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La chiave antica
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LA FEBBRE
VI SVELIAMO LE SUE VIRTÙ
SCIE CHIMICHE IN CIELO QUALI VERITÀ?
LA PACE
IL MIGLIOR FARMACO POSSIBILE FRUTTO DELLA MEDITAZIONE
MEDICHESSE
LA VOCAZIONE FEMMINILE ALLA CURA: INTERVISTA A ERIKA MADERNA
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2014
INVERNO
TRIM ESTRALE COLLEZIONABILE DI SALUTE CONSAPEVOLE
IN VOLO VERSO SÉ STESSI
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ROSA CANINA E CECI GENEROSI ALLEATI D'INVERNO
del ben-vivere moderno
salute? sì,grazie
SAPERI, CONOSCENZE, RICERCHE, RIFLE SSIONI, PICCOLI SEGRETI, SCAMBI, CULTURE, QUE SITI, PUNTI DI VISTA
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Editoriale
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Natura-creando
Inverno, sapiente messaggero di
Silvia Nicoletti
Stimol-azioni
Il piede, una vera e propria opera d'arte di
Manuel Baruzzi e Antonio Orlandi
Gusto e svago
È tempo di buon cibo di
Nadia Boraggini e Marco Grotti
Sostenibilità
Il mondo ci va stretto? di
Luigi Bruzzi
Arte e scienza
Arte e scienza in simbiosi per una visione d'insieme di
Silvia Canaider
La pittura naturale di
Gualberto Cappi e Andrea Menarini
Medicina e sacralità
La meditazione, arte della medicina di
Arrigo Chieregatti
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Pimpi-natura
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Cum grano salis
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Nuovi creatori d’impresa
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Aperta-mente
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Curiosando
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Cambia-menti
Rosa Canina vivacemente rossa! di
Laura Dell’Aquila
Del calore e della febbre, fedeli amici... di
Sabine Eck
Doti da acrobata e non solo... di
Piero Formica
Qi Gong tra disciplina e scienza di
Maurizio Mazzarelli
Medichesse. La vocazione femminile alla cura di
Silvia Nicoletti
Scie chimiche in cielo...? di
Francesco Walter Pansini
Poetica-mente
Io, malata di Parkinson... di
Laura Soldati
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sommario
83 87 91 95 103 Salute? Sì, grazie periodico web di informazione sui temi della salute - diffusione gratuita Anno 2 - numero 5 - Inverno 2014/2015 Editore Outline edizioni di Roberto Roveri via Mozza 125/b - 40018 San Pietro in Casale (Bo) outline@outlineedizioni.it Direttore responsabile Paola Rubbi
Dolce dormire
Le doghe alleate del buon sonno e delle vertebre Paolo Stracciari e Cristina Zanetti di
La naturale direzione
La presa di conoscenza di ciò che siamo di
Beppe Tafuri
Mondo a colori
L'inverno, la notte, il buio di
Viviana Tartaglia
Valori... essenzi-ali
Del Dovere e del Destino di
Giancarlo Elia Valori
Earthing
Madre Terra e il sollievo dallo stress di
Martin Zucker
Hanno collaborato a questo numero (in ordine alfabetico) Manuel Baruzzi e Antonio Orlandi, Nadia Boraggini e Marco Grotti, Luigi Bruzzi, Silvia Canaider, Gualberto Cappi e Andrea Menarini, Arrigo Chieregatti, Laura Dell’Aquila, Sabine Eck, Piero Formica, Maurizio Mazzarelli, Silvia Nicoletti, Francesco Walter Pansini, Antonio Scaccio, Laura Soldati, Paolo Stracciari e Cristina Zanetti, Beppe Tafuri, Viviana Tartaglia, Giancarlo Elia Valori, Carlo Ventura, Martin Zucker Ha partecipato Erika Maderna
Progetto e coordinamento editoriale Silvia Nicoletti - silvianicoletti@outlineedizioni.it
Immagini Pixabay, archivio editore
Progetto grafico e impaginazione Roberto Roveri Studio Contatti redazione salutesigrazie@outlineedizioni.it Pubblicità Outline edizioni: pubblicita@outlineedizioni.it L’editore è a disposizione degli eventuali aventi diritto che non è stato possibile contattare Gli articoli seguono l’ordine alfabetico del cognome dei co-autori che hanno collaborato a questo numero Copyright Outline edizioni 2014
Le informazioni contenute negli articoli pubblicati sono puramente divulgative. Tutte le eventuali terapie, trattamenti o interventi di qualsiasi natura che qui dovessero essere citati devono essere sottoposti al diretto giudizio di un medico. Niente di ciò che viene descritto in questa pubblicazione e negli articoli deve essere utilizzato dal lettore o da chiunque altro a scopo diagnostico o terapeutico per qualsiasi malattia o condizione fisica. Gli Autori e l’Editore non si assumono la responsabilità per eventuali effetti negativi causati dall’uso o dall’uso inappropriato delle informazioni qui contenute. Nel caso un articolo pubblicato fosse, a nostra insaputa, protetto da copyright, su segnalazione, provvederemo subito a rimuoverlo.
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inverno, sapiente messaggero Basta andare in rete, digitare solstizio d’inverno e... apriti cielo! Mi sono rinfrescata la memoria anche quest’anno su questo affascinante argomento... Nella notte tra il 21 e il 22 dicembre avviene uno straordinario evento cosmico: il solstizio d’inverno. Precisamente quest’anno alle ore 23:03 di Greenwich (quindi in Italia alle ore 00:03 del 22), data che segna l’inizio della stagione invernale astronomica. La parola solstizio proviene dal latino e significa ‘sole fermo’. Questo fenomeno avviene quando il sole raggiunge il punto di massima distanza dal piano equatoriale, generando la notte più lunga e il giorno
più corto dell’anno; all’alba il sole sorge nel punto più verso sud di tutto l’anno ed è il giorno dell’anno in cui il sole a mezzogiorno sale di meno rispetto all’orizzonte. Poi, il sole sembra rinascere a un nuovo ‘Natale’, cioè comincia lentamente a riprendere la sua ascesa, permettendo alle giornate più corte dell’anno di questi giorni di allungarsi. Il 25 dicembre è da sempre una data associata ‘al giorno di nascita’ e/o a festeggiamenti di personaggi divini risalenti anche a epoche prima di Cristo. Insomma, il solstizio d’inverno (come anche quello d’estate tra il 21-22 giugno) è da sempre
di Silvia Nicoletti
editoriale
la Festa del Sole, del suo ciclo ‘apparente’ sulla Terra. Avete presente il sole rosso del mattino di certe giornate fredde di quei giorni? Straordinario! Per molti è considerato addirittura una grande medicina, perché ritenuto benefico. Nell’antichità, millenni e secoli prima della nascita di Gesù, i nostri antenati di tutto il mondo, profondi osservatori della Natura, onoravano e celebravano questo importante evento dell’anno, commemorando la rinascita del dio Sole con feste particolarmente sentite, che simboleggiavano il cambiamento, l’addio al vecchio e il benvenuto al nuovo. Nell’antica Roma pagana, per citare solo uno fra gli innumerevoli esempi di storie, tradizioni e leggende, questo periodo era celebrato con le feste gioiose dei Saturnali, dal 19 al 25 dicembre, durante le quali le sorti degli uomini venivano consegnate a Saturno, il dio dei raccolti e delle semine; era il momento dell’anno di rinnovo dei contratti agrari, e in quei giorni pieni di speranza si banchettava con maschere e travestimenti. L’antica usanza della ghirlanda di edera, agrifoglio, pungitopo, vischio, rametti di abete che ci è stata tramandata dai nostri avi, è un augurio di salute e prosperità che rappresenta l’eterna ruota degli anni. Noi oggi festeggiamo la fine dell’anno solare con le cosiddette
‘feste natalizie’ che si concludono col giorno dell’EpifaniaBefana, ma... l’unico aspetto più rappresentativo rimasto tramandatoci dall’abitudine romana è quello di offrire in dono ‘le strenne’... Le strenne nell’antica Roma consistevano in rametti di alloro staccati da un bosco della Via Sacra consacrato alla dea sabina Strenia, portatrice di fortuna e prosperità. Nulla a che vedere con le strenne d’oggi... I nostri festeggiamenti di fine e di inizio anno sarebbero davvero da ri-considerare secondo le radicate tradizioni ancestrali dell’umanità (da noi sconosciute? Dimenticate? Ignorate? Snobbate? Perdute... ?)... Anche Salute? Sì, grazie in questo periodo di passaggio dal 2014 al 2015 è in festa: compie un anno. Un anno di intensa e generosa semina, di desiderio di ricollocare l’uomo al centro di sè stesso, di fare sentire liberamente tante Voci diverse insieme, esplorando il tema della cosiddetta salute, ovvero del nostro ben-vivere. L’arte di stare bene richiede conoscenza, e responsabilità verso noi stessi, verso gli altri e verso l’ambiente che ci circonda. Ci piace immaginare la vita come un immenso cantiere sempre aperto, dove di giorno in giorno numerose sfere e dimensioni del nostro micro e macro mondo interagiscono reciprocamente fra loro, e dove salute e malattia danzano sapientemente in coppia: sta a noi in primis trovare, man mano, la nostra
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personale armonia, il nostro ritmo, il passo giusto, nelle varie fasi e momenti della nostra vita. Come? Impegnandoci a mantenere accesa la luce della curiosità, compiendo continuamente ricerche e scoperte, intraprendendo nuovi percorsi, seguendo il nostro sentire più intimo, e facendo scelte personali. Guadagnando di conseguenza ‘esperienza’ tutti i giorni. Abbandonando man mano il vecchio per fare spazio al nuovo. “Osando un volo verso se stessi” come afferma il geniale Alejandro Jodorowsky. E... ricordando la sacralità e il mistero della vita... Il nostro auspicio è che, come la parte iniziale dell’inverno tradizionalmente rappresentata dalle Feste del Natale caratterizzate dal raccoglimento, dall’illuminazione e dal calore interiori, anche Salute? Sì, grazie possa contribuire un po’ a fare emergere una nuova consapevolezza, a essere portatrice di cambiamenti per il futuro: proprio come la nascita (di una nuova coscienza) che
Il mito antico dell'eterno ritorno: nuova luce nella nostra vita si rinnova di anno in anno in questo periodo, inverno dopo inverno, di una nuova luce nella nostra vita. Gennaio è il cuore dell’inverno e rappresenta l’inizio del nuovo anno solare. Ci induce all’ascolto e al silenzio dentro di noi ispirato dal freddo esterno, chiedendoci un atteggiamento di umiltà e gratitudine. È anche il momento di depurare l’organismo per eliminare gli eccessi alimentari delle feste appena trascorse e non è un caso che i sintomi influenzali dilaghino proprio da questo mese...
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Febbraio è il mese per molti di noi più duro e lungo da superare. È generalmente, dalle nostre parti, il mese delle nevicate copiose che ci costringono a rallentare i nostri ritmi, e ci offre panorami candidi e soffici che evocano grande calma e silenzio; è anche il mese delle piogge, del vento, dei grigiori e del freddo; e porta con sé anche il Carnevale, ovvero la voglia di follia prima del rinnovamento (la primavera), liberandoci dai mesi rigidi dell’inverno. È il momento ottimale dell’anno per coltivare l’intuito, la nostra guida più fedele, capace di guardare oltre le apparenze, proprio come la linfa della vegetazione che già ha ripreso a circolare dalle radici verso l’alto nonostante la terra sopra sia ancora gelata... L’inverno ci offre un appuntamento importante, a tu per tu coi nostri personali resoconti, di riflessione sulla nostra vita, di incontro col nostro caldo e luminoso ‘sole interiore’. Una vera e propria Festa di Luce legata al risveglio più intimo, a un ritrovato dialogo con sé stessi: il mito antico dell’eterno ritorno. Auguriamoci che il Vecchio crei spazio al Nuovo a tutti noi... Ecco i messaggi che porta con sé l’inverno...
stimol-azioni
‘Il
piede è un’opera d’arte, un capolavoro di ingegneria’ affermava Leonardo da Vinci. Cambiare prospettiva, mettere in discussione credenze, abitudini e falsi miti è carburante per la nostra evoluzione. Nulla dovrebbe sedimentarsi, irrigidirsi, nemmeno le abitudini più corrette... Gli stimoli e la curiosità generano azione, e l’azione intesa come rivoluzione si trasforma in gener-azione: la rivoluzione/evoluzione, insomma... Godiamoci allora le sollecitazioni, affinchè generino in noi stra-volgi-mento, cambio di prospettiva-rotta e quanta più azione possibile. Chi di noi, quando durante lo svolgimento di un’attività sportiva avverte o si procura dolore, o si è lesionato un legamento o un menisco, o quando camminando sente dolore, stanchezza, o difficoltà di equilibrio, o ancora quando ha mal di testa, mal di schiena, ha mai considerato i propri
Il piede, una vera e propria opera d'arte di Manuel Baruzzi e Antonio Orlandi
La natura nella sua infinita sa li ha formati proprio così come
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apienza e sono
stimol-azioni piedi come una potenziale... causa? E quanti di noi hanno poi pensato di aver bisogno di qualche artificio, come plantari, supporti, o scarpe speciali, se non addirittura di un’operazione chirurgica, per estirpare la causa dei propri mali? L’essere umano, nella sua prodigiosa magnificenza, specchio del mondo in cui il mondo stesso diventa di sè cosciente, presente su questo pianeta da migliaia di anni in cui è sopravvissuto nelle circostanze più difficili e diverse, e forgiato da miliardi di esperienze, a un certo punto della propria storia più recente, decide di occuparsi della propria salute e di studiarsi. Attraverso tanto studio, numerosi esperimenti e anche errori (spesso tragici, ahimè), l’uomo cerca il modo di accrescere il proprio ben-essere. Partendo dallo studio del miracolo della vita attorno a noi, si tentano di estrapolare leggi, pseudo-verità e convinzioni, fino, in uno slancio di orgoglio e superbia, a voler noi stessi dettare le regole, le verità, inebriati da una fantasia di potere senza eguali al mondo. È proprio in questo nostro “peccato originale” la nostra condanna, cioè nel passare dall’umile-ammiratameravigliata contemplazione e studio, alla pretesa della sapienza e alla conseguente volontà di potere e dominio.
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È paradossale, ma in un momento in cui siamo in grado di esplorare l’interno dell’atomo, così come l’Universo nelle sue stelle più lontane, e manipolare il DNA della cellula e trapiantare cuori, ci rendiamo conto, se siamo sinceri, che ciò che c’è, funziona meglio di ciò che inventiamo, ovvero che i nostri sono tentativi rudimentali rispetto ai capolavori ingegneristici della natura. Antonio Orlandi si definisce un artista con formazione scientifica. Bolognese di 40 anni, laureato in Scienze Naturali nella sua città e in Chiropratica in Australia, è sposato con Theodora, di origine greca, nutrizionista. È diventato chiropratico facendo una scelta di vita prima che professionale. Ama lo yoga, l’anatomia, l’alimentazione e le relazioni tra Natura e Salute. È istruttore di CrossFit (L1) e ama ballare il tango. Esercita la sua professione a Idice (BO) presso lo studio Asselbergs Chiropractic e a Bologna presso il Poliambulatorio Gandino. Per contatti: tel. 051 4999321, e-mail: antonio.orlandi@outlook.com Manuel Baruzzi M.D., D.C., è onorato di aggiungere anche il suo cinguettio tra i numerosi suoni di questo Bosco... che considera molto interessante, denso di stimoli, pieno di sostanza e di ricchezza allo sguardo curioso e all’orecchio di chi ascolta. Ama definirsi una persona umile, appassionata, curiosa e amante della natura in tutte le sue forme. Affascinato dal mistero dell’uomo, dopo gli studi classici si laurea in Medicina e Chirurgia all’Università di Bologna. Durante quegli anni a Medicina, più studia e più sente mancare qualcosa: il corpo umano viene abilmente sezionato nei minimi dettagli, ma ciò porta a un allontanamento dalla comprensione del suo mistero. Così, fin dai primi anni, integra quel sapere analitico con quello olistico attraverso lo studio della Terapia Cranio-Sacrale, del Sistema Fasciale, dello Yoga e della Meditazione. Complice l’incontro nell’adolescenza con Peter Asselbergs Msc, DC, consegue anche la laurea in Chiropratica presso l’Anglo European College of Chiropractic e studia Agopuntura medica. Dal 2011 lavora come medico assieme al Dr. Asselbergs a Idice (Bo) e nel proprio studio a Imola, avvalendosi della propria esperienza in Chiropratica, Medicina Manuale, Agopuntura medica e Riabilitazione neuro-muscolo-scheletrica. Per contatti tel. 051 4999321 (Idice), cell. 3288890018 (Imola), e-mail: drmanuelbaruzzi@me.it
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stimol-azioni
Con le sue parole Leonardo da Vinci, grande uomo, il cui genio fu figlio di un immenso stupore e ammirazione per la realtà, poi trasformatisi in curiosità e desiderio di emulazione, definì il nostro piede un’opera d’arte, un capolavoro d’ingegneria. A chi verrebbe mai in mente di dire a Picasso o Mozart: “Carina la tua opera, ma con quest’aggiunta e quest’altra sarebbe senz’altro meglio. Anzi, ne ha proprio bisogno!”? Secondo voi Leonardo avrebbe mai detto: “L’è ssì un hapolavoro, ma io potrei migliorarlo!”? Eh sì, ognuno di noi nasce, come nacquero centinaia di generazioni prima di noi, con un’opera d’arte, un capolavoro di ingegneria: i nostri piedi. Così piccoli e leggeri rispetto alla nostra statura e peso, così versatili da sostenerci nelle infinite circostanze della vita, sui terreni più diversi, così importanti da essere ‘unico nostro collegamento’ con la terra. La natura nella sua infinita sapienza li ha formati proprio così come sono. Cosa manca a un’opera d’arte? Chi sfiderebbe l’ingegnere di
questo capolavoro a fare di meglio? Indovinate un po’? Tutti... ovviamente... Ricordate il “peccato originale”...? Pensiamoci. Anzi, chiniamo il capo e guardiamo in basso, verso i piedi: cosa vediamo? I nostri piedi, forse? Certo che no, a meno che non siate in casa seduti al calduccio... Qualcuno dirà: “Bè, ma dovrò pur proteggermi dal freddo e dalle asperità del terreno!” Che sarebbe come dire: “Signor Picasso, al suo quadro manca una sfumatura lì, un tocco di colore qua!” ... Sarebbe ancora veniale... Ma, a quel punto ci basterebbero dei calzini con un rinforzo sul fondo, o qualcosa come le fivefingers, i guanti da piede. Guardiamo ancora in basso... Siamo
ancora lontani, vero? Perchè? Semplice: qualcuno si è alzato e ha detto: “Van Gogh, non capisci nulla, i tuoi scarabocchi sono carini, ma l’arte oggi te la insegno io!” Oppure: “Ingegnere dell’universo, permette? Posi penna e calamaio e si dia una svegliata: guardi come la umilio con il mio computer”. Nasce così... la scarpa. E in quanti si sono dati battaglia nella guerra di presunzione... Quante forme e per quanti usi: addirittura ci sono quelle che curano, le orto-pediche. “Natura, non capisci niente”. Finisce così che, avvolta e stretta nel superbo abbraccio, la nostra opera d’arte cresce privata della libertà e delle opportunità necessarie per svilupparsi in un capolavoro, e si trasforma in abbozzo deforme e dolente, buono abbastanza per sfoggiare magnifiche forme di scarpe, ma, nonostante tutto, capace di sostenerci e so(u)pportarci per tutta la vita. Togliamoci le scarpe! Guardiamoci i piedi! Poi osserviamo attentamente le scarpe; e poi guardiamoci le mani, e osserviamo un paio di guanti... Ebbene, i nostri piedi, in origine, cioè alla nascita, sono proprio come le nostre mani, con le dita che si aprono a ventaglio per poi restringersi sempre più verso il tallone: basta osservare i bambini
piccolissimi, o foto di indigeni e popoli nel mondo che ancora non usano scarpe... Chi di noi si sognerebbe mai di indossare guanti a punta che costringerebbero le dita delle mani a stare unite? Al solo pensiero ne avvertiamo la scomodità e l’inefficienza! Dobbiamo ora chiederci seriamente: “Perchè i nostri piedi hanno spesso alluce e mignolo a convergere, se non vere e proprie deformità come alluce valgo, dita a martello, eccetera? La colpa è tutta... delle scarpe e della nostra presunzione... Non certo dell’artista o dell’ingegnere dell’universo, che dir si voglia. Le conseguenze? Una profonda alterazione dell’anatomia e della fisiologia del piede, della dinamica della deambulazione e della distribuzione dei pesi, del modo stesso di camminare o correre (provate a correre con un paio di scarpe, e poi senza...), della stabilità e dell’equilibrio... Costruireste un magnifico palazzo su fondamenta instabili? Le prime crepe nei muri non tarderebbero ad arrivare, giusto? Bè, qualcosa di molto simile succede a noi... Una base d’appoggio instabile causa stress articolare e tensione muscolare, con un’infinita cascata di conseguenze... non piacevoli. Ma allora, perchè le scarpe sono fatte così?
www.danieladallavalle.com
Moda, marketing, e altro... chissà... Sta di fatto che esploriamo Marte e intanto scopriamo che la scarpa migliore è la scarpa barefoot, che in inglese significa ‘scalzo’, ‘senza scarpe’... Una bella contraddizione: una scarpa senza scarpa! E se esistessero scarpe rispettose della forma dei nostri piedi, così che essi possano muoversi liberamente e sostenerci in modo più stabile, e che rendessero possibile un contatto più diretto, senza restrizioni, con la terra sulla quale viviamo? Non pensate che questo possa influire sul nostro stato d’animo, sui nostri pensieri? Abbiamo una buona notizia: infatti, la rivoluzione è già iniziata, alcuni importanti marchi si stanno sensibilizzando all’argomento e altri hanno già realizzato scarpe simili... Ora sta solo a noi la scelta... All’animo curioso non basta che un indizio per mettersi in cammino alla ricerca delle risposte... Se ne cercate uno, guardatevi i piedi: la nostra salute passa anche da lì... Per rendervi il percorso più interessante e proficuo trovate nel box alcuni links di approfondimento sull’argomento... A noi non resta che augurarvi una buona lettura e soprattutto rivoluzionari pensieri... A rileggerci in primavera, cari lettori e... un saluto coi piedi! LIN K UT ILI
ShoesMakeNor malGaitImpossible.pdf https://nwfootankle.com/files/rossiWhy 1-shoe-list https://nwfootankle.com/resources/11 http://www.lemsshoes.com lt.aspx http://www.vibramfivefingers.it/defau http://youtu.be/4nwKqihvCPA http://youtu.be/kpnhKcvbsMM http://youtu.be/gMdSIXzJrag
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NOTA BENE Le affermazioni di cui sopra sono di carattere divulgativo e applicabili alla maggioranza degli individui con le dovute eccezioni. Vi sono, infatti, circostanze in cui, per vari motivi, si possa trarre beneficio da ausili quali plantari o scarpe particolari, e in alcuni casi essi sono addirittura raccomandati. In caso di dubbio o alterazioni anatomiche del piede è essenziale rivolgersi allo specialista. Inoltre, la maggior parte di noi, dopo anni di utilizzo di scarpe “scorrette”, sommato ad alterazioni dell’equilibrio muscolo-scheletrico, so no “abituati” a quel tipo di scarpa. Il passaggio al tipo di scarpa consigliato, seppur benefico, può inizialmente provocare reazioni dolorose, in genere di lieve entità, a carico di piede, arto inferiore o schiena. Sarà utile pertanto che in questi casi il passaggio sia graduale.
È tempo di buon cibo
L’
n inverno è il tempo del conforto, del buon cibo, del tocco di una mano amica e di una chiaccherata accanto al fuoco: è il tempo di casa”, scrive Edith Sitwell… eh già, proprio una bella immagine, che evoca meravigliosamente l’atmosfera dell’inverno… Così come anche di una tavola ben apparecchiata Nadia Boraggini in una calda e accogliente e Marco Grotti cucina dove in pentole e tegami si stanno cucinando pietanze, adatte per rinvigorire e corroborare il nostro corpo nonchè scaldare la nostra anima. L’arrivo del freddo mette a dura prova il nostro sistema
immunitario e porta con sè i tipici disturbi stagionali come il raffreddore e il mal di gola. È proprio per questo motivo che bisogna proteggersi e, come sempre, l’attenzione comincia proprio… a tavola! Frutta e verdura biologica o biodinamica sono un’ottima fonte di vitamine, fibre e sali minerali, e per beneficiarne al massimo dobbiamo preferire, come sempre, prodotti di stagione e freschi. Sicuramente tra le verdure invernali trionfano le crucifere, ossia tutti i cavoli, di cui si è già parlato in una delle rubriche del numero precedente: dai broccoli ai cappucci, al cavolo nero alla verza, dai cavolini di Bruxelles a quello cinese… Tutti contengono significative quantità di vitamina C, acido folico, fibre e potassio. Saziano facilmente, pertanto sono utili in un’alimentazione ipocalorica. Sono senz’altro da preferire crude per mantenere le loro valenze organolettiche, e comunque se cotte, non mangiatele solo lessate! Infatti, lasciando spazio alla creatività (lo ripetiamo sempre!), si possono preparare deliziose zuppe, o gustosi condimenti
per insaporire la pasta, o contorni saltati, e insaporiti poi a piacimento con frutta secca, e tanto altro ancora… Finocchi, carciofi, radicchi, topinambour sono altre tra le verdure di stagione disponibili, che devono andare ad arricchire la nostra alimentazione invernale e a stimolare la nostra fantasia in cucina… Abbinare le verdure di stagione ai legumi può essere una valida idea per il palato e per la salute creando così piatti unici… pur ‘poveri’ (dal punto di vista economico, non certo da quello nutrizionale) ed è per questo che abbiamo pensato di proporvi una ricetta utilizzando legumi che a noi piacciono tantissimo: i ceci. I ceci sono fra i più antichi legumi esistenti, anche se in Italia la loro coltivazione attualmente è abbastanza limitata (presente prevalentemente in Umbria e Toscana). Erano, invece, molto usati nel periodo dell’Impero
Romano e durante il Medioevo, la cosiddetta carne dei poveri, essendo sostanziosi e nutrienti. In seguito l’attenzione si è sempre più spostata verso le proteine animali... ma nuovamente oggi si è rivalutato molto questo legume per le sue numerose proprietà salutistiche e anche essendo un’ottima e valida alternativa alle proteine animali! I ceci vanno cucinati attentamente nelle modalità adeguate (come del resto tutti i legumi): quelli secchi, infatti, necessitano di un ammollo che va dale 12 alle 24 ore, ed è bene cuocerli (e ammmollarli) in acqua poco calcarea, e preferibilmente con un po’ di alga Kombu, fino a che non saranno morbidi; inoltre, è sempre buona norma salarli solo a fine cottura, affinchè non si indurisca la loro superficie. Il loro consumo fa abbassare il colesterolo
gusto e svago
I ceci, legumi antichi, fonte di proteine vegetali e no
“cattivo” nel sangue; contengono acidi grassi insaturi (omega-3); sono ricchi di proteine e di fibre; e abbondano in magnesio. In cucina hanno svariate possibilità per essere protagonisti di piatti sani e gustosissimi! Vi auguriamo buon appetito, gusto e svago, come sempre, cari Lettori. E siate molto creativi in tutto ciò che fate per una salute in armonia…
Nadia Boraggini e Marco Grotti, dopo avere lavorato insieme per tanti anni presso i negozi bolognesi di “Naturasì”, il Supermercato del Biologico, nel 2008 hanno aperto il ristorante Zenzero BIstrOt, in via Fratelli Rosselli n°18 a Bologna, molto frequentato da una clientela sempre più attenta e più numerosa, che ha a cuore la sana alimentazione, basilare per il ben-vivere. Nadia e Marco considerano la loro attività un’Arte, che offre momenti gioiosi e di svago – perché mangiare, o meglio nutrirsi, è anche questo – e nel loro ristorante propongono con passione una cucina variegata, per tutti i gusti, con piatti preparati esclusivamente con ingredienti biologici e/o biodinamici accontentando sia i clienti vegetariani che quelli vegani, e così via. Sempre attenti anche a coloro che soffrono di intolleranze e allergie alimentari, nonché ai celiaci. Per chi la desidera, viene proposta anche la carne. Zenzero BIstrOt ha aderito al marchio Bio Gourmet, un importante progetto che ha l’intento di promuovere, sostenere, incoraggiare e valorizzare l’agricoltura biologica nei locali della ristorazione dell’Emilia Romagna (www.gourmetbio.it), una scelta per la qualità dell’ambiente e della vita. La sera il locale si trasforma, l’atmosfera è più romantica, il ritmo più lento, e il menù è assai più ricco, ma pur sempre consapevole! Per info sugli orari di apertura e prenotazioni (consigliate!) telefonare allo 051 5877026, e potete visitare il sito www.zenzerobistrot.it
gusto e svago
i preziose on solo...
Involtini di cavolo verza e ceci alle erbette
Ingredienti per 4-5 persone Procedimento Mondare le patate e lessarle. Togliere una decina di foglie di verza facendo • 1 cavolo verza attenzione a non romperle e buttarle in acqua bollente per un minuto; poi • 400 gr ceci lessati raffreddarle in acqua ghiacciata e asciugarle con carta assorbente. Tagliare • 1 porro finemente il resto della verza. • trito di erbette aromatiche Mondare e tagliare a rondelle il porro, quindi unirlo alla padella con olio e (rosmarino, salvia, santoreggia, aglio precedentemente fatto dolcemente imbiondire; dopo qualche minuto o quelle che più preferite!) unire la verza e un paio di cucchiai di tamari. Fare cuocere per almeno • 2 patate una ventina di minuti in modo che tutto sia morbido, e insaporire con sale • olio d’oliva extra vergine e pepe; a fine cottura gettare il trito di erbette aromatiche e coprire per 5 • 1 spicchio d’aglio minuti. Togliere e mettere porri e verza in una terrina, e, nella medesima • sale marino fine integrale q.b. padella, aggiungere le patate pelate tagliate a cubetti, e i ceci lessati; • pepe q.b. fate insaporire per una decina di minuti, ed eventualmente aggiungere • tamari (salsa di soia) un mestolino di brodo vegetale, o di acqua; dopodichè unire il tutto nella terrina e mescolare con una forchetta in modo da ottenere un composto omogeneo, cercando di rompere una metà dei ceci. Se necessario aggiustate di odori. Preparazione degli involtini Su una spianatoia appoggiare man mano una foglia di verza e adagiarvi sopra un paio di cucchiai del composto; chiudere, arrotolando, facendo attenzione di chiudere bene anche i lati. Mettere gli involtini in una teglia e infornare per circa una mezz’ora a 170 gradi. Serviteli caldi o anche tiepidi, accompagnandoli, se gradite, con una salsa agrodolce, che potete velocemente preparare facendo sciogliere in un pentolino una tazza di zucchero, una di aceto, due cucchiai di passata di pomodoro e un cucchiaio di tamari per circa 20 minuti.
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Il mondo ci va stretto? Di quanto spazio ha bisogno l'uomo per vivere sul nostro pianeta?
Lo
spazio è vita. Molti popoli sono ricorsi alla guerra per procurarsi nuovo spazio vitale (il cosiddetto Lebensraum di triste memoria) non solo per la sete di dominio, ma anche per poter sfamare i loro cittadini. Questa esigenza si è fatta sempre più pressante mano a mano che la popolazione cresceva e le risorse diventavano sempre più scarse. Oggi siamo a un punto in cui il problema è divenuto esplosivo. L’uso estensivo dei combustibili fossili contribuisce pesantemente alla crisi mondiale causando effetti ambientali di portata epocale, primo fra tutti il riscaldamento globale. Nel mondo degli economisti si è anche convinti che la crisi economica globale sia per larga parte dovuta alla crisi energetica. Da alcuni decenni si parla di sviluppo sostenibile, ma purtroppo poco si fa per renderlo operativo. Le più grandi nazioni si sono più volte incontrate e hanno dichiarato guerra all’uso dei combustibili fossili, ma finora con
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poco risultato. I combustibili fossili coprono già da tempo una quota di più dell’80% del consumo globale di energia. Finora le grandi speranze sulle energie rinnovabili hanno dato risultati molto limitati. Per misurare il livello della sostenibilità esistono specifici indicatori che fissano dei limiti differenziati sulle principali risorse ambientali, quali acqua, aria, suolo, biodiversità, rifiuti, eccetera. Dare un giudizio di sostenibilità partendo da questi presupposti è tutt’altro che facile. Ciò che vogliamo misurare è un indicatore complessivo che ci dica se siamo sufficientemente sostenibili o quanto ci discostiamo dai valori che garantiscono la sostenibilità. Due illustri scienziati hanno introdotto un concetto nuovo, l’impronta ecologica, che si basa sulla quantità di spazio che ha bisogno ognuno di noi per non superare il limite della rigenerazione delle risorse che abbiamo consumato. Il metodo definisce una superficie, un apprezzabile tentativo di esprimere la pressione che un individuo, una città, un’attività
umana, una nazione esercita sul pianeta. L’impronta ecologica si misura in ettari e rappresenta la quantità di terreno utilizzata dall’uomo per soddisfare i propri bisogni. A seconda dello stile di vita, una comunità consuma risorse naturali in misura tanto maggiore quanto più elevato è il suo tenore di vita e ciò si traduce in impronte ecologiche molto alte per i paesi sviluppati e molto basse per i paesi in via di sviluppo. Lo spazio espresso dall’impronta ecologica comprende le aree per costruire case e strade, i terreni da coltivare o su cui far pascolare gli animali, i terreni da cui estrarre materie prime. Al tempo stesso abbiamo bisogno di aree in grado di dare una adeguata sistemazione ai rifiuti, che noi inevitabilmente produciamo nelle molteplici attività umane. Per avere un’idea dello spazio necessario all’uomo per auto-sostenersi basti pensare che la superficie del nostro pianeta è pari a circa 51 miliardi di ettari, di cui solo 15 miliardi sono rappresentati dalle terre emerse. Per il calcolo dell’impronta ecologica bisogna far riferimento
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alla sola superficie di terra emersa e di quella frazione di quest’ultima in grado di avere una certa capacità bioproduttiva e alla superficie di mare biologicamente produttiva. Dividendo tale superficie per il numero degli abitanti del pianeta, risulta che ciascuno di noi, secondo la statistica di Trilussa, ha a disposizione circa due ettari. L’impronta ecologica complessiva dell’umanità già eccede questo valore. Consumiamo, quindi, in un anno più di quanto la natura può rigenerare nello stesso periodo. Il calcolo dell’impronta ecologica si effettua prendendo in considerazione sei tipi di superfici: 1- terreno per l’energia: l’area di vegetazione necessaria per “assorbire” l’anidride carbonica prodotta dall’utilizzo dei combustibili fossili; 2- terreno agricolo: superficie arabile utilizzata per la produzione di alimenti e altri beni (iuta, tabacco, eccetera); 3- pascoli: superficie destinata all’allevamento; 4- foreste: superficie destinata alla produzione di legname; 5- superficie edificata: superficie dedicata agli insediamenti abitativi, agli impianti industriali, alle aree per servizi, alle vie di comunicazione; 6- mare: superficie marina dedicata alla produzione di risorse per la pesca. Una rappresentazione schematica dell’impronta
ecologica di una città è ben illustrata in una delle immagini che trovate. Le analisi effettuate per molti paesi del mondo mostrano valori di impronta ecologica che in molti casi eccedono la capacità bioproduttiva; ciò significa che essi consumano più risorse di quante ne vengono rigenerate; la capacità bioproduttiva dell’intero pianeta risulta inferiore all’impronta ecologica mondiale; già nel 1961 l’impronta ecologica globale era pari al 60% della capacità bioproduttiva e nel 1990 aveva raggiunto il 120%. I risultati delle analisi rivelano per molte aree geografiche un deficit di biocapacità; i valori più alti di impronta ecologica si registrano per Stati Uniti, Canada, Australia e Svezia. Valori positivi si riscontrano per i Paesi non ancora sviluppati quali la Cina, l’India e l’Etiopia. Per quanto riguarda la situazione europea, i dati calcolati per i vari paesi membri, suddivisi per tipologia, mostrano che il contributo dell’anidride carbonica rappresenta per tutti i paesi europei la quota preponderante. In Italia l’area di terreno dedicata all’assorbimento della CO2 rappresenta il 52% del totale dell’impronta ecologica; questo trova giustificazione nel fatto che la dipendenza energetica dell’Italia dai combustibili fossili è superiore all’80%. Alla prossima!
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Luigi Bruzzi Scrivere la mia presentazione per un periodico di tipo culturale rappresenta per me un’esperienza nuova. A metà degli anni ’50, dopo un breve periodo in cui ero candidato alla carriera universitaria nel settore della Chimica Organica, ho scelto di impegnarmi negli studi e nelle ricerche sull’energia nucleare presso il Comitato Nazionale Energia Nucleare. Dopo circa 20 anni di lavoro nel settore nucleare fui chiamato dalla Università di Bologna a tenere un corso di combustibili nucleari. Fu così che da ricercatore divenni professore. Nel corso degli anni in cui ho insegnato mi sono chiesto cosa significasse essere professore: a mio parere vuol dire trasmettere conoscenze e dare supporto all’apprendimento. Ma la interpretazione che più mi convince mi venne da uno dei miei ex studenti, che mi raccontò che nel corso di una riunione fra studenti, furono dati i “voti” ai vari docenti; ce ne fu per tutti..., fino a quando venne il mio turno: fui classificato come un “non professore” in quanto con attitudini e comportamenti non assimilabili alla maggioranza dei colleghi. Bè..., non potevo aspettarmi miglior “voto”: essere un pensatore libero anche a costo di compromettere la propria carriera, ma avere in cambio l’amicizia e la stima dei miei studenti, era il massimo che potessi desiderare! Le materie che ho impartito sono state molte, soprattutto nei campi dell’Ingegneria, della Fisica e, nella fase conclusiva della mia carriera, delle Scienze Ambientali. Credo e spero che le conoscenze e i metodi che ho trasmesso con passione, non solo ai miei studenti, ma anche a tutte le persone con le quali ho interagito, abbiano contribuito a raggiungere due obiettivi fondamentali: l’amore per la scienza e un elevato livello di professionalità, unitamente alla fiducia in sé stessi e a un forte spirito di curiosità. Per avere informazioni sulla mia produzione scientifica: http://masternucleare.ing.unibo.it/ luigi-bruzzi.html I miei libri http://www.deastore.com/autore/ Luigi%20Bruzzi.html Potete contattarmi anche alla mia e-mail: luigi.bruzzi@alice.it
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Arte e scienza in simbiosi per una visione d'insieme Con l'interdisciplinarità è stato fatto un passo importante Cari Lettori, di per questo numero ho fatto... un furto. Poi autorizzato... tranquilli! Silvia Canaider Vi spiego meglio. Dal 2010 è nato uno straordinario Laboratorio di Arte e Scienza della vita (VID, Visual Institute of Developmental Arts and Sciences) in cui credo fortemente e a cui partecipo con grande entusiasmo, proprio per la sua duplice natura, di Arte e Scienza appunto, che sento anche in me. Il Direttore di VID, Carlo Ventura, scrisse un testo per presentare tale progetto, che mi è sempre sembrato splendido e mai sarei stata in grado di scriverlo in modo così chiaro e profondo come ha fatto lui. È qui che ho fatto il furto! L’ho solo un po’ accorciato ma non modificato e, dopo avergli chiesto il permesso a pubblicarlo per i Lettori di ‘Salute? Sì, grazie’, è con immenso piacere che ve lo presento. Ecco la Prima Parte. La Seconda Parte la troverete nel prossimo numero. Curiosa lettura... ‘invernale’!
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Negli ultimi anni la ricerca scientifica ha riscoperto una visione olistica (d’insieme) dell’uomo e della natura. Questo approccio olistico è stato il risultato di un recupero di una visione “multidimensionale” dell’essere umano nei suoi rapporti con la natura e l’ambiente. Quando ci si cimenta con fenomeni mai studiati in precedenza e non inquadrabili in schemi conoscitivi già stabiliti, questa diventa l’unica chiave interpretativa potenzialmente in grado di condurre a nuove conoscenze. Appare ormai sempre più evidente come la cultura scientifica si sia parcellizzata in una miriade di “insiemi e sottoinsiemi”, di specializzazioni. La specializzazione ha avuto indubbiamente un ruolo importante per il progresso nel campo della conoscenza ed è stata resa inevitabile, a causa dei limiti umani. È tuttavia innegabile che la specializzazione abbia portato al frammentarsi del
sapere in scienze che non comunicano tra loro. La specializzazione ha dato luogo a una grande diversità di aree e metodi di ricerca autonomi, con la conseguente creazione di contenuti non sempre declinabili. Infatti, con la frammentazione, si ha una molteplicità di dati e di conoscenze senza una visione unitaria del reale. Il risultato è un uomo che si trova oggi a dover interpretare un mondo del quale ha soltanto delle immagini parziali e scollegate. Con l’interdisciplinarità è stato fatto un passo importante. Le attività interdisciplinari hanno il vantaggio di facilitare l’approccio problematico ai fondamenti di una o varie scienze, di mostrare la complementarietà tra di esse e quindi di correggere le posizioni, molte volte ideologiche, che sono alla base dell’isolamento e del riduzionismo. Tuttavia, lo stesso approccio
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interdisciplinare non è più adeguato all’epistemologia della complessità, che caratterizza l’attuale periodo scientifico. Si rende necessario passare a un metodo trans-disciplinare, che attraversi e oltrepassi i principi di base delle singole scienze, per ritrovarne il fondamento unificante, un “approccio meta disciplinare” in cui il laboratorio diventi il Luogo della Convivenza di persone che quotidianamente si scambiano le esperienze fondanti del proprio sapere. In questa luce, appare sempre più evidente come la Ricerca sia una “metafora” del desiderio di comprendere l’ignoto e come, in questa chiave di lettura, rappresenti sempre più il risultato di un atto o di un percorso creativo. In questo senso, ricerca scientifica, arte e studio di nuovi paradigmi culturali (e artistici) rappresentano la nuova frontiera per arrivare alla creazione di un nuovo paradigma della scienza moderna. Scienza e Arte pongono l’importanza di
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coniugare l’arte del dire con l’arte del fare, cioè che l’uomo di cultura, l’intellettuale sia testimonianza diretta delle idee da lui portate avanti, che il corpo non sia in contraddizione con la mente, che l’unione corpo-mente non resti solo un enunciato teorico, bensì si esprima nei risultati di una sperimentazione integrata dei saperi. Nel Laboratorio di Arte e Scienza della Vita, la ricerca artistica e scientifica si fondono nella condivisione di un Processo Integrato di cui fanno parte le percezioni, le emozioni e le azioni, il linguaggio, il pensiero concettuale e tutti gli attributi della coscienza, che è propria dell’uomo. Intendiamo creare un “Luogo” in cui Arte e Scienza saranno “vissute”, attraverso progetti concreti, come processo di quella conoscenza che si identifica con il processo stesso della Vita. La razionalità rischia di coincidere con schemi che tentano di “visitare” il reale
soltanto attraverso la semplice parola, o atti scritti, o con modelli scientifici riduzionistici e semplificativi. Così siamo arrivati a credere che il dato scientifico possa sostituirsi a una meditazione su quello che effettivamente siamo, su come possiamo pensare, intuire, credere. In effetti, si sente spesso dire “l’approccio razionale, e quindi il metodo analitico, è quello concreto”, senza ravvisare come in questa enunciazione vi sia una contraddizione fortissima, proprio in termini scientifici. Infatti, se devo analizzare un oggetto, devo, come dice la parola stessa, spezzarlo, romperlo e, proprio per quello che noi sappiamo dalla moderna biologia molecolare, dalla fisica quantistica, quando ho estratto (astratto) quei frammenti, li porto ad avere una realtà, un loro divenire che non è più quello dell’oggetto di cui facevano parte. La visione razionale è quindi intrinsecamente astratta, passa attraverso un estrarre (astrarre) frammenti che io arbitrariamente rompo da un tutto, quindi non è una visione “concreta” della realtà. In questo modo, la rappresentazione d’insieme del mondo e dello spazio che ci circonda, e la stessa concezione dell’uomo, divengono il risultato di un tentativo di ricostruzione a posteriori di quanto fornito da un’analisi, ossia da una scomposizione, operata precedentemente. Questo è diventato il modo sempre più consolidato di procedere di una mente altamente specializzata, differenziata. Esiste tuttavia un altro tipo di approccio, operato da una mente più flessibile, vuota di preconcetti e ancora “indifferenziata”. Questa mente guarda gli oggetti e noi stessi dal di dentro, cercando di raggiungerne l’intima essenza, compiendo un atto di “identificazione” simpatetica e, al tempo stesso, di rinuncia a rappresentazioni di tipo parziale e all’utilizzo di simboli precostituiti. Gli oggetti non sono più raffigurati come assemblati, ma vengono “colti immediatamente” nella loro totalità. Questo tipo di conoscenza è l’intuizione. L’intuizione consente di superare le rappresentazioni statiche e parziali di cui si avvale un approccio rigidamente razionale.” (Fine prima parte)
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Silvia Canaider, docente universitaria bolognese di Biologia Applicata, nonché appassionata ricercatrice, donna curiosa e sognatrice, partecipa con dedizione al nuovo Laboratorio di Arte e Scienza, o VID. Per contatti: silvia.canaider@unibo.it Carlo Ventura È docente di Biologia Molecolare presso l’Università di Bologna e Direttore del Laboratorio di Arte e Scienza, VID. https://www.youtube.com/ watch?v=D4TmmuKNEac
La pittura naturale Pitture 'eco' e 'green' in casa... dolce casa... ?
di Gualberto Cappi e Andrea Menarini
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on è d’inverno che si tinteggia casa, certamente, ma può essere di inverno che, passando tanto tempo in casa, può aver senso chiedersi che aria vi respiriamo e se, nel migliorarne o peggiorarne la qualità, ciò che abbiamo dato alle pareti e soffitti gioca un qualche ruolo. Questa domanda, a prima vista innocua (la casa non è forse il nostro rifugio?), non lo è poi tanto se pensiamo che i primi studi sull’inquinamento
indoor risalgono a 40 anni fa, mentre sono più di 20 che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) allerta i paesi sviluppati sulla qualità dell’aria interna di case e uffici, troppo spesso peggiore di quella esterna. Sempre l’OMS stima che il 20% della popolazione occidentale soffra di una serie di disturbi fisici (cefalee, nausea, irritazioni, eccetera) causati dalla permanenza prolungata in ambienti inquinati da sostanze chimiche. Ancora non tanti
anni fa (2003) uno studio commissionato da una nota associazione ambientalista internazionale, analizzando campioni di polvere prelevati con un comune aspirapolvere da centinaia di abitazioni di diversi paesi dell’Unione Europea, forniva dati abbastanza allarmanti: in media ogni grammo di polvere conteneva circa mezzo milligrammo (500 PPM) dei cinque gruppi a rischio chimico ricercati (ftalati, alchilfenoli, composti bromurati, paraffine
clorurate, composti organostannici). Ma ciò che rende questi dati ancora più preoccupanti sta non solo nella bassissima emissione odorosa, che a quelle concentrazioni la maggior parte degli “inquinanti” hanno, soglia ulteriormente abbassata dalla consuetudine all’odore, ma nella continuità d’esposizione e nell’esservi, inoltre, esposti in situazioni di “riposo” fisiologico. Ovviamente tante e diverse sono le sorgenti degli inquinanti più diffusi, compresi quelli appena visti. Molte di loro sono veramente ubiquitarie, dipendendo da oggetti ormai presenti in tutte le case, dai mobili in legno “agglomerato” (truciolato, mdf, eccetera) ai parquet, dai ritardanti di fiamma ai trattamenti anti-acaro dei tessuti d’arredamento; per non parlare dei prodotti per le pulizie o delle fonti più conosciute (insetticidi, vernici, pitture, solventi, stampanti, pc,
e così via), ma non per questo tenute in dovuto conto dagli utilizzatori. In definitiva questi studi dimostrano quanto spesso “la nostra cara casa dolce casa” sia di fatto molto lontana dal rappresentare un sicuro rifugio dallo ‘stress della vita moderna’. Non solo, ma comincia a essere evidente quanto questa continua esposizione, pur se a livelli molto bassi, possa scatenare allergie e ipersensibilità in persone già “minate” da cibi, diete e stili di vita tutt’altro che salubri. Ma per nostra sorte la “chimica” pensa sempre a tutto e ben sapendo quale fetta di consumatori, in crescita costante, si ritrovi nelle condizioni sopra riportate, ecco nascere una serie di pitture dai nomi evocativi: “ariabella”, “pura”, eccetera; pitture dallo slogan sicuro: “green”, “natural”, “eco”, “a zero COV/ VOC” (Composti Organici Volatili/Volatile Organic Compounds) e, perché no,
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addirittura “ipoallergeniche”! Pitture moderne e “salutiste” adatte alle nostre case moderne, climatizzate (!) e “domotizzate” (!). Cosa dire… ? Limitiamoci ad apprezzarne la logica intrinseca: l’aria esterna è inquinata? No problem: infissi sigillati e impianti di climatizzazione con filtri di ultima generazione, pitture ipoallergeniche (già il nome...) e un po’ di domotica per “guarirci dallo stress” (sarà...?) e poi via di nuovo a lavorare, ritemprati nel fisico e rinnovati nello spirito. Al di là di trovare o meno intelligente un siffatto modello che risponde all’inquinamento con più inquinamento (+ consumi energetici)... vogliamo proprio credere che quei filtri saranno così efficaci e non rilasceranno a loro volta micro-inquinanti...? Vogliamo davvero credere che ‘domotica’ non significhi ulteriore inquinamento da radiazioni...? Bè, il dubbio a noi pare
lecito. E ancor più lecito ci pare diffidare di queste “nuove” pitture (dei ‘soliti’ produttori) “ipoallergeniche”, “a zero COV/VOC” e “green”. Andiamo allora a vedere rapidamente su cosa basano i loro richiami ‘accattivanti’ pubblicitari. Ipoallergenica: molto spesso questo richiamo nasce dal semplice fatto che la pittura, contenendo dosi massicce di antibiotici e non sviluppando perciò muffe, eviti la disseminazione nell’ambiente di spore potenzialmente allergeniche; piccola questione: rischiamo la muffa o ci teniamo in casa potenti biocidi di sintesi? Ultimamente al dilemma qualcuno ha risposto: “Viva le nanotecnologie” (che fanno così high tech)! E dalle microsfere di vetro cavo, alle nanoparticelle di argento e vetro ceramico antibatteriche, ecco risolto finalmente il problema; dimenticando giustamente il rischio delle polveri ultrasottili che il normale processo di decadimento di questi nanomateriali ci regalerà nel futuro. Più rari sono, invece, i casi in cui la proprietà ipoallergenica deriva dal fatto che la pittura, sottoposta a test dermatologici, non abbia causato reazioni allergiche; come se la pittura murale rappresentasse una superficie normale di contatto…
Zero COV/VOC: questo risulta essere un richiamo quanto mai ambiguo; la normativa europea, infatti, già obbliga i produttori entro un limite, di per sé molto basso, dello 0,3% di COV nelle pitture murali; il richiamo “zero COV” spesso significa: “COV vicino a zero alle diluizioni d’uso”, e visto che le pitture vanno diluite con 25% - 40% d’acqua, vicino a zero ci si arriva comunque... Più importante sarebbe capire quel poco di COV a cosa sia dovuto: infatti, per legge, Composto Organico Volatile è qualunque composto organico avente un punto di ebollizione iniziale pari o inferiore a 250° C. Questo composto può essere perciò tanto un olio essenziale di lavanda come un pericoloso composto organico di sintesi che volatilizza a 200° C (e ce ne sono tanti...). No Odore/Inodore: questo richiamo rappresenta la quintessenza dell’ambiguità; moltissimi dei composti di cui abbiamo sopra accennato sono pressoché inodori e non per questo meno dannosi, anzi. Oltretutto è possibilissimo fare una pittura murale completamente “chimica” utilizzando ingredienti praticamente inodori o a bassissimo odore: quanto, poi, questi ingredienti siano innocui o facilmente biodegradabili, è un altro discorso. Di più,
è molto più difficile che una pittura naturale sia inodore rispetto a una sintetica, si pensi, ad esempio, a oli e resine vegetali usati come leganti; dall’altra parte il rischio che si corre in questi casi è pari a quello di respirare a pieni polmoni… olio d’oliva. Bassa presa di sporco: questo richiamo si rifa all’idea che la polvere depositata sulla parete rappresenti non solo un problema estetico, ma un problema di salute. Visto quanto già detto sugli inquinanti nascosti nelle polveri, sommato a polvere=allergeni=allergie, ciò sembra dotato di un certo fondamento. Tuttavia, e come sempre, la contraddizione risiede nel modo in cui questa caratteristica viene raggiunta; di norma, riducendo la porosità della pittura con cariche fortemente micronizzate e compatte e leganti macromolecolari a “minor energia di superficie” (il tutto, a discapito della “traspirabilità”); più raramente attraverso ingredienti in grado di caricare elettro-negativamente la superficie pittorica, ottenendo così di respingere lo sporco dotato della stessa carica negativa; va da sé che non è indifferente sapere come questa ionizzazione venga raggiunta... Concludendo, si deve constatare come, ingabbiati in
questa logica, non se ne esca. D’altra parte, si è mai visto risolvere un problema usando gli stessi principi e metodi che l’hanno creato? E dire che la soluzione sarebbe così semplice, come chi legge questa rivista sa da un pezzo: basterebbe un po’ d’attenzione e l’uso, appena possibile, di materiali e prodotti naturali. Ossia, rispetto al tema dell’articolo, rivolgersi a pitture (in questo caso murali) naturali, ma veramente naturali, prodotte cioè con terre naturali (di giacimenti italiani), leganti vegetali e tutti gli additivi d’origine vegetale. È possibile? Certo che sì, e senza rinunciare alla qualità del prodotto! Va da sé che gli slogan sopra richiamati andrebbero rivisti: ipoallergenica per un pittura naturale ha poco senso, al di là di essere spesso una “bufala” per una pittura sintetica; zero COV: difficilmente una pittura naturale contiene solventi, tuttavia potrebbe contenere oli essenziali e quindi ‘composti organici volatili’; non è una differenza da poco, si tratta solo di saperlo; inodore è praticamente impossibile che lo sia, ma vale la pena ricordare che c’è odore e odore, o meglio, l’assenza di odore non è garanzia di bontà, anzi; bassa presa di sporco: difficilmente una pittura
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naturale attira polvere come una pittura sintetica basata su leganti derivati dalla “plastica” (notoriamente elettrostatica), tuttavia è possibile, inserendo polvere di tormalina (una pietra semi-preziosa) ottenere naturalmente, quando richiesto, un effetto respingi-sporco senza ‘chimica’ di laboratorio. Le soluzioni, cari Lettori, esistono uscendo... dalla gabbia, e molti di noi già le stanno praticando! Alla prossima puntata e vi auguriamo un inverno fruttuoso, salutando l’anno ‘vecchio’ e dando il benvenuto al ‘nuovo’! Gualberto Cappi e Andrea Menarini, storici soci de “La Casa sull’Albero” di Bologna, uno dei primi centri di bio-edilizia del nostro Bel Paese; entrambi con profonde radici nell’ambientalismo italiano degli inizi; nel ’93 creano quello che forse è il primo marchio italiano di pitture e vernici naturali, “I Colori della Terra”, mentre da poco promuovono con passione il progetto “Naturacrea”, dedicato alla creatività con ingredienti naturali nel fai-da-te, www.naturacrea.com Gualberto Cappi, classe 1956, in seguito agli studi di architettura e di urbanistica, uniti a quelli di ecologia, fonda nel 1986 la prima “Cooperativa di Eco-progettazione Territoriale” della propria regione, cominciando a interessarsi, già dalla fine degli anni ’80, alle tematiche della “bio-edilizia”. Oggi, dopo una ventennale esperienza nella formulazione di prodotti naturali per la protezione e la cura delle superfici, è considerato uno dei maggiori esperti nel settore dei “leganti” naturali, che ha sicuramente contribuito ad evolvere. E-mail: g.cappi@libero.it Andrea Menarini, classe 1961, ex studente di architettura, con una delle più significative esperienze nel campo delle calci naturali, degli intonaci e delle finiture murali, è considerato un raro esperto del colore naturale, capace di creare, con le terre e quant’altro sa ricavare dalla natura, colori e “decorativi” unici per capacità suggestiva. E-mail: andrea.menarini@email.it
www.studiocoletticonti.it
m e d i c i n a e s a c ra l i t à
La meditazione, arte della medicina
“ di Arrigo Chieregatti Estratto da un discorso di Raimon Panikkar (1918-2010) ai medici della Regia Accademia di Medicina del distretto universitario delle Asturie http://www.raimon-panikkar.org/italiano/ biografia-intellettuale.html
La nostra salute dipende dalle cause estrinseche che la condizionano quanto dalla nostra disposizione interiore, dal nostro essere più profondo (al di là di un libero arbitrio condizionato da stimolazioni esterne). In un linguaggio più tradizionale il funzionamento del mio corpo è direttamente legato al funzionamento della mia anima. Nessuna malattia è esclusivamente somatica o esclusivamente psichica. La meditazione non è solamente un rimedio per la pace dell’anima e per la chiarezza della mente; è anche un sollievo per il corpo. I genitori che dicono al bambino che gli cadranno i denti se dice bugie, compiono un abuso di scienza e di potere durante la prima dentizione, ma
le loro parole racchiudono una grande verità. Gli errori della nostra vita sono la con-causa del decadimento del nostro corpo. È vero che l’errore può essere dovuto al nostro vicino che ci ha rotto un dente con un pugno o ci ha spezzato un braccio investendoci con la sua auto. Ma, anche in questo caso, c’è inter-dipendenza. I miracoli del Cristo, più che gli atti di un taumaturgo rivolti ad accreditare la sua missione, sono l’effetto diretto del reciproco rapporto fra medicina e religione, cioè fra salute e salvezza. I malati, gli infermi e i miserabili guariscono perché sono salvati. Il Cristo non compie manipolazioni, ma neppure si preoccupa unicamente dell’aldilà. Le sue guarigioni, dicono i Vangeli, sono i simboli stessi della salvezza. Per questo esigono la fede, cioè la fiducia, l’abbandono, la purezza del cuore, tutta la forza del nostro essere. In una parola noi siamo gli artefici del nostro destino. Più che della nostra volontà isolata, si tratta della forza integrale del nostro essere. Una forza che non viene unicamente da noi, ma che dobbiamo ricevere e trasformare. Per questo dobbiamo conoscere veramente noi stessi, come chiedeva l’Oracolo a Delfi. Tuttavia, come ricordava Chuang Tzu, “gli uomini non si specchiano nelle acque agitate, ma nelle acque tranquille”. La pa-
rola consacrata dall’uso per indicare questa auto-conoscenza esistenziale è meditazione. “Noi diventiamo quello che meditiamo” dice il Sàtapatha Brâhmana. “Questo è la vita eterna: che conoscano te e colui che hai mandato” (Gv 17,3), dice il Cristo rivolto a Dio. Non si tratta di una semplice percezione intellettuale, ma di un’identificazione, un’incorporazione, se così si può dire, nella realtà teandrica di cui parla quel brano evangelico. La meditazione non è narcisismo spirituale o chiusura acritica su se stessi. È invece quell’attività dello spirito che si colloca al di là del mentale senza reprimerlo, ma assumendolo. Si comprende allora l’importanza di saper meditare, che non significa pensare in termini quantitativi o di calcolo, ma partecipare totalmente alla realtà stessa, sia oggettivamente che soggettivamente. Una partecipazione che inizia con pensieri lucidi e buoni sulla realtà che ci circonda, a partire dal nostro corpo, fino ai confini dell’universo. La miglior medicina è dunque la meditazione, cioè il reinserimento armonioso nel reale. Entrare di nuovo nel flusso e nel riflusso della perichôrêsis trinitaria, se così si può dire, entrare nella choreia, nella danza di tutta la realtà, ripristinare l’armonia per mezzo della forza stessa dello Spirito.
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Rimedio per la pace dell'anima, per la chiarezza della mente, un sollievo per il corpo...
Nella tradizione giudeo-cristiana esisteva quella che si chiamava la custodia del cuore o la custodia della mente, una pratica basata sull’esegesi più o meno letterale di un passo del Libro dei Proverbi: “Più di ogni cosa degna di cura cu-
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stodisci il tuo cuore, perché da esso sgorga la vita” (Pr 4,23). Quello che ci interessa notare in questo passo è l’invito a prendere in mano la propria vita e a rendersi responsabili della costruzione del proprio destino. Non è il caso di soffermarsi in questa sede sulle tecniche di meditazione (orientali o altro), oppure sull’importanza delle malattie mentali o sulla comparsa della psicologia come ramo della medicina. Vogliamo ricordare soltanto l’aspetto più semplice e più fondamentale. L’abbiamo chiamato la funzione medicinale della religione, che consiste nel raggiungere l’armonia interna della persona. Ciò che indica, a questo punto, il miglior farmaco possibile, così caro e così efficace da non poter essere comprato, neanche con la moneta della volontà, è la pace. Chi è in pace, è sano e gioioso; non ha paura di niente e di nessuno; non ha paura della morte e soprattutto non desidera inconsciamente una malattia che venga a risolvere i suoi problemi, né evoca involontariamente la guerra con le proprie insicurezze e le proprie angosce. La pace è interna ed esterna, è la pace della mente e del cuore, la pace della vita personale, interiore e pubblica, la pace sociale e politica. È la pace che non costruisce muri, i quali non portano alla salute
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né della vita, né della società, come già riconosceva Platone. La pace si riceve, la pace si dona, la pace si ottiene e anche si merita, è il frutto della profonda eris (lotta) di Eraclito. Ma la pace non si conquista con la forza. Se ho sconfitto il mio corpo, la mia mente non avrà pace; se la mia anima è stata sconfitta, il mio corpo si vendicherà; se noi vinciamo, prima o poi voi vi vendicherete, o lo faranno i vostri figli; se noi assoggettiamo la terra, la terra non ci lascerà in pace; se la pace non regna in famiglia, la mia ulcera tornerà a farsi sentire; se la terra non è in pace, le malattie non scompariranno e gli uomini non saranno ‘salvati’, cioè ‘sani’. La pace non è il frutto della vittoria, non è il trionfo dei buoni. La pace non è il trionfo di nessuno. La vittoria conduce al trionfo, non alla pace.
La pace è il frutto della meditazione. La tradizione cristiana afferma che è un frutto dello Spirito. A livello medico la medicina ayurvedica dice che non bisogna uccidere i microbi. Una medicina non-dualistica non colloca sullo stesso piano il bene e il male, la salute e la malattia. Questa non deve essere sconfitta ma superata, rimossa, forse spostata. O piuttosto il concetto stesso di malattia è soltanto un’astrazione, e, peggio ancora, un’astrazione oggettivata. Bisogna sottolineare che una meditazione che non guarisce non è una vera meditazione, ma una semplice evasione dalla realtà. Tuttavia il reale non è unicamente il temporale o ciò che può essere oggetto di una verifica (o di una falsificazione) sperimentale. La funzione prima della meditazione consiste probabilmente nel liberarci dalle ristrettezze temporali. Meditare vuol dire entrare nell’esistenza tempiterna superando l’assolutizzazione del tempo. La meditazione ci guarisce dall’angoscia temporale e dunque dal “terrore della storia” (Eliade). Non si medita ‘per’ qualcosa (il futuro o altro). Poiché si
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colloca al di là del potere della volontà, la meditazione è tradizionalmente considerata come un dono. Voler meditare così come si prende una medicina significa falsare il senso stesso della meditazione. Chi medita veramente scopre la dimensione trans-storica della realtà, e di conseguenza non vive proiettato verso il futuro. Si vive perché si vive e non per continuare a vivere. La vita non è il passare del tempo, ma cavalca col tempo e penetra lo strato della temporalità per scoprirvi il regno della tempiternità. Vivere è un’attività sia transitiva che intransitiva...”
Arrigo Chieregatti classe 1933, è nato a Rovigo. È autore di vari libri a contenuto spirituale, di commento alle Sacre Scritture sia cristiane che di altre religioni, come anche di carattere pedagogico e psicologico. Ha insegnato in diverse Università del mondo. Da oltre 30 anni è parroco a Pioppe nel Comune di Marzabotto e a Sàlvaro nel Comune di Grizzana Morandi, nella provincia di Bologna. Ha diretto un progetto della Commissione europea per i ragazzi di strada di Hanoi (Vietnam). Arrigo è anche tantissimo altro... Attualmente è consulente in ambito socio-sanitario e scolastico.
Rosa Canina vivacemente rossa! Un lampo rosso a rallegrare la nostra
La
salute durante l'inverno
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di Laura Dell’Aquila
nostra rosa selvatica è un arbusto molto diffuso in campagna: la troviamo ai margini dei boschi e nei campi non più coltivati; si tratta, infatti, di una pianta colonizzatrice che ama gli ex coltivi dove prepara il ritorno del bosco. Ama posizioni assolate e spesso cresce in compagnia del prugnolo e del biancospino. Assieme a questi arbusti forma habitat preziosi, dove trova rifugio molta avifauna stanziale assieme a tanti piccoli mammiferi protetti dall’intrico e dalle spine dei loro rami e nutriti dai loro frutti ricchi in sostanze che forniscono energia durante i mesi più freddi dell’anno.
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La rosa selvatica non sfugge a quasi nessuno sguardo, per quanto superficiale e veloce: a maggio si cosparge dei suoi fiori bianco-rosati di soli 5 petali (questo è infatti il numero dei petali delle rose originarie), di incantevole bellezza nella geometrica semplicità della disposizione degli elementi fiorali. In questo periodo invernale, invece, si fa notare per i suoi ‘frutti’, bacche lisce e ovali, vivacemente rossi, che colorano e illuminano gli ambienti naturali di questi giorni cupi e scuri. È con i primi freddi di fine autunno e le prime gelate notturne che ‘i frutti’ della rosa canina sono pronti per essere raccolti, quando divengono teneri e morbidi. Ma... attenzione! La Rosa Canina ha i rami cosparsi di spine tenaci a forma di uncino disposte in maniera tale, che, se da un lato permettono alla mano di infilarsi tra i rami per staccare gentilmente i frutti, dall’altra poi la trattengono infilandosi spesso tra maglioni o addirittura nella pelle! In questo modo siamo costretti a raccogliere con attenzione e gratitudine quel tanto che ci basterà per le nostre preparazioni. A dire il vero, dal punto di vista botanico, si tratta di un falso frutto, perché i veri frutti sono i piccoli “semini “ che sono contenuti all’interno del ricettacolo fiorale che li
Aumenta le difese immunitarie e ha proprietà antiossidanti, oltre a essere un ottimo sostituto dei multivitaminici di sintesi
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Lo sapevate che...? Il nome “Canina” che designa questa specie del genere Rosa, deriva da Plinio il Vecchio, che racconta di un soldato romano guarito dalla rabbia, grazie a un decotto delle sue radici...
circonda e che a maturità diviene rosso; questi, se ingeriti, procurano fastidiose irritazioni intestinali, tanto da far sì che il falso frutto, il cui nome è cinorrodo, venga chiamato spesso picca in cul o strappacui e grattacu a indicarne appunto i deleteri effetti secondari! I cinorrodi sono famosi per le proprietà antiossidanti, utili ad aumentare le difese immunitarie durante i mesi in cui più facilmente ci si ammala, ottimi integratori di vitamine e sali minerali. In essi spicca il contenuto in vitamina C, tanto che in media circa 100 gr (più o meno una tazza) di cinorrodi di Rosa Canina, contengono la stessa quantità di vitamina C di 30 arance! Contengono anche bioflavonoidi, carotenoidi (specialmente licopene), tannini, resine, acido
gallico, flavonoidi, antociani, acido malico, acido citrico e pectine. Il miglior modo per impiegare al meglio questo allegro, forte e generoso “frutto”, è di mangiarlo avendo cura di spremerne la polpa come se fosse un tubetto di dentifricio, tenendo da parte i piccoli “semini” interni. In questo modo le proprietà antiossidanti restano completamente inalterate… e ci regaliamo un’occasione per stare in mezzo alla natura, ricaricandoci, connettendoci con quanto avviene in questo periodo, che ci conduce a un desiderio istintivo di introspezione per ritirarci in noi, proprio come le piante che ritornano alla Madre Terra per prepararsi al rinnovamento primaverile.
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I cinorrodi della Rosa Canina, rossi come Marte, ci danno la forza per superare il buio e il freddo periodo invernale, per poter poi rinascere di nuove forze, a primavera appunto. Possiamo anche raccoglierne per portarli a casa per impiegarli freschi, o per farli essiccare in modo da usarli anche nei mesi a venire. Per mantenere inalterata la dose di vitamina C (che si ossida facilmente e si denatura a 60 C°) è bene metterli a macerare in acqua tiepida (ad esempio, 5 cinorrodi in una tazza di acqua) per qualche ora, per poi filtrali e berne il liquido che diviene rosso aranciato. Consiglio di essiccarli interi, sempre per evitare che i processi di ossidazione vadano a impoverire la ricchezza delle vitamine presenti. Basterà poi frullarne una manciata in
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Laura Dell’Aquila è titolare della fattoria didattica Il Giardino di Pimpinella, in via Medelana 23 a Luminasio nel Comune di Marzabotto (Bologna), dove vive da quasi venti anni. È biologa, specializzata in geobotanica, diplomata in Erboristeria e Guida Ambientale Escursionistica. Opera da più di vent’anni nell’educazione, interpretazione ambientale e nella divulgazione naturalistica. È autrice di varie pubblicazioni. Laura è stata docente dal 2007 al 2012 presso l’Università di Bologna in Botanica Sistematica Farmaceutica per la Facoltà di Tecniche Erboristiche, e in Scienze della Formazione Primaria per i laboratori di Educazione ambientale. Insegna Fitoterapia nella scuola di Naturopatia di Riza Psicosomatica presso l’Università Primo Levi di Bologna, e presso diversi enti e strutture. Per saperne di più potete visitare il sito www.pimpinella.it
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Del calore e della febbre, fedeli amici...
E
di Sabine Eck
ccoci in pieno inverno. Avete già affrontato la prima febbre della stagione? O magari avete già fatto... il bis? Vi fa paura la febbre? “Sapere è potere”: seguitemi, vi farò conoscere in questo articolo le molte virtù della tanto ‘temuta’ febbre. La nostra temperatura “normale” si aggira intorno ai 36.2/36.4 gradi centigradi. Verso sera è sempre un po’ più alta. Di febbre vera e propria si parla dai 38 gradi in su… e può arrivare fino ai 40/41 gradi, ma ciò accade difficilmente, perché siete già (giustamente) corsi ai ripari…, oppure... ehm... svenuti dalla paura! Vorrei subito elencarvi alcuni fatti interessanti, poi ognuno... formuli le proprie valutazioni: 1 La febbre è una reazione a uno stato acuto patologico (di solito a un’infezione) e di allerta, e ha una funzione auto-terapeutica nel più profondo del termine. Il vostro corpo non conosce le nostre medicine, ma segue regole antiche e collaudate dall’evoluzione… e in questo senso conviene dare una mano al corpo piuttosto che ignorare la sua intelligenza. 2 Tutti i germi sono termo-labili, e, a seconda del tipo, vengono inattivati dai 39-40 gradi circa. 3 Il nostro sistema immunitario è molto più efficiente a temperatura elevata: le reazioni bio-chimiche sono più veloci, ovvero al massimo della loro efficienza per dirla ridotta all’osso:
le cellule immunitarie si trasformano in... Rambo! 4 L’istinto ci aiuta a spalleggiare la febbre: stanchezza, sonnolenza, inappetenza, sete, voglia di stare a casa, voglia di staccare il telefono o di disdire tutti gli appuntamenti. Se decidete di ignorare questi sintomi e prendete dei “farmaci sintomatici”, la pagherete prima o poi con ricadute o quadri ben peggiori. 5 Chi ha ogni tanto una “sana febbre”, sviluppa meno patologie croniche (chiamate anche “malattie fredde”). 6 La febbre alta non fa venire le convulsioni, la meningite, l’epilessia. Purtroppo sono cose che si dicono e che si sentono dire, ma... sono senza fondamenta. Scopriamo il perché sulla questione “convulsioni”. Le convulsioni hanno una certa importanza nei primi tre anni di vita: per quanto “drammatiche” da vedere, sono per fortuna quasi sempre innocue. Conviene comunque sapere alcune cose basilari per prevenirle: importantissima è innanzitutto la temperatura delle gambe e dei piedi - ma anche delle mani - che devono essere temperati, oppure caldi, durante la febbre. Se sono freddi o (soprattutto le gambe) perfino ghiacciati troppo a lungo, è un segno che il corpo non regola bene, favorendo così l’insorgenza delle convulsioni, appunto.
Quindi controlliamo sempre mani e piedi. Solo inizialmente (mentre la febbre è in salita) sono fredde…, poi man mano si devono scaldare ben bene: solo in questo modo il corpo espelle meglio la temperatura verso la periferia quando ha raggiunto la temperatura desiderata. Ricordiamo che si parla di termo-regolazione: è un programma naturale e intelligente regolato soprattutto dall’ipotalamo. Nel dicembre 2011 ho scritto un lungo articolo sul mio blog (molto cliccato!) sulla questione della febbre http://www.sabineeck.com/ tag/febbre-e-convulsioni/, nel quale potete approfondire l’argomento, trovando molte informazioni dettagliate. La febbre è dunque utile, terapeutica, velocizzante per la
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guarigione e quindi salutare, perché “fa il tagliando” al vostro sistema immunitario. Abbassarla ‘in maniera standard’ da una certa temperatura in poi (certi medici consigliano perfino da 37.5) è estremamente... semplificativo... Ognuno ha ovviamente un suo stato di energia diversa: qualcuno è K.O. a 38 gradi, altri (soprattutto i bambini) girano per casa con 39 e più di febbre... Quindi, si farà sempre una valutazione quantitativa (temperatura) e qualitativa (stato generale)…: solo poi si interviene o meno, a seconda delle condizioni generali e il contesto della situazione. Come comportarsi durante la febbre: 1 Riposo, in ambiente ben arieggiato. 2 Scaldare i piedi se sono freddi con pediluvio con acqua ben calda e sale integrale, o borsa dell’acqua calda, o calze e coperta di lana. Certe volte è indicato addirittura un bagno caldo (36 gradi circa), ma solo se gradito. 3 Bere! Tisane tiepide leggere con limone, oppure preparare acqua + succo di limone + zucchero di canna bio integrale + un pizzico di sale fino marino integrale. 4 Liberare l’intestino: aiuta tanto, e abbassa pure la febbre. Mai tenere una stitichezza, anche se non mangiate. In certi casi: clistere.
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5 Dormire: favorisce il lavoro del sistema immunitario. 6 Alimentazione a base di frutta cotta e/o cruda. Evitare i prodotti animali. Se gradito, un po’ di riso, ma evitare pasti completi. Evitare, inoltre, tutti i cibi processati (industriali). 7 Impacchi nei polpacci con acqua e aceto (alternare destra e sinistra). 8 Eventualmente antipiretici naturali (omeopatici, fitoterapici) e se questi non sono sufficienti, antipiretici di sintesi. 9 Mai agitarsi in presenza del bambino febbricitante: il bimbo lo ricorderà per sempre e farà la stessa cosa con i suoi figli... Ricordate: se abbassate forzatamente la febbre, non fate altro che abbassare l’efficienza del vostro sistema immunitario. Ora lo sapete… Conviene usare il buon senso... Chi ha il terrore della febbre è stato seguito male da bambino o guarda troppa Tv... Interessante da sapere è che l’ipertermia è parte integrante dei metodi naturali per curare pazienti con malattie tumorali o degenerative. I vecchi definivano così una buona salute: “Testa fresca, piedi caldi”. Se volete ammalarvi poco, fate molte passeggiate all’aperto, andate a letto presto (metodo orso), usate vestiti adeguati (lana), evitate i colpi di freddo, fate dei bagni caldi (o sauna svedese, o bagno turco), mangiate sano (zuppe stagionali, tisane calde, frutta cotta, pochi cibi animali) e siate... creativi: la creatività favorisce una buona immunità e garantisce un buon umore! Vi auguro un inverno sano, sereno e fantasioso... coi piedi sempre caldi!
Sabine Eck nasce nel 1956 in Bassa Sassonia, Germania. Medico, dal 1988 Libera Professionista in Medicina Naturale. Da giovane matura esperienze in ambito creativo, sociale e tecnico. Nel 1978 si trasferisce in Italia. Consegue il diploma in Disegno Anatomico presso l’Istituto Ortopedico Rizzoli e successivamente si laurea in Medicina e Chirurgia a Bologna. Collabora a un importante Progetto Sociale sui colli bolognesi, Ca’ Shin. Da oltre 20 anni è docente sui principi della Medicina Naturale per medici e professionisti del ramo. Tiene regolarmente conferenze per il pubblico. Dal 2011 è presente in rete in diverse realtà di informazione, e opera anche attraverso il blog personale www.sabineeck.com
Sonics: foto di scena dello spettacolo 'Duum'
di Piero Formica
È
lunga la fila dei pensatori che nel corso dei secoli si sono cimentati con l’ignoranza creativa. Sant’Agostino prima e Nicolò Cusano poi, si soffermarono sull’ignoranza appresa, imparata. Johann Fichte a cavallo del Settecento e dell’Ottocento scriveva che il non sapere è un viaggio infinito. Il riformatore dell’istruzione negli USA, John Dewey (1859-1952) dette valore all’ignoranza genuina. Hans Magnus Enzensberger, tra i grandi pensatori del Novecento, sostiene che l’ignoranza creativa si deve a gesti di rifiuto. Stuart Firestein, con cattedra nel dipartimento di scienze biologiche alla Columbia University, ha scritto un libro dal titolo “Ignorance” ed è titolare di un corso sull’ignoranza. Firestein dice ai suoi studenti: “Abbiate la capacità negativa di abitare nel mistero e nello sconosciuto”.
Doti da acrobata e non solo... lla u n l a d e Crear eva l o d n e c a f sentieri, ranza o n g i a i r p sulla pro creativa
Il passaggio dal castello medievale della conoscenza, al palazzo rinascimentale dell’ignoranza creativa, è un filo sottile, che per percorrerlo esige doti da acrobata. E non solo quelle doti. Perché contro l’acrobata soffia il forte vento della saggezza convenzionale, della scuola, degli ordini professionali arroccati nella difesa dello status quo, imponendo il rispetto degli standard da loro fissati. Insomma, la misura più efficace per impedire agli ignoranti creativi di aprire sentieri inediti, estranei alle mappe della conoscenza. E a proposito di scuola, leggiamo quanto scriveva l’intellettuale italiano Giovanni Papini ai primi del Novecento: “La cosa importante è che l’università non dovrebbe essere, come è il caso oggi, fabbrica statale di candidati allo smarrimento o al posto di lavoro... anzi, le università dovrebbero diventare meno
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nuovi creatori d’impresa
accademie e più assimilabili alle collezioni di seminari speciali con biblioteche e laboratori speciali - ciò che intendo per laboratorio è una classe dove gli studenti presentano i risultati dei loro studi ai loro compagni e insegnanti…” Questo è quanto sta oggi accadendo alla Stanford University in California il cui presidente ha abolito le lezioni-conferenza in aula, sostituendole con lezioni disponibili online. Nel campus, docenti e studenti svolgono attività di laboratorio, proprio come proponeva Papini. È allora che le persone sono talmente ignoranti da non sapere che qualcosa non può essere fatto e non funziona; così ci provano, la fanno, e funziona. Si dice che Dropbox e Paypal sono particolarmente buoni esempi di questo. Se per Voi l’innovazione è ‘incrementale’ – fare meglio ciò che già sapete fare – ebbene trovate sentieri nelle vostre mappe della conoscenza. Se per Voi innovare vuol dire non riformare ma rivoluzionare lo stato delle cose, allora create dal nulla sentieri, facendo leva sulla vostra ignoranza creativa. Raggiungerete la Terra dove Accadono Cose Straordinarie. Buona ignoranza!
Piero Formica è professore alla National University of Ireland, Maynooth, Dublino. Ha molto a cuore i giovani ed è a favore di una nuova visione dell’università, dove non c’è più una suddivisione per dipartimenti, ma c’è una co-evoluzione della conoscenza. Scrittore e giornalista, innovatore controtendenza, ama condividere e divulgare la sua conoscenza. Per Macmillan Palgrave esce a dicembre 2014 il suo nuovo saggio “The role of creative ignorance. Portraits of Path Finders and Path Creators”. Ne ha anticipato i contenuti, in Italia, a Bologna al TEDx, Teatro Duse, il 25 ottobre. Il 26 febbraio 2015, a Venezia, il saggio verrà presentato presso l’Abbazia di San Gregorio con un evento organizzato dalla Fondazione Claudio Buziol. E-mail: piero.formica@gmail.com
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Movimenti armonicamente be
Qi Gong tra disciplina e scienza
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artiamo subito da un principio fisico: l’energia non si crea e non si distrugge. Prima di addentrarci nel significato di questa frase, andiamo un po’ indietro nel tempo. Il termine energia scaturì dalla scoperta dell’elettricità. In passato ci furono numerosi interpreti che hanno arricchito la storia del pensiero scientifico, migliorando il nostro attuale stile di vita. Non li elencherò tutti, naturalmente, ma uno in particolare del secolo scorso, forse il più noto e il più vicino al concetto che sto per esprimere, fu il grande Albert Einstein, che elaborò con concetti matematici la famosa formula che cambiò radicalmente la storia della fisica moderna: E = mc² (energia = massa per velocità al quadrato). Proprio grazie a lui si è approfondito e consolidata la parola ‘energia’, sono state comprese le forze in gioco che tengono uniti gli atomi, e solo da poco si sono avute conferme sulla teoria del Big Bang. Gli antichi cinesi la chiamavano Qi (si pronuncia ci): si tratta della medesima energia, di cui gli esseri umani, gli animali,
di Maurizio Mazzarelli
aperta-mente
elli per ottenere forza, agilità e salute i vegetali, insomma la terra e l’universo intero, sono composti-dotati. I pensatori cinesi si sono sempre avvalsi di una profonda e attenta osservazione della natura e dei suoi fenomeni, che invece noi occidentali abbiamo espresso con formule matematiche. Nell’atto della respirazione introduciamo nel nostro organismo l’energia dell’aria; quando ci nutriamo assorbiamo l’energia dal cibo; il nostro sangue pure è dotato di energia; i nostri organi riescono a trasformare e accumulare energia, rilasciandola nel momento in cui il nostro organismo lo richiede. I cinesi hanno attribuito nomi alla forma universale di Qi: 1 Xian tian zhi Jing = energia del cielo anteriore, l’energia che ci è stata trasmessa dai nostri genitori all’atto del concepimento 2 Hou tian zhi Jing = energia del cielo posteriore, che proviene dalla terra attraverso il cibo, l’assimilazione e il mantenimento 3 Shen jing qi = energia ancestrale o quintessenza del rene, che immagazzina e custodisce le energie del cielo posteriore e di quello anteriore nei reni 4 Yuan qi = energia di origine, che funge da catalizzatore dell’energia del cielo anteriore
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con quello posteriore, attivando i fenomeni biologici che avvengono all’interno del corpo umano 5 Gu qi = energia degli alimenti, ovvero l’estrazione dell’energia contenuta nei viveri grazie ai nostri organi 6 Da qi = La grande energia o energia suprema, detta anche Tian qi, energia del cielo dell’aria che respiriamo miscelata a quella alimentare 7 Tian qi = energia del cielo, uguale alla Da qi 8 Zong qi = energia di raccolta, detta anche Xiong qi del petto, prodotta dal polmone, che riceve energia pura dagli alimenti 9 Xiong qi = energia del petto, uguale alla zhong qi 10 Zhen qi = energia vera, è l’energia che va in circolo nel nostro corpo proveniente dall’alimentazione e dal respiro, e sintetizzata dal nostro organismo 11 Yin qi = energia di nutrimento, la distribuzione dell’energia sintetizzata lungo i canali di agopuntura 12 Wei qi = energia difensiva, energia meno purificata che va verso l’esterno mantenendo liberi i canali di agopuntura: umidisce la pelle e i muscoli, tiene costante la nostra temperatura corporea e rinforza il nostro sistema immunitario
13 Zheng qi = energia corretta, che contrasta l’energia patogena 14 Zhong qi = energia centrale, localizzata nel riscaldatore medio, milza e stomaco, deputata alla funzione di digestione e assorbimento dell’energia pura 15 Zang qi = energia degli organi, è il soffio che mette in moto la funzionalità degli
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organi rendendoli efficienti al lavoro che devono svolgere 16 Shen qi = energia dello spirito o della mente, che è molto Yang, ha sede nel cuore ed è fissata al sangue. Si può comunque utilizzare la parola Qi per definire una o tutte le forme energetiche sopra elencate, perché l’energia in questione... è sempre la stessa!
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del tempo e conseguentemente dell’età, i telomeri si accorciano: è un fenomeno che mette sotto-sopra le funzionalità delle cellule, favorendo l’insorgere di malattie. Tutte le forme di stress psicologico cronico accelerano l’accorciamento dei telomeri: questo si è visto in diversi studi su pazienti affetti da depressione, ansia e con sindrome di Alzheimer. Alcuni studi hanno già dimostrato che le pratiche di meditazione, oppure il semplice esercizio fisico/attività motorie (ancor meglio se svolti all’aria aperta), sembrano mantenere la lunghezza dei telomeri. Uno studio recente ha mostrato come su persone colpite da ‘affaticamento’ cronico, il Qi Gong aumenti l’attività delle telomerasi (cioè gli enzimi che “ricostituiscono” i telomeri). Se è vero che la “L’energia non si crea e rallentare la senescenza cellulare. componente meditativa del Qi non si distrugge” non è altro Per questi studi sono state Gong protegge i telomeri e le che la visione della vita e della scelte donne la cui vita è stata telomerasi, riducendo lo stress morte in un ciclo continuo: sconvolta da violenze sessuali. I psicologico, come del resto è “La morte non è un qualcosa ricercatori intendono verificare stato suggerito anche da altri che manca e la nascita non è se la pratica regolare del Qi tipi di discipline meditative, un’aggiunta al piano della vita, Gong comporti un effetto sulla ci aspettiamo che il Qi Gong tutto è in perfetto equilibrio lunghezza dei telomeri. Cosa sono abbia effetti ‘protettivi’. come il Tao”. i telomeri? Sono nucleo-proteine Secondo la Medicina Presso l’Università di Hong posizionate alle estremità dei Tradizionale Cinese il Qi Kong partirà uno studio sulle cromosomi su tutte le cellule del Gong mantiene in perfetta potenzialità del Qi Gong nel nostro corpo. Con l’avanzare armonia “i tre tesori”, ossia
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La cucina è come l’antro dell’alchimista, dove i cibi cuociono, ribollono, i liquidi fermentano e vengono alla fine raccolti dal cuoco/alchimista. La cottura è dunque l’operazione che trasforma il cibo crudo in una preparazione gastronomica. Per ottenere i migliori risultati occorrono gli attrezzi, gli utensili, i recipienti di cottura e i materiali più adatti: noi dell’Alberghiera Medagliani forniamo tutto questo, da oltre
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Jing, Qi, e Shen. Jing è l’energia trasmessa dai propri genitori all’atto del concepimento, Qi è la nostra energia personale, Shen è l’energia mentale. Non disperdendo queste tre preziose forme energetiche, possiamo mantenere la nostra salute psico-fisica, ottimizzando i processi di mantenimento e/o guarigione. Alcuni calistenici (dal greco kalòs = bello e sthenos = forza, quindi con movimenti armonicamente belli, coi quali si ottiene forza, agilità, e salute), o forme della salute, sono stati divulgati da grandi maestri, tra cui amo ricordare il Dr. Ma Li Tang e sua figlia, la Dr.ssa Ma Xu Zhou, con
“Gli esercizi del Midollo d’oro” (Xi sui yin jin), il “Le 8 pezze di broccato” (Ba duan jin), “Gli esercizi dei 6 suoni” (Li zi jue), e altro. Entrambi hanno istruito i maestri di tutto il mondo con le forme di Qi gong classico a livello nazionale. Ricordando l’importanza della complementarietà tra mente e corpo, si ritiene che la pratica del Qi Gong stimoli un equilibrato rilascio di endogeni neuro-ormonali
Maurizio Mazzarelli è operatore del massaggio cinese Tuina e istruttore di Qi Gong. È aderente alla federazione F.I.S.T.Q. (Federazione Italiana delle Scuole di Tuina e Qi Gong). Per ulteriori info: www.gliamicideltao.it
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e altri meccanismi coinvolti nei processi di guarigione. Personalmente sono praticante e insegnante di questa interessante e bella disciplina e non posso fare altro che confermarne l’efficacia su me stesso e sui miei allievi. Cari Lettori, manteniamo sempre aperta la mente a nuovi orizzonti, pieni di curiosità, entusiasmo ed emozione come in un volo! Buon proseguimento di inverno... di ‘letargo’ meditativo...
Se gli uomini hanno dominato l'universo delle parole, le donne hanno avuto il potere sul mondo delle cose
Intervista a Erika Maderna
Medichesse. La vocazione femminile alla cura
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di Silvia Nicoletti
el suo affascinante e curioso libro “Medichesse. La vocazione femminile alla cura�, Erika Maderna, di Lodi, classe 1972, erikamaderna@alice.it, ricercatrice indipendente, laureata in Etruscologia e Archeologia Italica a Pavia e autrice di altre pubblicazioni, ha affrontato lo straordinario e complesso tema della storia della donna osservandola attraverso i secoli nel ruolo sociale preziosissimo di curatrice, guaritrice, medichessa, sacerdotessa,
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badessa, alchimista, maga, erbaria, raccoglitrice, mammana, ostetrica, strega... Perché ti sei incuriosita e addentrata proprio nello studio e nella ricerca di questo particolare ‘volto’ della storia delle donne, che caratterizza la presenza femminile fin dalla notte dei tempi? Credo che in un certo senso siano state proprio le medichesse a chiamarmi, per dare voce e visibilità alle loro storie eccezionali... Prendendo spunto dalla frase che ami citare “Se gli uomini hanno dominato l’universo delle parole, le donne hanno avuto il potere sul mondo delle cose”, puoi spiegare ai nostri Lettori la differenza che da sempre esiste tra l’approccio maschile e quello femminile nel campo della medicina? Nel passato il sapere delle donne era legato a conoscenze concrete, empiriche. Le “cose della natura” erano affidate alle loro mani: sapevano discernere l’erba curativa da quella letale, il frutto commestibile da quello velenoso, in un intreccio sapienziale dove alimentazione e farmacopea erano le due facce del profondo senso di dedizione verso la comunità. Ma non è forse così anche oggi? Certo, il carrello della spesa ha sostituito la cesta della raccoglitrice... Cogliere, scegliere, manipolare, trasformare, somministrare, sono atti che ci parlano di
un contatto penetrante e viscerale con la materia, che dopotutto è femminilmente ed etimologicamente mater, e dunque opus mulierum, “lavoro da donne”. Questo principio vale anche e soprattutto per la pratica della medicina, che si tramandava oralmente e si fondava sull’osservazione e sulla ripetizione quotidiana di gesti. La cultura maschile si nutriva al contrario di un approccio intellettualmente distaccato, accademico. Tutte le figure che incontriamo nel libro sono unite nell’offrire il contributo di una specificità tutta femminile, che consiste in un approccio di umiltà e rispetto, nella vocazione all’ascolto, nella capacità di dare conforto con la parola e con la semplice, paziente presenza. Le donne non hanno mai avuto paura di “sporcarsi le mani” con la malattia. Erano medici e infermiere al tempo stesso; lavavano, nutrivano, pregavano, accarezzavano, accompagnavano senza paura il malato nel passaggio della morte. Tutti aspetti che conferiscono profondità e umanità all’atto della cura al di là della perizia tecnica... Fin dagli albori della vita umana la figura di una Grande Dea Madre ha popolato gli archetipi dell’immaginario. Secondo alcuni storiografi per almeno 50.000 anni la donna fu considerata ‘speciale’ e
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‘magica’. Perché? Cosa è accaduto poi? Come si è arrivati a determinare una ‘superiorità maschile’ rendendo la donna ‘schiava’ ed esclusa, costretta spesso a travestirsi da uomo pur di svolgere attività che non le erano consentite? Mi viene subito alla mente Agnodice, coraggiosa ragazza ateniese, che, protetta da abiti maschili, si dice avesse assistito alle lezioni di un celebre medico, arrivando a ricevere l’abilitazione professionale. Un motivo topico nell’aneddotica antica, che mette in luce la determinazione di tante donne del passato (ma anche di epoche ben più recenti) nell’affermare se stesse. Vi è stato un tempo sufficientemente lungo nella storia arcaica in cui nell’immaginario comune ‘le dee’ sono state padrone della natura e madri di tutto ciò che è vitale. Non dimentichiamo che la consapevolezza della partecipazione del maschio al concepimento dei figli è una scoperta “relativamente” recente! In origine, infatti, l’evidenza attribuiva alla sola femmina il miracolo della nascita. Anche nella pratica della medicina, però, le conoscenze femminili riguardanti i processi generativi costituivano un sapere chiuso e, per certi aspetti, pericoloso agli occhi del mondo maschile.
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La levatrice non solo sapeva portare a termine felicemente un parto, ma deteneva anche i saperi ‘oscuri’ attinenti alle pratiche proibite: conosceva le erbe abortive e quelle contraccettive, destreggiandosi in quella materia sensibile che ruota intorno alla fertilità e alla sterilità. Tutto ciò ha contribuito ad accentuare il divario tra le due medicine: quella “sommersa” e stregonesca delle donne, e quella razionale e ufficiale degli uomini, spingendo la reputazione di erbarie e curatrici in un cono d’ombra sempre più ampio. Si conoscono pochissime medichesse illustri, a fronte delle numerose
donne che invece da sempre hanno praticato la medicina. Nel tuo libro ti soffermi su curiosità e biografie di alcune di queste figure straordinarie, partendo da personaggi celebri della mitologia greca, come Circe e Medea, le maghe “conoscitrici di farmaci” (di quelli benefici ma anche dei filtri e dei veleni), che avevano potere sulla vita e sulla morte; passando poi all’ostetrica bizantina Metrodora, alle sante curatrici Fabiola e Radegonda, fino ad arrivare alla grande Santa Ildegarda di Bingen con il suo approccio olistico e a Trotula de Ruggiero, la celebre medichessa salernitana; per approdare, infine, alla pratica dell’alchimia nel Rinascimento... Raccontaci di questi ‘incontri’... e... cosa ti hanno trasmesso? Ogni figura, ogni biografia è unica e straordinaria per l’apporto che ha dato alla storia, e mi ha arricchito per il suo contributo di originalità. La sorpresa più grande è stata constatare la grande varietà di approcci che le donne hanno saputo portare alla pratica della cura. E non è un caso se, come hai già sottolineato, le medichesse sono state definite con una tale varietà di nomi. Il sapere medico delle donne ha abitato molti luoghi: la dimensione del sacro innanzitutto, dai templi delle antiche divinità salutari ai monasteri medievali: spazi straordinari nei quali paradossalmente, attraverso la
chiusura al mondo, le donne hanno avuto la possibilità di aprirsi al sapere; ma anche i luoghi della cultura “mondana”, in un certo senso. Testimoni di questa variegata presenza sono le due figure centrali, per importanza e spessore, del libro: Ildegarda di Bingen e Trotula de Ruggiero. La prima, coltissima e mistica badessa, ha saputo farsi promotrice di una vera e propria filosofia medica olistica, nonché di un’indagine accuratissima sulla salute psicofisica della donna fondata sulla felicità (anche coniugale!).
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La seconda è un raro ma fulgido esempio di medichessa partecipe, al pari dell’uomo, del sapere accademico, in quanto insegnò ginecologia e ostetricia in una delle istituzioni mediche più rinomate in Europa: la Scuola Medica Salernitana. Perché affronti questo aspetto al femminile della storia della medicina e delle terapie naturali solo fino al periodo del Rinascimento? Dobbiamo aspettarci una seconda parte del tuo libro... ? La mia ricerca si arresta sulla soglia di un capitolo terribile della storia dell’umanità, quello
della persecuzione e della condanna al rogo di tante donne curatrici e ostetriche, per alcuni semplicemente considerate ‘streghe’. Raccontare questa pagina vergognosa richiederebbe un approfondimento a parte. Credo che in quel momento cruciale si sia determinata una cesura. Nel Seicento si verifica un crollo delle fonti che ci parlano della presenza di medichesse; poi, lentamente, le donne hanno trovato la forza di risollevarsi da tanto orrore, e si sono
avviate lungo quel faticoso percorso, tutto in salita, che le avrebbe portate verso il riscatto, nel raggiungimento di una (recente) parificazione professionale. Questo nuovo corso ha richiesto loro di rinnegare l’antica medicina magica ed empirica, accostandosi a una formazione di tipo ufficiale: a quella cultura libresca e accademica, cioè, che in passato era stata possesso esclusivo del mondo maschile. Un percorso del tutto nuovo e differente dal precedente, dunque, che forse, sì,
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meriterebbe un nuovo libro... Ma su questo lascerò un po’ di mistero... Da quando è stata pubblicata da Aboca Edizioni questa tua ricerca avvincente e insolita, circa due anni e mezzo fa (il libro è già alla sua seconda ristampa), lo stai presentando in tutta Italia alla presenza anche di un pubblico maschile, a volte medico: che riscontri e reazioni hai avuto e stai avendo dai medici-uomini? Il pubblico che partecipa alle nostre presentazioni è spesso eterogeneo e curioso, solo in minima parte legato al mondo della medicina. La presenza delle donne è decisamente prevalente, ma spesso sono gli uomini ad essere più partecipativi nel dibattito finale. Il successo del libro è certamente dovuto al mix vincente che lega due temi affascinanti come la storia femminile, per molti versi ancora poco conosciuta nei suoi risvolti, e la sfera della cura e della salute, che riguarda ognuno di noi. Mi auguro che questo sguardo al femminile non venga percepito in modo “competitivo” dai medici maschi, che certamente non sono oggi chiamati a pagare il prezzo degli errori dei loro predecessori. La conoscenza del passato deve essere anzi un faro per costruire un mondo più giusto; solo così acquistano senso anche le tante storture
(R. Panikkar) L’ Associazione Dialoghi l’interscambio • favorisce la conoscenzaersei; fra gruppi e popoli div i • collabora a progetti concagretio sociale, per la rimozione del dis in particolare in Vietnam; • crea occasioni di incontro, di approfondimento e . di interscambio culturale
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Associazione Dialoghi-onlus - via Malfolle, 15 - 40043 Marzabotto (BO) – dialoghi.malfolle@virgilio.it
Quando entri in dialogo, non pensare prima ciò che devi credere. Quando sostieni il tuo punto di vista, non difendere te stesso e i tuoi interessi, per quanto ti appaiano sacri. Fa’ come gli uccelli del cielo che cantano e volano e non difendono la loro musica né il loro movimento. Quando intraprendi un dialogo cerca di rimuovere i tuoi pregiudizi prima di rimuovere i pregiudizi dell’altro.
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prodotte dalla storia. Qual è stato, qual è, e quale sarà in futuro, secondo te, l’impatto medicale femminile sulla società? I numeri e i dati ci raccontano di una presenza sempre più importante delle donne nel settore medico. Con alcuni distinguo e importanti gap ancora da colmare in alcuni settori, come quello della chirurgia. Mi piacerebbe invitare le medichesse di oggi e di domani a ri-leggere le pagine della storia con la consapevolezza dell’eredità preziosa che ricevono. E l’augurio è che riescano a interpretare i grandi progressi
della scienza contemporanea senza smettere di essere anche un po’ maghe, un po’ pizie, un po’ sacerdotesse, un po’ alchimiste. Tu, che sei donna, ti senti ‘medichessa’? Mi sento chiamata a non rinnegare l’esempio positivo delle mie antenate. Si può essere medichesse in molti modi differenti: abbiamo tutti bisogno, uomini e donne, di affinare la nostra capacità di “prenderci cura di...”. Che donne siamo oggi rispetto al passato? Meno consapevoli di essere state, in un tempo lontano, dee...
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Silvia Nicoletti Sperimenta e promuove con entusiasmo nuovi modus vivendi. Da oltre 20 anni, grazie alla voglia di conoscere, si è aperta senza preconcetti, ma con una base solida di principi e conoscenze, a nuove opportunità, nuove visioni, nuove interpretazioni. Questo percorso di vita le fa incontrare numerose persone illuminanti la cui cerchia si diffonde intorno a lei. Le competenze dell’uno diventano le conoscenze di altri, il tutto fuso in un circolo virtuoso positivo che lei elabora e costruisce. Profondamente convinta che gli stili di vita siano il fattore determinante dello stare bene, considera il cibo sano una scelta di partenza indispensabile per vivere bene e meglio. Classe 1965, bolognese, negli ultimi anni si è appassionata alla realizzazione e divulgazione di progetti editoriali condivisi da più persone per il bene collettivo. Considera vitale il rapporto corretto con la Natura ed è per lei fondamentale il rispetto di quanto ci circonda, avendo ben presente che quello che seminiamo sarà raccolto dalle generazioni future. Questa rivista da lei ideata è un piccolo ma importante ‘seme’ piantato nel giardino di ogni casa che abbia il desiderio e la perseveranza di farlo crescere e di coglierne i frutti, con l’augurio che possa contribuire a creare buone cose per l’umanità futura, Coscienza, Mente e Cuore del cosmo... E-mail: silvianicoletti.bo@gmail.com
Scie chimiche in cielo...?
di Francesco Walter Pansini
Le
cosiddette scie chimiche di cui avrete sicuramente sentito parlare, ahimè, da quindici anni offuscano i nostri cieli e sono una pesante fonte di inquinamento. Per la prima volta in TV se n’è parlato a Voyager su RAI2 il 17 settembre 2008 (forse qualcuno di voi se lo ricorderà...). Le lunghe scie bianche -intersecate fra loro-, diverse da quelle di condensazione degli aerei, hanno iniziato a creare i primi sospetti sulla loro natura nel lontano 1998... In seguito a una massiccia presenza nel cielo, gli abitanti di Espanola, una cittadina canadese, cominciarono ad accusare sintomi fisici come letargia, forti dolori alle giunture, perdita di memoria a breve termine, disturbi alle vie respiratorie, sintomi da depressione o simili a quelli influenzali. Da analisi fatte nei terreni canadesi colpiti per primi, risulta in particolare una forte presenza di solfuro
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di alluminio e ossido di bario. Le polveri di alluminio hanno effetti negativi sulla memoria e sulla capacità di concentrazione, e alla lunga producono sintomi simili a quelli dell’Alzheimer. Le polveri di bario, invece, producono stati di spossatezza in quanto fanno contrarre i muscoli e inibiscono il sistema immunitario aumentando così le probabilità di ammalarsi. All’interno del Parlamento Europeo, la Commissione per la Protezione dell’Ambiente, la Sanità Pubblica e la Tutela dei Consumatori, considerano ‘il sistema militare USA di manipolazione ionosferica’, che si chiama HAARP (High Frequencies Active Auroral Research Program) con base in Alaska, un esempio della più grave minaccia militare emergente per l’ambiente globale e la salute umana, dato che esso cerca di manipolare a scopi militari la sezione della biosfera altamente sensibile ed energetica.
Secondo quanto già accertato da numerosi parlamentari europei in questa e nelle precedenti legislature, per oltre un decennio l’Europa è stata sottoposta a un massiccio e clandestino irroramento di ‘aerosol’ per aumentare la conducibilità elettrica dell’atmosfera per esperimenti di carattere militare connessi con le ricerche statunitensi del progetto HAARP, appunto. Si tratta di attività che si svolgono in base a trattati segreti, che permettono agli USA di attuarle, ufficialmente svolte per il “miglioramento del clima”, con un documento che in Italia è stato firmato nel 2002. Nel blog “Il Cielo su Firenze” si afferma che tale associazione lo scorso luglio 2014 ha raccolto e fatto analizzare un campione di acqua piovana sulla città italiana dal laboratorio certificato Accredia: è risultata una forte presenza di alluminio e bario. Il responsabile ha spiegato che il valore ammesso per legge di alluminio è stato di recente e senza motivo spostato da 50 a 200 ug/L. È inoltre sorprendente il valore del bario, che non dovrebbe essere presente nè nell’acqua potabile, nè in quella piovana e per questo non è mai stato stabilito un valore limite.
Guarda caso però la Monsanto ha brevettato delle sementi che resistono a condizioni meteorologiche e pedologiche (di geologia agraria) estreme: infatti, i semi trans-genici della Monsanto sono appositamente progettati per crescere in terreni che contengono alte concentrazioni di alluminio, ed è proprio l’alluminio uno degli ingredienti principali delle scie chimiche http://www.losai.eu/mentre-aziendeSecondo gli studi condotti dallo scienziato statunitense Clifford E. Carnicom la presenza di bario nell’atmosfera terrestre supera di 8 volte la soglia di sicurezza stabilita dall’EPA, agenzia governativa ambientale USA. La tossicità del bario è comparabile a quella dell’arsenico. Secondo l’EPA non è salutare per gli esseri viventi respirare aria contenente più di 5 parti per milione di bario (lo stesso limite indicato per l’arsenico). Le ultime ricerche indicano che siamo stati esposti a livelli di bario atmosferico di gran lunga superiori al limite di sicurezza Anche il generale in pensione Fabio Mini, con un passato da capo di stato maggiore NATO per il Sud Europa, ha dichiarato che la manipolazione climatica esiste, e che è in corso una vera e propria “guerra ambientale”. Secondo un articolo di Barbara H. Peterson, dal 2010 nel progetto di questa, è proprio coinvolta anche la multinazionale Monsanto (USA)! Sarcasticamente Renzi ha cercato di denigrare questioni come il microchippaggio di massa (alludendo probabilmente alle dichiarazioni del deputato pentastellato Bernini che ha sollevato la questione in maniera preoccupata), e ha anche dichiarato che “se i membri del PD cominciassero a tirar fuori la questione delle scie chimiche, lui proporrà il TSO” (il TSO, per chi non lo sapesse, è il trattamento sanitario obbligatorio per i matti). Grillo poi si mette allo stesso livello. Lo potete vedere su questo video (http://www.meteoweb.eu/2014/08/scie-chimicheil-delirio-continua-grillo-qualcosa-che-non-quadra-ce-e-strano-eho-paura/308956/), mentre anche lui ridicolizza i “complottisti” che guardano il cielo e si chiedono se qualcosa non va... Bisognerebbe riflettere di più su questo personaggio... Il 18 aprile 2012 il Professore Russel L. Blaylock, medico neurochirugo, nonché docente universitario al Dipartimento di Biologia del Belhaven College, ha denunciato apertamente le scie chimiche, e il danno che esse causano all’uomo e al pianeta. Nel suo articolo parla specificatamente delle particelle dei composti
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di alluminio di dimensioni nanometriche, affermando come sia dimostrato che tali particelle siano infinitamente più reattive e che inducano a intense infiammazioni in uno svariato numero di tessuti. Il professore prosegue affermando quanto queste nanoparticelle di alluminio stiano aumentando le malattie neurodegenerative del cervello, tra cui la demenza di Alzheimer, il cosiddetto morbo di Parkinson e la malattia di Lou Gehrig (S.L.A.), e di come queste malattie siano proprio scientificamente correlate all’esposizione all’alluminio ambientale, tra le varie concause. L’alluminio, infatti, si deposita in particolare nel cervello, dove provoca danni alla cellula neuronale (spesso lo ripeto anche negli articoli di questa mia rubrica). Le cellule dei pazienti affetti da diverse
forme senili di demenza, e in particolare quelli affetti da Alzheimer, contengono da 4 a 6 volte più alluminio dei sani. A livello generale può provocare stipsi, cute secca, cefalea, disturbi della memoria. Infatti, un’elevata frequenza del morbo di Alzheimer è stata riscontrata, ad esempio, nelle popolazioni che bevono un’acqua contenente più di 100 microgrammi di alluminio per litro. L’alluminio può accumularsi anche nelle ghiandole paratiroidee, nei reni e nei polmoni. Interferisce, inoltre, col metabolismo del ferro, fluoro, fosforo, calcio, vanadio, rame, silicio e particolarmente con gli enzimi necessari alle reazioni chimiche, da cui la cellula prende energia. Le frequenze-radio come quelle dei nostri cellulari, hanno numerosi effetti negativi sull’organismo, in particolare sul
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sistema nervoso, che sommati all’alluminio che ingeriamo o respiriamo, possono portarci ad ammalarci. La loro azione più immediata è quella di modificare la permeabilità della barriera sangue-cervello. Tutti questi campi elettromagnetici ai quali siamo esposti, si sommano e inibiscono il funzionamento della barriera ematocefalica, un meccanismo chimico-fisico che impedisce o rallenta l’arrivo nella testa di sostanze non opportune: bastano 45 minuti di conversazione al telefonino a renderla inefficace in quel momento. Per contrastare queste sempre più frequenti malattie neurodegenerative che oggi colpiscono anche i più giovani, è importante assumere il silicio, in quanto chelante dell’alluminio. Una ricerca pubblicata nel 2013 ha dimostrato che bere fino a
un litro di acqua minerale al giorno ricca di silicio per 12 settimane consecutive, efficacemente escreta alluminio tramite le urine, senza effetti negativi sui metalli essenziali come ferro e rame. Un altro studio sulle lumache d’acqua dolce dimostra la stessa cosa. In erboristeria sono disponibili le compresse di Bamboo e di Equiseto (coda cavallina), piante particolarmente ricche di silicio (la seconda è diuretica quindi meglio non utilizzarla per lunghi periodi). La presa di coscienza del ‘problema scie chimiche’ è indispensabile per contrapporsi a queste strategie disumane, imponendo e pretendendo quel dibattito che i governi non
sono in grado di sviluppare a difesa dei loro popoli. Tra i gruppi più attivi sul tema ci sono www.tankeranemy.com e l’Alister www.alister.it. Il primo sviluppa i migliori video e il secondo ha presentato proprio a novembre 2014 una denuncia penale sulle scie, firmata da centinaia di persone, oltre ad avere una tenda presidio permanente di informazione a Pordenone, e a organizzare nel 2014 molte conferenze e un convegno nel Friuli Venezia Giulia. Finché dura tale inquinamento, prendiamo seriamente provvedimenti per il mantenimento della nostra buona salute... Vi auguro di cuore un buon proseguimento d’inverno,
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di riflessione, di curiosità, di consapevolezza, ovvero di... cambia-menti! E, se volete, date un occhio a questi video: http-//www.youtube.com/ w#B4F380 http-//www. youtube.com/w#B4F6E1 Arrivederci! Francesco Walter Pansini si è diplomato in Erboristeria nel 1989 all’Università di Urbino. Con vari ruoli ha lavorato costantemente nel settore dal 1982. Nel 1993 ha fondato l’ALISTER Friuli Venezia Giulia, Associazione per la Libertà di Scelta delle Terapie Mediche, di cui è tuttora il vice Presidente. È giornalista pubblicista e dal 2002 direttore responsabile della rivista trimestrale “Salute & Diritti”, giornale dell’ALISTER. Nel 1993 è stato il promotore e uno dei tre presidenti di associazioni locali, fondatori della Federazione del COMILVA (Libertà di Vaccinazione), chiusa nel 2011. Negli ultimi sette anni ha pubblicato altri cinque libri sul tema della salute in diverse edizioni. Da tre anni conduce corsi di Erboristeria all’Università della Terza Età Danilo Dobrina di Trieste e all’Università delle Liberetà Auser sempre di Trieste. Dal 2010 si occupa di una rubrica di cure naturali su “Il Piccolo”, il quotidiano triestino del gruppo Repubblica, e di una rubrica settimanale a Radio Punto Zero, la radio locale più ascoltata nel Friuli Venezia Giulia e Veneto Orientale. Per info e contatti: www.alister.it oppure walterpansini@email.it
Io malata di Parkinson...
In pace con me stessa (poesia dedicata a Mirella Ivaldi)
di Laura Soldati Cara Salute, perché mi tieni a distanza? Più ti rincorro più sento che avanza un sentimento di ribellione nel cuore, difficile trasformare la rabbia in amore. Conosco le regole d’oro per arrivare a te e la prima è: rincomincio da me. Ciò che un tempo mi fece stare male so che è quella che più di tutto vale. Una contrarietà provoca il collasso e il muscolo si trasforma in un sasso. La prima regola è prendere la vita come viene, in fondo per amor tuo mi conviene. C’è sempre un motivo in più per stare serena, il prezzo da pagare non vale la pena. La prima regola è la serenità, è molto semplice e basterà. Un disegno a gessetto, opera di Laura Soldati
A tener lontano quel malumore che tanto striscia nel mio cuore con il sorriso nella mente mia saltella come una bimba con la cordicella. A ogni salto la corda schiocca sul pavimento che mi rintocca. Il ritmo del mantra che fa allegria e... vaffambrella e così sia.
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p o e t i ca - m e n te
Laura Soldati – Classe 1949, ho un marito, due figli, quattro nipotini. Riminese di origine, vivo a Bologna. Per almeno 40 anni tutte le mie energie mentali e fisiche sono state investite in lavoro e famiglia, e non ho mai avuto tempo per me. Ora invece mi diverto a scrivere poesie in rima, dipingere, fotografare, fare volontariato, e... a tenere a bada un fastidiosissimo “compagno” conosciuto come Parkinson, che mi ha costretto a ri-disegnare il mio stile di vita e ad entrare in contatto con me stessa. Cerco di non dimenticare mai che prima c’è il mio ben-essere, dal quale dipende tutto il mio futuro e quello dei miei cari. Metto assai volentieri a disposizione la mia personale esperienza e consapevolezza acquisita negli anni, che ogni giorno aumenta instancabilmente, per la comprensione di una malattia, come la mia, che fa paura solo a nominarla... Una mia cara amica mi ha detto: “Gli altri si fanno fermare dal Parkinson, tu invece no!”. Bè, in questa sua affermazione c’è tutto di me... Non esitate a contattarmi, scrivendo alla mia e-mail lsoldati49@alice.it
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Neonata Associazione di Volontariato di servizio pubblico e gratuito per il supporto psicologico ai pazienti oncologici e i loro famigliari.
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Facebook “f ” Logo
Un’assistenza che mette al centro dell’attenzione il malato stesso anziché la malattia, e che può garantire una vita dignitosa e una gestione della sofferenza in grado di migliorare la qualità della vita.
o Insie me Con Amore, Grazie!!!
Sede legale: vicolo San Matteo 16 - Ferrara Info: Carmen 333 2796423 – Stefania 333 4002657 – Chiara 349 7803455 Per donazioni: IBAN: IT24V0707213001061000182470 Emil Banca Credito Cooperativo CMYK / .ai
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Facebook: Associazione per il supporto psico oncologico ASPO
Le doghe alleate del buon sonno e delle vertebre
Diventiamo sempre più piccoli... verso sera
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di Paolo Stracciari e Cristina Zanetti
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sapevate...? Rispetto al mattino, alla sera la nostra altezza si riduce da uno a due centimetri, poiché il nostro peso corporeo, unito alla forza di gravità, compatta verso il basso i dischi vertebrali, riducendo lo spazio fra l’uno e l’altro, compromettendo di conseguenza il passaggio del liquido fra i dischi vertebrali stessi. Di notte questo liquido deve rifluire nei dischi. Tuttavia se questi sono bloccati in una posizione obliqua a causa di un letto troppo ‘convesso’ (a causa di doghe eccessivamente curve), o troppo ‘concavo’ (doghe che spanciano verso il basso), il corretto riflusso del liquido non può avvenire. In alcune persone ciò è causa nel tempo di dolori o contratture. Ecco perché
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è indispensabile che la colonna vertebrale sia sostenuta in modo naturale e corretto durante le preziose ore di sonno. Occorrono pertanto sostegni elastici o doghe, che si adeguino punto per punto ai contorni del corpo e li sostengano: i fianchi e le spalle devono poter avere maggior spazio di flessione soprattutto coricati su un fianco. Inoltre, le doghe devono poter essere adeguate in qualsiasi momento alle esigenze individuali, tramite speciali cursori che ne possono
aumentare o diminuire la flessibilità, e innesti in caucciù, che consentano un movimento basculante-ammortizzato di ciascuna doga. Naturalmente ciò vale anche per i bambini, che devono altrettanto godere di una corretta posizione da coricati, poiché la colonna vertebrale si forma proprio durante la principale fase di crescita, ossia durante i primi 15 anni di vita. Spesso si acquistano letti a buon mercato, magari robusti, ma troppo rigidi e convessi, concepiti in realtà
per adulti, oppure si riutilizzano vecchi letti che affossano al centro. In entrambi i casi si tratta di un risparmio decisamente contro-producente. Una volta si usava dire: “Il buon giorno si vede dal mattino”. Il detto è sempre valido, naturalmente, ma con due piccole varianti secondo il nostro punto di vista: “Il buon giorno si vede dal mattino se hai dormito bene e... nel letto giusto!” Cari Lettori, trascorrete sonni invernali rigeneranti e... alla prossima puntata!
Paolo Stracciari e Cristina Zanetti Nel lontano 1926 i fratelli Corrado e Romeo Zanetti iniziarono la loro attività di materassai, recandosi direttamente presso le famiglie con i loro cavalletti e la loro carda, in campagna come in città, per offrire i loro servigi. Allora, avere i materassai, nell’aia (se in campagna), nel cortile (se in città), era un importante avvenimento, che coinvolgeva tutte le donne della famiglia: c’era chi si occupava di far trovare le fodere di rivestimento già lavate e stirate, chi cuciva, invece, le nuove tele acquistate per l’occasione alla “merceria”, chi controllava che la lana fosse ben aperta e pulita, chi infine si occupava di aprire a mano la lana dei guanciali dopo averla lasciata al sole per una giornata intera. La Casa del Materasso è nata in quei tempi e Corrado e Romeo sono stati per molti anni i nostri maestri, e nessuno di noi (ora siamo la generazione dei pronipoti) ha voluto dimenticarsi di quei preziosissimi insegnamenti. Per ulteriori info: laboratorio e negozio CASA DEL MATERASSO srl via Giovanni Elkan, 6/c/d Bologna, tel. 051 569003; negozio via A. Costa, 70/c/d Bologna, tel. 051 435724 - www.casa-del-materasso.it e-mail: casadelmaterasso1926@gmail.com
Un
di Beppe Tafuri
passaggio obbligato, soprattutto per chi ha superato i trent’anni, è quello di soffermarsi a pensare alle strade che nella vita si stanno percorrendo, quel continuo eterno bilancio per capire se si sta seguendo la propria Naturale Direzione. Ma cosa si intende per Naturale Direzione? Seguitemi in questo excursus proprio adatto a fine anno... In un’epoca in cui il consumismo ci impone di guadagnare di più per spendere di più, spesso si perde il senso del reale valore da attribuire al tempo, si fanno scelte apparentemente obbligate quasi sempre invocando l’ineluttabilità del destino e così ci affanniamo a percorrere strade che la maggior parte delle volte sono molto faticose da seguire, ma che, soprattutto, fanno male al nostro corpo e alla nostra anima.
La presa di conoscenza di ciò che siamo Gli ingredienti giusti per alimentare la nostra essenza
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Se pensassimo, invece, che a differenza degli animali siamo dotati di libero arbitrio, ci renderemmo conto che noi siamo gli unici a decidere della nostra vita, del nostro tempo, della nostra salute. La Naturale Direzione è la presa di conoscenza di quello che siamo, delle nostre potenzialità, di ciò che vogliamo essere e fare. Molte scelte radicali sono difficili da prendere, perchè spesso non riguardano solo la nostra persona, ma se capissimo che il superamento di un iniziale disagio ci potrebbe condurre verso il raggiungimento del nostro equilibrio interiore, non esiteremmo un attimo ad attuare dei cambiamenti. Da qui l’importanza di “nutrire” il nostro corpo, mettendolo nelle condizioni di “star bene”. Il corpo si nutre di attività fisica, preferibilmente all’aperto. Mi ha fatto ridere leggere una volta la frase: “Percorriamo tanti chilometri in macchina per raggiungere un posto al chiuso dove pedaliamo su una bicicletta che non si sposta mai”. Ovviamente la
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palestra è anche un luogo meraviglioso di con-divisione in cui poter svolgere mille attività che spesso le condizioni climatiche impediscono di svolgere fuori! Il corpo si nutre di ottimismo, di sorrisi, dell’attitudine a considerare sempre la metà piena del bicchiere. Una personalità introversa incontra maggiori difficoltà ad approcciarsi a questo modo di concepire la vita, da qui la necessità di circondarsi sempre di persone con una particolare sensibilità e intelligenza per essere inevitabilmente coinvolti in un vortice di positività. Il corpo si nutre di relazioni. Solo confrontandosi con gli altri si ha la possibilità di capire che la diversità è quella ricchezza che ti fa comprendere i tuoi limiti al fine di poterli superare, una diversità che ti arricchisce e completa. Molti muri sono difficili da scardinare, alcune volte non basta una vita intera, perchè è troppo forte il condizionamento che abbiamo ricevuto dalla nostra famiglia di origine, del luogo in cui si è formata la nostra personalità, da esperienze negative che ci hanno segnato. “Allenare” la capacità di porsi in un piano elevato di osservazione della nostra vita ci può aiutare ad assumere un atteggiamento meno coinvolto e più
disincantato e obiettivo. Il corpo si nutre di curiosità. Intraprendere nuove attività che abbiamo sempre tenuto nel ‘cassetto dei desideri’ ci può condurre a uno stato di appagamento incredibile e se poi si riesce a fare dei propri hobbies il proprio lavoro, bè, cari
Lettori, non c’è nulla al mondo di più gratificante... Il corpo si nutre anche di ozio. Ogni tanto fermiamoci. Impariamo a volerci bene. Se troviamo il tempo per permettere al corpo e alla mente di riposare, possiamo più agevolmente trovare la nostra Naturale Direzione. Non mi resta che augurare buona direzione naturale a Tutti noi e... alla prossima!
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Beppe Tafuri è impegnato da più di vent’anni nel fitness (come trainer e massaggiatore) e nello spettacolo come attore (teatro e fiction), cantante, compositore e truccatore (per i più prestigiosi teatri italiani). Appassionato di viaggi, fotografia e scrittura, sta ultimando il suo primo libro e la sua prima sceneggiatura. Per ulteriori info e contatti www.beppetafuri.it e su Facebook “Beppe Tafuri profilo pubblico”.
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stimoli Nuova creativitĂ e nuovi no grazie al buio dell'inver
L'inverno, la notte, il buio
di Viviana Tartaglia
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inverno ha la stessa funzione nei confronti della natura, di quella che ha la notte nella vita degli esseri umani. Un addormentarsi per quanto riguarda il fisico, ma un risvegliarsi e accendersi per quello che riguarda il nostro Io che si arricchisce. Dovrebbe essere una stagione dedicata alla meditazione in tutti i sensi: far
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chiarezza dentro, approfondire le sensazioni e i pensieri. La forza del pensiero cresce, chiarificandosi, nell’oscurità dell’inverno e si riscalda al fuoco dell’interiorità. Si ha la possibilità così di provare una nuova creatività e avremmo anche nuovi stimoli. La natura è addormentata, ma in essa stanno lavorando forze nutritive e creatrici che costituiranno nuova vita; il gelo tutto immobilizza, ma sotto la vita lavora, pronta per ritrovare (a primavera) il trionfo di fiori, frutti e colori, vitalità che si manifesta.
La luce invernale è chiara e fredda, a volte molto debole, ma già nelle mattine di febbraio ha una specie di brillio, che allontana le tenebre e ne scaturisce un grande movimento. I colori dell’alba sono l’indaco, il rosa e il giallo limone, quando le giornate sono terse e la luce assume una qualità surreale; tutte le sfumature dal bianco al grigio scuro, invece, quando la nebbia prende il sopravvento e avvolge tutto in un’atmosfera di mistero. L’indaco è un colore molto utilizzato nella tavolozza dell’inverno, un colore connotato all’idea di futuro: ha un movimento dolce e ritmico. Usato nella pittura terapeutica, si scoprirà il suo essere quasi protettivo e materno: dolcezza con una qualità avvolgente. I dipinti ad acquarello che trovate qui, frutto di un lavoro di gruppo con il tema dell’inverno appunto, sono stati ispirati da questa stagione, meditando sulle sensazioni che questi colori suscitavano: ne è derivata un’atmosfera molto intima e familiare. Auguro un buon inverno a Tutti coi suoi colori protettivi!
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Viviana Tartaglia organizza incontri individuali e di gruppo di Terapia Artistica a Bologna. Per informazioni e approfondimenti vivianatartaglia@virgilio.it
Il sapore della tradizione
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Del Dovere e del Destino
di Giancarlo Elia Valori
Il
Dovere, certamente insieme alla libertà, ma solo insieme ad essa, è l’asse fisso e centrale, come nella rotazione terrestre, di ogni società umana. Senza una tavola non-scritta ma fortemente in-scritta nei comportamenti e nei valori di ognuno, ogni relazione si sfalda, ogni obbligazione rimane scritta nel vento, ogni sanzione risulta o ingiusta, o incomprensibile, o inefficace. Ma cos’è il Dovere? Cosa rende alcune regole inevitabili, mentre altre vengono lasciate nel limbo delle opzioni e delle opportunità? Oggi non lo sappiamo più, e non riusciamo nemmeno a capire la straordinaria correlazione che Giuseppe Mazzini fece, un Maestro fin troppo dimenticato, tra Diritti e Doveri, tra il compimento di una obbligazione morale e sociale, non necessariamente scritta, e il godimento di un Diritto equipollente.
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valori... essenzi-ali
Se sentiamo il Dovere, rispettiamo gli Altri come “anime”, come individui dotati di libertà e senso comune morale, quello che Cartesio riteneva la chose mieux répandu dans les hommes, magari con un qualche ottimismo di troppo. Non sappiamo più riconoscere il piacere profondo del Dovere compiuto, della realizzazione di un obiettivo che vale per tutti, dell’aver poi ubbidito, piacere supremo, a una voce interiore, che ci comandava di non seguire il nostro equilibrio tra piacere e dolori, ma di seguire la Via più difficile, quella della Rinuncia di Sè. Oggi la percezione dei propri istinti rappresenta tutto l’individuo. L’uomo è un insieme di sensazioni e di istinti che non si evolvono più secondo la regola freudiana del Wo ES war, soll ICH werden, “dove era l’Es arriverà l’Io”. La regola dell’Io, se oggi fosse ancora vivo Sigmund Freud, non è la Coscienza, ma l’abbandono della stessa: non quindi il Dovere, ma il godimento immediato della percezione del Piacere, che peraltro non è nemmeno il Piacere vero e proprio. Viene in mente lo straordinario affresco ironico di un anarchico perbene, Luciano Bianciardi, quando parla, nel suo romanzo La Vita Agra, della pubblicità che usa il piacere sommo, l’Eros, collegato a ogni tipo di prodotto commerciale, ma, nota giustamente Bianciardi, si tratta di citarlo, evocarlo, mai realizzarlo, perchè nella società contemporanea il Piacere materiale, unico meccanismo che sottende al consumo, non deve mai realizzarsi, pena la fine del ciclo dei consumi, appunto. Materialismo scientificamente inappagato, ecco la radice della Norma contemporanea. Quello che era una idealizzazione, l’uomo come meccanismo di comparazione tra piacere e dolore, diviene, oggi, la realtà dei comportamenti umani di massa.
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valori... essenzi-ali
Il Dovere finisce quando, per una strana ma profondissima trasformazione della simbologia sociale, l’Occidente diviene, dopo il funesto sessantotto, l’Utopia realizzata degli istinti, la festa di tutti i piaceri che divengono, nella comunicazione sociale e politica, il nuovo Dovere. Il Pensiero Desiderante di tanti “filosofi” di quegli anni, l’analisi di Michel Foucault sul controllo sociale come controllo fisico e costante dei corpi, l’idea folle, se la leggiamo con il senno di poi, che, come disse Roland Barthes nella sua prolusione nell’entrare all’Academie Française, “ogni regola è fascista, e quindi le regole del linguaggio sono fasciste”. Il vietato vietare, terribile slogan del Maggio francese e delle rivolte studentesche e operaie successive, è l’inizio del Diritto senza Doveri, quella Società a Stati Alterati, che, dal 2006-2008, ha fatto la sua entrata anche nella economia e nella finanza internazionale. Ma che cos’è il Dovere, in sostanza? Mazzini diceva nel suo Dei Diritti e dei Doveri che gli uomini sono tutti Figli di uno Stesso Dio, e quindi sono Fratelli tra loro, e quindi ancora sono sottoposti a una sola Legge, che non è solo la legge “del cuore”, ma è anche la Norma del Diritto Naturale e la Legge Morale che ognu-
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no sente nel proprio cuore, il “miracolo” kantiano ‘del cielo stellato sopra di me’ e ‘la legge morale dentro di me’. La legge morale non la si deriva da alcunchè: non vi è nesso logico o storico che dimostri la verità degli assunti della Legge Morale, non vi è comparazione logica che dimostri che la Norma di Antigone è più valida di quella del Re di Tebe Creonte. Ma tutti riconosciamo che la Verità del Dovere di Sepoltura di Polinice, il fratello di Antigone, è insieme superiore e necessariamente non scritto
rispetto alla norma positiva di Creonte. Se poi vogliamo analizzare la struttura della Norma positiva, scopriamo facilmente che: a) le norme che descrivono e prescrivono il comportamento degli uomini non sono mai sufficienti; b) che, se non diamo una gerarchia di valori e di doveri, le norme o si contraddicono o si sovrappongono. Ovvero ancora: non esiste un insieme razionale di norme che possa fare a meno di un giudizio morale, ovvero di una gerarchia indimostrabile di norme non scritte, e quindi di Doveri. O si stabilisco-
no dei Doveri, o l’insieme delle norme si trasforma lentamente in un meccanismo contraddittorio. Non esiste una completa rottura tra Religio e Diritto, tra Etica ed Economia, tra Politica e Dovere Morale. Anche il machiavellismo rientra in questo progetto: si possono infrangere singole norme positive, secondo il criterio del Segretario Fiorentino, se questo serve a rafforzare operativamente un valore superiore, una precedente gerarchia dei Doveri. Si uccide per salvare la Patria, anche se la tesi dei monar-
Sentirsi parte di un Destino significa se a un Lavoro comune, a un progetto di societ
materiale, limitata, senza collegamento con il miracolo della Legge Morale universale “dentro di me”. Oppure è la teodicea dei diritti universali, senza doveri di sorta, che presuppone una eguaglianza materiale tra gli uomini, come se la Morale avesse bisogno del mito dell’Eguaglianza oggettiva, fisica, materiale e intellettuale. Oppure ancora i Doveri sono oggi quelli definiti dal gruppo, dall’orda della nuova società “liquida” di contro alle strutture formali, ritenute “vec-
chie” o non rispondenti alle necessità delle nuove masse. Il fatto è che la Morale e il Dovere, non devono e non sono rispondenti a nessuna necessità materiale di alcuno, altrimenti sarebbero giudizi empirici, e varrebbero non erga omnes, ma solo ‘qui e ora’ e solo per alcuni. Abbiamo creato una società senza morale per la prima volta nella storia umana, e oggi cerchiamo di controllare comportamenti, spesso criminali e di massa, che diverranno presto, con ogni probabilità, la nuova norma di tipo materialistico. Ma
entire la partecipazione propria e degli altri tà, di vita, di passioni e di Gerarchie comuni
Foto di Hanri Cartier Bresson
comachi tacitiani è di tradizione gesuitica, e Niccolò Machiavelli non l’ha mai scritta, si può avvelenare un Re straniero per i supremi interessi del proprio Stato, ma, appunto, la gerarchia dei Doveri è ben chiara, ed è quella presente nel Senso Comune di ognuno, si tratta della ragione aristotelica del male minore, o della Sapienza platonica de “il meglio è il giusto”. Oggi, quindi, dove sono i Doveri? Sono ancora presenti nella ‘pappa del cuore’ di cui parla Hegel nella “Filosofia del Diritto”, nella soggettività
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se le norme sono fondate sul materialismo, non possono logicamente valere, lo ripetiamo, erga omnes e per tutti i tempi. Quindi non sono propriamente delle norme e non descrivono a maggior ragione dei Doveri. Il Destino ha avuto eguale fortuna, nel nostro mondo huxleyano, nel nostro Brave New World. Sentirsi parte di un Destino significa sentire la partecipazione propria e degli altri a un Lavoro comune, a un progetto di società, di vita, di passioni e di Gerarchie comuni. Gerarchia non è una brutta parola, ma è l’inizio di ogni rapporto sociale, per lo stesso motivo per il quale Timor Dei est initium Sapientiae. Destino è una comunità che si realizza nel suo processo storico, che presuppone la Fedeltà dei propri membri, fedeltà non alle Persone, beninteso, ma ai Doveri astratti che esso comporta. Se senti il Destino, programmi la tua vita, la tua gerarchia dei valori all’interno di quelli accettati, hai quindi la forza di perseguirli, perchè il
Destino ti fa sentire parte libera di un Organismo Sociale che si sviluppa con Te e si sviluppa proprio perchè sei tu a svilupparti nel Tempo. Oggi, noi, non abbiamo la percezione del Tempo Sociale, così come non abbiamo la percezione di un Destino della nostra comunità, di un Destino morale oltre che economico e finanziario. Malgrado oggi non lo si percepisca fino in fondo, gli esseri umani non si mettono in società per guadagnare o per produrre “valore” o reddito, secondo la langue de bois dell’economia aziendale contemporanea. Gli uomini si mettono insieme, lo ripetiamo con Giuseppe Mazzini, per incivilirsi, ovvero, sempre per dirla con l’Apostolo dei Popoli, per raffinare i loro istinti secondo la Legge Comune, che è stata data loro dal Dio Comune e Universale delle Genti. La Civiltà si sviluppa, foscolianamente, per nozze tribunali e are, ovvero per l’educazione morale e stabile della prole, per
il Diritto, che presuppone la Legge Non Scritta di Dio, per la Religione, che “lega” gli uomini in un destino comune e, soprattutto, per dirla con uno straordinario religioso laico del secondo dopoguerra, Aldo Capitini, francescano e mazziniano insieme, raffigura la compresenza dei morti e dei viventi, ci mette in continuità affettiva, morale e culturale con tutti quelli che ci hanno preceduto su questa Terra. Ecco cosa ci manca oggi: un patto sociale che unifichi, come accadeva nella grande filosofia classica, libertà e necessità, i Valori per cui si vive ogni giorno e la coscienza libera di ogni uomo. Un patto sociale nuovo che non faccia rassomigliare la società umana ad una società per azioni, perchè ciò è impossibile, oltre che dannoso, ma che identifichi nuovi Diritti, soprattutto Nuovi Doveri, e ricreai una moralità laddove c’è solo il deserto anomico del particulare materialistico, che ci distruggerà più di ogni tipo di jihad...
Giancarlo Elia Valori è nato a Meolo, Venezia, nel 1940 e vive a Roma. Honorable de l’Academie des Sciences de l’Institut de France. Professore di Economia e Politica Internazionale presso la Peking University (Cina). Tra i suoi ultimissimi libri: “Geopolitica dell’acqua”, “Geopolitica del cibo”, “Geopolitica della salute”. Il Prof. Valori è anche tanto altro…
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Madre Terra e il sollievo dallo stress
Un nuovo significato di essere collegati alla terra con i piedi
di Martin Zucker (La 2a puntata è uscita nel numero di Autunno)
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el momento in cui appoggiamo i piedi nudi sul terreno, stabiliamo un contatto elettrico con la Terra. La terra sotto i nostri piedi è l’equivalente di una batteria da 6 sestillioni di tonnellate cubiche e noi siamo esseri bioelettrici. Non lo sappiamo forse, ma come gli animali e le piante, il nostro corpo riceve e conduce le naturali frequenze sottili che pulsano in tutta la superficie del nostro pianeta dinamico.
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Cosa significa per noi questo? Più di quanto abbiamo mai immaginato, come si legge anche negli articoli a proposito di Earthing pubblicati nei mesi di febbraio e marzo 2014 su Smoke Signals News. Tra le varie funzioni la Terra ha anche quella di essere un vero e proprio raccoglitore, un parafulmine per lo stress, tanto quanto lo è l'argomento di questo articolo. Fondamentalmente l’Earthing è contemporaneamente una pratica senza tempo e una scoperta moderna: in termini semplici significa vivere a contatto con la carica superficiale naturale della Terra, che permette di scaricare in modo naturale e di conseguenza di prevenire le infiammazioni croniche del corpo. Questo effetto ha implicazioni enormi sulla salute, su tutti i disturbi cronici, inclusi i disturbi dell’età e lo stesso processo di invecchiamento. Attraverso praticamente tutta la storia gli esseri umani hanno mantenuto un costante contatto fisico con la terra/ il suolo; a seconda di dove vivevano, camminavano scalzi o usavano calzature di materiali provenienti da animali, che permettevano la conduzione naturale dell’energia della terra. Dormivano per terra, o su strutture rivestite di pellami.
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Onoravano il fatto di essere strettamente collegati con la Terra. Se ci spostiamo all’epoca moderna realizziamo, invece, che una grande parte della popolazione umana ha abbandonato la natura, le proprietà nutritive ed elettriche rigeneranti della terra. Indossiamo, infatti, scarpe che ci isolano dalla terra, con suole non conduttive, di gomma, e dormiamo su letti elevati. L’Earthing è uno strumento valido per riconnettersi con la terra: ciò significa stare scalzi o usare calzature conduttive (indossando mocassini senza solette sintetiche, ad esempio), oppure dormire, rilassarsi e lavorare all’interno delle
nostre mura a contatto di strati conduttivi, come stuoie, bande, lenzuoli in grado di trasferire l’energia della Terra nel corpo. Se si mantiene un simile contatto costantemente, si otterranno i seguenti benefici documentati: - riduzione delle infiammazioni - riduzione o eliminazione del dolore cronico - miglioramento del flusso del sangue con conseguente miglior apporto di ossigeno alle cellule e ai tessuti del corpo - riduzione dello stress, - aumento dell’energia - miglioramento del sonno - guarigione rapida dalle ferite anche chirurgiche senza il dolore infiammatorio
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Il diffondersi dello stress Nel corso della storia lo stress e il pericolo sono stati parte della vita. Oggi disponiamo di statistiche che ci dicono che lo stress è un problema diffuso, responsabile secondo una stima del 7590 % delle visite ai medici di base. Molti non realizzano però il grado di danno che lo stress infligge alla salute. “Mi sento solo un po’ stressato”, si sente dire, come se lo stress cronico fosse uguale al nervosismo ‘da caffè’. Questo modo di pensare, se riflettiamo attentamente, sottostima seriamente il potere brutale dello stress inteso come la figura mitologica di
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Hydra (il mostro a nove teste), difficile da gestire. Lo stress stanca, distrugge e consuma il corpo e quindi un suo eccesso inevitabilmente porta a grandi problemi in molte forme. Bisogna considerare che i comuni stress di oggi non coinvolgono situazioni acute pericolose per la salute, per la vita, ma piuttosto un insieme di ‘spacca/consumanervi’, situazioni emotive che hanno origine dalle relazioni, dalle perdite, dalle finanze. Quello cronico è, in sostanza, il tipo di stress che si protrae nel tempo e che porta a rialzi di pressione, attacchi di cuore, infarto, ictus, morte improvvisa, insonnia, mal di testa, perdita di memoria, aumento di peso, accumulo di grasso addominale, disfunzioni erettili, mancanza di libido, eccetera. Lo stress mina le difese del corpo, e così aumenta la frequenza e la severità dei nostri raffreddori, reazioni allergiche e disturbi autoimmuni. Lo stress può uccidere il cuore, rimpicciolire il cervello, distruggere la resistenza alle malattie, e pertanto abbreviare la vita. Esso ha un impatto diretto sulle ghiandole surrenali che
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sono organi che producono le risposte ormonali allo stress acuto (adrenalina, e la reazione di lotta o fuga) e a quello cronico (cortisolo). Sottoposto a stress cronico, il corpo produce molto cortisolo, aumentando nel sangue, diminuendo la sua capacità di essere prodotto, e ciò va a interferire col sonno e il controllo del glucosio nel sangue favorendo ansietà, depressione, e influisce sul sistema immunitario. Nuove ricerche hanno dimostrato che lo stress cronico psicologico e i livelli anormali di cortisolo limitano la capacità del corpo di controllare l’infiammazione, consentendo di comprendere meglio il ruolo dello stress in una moltitudine di malattie e disturbi. L’Earthing e lo stress L’energia elettrica della Terra, secondo quanto indica la ricerca più emergente, ha un effetto benefico sul cortisolo e su altri ormoni, calma il sistema nervoso, riduce l’infiammazione e offre un rimedio naturale efficace per contrastare lo stress e l’affaticamento delle surrenali. Nel 2004 uno dei
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primi studi sull'Earthing ha dimostrato che la messa a terra del corpo durante il sonno sincronizza la secrezione di cortisolo allineandolo con un ritmo naturale normale. I risultati riportati nel Journal of Alternative and Complementary Medicine hanno dato prove oggettive a proposito del perché le persone comunemente riferiscano di dormire meglio quando sono connessi a terra. Livelli anormali di cortisolo sono associati con l’insonnia, un disturbo legato allo stress che colpisce circa 20 milioni di americani. Ricerche successive hanno dimostrato che la messa a terra influenza in maniera significativa e rapida l’attività elettrica del cervello e dei muscoli. Nel cervello c’è un generale abbassamento dell’attività a tutte le frequenze con un chiaro cambiamento
dell’emisfero sinistro, la parte associata al pensiero. La messa a terra o Earthing calma, placa, invece, la mente troppo occupata. Per quanto riguarda i muscoli, l'Earthing stabilizza un normale livello di tensione (riducendola dove è eccessiva e aumentandola dove è scarsa). Il corpo opera elettricamente compresi il cervello e i muscoli, e questo studio fornisce qualche esempio di come la terra aiuti a stabilizzare i nostri sistemi elettrici interni, così come la terra stabilizza tutti gli impianti elettrici di tutto il mondo. E sembra anche indicare di avere un effetto calmante sul sistema nervoso autonomo, quello che regola le funzioni del cuore, della respirazione, la digestione, la sudorazione, la minzione e l’eccitazione sessuale. Gli effetti si hanno praticamente immediatamente, cioè al
momento della connessione con la Terra. Il sistema nervoso autonomo si sposta da una modalità simpatetica, in genere iperattiva, di allerta associata con lo stress, a una modalità parasimpatetica, di rilassamento. Uno studio condotto dal cardiologo Stephen Sinatra MD, ha dimostrato questo effetto misurando la variabilità del battito cardiaco, l’impercettibile variazione del cuore, battito per battito, che può essere utilizzato come un accurato indicatore dello stress. “Tutto ciò che può migliorare il sistema nervoso autonomo e la variabilità della frequenza cardiaca è di grande beneficio per la salute intera, complessiva, globale” dice il Dr. Sinatra. “L’esercizio fisico, il tai chi, lo yoga e la meditazione sono esempi di attività che migliorano sia il
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sistema nervoso autonomo che la variabilità della frequenza cardiaca. Si diventa più rilassati e si dorme meglio. Questo effetto è esattamente ciò che è capitato a coloro che hanno iniziato a praticare l’Earthing”. “Come cardiologo io ho ripetutamente trattato persone distrutte dallo stress acuto o cronico. Cercando di aiutarle, ho applicato gli strumenti migliori che la medicina convenzionale e quella cosiddetta alternativa hanno da offrire. Ricollegare il corpo alla terra offre forse il più naturale strumento disponibile ovunque. Ho visto questo semplice rimedio dare risultati strabilianti”. Di seguito riporto alcuni casi condivisi dal Dr. Sinatra: - dopo avere dormito per dieci settimane connessa a terra, una donna di 73 anni ha riportato che la sua pressione sanguigna è scesa di dieci punti, e che dorme molto meglio - una coppia ha iniziato a dormire con la messa a terra, e il russare di lei si è interrotto, e lui ha dormito meglio. La pressione sanguigna di lei è scesa da 150/90 a 120/80 dopo una sola notte! - una donna manifestava sintomi benigni ma alquanto fastidiosi di una contrazione ventricolare precoce, una forma di aritmia caratterizzata dal cuore che va più veloce o che salta o che aggiunge un battito. Questa signora ha riferito che dormendo ‘scaricata’ a terra,
le aritmie sono scomparse. Non solo: gli episodi di fibrillazione di suo marito si sono anch’essi fermati. Il marito assumeva il Coumadin per il suo disturbo e d’accordo col suo medico è stato in grado di ridurne il dosaggio (il Coumadin è il più diffuso medicinale anti-coagulante del sangue. Chiunque assuma medicinali anti-coagulanti e voglia iniziare a praticare l’Earthing deve consultarsi col proprio medico e tenere strettamente monitorato l’INR, la misurazione ampiamente utilizzata per chi ha il sangue tendente a coagulare). Due medici polacchi, il cardiologo Karol Sokal, e suo figlio Pawel, neurochirurgo, hanno condotto ricerche sull'Earthing per più di venti anni. Ritengono che la messa a terra del corpo umano influenzi i processi fisiologici e può essere il fattore primario che regola il sistema endocrino e quello nervoso. L’impatto dell'Earthing dal punto di vista di uno psichiatra Tracy Latz, MD, una psichiatra del North Caroline (USA), utilizza l'Earthing nella sua pratica clinica come parte di un approccio integrato alla guarigione. “I pazienti che seguono le mie raccomandazioni di connettersi a terra, e sono numerosi, tendono ad avere una buona risposta”, dice. “Si tratta di persone con una ampia varietà
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di problemi emotivi, mentali e fisici, e spesso combinati tra loro. Loro mi raccontano frequentemente che dopo si sentono molto meglio”. “Una delle prime cose che raccontano dopo avere iniziato a praticare l'Earthing, è che dormono molto meglio di notte. Un grosso problema per molti dei miei pazienti”. “Per coloro che soffrono di ansia (disturbi post-traumatici da stress, disturbi d’ansia generalizzati, attacchi di panico, eccetera) connettersi alla terra può aiutarli, offrendo loro un senso di sicurezza. Migliorando il sonno, l’Earthing può aiutare a normalizzare i livelli di serotonina nel cervello in quanto diminuisce il cortisolo (l’ormone dello stress). Quando i livelli di cortisolo sono elevati, c’è una tendenza ad andare in una modalità di panico con risposte lotta o fuggi, e si diventa più irritabili e arrabbiati. Se il cortisolo diminuisce e si stabilizza, si diventa più equilibrati, più pacifici, in pace con sè stessi, calmi e tranquilli. In poche parole siamo più compassionevoli verso noi stessi e gli altri. Ho scoperto che alcuni pazienti smettono di praticare l’Earthing dopo che il loro stato d’ansia migliora e devo ricordare loro cosa li ha aiutati a stare meglio”. “Per coloro che soffrono di depressione, praticare l’Earthing può aiutare a stabilizzare i livelli di serotonina, la quale aiuta a diminuire le crisi di pianto continui, e i pensieri ossessivi
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Martin Zucker, scrittore e giornalista di salute e benessere, ha scritto molti articoli e libri ed è co-autore di quindici libri, tra cui Earthing, Move Yourself (Wiley), Reverse Heart Disease Now (Wiley), e Natural Hormone Balance for Women (Atria/Pocket Books). È giornalista corrispondente dall’estero dell’Associated Press in Europa e nel Medio Oriente.
e negativi. Quando i sintomi depressivi diminuiscono, i livelli di energia aumentano e migliorano la tolleranza a situazioni stressanti, al dolore e al disagio”. “Ho osservato molti pazienti affetti da stanchezza cronica, persone che avevano esaurito le loro risorse surrenali. La maggior parte di questi avevano alle spalle storie di stress intenso. Con l’Earthing si sono mostrati meno affaticati e più calmi. Contemporaneamente al miglioramento del sonno, anche i problemi surrenali sono diminuiti e c´è stato un recupero del livelli di energia, e hanno cominciato a sentirsi meglio”. Tutte queste osservazioni insieme ai risultati delle ricerche costituiscono un quadro assai interessante per coloro che sostengono che la moderna dis-connessione dalla terra possa in realtà essere una sottostimata fonte di vulnerabilità, carenze, stress, e malattie. Solo noi esseri umani, tra gli esseri viventi, ci siamo distaccati dal contatto fisico con il nostro Pianeta. Pare proprio però che ora abbiamo un disperato bisogno di riconnetterci ad esso. Per ulteriori informazioni si può consultare l’Earthing book, il sito dell'Earthing Institute, frequently asked questions (FAQs), e Earthing Reports.
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Mother Earth and Stress Relief: A New Meaning to Being “Grounded” by Martin Zucker
The instant you place your bare feet on the ground outside you establish an electrical contact with the Earth. The Earth beneath your feet, you see, is the equivalent of a six sextillion metric ton battery and little old you are a bioelectrical being. You may not know it, but like other living animals and plants, your body receives and conducts the natural, subtle frequencies that pulse throughout the surface of our dynamic planet. What does that mean to you? More than you ever imagined, as you may have read in the previous articles about Earthing posted in the February and March issues of Smoke Signal News. Among other implications, the Earth is a stress-buster, and just how much is the subject of this article. Here’s the background: Earthing is both a timeless practice and a modern discovery. It simply means living in contact with the Earth’s natural surface charge – being grounded – which naturally discharges and prevents chronic inflammation in the body. This effect has massive health implications because of the strong link between chronic inflammation and virtually all chronic disease, including the diseases of aging, and the aging process itself. Through virtually all of history, humans maintained constant physical contact with the Earth. Depending on where they lived, they went barefoot or used footwear made from animal hides that conducted the Earth’s energy. They slept on the ground or on bedding made from hides. They honored connectedness with the Earth. Fast forward to the so-called modern age and you realize that much of the human population has abandoned many aspects of Nature, including the Earth’s natural and nurturing “electrical nutrition.” We wear insulated shoes with non-conductive soles made of plastic and rubber compounds. We sleep on elevated beds. We are disconnected!
Earthing is about reconnecting to the Earth on a sustained basis. That means being barefoot or using conductive footwear outdoors (moccasins without synthetic insoles are an example), or sleeping, relaxing, and working indoors in contact with conductive sheets, mats, and bands that transfer the Earth’s energy to the body. With such regular contact, the following benefits have been documented: • Reduction of inflammation. • Reduction or elimination of chronic pain. • Dynamic blood flow improvement to better supply the cells and tissues of the body with vital oxygen and nutrition. • Reduction of stress. • Increased energy. • Improved sleep. • Accelerated healing from injuries and surgery without the hot burning inflammatory pain. The Stress Epidemic Throughout history, stress and danger have been part of life. Today, we have surveys telling us that stress is a widespread issue that accounts for an estimated 75 to 90 percent of visits to primary care physicians. Most people, however, don’t realize the degree of damage that stress inflicts on their personal health. “I’m just a little stressed,” they’ll say, as if chronic stress equates to a bit of caffeinated edginess. Such thinking, if one thinks about it at all, seriously underestimates the hydra-headed brute power of stress. Stress strains and drains the body, and too much of it inevitably brings big trouble in many forms. Keep in mind that today’s common stresses usually don’t involve acute, life-threatening situations, but rather a whole array of nerve-gnawing, emotional issues stemming from relationships, loss, and finances. It’s chronic stress, in short, the kind that stretches out over time, leading to high blood pressure, heart attacks, stroke,
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sudden death, depression, insomnia, headaches, memory loss, weight gain, abdominal fat, erectile dysfunction, lack of libido, etc. It undermines the body’s defenses, and thus increases the risk, frequency, and severity of colds, allergic reactions, and autoimmune disorders. This stress can kill your heart, shrink your brain, destroy your resistance to illness, and shorten your life. Stress impacts your adrenal glands directly. They are the organs that produce hormonal responders to acute stress (adrenaline and the “fight-or-flight” reaction) and chronic stress (cortisol). In this process, cortisol becomes elevated and depleted, interfering with sleep and blood glucose control, fueling anxiety and depression, and depleting the immune system. New research shows that chronic psychological stress and abnormal levels of cortisol impair the body’s ability to control inflammation, a breakdown that adds to understanding the role of stress in multiple disorders. Earthing and Stress The Earth’s electrical energy, emerging research indicates, has a beneficial effect on cortisol and other hormones; it calms the nervous system and reduces inflammation, and thus offers an effective and natural remedy for counteracting stress and adrenal exhaustion. In 2004, one of the first Earthing studies showed that grounding the body during sleep resynchronizes cortisol secretion in alignment with a natural, normal rhythm. The results, reported in the Journal of Alternative and Complementary Medicine, gave objective evidence as to why people commonly report sleeping better when they are grounded. Abnormal cortisol levels are associated with insomnia, a stress-related disorder that affects some 70 million Americans. Subsequent research has demonstrated that grounding significantly and rapidly influences electrical activity of the brain and
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muscles. In the brain, there is an overall decrease in activity at all frequencies, with a crisp change showing on the left side – the part associated with thinking. Earthing thus appears to calm down the busy mind. As far as muscles are concerned, Earthing re-establishes a normal level of tension (reducing tension where there is too much, and increasing it where there is too little). The body operates electrically, including your brain and muscles, and this study provides some examples as to how the Earth helps stabilize your internal electrical systems, just as the Earth (ground) stabilizes electrical systems everywhere. Earthing appears also to have a rapid calming influence within the autonomic nervous system (ANS) that regulates functions like heart and respiration rates, digestion, perspiration, urination, and even sexual arousal. The effect begins pretty much instantly when you connect with the Earth. The ANS shifts from a typically overactive sympathetic mode, associated with stress, into a parasympathetic, calming mode. A study conducted by cardiologist Stephen Sinatra, M.D., showed this effect by measuring heart rate variability (HRV), the imperceptible variations in the heart’s beat-to-beat interval that serve as an accurate reflector of stress. “Anything that can improve ANS and HRV function is of great benefit for overall health,” says Dr. Sinatra. “Exercise, tai chi, yoga, and meditation are examples of activities that improve ANS and HRV. You become more relaxed and you sleep better. This effect is precisely what many people report after they start Earthing.” Dr. Sinatra says this about stress: “As a cardiologist, I have repeatedly treated the human wreckage that stress – acute or chronic – can exact. In trying to rebuild and restore the wreckage, I have applied the best tools that both conventional and alternative medicine have to offer. Reconnecting the body to the Earth offers perhaps the most natural tool available anywhere. I’ve seen this simple remedy do some amazing things.” Dr. Sinatra shared these examples: • After 10 weeks of sleeping grounded, a 73-year-old woman reported that her blood pressure went down by 10 points
and she sleeps much better. • A couple started sleeping grounded. Her snoring stopped and he slept better. Her blood pressure went down from 150/90 to 120/80 after one night! • One woman was experiencing benign but distressing PVCs (premature ventricular contraction), a form of arrhythmia characterized by racing of the heart or extra or skipped beats). She said that sleeping grounded eliminated them. Not only that, her husband’s atrial fibrillation episodes also stopped. He had been taking Coumadin for his condition and, in conjunction with his doctor, was able to reduce the dosage. (Coumadin is a popular blood thinner medication. Earthing also has a blood thinning effect. Anyone on blood thinning medication who wants to start Earthing must consult with his/her physician and keep close track of their INR, a widely-used measurement of the blood’s clotting tendency). Two Polish doctors – cardiologist Karol Sokal and his neurosurgeon son Pawel – have been conducting Earthing research for more than twenty years. They believe that earthing the human body influences human physiological processes and may be “the primary factor regulating endocrine and nervous systems.” The Earthing Impact – From a Psychiatrist’s Perspective Tracy Latz, M.D., a psychiatrist in North Carolina (USA), uses Earthing in her practice as part of an integrated approach to healing. “Patients who follow my recommendation to ground themselves, and there have been dozens of them, tend to have good responses,” she says. “They are individuals with a wide variety of emotional, mental, and physical problems, and often combinations of problems. They often tell me afterward they feel much better. “One of the first things they say after they start Earthing is that they sleep so much better at night. This is a big deal for many of my patients. “For those with anxiety (post-traumatic stress disorder, generalized anxiety disorder, panic disorder, etc.), reconnecting with the Earth can assist with an improved sense of safety. By improving sleep, Earthing can help normalize serotonin levels in
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the brain as it decreases cortisol (an anxiety-inducing hormone). When cortisol levels are high, there is a tendency to go into fight-or-flight/panic responses to stressful situations and become more easily angered or irritable. As cortisol levels decrease and stabilize, we become more centered, peaceful and calm. In short, we get more easily into our heart and have more compassion for our self as well as for others. Some patients, I have found, stop Earthing after their anxiety gets better, and I have to remind them about what helped them get better. “For those with depression, Earthing can assist also by stabilizing serotonin levels. Serotonin assists with decreasing crying spells, near-tearfulness, and obsessive/repetitive negative thoughts. When depressive symptoms decrease, energy levels improve and tolerance to stressful situations, pain, or discomfort improves. “I see many patients with chronic fatigue, people who have exhausted their adrenal hormones. Most of these people have a history of intense stress. With Earthing, they are much less fatigued and calmer. As their sleep cycle improves, the adrenal issues start improving, and they start to pick back up in their energy level and feel better.” All such observations, along with research findings, make an intriguing case for the proposition that the modern disconnect with the Earth may, in fact, be an overlooked source of vulnerability, deficiency, stress, and illness. We humans seem to be the only living creatures to have detached ourselves from physical contact with our planet. It appears that we desperately need to reconnect ourselves. For additional information, please refer to the Earthing book, the Earthing Institute website frequently asked questions (FAQs), and our Earthing Reports. To receive periodic Earthing updates, click here and type in your email address. Martin Zucker Health writer, has written or coauthored fifteen books, including Earthing, Move Yourself (Wiley), Reverse Heart Disease Now (Wiley), and Natural Hormone Balance for Women (Atria/Pocket Books). He is a former Associated Press newsman in Europe and the Middle East.
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Per una volta lascio il mouse e prendo la penna per un saluto finale... parole arrivate rimbalzando di amico in amico... fino a me. E adesso fino a Voi, Amici lettori, come augurio natalizio: «[…] dobbiamo augurarci tutti – e noi adulti per primi - di essere analfabeti. Quell’analfabetismo che non ci fa mai sentire arrivati, chiusi in illusorie certezze, ma disponibili allo stupore da cui nasce prepotente il bisogno di capire» (Ciotti, 2011, p. 116) Roberto Roveri
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dicembre 2014