano Frank Lloyd Wright (1869-1959) tratta dal suo libro “Architettura organica”, che pennella e colora il cammino lavorativo che sto da tempo percorrendo: La vostra casa deve sorgere dal terreno con semplicità e la sua forma deve integrarsi con il paesaggio ove la natura vi sia rilevante; se non lo è, cercate di essere sobri, essenziali e organici come essa sarebbe stata se ne avesse avuto la possibilità. Per ulteriori info e curiosità mi potete trovare qui: www.bragagliaimpianti.it
Le cellule staminali umane adulte comunicano anche con le energie
Metadisciplinarietà per la medicina rigenerativa
di Silvia Canaider
La
biologia studia la vita, ovvero le piante, gli animali, l’uomo, i microorganismi, gli ecosistemi... Ecco che un biologo, che altrimenti rischierebbe di sentirsi perso in questa “immensità”, incredibile “vastità”, deve scegliere un proprio ambito di studio e di ricerca, quello cioè a lui più consono e/o quello che incontra nel suo percorso... Ho sempre desiderato scegliere quella parte della biologia che mi avvicinasse di più all’uomo, alla sua comprensione e alla possibilità eventualmente di trovare strade per un miglioramento della sua vita, a partire dalla guarigione da patologie. L’ho fatto e lo faccio con le cellule, le proteine, il DNA... Ma quello che ho sempre cercato e continuo a cercare è l’insieme dei “fili” che sta sotto la vita di ogni cellula e quindi di un essere vivente.
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Estratto dal volume “Cane Sciolto. Un viaggio nel Parkinson tra sfide e conoscenze” di Claudia De Giovannini, Pendragon edizioni aprile 2013
arte e scienza Sì, perché proprio di fili si tratta: più si studia e più si capisce che tutto è collegato, e fermarsi su un dettaglio, un aspetto, un gene, non fa altro che fare perdere di vista l’oggetto dello studio nel suo complesso. L’approccio ormai sempre più “specialistico”, non solo da parte dei medici ma anche dei ricercatori, fa, infatti, perdere proprio di vista “l’insieme” e quindi la logica e la conoscenza. Io mi trovo sempre più ignorante di fronte alla Meraviglia della Vita. E confrontandomi con le cellule e con i miei compagni di viaggio, mi rendo conto sempre più di quanto sia necessario allontanarsi dal “particolare” in se stesso e dalla pura razionalità. E anzi guardare e osservare da lontano! E naturalmente usare la fantasia e la leggerezza di un bambino, il quale, si sa, non dà nulla per scontato: la Natura ha ancora tanti segreti da svelarci, e senza l’umiltà, senza la curiosità e senza l’apertura mentale scopriremo ben poco di nuovo, andremo ben poco lontano. E tanto davvero si può nascondere ai nostri occhi! Una volta era normale che uno scienziato fosse anche un poeta, o un letterato, o un musicista, e così via: è ciò che questo recente progetto a cui collaboro con passione e curiosità desidera proporsi per una biologia nuova e parallela a quella convenzionale: ovvero una rete internazionale di ricercatori, scienziati e artisti, che insieme siano capaci di
affezionarsi e di emozionarsi a questo nuovo approccio alla ricerca, consapevoli di scoprire tanti misteri rispetto a ciò cui si troveranno davanti... In questi ultimi anni, infatti, mi dedico a studi di medicina rigenerativa assieme a persone con competenze molto diverse tra loro. Siamo biologi, medici, fisici, chimici, ingegneri, ma anche musicisti, e artisti in genere, in un progetto che vuole fare interagire le cellule staminali con le onde (o waves): quelle sonore, quelle luminose, quelle elettromagnetiche, e altre, come ad esempio la memoria dell’acqua, e/o le forze meccaniche. Lo facciamo, oltre che in Università, anche in un nuovo laboratorio: il Visual Institute of Developmental Sciences o VID (www.vidartscience.com), dove artisti e scienziati insieme condividono spazi e progetti comuni, per permetterci così di percepire e comprendere al meglio quello che desideriamo studiare. Si tratta di metadisciplinarietà. Infatti, formazioni culturali e approcci diversi fra loro per le nostre ricerche ci aiutano, cooperando insieme, ad abbracciare nella loro totalità le cellule e le problematiche che studiamo. Crediamo che le cellule, e nel nostro caso “le cellule staminali umane adulte”, comunichino non solo con le molecole, ma anche con le “energie”, concetto piuttosto nuovo in certi contesti, ma che fortunatamente si sta, seppur timidamente e
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delicatamente, ma con successo devo dire, facendo strada anche in ambienti scientifici internazionali. Chissà cosa fa una cellula staminale quando riceve una radiofrequenza o un suono, e decide di diventare cellula cardiaca o neuronale? Non lo sappiamo ancora come fa “dettagliatamente” (ovvero quella “dinamica molecolare” su cui ci si sofferma tanto nella ricerca moderna), però è certo che lo fa: ormai lo verifichiamo continuamente. E continuamente ci meravigliamo, ci stupiamo... Così dedichiamo i nostri pensieri e il nostro tempo a sperimentare questa nuova relazione tra “onde e cellule”, col forte desiderio consapevole che sarebbe bello un domani pre-condizionare le cellule staminali con onde di vario genere, e vedere magari che queste intraprendono strade di cardiogenesi, o vasculogenesi o neurogenesi... Potrebbe essere la premessa al trasferimento sull’uomo di tale approccio terapeutico nel campo della medicina rigenerativa, che implicherebbe speranze per la risoluzione di patologie, che attualmente sono ancora di grande complessità... Auspichiamo davvero che questo nuovo tipo di ricerca della biologia possa un giorno alleviare le sofferenze di qualcuno. Silvia Canaider, docente universitaria bolognese di Biologia Applicata, nonché appassionata ricercatrice, donna curiosa e sognatrice, partecipa con dedizione al nuovo Laboratorio di Arte e Scienza, o VID. Per contatti: silvia.canaider@unibo.it
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La cucina è come l’antro dell’alchimista, dove i cibi cuociono, ribollono, i liquidi fermentano e vengono alla fine raccolti dal cuoco/alchimista. La cottura è dunque l’operazione che trasforma il cibo crudo in una preparazione gastronomica. Per ottenere i migliori risultati occorrono gli attrezzi, gli utensili, i recipienti di cottura e i materiali più adatti: noi dell’Alberghiera Medagliani forniamo tutto questo, da oltre
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m e d i c i n a e s a c ra l i t à
Far dialogare scienza e tecnica medica moderna con altre visioni del mondo e soprattutto di quello interiore di ciascuno di noi
Il senso della totalità
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titolo di questa rubrica potrebbe richiamare quell’aura sacra che in qualche modo avvolge la medicina: l’ambiente in cui viene esercitata esprime il senso dell’impenetrabile, del nascosto; il suo linguaggio è totalmente compreso solo dagli “esperti”; i corridoi degli ospedali richiamano il silenzio e il sussurrio dei templi; le sale degli interventi chirurgici richiamano le aule sacre dove “officiano” i sacerdoti con abiti particolari di colore verde, bianco o celeste; “sacra” e piena di suspense è l’attesa dei risultati degli esami medici e la difficile comprensione dei referti. Tuttavia non è questa la sacralità a cui vuole rimandare il titolo della rubrica. La “sacralità” a cui vorremmo richiamare è il senso della totalità in cui è immersa la nostra vita, totalità che include inevitabilmente quel “mistero” a cui si possono dare mille nomi perché non ha nome. Include il mistero che abbraccia il nostro vivere, anche se spesso viene da noi allontanato e rimosso perché sfugge al nostro controllo e al nostro potere, ma che puntualmente si riaffaccia quando la malattia e la morte
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di Arrigo Chieregatti (dalla prefazione al libro “Medicina e sacralità”, della collana InterCulture, edizioni Hermatena, giugno 2013)
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vengono a rompere quella bolla di onnipotenza di cui inconsciamente ci circondiamo per proteg gerci dall’ignoto.
La sacralità su cui vogliamo richiamare l’attenzione non è quella del sussurrio dei templi (chiese o ospedali che siano), delle parole incomprensibili ai “profani”, dei sacerdoti con i loro abiti speciali e la loro conoscenza superiore. È invece il mistero che abita nel profondo di ciascuno di noi e nel profondo di tutte le cose, dalla pietra che reca l’impronta di miliardi di anni, all’ape che ronza su un fiore di ciliegio, alla stella azzurra dei cieli d’inverno, la più luminosa, che spesso non riusciamo più a vedere, accecati dalle nostre mille luci
rassicuranti che cancellano la notte. Incapaci di cogliere il mistero della Vita, finiamo per
incontrarlo soltanto nel buio fitto che avvolge la malattia e la morte, e allora distogliamo gli occhi, perché questo lato della Vita ci fa paura, e affrontato al di fuori del tutto, della totalità della vita, è insostenibile. Nascondiamo la morte ai nostri bambini perché non vogliamo vederla noi, e non sapremmo rispondere alle loro domande perché non sappiamo rispondere alle nostre. Così la nostra medicina diventa una tecnica per la vita ad ogni costo, una vita individualizzata, frammentata, separata da quel “tutto” che include anche la malattia e la
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m e d i c i n a e s a c ra l i t à morte, una vita separata da quell’infinito da cui siamo emersi e a cui torneremo dopo aver tracciato la nostra unica e irripetibile scia di luce
nell’universo. Dicendo questo, non vogliamo assolutamente condannare la medicina moderna, a cui dobbiamo tanto! Vogliamo soltanto prendere coscienza dei suoi limiti e prestare attenzione alle sue possibili derive, che la portano a recidere i legami con la totalità della realtà, chiudendosi in un tecnicismo che finisce col fare dell’essere umano un semplice insieme di ingranaggi meccanici. Diciamo “tecnicismo”, non “tecnica”. Una tecnica autentica può agire in un tutto armonioso, il tecnicismo invade ogni cosa e si presenta come il tutto, facendo
il deserto intorno a sé. Per provocare una riflessione su questi temi, ci siamo rivolti all’intercultura. Per riconoscere il valore e i
solo professionale, che spesso hanno i minuti contati da un carico di lavoro troppo pesante e non hanno il tempo di scambiare due parole
l’isolamento asettico dei “pazienti”, curati e accuditi da estranei proprio nei momenti in cui avrebbero più bisogno della presenza e dell’affetto delle persone care limiti del nostro punto di vista, pensiamo che sia utile spostare l’attenzione su altre prospettive, su altri punti di vista, aprendoci ad altre domande e ad altre modalità di risposta. Partiamo da un semplice esempio. A creare un clima surreale nei nostri ospedali è anche l’isolamento asettico dei “pazienti”, curati e accuditi da estranei proprio nei momenti in cui avrebbero più bisogno della presenza e dell’affetto delle persone care. I degenti sono di fatto costretti ad abbandonarsi totalmente e con piena fiducia a persone che non conoscono, che hanno un comportamento
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instaurando una “relazione” umana. Assumono così un atteggiamento estraneo al mondo comune del vivere, e spesso se ne rendono conto solo quando anch’essi passano ad assumere il ruolo di “Pazienti”. È comprensibile che l’intervento medico abbia le sue esigenze, e dobbiamo essere grati dei “miracoli” che riesce a realizzare. Ma non possiamo negare che accanto alla competenza tecnica si sente la mancanza del tratto umano e della capacità di accogliere le persone in difficoltà, che desiderano essere trattate non solo come “casi clinici” o come
m e d i c i n a e s a c ra l i t à “portatori di handicap”, ma innanzitutto come individui che proprio per la loro situazione di vulnerabilità hanno bisogno di attenzioni particolari. Interessandoci ad altri ambiti culturali, ci sembra di trovare un’attenzione diversa all’ammalato, non più considerato solo come oggetto di cura, ma anche come soggetto consapevole e capace di partecipare alla gestione della propria salute. È questo uno degli aspetti che a volte inducono a rivolgersi ad altre medicine e ad altre esperienze di cura. Un altro aspetto, collegato al precedente, è il valore attribuito alla fiducia, alla fede, all’energia del malato stesso nel corso del processo di guarigione, un processo in cui l’esperienza “spirituale” della persona si intreccia (pur senza confondersi) con gli
interventi specifici di cura. Non per nulla sin dall’antichità le diverse medicine hanno sempre avuto uno stretto legame con il mondo del sacro, della religione. A volte i sacerdoti erano i maestri della medicina, o comunque avevano (e hanno ancora in molte culture) un ruolo nell’ambito delle guarigioni, erano una presenza importante, in particolare per educare il malato alla presa di coscienza della propria situazione e della propria responsabilità nei confronti della propria guarigione. Tutto ciò è estremamente legato al significato simbolico della malattia e della morte, che nel nostro mondo occidentale moderno rischia di essere dimenticato e persino a volte deriso. Non a caso abbiamo usato il termine “medicine” al plurale. La cultura scientifica
moderna ci porta a pensare che ci sia una sola Medicina, rispetto alla quale tutte le altre possono essere soltanto tentativi, primi passi, anticipazioni, intuizioni felici, che hanno valore solo se passano al vaglio della tecnica moderna e dei suoi parametri sperimentali. Il dialogo interculturale ci ha insegnato invece che ci troviamo di fronte ad espressioni di altre visioni del mondo e della vita che hanno parità della nostra, verso le quali dovremmo assumere un atteggiamento in primo luogo di ascolto e di umile rispetto. È inutile saltare a piè pari questo requisito iniziale, e passare subito a concludere che, però, la nostra tecnica scientifica... Se non partiremo di lì, il dialogo sarà finito prima di cominciare, e non ne uscirà nulla di nuovo.
Arrigo Chieregatti classe 1933, è nato a Rovigo. È autore di vari libri a contenuto spirituale, di commento alle Sacre Scritture sia cristiane che di altre religioni, come anche di carattere pedagogico e psicologico. Ha insegnato in diverse Università del mondo. Da oltre 30 anni è parroco a Pioppe nel Comune di Marzabotto e a Sàlvaro nel Comune di Grizzana Morandi, nella provincia di Bologna. Ha diretto un progetto della Commissione europea per i ragazzi di strada di Hanoi (Vietnam). Arrigo è anche tantissimo altro... Attualmente è consulente in ambito socio-sanitario e scolastico.
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La nostra vita è inevitabilmente connessa al mondo vegetale: scopriamo il perché
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uomo non può esistere senza le piante, mentre le piante possono esistere senza l’uomo. Sembra un pensiero banale e scontato, ma spesso lo dimentichiamo, specialmente noi che abitiamo in zone ricche e segnate da un rigoglioso progresso industriale che ci ha allontanato dai ritmi della Natura. Le piante sono da sempre Sorgente di Vita, per aver trasformato l’atmosfera del nostro pianeta con l’ossigeno e la produzione di acqua, filtrando così i raggi
Tornare alla nostra essenza di Laura Dell’Aquila
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ultravioletti; per partecipare ai principali cicli del nostro ecosistema, distribuendo nel nostro pianeta l’acqua, la sostanza organica e i minerali; per fornirci generosamente e con abbondanza, cibo nutriente
e salutare, legna per fare il fuoco e scaldarci e per costruire le nostre prime case, i tessuti e i colori; per averci fornito per millenni medicine-rimedi utili per curare corpo e spirito. Ma, soprattutto, le piante
...un cammino verso la consapevolezza del nostro esistere in questo meraviglioso Pianeta, dove la nostra Vita è inevitabilmente connessa e congiunta al mondo delle piante
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sono artefici di uno straordinario miracolo, che avviene continuamente sotto gli occhi di tutti: solo loro riescono a trasformare l’energia solare, cioè la Luce, e a rendercela assimilabile sotto forma di
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materia organica. La fotosintesi clorofilliana e le sue formule non fanno altro che raccontarci e ricordarci questa magia che governa il nostro pianeta: le piante trasformano la Luce del Sole, e ce la offrono per farci assimilare la sua Energia. E questa è la parte materiale, quella studiata sin dalle elementari e accettata dalla nostra scienza. Ma andando al di là delle nozioni e cercando il significato profondo di quanto avviene, risulta evidente che le piante sono il tramite per raggiungere la fonte della Luce, il Sole, e per nutrirci della sua Energia. Abbandonandoci a un contatto con il mondo vegetale più legato al “sentire”, ci troviamo colmi di un senso di gratitudine per la serie di altri doni, meno tangibili, ma per questo non meno importanti, che le piante fanno continuamente a noi. E allora scopriamo che in natura stiamo bene grazie ai colori delle piante, che vibrano e ci fanno vibrare comunicandoci un senso di fiducia e di serenità; grazie ai loro profumi che nutrono la nostra Anima; grazie alle forme precise e geometricamente perfette, che rappresentano il massimo livello di efficienza evolutiva e al tempo stesso non potrebbero essere più belle. E tutto questo si traduce in sequenze di numeri magici, in sezioni auree, in frattali, e restiamo stupiti di fronte a questo meraviglioso mistero, che è il
Grande Mistero della Nostra Essenza. Riavvicinarsi alle piante ci permette di riavvicinarci alla nostra essenza; a volte è sufficiente coltivarle in casa in un semplice vaso, oppure osservare dalla finestra gli alberi del viale sotto casa. “Risvegliarci” alle piante è un po’ come rendere di nuovo pulsante e vivo il cordone ombelicale che da sempre ci collega alla Vita, e respirare grazie alle piante il Respiro della Vita. Ecco perché a volte è sufficiente fare una breve passeggiata nel parco per farci passare pensieri negativi, di paura, preoccupazione e ansia. Le piante ci aiutano a tanti livelli, facendoci riallineare con il respiro della Vita. E mano a mano che la nostra attenzione verso il circostante mondo
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via Mulino 11 – Monteveglio (Bo) tel 051 6702003 – 347 7702479 www.daimugnai.it info@daimugnai.it
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vegetale si dilata, noi cambiamo, animandoci di nuovi entusiasmi e voglia di vivere. Da tanti anni ormai trovo il principale senso della mia Vita nell’essere uno strumento, che attraverso corsi ed esperienze di vario tipo, stimola le persone con cui vengo a contatto (bimbi, studenti, universitari, adulti) a recuperare questo atavico contatto con la Natura, specialmente con le piante. In genere chi frequenta i miei corsi viene principalmente perché ha voglia di ritrovare questa vitale connessione attraverso il riconoscimento delle piante selvatiche. E allora, pian piano, come imparando a conoscere nuove persone, si scopre che quell’omogenea folla verde che viene comunemente chiamata “erba” è composta da un’infinità di piante diverse, ognuna con caratteristiche specifiche, con storie e tradizioni proprie, e con diversi impieghi nella vita di tutti i giorni come medicina, cibo, cerimonie. E, primavera dopo primavera, ritroviamo le nostre amiche erbe che abbiamo imparato a conoscere e scopriamo nuovi impieghi, segreti e aspetti della loro “personalità”. Raccogliere e impiegare le erbe selvatiche “è la chiusura del cerchio”, che ci permette di riconnetterci con la nostra storia passata, che da sempre ci lega in maniera indissolubile alle piante e al loro uso. Passeggiare in un campo con un cestino ci dona libertà e autonomia, perché, come un tempo, raccogliamo il nostro cibo salutare direttamente nei campi, sporco di terra e vivo, anziché nei banconi del supermercato, già lavato e asettico. E così ci curiamo non soltanto con le virtù delle piante che stiamo raccogliendo, ma anche con il tempo dedicato a una passeggiata in mezzo alla natura e con la gioia di ritrovare le nostre amiche erbe e scoprirne le virtù e i segreti. E stagione dopo stagione seguiremo le erbe nei loro mutamenti stagionali e impareremo ad apprezzarle sempre più e a conoscerle sempre meglio, come amici che col tempo svelano il loro carattere e la loro vera essenza. Nelle tradizioni antiche chi si avvicinava alle erbe a scopo curativo sapeva l’importanza durante la raccolta di avere un
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sincero senso di gratitudine nei confronti delle piante, a garanzia di un fecondo scambio tra loro e noi: in questa comunicazione “telepatica” spesso risiede la conoscenza delle virtù e dei segreti di tante piante dalle virtù straordinarie. Tale comunicazione è patrimonio di persone spiritualmente connesse con le vibrazioni
emesse dall’universo vegetale; anche i nostri vecchi conoscevano bene questo scambio rigenerante, quando abbracciavano una vecchia quercia, o pregavano vicino a un cipresso colonnare. Ancora oggi portiamo in noi frammenti antichi di cerimonie e culti rivolti a piante particolarmente sacre e sentite, e forse, al di là del tacciarle come pagane
superstizioni prive di senso, potremmo provare ad aprirci umilmente al nostro sentire. E tutto quello che potremo sperimentare, così facendo, sarà un cammino ulteriore verso la consapevolezza del nostro esistere in questo meraviglioso Pianeta, dove la nostra Vita è inevitabilmente connessa e congiunta al mondo delle piante.
Il Calicanto, arbusto che produce fiorellini gialli-bianchi che crescono direttamente dal legno dei rami nel mese di febbraio, dal profumo delizioso, fragrante e intenso, le cui foglie appariranno solo dopo l’inverno. La comparsa di questi fiorellini profumatissimi, è una sorta di benvenuto alla ormai vicina primavera Laura Dell’Aquila è titolare della fattoria didattica Il Giardino di Pimpinella, in via Medelana n° 23 a Luminasio nel Comune di Marzabotto (Bologna), dove vive da quasi venti anni. È biologa, specializzata in geobotanica, diplomata in Erboristeria e Guida Ambientale Escursionistica. Opera da più di vent’anni nell’educazione, interpretazione ambientale e nella divulgazione naturalistica. È autrice di varie pubblicazioni. Laura è stata docente dal 2007 al 2012 presso l’Università di Bologna in Botanica Sistematica Farmaceutica per la Facoltà di Tecniche Erboristiche, e in Scienze della Formazione Primaria per i laboratori di Educazione ambientale. Insegna Fitoterapia nella scuola di Naturopatia di Riza Psicosomatica presso l’Università Primo Levi di Bologna, e presso diversi enti e strutture. Per saperne di più potete visitare il sito www.pimpinella.it
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Un materiale del futuro?
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Dopo 36.000 anni di test severissimi ora siamo certi di potervi dare questa notizia: la lana è il materiale del futuro, ecco perché nei nostri materassi ne trovate così tanta. Nonostante tutta la tecnologia umana, non sappiamo ancora realizzare nulla che ne eguagli le prestazioni. Inoltre è DAVVERO ecologica e biodegradabile, per produrla bastano un prato e qualche pecora, poi resta con voi una vita intera regalandovi salute e calore.
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Salute self-made
di Sabine Eck
Investire nella propria parte sana rappresenta un generoso investimento a lungo termine
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esidero essere chiara fin da subito: non ho particolari esperienze specialistiche sulla Sindrome di Sjögren, o quella di Asperger, o di Gilbert, o di Parkinson, o altre 300 e più sindromi, che popolano la nostra Vecchia Medicina, sempre più ricca di nomi, descrizioni, definizioni, divisioni e sottodivisioni... Senza esserne inizialmente consapevole, mi sono sempre affezionata allo studio dei meccanismi di auto-gestione del nostro corpo e ne è sorta una domanda ricorrente: “Come convincere il nostro organismo ad auto-rigenerarsi?” Una volta laureata non ho mai voluto iscrivermi a ulteriori percorsi di specializzazione: lavoro da oltre 25 anni come libera
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SALUTE
professionista e come tale “ne vedo di ogni” come a volte si dice per far prima (cioè di tutte le età, tutti i tipi di problemi e patologie...). Si potrebbe dire che sono una specie di “counselor della salute” con laurea in Medicina e Chirurgia. La medicina moderna ci ha abituati per certi versi a vedere l’essere umano come una specie di “borsa della spesa” con tante malattie dentro: idealmente da scoprire in anticipo, curare con farmaci ufficializzati (patentati, in sostanza) e standardizzati in base alla diagnosi (protocolli terapeutici). Per un innato e arcaico istinto femminile mi sono sempre interessata molto alla “sporta della spesa” stessa (quella che contiene le malattie, appunto...). Mi interessa quanto è robusta, quanto può reggere, e quanto si deve deformare a causa del contenuto, di quale materiale è fatta, da chi è stata costruita e se colui e/o colei che l’ha prodotta è stato/a trattato/a bene, se è stato/a pagato/a adeguatamente, e perché no, se si è divertito/a a costruirla, magari pensando di fare una cosa fatta bene, e che serve agli altri. Ovviamente mi sono espressa per metafora... Ma forse avete già indovinato: la borsa della spesa sta per la parte sana del nostro organismo, e il contenuto sta per le nostre malattie più o meno importanti. Continuando con la nostra immagine semplificativa, possiamo ora immaginare che ognuno di noi sopravvive fino a che la sua parte sana regge-compensa-sopporta le parti malate. Si potrebbe, per esempio, dire che una persona muore quando la sua parte sana ha esaurito tutte le sue capacità compensatorie. Quanto appena espresso potrebbe sembrare un puro gioco intellettivo, invece rappresenta una chiave diversa per arricchire il nostro abituale punto di vista. La parte sana del nostro corpo ha moltissime facce e altrettanti nomi: sistema immunitario, metabolismo acido-base, sistema neuro-vegetativo, forza fisica, buona costituzione, resistenza vitale e/o mentale... Chiamatela come volete! Il concetto di base è il medesimo: una parte nel nostro corpo vuole
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L’uomo stesso è il migliore generatore della propria salute
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(ri)costruirci (parte sana); mentre una parte vuole distruggerci (parte malata). Questo principio è applicabile a qualsiasi persona e situazione patologica. Molto curioso è il fatto che sia l’una che l’altra rappresentano due concetti -o forse sarebbe meglio dire poli- comunque indispensabili in natura. Il fare e il disfare sono i sine qua non della vita sulla terra: nel nostro organismo ogni unità vitale viene distrutta e ricostruita con ritmi specifici per ogni enzima, cellula, organo. Così i Veda indiani ci spiegano che “La vita mangia la vita”: credo che meglio di così non si possa esprimere il senso naturale e biologico del ritmo vita-morte-vita-morte-vita-... Ognuno dà valore all’altro, così come le nostre due mani operano insieme per un fine superiore. Seguendo ancora questo filone logico, abbiamo, quindi, malattie dove il principio di crescita è il principale motore della patologia; invece, in altre malattie prevale il principio distruttivo. Torniamo ancora alla parte sana del nostro organismo, quella che fa sì che viviamo e sopravviviamo ogni giorno. Di che cosa si nutre questa parte sana? La risposta è veramente semplice. La parte sana del nostro corpo si nutre al meglio del sole vero, dell’aria pulita, dell’acqua, del cibo cresciuto in una terra sana, del movimento corporeo, del riposo regolare, di sentimenti fruttuosi, sereni, allegri, auto-ironici, di pensieri validi, costruttivi e consapevoli. Poi si nutre pure di creatività: tutti possediamo uno spiccato talento creativo fin dalla nascita (osservate i bambini piccoli...). E non in ultimo la nostra parte sana si nutre di fede per la vita, perché possediamo pure un innato senso spirituale, tante volte purtroppo ipo-nutrito, o addirittura sepolto, o semplicemente dimenticato. Vi pare poco?! Questo sistema intelligente ha purtroppo un grande nemico: la paura, un autentico mostro invisibile, che si infila negli ingranaggi dell’esistenza e che ostacola la nostra sana vitalità. Immaginate un bimbo gioioso (simbolo della vitalità del nostro bio-sistema) che cresce con educatori (la nostra moderna società) che non fanno altro che dirgli: “Attento al sasso!”, “Attento a non romperti il naso!”, “Attento a non sudare troppo!”, “Attento che ti sporchi!”, “Attento che non ti soffochi!”, “Attento che non sbagli!”, “Attento che cadi!”, “Attento che...!”, ... Sappiamo bene che una volta ricevuta la diagnosi di una
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malattia andiamo a vedere su internet o nelle enciclopedie mediche per captare in primis delle informazioni, che molto spesso destabilizzano profondamente... e facilmente si scatena una grande paura di
piano le nostre risorse vitali e di rigenerazione. Questo geniale sistema serve in realtà in tanti momenti della vita, a volte per salvarci letteralmente la pelle... come ad esempio tirare fuori un bambino
godersi la vita almeno 3 volte al dì
non essere più accettati, o di rimanere invalidi. La paura così nutrita goccia per goccia ostacola il sistema del nostro vagotono, che favorisce e controlla la nutrizione, l’autorigenerazione, l’evoluzione del nostro organismo. La paura inoltre, specie se cronica, aziona a oltranza il cosiddetto sistema del simpaticotono, che prosciuga (se attivo per lungo tempo) pian
da una macchina in fiamme, correre dietro all’autobus, resistere alle minacce dei compagni di scuola, scappare dal nemico durante una guerra... Ma la sua implicazione perenne (stress mentale cronico) non è altro che un efficiente carburante per la paura. La paura dell’uomo moderno viene spesso anche chiamata “paura anticipatoria”, ovvero ci si immagina ciò che
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potrebbe capitare, ma siccome è solo nella nostra mente, senza che il corpo reagisca (scappare, lottare, reagire fisicamente...) crea poi tante situazioni fisiche come, ad esempio, l’insonnia, l’indigestione, la gastrite, l’irrequietezza, gli attacchi di panico, disturbi neuro-vegetativi, l’abbassamento delle difese, ... che si fondono nel quadro della malattia principale. Concludo questo brevissimo viaggio sul nostro sistema vitale. Posso consigliare con certezza che chi ha ricevuto la diagnosi di una patologia anche grave farebbe molto bene a “godersi la vita almeno 3 volte al dì”. Nella pratica potrebbe significare tantissime cose: camminare e ballare, magari cantare, imparare a suonare uno strumento, fare teatro, stare all’aria aperta il più possibile, godersi il sole in faccia, mangiare consapevolmente, chiedersi come partecipare alla Vita in senso lato, arricchirsi di creatività, viaggiare, scovare nei propri cassetti chiusi, ritrovando magari qualche passione, o meravigliosi sogni dimenticati. Vi pare una visione assurda..., non scientifica? Nel mio piccolo l’ho sempre visto funzionare. Investire nella propria parte sana rappresenta un generoso investimento a lungo termine.
camminare ballare cantare suonare uno strumento fare teatro stare all’aria aperta il più possibile godersi il sole in faccia mangiare consapevolmente arricchirsi di creatività viaggiare ritrovare passioni, nesi sogni...
salutoge
Sabine Eck nasce nel 1956 in Bassa Sassonia, Germania. Medico, dal 1988 Libera Professionista in Medicina Naturale. Da giovane matura esperienze in ambito creativo, sociale e tecnico. Nel 1978 si trasferisce in Italia. Consegue il diploma in Disegno Anatomico presso l’Istituto Ortopedico Rizzoli e successivamente si laurea in Medicina e Chirurgia a Bologna. Collabora a un importante Progetto Sociale sui colli bolognesi, Ca’ Shin. Da oltre 20 anni è docente sui principi della Medicina Naturale per medici e professionisti del ramo. Tiene regolarmente conferenze per il pubblico. Dal 2011 è presente in rete in diverse realtà di informazione, e opera anche attraverso il blog personale www.sabineeck.com
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impianti fotovoltaici e bioedilizia • Consulenza e progettazione di impianti elettrici garantendo la completa protezione dai campi elettromagnetici. • Analisi ambientali, esterne ed interne per il rilevamento del grado di inquinamento elettromagnetico.
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luce spazio materia e... l'uomo di Guido Matta
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artendo dalle origini dell’affascinante mondo dell’architettura e dintorni, desidero fare con voi alcune riflessioni. Vivere significa avere strette relazioni tra sè stessi e i propri simili in situazioni dove le capacità sensoriali multiple di cui l’essere è dotato, dovrebbero essere poste in equilibrio fra loro ed essere
Scoprire e capire consapevolmente gli ambienti che viviamo nel nostro quotidiano
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appieno utilizzate. Spesso ciò non avviene, ma non è questo l’argomento che io tratterò qui... Perché “Luce, spazio, materia e... l’uomo”? Perché è ciò di cui mi occupo tutti i giorni. Di luce, perché senza luce nulla è visibile e percepibile ai nostri occhi. Di spazio, perché non predomini il vuoto. Di materia, in quanto l’uomo e la sua mente vivono grazie ad essa. Ecco, in grande sintesi, il mio mestiere, ma è del resto il mestiere di qualsiasi architetto: disporre scientificamente quanto di più complesso Dio ha creato per l’uomo, una vera dannazione tra natura e artificio! Per questo non è sufficiente il gusto, la moda, l’informazione, o la tecnologia, o la semplice fantasia..., bensì si deve procedere aprendo una porta dietro un’altra e percorrere un percorso lento, paziente... La prima porta è la luce. La luce del sole, la luce della luna, la luce riflessa e la luce artificiale sono oggetto di studio e applicazione all’origine di un progetto. Dalla luce dipende la qualità della nostra giornata cosciente, da quando ci alziamo da un letto, da quando gli occhi scoprono cosa ci contorna nella nostra stanza, colori, forme, e i materiali che ci circondano iniziano ad avere senso nello spazio. Per questo per me è importante utilizzarla, canalizzarla, progettarla in funzione del luogo nel quale ci relazioniamo con noi stessi e con gli altri. La seconda porta è lo spazio. Lo spazio vuoto e lo spazio pieno in realtà non esistono, lo spazio dipende dal contorno del vuoto così come viene a materializzarsi, e dalla densità della materia, così come viene aggregata dalla natura e dall’uomo. Lo spazio risponde come la luce risponde a regole dettate da una forza alla quale noi dobbiamo in qualche maniera ubbidire, comprendendolo, utilizzandolo e modificandolo con regole artificiali. Vi faccio un esempio elementare per maggiore comprensione e per non essere troppo astratto: costruirò la mia casa ben esposta alla luce, affinchè il sole la riscaldi, in modo tale che non sia esposta alle intemperie, e così via. Ecco che lo spazio risponderà a regole dipendenti dalla natura dei luoghi e si configurerà quale contorno, creando i vuoti e i pieni rispetto all’esistente. La qualità e la forma dello spazio saranno quindi fondate sulla conoscenza del luogo e rispondenti alle azioni da compiersi
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Nella pagina precedente, Madrid. Nella pagina accanto, Marrakech
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in quel luogo esterno e in quell’unico luogo interno progettato: la casa. La terza porta è la materia. La materia contorna lo spazio è, esiste, possiamo muoverla, modificarla, plasmarla e ricrearla a nostro piacere, colorarla, o semplicemente accettarla, dove è. A contatto con la materia passeremo la nostra vita, ci accompagnerà in tutte le sue vesti, che sia pietra, plastica o cibo, vino, tessuto, o vetro, o musica, fuoco o qualsiasi cosa di incredibilmente bello o triste o gioioso che con essa sia stata realizzata. Quarta e ultima porta: l’uomo. Dell’uomo, che dire...? Ognuno deve imparare a conoscere sè stesso e un po’ l’altro... L’altro va rispettato in tutte le sue forme dell’essere, rappresenta il mondo in cui viviamo, e con il quale ci rapportiamo, rappresenta il passato, il presente, e tutto ciò che per lui sarà realizzato, sarà il futuro. Queste riflessioni, brevi, introducono alcuni concetti di fondo che riprenderò nella prossima uscita, in cui vorrei parlarvi di un progetto che inizio oggi a Marrakech, un luogo che scopro a ogni viaggio sempre un po’ di più, nei sapori, nei forti colori rossi, nei minareti, e camminando nel labirinto della antica Medina tra la gente...
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Guido Matta, classe 1953, è originario di Cagliari e vive tra Treviso, Losanna e Milano. Si è laureato all’Università di Architettura a Venezia nel 1977, allievo di Carlo Scarpa ha maturato la sua esperienza nei diversi ambiti dell’architettura, partecipando alla ricostruzione di Napoli e di Budva dopo il terremoto; nel campo del disegno industriale disegnando vetri e oggetti di interni per vari aziende italiane; collabora con Artemide ed è consulente per L’Oreal Paris internazionale nel campo del concept beauty design per i marchi del lusso. Suoi i progetti delle sedi in 15 capitali europee. In fase di apertura a febbraio 2014 i cantieri di Zurigo e Vienna. Si è specializzato in Bio-Architettura collaborando a vari progetti internazionali con Horst Rekelbaker ceo di Aveda e di Intelligents Nutrients co a Minneapolis, dove ha incontrato esperti aborigeni, indiani americani, profumieri giapponesi e scienziati Urukuru. In fase di progettazione c’è una spa a Doha, e un ristorante sky-bar a Marrakech. Non ama ripetere i progetti, non ama copiare i progetti. Non è sicuramente lo stesso di 35 anni fa e non sa esattamente cosa farà domani... Non aggiorna il suo sito web... e non ama rispondere al portatile quando è davanti al... pissoir...! Per contatti: www.guidomatta.com
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La millenaria medicina degli imperatori cinesi di Maurizio Mazzarelli
È
Il principio Femminile e quello Maschile opposti ma armoniosamente
con gioia che ho accettato di partecipare a questo progetto editoriale sulla salute consapevole, ovvero sull’Arte di Stare Bene, che tra gli obiettivi che si propone ha anche quello di osservare i numerosi approcci salutistici esistenti nel mondo, prendendo cioè in considerazione le altre culture, spesso addirittura millenarie. La Medicina Tradizionale Cinese (MTC) è fra queste, e da anni ne sono promotore appassionato. Essa nacque da un’attenta osservazione della Natura secondo cui “l’ambiente” e “gli organismi viventi” sono un
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insieme per una vita equilibrata
tutt’uno. Di conseguenza non è possibile isolare una parte del nostro organismo, o un sintomo, senza considerare anche il resto del corpo e l’ambiente che lo circonda. L’attenzione è focalizzata, infatti, sulla interezza della singola persona ammalata, su tutto ciò che la riguarda, e non quindi esclusivamente sulla malattia in sé. Gli antichi cinesi pensavano che tutto ciò che è presente nell’Universo, inclusi noi, fosse un’interazione fra due forze opposte in costante movimento: queste due forze (o poli) opposte sono note come Yin e Yang. I due elementi esistono solo l’uno in relazione all’altro, perché, ad esempio, il freddo invernale d’estate si trasforma in caldo, o dal buio della notte scaturisce la luce del giorno. Allo stesso modo tutte le attività che svolgiamo hanno due aspetti opposti, ovvero il principio Femminile e quello Maschile. Essi sono apparentemente opposti, ma due facce della stessa medaglia! Mi state seguendo? Proseguiamo col ragionamento. Il dinamismo e la loro continua trasformazione creano un terzo campo: ovvero l’energia, la quale nutre la natura e la vita umana. Ricordate qual è il simbolo dello Yin e dello Yang? Sì, certo! Lo trovate raffigurato proprio in questo articolo: è un cerchio, metà scuro (Yin) e metà chiaro (Yang), diviso da una linea curva, che appunto rappresenta il movimento incessante e dinamico di ogni forma di vita. Ovvero l’equilibrio armonioso che esiste fra forze opposte. Nella metà chiara del cerchio c’è un punto scuro e nella metà scura c’è un punto chiaro, che simboleggiano il fatto che i fenomeni non sono mai esclusivamente Yin o Yang: questo riflette e contraddistingue la visione orientale secondo la quale gli opposti non devono competere, o sopraffarsi l’un l’altro,
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o entrare in conflitto, dal momento che ciascun aspetto contiene, completa, e dà equilibrio all’altro. La complementarietà degli opposti, insomma. Grazie alla sensibilità di uomini di cultura, sono state create le basi su argomenti che tuttora suscitano interesse a livello scientifico, descrivendo nei particolari dei veri e propri trattati sulla cura e il mantenimento della salute. L’approccio diagnostico si basa sulla fiducia di chi opera (l’operatore) e di chi è sottoposto al trattamento (il paziente), attraverso le 4 modalità di diagnosi, in cinese dette Shi Zhen: 1) ispezionare e osservare, 2) auscultazione e olfattazione, 3) interrogare e ascoltare, 4) palpare, trarre conclusioni ad personam, e praticare il trattamento più idoneo al paziente. La storia della Medicina Tradizionale Cinese è davvero molto affascinante. In un antico vaso cinese di terracotta disseppellito-ritrovato nella contea di Datong, risalente a un periodo compreso tra 4.000 e 10.000 anni fa, vi erano raffigurate danze relative ad antiche forme di esercizi per la salute del Daoyin, che tuttora sono riproposte con l’attuale disciplina del Qigong (lavoro energetico sul corpo umano) e divulgate in Occidente. Però la storia databile con documenti scritti, risale all’epoca dell’Imperatore Shen Nong fondatore della medicina cinese, vissuto all’incirca nel 3000 a.C. Iniziò la coltivazione dei cinque cereali (frumento, grano, miglio giallo, riso, fagioli neri), sperimentò per primo le piante che mantengono la salute e che curano le malattie, pose le basi della diagnosi e della terapia medica. Il più antico trattato di medicina risale al 2650 a.C. ed è intitolato Nei Jing; quest’opera, che fu scritta dall’imperatore Huangdi, descrive tutte le conoscenze del tempo e illustra la filosofia di base della tradizione cinese. Con il passare del tempo e il succedersi delle dinastie imperiali, la Medicina Tradizionale Cinese fu ritenuta un vero e proprio pilastro della cultura orientale, tanto che si realizzarono scuole per istruire i futuri medici. Le specializzazioni comprendevano l’agopuntura, il massaggio, le ginnastiche, la dietetica, la farmacologia e l’esorcismo.
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Il centro privato AIRONE-PHOENIX è un Poliambulatorio a Bologna in via Massarenti 46, di fronte all’entrata principale dell’Ospedale Sant’Orsola e ad appena 50 metri dai viali. E' una struttura particolarmente accogliente e funzionale dove il paziente ha la possibilità di usufruire di uno staff medico attento e preparato, che si distingue per la costante e stretta attività di simbiosi inter-disciplinare. Specializzazioni tradizionali, diagnosi, e approcci olistici cosiddetti complementari (come Chiropratica, Osteopatia, Omeopatia, Omotossicologia, Agopuntura, Terapia del dolore e Odontoiatria Biologica) convivono insieme affinché ciascun paziente nella sua unicità possa prediligere e selezionare l'approccio salutistico più consono alle proprie scelte di vita, problematiche ed esigenze. Per ulteriori info: www.poliambulatorioairone.it tel. 051-398121 e-mail info@poliambulatorioairone.it Dir. San. Dott. Michele Catenacci Spec. in Fisioterapia PG 261092 del 11/10/2013
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Il periodo di ascesa di questo tipo di approccio medico si ebbe con la dinastia Zhou, quando il medico Bian Que salvò la vita al principe ereditario con il massaggio e l’agopuntura, mentre era considerato ormai morente da altri medici. I cinque secoli successivi furono epoche di dominio straniero da parte dei Mongoli, però parallelamente ci furono notevoli progressi tecnici e scientifici in astronomia, in matematica, in MTC, divenute le materie che toccarono profondamente la sensibilità popolare, assumendo un ruolo importante. Grazie ai nuovi metodi di stampa fu possibile la divulgazione del sapere relativa anche a tutti i rami della MTC: numerose opere letterarie di quel tempo descrivono nel dettaglio il tipo di massaggio che si effettuava, distinguendo già tra diagnosi e terapia. All’epoca Ming la terapia del massaggio divenne accessibile non solo all’Imperatore e alla sua corte, ma anche alla gente comune. Questo ultimo passaggio fu fondamentale per il mantenimento delle discipline mediche classiche cinesi, perché dal 1644 al 1911 si ritenne che la MTC con alcuni suoi rami specialistici fossero poco giusti e poco raffinati al trattamento
della famiglia imperiale Qing (1644 - 1911). Tale dinastia nacque in seguito a disordini di natura generale e in seguito a una grave crisi economica; la conquista durò dal 1618 (in Manciuria) al 1642. Fu facilitata dall’anarchia generale e da una tacita complicità delle classi più elevate in Cina. Intorno al XIX secolo per via dello scambio culturale con l’Occidente, l’esperienza cinese medica millenaria fu, ahimè, accantonata, e addirittura proibita nel 1929. Grazie però a persone comuni residenti in paesi non toccati dalla tecnologia e alla nascita della Repubblica Popolare Cinese nel 1949 guidata da Mao Zedong, si ebbe un recupero seppur lento di quella straordinaria medicina millenaria. L’anno 1958 segnò una svolta storica, perché si effettuò il primo intervento chirurgico in anestesia con agopuntura in Cina a Shanghai. Questo evento ebbe risonanza mondiale e portò per la prima volta alla cronaca l’interesse per “la Nuova Medicina Cinese”. La divulgazione in Occidente fu più decisiva dal 1972, dopo cioè il viaggio dell’allora presidente americano Richard Nixon e la sua famosa partita a ping-pong con Mao Zedong, che segnò un’epoca, e i
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media di allora fecero conoscere non solo agli americani le meraviglie della MTC, ma anche all’Europa, che ne fu coinvolta e affascinata. Chi segue queste pratiche salutistiche nel mondo occidentale? Secondo un’indagine ISTAT, nell’anno 2000, circa tre milioni di nostri connazionali e oltre 60 milioni di europei hanno scelto le cure della MTC. Negli Stati Uniti il 30% della popolazione ha utilizzato almeno una volta questa metodica; in Germania, secondo il settimanale Die Zeit (dicembre 2008), il 61% dei tedeschi la preferisce alle terapie occidentali. Mi fermo qui. Tanto ci sarebbe ancora da raccontare... Spero di avere suscitato curiosità e interesse in coloro che ancora non si sono addentrati in questo “mondo millenario”, e consiglio vivamente di studiare questa meravigliosa Arte Medica antichissima. La prossima volta scopriremo insieme il massaggio Tuina, e poi il Qigong... e tanto altro. Vi auguro una buona vita! Maurizio Mazzarelli è operatore del massaggio cinese Tuina e istruttore di Qigong. È aderente alla federazione F.I.S.T.Q. (Federazione Italiana delle Scuole di Tuina e Qigong). Per ulteriori info: www.gliamicideltao.it
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Il biologico come scelta di rispetto della natura, di chi coltiva, di noi che
L’agricoltura, il biologico, le scelte sostenibili Intervista al professor Matteo Giannattasio
consumiamo
di Silvia Nicoletti
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apoletano, medico e agronomo, autore di libri sull’alimentazione sana, il professor Matteo Giannattasio ci ha concesso questa intervista nella quale affronta alcuni dei principali temi oggetto dei suoi studi e delle sue riflessioni. Matteo Giannattasio è anche presente nell’interessantissimo blog di cucina consapevole Il pasto nudo – www.ilpastonudo.it – con la propria rubrica “Visti da vicino”, inoltre è direttore scientifico della rivista Valore Alimentare, docente, e molto altro ancora. Professor Giannattasio, innanzitutto grazie mille per il tempo che ci dedica, ne sono molto onorata. Grazie a lei per l’invito e l’ospitalità.
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In alto, Giuseppe Arcimboldo (1527-1593), Rodolfo II come Vertumnus, 1590 circa, Skokloster Castle, Svezia. A sinistra, il professor Matteo Giannattasio.
Lei considera il cibo qualcosa di migliore di un’opera d’arte, cosa significa? Sì, la mia considerazione per il cibo è superiore a quella per le opere d’arte, perché
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mentre quest’ultime soddisfano soltanto alcuni dei nostri sensi – per esempio la musica viene percepita dall’orecchio, la pittura dall’occhio – il cibo soddisfa tutti i nostri cinque
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sensi con il colore, il profumo, il sapore, la consistenza e la “croccantezza”. Lei ha profondamente a cuore il valore dell’Agricoltura Biologica, ovviamente in antitesi allo sfruttamento intensivo del terreno a suon di erbicidi, pesticidi e quant’altro. Ma innanzitutto, ci può spiegare il vero significato della parola “agricoltura”, che so che Lei ama diffondere? Agricoltura è una parola composta da ‘coltura’, il cui significato autentico è culto, venerazione, cura, rispetto; e ‘agri’, cioè dei campi. L’agricoltura industriale non è tale, ma anzi è agritortura perché con i nitrati usati come concimi, i pesticidi che ammazzano indifferentemente organismi nocivi e utili, l’alimentazione forzata e iperproteica degli animali (in condizioni di allevamento che sono da lager) e l’impiego di tanti farmaci, compresi gli antibiotici per curare le numerose malattie che colpiscono gli animali proprio per le cattive condizioni di allevamento, fa soffrire la terra, le piante, gli animali, i contadini e ovviamente il consumatore. È di moda ultimamente svilire e denigrare i prodotti biologici. Spesso da molti scettici si sente dire che “i prodotti biologici” non esistono: perché si è arrivati a questo? Alcuni denigrano in buona fede a causa degli scandali dovuti a gente senza scrupoli che spacciano per biologico cibo che non lo è. Altri, invece, denigrano perché adottano parametri di qualità parziali. Mi spiego: se confronto un prodotto biologico e uno equivalente proveniente da agricoltura convenzionale considerando soltanto la qualità nutrizionale, cioè per il contenuto di nutrienti, come carboidrati, grassi e proteine, probabilmente non troverò nessuna differenza. Ma se, invece, considero la qualità a tutto tondo, cioè, oltre al contenuto in nutrienti valuto anche il sapore e gli aromi (qualità organolettica o sensoriale), il contenuto in sostanze salutari come gli antiossidanti, omega-3, certe vitamine, eccetera (qualità salutistica), l’assenza o la presenza di residui di pesticidi (qualità sanitaria) e la sostenibilità (che io chiamo qualità etico-sociale), il giudizio è nettamente a favore dei prodotti bio. Un numero sempre maggiore di consumatori oggigiorno si riversa a fare la spesa nei supermercati biologici, cioè di prodotti naturali. Lo conferma? Si sa che costano di più rispetto a quelli convenzionali: quali sono le sue osservazioni in merito? È giustificato il prezzo più alto? Vendono veramente quello che promettono? Come non incorrere in veste di consumatori negli errori più comuni nella scelta dei prodotti alimentari da acquistare? Il numero dei consumatori bio è, realmente, in costante aumento perché va crescendo la consapevolezza delle persone rispetto alla
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agricoltura culto, rispetto, venerazione dei campi
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qualità dell’alimentazione. È vero, il prodotto biologico ha un prezzo più elevato perché i costi di produzione sono più alti (basta pensare che si impiega più manodopera). Io consiglio di andare a comprare al negozio bio, ma non con la stessa logica con cui si va al supermercato. Al negozio bio si va per comprare i prodotti essenziali, pane, pasta, riso, farina, latte, olio, burro, uova e pochi altri. Sono aumentate le malattie allergiche sia negli adulti che nei bambini: sono correlate anche a un’alimentazione raffinata di tipo industriale? I fattori responsabili dell’aumento delle allergie sono tanti e tra questi c’è anche la cattiva alimentazione. Su questo tema ho scritto diversi articoli che trovate online su www.valorealimentare.it e in un libro uscito da poco “Allergie e intolleranze alimentari” (Valore Alimentare, i Quaderni 2013), che si trova nei negozi bio. Nel suo bellissimo libro “Gli additivi alimentari: una guida”, oltre ad elencarli uno per uno, insegna a leggere e a comprendere le etichette
degli alimenti... Ce ne può parlare, per favore? Ho scritto questa guida insieme a mia moglie, anche lei medico e oculista, perché ritengo che il consumatore debba sapere che cosa mangia. E purtroppo gli additivi li mangiamo ogni giorno, ma di loro sappiamo ben poco. Nella mia lunga esperienza professionale ho visto tante persone che avevano problemi di salute legati al consumo di certi additivi. Per fare un esempio si pensi che le uova convenzionali sono tinte di un giallo-arancione molto forte non perché le galline mangiano granone, ma perché il mangime contiene un colorante, la cantaxantina. Ma la presenza di questo colorante nelle uova non viene segnalata in etichetta! Nel bio sono proibiti tutti i coloranti, anche quelli che si usano per i mangimi. Oggi per il bio c’è il controllo non solo degli organismi di certificazione preposti, ma anche delle aziende che distribuiscono il bio. Purtroppo di tanto in tanto viene fuori qualche scandalo, ma del
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resto i criminali si ritrovano in ogni attività commerciale. Io consiglio di comprare da agricoltori che hanno e mostrano la certificazione, e di andare a comprare in negozi specializzati per la vendita bio. Vi raccomando di non farvi abbindolare da attributi dati al cibo come “naturale”, “senza pesticidi”, “prodotti nel rispetto della natura”, eccetera. L’unico attributo che qualifica il cibo proveniente da agricoltura biologica è “biologico”; se viene da altri paesi: “organico”. Chi usa il termine “biologico” illegalmente è passibile di pena. In Italia non sono consentite le coltivazioni transgeniche cosiddette OGM (Organismi Geneticamente Modificati), ma è pur possibile però importare mangime transgenico per gli animali. Quindi se ne viene in contatto attraverso prodotti di origine animale (latticini e carne). Quali sono le “verità nascoste” sugli OGM? Ci può chiarire le idee? È vero, il nostro bestiame consuma soia e mais transgenico. Io penso, e l’ho scritto anche sul Corriere della sera, che l’agricoltura
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italiana, fatta soprattutto di piccole realtà locali e di prodotti d’eccellenza, non ha bisogno di colture OGM. Riguardo poi agli eventuali pericoli che possono derivare dall’ingestione di materiale transgenico attraverso i prodotti animali, non saprei. La letteratura scientifica a riguardo è scarsa e contradditoria. Io spero che il transgenico non arrivi mai in Italia. Non ne abbiamo bisogno e non sfama più di quanto non faccia il non-transgenico. Da tener conto che le multinazionali che producono OGM, Monsanto, Down Chemicals e altre, sono le stesse che producevano il tristemente famoso Agente Orange durante la guerra del Vietnam. Gli OGM sono un tentativo di queste multinazionali di sottrarre la proprietà dei semi ai contadini. È un’infamia! Grazie Professore davvero per essere stato con noi proprio nell’uscita di inaugurazione di questo nuovo viaggio editoriale, la sua è una presenza importante, e spero ci seguirà... anche se da lontano. A presto!
Silvia Nicoletti promuove con entusiasmo modus vivendi consapevoli da oltre 20 anni, grazie anche all’incontro nel cammino della sua vita con numerose persone “speciali”, o angeli guida come ama definirli con immensa gratitudine. Di anno in anno la cerchia di queste anime illuminate e illuminanti aumenta intorno a lei. Fa scoperte tutti i giorni. Ritiene “l’alimentazione sana” un ottimo e valido punto di partenza per vivere bene e più a contatto con sé stessi. Classe 1965, bolognese, negli ultimi sette anni si è appassionata e dedicata all’editing, in particolare alla realizzazione e divulgazione di progetti editoriali condivisi da più persone per il bene collettivo. Considera vitale il contatto con la Natura. Questo nuovo progetto editoriale lo sente come un semino piantato, fra i tanti, da parte di persone di buona volontà, che si augura possa contribuire a creare buoni frutti per l’umanità futura: coscienza, mente e cuore del cosmo... silniceditor@gmail.com
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Perché l’intestino è il cosiddetto nostro secondo cervello? Da esso dipendono molte cose di noi...
L’intestino: Candida e intolleranze... di Francesco Walter Pansini
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no dei problemi più diffusi oggi è l’infiammazione dell’intestino (colite), che in particolare per le donne è dovuta all’ansia. Questo, disteso, ha una superficie di circa 300 mq, ed è “abitato” da un numero di batteri (buoni) forse 10 volte quello delle cellule del nostro corpo. Nello spessore della sua parete ha un vero e proprio Sistema Nervoso (Enterico) autonomo dal S.N. Centrale, costituito da più neuroni che nel midollo spinale, e quindi è un vero Secondo Cervello, che risponde “visceralmente” all’umore. Per l’umore si possono usare i fiori di Bach, o anche la Teanina, ma ci sono “diete” di per sé particolarmente nocive per l’intestino, che vanno modificate. Gli ultimi quarant’anni hanno visto un preoccupante aumento delle intolleranze intestinali e quindi colite, che spesso arriva a forme diarroiche e mal-assorbimento dei nutrienti. La gran parte del grano consumato in Italia (e nel mondo) ha una modificazione genetica rispetto alla pianta originale, che lo rende eccessivamente ricco di una particolare proteina: il glutine, e anche modificata rispetto a quella naturale.
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Il “cambiamento” principale è stato prodotto in Italia irradiando i semi con raggi X e brevettato nel 1975. Le ipotesi sul fenomeno sono diverse, ma la più credibile imputa a questo grano “l’epidemia” di intolleranze, assieme alle dosi eccessivamente alte di pasta usate da noi, che ne fanno quasi un mono-piatto, cosa di per sé dannosa. A conferma dell’ipotesi portiamo l’osservazione che gli intolleranti sopportano più o meno bene il grano di antichi ceppi “originali” come il Kamut o quello del Senatore Cappelli, ma anche di Farro (degli antichi romani) che non è proprio grano, ma pur della stessa famiglia; infine, le farine semi-integrali e biologiche danno meno reazioni, così come orzo, segale e avena benché abbiano un po’ di glutine, ma non “modificato”. Gli unici cereali comuni in Italia a non averlo, sono mais, riso e miglio assieme al grano saraceno, anche perché questo
non è una graminacea. In caso di forme di diarrea e fermentazioni eccessive bisogna provare a introdurre nella dieta queste varianti (meglio alternandole), che dovrebbero manifestare immediatamente il “gradimento” dell’intestino. Infine è utile moderare o escludere i cibi lievitati e assumere alcune piante medicinali quali Mirtillo secco, Cumino e Baobab. Bisogna però sapere che se in efficienza, la flora microbica dell’intestino è in grado di digerire anche il glutine OGM, come i latticini, oltre che disattivare molte tossine, a meno che non ci sia molta Candida, e la cura della Candida è il Lapacho. La Candida è una famiglia di lieviti che comunemente risiedono nel nostro intestino senza “disturbare”, ma in presenza di stress, di inquinamento e soprattutto di molti zuccheri, può moltiplicarsi troppo, fino a irritarlo. Per questo viene
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incolpata d’essere la vera causa di molte malattie, comprese quelle degenerative più gravi. È soprattutto la principale causa di intolleranza alimentare che si presenta nell’adulto, che spessissimo è appunto solo “troppa Candida”. Questa produce tossine e limita i batteri intestinali benefici, non più in grado di trasformare e rendere innocue le sostanze “difficili”, né produrre per noi vitamine a sufficienza. La conseguenza è l’infiammazione dell’intestino, permettendo così il passaggio nel sangue di Candida, che si diffonde nell’organismo se non fermata da un sistema immunitario molto efficiente, ma passano anche proteine, creando così allergie. Il problema è che quando la Candida viene aggredita dai globuli bianchi, può aggregarsi in formazioni talmente grandi da non poter più essere uccisa. Il Lapacho avellanedae è un albero sud americano chiamato dagli indigeni “L’albero della Vita”, immune ai funghi e considerato la pianta medicinale più importante dell’area già dall’antichità. Oltre a stimolare di per sé l’attività anticorpale, il Lapacho ha una precisa azione di inibizione della Candida, sia nell’intestino (e ciò significa favorire per competizione i batteri utili), sia nel sangue. Se usiamo un estratto alcolico di qualità, già in qualche giorno osserviamo un chiaro segnale di guarigione: il compattamento delle feci e facilmente in qualche settimana un netto miglioramento delle intolleranze. Entro un anno il Lapacho uccide, poi, tutta la Candida del corpo, liberando così il sistema immunitario da un impegno gravoso, per rivolgersi efficacemente alle altre “normali” infezioni, i parassiti, e soprattutto per sopprimere quelle 5 milioni di cellule mutate che si formano ogni giorno per errori genetici, che facilmente sono tumori. Inoltre, negli anni ’60 gli studi e la pratica medica ne hanno verificato importanti azioni su tumori, diversi parassiti, artrite e sull’Elicobacter pilori dello stomaco, sia come antibiotico che come stimolante la produzione del muco che difende le pareti gastriche, vera causa del problema. La salute dell’intestino dipende essenzialmente dalla flora batterica, che pesa un chilo! È efficiente con almeno l’85% di batteri utili e solo il 15% di quelli putrefattivi e Candida. Un’alterazione del suo equilibrio e quindi un mal funzionamento (disbiosi), è spesso dovuto a un dieta scorretta (in particolare i dolci che alimentano la Candida), come allo stress (oltre che qualche farmaco), con la conseguente intossicazione, carenze nutritive, diverticoli, fino a turbe comportamentali.
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La tensione emotiva è, infatti, in grado di alterare la microflora intestinale, ma al contrario, le modificazioni del “popolo” intestinale, condizionano l’umore: la mucosa intestinale è il secondo cervello, quello emotivo, che, se sano è il vero produttore della molecola del buon umore, la serotonina. La via contraria “cervello-intestino” sembra, invece, mediata soprattutto da ormoni dello stress (cortisolo, adrenalina e noradrenalina), che irritano l’intestino che può anche lasciar passare nel sangue microbi patogeni. Ciò porta quindi a un giro vizioso, ma soprattutto crea le intolleranze intestinali, che assieme alla Candida affliggono una parte importante e crescente degli italiani. I più accusati di questa “colpa” sono i latticini. È strano però che i nostri vecchi “andassero avanti a latte” senza problemi. Pur ammettendo che il latte “non è più quello di una volta”, è sostenibile che una flora intestinale sana demolisca tutto e disattivi molte sostanze tossiche. Solo se ciò non avviene, tutto “il difficile da digerire” diventa tossico, si producono apparenti intolleranze e magari colonie di Candida nel corpo, passando per il sangue. Quindi, le intolleranze trovate dai vari test, per lo più sono solo difficoltà intestinali del momento e non inevitabilmente irritanti. Se si limitano i dolci, con un buon estratto alcolico di Lapacho, in pochissime settimane si può contenere o debellare la Candida nell’intestino e in mesi nel resto del corpo. Per lo stress ci sono altre piante importanti, mentre per la candidosi in zone intime è velocissima l’applicazione locale di un composto di olio di Propoli e di un olio essenziale, il Tea Tree Oil, che sorprendono per i pochi minuti impiegati per “dare sollievo”. Otatescient. Cae nonemperchit ut fugitias iur?
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Francesco Walter Pansini si è diplomato in Erboristeria nel 1989 all’Università di Urbino. Con vari ruoli ha lavorato costantemente nel settore dal 1982. Nel 1993 ha fondato l’ALISTER Friuli Venezia Giulia, Associazione per la Libertà di Scelta delle Terapie Mediche, di cui è tuttora il vice Presidente. È giornalista pubblicista e dal 2002 direttore responsabile della rivista trimestrale “Salute & Diritti”, giornale dell’ALISTER. Nel 1993 è stato il promotore e uno dei tre presidenti di associazioni locali, fondatori della Federazione del COMILVA (Libertà di Vaccinazione), chiusa nel 2011. Negli ultimi sette anni ha pubblicato altri cinque libri sul tema della salute in diverse edizioni. Da tre anni conduce corsi di Erboristeria all’Università della Terza Età Danilo Dobrina di Trieste e all’Università delle Liberetà Auser sempre di Trieste. Dal 2010 si occupa di una rubrica di cure naturali su “Il Piccolo”, il quotidiano triestino del gruppo Repubblica, e di una rubrica settimanale a Radio Punto Zero, la radio locale più ascoltata nel Friuli Venezia Giulia e Veneto Orientale. Per info e contatti: www.alister.it oppure walterpansini@email.it
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Amore per il territorio e per la cucina, valori preziosi e inestimabili nella vita
Il valore del territorio
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io nonno paterno Oliviero, classe 1895, acquistò un vecchio molino di cereali, che in tempi ancor più remoti, nel ’500, era stato un edificio abitato da monaci lateranensi, poi, successivamente anche utilizzato come frantoio per l’olio. Mia moglie Serena ed io lo abbiamo trasformato in un ristorante da un po’ di anni a questa parte ed è diventato praticamente l’estensione della nostra casa (infatti la nostra abitazione è nella stessa antica costruzione, sotto le cui fondamenta esistono ancora le volte di pietra del canale che alimentava le macine per la molitura). Nel mio ristorante mi preme moltissimo offrire un cibo vero e consapevole. Per fare questo mi occupo personalmente della
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di Stefano Parmeggiani In alto, una pianta selvatica di cappero dell’Abbazia di Monteveglio (Bologna) che Stefano Parmeggiani da anni coltiva nel giardino del suo ristorante. Particolarità curiosa: le piantine di cappero si sviluppano grazie alle lucertole che trasportano i semi nella loro saliva, permettendone così la propagazione. La raccolta di questi capperi avviene tra maggio e ottobre, tutte le mattine e tutte le sere, quindi due volte al giorno. Stefano li conserva sotto sale marino integrale di Cervia. A sinistra in basso, pezzetti di propoli.
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rifondare l’economia locale attraverso la terra spesa rivolgendomi rigorosamente ai produttori della mia terra, Monteveglio e dintorni, tra la provincia di Bologna e Modena. Ciò significa proporre alla clientela piatti sempre a base di verdura e frutta locale e di stagione. Inoltre il mio tanto amato territorio è anche ricco di caseifici, forni, macellerie, salumifici, produttori di vini, a cui mi rivolgo in un rapporto di reciproca fiducia per poter scegliere solo materie prime di altissima qualità, compresa la lavorazione dei prodotti stessi. Dalle vicine saline della riviera romagnola di Cervia (Ra) acquisto anche il tipico sale “dolce” marino integrale, che usiamo abitualmente da anni in cucina nel ristorante per la preparazione dei piatti tradizionali rivisitati, tanto che i miei clienti lo acquistano direttamente da me. Nel 2010 è nata un’interessante Associazione nella zona tra Monteveglio e Casalecchio, che molti già conoscono, che si chiama Streccapogn. La parola streccapogn è in dialetto bolognese e letteralmente significa “stringipugni”: si riferisce a una qualità di radicchi selvatici tipici delle nostre zone che crescono già da febbraio (ottimi sia cotti che crudi), che le nostre nonne, i nostri anziani, conoscevano-conoscono molto bene! Si chiamano così perché, pur essendo radicchietti dall’aspetto “aperto”, quando si raccolgono e poi si lavano sotto l’acqua, si chiudono proprio come fa una mano aperta che si chiude in un pugno. L’Associazione Streccapogn ha l’obiettivo di favorire un percorso di ri-fondazione dell’economia locale attraverso la terra, l’attività agricola e la vendita dei prodotti. Nel 2012 è nata la Società Agricola Streccapogn, che si occupa della cura di numerose porzioni di terreni gestendo la produzione, la trasfor mazione e la distribuzione dei prodotti
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i miei tesori
(attraverso orti, frutteti, vigneti, coltivazione di cereali e legumi, vivaisti, molini, allevamento maiali), favorendo il collegamento con G.A.S., cioè i Gruppi di Acquisto Solidale. A breve nascerà anche la Cooperativa Streccapogn. Personalmente aderisco e promuovo questa bella e importante iniziativa acquistando molti dei prodotti derivanti da questa organizzazione, che vede coinvolti anche i contadini locali, e sostiene l’inserimento lavorativo di persone in difficoltà (disabili, carcerati), o di aspiranti agricoltori. I prodotti così coltivati servono anche all’alimentazione dei nostri maiali allevati allo stato semibrado in località “Sega” poco prima di Savigno (Bo), lungo il fiume Samoggia. La filiera si conclude sempre in Valsamoggia, presso il Salumificio Franceschini, dove
vengono prodotti i nostri salami e salamelle utilizzando il sale marino integrale di Cervia. A stagionatura avvenuta avvertiremo tutti i nostri clienti e/o amici, che si saranno iscritti alla mailing-list nel mio sito web (che potete trovare in fondo), dando-offrendo così la possibilità di acquistare i prodotti finiti a prezzo di costo. Vi dò un’anticipazione: un socio sostenitore del progetto “Maiali in Valsamoggia” sta mettendo a punto la produzione della mortadella fatta con i nostri maiali, ma di questo vi parlerò nelle prossime puntate! Tornando all’Associazione Streccapogn, essa, inoltre, valorizza la cultura e le produzioni agro-alimentari locali anche attraverso educazione-formazioneinformazione-promozione. È insomma a favore di un’economia locale socialmente
A sinistra, in alto, gli streccapogn. In basso, anche il FAI Fondo Ambiente Italiano racconta l’Abazia di Monteveglio e la sua storia con questa e altre suggestive immagini presenti nel sito dedicato al progetto I luoghi del cuore, www.iluoghidelcuore.it
Stefano Parmeggiani, classe 1964, è titolare della Trattoria Dai Mugnai in via Mulino n° 11 a Monteveglio nella provincia di Bologna. Ama profondamente la sua terra/il suo territorio e da sempre si prodiga per promuoverla e creare valore. Persona affabile, sensibile, attenta, altruista e tranquilla nonostante i tantissimi impegni della sua appassionata e movimentata vita professionale, non manca mai di scambiare due chiacchiere con tutti i clienti che hanno la fortuna di andare a mangiare nel suo ristorante (con un gradevole spazio esterno per la stagione calda, e un negozietto dove acquistare prodotti locali) raccontando nei dettagli la storia e la provenienza degli ingredienti che propone durante le stagioni dell’anno. Il suo locale è anche a disposizione per conferenze, eventi, serate a tema e corsi-laboratori di cucina. Per ulteriori info e contatti: www.daimugnai.it oppure tel. 051 6702003.
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sostenibile e responsabile con lo scopo di diffondere un’idea di benessere che sappia valorizzare la qualità delle relazioni tra le persone con il proprio territorio: la comunità per la comunità! Non è cosa da poco. L’associazione ha già creato veri e propri posti di lavoro stabili! Sta creando una rete agricola locale che opera in modo sostenibile dal punto di vista ambientale e sociale. E molte aziende agricole locali hanno messo a disposizione i loro terreni. La filosofia è riassunta nelle seguenti parole: “Rurale, sociale, solidale, attaccati alla terra, alle persone, al futuro di tutti!”. Per saperne di più e/o per aderire al progetto, potete visitare il sito web www.streccapogn.org Nelle prossime puntate vi racconterò dei miei... tesori... come del resto promette il titolo della mia rubrica. Arrivederci a presto!
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Prendersi cura della singola persona osservata nella sua complessità e unicità
Sulla bocca... di Silvana Santoro
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in da piccina sono sempre stata un’attenta e curiosa osservatrice del mondo che mi circonda, e da sempre ho maturato un grande rispetto per la nostra generosa e meravigliosa Madre Terra. Ho sempre creduto che noi esseri umani siamo parte del Tutto. Chi entra nel mio studio per la prima volta rimane colpito da piccoli “segnali” insoliti, certamente non tipici di uno studio dentistico tradizionale. “Perché?” direte voi. Bè, innanzitutto perché io per prima, quando ero piccola,
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odiavo letteralmente andare dal dentista, e non dimenticherò mai l’odore acre e spaventevole che mi arrivava direttamente al naso, mettendo in moto in me ansia e paura... avete presente? Ho ritenuto quindi molto importante rendere l’atmosfera e l’ambiente più accoglienti, più invitanti, più caldi e leggeri, diffondendo anche musica classica in sottofondo, tenendo accesa una lampada dell’antico sale rosa dell’Himalaya all’ingresso, e incensi naturali dai profumi calmanti e rassicuranti che emanano le loro deliziose fragranze. In realtà “la cura” del paziente ha inizio proprio dalla preoccupazione per il suo benessere e dall’atteggiamento di chi lo accoglie, e continua poi con l’attenzione dell’ambiente in cui viene accolto: non solo curare il paziente, quindi, ma anche “prendersi cura” e considerare la persona nella sua complessità e unicità. Da cosa dipende una bocca sana? Un’alimentazione equilibrata, sana e di qualità, e un’accurata masticazione, portano a una buona digestione, e inevitabilmente ne conseguono denti e gengive in salute. In che cosa consiste una buona alimentazione? Qual è l’alimento di base, quello completo, quello che da solo ci fornisce un po’ di tutto? Osserviamo prima gli
animali: quelli che si cibano di carne hanno l’impronta dell’aggressività. Il carnivoro della foresta ha una dentatura formata da 4 denti laterali, che si incrociano a morsa per lacerare la carne; i denti incisivi sono atrofizzati, e i molari hanno asperità appuntite. Gli artigli sono robusti per afferrare e tenere ferma la preda. Possiede vista e olfatto acutissimi. Lo stomaco è costituito da una forte muscolatura, che secerne un succo digestivo estremamente acido per poter digerire la carne non masticata, e perfino gli ossi. L’intestino è corto con pareti robuste e con caratteristiche tali da poter permettere una digestione molto veloce. Dalla parte opposta troviamo gli erbivori, che brucano l’erba, con le caratteristiche di quiete, passività e mansuetudine. Le zampe sono senza artigli, la dentatura è senza i lunghi canini e al posto degli incisivi superiori hanno un cercine cartilagineo adatto a strappare erba e foraggio (non hanno, infatti, bisogno di mordere); posseggono incisivi inferiori ben formati; i molari sono rotondeggianti senza asperità, perché devono macinare i vegetali. L’intestino è molto lungo, da 12 a 18 volte
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superiore a quella del tronco, e hanno una digestione molto lenta. Fra questi due estremi ritroviamo, vicino ai carnivori, gli animali onnivori, come ad esempio il cane. Essi sono animali che si nutrono di carne, infatti la dentatura ha conservato le caratteristiche dell’aggressività; ma anche di cereali, di verdure, e così via. L’introduzione di quest’ultimi nella loro dieta mitiga le caratteristiche dell’aggressività: le zampe e tutto il corpo hanno perso l’espressione della forza bruta tipica della belva, e anche per quanto riguarda il loro carattere diventando così grandi amici dell’uomo. Esperimenti sui cani hanno
dimostrato come il carattere viene modificato variando la quantità di carne introdotta nella dieta quotidiana e lo si nota soprattutto nell’animale nel periodo del suo sviluppo. Si è visto un temperamento vivace, sereno e socievole nei cuccioli ad alimentazione mista con minima dose indispensabile di carne. Hanno, invece, un temperamento asociale, selvaggio, con maggiore aggressività e inquietudine quelli a regime prevalente a base di carne. All’altro estremo, vicino agli erbivori, abbiamo animali che mangiano erba, ma soprattutto semi, radici e frutta. Un esempio è il cavallo. In questo animale notiamo una dentatura più completa rispetto alle precedenti, ma senza i canini. Ha incisivi superiori e inferiori perché servono per mordere il frutto, anche se obliqui, perché così può strappare l’erba; i molari sembrano piccole macine; quindi il cavallo appartiene ai fruttiferi-erbivori.
nella bocca l’impronta delle abitudini alimentari e dei tratti caratteriali
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Esso conserva il carattere pacifico, ma con un corpo solido, energico, scattante, e pure focoso. E allora l’uomo dove lo collochiamo? Analizzando la sua bocca si nota che ha una dentatura completa, regolare, con denti che a bocca chiusa combaciano tutti (anche i canini), mentre mancano gli strumenti laceranti tipici dei carnivori. Gli incisivi sono quasi verticali, adatti a tagliare i vegetali. Nei molari ritroviamo la forma rotondeggiante e la superficie e senza asperità, adatta alla triturazione e macinazione di semi e di frutti. La mandibola ha movimenti laterali, tipici di animali che si cibano di vegetali. Sono presenti le ghiandole salivari, le quali sono importanti nella digestione dei carboidrati per la presenza della ptialina contenuta nella saliva. Finalmente siamo arrivati molto semplicemente, partendo proprio dalla bocca, a vedere che nell’uomo l’alimentazione a base di vegetali è la sola che si armonizzi con tutte le funzioni della bocca umana e del suo tubo digerente. Infatti, ricerche antropologiche sui popoli cacciatori-raccoglitori indicano come base dell’alimentazione “i semi” (soprattutto dei cereali), le radici, le verdure selvatiche, la frutta spontanea, e una quantità di cibo animale non superiore al 20% della dieta. Il seme del cereale in particolare è dal punto di vista nutrizionale il migliore, il più equilibrato e il più importante degli alimenti medicinali che la natura ci offre. Con ciò non si vuole dire che dobbiamo mangiare oggi come facevano i nostri antenati, ma solo che esiste una continuità biologica legata all’evoluzione che non può essere trascurata, pena ripercussioni sulla nostra salute... E come affermò il Dr. Franz Xaver Mayr (1875-1965), la malattia, almeno per noi sovra-alimentati della società odiernamoderna, inizia proprio dall’intestino e precisamente dall’intestino tenue: mangiare troppo e senza masticare lo affatica. Questo porta a una digestione rallentata e a una proliferazione, nel tempo, di batteri “cattivi” con conseguente infiammazione intestinale. La mia carriera di dentista si è gradualmente trasformata negli anni, in particolare da quando ho fatto miei, gli appassionanti studi di Dentosofia, basati su nuovi concetti e approcci dentistici, divulgati dalla Ecole de Formation à la Dentosophie (Francia). Cercavo un’alternativa agli apparecchi ortodontici, che tenesse conto non solo dei denti, ma soprattutto della salute, e che mi aiutasse, raggiungendo un equilibrio della bocca, a ottenere un equilibrio nell’intera persona; e così, proprio una paziente mi parlò della Dentosofia, secondo la quale compito del dentista è aiutare a ri-svegliare le forze di auto-guarigione che ognuno di noi possiede e che spesso sono contrastate dalle auto-limitazioni
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di tipo psichico e fisico, che ci creiamo in risposta al nostro vissuto. L’obiettivo finale è quello di ottenere un’armonia della bocca e del cranio che influirà di conseguenza anche a livello fisico e psico-emotivo tramite il “mordicchiamento” di un apparecchio in caucciù o in silicone, chiamato attivatore plurifunzionale. Ho potuto riscontrare, sia personalmente che su alcuni dei miei pazienti, che correggere e completare lo sviluppo della bocca, che si era ad esempio interrotto al momento della crescita (infatti durante la crescita del bambino può essere successo qualcosa di carattere psicologico ed emozionale che ha bloccato il suo sviluppo a più livelli) apporta informazioni e possibilità nuove a tutti i livelli dell’esistenza: permette di recuperare una mancanza di maturità fisica, emozionale, psicologica e comportamentale. Letteralmente Dentosofia significa “la saggezza dei denti”, e potrebbe anche essere definita “l’odontoiatria olistica”, ed è una vera e propria Arte Dentistica. Vi chiederete ora: “Ma in che cosa si differenzia dalle terapie dentistiche classiche?”. La Dentosofia è una terapia innovativa e differente perché dà importanza al forte legame che esiste tra l’equilibrio della bocca con quello dell’essere umano e quello del mondo intero che lo circonda... Vai dal dentista e curi corpo, mente e spirito... Prossimamente approfondiremo insieme tanti altri aspetti, come ad esempio quello della respirazione orale, della masticazione del cibo (soprattutto di tipo industriale, quindi morbido), dei problemi dell’intestino tenue, delle allergie, e tanto altro... Arrivederci!
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La scelta delle foto del cammello non è casuale: infatti, è un ottimo esempio di masticazione ideale: cioè alternata a destra e a sinistra. Noi di solito, invece, mastichiamo solo su un lato, con conseguente bocca non armoniosa, non equilibrata... Ve ne parlerò nelle prossime puntate. Silvana Santoro nasce a Bologna nel 1955. Prima di laurearsi in Medicina e iniziare a lavorare come dentista, ha intrapreso gli studi di Omeopatia classica, Medicina Naturale e Macrobiotica. Ha partecipato a corsi di Kinesiologia e Odontoiatria col Prof. L. Nahmani e di Kinesiologia con tecnica dei mudra di Roy Martina. Ha frequentato corsi di Neuralterapia e Alimentazione, e col Dr. Bardaro (A.M.N.C.O.) di Omotossicologia e Agopuntura in Odontoiatria. Con la Dr.ssa Marie Solange Raymond ha seguito corsi di Dentosofia e il corso annuale di formazione di Dentosofia tenuto dal Dr. M. Montaud. Ha partecipato al corso teoricopratico di formazione in “armonizzazione cranio occlusale” secondo il Dott. Montorsi. Si è perfezionata in Dentosofia presso l’Università di Tor Vergata a Roma col Prof. Dr. Francesco Pachì. Ha frequentato corsi di Osteopatia Bioenergetica cellulare con l’osteopata Montserrat Gascon. Sta ultimando la Scuola triennale di Formazione al Counseling Integrato Transpersonale a Bologna. Negli ultimi anni si è avvicinata alla Medicina Antroposofica e ha partecipato a corsi di Chirofonetica. Le piace indagare e cercare i collegamenti dentro di noi, perchè pensa che tutto abbia un senso e quindi un significato in ciò che ci accade. Ha scoperto che i denti possono essere un punto ideale di partenza per il nostro percorso evolutivo... E come diceva Albert Einstein: “Non si possono risolvere i problemi con lo stesso cervello che li ha creati”. Per ulteriori info e contatti tel. 059 775303, e-mail: shastah@alice.it
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Insidie per la salute nascoste sotto il coperchio della pubblicità
Padella, padella delle mie brame...
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mia cucina è aperta a tutti coloro che desiderano nutrirsi oltre che di alimenti sani, anche cotti e preparati con grande amore, e soprattutto con conoscenza e passione. L’esperienza (creatività, intuito, studio-ricerca-formazione professionale, eccetera), infatti, è fondamentale. Senza di essa ritengo che non ci si possa affatto autodefinire esperti in nessun campo. Difendo da sempre coloro che concorrono, si attivano, si impegnano, si prodigano verso la seria professionalità lavorativa e il forte desiderio e responsabilità per un ambiente-mondo più sano ed ecocompatibile. Ho grande rispetto per tutte le diverse categorie e filosofie
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di Antonio Scaccio
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esistenti, perché se non fosse per loro, non sarebbero possibili i confronti, anche se a volte il troppo accanimento ed estremismo porta all’eccesso, all’integralismo, in un mondo che corre troppo, e che necessita a maggior ragione di equilibrio. Senza fare troppi allarmismi e cambiamenti drastici, sarebbe bene e sufficiente che tutti noi riflettessimo su molti dei piccoli gesti che compiamo durante la nostra quotidianità. In questa prima puntata di questa nuova rivista desidero accennarvi brevemente alle pentole usate in cucina, base assai importante, ma spesso sottovalutata, per potere cucinarepreparare i piatti di cui ci nutriamo, nel rispetto degli alimenti e di conseguenza della nostra salute. Per un crudista la cottura non è che una mera dispersione energetica e una riduzione dei valori nutritivi degli alimenti... Pur con tutto il rispetto per questo tipo di scelta alimentare/dietetica, personalmente non potrei proprio pensare di mangiare sempre cibo... freddo! Ma tornando alle stoviglie “consapevoli” da usare nelle nostre cucine, vi pongo ora alcune domande: sappiamo in che tipo di pentole-tegami cuciniamo il nostro cibo? Di che materiale sono fatte realmente? Come agiscono sul cibo? Purtroppo, è bene sapere, molte delle pentole tanto pubblicizzate e reclamizzate come le migliori, indistruttibili, antiaderenti, prodigiose, economiche, eccetera, in realtà, ahimè, molto spesso non sono affatto sicure e affidabili dal punto di vista salutistico. Anzi, nascondono molte insidie. Spesso, infatti, si tratta di prodotti assai scadenti di qualità, costituiti ad esempio da fogli di teflon (il rivestimento liscio e scuro antiaderente che tutti ben conosciamo). Il teflon è un prodotto plastico, un polimero sintetico, che resiste ad altissime temperature (200°-250°): si tratta di politetrafluoroetilene (PTFE). Nel 2015 verrà messo fuori commercio! Questi rivestimenti sono presenti in padelle e pentole di alluminio, acciaio, ghisa. Ora sono di moda anche quelle rivestite in ceramica..., dove di ceramica c’è ben poco. Quindi... attenzione. Questi sottilissimi “strati di rivestimenti” se graffiati o se sottoposti ad altissime temperature (oltre i 400°) si “sfogliano” rilasciando materiale altamente tossico nel cibo, che noi, poi, ingeriamo. La qualità degli strumenti che adoperiamo in cucina è davvero importantissima per il nostro ben-essere. Da preferire, in ordine qualitativo, sono le padelle o tegami in genere (come wok, brasiere, ciotole e così via) di rame (dal costo, però, non accessibile a tutti), di ferro (le più economiche, seppur molto pesanti), di terracotta-coccio di buona qualità (cioè
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non con vernici al piombo), di ghisa (molto pesanti anch’esse), di pietra ollare, di acciaio inox, e di alluminio. Per tutte, però, bisogna avere un occhio di riguardo, e saperle usare nel modo giusto: ad esempio, nelle padelle di rame (eccezionali per la cottura e la preparazione delle nostre ricette) non dovranno stazionare troppo a lungo ingredienti come il limone, l’aceto, il vino, il pomodoro, perché creano ossidazione alla padella stessa, che dovranno quindi essere trasferiti subito dopo la cottura in un recipiente neutro e adatto, come ad esempio il vetro. Anche se il rame è un metallo prezioso, bello e utile in cucina, le nostre cotture andranno seguite con cura per mantenere salutare il nostro cibo cucinato. Alcune padelle in rame sono rivestite di stagno, acciaio, o altro materiale misto (ma in uno strato sottile): pensate che il rame si fonde a 1.000°; lo stagno, invece, è già sofferente a 250°, rischiando anche, se si calca la mano con il nostro mestolo, di fare rilasciare stagno nel nostro cibo. Il consiglio è di mantenere una temperatura bassa se si usano contenitori di rame rivestiti di stagno e di farla “ristagnare” ogni tanto (se si usa parecchio). Per la pulizia delle padelle di rame è bene utilizzare aceto, o limone e sale fino. Un’alternativa all’acciaio (che, va detto, ad alte temperature rilascia nel cibo nichel e cromo soprattutto quando è a contatto con alimenti a pH acido, come ad esempio il caffè), per chi vuole la qualità tecnica in cucina, senza rinunciare alla facilità dell’uso e pulizia-igiene dell’acciaio, consiglio le padelle multistrato di acciaio-alluminio-acciaio. Costano come il rame (molto), rendono come l’alluminio, ma sono facili per la manutenzione come l’acciaio. Circa le padelle di alluminio sono da preferire quelle in “alluminio puro” almeno al 99,5% e da ricordare di non conservare a lungo gli alimenti cotti all’interno di esse se acidi e salati, altrimenti il cibo si intossica diventando pericoloso: l’alluminio, se ingerito, è con-causa di malattie neurodegenerative come Alzheimer e Parkinson, perché va a depositarsi nel cervello. Di seguito la conducibilità termica di alcune delle nostre padelle sopra-citate: • acciaio=16 W/m ovvero è come cucinare su un isolante, vista la bassissima conducibilità termica • ferro a seconda della lega= intorno ai 60 W/m; • alluminio=225 W/m conducibilità ottima; • rame=392 W/m un’eccellente capacità di condurre il calore, quindi grande risparmio energetico.
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E poi naturalmente è necessario avere le dovute accortezze, attenzioni e riguardi per la loro manutenzione, ad esempio sapere come “lavarle” accuratamente e adeguatamente, magari evitando abrasioni, troppi detersivi, uso della lavastoviglie, eccetera. Le padelle di ferro, ad esempio, che andrebbero ri-valutate perché assolutamente innocue per la salute e che anticamente erano molto utilizzate sapientemente, prima di essere usate per la prima volta, vanno “condizionate”, cioè unte con un po’ d’olio, scaldate sul fuoco ad
almeno 150°, asciugate con sale fino e pulite con carta. Questo “condizionamento”, magari ripetuto più volte, crea uno strato di anti-aderenza naturale. Gli alimenti vanno cucinati alla temperatura di 180°-190°, non oltre e non al di sotto: solo in questo modo il cibo non si attaccherà. Per pulirle è sufficiente rimuovere i residui di cibo con una spatola di metallo da stuccatore, passare poche gocce di olio fino a che il fondo risulti lucido, e passare con carta. In questo modo non si formerà mai ruggine, però, devono essere conservate in luoghi asciutti e non certamente umidi. Non necessitano di essere lavate con acqua, tantomeno con detergenti. Le nostre nonne conoscevano molto bene tutti questi segreti! Ecco, cari Lettori, vi ho proposto volutamente solo alcuni dei tanti spunti di riflessione sulle padelle usate in cucina in base alle mie conoscenze, affinchè poi ognuno approfondisca l’argomento e si incuriosisca come meglio preferisce. C’è tanto da sapere e da scoprire su questo importante argomento... Alla prossima!
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Mi chiamo Antonio Scaccio, sono nato nel caldo e nei meravigliosi profumi della provincia di Palermo e da molti anni vivo in Emilia Romagna. Chef di professione, cuoco da più di 35 anni, classe 1961, “di ferro” come molti mi definiscono e molto determinato! Fin da giovanissimo ho promosso con convinzione un’alimentazione sana a tutto tondo nel profondo rispetto per la Natura, quindi attenta al biologico e al biodinamico. La mia è una cucina di ricerca continua attraverso la diffusione del mio marchio Affetti&Sapori, sinonimo di benessere-eleganza-gusto, e mi rivolgo a chi ama il vero piacere della buona tavola con i sapori semplici ma ricercati, unendo l’arte culinaria salutare mediterranea con quella del resto del globo. Numerose e varie le mie esperienze, di vita e lavorative, una volta terminato nel 1979 l’Istituto Alberghiero, in giro per l’Italia e il mondo, anche per mari... su yacht di vip. La mia innata curiosità mi ha portato a esplorare i principi alimentari orientali di Macrobiotica e Ayurveda. Ho ideato e organizzato corsi accreditati di formazione di Cuoco Naturale Bio. Ho rilasciato interviste a radio, televisioni, riviste e quotidiani del settore, e curo alcune rubriche sull’alimentazione in pubblicazioni di settore. Numerosi i miei libri di cucina, ultimo dei quali “Armonia vegetale in cucina”, Tecniche Nuove 2013. Ho collaborato con il Sana a Bologna, con il Saben a Milano Fiere, e con Baule Volante; attualmente collaboro con EcorNaturaSì e Fior di loto. Tengo corsi di cucina e curo il catering per eventi, party e cene; presto consulenze per progetti di nuova ristorazione basati sulla simbiosi tra salute e gusto. Contatti e info: www.affettiesapori.it
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La mia poesia alla salute
di Laura Soldati
Io, malata di Parkinson... Cara salute mia, ti scrivo in versi perché ci sono aspetti assai diversi che mi hanno portato a considerare che la consapevolezza devo cercare. I buoni propositi sono giunti tardi ormai mi sono esposta a troppi dardi, per la tua perdita ancora mi dispero, non ho saputo amarmi, a dire il vero. Dovevo ascoltare di più il mio cuore quando batteva forte per il dolore, del primo sintomo la grande acidità per la troppa ansia e attività. Notti insonni e poco rilassamento mi sono costati un bell’esaurimento, non serve andare troppo lontano, la soluzione è a portata di mano. Basta guardare dentro e fuori di me e la verità si accende nei tanti perché. Inizio da qui il mio nuovo percorso anche se occorre fare un bel discorso. Ho puntato il dito sulla stella polare voglio riprendere il timone e navigare. Nuove rotte nel mare della curiosità mi porteranno a ritrovare la mia integrità. Saprò distinguere il bene dal male perché la conoscenza non avrà eguale. Non sarò sola nel mio cammino, tanti esperti della salute avrò vicino.
Classe 1949, ho un marito, due figli, quattro nipotini. Riminese di origine, vivo a Bologna. Per almeno 40 anni tutte le mie energie mentali e fisiche sono state investite in lavoro e famiglia, e non ho mai avuto tempo per me. Ora invece mi diverto a scrivere poesie in rima, dipingere, fotografare, fare volontariato, e... a tenere a bada un fastidiosissimo “compagno” conosciuto come Parkinson, che mi ha costretto a ri-disegnare il mio stile di vita e ad entrare in contatto con me stessa. Cerco di non dimenticare mai che prima c’è il mio ben-essere, dal quale dipende tutto il mio futuro e quello dei miei cari. Metto assai volentieri a disposizione la mia personale esperienza e consapevolezza acquisita negli anni, che ogni giorno aumenta instancabilmente, per la comprensione di una malattia, come la mia, che fa paura solo a nominarla... Una mia cara amica mi ha detto: “Gli altri si fanno fermare dal Parkinson, tu invece no!”. Bè, in questa sua affermazione c’è tutto di me... Non esitate a contattarmi, scrivendo alla mia e-mail lsoldati49@alice.it
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Associazione Culturale “CASA MATERNITA’ IL NIDO” via delle Borre 9 - Bologna - tel 051 6350911 – info@ilnido.bo-it www.ilnido.bo.it
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Da sempre la lana è un materiale sublime, sia d’inverno che d’estate. Scopriamo insieme il perché
I benefici del materasso di lana
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esiderate qualche soluzione e idea valide per il ben-vivere, o meglio per il dolcedormire? Benvenuti in questa nuova rubrica, che ci auguriamo vi possa essere davvero utile! Cominceremo col raccontarvi dei benefici del materasso di lana. La scelta del tipo di materasso, infatti, rientra nei numerosi aspetti da considerare per migliorare la nostra qualità di vita. Si sa da sempre che “la lana” fa bene, e si sa che ad esempio la indossano anche i famosi nomadi del deserto del Sahara (soprannominati “Uomini Blu” per il velo di quel colore che copre il loro viso). Ma, perché? È senz’altro un materiale sublime e celestiale! Infatti, è un eccezionale termoregolatore, ovvero d’inverno scalda e d’estate invece regola e assorbe eventuali calori eccessivi corporei. Non solo: il materasso totalmente imbottito di
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di Paolo Stracciari e Cristina Zanetti
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lana consente una manutenzione periodica che ne garantisce sempre l’igienicità, e una manutenzione straordinaria anche in caso di un inconveniente imprevisto... È quindi possibile lavare ad acqua a 60° il tessuto di rivestimento realizzato sempre in cotone naturale, mentre le imbottiture vengono aperte, battute, aspirate, e infine igienizzate, rendendo il nostro straordinario materasso nuovamente pulito e utilizzabile per lungo tempo ancora. Tutte queste lavorazioni vengono ancora eseguite da noi totalmente a mano secondo un metodo tradizionale e artigianale, con un bassissimo impatto ambientale sia da un punto di vista dei consumi energetici, sia per ciò che riguarda la produzione delle materie prime utilizzate, come detto, tutte rigorosamente naturali. Che cos’è la lana? La lana è conosciuta fin dal tempo dei babilonesi (II millennio a.C.), ma è stata prodotta industrialmente a partire dal XVII secolo a.C. È una fibra tessile naturale che si ottiene dal vello di ovini (pecore Merino, Dorset e Suffolk e di capre d’Angora e Cashmere), conigli d’Angora, cammelli e dromedari, ma anche dalla vigogna, dall’alpaca e da alcuni tipi di lama. Questo eccellente tessuto si ottiene attraverso l’operazione di
tosatura, o taglio del pelo, che per le pecore avviene in primavera, seguita da altre lavorazioni. La lana che si ottiene viene definita “lana vergine”. Quali sono le proprietà e le caratteristiche della lana vista da vicino?
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La lana è conosciuta per la sua morbidezza, elasticità, igroscopicità e coibenza termica: -igroscopicità, ossia la capacità di assorbire e trattenere le molecole di acqua dell’esterno (umidità) fino al 30% del suo peso senza dare la sensazione di bagnato. -flessibilità, è dotata di elasticità naturale che le permette di essere sottoposta a forti allungamenti e torsioni e di recuperare totalmente la sua forma originale, rendendola per questo ingualcibile. -anti-staticità, ha una scarsa capacità di caricarsi di elettricità statica, quindi offre il vantaggio di non attirare e incamerare la polvere. -isolamento termico, perché è un ottimo isolante termico, sia contro il freddo che contro il caldo, essendo composta dalla cheratina, una sostanza simile a quella dei capelli; la lana ha un’altissima proprietà isolante, grazie al cuscinetto d’aria formato dalle ondulazioni delle sue fibre: sulla lana si dorme troppo bene! Dove si usa? La lana è usata tipicamente per il vestiario, ma ha soprattutto sbocchi sul mercato dei tessuti per arredamento e per le imbottiture, come cuscini e materassi: difficilmente chi dorme su materasso di lana lo cambierebbe con uno di cotone, lattice, o i moderni materiali sintetici. Alla prossima puntata e... sogni d’oro! Mai dimenticare, infatti, che anche il buon sonno rinforza il sistema immunitario, essendo una preziosissima risorsa per la nostra salute.
Nel lontano 1926 i fratelli Corrado e Romeo Zanetti iniziarono la loro attività di materassai, recandosi direttamente presso le famiglie con i loro cavalletti e la loro carda, in campagna come in città, per offrire i loro servigi. Allora, avere i materassai, nell’aia (se in campagna), nel cortile (se in città), era un importante avvenimento, che coinvolgeva tutte le donne della famiglia: c’era chi si occupava di far trovare le fodere di rivestimento già lavate e stirate, chi cuciva, invece, le nuove tele acquistate per l’occasione alla “merceria”, chi controllava che la lana fosse ben aperta e pulita, chi infine si occupava di aprire a mano la lana dei guanciali dopo averla lasciata al sole per una giornata intera. La Casa del Materasso è nata in quei tempi e Corrado e Romeo sono stati per molti anni i nostri maestri, e nessuno di noi (ora siamo la generazione dei pronipoti) ha voluto dimenticarsi di quei preziosissimi insegnamenti. Per ulteriori info: laboratorio e negozio CASA DEL MATERASSO SRL via Giovanni Elkan, n°6 c/d Bologna, zona Borgo Panigale, tel. 051 569003; negozio via A. Costa, n°70 c/d Bologna, tel. 051 435724 - www.casa-del-materasso.it e-mail: casadelmaterasso1926@gmail.com
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Salute & Diritti, Health & Rights - 02/13 KAILASH EDIZIONI
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C’è un’altra vita dopo la vita? Una legge impone ai medici di attendere solo sei ore di coma profondo e poi espiantare gli organi con un’anestesia, quindi da vivo. 176 pag. Euro 9,90
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Euro 9,70
Come la terapia artistica basata sulle teorie di Rudolf Steiner può cambiare la nostra vita
La luce del colore
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in da piccola il mio destino con l’arte era segnato, a partire da alcuni miei parenti che dipingevano; o dai miei genitori stessi, grandi appassionati di pittura contemporanea, che facevano trascorrere a mia sorella e a me interi pomeriggi nelle gallerie d’arte; oppure scambi di visite con pittori di fama come Aldo Borgonzoni, Nino Caffè, Massimo Campigli, Renato Guttuso, eccetera, che seguivamo nelle loro varie mostre. Massimo Campigli, ad esempio, mi ha trasmesso-tramandato una sua perla, di cui farò per sempre tesoro: ovvero mi disse di guardare sempre il mondo con lo sguardo sereno e puro che lui... aveva visto in me. Ma la voglia che io avevo dentro di esprimermi artisticamente, non usciva facilmente: infatti, non brillavo affatto a scuola in Disegno, soprattutto quando era necessaria la precisione, tanto che dovetti anche andare a ripetizione di Disegno Geometrico, e questo ha rischiato di farmi allontanare
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di Viviana Tartaglia
Viviana Tartaglia organizza incontri individuali e di gruppo di Terapia Artistica a Bologna. Per informazioni e approfondimenti vivianatartaglia@virgilio.it
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da questa possibilità espressiva. Avevo però dalla mia parte un’attenzione, un’attrazione, un legame, un contatto particolare e una comprensione spiccata per il colore: ogni oggetto aveva per me un suo significato proprio in base al suo colore; mi piacevano ad esempio cristalli e minerali, perché i loro colori mi conducevano e trasportavano in mondi incredibilmente fantastici. Ricordo ancora molto bene un’amata bicicletta, color arancione, che scelsi appunto nel “mio periodo arancione”, da me stra-usata fino a quando le ginocchia non toccarono il manubrio! Dopo, gli impegni della vita pratica hanno fatto accantonare questa “spinta appassionata”: il liceo prima, la laurea poi, i vari incontri della vita... Ma sentivo intimamente che mancava ancora qualcosa... Quindi la gioia è stata enorme e profonda quando nel mio cammino ho incontrato finalmente la Terapia Artistica basata sulle teorie di Rudolf Steiner, secondo la quale proprio dal colore stesso possiamo cambiare la nostra vita! Mi sono sentita subito a casa mia e dopo un periodo di pratica era anche sparito “inspiegabilmente” un disturbo cronico che mi portavo dietro da
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tanto tempo: era il segnale che avevo abbandonato delle corazze e somatizzazioni, che molto spesso si assumono nella vita. L’uso dell’acquerello è, infatti, un ottimo metodo per sciogliere le tensioni sia fisiche che dell’anima, perché mentre il colore scorre sul foglio, esso illumina e colora anche il nostro essere più profondo, la nostra essenza più vera, e ne demolisce le resistenze presenti. Ho subito cominciato a fare provare a parenti e amici: gli effetti di questo processo che a me offriva grandi benefici, non sapevo ancora quali sarebbero stati per loro, e (alcuni piccoli, altri più evidenti) si poterono ben notare! Questo mi diede la carica necessaria per buttarmi in questa bella avventura, che è la Terapia Artistica, diplomandomi e frequentando un bellissimo Centro ben organizzato all’interno di una struttura pubblica: l’Ospedale Civile di Monselice sotto la direzione della Dottoressa Anderle. Le possibilità di applicare questa splendida “Arte” sono veramente numerosissime per favorire una salute più armoniosa, e prossimamente vi racconterò nello specifico di più. Arrivederci!
Parco della Salina di Cervia srl via Salara, 6 - 48015 Cervia (RA) tel. 0544.971765 fax 0544.978016 info@salinadicervia.it www.salinadicervia.it Acquistando i prodotti aiuti a sostenere e migliorare l’ecosistema naturale del Parco Salina di Cervia.
Donare il Sale Dolce di Cervia è da sempre di buon auspicio, augurio di fortuna e prosperità.
Il Sale Dolce della Salina di Cervia è un sale marino integrale (naturale) prodotto, raccolto e confezionato secondo il metodo tradizionale. Non lavorato industrialmente, mantiene le sua naturale umidità (2%), che è tipica del sale marino non raffinato, consentendo la presenza di tutti gli oligoelementi che si trovano naturalmente nell’acqua di mare, come lo iodio, lo zinco, il rame, il manganese, il ferro, il magnesio e il potassio. Il Sale Dolce di Cervia non sala di meno, ma sala diversamente, per una più limitata presenza dei sali amari, come i solfati di magnesio, di calcio, di potassio e il cloruro di magnesio, cioè di quelle sostanze per lo più insolubili, che danno al sale un retrogusto amaro. Educare al gusto e ad una sana alimentazione significa ricollocare il ruolo del sale come apportatore di minerali ed oligoelementi che consentono al nostro corpo di funzionare in maniera ottimale. Il Sale Dolce di Cervia è buono e fa bene.
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IL SALE DOLCE DI CERVIA
Bottega artigiana di gelateria dal 2005 siamo oggi una delle proposte più interessanti e consolidate del panorama 'gelatiero' bolognese. Prepariamo in bottega gelati a base di latte fresco, sorbetti di frutta fresca a base d'acqua, granite
siciliane da provare con la brioche col tuppo, non dimenticatevi di chiedere la panna montata, non si paga.
Da noi la produzione è continua ed espressa perché è la struttura del nostro gelato che ce lo richiede. Il nostro gelato non contiene grassi idrogenati, coloranti, conservanti e aromi artificiali, per puntare alla massima digeribilità esaltando l'armonia dei sapori che lo compongono. L'intero ciclo vitale del nostro gelato si svolge in Galliera 49 dove lavoriamo e misceliamo personalmente ogni materia prima per la preparazione delle basi e la loro pastorizzazione; per la tostatura della frutta secca finalizzata alla produzione di paste; per la realizzazione di preparazioni aromatiche; per l'infusione di caffè per il gelato e la granita; per la spremitura di agrumi per ottenere il succo e per la lavorazione della frutta fresca. Abbiamo scelto per il nostro gelato: zucchero di canna, cacao e caffè biologici e del
commercio equo solidale, latte e panna freschi, uova fresche biologiche del territorio, frutta biologica o del territorio e sempre di stagione. Non usiamo addittivi chimici di alcun genere né aromi, conservanti e coloranti artificiali. Il latte e la panna freschi vengono dal Sud Tirolo, garanzia di qualità. Per la frutta secca solo il meglio della nostra penisola scelto accuratamente e conoscendo direttamente i produttori, prevalentemente biologici. Cucchiaini e coppette sono in bioplastica di mais compostabili e sostenibili anche nel ciclo produttivo. Le cialde non potevano che essere MINORA, produttore bolognese. Troppe chiacchere non vi resta che assaggiare il nostro gelato o le nostre granite
siciliane.
Bon Zlè!
GelateriaGalliera49
www.galliera49.it
naturacrea osta la nostra prop
è
! à t i c i l la semp Offriamo prodotti “basici”, realizzati in modo essenziale e trasparente. Per questo abbiamo puntato sulla qualità delle materie prime, naturali e ricche di principi attivi e funzionali, e delle formulazioni, progettate per non richiedere additivi e ‘aggiunte’ varie. Tutto ciò è stato reso possibile unendo l’esperienza di una tra le prime aziende in Italia a formulare prodotti “bioedili”, e quella di una ‘storica’ azienda cosmetica. Una simbiosi favorita dal comune ‘ambiente’ tecnologico, fatto di emulsioni di grassi e resine naturali in acqua. Dopo anni di ricerca siamo riusciti a sostituire completamente, nelle nostre vernici naturali, i solventi con l’acqua, andando ben oltre il limite di solventi consentito per i ‘prodotti all’acqua’. L’opzione ‘acqua’, inoltre, abbattendo decisamente i costi, ha reso molti nostri prodotti competitivi, togliendo al ‘biologico’ la fama di costoso ed elitario. Nel nostro sito
www.naturacrea.com troverete, inoltre, la sezione ‘fai-da-te’, a cui teniamo molto. Qui è possibile acquistare le nostre materie prime e i nostri semilavorati e trasformarsi in autoproduttori seguendo facili ricette-guida. Non è solo un modo per risparmiare, ma è anche una chiave per entrare in Naturacrea... reando...
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Buon divertimento!
... al prossimo numero...
febbraio 2014