Salutesigrazie – Estate 2014

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La chiave antica

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VERNICI NATURALI

IN VOLO VERSO SÉ STESSI

NAVIGARE I N UN MARE PULITO

CI BO D’ESTATE RICETTE GUSTOSE, COLORATE FRESCHE E CREATIVE

FUTURO QUALE EREDITÀ LASCEREMO AI NOSTRI FIG LI?

I NTERVISTA A DANI ELA DALLAVALLE 3

2014

ESTATE

TRIM ESTRALE COLLEZIONABILE DI SALUTE CONSAPEVOLE

lia

L’ARTE PURA DI UNA STILISTA IM PRENDITRICE

del ben-vivere moderno

salute? sì,grazie



SAPERI, CONOSCENZE, RICERCHE, RIFLE SSIONI, PICCOLI SEGRETI, SCAMBI, CULTURE, QUE SITI, PUNTI DI VISTA


sommario

7 9 17 22

Editoriale

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Lumi di conoscenza

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Arte e scienza

Oh, estate! di

Silvia Nicoletti

A tutta salute

Ascoltiamo...CI di

Peter Asselbergs

E-mozioni in casa di Ippocrate

La gioia di

Maria Pia Benedetto

Gusto e svago

Frescura e semplicità nei piatti d’estate di

Nadia Boraggini e Marco Grotti

Casa dolce casa! di

Giorgio Bragaglia

Sostenibilità

Quale eredità lasceremo ai nostri figli? di

Luigi Bruzzi

Bellezza sconfinata al microscopio di

Silvia Canaider

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sommario

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Natura-creando

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Medicina e sacralità

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Pimpi-natura

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Cum grano salis

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Aperta-mente

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Curiosando

Tre uomini in barca... per non parlare del cane di

Gualberto Cappi e Andrea Menarini

L’unità, un’arte oltre la divisione di

Arrigo Chieregatti

Il sambuco, pianta magica e curativa... di

Laura Dell’Aquila

La bellezza pura dell’estate nostra alleata di

Sabine Eck

Il massaggio pediatrico cinese di

Maurizio Mazzarelli

Intervista a Daniela Dallavalle di

Silvia Nicoletti

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sommario

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Cambia-menti

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In cucina... naturalmente

Salute? Sì, grazie periodico web di informazione sui temi della salute - diffusione gratuita Anno 1 - numero 3 - Estate 2014 Editore Outline edizioni di Roberto Roveri via Mozza 125/b - 40018 San Pietro in Casale (Bo) outline@outlineedizioni.it Direttore responsabile Paola Rubbi Progetto e coordinamento editoriale Silvia Nicoletti - silvianicoletti@outlineedizioni.it

Il bacio... fonte di salute di

Francesco Walter Pansini

La mia cucina multietnica di

Antonio Scaccio

Poetica-mente

Io, malata di Parkinson... di

Laura Soldati

Mondo a colori

L’azione dei colori sull’anima di

Viviana Tartaglia

Hanno collaborato a questo numero Peter Asselbergs, Manuel Baruzzi, Maria Pia Benedetto, Nadia Boraggini e Marco Grotti, Giorgio Bragaglia, Luigi Bruzzi, Silvia Canaider, Gualberto Cappi e Andrea Menarini, Arrigo Chieregatti, Laura Dell’Aquila, Sabine Eck, Maurizio Mazzarelli, Silvia Nicoletti, Antonio Orlandi, Francesco Walter Pansini, Antonio Scaccio, Laura Soldati, Viviana Tartaglia Ha partecipato Daniela Dallavalle Immagini 123RF, Pixabay archivio editore

Progetto grafico e impaginazione Roberto Roveri Studio Contatti redazione salutesigrazie@outlineedizioni.it Pubblicità Outline edizioni: pubblicita@outlineedizioni.it L’editore è a disposizione degli eventuali aventi diritto che non è stato possibile contattare Gli articoli seguono l’ordine alfabetico del cognome dei co-autori che hanno collaborato a questo numero Copyright Outline edizioni 2014

Le informazioni contenute negli articoli pubblicati sono puramente divulgative. Tutte le eventuali terapie, trattamenti o interventi di qualsiasi natura che qui dovessero essere citati devono essere sottoposti al diretto giudizio di un medico. Niente di ciò che viene descritto in questa pubblicazione e negli articoli deve essere utilizzato dal lettore o da chiunque altro a scopo diagnostico o terapeutico per qualsiasi malattia o condizione fisica. Gli Autori e l’Editore non si assumono la responsabilità per eventuali effetti negativi causati dall’uso o dall’uso inappropriato delle informazioni qui contenute. Nel caso un articolo pubblicato fosse, a nostra insaputa, protetto da copyright, su segnalazione, provvederemo subito a rimuoverlo.

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editoriale

Una meravigliosa esplosione e manifestazione di energia e luce

oh, estate! di Silvia Nicoletti

Cari Lettori, che sia per Tutti e per il Tutto un’estate colma e vibrante dell’energia esplosiva eccezionale che questa particolare stagione sprigiona, emana e dona. Che sia di godimento, di risate, di incontri, di belle chiacchierate fra amici, di avvicinamento a noi stessi, di gioia di vivere, di spensieratezza, di scoperte, di curiosità, di vacanze o comunque di lentezza, di sosta, di riflessione, di maggior osservazione e attenzione, di ascolto, di bellezza, di amore, di profumi e aromi, di sapori, di leggerezza, di armonia, di buoni propositi, di nuovi progetti, di idee creative, di iniziative valide e utili, di riconciliazioni e unità, di comprensione, di cambiamento e trasfor mazione, di pensieri costruttivi... Ci addentriamo in questo terzo numero di Salute? Sì, grazie incontrando una breve ma intensa poesia dedicata all’estate. E magari ognuno, se non l’ha ancora mai fatto, ne provi a scrivere una di proprio pugno, a tu per tu, con carta e penna, dando così libera e aperta espressione alla propria intima essenza, alla propria mente, al proprio cuore, ai propri propositi e desideri, al proprio sentire, senza confini, onorando ‘poeticamente’ e in prima persona questa splendida stagione così generosa e abbondante, tanto attesa, amata e sognata. Che le poesie all’estate diventino, poi, occasione di s-cambio e con-divisione tra di noi, in famiglia o tra amici, dando il via a un nuovo svago ‘creativo’, semplice, offerto alla stagione

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editoriale

più bella, brillante e prodiga dell’anno, con immensa gratitudine. Una piccola idea e occasione, tra le tante, per cominciare a tirare fuori con fede e coraggio l’artista che è dentro a ognuno di noi..., che rappresenta la nostra capacità di fare, il nostro metterci la faccia e in gioco, il nostro essere individualmente responsabili e attivi, contribuendo concretamente al rispetto a al riguardo “del mondo”, che ha urgentemente tanto bisogno, oggi più che mai, della nostra coscienziosa partecipazione e collaborazione collettiva. Noi viviamo nel ‘mondo’... e la ‘vita’ è sacra...

Oh estate, abbondante carro di mele mature,

bocca di frago la in mezzo al verde, labbra di susina selvatica, strade di morbi da po lvere

sopra la po lvere, mezzog iorno, tamburo di rame rosso, e a sera riposa il fuoco, la brezza fa ballare il trifoglio, entra nell’officina deserta, sale una stella fresca verso il cielo cupo, crepita senza bruciare la notte dell’estate.
 Pablo Neruda (Cile, 1904-1973)

manteniamo viva la curiosità,

la meraviglia e lo stupore


Il nostro istinto dorme da tempo tranquilli sonni d’oblio...

Ascoltiamo...CI

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bbiamo deciso di con-dividere con voi soprattutto una riflessione, con l’occasione di questo incontro. Una ‘giungla’ di notizie, consigli, stimoli, messaggi, eccetera, da ogni dove, ci circonda ogni giorno, in ogni ambito – sociale, politico, pubblico, privato, e persino riguardo alla nostra... salute –. Ma la vera in-formazione ci è data quando la mole di notizie è vagliata da una co-scienza critica, altrimenti scade a puro bombardamento “notiziesco”, inutile quanto dannoso. In questa densa ‘confusione’, piena di occasioni sì, ma anche di insidie e miraggi seguendo i quali è facile trovare il sentiero di casa, così come è anche facile perderlo, solo un pazzo si avventurerebbe senza guida... In realtà pazzi non siamo. Tutti, infatti, siamo

di Cari lettori, ho il piacere, in questo Peter Asselbergs numero estivo di Salute? Sì, grazie, di ospitare due miei giovani colleghi, bravi e appassionati, che mi affiancano nel mio lavoro quotidiano: Antonio Orlandi e Manuel Baruzzi. Vi auguro una gradevole, rilassante, dilettevole e costruttiva lettura, magari già dal luogo delle vostre vacanze tanto attese. Buon divertimento, buon relax e.... alla prossima!

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a tutta salute che ci indichi cosa sempre alla ri-cerca di una guida valida, male. Tuttavia abbiamo fare, come comportarci, cosa è bene o quale guida devo scegliere semplicemente spostato il problema: oli e dalle notizie che mi per trarre un significato utile dagli stim doli in in-formazione, circondano quotidianamente, trasfor man mi aiuti veramente a ovvero in qualcosa di costruttivo, che mancanza di una risposta, crescere, cioè a imparare qualcosa? In guida sono Io. Non posso molti di noi si rispondono: “Io. La mia diamo alle sensazioni, alle fidarmi che di me stesso!” Così ci affi voca e trasmette, cadendo emozioni che un dato messag gio ci pro chiamarlo istinto. A spesso ingenuamente nell’equivoco di ente ci ispira, ci aggrada seconda di quale ‘vento’ momentaneam sione di essere noi stessi o ci fa comodo mag gior mente, con l’illu parte all’altra, facciamo un a scegliere, saltiamo incostanti da una vinciamo di qualcosa, e po’ di questo e un po’ di quello, ci con io, finendo più impoveriti poco tempo dopo del suo stesso contrar rriti... Nell’illusione di e spaventati di prima. E ci sentiamo sma mancano spesso le basi, un’auto-determinazione per la quale ci ed emozioni, transitorie, abbiamo confuso le nostre sensazioni ipolabili (abilmente pilotate superficiali, mutabili e altamente man vero innato istinto. Il da chi ha interesse a farlo) con il nostro ta ogni giorno a compiere nefasto equivoco ci ha portati e ci por ro che subdolamente ‘ci scelte i cui unici beneficiari sono colo aconto, illudendoci di convincono’ per proprio interesse e torn to che per definizione non essere noi a decidere secondo un istin – da tempo – tranquilli sbaglia. In realtà il nostro istinto dor me sonni di oblio... oli e notizie, così come Dunque, è chiaro che ‘il filtro’ di stim male, non posso essere chi davvero decide cosa mi fa bene o indi, a nostro parere, non che io stesso: chi altro, altrimenti? Qu e essere me stesso”. Ma, sbagliamo nel dire: “La mia guida dev quale base? Che criteri subito dopo, devo anche chieder mi: “Su ndo con la parola ‘io’? Le uso? Mi conosco abbastanza? Cosa inte zioni, a pelle, d’impulso, mie sensazioni, le mie idee, le mie emo o trar mi in errore. E quali sono veramente? Esse potrebber allora...?” non siamo preparati. Non siamo stupidi: il problema è che o potrà rispondere: con la Alla domanda “Come scelgo?” qualcun con il cuore! Il più delle testa! o con la pancia! o, i più romantici, po, parti di esso, perchè volte nominiamo proprio il nostro cor rda caso, queste parti è lì che “sento”, e il più delle volte, gua ’ (simboliche, ad esempio, risiedono lungo la nostra ‘linea mediana a”, “ho il magone”, “ho le espressioni come “ho il groppo in gol “ho mal di pancia”, e così lo stomaco chiuso”, “ho il batticuore”, ovvero la razionalità, via..). Poi abbiamo nominato la “testa”, ’esperienza. Ora c’è un ciò che è capace di trarre un senso dall

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Non lasciamo


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la nostra vita in mano agli esperti di marketing ultimo scalino da fare: affinchè le sensazioni, le emozioni, i fastidi, il piacere, abbiano un senso e un’utilità nel guidarci al meglio nelle nostre scelte quotidiane, hanno bisogno di diventare coscienti: ciò significa che devo prima “essere consapevole” di ciò che sento, e necessariamente deve entrare in gioco la mente. Sentire e sapere, e sapere di sentire, cioè corpo e mente, devono continuamente instaurare un rapporto, una simbiosi, un dialogo alla pari, inter-agendo insieme. Sento-so, so-sento. Da qui il titolo di questo articolo, Ascoltiamo-CI, una danza fra “ascoltiamo sì la realtà fuori di noi” ma ancor prima “quella dentro di noi”, vagliando la prima alla luce della seconda, purché essa sia consapevolezza

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appunto e non effimera emozione. Non lasciamo la nostra vita in mano agli ‘esperti di marketing’... Il nostro corpo, come la natura fuori di noi, possiede la meravigliosa capacità di mantenere un equilibrio, di mantenersi in vita e in salute, pur sottoposta a miriadi di insulti. Esso cioè sa bene di cosa ha bisogno, e lo comunica continuamente alla nostra mente. Che è però spesso occupata... in un luogo molto lontano e difficile da raggiungere..., e il corpo per farsi ascoltare deve usare “il dolore”, costringendoci a fermarci. A volte lo ascoltiamo, ma spesso solo fino a quando il dolore passa. Non ne siamo consapevoli, ma il danno si accumula. A volte può essere anche troppo tardi...


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La Chiropratica aiuta vistosamente seppur sottilmente a migliorare la nostra consapevolezza conscia e inconscia

Concludiamo il nostro excursus suggerendo in questo piacevole incontro con voi, cari Lettori, che la Chiropratica può essere un metodo molto utile e pratico in molte situazioni, come ad esempio nella preparazione e gestione di una gravidanza, nel post-parto, nella crescita del bambino, nelle riabilitazioni post-operatorie, a seguito di lavori eseguiti dal dentista, dopo cadute importanti, per combattere l’insonnia, nell’eliminare le vertigini, nel controllo dell’equilibrio in generale, e tanto altro. Muoversi bene e regolarmente, trascorrere molto tempo all’aria aperta, ridere spesso, nutrirsi in modo sano e naturale, pensare in modo costruttivo e positivo,

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sono le chiavi principali per accedere alle nostre risorse innate. Fondamentale è essere attivi, essere responsabili della propria salute, della nostra vita, coscienti insomma. Ma, se la serratura è inceppata, abbiamo un modo (fra i tanti) per tornare in pista più in fretta e tornare più a contatto con noi stessi, con la nostra vera essenza: se tradizionalmente lo scopo professionale della Chiropratica è rivolto al sistema neuro-muscolo-scheletrico (le articolazioni e in particolare la colonna vertebrale) la Chiropratica istituita negli USA nel 1895 e da allora in continua evoluzione, è oggi ampiamente adattata e utilizzata per migliorare la qualità della nostra vita, a prescindere dal


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a tutta salute

Antonio Orlandi si definisce un artista con formazione scientifica. Bolognese di 40 anni, laureato in Scienze Naturali nella sua città e in Chiropratica in Australia, è sposato con Theodora, di origine greca, nutrizionista. È diventato chiropratico seguendo il suo interesse per lo Yoga, l’Anatomia, l’Alimentazione e le relazioni tra Natura e Salute. È istruttore di CrossFit (L1) e ama ballare il Tango! Esercita la sua professione presso lo Studio Asselbergs Chiropractic a Idice (Bo). Per contatti: tel. 051 4999321, e-mail: antonio.orlandi@outlook.com

metodo chiropratico utilizzato o dai sintomi che si stanno affrontando... La Chiropratica è per noi operatori di questa terapia manuale un valido e concreto strumento, che aiuta vistosamente seppur sottilmente, a migliorare la nostra consapevolezza conscia e inconscia, facilitando il dialogo naturale tra i numerosi sistemi vitali del nostro corpo... Grazie per averci seguiti fin qui! Buon proseguimento di passeggiata nel Bosco della Vita, o della Consapevolezza, Amici, e... ascoltate ogni suono, assaporate ogni frutto, ma fatelo con tutto voi stessi, corpo, mente e anima; allenate la

Manuel Baruzzi M.D., D.C., è onorato di aggiungere anche il suo cinguettio tra i numerosi suoni di questo Bosco... che considera molto interessante, denso di stimoli, pieno di sostanza e di ricchezza allo sguardo curioso e all’orecchio di chi ascolta. Ama definirsi una persona umile, appassionata, curiosa e amante della natura in tutte le sue forme. Affascinato dal mistero dell’uomo, dopo gli studi classici si laurea in Medicina e Chirurgia all’Università di Bologna. Durante quegli anni a Medicina, più studia e più sente mancare qualcosa: il corpo umano viene abilmente sezionato nei minimi dettagli, ma ciò porta a un allontanamento dalla comprensione del suo mistero. Così, fin dai primi anni, integra quel sapere analitico con quello olistico attraverso lo studio della Terapia Cranio-Sacrale, del Sistema Fasciale, dello Yoga e della Meditazione. Complice l’incontro nell’adolescenza con Peter Asselbergs Msc, DC, consegue anche la laurea in Chiropratica presso l’Anglo European College of Chiropractic e studia Agopuntura medica. Dal 2011 lavora come medico assieme al Dr. Asselbergs a Idice (Bo) e nel proprio studio a Imola, avvalendosi della propria esperienza in Chiropratica, Medicina Manuale, Agopuntura medica e Riabilitazione neuro-muscolo-scheletrica. Per contatti tel. 051 4999321 (Idice), cell. 3288890018 (Imola), e-mail: drmanuelbaruzzi@me.it Peter Asselbergs M.Sc. D.C. è nato in Canada a Ottawa nel 1955 da genitori olandesi. Suo padre era diplomatico delle Nazioni Unite (ONU) e questo lo ha portato a conoscere numerosi luoghi e tante persone nel mondo. Per lo più ha vissuto in Canada, Olanda e Italia dove si è poi stabilito negli ultimi 25 anni. Concluso il liceo a Roma nel 1973, ha frequentato la Carleton University a Ottawa diventando Bachelor of Science (Biochimica); poi l’Università di Toronto conseguendo un Master of Science; e infine ha ottenuto il titolo di Doctor of Chiropractic presso il Canadian Memorial Chiropractic College di Toronto. Sostiene che di studiare e di ri-cercare non si finisce mai, la vita è in costruzione tutti i giorni, un cantiere sempre aperto e siamo noi stessi in primis a dover scegliere come condurla. Tiene seminari ed è presente nei seguenti siti web: www.bio-magnet.eu – www.dr-asselbergs.eu www.insomniamag.it

consapevolezza: essa vi guiderà sapientemente! A ognuno le proprie scelte ad personam, mantenendo sempre accesa e viva la vostra curiosità. Buona estate!

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Saper gioire è diverso dall’essere felici

La gioia

di Maria Pia Benedetto

Vi

avevo salutato nella puntata precedente con una promessa: parlare di depressione, attacchi di panico, e così via... Ma riflettendo meglio, non voglio certo turbarvi con simili argomenti in un periodo dell’anno in cui cerchiamo, potendo..., calcolando..., organizzando..., “di staccare la spina”, mollare le tensioni, gli impegni, il gravame di un anno, per provare di aprire la porta alla spensieratezza, alla leggerezza, fosse anche solo per pochi giorni o un po’ di più, bilancio famigliare permettendo. E proprio per esorcizzare le

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e - m oz i o n i i n ca s a d ’ I p p o c ra te

La gioia è indicibilmente di più della felicità (Rainer Maria Rilke, 1875-1926) Maria Pia Benedetto è medico. Dopo aver esercitato alcuni anni come medico, approfondisce studi di Omeopatia, Omotossicologia, Elettro-agopuntura secondo Voll, Floriterapia di Bach, Medicina Estetica Biologica e Nutrizione Biologica. Dal 1996 svolge la libera professione nell’ambito della Medicina Biologica. Vive e lavora a Bologna, tiene seminari di informazione e prevenzione, promuove quotidianamente l’Ars Medica in cui crede profondamente, in una continua ricerca. La medicina cosiddetta olistica preferisce definirla medicina “integrata”, perché la medicina è secondo lei “una”: non è né bina né trina. Per info: mapyben@alice.it

pre-visioni catastrofiche che piovono da più parti, l’ansia per il presente e per il domani, desidero parlarvi dell’emozione positiva per eccellenza: la gioia. Sì, in questa estate che stenta a decollare (“... e la chiamano estate” per dirla con il verso di una vecchia canzone) voglio accendere in voi il desiderio della gioia. Impariamo a conoscere la gioia, famigliarizzare con essa. Saper gioire è diverso dall’essere felice... La felicità dipende da altri, dalle circostanze, dall’appagamento di un sogno, di un bisogno (ricordiamo che i nostri sogni non sempre corrispondono ai nostri bisogni, così facendo possiamo più facilmente

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sperimentare la gioia); è come dire una risposta a un progetto, a un calcolo, quindi una pianificazione che presuppone una bramosia. La gioia non è bramosia, non è tensione spasmodica per il possesso di

evanescente, ma non per questo meno piena, meno densa, meno pregnante. La gioia è una grandezza incommensurabile che dipende esclusivamente da noi, dalla nostra capacità

di essere lì per essere da noi mirato e rimirato..., un angolo di paradiso..., una piazzetta..., due maestosi tigli che fanno da gazebo nell’insolito silenzio di una sera d’estate? Ecco la gioia.

qualcosa, per la realizzazione di uno status. La gioia è essa stessa uno status, uno stato di grazia o status gratiae... La gioia è abbandonarsi slegati dal tempo e dallo spazio. Gioisco qui e ora, nell’immediatezza; mi sottraggo ai ricatti del passato e alle febbricitanti aspettative per il futuro; vivo il presente. Non c’è desiderio di perfettibilità nella gioia. La gioia è in sé perfetta anche se impalpabile, delicata,

di e-mozionarci, e lasciarci emozionare. Come si può misurare, analizzare il vortice soave (sembrerebbe una contraddizione di termini), il turbinio di sensazioni che si prova nell’osservare il tripudio dei colori della natura, del delicato inclinarsi di un filo d’erba mosso dal vento, la delicatezza di un’alba che con le sue uniche e irripetibili sfumature prelude al giorno, un ruscello che scorre pago

La gioia è indicibilmente di più della felicità scriveva in “Lettere a un giovane poeta” il poeta e scrittore Rainer Maria Rilke (Praga 1875 - Montreux 1926). La felicità è deserto. La gioia gli uomini la fanno gioire dentro di sé. La gioia è semplicemente una buona stagione sopra il cuore. La gioia è la cosa massima che gli uomini abbiano in loro potere... Una gioiosa estate a Tutti!

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Frescura e semplicità nei piatti d’estate di Nadia Boraggini Marco Grotti

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porta con sè inalmente siamo in estate, stagione che zie alle belle il caldo, l’aumento dell’attività fisica gra invitano a e lunghe giornate che ci stimolano e ci calo fisiologico stare mag gior mente all’aperto, e a un gamare” in questo dell’appetito. Mettersi in cucina a “ste itante, a vantaggio periodo dell’anno può essere meno inv l’estate aiuta anche in però della famosa prova costume! Ma tutti possibilmente questo: verdure crude, cereali e legumi, ti freschi a pranzo e a biologici, ci facilitano per prepare piat cena senza particolari problemi. remmo dire Ciò non toglie però che anche, ma ose entazione sana, soprattutto, in estate avvalersi di un’alim e molto più semplice e equilibrata, e consapevole, può risultar in quanto la Natura coinvolgente di quanto possa sembrare, infatti, la gamma di ci offre un prezioso aiuto in tal senso: ia e stimolante: vegetali (frutta e verdura) è davvero amp ni, zucchine, ciliegie, piselli, fave, cetrioli, melanzane, pepero meloni,…, e chi più fragole, pesche, albicocche, cocomeri, potranno decidere di ne ha, più ne metta! Anche i più pigri (che, a dire il vero, non ‘mettersi ai fornelli’ come si suol dire . sempre servono nella stagione estiva!) te e favorevole inv Questa è anche la stagione più itan produttori vicino a per andare a conoscere direttamente i ini stessi i prodotti casa e poter così acquistare dai contad cia, infatti, pullula che offre la terra: ogni strada di provin


gusto e svago

di banchetti e di cartelli che invitano all’acquisto di frutta e verdura di stagione, i mercatini dei nostri stupendi centri storici e dei vari quartieri intorno si tingono dei colori tipici dei prodotti agricoli estivi… Fondamentalmente sono duplici le caratteristiche che deve avere una sana alimentazione estiva: deve essere sì leggera, ma completa, ossia deve essere in grado di apportare una dose correttaequilibrata di carboidrati, proteine e grassi. Una buona idea sono ‘i piatti unici’, facili da preparare, composti da cereali (preferibilmente integrali) e tanta verdura..., il tutto accompagnato, o meglio preceduto, da un buon centrifugato (o estratto, o anche frullato, o smoothies) di frutta o verdure, ricco di vitamine e sali minerali sempre importantissimi per la salute, soprattutto per via delle alte temperature tipiche del periodo. Ma ora passiamo al carrello della spesa per questo terzo articolo della nostra rubrica: melanzane, cetrioli, pomodori, peperoni, basilico, olio extravergine di oliva, parmigiano reggiano, ovvero gli ingredienti base (rigorosamente biologici e/o biodinamici) necessari per le ricette dei piatti che vi proponiamo questa volta! Buon gusto e svago!

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gusto e svago

Parmigiana di melanzane •  4 belle melanzane •  400 gr. di mozzarella •  400 gr. di passata di pomodoro •  100 gr. di parmigiano reggiano D.O.P. •  foglie fresche di basilico •  farina di riso •  sale marino integrale e pepe q.b. •  olio di semi di girasole (possibilmente non deodorato) spremuto a freddo •  olio extra vergine di oliva

Ingredienti per 4/5 persone (preparazione in stampi monoporzione)

Procedimento Pulire e tagliare a fette le melanzane ponendole sotto sale per circa un paio d’ore. Quindi sciacquarle e asciugarle bene, poi infarinarle leggermente con la farina di riso. In una casseruola scaldare abbondante olio di girasole in modo che le fette di melanzana possano friggere immerse nell’olio bollente (così facendo si evita l’eccessivo assorbimento di olio e si fa una frittura corretta) fino alla loro doratura su entrambi i lati. Poi raccoglierle e scolarle bene su carta assorbente da cucina. Nel frattempo tagliare a cubetti le mozzarelle e lasciarle in un piccolo colino a perdere un po’ la loro acqua. A parte, insaporire sul fuoco la passata di pomodoro con un po’ di olio extravergine d’oliva e il basilico. Foderare degli stampini monoporzione con le fette di melanzane coprendone il fondo e i bordi, senza togliere le parti che debordano e che serviranno per ricoprire la farcitura. Poi al loro interno disporre, creando due o più strati in base alla capienza dello stampino, la passata di pomodoro, le mozzarelle, il parmigiano reggiano grattugiato e la melanzana. Infine adagiare una foglia di basilico e chiudere il tutto a mo’ di fagottino, utilizzando le fette di melanzane lasciate debordare. Infornare per 20 minuti a 170°. Sfornare e impiattare. Guarnire con una manciata di pomodorini saltati in padella 1 minuto con una foglia di basilico e un pizzico di sale. Naturalmente potrete anche decidere di usare solo un’unica pirofila, a voi la scelta. Noi al ristorante usiamo gli stampini suddetti…

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gusto e svago

Gazpacho •  800 gr. pomodori maturi •  400 gr. di peperoni •  200 gr. cetrioli •  100 ml. aceto di vino bianco (o di mele, possibilmente non

pastorizzato e non filtrato) •  1 cipolla media rossa fresca •  basilico •  olio extra vergine di oliva •  sale marino integrale e pepe q.b.

Procedimento Lavare tutta la verdura e tagliarla a cubetti, avendo l’accortezza di togliere i semi dai pomodori. Mettere tutti gli ingredienti nel mixer e frullare, aggiungendo l’olio extra vergine d’oliva a filo, sale e pepe, fino a ottenere un composto omogeneo e liscio. Prendere una ciotola, sovrapporvi un setaccio, versare il composto e filtrarlo in modo da togliere eventuali residui di semi o bucce. Rimettere nel mixer e frullare aggiustando di sale, pepe e aceto (quest’ultimo si deve sentire leggermente). Infine mettere in frigo per almeno 1 ora. Servire il gazpacho in una scodella con un filo d’olio, una foglia di basilico e una dadolatina di peperoni gialli crudi. La versione originale andalusa del Gazpacho prevede anche aglio e pane bagnato in aceto e acqua: noi preferiamo una versione più leggera e “fresca”, ma… scegliete voi stessi secondo i vostri gusti. Le varianti di questa ricetta dalle origini contadine, nata forse per combattere la calura estiva nei campi, sono davvero tantissime!

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Ingredienti per 4/5 persone

Nadia Boraggini e Marco Grotti, dopo avere lavorato insieme per tanti anni presso i negozi bolognesi di “Naturasì”, il Supermercato del Biologico, nel 2008 hanno aperto il ristorante Zenzero BIstrOt, in via Fratelli Rosselli n°18 a Bologna, molto frequentato da una clientela sempre più attenta e più numerosa, che ha a cuore la sana alimentazione, basilare per il benvivere. Nadia e Marco considerano la loro attività un’Arte, che offre momenti gioiosi e di svago – perché mangiare, o meglio nutrirsi, è anche questo – e nel loro ristorante propongono con passione una cucina variegata, per tutti i gusti, con piatti preparati esclusivamente con ingredienti biologici e/o biodinamici accontentando sia i clienti vegetariani che quelli vegani, e così via. Sempre attenti anche a coloro che soffrono di intolleranze e allergie alimentari, nonché ai celiaci. Per chi la desidera, viene proposta anche la carne. Zenzero BIstrOt ha aderito al marchio Bio Gourmet, un importante progetto che ha l’intento di promuovere, sostenere, incoraggiare e valorizzare l’agricoltura biologica nei locali della ristorazione dell’Emilia Romagna (www.gourmetbio.it), una scelta per la qualità dell’ambiente e della vita. La sera il locale si trasforma, l’atmosfera è più romantica, il ritmo più lento, e il menù è assai più ricco, ma pur sempre consapevole! Per info sugli orari di apertura e prenotazioni (consigliate!) telefonare allo 051 5877026, e potete visitare il sito www.zenzerobistrot.it


l u m i d i co n o s ce n za

Casa dolce casa! Un nido accogliente... o no?

C

osa accade all’interno delle nostre case quando l’impianto elettrico è “attivo” con tutti gli apparecchi a spina inseriti? E quanto può essere dannoso alla salute? Vediamo di chiarire, con qualche pillola “tecnica”, ciò che succede e quale impatto ha sulla nostra salute. Le mie riflessioni sono il frutto della mia esperienza maturata nel tempo con prove, misure, risanamenti elettrici e condivisione-confronti con illustrissimi e rispettabilissimi colleghi, tenendo conto che ad oggi non esistono ancora scuole o corsi di specializzazione nel settore di impiantistica bio-compatibile. Quali sono i problemi principali che si nascondono in casa nostra? Partiamo dalla ‘zona notte’. Diciamo subito che quando riposiamo o dormiamo, parte dei nostri sensori sono in stand-by, come lo sono, pure, le nostre difese immunitarie; inoltre il nostro corpo è distaccato dal terreno e questo ci impedisce di scaricare parte delle tensioni accumulate che restano imprigionate dentro di noi. Se poi l’organismo è anche debilitato per via di vari altri fattori (malattie-stress-depressione-eccetera) questo non farà altro che peggiorare la situazione. Come affrontare questa situazione? Innanzitutto prendendone coscienza, poi cercando di attuare misure di correzione. Vediamo un po’! Occorrerà innanzitutto analizzare molto bene ‘la zona notte’, in particolare il nostro letto, e conoscere di quale materiale è costituito, affinché non amplifichi i campi radiati elettrici. Infatti, ormai è risaputo che le notti saranno molto più piacevoli e rigeneranti se il letto è fatto

di Giorgio Bragaglia


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ndo passo è porsi le seguenti di materiali naturali e riciclabili. Il seco o abbiamo vicino al letto? Qual domande: che tipo di impianto elettric trico? Esistono apparecchi è l’architettura del nostro impianto elet e vicinanze? Carica batterie? elettrici a spina, a tensione di rete, nell station (giochi elettronici)? Cellulari? Radiosveglie? Computer? Doc udini che solo trent’anni La nostra attuale epoca ci ‘regala’… abit le abitazioni, infatti, allora, fa nemmeno si potevano immaginare: delle zone ben distinte per i erano studiate in modo che ci fossero zona letto era per riposare, vari momenti della vita quotidiana. La i momenti di convivialità la zona giorno, quella della sala, era per a ai soli felici momenti del e anche di riposo, la cucina era dedicat e vengono soppiantate da mangiare. Og gigiorno, invece, alcune zon sala viene sfruttata sempre altre; infatti, ad esempio, la zona della ione ha ridotto alla sola meno, perché il poco tempo a disposiz he dall’inglobamento del cucina il luogo di incontro – favorito anc zi di sog giorno – per giunta cosiddetto ‘angolo cottura’ in molti spa direttamente a dor mire… a fine giornata... per poi dirigerci quasi momenti (cucina-camera Occorrerebbe invece inserire tra i due icato al relax sul divano da letto) anche uno spazio di tempo ded aiuterebbe il nor male (usanza ormai perduta), che oltretutto corpo e mente... Più che transito della digestione, oltre a rilassare della cucina risulta davvero mai, come capirete, il bio-risanamento frequentato, e tenuto conto indispensabile, essendo l’ambiente più della nostra abitazione, sotto che viene considerato il più ‘malsano’ etico, e assai complicato da l’aspetto dall’inquinamento elettromagn ripulire. molto attentamente, sono Da non sottovalutare, anzi da valutare condomini, perché possono anche i muri confinanti con eventuali ne di risanamento: quindi, influire negativamente sulla nostra azio ne elettromagnetica delle è importante conoscere anche la situazio delle altre abitazioni. Un zone adiacenti alla nostra abitazione e l’area esterna, porticato, altro luogo sottovalutato è (se presente) tamente non sono dotati giardino, terrazzi, cortile, eccetera: soli bili, perché incassate nei di molte apparecchiature elettriche visi e transitano quantità pavimenti, nelle pareti, e nel terreno, dov bili appunto. Occorre pertanto “generose” di linee elettriche, non visi do per risanarle. adeguatamente misurarle e studiare il mo siderazioni importanti Mi preme soffermarmi anche su due con


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legate all’esposizione dei bambini ai campi elettromagnetici. I bambini sono di statura bassa e questo li porta a trovarsi in condizioni di maggiore vicinanza ai pavimenti che, ben sappiano, sono attraversati da numerose condutture elettriche, e quindi il loro corpicino si muove praticamente immerso nei CEM generati da tale intreccio. Inoltre, i tessuti dell’organismo dei bambini sono in fase di crescita, ciò significa che sono maggiormente influenzabili da tale esposizione rispetto ad un organismo adulto e quindi maggiormente a rischio di ripercussioni negative. Queste considerazioni ci fanno capire come ancor più per loro sia importante la riduzione dei CEM all’interno degli spazi abitativi. E proprio per tornare alla distanza tra noi e

le apparecchiature elettriche, questa, se adeguata, è la nostra principale àncora di salvezza, pur con la consapevolezza che mantenersi ad almeno un paio di metri da qualsiasi parte radiata non sempre è facile. Occorre specificare che per quanto riguarda gli apparati telefonici (DECT) il problema delle radiazioni emesse è molto più ampio! Le mie indicazioni e i miei consigli sono generali, pertanto necessitano della convalida di accurate verifiche, misure e sopralluoghi mirati. Vogliono stimolare una riflessione e scelte adeguate per una migliore qualità di vita in ambiente domestico, vostra e dei vostri cari, perché, credetemi, quando una persona gode di buona salute psico-fisica, l’energia positiva che trasmette, viene percepita anche da coloro

che gli stanno accanto, ‘contagiandoli’! Nel prossimo numero mi soffermerò sui vari materiali che conviene utilizzare per proteggersi dai CEM.

Giorgio Bragaglia si è appassionato fin da giovanissimo agli studi di Elettrotecnica. Nel 1987 conobbe il suo primo mentore, il signor Cantelli, precursore elettrotecnico bio-compatibile. Divulga le sue conoscenze maturate negli anni, con responsabilità, in una continua ricerca, cioè i criteri della sostenibilità e il delicato tema così dibattuto delle esposizioni da CEM, tenendo seminari e convegni ai vari ordini di professionisti (installatori, elettricisti,... ) e in qualunque occasione gli si presenti. Dal 1989 svolge l’attività in un grazioso e tranquillo paesino di pianura della provincia di Bologna. Ama la citazione del celebre architetto americano Frank Lloyd Wright (1869-1959) tratta dal suo libro “Architettura organica”, che pennella e colora il cammino lavorativo che sta da tempo percorrendo: La vostra casa deve sorgere dal terreno con semplicità e la sua forma deve integrarsi con il paesaggio ove la natura vi sia rilevante; se non lo è, cercate di essere sobri, essenziali e organici come essa sarebbe stata se ne avesse avuto la possibilità. Per ulteriori info e curiosità: www.bragagliaimpianti.it - info@ecosistemi.biz tel 051 805060 - 349 2375010


È necessario prendere coscienza della realtà ambientale, sociale ed economica del proprio territorio

Quale eredità lasceremo ai nostri figli?

L’

estate è per molti motivo di relax e di riposo, ma di per molti anche di riflessione sulla propria vita Luigi Bruzzi e sulla società in cui viviamo. Si leggono di più i giornali e si guarda di più la televisione, che ci bombardano quotidianamente con i dati del Prodotto Interno Lordo, il famigerato PIL, e ci inducono a pensare che il nostro stato sociale e la salute del nostro corpo e dell’ambiente in cui viviamo siano dipendenti esclusivamente dal PIL. L’attuale società basa il suo stato di salute e il suo sviluppo prevalentemente sul circuito “più produzione, più consumo e quindi più benessere”. In questa logica i fattori denaro e ricchezza assumono una grande importanza. Tuttavia la storia ci ha insegnato che i desideri e le aspirazioni dell’uomo vanno molto al di là della pura disponibilità di risorse economiche. Nei tempi recenti si è iniziato a percepire che la qualità della vita e il benessere dipendono non solo dalla disponibilità di ricchezza, ma anche da una molteplicità di fattori

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sostenibilità

di tipo sociale, economico e ambientale. Questa percezione comincia a giungere non solo al singolo cittadino, ma anche alle istituzioni politiche e sociali. La maggior parte dei provvedimenti legislativi e amministrativi adottati in materia ambientale non dispongono ancora di un sistema organico di indicatori misurabili in grado di garantire un livello accettabile di sostenibilità e di benessere. La sostenibilità, che dovrebbe costituire la linea direttrice della nuova etica di governo, stenta ad essere percepita e interpretata in modo corretto. La parola sostenibilità è spesso usata in modo non appropriato; viene intesa come una forma di attenzione per l’ambiente. Essa in realtà esprime qualcosa di molto più completo, che comprende l’equilibrio tra gli aspetti ambientale, economico e sociale. Nel valutare la sostenibilità bisogna tener conto della conservazione di questo prezioso equilibrio che è il presupposto per creare il vero ben-essere al quale l’uomo tende. Solo pochi anni fa sono iniziate ricerche volte a identificare indicatori in grado di misurare il livello di benessere delle comunità umane: un primo risultato è stato quello di ricercare indicatori complementari alla

ricchezza, superando così il riferimento al solo PIL e considerando indicatori in grado di esprimere valutazioni in materia di ambiente, stato sociale, sicurezza, livello di istruzione, eccetera. Sulla base di queste considerazioni è iniziato un percorso che partendo dal PIL è giunto alla definizione di indicatori di benessere e di felicità. Il primo passo compiuto, anche in sede politica, nella direzione del superamento dell’uso del PIL, è stata l’introduzione dell’Indice di Sviluppo Umano (ISU, in inglese HDI), che tiene conto non solo dell’aspetto economico, ma anche dello stato di salute e del livello di istruzione. La proposta di introdurre indicatori non solo economici per misurare il livello di benessere non è nuova; in un discorso tenuto da Robert Kennedy nel marzo del 1968, pochi mesi prima della sua morte, si affermava in modo profetico: “Yet the gross national product does not allow (to evaluate) for the health of our children, the quality of their education, or the joy of their play. It does not include the beauty of our poetry or the strength of our marriages; the intelligence of our public debate or the integrity of our public officials” Studi fatti in Canada evidenziano “l’obiettivo benessere” come la meta alla

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quale dovrebbero tendere le comunità umane per essere soddisfatte del proprio status: non basta essere riusciti a godere di una situazione economica soddisfacente, ma è necessario misurare anche altri requisiti che rendono soddisfatto l’uomo. Per dare risposta a questa domanda è necessario prendere in considerazione appunto altri aspetti come la salute, la vita sociale e molte altre condizioni; se ci si riferisce a un intero Paese, è necessario ottenere risposte positive per il cittadino medio. L’analisi canadese è in grado di calcolare l’indice di benessere attraverso dati statistici che prendono in considerazione gli aspetti che maggiormente interessano i cittadini, oltre al solo aspetto economico. La situazione nella quale si trova l’ambiente locale e globale è in continuo divenire e gran parte delle modificazioni sono indotte dalle attività umane. In molti casi si tratta di mutamenti che producono un peggioramento della qualità ambientale e quindi della sostenibilità del territorio. Per realizzare il proprio sviluppo la società deve conoscere la sua storia dalla quale trarre elementi di miglioramento, che, secondo l’approccio moderno, significa puntare sullo sviluppo sostenibile. È una

sfida densa di problemi e di difficoltà, che è comunque indispensabile affrontare per attuare una corretta politica di conservazione delle risorse naturali. Alla sostenibilità del territorio va dedicata la massima attenzione da parte dei decisori politici ed economici ai quali è affidato il compito di elaborare una visione precisa di come il territorio potrà trasformarsi nel prossimo futuro assicurando uno sviluppo sostenibile alle giovani generazioni. Per realizzare l’obiettivo è necessario prendere coscienza della realtà economica, sociale ed ambientale del proprio territorio avendo a disposizione le informazioni necessarie per prendere le decisioni giuste attraverso l’uso di indicatori in grado di monitorare le condizioni ambientali che permettano di analizzare lo stato dell’ambiente e progettare l’evoluzione futura. L’astronave Terra sulla quale vivono più di sette miliardi di individui ha a bordo risorse che attualmente soddisfano i bisogni di una sola parte dell’umanità. Nel corso degli ultimi due secoli molte delle risorse sono state consumate e spesso non reintegrate. Uno dei pochi dati che è rimasto invariato è la quantità di energia che il

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sole invia sulla terra. Si tratta di una quantità enorme, pari a circa diecimila volte quella che l’umanità attualmente consuma. L’energia che il sole invia sul nostro pianeta è il motore di tutte le forme di vita: attraverso la fotosintesi clorofilliana la radiazione solare rende possibile tutti i processi vitali a partire dal cibo vegetale necessario a sfamare gli animali erbivori che sono il primo anello della catena alimentare. Il meraviglioso processo, che è la vita, ha permesso l’instaurarsi di cicli biologici che si sono mantenuti in equilibrio per migliaia di anni. Negli ultimi 200 anni è iniziata la cosiddetta rivoluzione industriale che ha disegnato un nuovo ruolo dell’uomo nel contesto delle specie viventi. La capacità di utilizzare le potenzialità che le risorse naturali offrono ha indotto l’uomo a servirsene per migliorare le proprie condizioni di vita. È iniziato così un progressivo impoverimento delle risorse non rinnovabili quali i combustibili fossili che oggi coprono l’80% del fabbisogno energetico complessivo dell’umanità. In questo periodo si è verificato un miglioramento considerevole della qualità della vita e della salute, ma parallelamente si è assistito a una progressiva riduzione dello stock di risorse naturali in termini sia

responsabile non solo verso l’attuale generazione ma anche nei confronti delle generazioni future... Quale eredità lasceremo ai nostri figli...? Riprenderemo queste riflessioni nelle prossime puntate...

qualitativi che quantitativi e ciò prevalentemente a causa dell’uomo. Il processo di continuo degrado del nostro Pianeta ha contribuito pesantemente alle situazioni di crisi che si sono verificate negli ultimi anni e ciò ha reso evidente quanto l’uomo ne sia

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Luigi Bruzzi Scrivere la mia presentazione per un periodico di tipo culturale rappresenta per me un’esperienza nuova. A metà degli anni ’50, dopo un breve periodo in cui ero candidato alla carriera universitaria nel settore della Chimica Organica, ho scelto di impegnarmi negli studi e nelle ricerche sull’energia nucleare presso il Comitato Nazionale Energia Nucleare. Dopo circa 20 anni di lavoro nel settore nucleare fui chiamato dalla Università di Bologna a tenere un corso di combustibili nucleari. Fu così che da ricercatore divenni professore. Nel corso degli anni in cui ho insegnato mi sono chiesto cosa significasse essere professore: a mio parere vuol dire trasmettere conoscenze e dare supporto all’apprendimento. Ma la interpretazione che più mi convince mi venne da uno dei miei ex studenti, che mi raccontò che nel corso di una riunione fra studenti, furono dati i “voti” ai vari docenti; ce ne fu per tutti..., fino a quando venne il mio turno: fui classificato come un “non professore” in quanto con attitudini e comportamenti non assimilabili alla maggioranza dei colleghi. Bè..., non potevo aspettarmi miglior “voto”: essere un pensatore libero anche a costo di compromettere la propria carriera, ma avere in cambio l’amicizia e la stima dei miei studenti, era il massimo che potessi desiderare! Le materie che ho impartito sono state molte, soprattutto nei campi dell’Ingegneria, della Fisica e, nella fase conclusiva della mia carriera, delle Scienze Ambientali. Credo e spero che le conoscenze e i metodi che ho trasmesso con passione, non solo ai miei studenti, ma anche a tutte le persone con le quali ho interagito, abbiano contribuito a raggiungere due obiettivi fondamentali: l’amore per la scienza e un elevato livello di professionalità, unitamente alla fiducia in sé stessi e a un forte spirito di curiosità. Per avere informazioni sulla mia produzione scientifica: http://masternucleare.ing.unibo.it/ luigi-bruzzi.html I miei libri http://www.deastore.com/autore/ Luigi%20Bruzzi.html Potete contattarmi anche alla mia e-mail: luigi.bruzzi@alice.it


arte e scienza

Bellezza sconfinata al microscopio di Silvia Canaider

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arrivata l’estate e il bisogno di leggerezza si respira ovunque... Ho pensato per questo numero di abbandonare le parole e lasciare spazio alla bellezza delle immagini... Il mondo microscopico è ricco di una bellezza sconfinata in cui ci si vorrebbe tuffare ogni volta che ci si affaccia a un microscopio... Oggi per vedere queste meraviglie racchiuse in pochi micrometri (o anche meno) non importa sedersi a un microscopio, posizionare il vetrino, scegliere l’oculare giusto e poi lottare con due “rotelle” per mettere a fuoco... (anche se devo ammettere che dà molta soddisfazione!): tutti abbiamo la fortuna di potere incontrare questo mondo grazie al web. Ho selezionato alcune immagini tra le moltissime splendide presenti in rete, da cui potete partire per un viaggio nel meraviglioso mondo della “micro-natura”. Buona visione, piena di stupore e meraviglia!

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http://www.wired.com/2013/10/beautiful-microscopic-art-is-also-world-changing-science/

http://www.wellcomeimageawards.org/2012/cell-division


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http://www.wellcomeimageawards.org/2014/vitamin-c-crystals

http://www.wired.com/2013/10/beautiful-microscopic-art-is-also-world-changing-science/#slideid-493479

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http://io9.com/marvel-at-2013s-best-microscopic-photography-1456016069

Silvia Canaider, docente universitaria bolognese di Biologia Applicata, nonchĂŠ appassionata ricercatrice, donna curiosa e sognatrice, partecipa con dedizione al nuovo Laboratorio di Arte e Scienza, o VID. Per contatti: silvia.canaider@unibo.it

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Tre uomini in barca... per non parlare del cane

È

probabile che molti si siano fatti un’idea dei tre amici del titolo… Per quanto riguarda il cane, invece, suggerirei di immaginare quel simpatico cagnetto col pennello grondante di vernice tra i denti, uscire dal celebre logo, pronto per l’imbarco… Con la bella stagione, infatti, chi possiede anche una semplice bagnarola da mettere in acqua, sa bene cosa significa la parola ‘manutenzione’, e quanto un pennello o un rullo di vernice possa evocarla. Di questa inevitabile manutenzione, la parte che ci interessa qui commentare, è senz’altro quella relativa alle sue componenti in legno, compresa l’eventuale gamba di uno dei tre amici, caso mai non fossero bonari vacanzieri, bensì terribili pirati! Il fatto da cui partire e a tutti noto, è che niente come “l’ambiente marino” sia così severo non solo con oggetti e superfici artificialmente colorati, ma altrettanto col legno, che scolora quanto i primi, grazie alla duplice azione solare e salina. Chi non ha trovato intriganti quei

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di Gualberto Cappi e Andrea Menarini


La manutenzione del legno nella nautica con a base di oli e resine vegetali rispetta l’a

rami e quei tronchi rigettati dal mare sulla spiaggia, bianchi e perfettamente levigati, a ricordarci scheletri di animali fantastici? Ebbene sì, il legno è un insieme di fibre e cellulose, colorato da sostanze nutrienti e protettive, che, non più ricaricate dal terreno ed elaborate attraverso la biosintesi, vengono velocemente inattivate e decolorate dalla radiazione ultravioletta, esattamente come le tinte artificiali elaborate dall’uomo, lasciando superfici candide e vagamente ossee, se esposte in ambiente marino, grigio-argentate se in ambiente montano secco, o ancora con abbondante nerume se in pianure umide. La differenza in questi casi la fa l’attacco fungino (muffa) che si nutre dei polisaccaridi (la cellulosa) del legno, laddove il sale marino ne impedisce la crescita, mentre condizioni viepiù umide la favoriscono. Il legno, quindi, perdute le sue sostanze protettive (e colorate), diventa progressivamente alimento per altri organismi, che altro non fanno che riportarlo nel

ciclo vitale della materia; e mentre il sale riesce a inibire gli organismi decompositori terrestri, in mare, dove tutti gli organismi sono splendidamente adattati all’ambiente salino, non può dirsi certo sufficiente. Questo è il motivo per cui una barca in acqua, ospita sempre più vita selvatica sotto la linea di galleggiamento che sopra (eccezion fatta per certe navi da crociera…). Si intende, perciò, come le necessità di manutenzione tra “opera viva” e “opera morta” (cioè tra la parte immersa e la parte emersa di un natante) siano profondamente diverse: il ponte della barca dovrà proteggersi soprattutto dal sole, che tenderà prima a decolorare/disattivare le componenti protettive naturali del legno, per poi agire sul “cemento” ligno-cellulosico del legno, rendendolo fragile e facile a fenditure; la carena immersa costantemente nell’acqua dovrà, invece, proteggersi da un gran numero di organismi che sono in grado di insediarsi su questa parte dello scafo, corrodendone col tempo la

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superficie e rallentandone l’andatura. Le componenti in legno dell’“opera viva” esposte all’azione del sole e del vento saturo di sale devono, quindi, essere prioritariamente difese tanto dalla disidratazione causata dalla radiazione infrarossa e dal sale (che per igroscopia assorbe l’acqua delle superfici con cui viene in contatto), che dalla perossidazione causata dalla radiazione ultravioletta. La disidratazione, sottraendo acqua alle cellulose, rende la superficie del legno sempre più porosa, mentre la perossidazione, rompendo i legami chimici delle fibre di lignina fino ad alcuni strati sottostanti la superficie, causa micro-fessurazioni dove il materiale è sottoposto a maggior sforzo. È a questo punto che l’acqua, andando a collocarsi negli spazi vuoti creatisi, agirà come un cuneo, aprendo fenditure lungo la venatura e allargando le micro-fessurazioni, portando il processo disgregativo sempre più in profondità. Un buon trattamento del legno a vista per questa


i vernicianti naturali ambiente

parte dello scafo dovrà perciò cercare di mantenere le condizioni igrometriche ottimali del materiale, offrendo al contempo una buona protezione UV (come fa una crema solare) e una buona tenuta all’acqua nella sua forma liquida. E la cosa non è semplice. Si tratta, infatti, di rivestire la superficie con un film protettivo che sia insieme sufficientemente impermeabile all’acqua, pur restando relativamente permeabile al vapore (per evacuare l’acqua infiltratasi nei punti non protetti o fessurati), elastico per seguire i naturali movimenti del legno, adesivo per non sfogliare quando i movimenti creano tensioni nell’interfaccia legno/ film, e possibilmente in grado di assorbire la radiazione ultravioletta senza degradarsi troppo rapidamente (perciò questi strati/film protettivi si chiamano in gergo tecnico “strati di sacrificio”, in quanto si “sacrificano” -e perciò si riapplicano regolarmenteper salvare la superficie sottostante). Potrà sorprendere, ma la migliore risposta a tutti questi requisiti l’hanno finora

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I porti sono fra i luoghi più inquinati del mondo data i prodotti a base di oli vegetali, variamente modificati, che costituiscono a tutt’oggi i prodotti più utilizzati per legno nella nautica; modificazioni, va detto, realizzate principalmente con resine sintetiche (fenoliche, ftaliche, ureiche). Questi film sono, infatti, caratterizzati, grazie agli oli, da ottima elasticità e impermeabilità all’acqua, da sufficiente permeabilità al vapore e da una discreta resistenza al degrado UV; mentre le resine consentono, oltre ad un certa durezza, applicazioni di maggior spessore (= maggior durata) pur entro i limiti di traspirabilità del film, la quale infatti tende a decadere oltre un certo spessore anche nei film a base vegetale, naturalmente micro-porosi. Per quanto ormai introvabili le eccellenti resine vegetali fossili (mitiche alcune copali africane e l’ambra del baltico) che, pirogenate (cioè fuse sopra i 300° C) e cotte nei migliori oli (di lino e di tung), producevano vernici insuperabili per resistenza in esterno, alcuni produttori non hanno per questo rinunciato alle più difficili lavorazioni delle resine vegetali per ottenere un prodotto non solo al 100% naturale, ma in grado di sostenerne il confronto. Un buon esempio al riguardo è fornito dalla resina di colofonia (ricavata dal pino) pirogenata in presenza di zinco. Il resinato di zinco che se ne ricava, che verrà poi cotto insieme agli oli vegetali per dare origine alla vernice finale, riesce altrettanto bene a conferire spessore, elasticità e durabilità al film, insieme a un non secondario effetto anti-UV e antivegetativo, possibile grazie alle note qualità schermanti (UV) e antisettiche dello zinco. Ottimi risultati vengono infine da alcune resine alchidiche (già conosciute come “oleo-sintetiche”) a base però 100% naturale, dove cioè la componente sintetica è stata sostituita da una similare componente naturale. I prodotti a base di queste resine hanno tutte le qualità dei famosi alchidici “oleo-sintetici”, tuttora tra i migliori prodotti in esterno (vedi gli smalti alchidici a lungo/ medio-olio), pur essendo completamente naturali. Un’ultima nota degna di menzione riguarda le modalità di invecchiamento dei prodotti a base naturale. Essendo adesivi, elastici e traspiranti, essi si consumano disgregandosi lentamente a partire dalla faccia esposta, senza distaccarsi dal fondo in brandelli più o meno grandi, come fanno invece i prodotti sintetici. Ciò rende incredibilmente più agevole la manutenzione del film protettivo, non obbligando a difficili e lunghe opere di sverniciatura, ma accontentandosi di una veloce pulizia della superficie seguita da un’altrettanta veloce sovra-applicazione. Arrivati così alle conclusioni di questo articolo, qualcuno

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forse si domanderà cosa ne è della ‘parte sotto’ la linea di galleggiamento (l’“opera morta”), che, come abbiamo visto all’inizio, è la parte che più subisce l’attacco biotico, in misura peraltro superiore rispetto al legno esposto alle intemperie. In effetti poco c’è da dire, se non che il successo delle vernici (di norma lacche/smalti) dipende qui ancora in gran parte da potenti “presidi” chimici che ritardano l’attecchimento e la proliferazione della flora e della fauna marina. Queste vernici, dette “anti-fouling”, cioè anti-incrostanti, contengono e liberano gradualmente sostanze fortemente tossiche (quali lo Stagno Tributile, da poco proibito, tra le sostanze più tossiche mai introdotte dall’uomo in ambiente acquatico…), in grado di uccidere qualsiasi forma di vita che tentasse di insediarsi, come altrimenti avverrebbe su questa parte dello scafo. Per lo stesso motivo, queste vernici devono essere costantemente rinnovate. Non è un caso, quindi, che i porti siano tra i luoghi più inquinati in assoluto al mondo, dove la concentrazione di questi composti altamente tossici raggiunge livelli ben oltre la soglia di guardia! E in ciò risiede di fatto la contraddizione più stridente di

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questo nostro (di noi “poetisanti-navigatori”) andar per mare: gli effetti devastanti sulla vita marina di veleni micidiali, che, entrati nella catena alimentare, insieme ai tanti altri inquinanti passati dall’atmosfera all’acqua, ci vengono poi restituiti regolarmente sul piatto sottoforma magari di un invitante brodetto di pesce... Ma alle alternative e alle ricerche più avanzate su questo tema, di un certo interesse, immagino, per tutti gli amanti del mare e della buona tavola, dedicheremo un ulteriore momento di approfondimento… Gualberto Cappi e Andrea Menarini, storici soci de “La Casa sull’Albero” di Bologna, uno dei primi centri di bio-edilizia del nostro Bel Paese; entrambi con profonde radici nell’ambientalismo italiano degli inizi; nel ’93 creano quello che forse è il primo marchio italiano di pitture e vernici naturali, “I Colori della Terra”, mentre da poco promuovono con passione il progetto “Naturacrea”, dedicato alla creatività con ingredienti naturali nel fai-da-te. Gualberto Cappi, classe 1956, in seguito agli studi di architettura e di urbanistica, uniti a quelli di ecologia, fonda nel 1986 la prima “Cooperativa di Eco-progettazione Territoriale” della propria regione, cominciando a interessarsi, già dalla fine degli anni ’80, alle tematiche della “bioedilizia”. Oggi, dopo una ventennale esperienza nella formulazione di prodotti naturali per la protezione e la cura delle superfici, è considerato uno dei maggiori esperti nel settore dei “leganti” naturali, che ha sicuramente contribuito ad evolvere. Andrea Menarini, classe 1961, ex studente di architettura, con una delle più significative esperienze nel campo delle calci naturali, degli intonaci e delle finiture murali, è considerato un raro esperto del colore naturale, capace di creare, con le terre e quant’altro sa ricavare dalla natura, colori e “decorativi” unici per capacità suggestiva. Per informazioni e contatti: www.naturacrea.com g.cappi@libero.it andrea.menarini@email.it


Il sapore della tradizione

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m e d i c i n a e s a c ra l i t à

L'unità, un'arte oltre la divisione Corpo, spirito e natura sono interdipendenti e si sostengono reciprocamente

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studio specialistico ha bisogno di suddividere ‘in parti’ per riuscire ad analizzare: il tutto gli sfugge; ha paura dell’unità perché non sa come avvicinarsi ad essa. Ci troviamo di fronte alla ‘parcellizzazione’ del corpo, dello spirito, della natura (l’universo, il cosmo), e all’incapacità di cogliere la compenetrazione di questi tre elementi nella realtà e nella vita dell’essere umano. Alcuni mesi fa si è tenuto a Modena un convegno sugli espianti e sui trapianti, con la partecipazione di persone provenienti da diverse parti del mondo. È stato chiesto come l’espianto e il trapianto sono vissuti in Oriente, e in particolare in Giappone. Alla domanda, i giapponesi presenti hanno risposto con altre domande: “Vi siete mai chiesti perché nella vostra tradizione occidentale e nella vostra legislatura, anche se è ‘scientificamente’ provato con tutti gli strumenti possibili e immaginabili che una persona è morta, non si può seppellirla prima che siano passate 24 ore? E nel nostro paese solo dopo 48 ore?”. Qualcuno ha azzardato: “Perché i medici possono sbagliare...”. Ma i giapponesi hanno

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di Arrigo Chieregatti (dal libro “Medicina e sacralità”, della collana InterCulture, edizioni Hermatena, giugno 2013)


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insistito: “Voi conoscete la vita dello spirito? Vi siete mai chiesti perché in tutte le tradizioni del mondo il morto non viene lasciato solo, ma viene vegliato e accompagnato a lungo?” Non conosciamo lo spirito. Fate attenzione: dico ‘lo spirito’, non il religioso. Sono due mondi diversi, e non dobbiamo confonderli. E la natura? Possiamo limitarci a considerarla suddivisa in vari settori, oggetto delle varie discipline scientifiche? Acqua, aria, terra, fuoco, tempo, relazione... Quale unità riconosciamo fra queste componenti? Sappiamo che l’unità l’abbiamo dentro, e quindi non è un fatto oggettivo che la ‘scienza’ possa studiare: è la partecipazione profonda che congiunge ognuno di noi con la realtà che approfondisce nella sua capacità di porsi come poeta di fronte al corpo, di fronte alla natura, di fronte allo spirito. È un’arte! Se la gestione del corpo non tiene presente la dimensione spirituale della realtà, il corpo si trasfor ma in una macchina. In questa prospettiva il corpo è veramente un mondo sconosciuto, un mistero. Noi crediamo che prima o poi riusciremo a dominare tutto, a conoscere tutto, ad avere la possibilità di controllare tutto. Chissà... Ma adesso no, e a noi interessa il nostro oggi: noi siamo qui adesso, e adesso

siamo a tu per tu col mistero. L’esperienza spirituale qui in Occidente è oggi vissuta in maniera intellettuale, con un deficit ‘enorme’ riguardo all’incarnazione, quindi con una mancanza pesante in riferimento alla corporeità. È sorprendente che al cristianesimo d’oggi si possa rimproverare quel rifiuto del corpo che è spesso l’origine di pesanti sensi di colpa. Andando a fondo nella conoscenza del cristianesimo si scoprirebbe forse il contrario: si noterebbe la centralità dell’annuncio dell’incarnazione (cioè di un Dio che si fa ‘carne’, materia) e la condanna come eresia del docetismo, che sosteneva che il Cristo era vero Dio e solo in apparenza uomo. E ancor più chiaro è l’annuncio della disponibilità senza limiti da parte di un Dio che si abbassa e si annulla sino a diventare uno degli ultimi, il più ‘ultimo’ sulla terra, tanto che per riconoscerlo e per incontrarlo è necessario vedere la sua immagine in un povero, in un ammalato, in uno straniero, o in una persona picchiata, derubata, abbandonata mezza morta sul ciglio di una strada, forse da Gerusalemme a Gerico, e soccorsa, come dice la parabola, da uno straniero, uno scomunicato, e non ‘vista’ e non riconosciuta da quelli della sua religione. Sarà grazie al nostro rapporto con la natura, con il cosmo, che

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m e d i c i n a e s a c ra l i t à potremo riprendere coscienza decisione della volontà, ma è una vera e propria cosmo-visione dell’importanza della nostra da assumere e con la quale corporeità. Il nostro corpo riconciliarsi. Siamo chiamati non è solo la nostra pelle o la nostra carne, non è solo la a conversione: dobbiamo riconciliarci con il corporeo, nostra sensibilità, e neppure o meglio: lasciarci convertire solo la nostra sessualità o le dal corporeo. Lo spirito è nostre emozioni, ma nostro ancor meno conosciuto, anzi, corpo sono anche l’aria, fa parte dell’invisibile. Come le piante, le erbe, i fiori... diceva Saint-Exupèry, un Con tutto questo mondo grande uomo non religioso, dobbiamo riconciliarci “L’essenziale è invisibile agli occhi. per poterci insieme Si vede bene solo con il cuore”. riconciliare con la nostra E adesso? Non è facile corporeità fisica individuale per noi, a causa della nostra e di gruppo. Dobbiamo educazione e della nostra riprendere coscienza del cultura, accettare di non essere fatto che la vita spirituale controllori e dominatori del abita nel corpo di ognuno nostro corpo, controllori di noi, un corpo che non e dominatori dello spirito, dobbiamo considerare controllori e dominatori della come un oggetto o come il contenitore dello spirito, ma natura. Ci sentiamo quasi come parte integrante dello umiliati. Ma probabilmente spirito stesso. Il riferimento la nostra umiliazione ci permetterà di trovare il nostro alla natura e al cosmo non giusto posto. è solo un’indicazione verso Questi tre elementi, l’ecologia, soprattutto corpo, spirito e natura, sono quando all’ecologia si certamente interdipendenti, attribuisce essenzialmente anche un bambino lo sa. E si una finalità quantitativa sostengono reciprocamente. (rispar miare per il nostro La complessità di una persona interesse e mantenere ha una dimensione multipla, il possesso di ciò che plurima; per questo una crediamo una nostra persona può raggiungere proprietà). Si tratta una pienezza umana anche di volgersi verso una essendo ammalata, può sentirsi dimensione di ecosofia: libera anche dentro un campo imparare cioè la saggezza che appartiene al cosmo, alla di concentramento (molti sicuramente ricordano le cose natura, alla corporeità, in cui meravigliose scritte da un lo Spirito vive e ci ammaestra. Non è quindi un atteggiamento campo di lavoro nazista da una giovane donna, stupenda: Etty morale da recuperare, non Hillesum). è un esercizio, non è una

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Parco della Salina di Cervia srl via Salara, 6 - 48015 Cervia (RA) tel. 0544.971765 fax 0544.978016 info@salinadicervia.it www.salinadicervia.it Acquistando i prodotti aiuti a sostenere e migliorare l’ecosistema naturale del Parco Salina di Cervia.

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Certamente la parcellizzazione e la specializzazione della scienza hanno permesso un approfondimento della scienza medica, che ha prodotto grandi risultati. Il problema è quello di riunire, di rifare l’unità. Per questa riunificazione, credo che sia importante realizzare l’incontro con l’ammalato, che è il protagonista. Dobbiamo far entrare nella nostra cultura la profonda convinzione che la persona umana è sacra e che la natura è sacra tanto quanto siamo sacri noi: siamo parte integrante dell’universo nello stesso modo. Non è vero che l’essere umano esiste per poter sfruttare la natura. Siamo compagni di cammino con tutte le cose. Quando possiamo dire che una persona è in buona salute? Nel nostro mondo occidentale si considera ‘sana’ una persona che è in grado di lavorare. Basta leggere le varie Costituzioni dei paesi occidentali: “L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro, “La Spagna è una repubblica di lavoratori”... Un documento dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) del 1978 si esprime in questo modo: “Il compito della medicina è di restituire le persone in difficoltà alla dignità di indipendenza e di autonomia che si esplica nella capacità lavorativa”. La capacità lavorativa è certamente una cosa preziosa per la vita umana, e dobbiamo ringraziare la medicina che ridà a chi è malato la capacità di lavorare. Il lavoro tuttavia non può ridursi alla capacità meccanica di compiere una determinata azione. La salute non è solamente un benessere fisico: in francese salut significa anche salvezza, cioè senso profondo della vita. È interessante richiamare qui il primo articolo della Costituzione vietnamita: “Il Vietnam è una repubblica socialista fondata sull’indipendenza, la libertà e la felicità”. E sui timbri di governo figurano queste tre parole. Potremmo dire che è ‘sano’ chi ha la capacità di godere della vita, mentre è ‘malato’ chi è in stato di tristezza, è annoiato della vita, non ha voglia di vivere, non ha voglia di mangiare, non ha più il gusto delle cose...

Arrigo Chieregatti classe 1933, è nato a Rovigo. È autore di vari libri a contenuto spirituale, di commento alle Sacre Scritture sia cristiane che di altre religioni, come anche di carattere pedagogico e psicologico. Ha insegnato in diverse Università del mondo. Da oltre 30 anni è parroco a Pioppe nel Comune di Marzabotto e a Sàlvaro nel Comune di Grizzana Morandi, nella provincia di Bologna. Ha diretto un progetto della Commissione europea per i ragazzi di strada di Hanoi (Vietnam). Arrigo è anche tantissimo altro... Attualmente è consulente in ambito sociosanitario e scolastico.

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Il Sambuco, pianta magica e curativa... ... e in estate, lo sciroppo di Sambuco per alleviare la calura di Laura Dell’Aquila

Laura Dell’Aquila è titolare della fattoria didattica Il Giardino di Pimpinella, in via Medelana 23 a Luminasio nel Comune di Marzabotto (Bologna), dove vive da quasi venti anni. È biologa, specializzata in geobotanica, diplomata in Erboristeria e Guida Ambientale Escursionistica. Opera da più di vent’anni nell’educazione, interpretazione ambientale e nella divulgazione naturalistica. È autrice di varie pubblicazioni. Laura è stata docente dal 2007 al 2012 presso l’Università di Bologna in Botanica Sistematica Farmaceutica per la Facoltà di Tecniche Erboristiche, e in Scienze della Formazione Primaria per i laboratori di Educazione ambientale. Insegna Fitoterapia nella scuola di Naturopatia di Riza Psicosomatica presso l’Università Primo Levi di Bologna, e presso diversi enti e strutture. Per saperne di più potete visitare il sito www.pimpinella.it

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ambucus nigra L. della Famiglia delle Caprifoliacee è un arbusto molto comune nelle nostre campagne. Lo troviamo spesso attorno alle case contadine, lungo i bordi di strade, nei fossi, nei giardini dei vecchi casolari di campagna e negli ambienti ruderali, ai margini di boschi e lungo le siepi. Predilige esposizioni fresche, terreno fertile e spesso umido. È un arbusto alto fino a 9 metri. I molti fusti che spuntano dal terreno crescono eretti, poi s’inarcano curvandosi verso terra, conferendo all’arbusto l’aspetto caratteristico ‘a doccia’, che lo rende facilmente distinguibile anche durante il periodo invernale. I rami, inoltre, sono tipicamente cosparsi di lenticelle, e sono formati al centro da un midollo spugnoso. In questo modo, la pianta si assicura una sorta di areazione, che evita fenomeni di asfissia e degenerazione interna, visto che spesso cresce in ambienti umidi. Nei rami più vecchi può capitare che il midollo degeneri, creando un canale interno. Per questo motivo, fin dai tempi più remoti, abbiamo testimonianze di vari impieghi di questi rami cavi. Già Plinio il Vecchio descrive la costruzione di strumenti simili a flauto detti sambiké fatti con il sambuco, mentre tante testimonianze narrano di quanto i bambini li ricercassero per la costruzione di fischietti, ma anche di cerbottane! Le foglie sono picciolate e sono composte da 5-7 foglioline di forma ellittica e dentellate lungo il margine. Se strofinate, emanano un odore sgradevole. I fiori compaiono in aprilemaggio, e sono riuniti in un ampio corimbo al termine dei rami. La corolla è formata da cinque petali bianco-giallastri, saldati inferiormente a formare una sorta di tubo, che fa sì che quando raccogliamo le infiorescenze spesso ci troviamo cosparsi come da una pioggia bianca formata dalle sue piccole corolle simili a stelline su cui poggiano, come minuscole antenne, i minuscoli stami ricchi di polline. I fiori emanano un intenso profumo dolciastro. I frutti maturano in piena estate, sono drupe neroviolacee lucenti. Si può confondere con l’Ebbio (Sambucus ebulus), che, se visto superficialmente, potrebbe essere simile (sono, infatti, dello stesso genere), ma in realtà è erbaceo, ha foglie maggiormente coriacee piegate a ‘v’, infiorescenze contratte e fiori che compaiono in estate. Cresce ai bordi delle strade e negli incolti, anche al sole, e

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Il Sambuco era oggetto di rispetto e chiamato ‘Farmacia degli Dei’

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si riconosce soprattutto perché tutta la pianta emana uno sgradevole odore. Le testimonianze dell’impiego del Sambuco risalgono a epoche remote e tante sono le usanze legate alle sue proprietà. Già nel neolitico le bacche venivano impiegate nell’alimentazione. Sappiamo che i Celti lo associavano alla Dea Madre e lo chiamavano Nostra Signora perché presso i sambuchi abitava la Signora delle Fate, amante dei ruscelli e dei laghi con acque pulite e dai capelli biondi. Il sambuco è un arbusto particolare: le foglie hanno un aroma decisamente sgradevole, in deciso contrasto con il piacevole e dolciastro aroma dei suoi fiori. Questa sua duplice essenza si ritrova anche nelle tradizioni antiche: in Germania era chiamato ‘l’albero di Holda’. Holda era una fata del folklore germanico medievale, dai lunghi capelli d’oro, che abitava nei sambuchi situati vicino a laghi e corsi d’acqua. Talvolta Holda poteva apparire come una vecchia strega e in Inghilterra si sosteneva addirittura che il sambuco non fosse un arbusto qualsiasi, ma addirittura una strega che aveva assunto le sembianze di una pianta! Nella tradizione popolare nord europea il Sambuco era oggetto di rispetto e chiamato Farmacia degli Dei, ma anche simbolo


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di morte e portatrice del Diavolo. Per avere i suoi poteri eccezionali, che proteggevano dai sortilegi, doveva però essere tagliato in un luogo dove non fosse possibile udire il canto del gallo. Le sue doti erano talmente grandi, che il famoso flauto magico delle leggende germaniche non era altro che un ramoscello di sambuco svuotato del suo midollo. Tuttavia nei suoi riguardi prevalevano le credenze positive, che ne esaltavano le proprietà magiche e benefiche,

Con le bacche di Sambuco si fanno deliziosi succhi e marmellate. La marmellata si fa con 1 kg di bacche di Sambuco, 1 kg di mele, la scorza e il succo di limone e 1 kg di zucchero integrale bio. Si mettono in una casseruola le mele tagliate a dadini e con la buccia, e le bacche di Sambuco, private dei peduncoli; si porta il tutto a ebollizione e quindi si passa tutto al setaccio; si unisce poi lo zucchero e il limone e si rimette sul fuoco, a fiamma bassa. La marmellata è cotta quando una goccia, messa su un piatto freddo, si rapprende subito. A questo punto, invasare in barattoli di vetro, quindi sterilizzare il tutto.

tanto che le donne incinte lo baciavano per avere un parto facile. Fino all’inizio del secolo scorso i contadini tedeschi si levavano il cappello, come segno di grande rispetto, quando lo incontravano nel loro cammino, ed era sempre presente vicino ai monasteri e alle case perché si diceva che proteggesse da serpi, mali e malie. Nel centro Europa i contadini si inchinavano sette volte davanti al Sambuco a indicarne i ‘7 poteri dei fiori, delle drupe (bacche), della seconda corteccia, dei germogli, delle foglie, delle radici e del midollo interno. I fiori si raccolgono al momento della fioritura, ma prima che diventino troppo

I fiori di Sambuco sono anche impiegati con successo in cucina. Sono ottimi in frittelle, ottenute facendo una pastella leggera a base di farina bio, acqua e un pizzico di bicarbonato; vi si immergono i fiori tenuti per il gambo, poi si friggono e infine si cospargono di zucchero a velo.

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aperti. Vanno recisi alla base dell’infiorescenza. Hanno proprietà sudorifera, diuretica, emolliente, immunostimolante e antivirale. Sono ottimi in caso di problemi respiratori e tosse. Il loro infuso è utile in reumatismi con dolori articolari, infiammazioni, stati allergici, edemi, influenze e raffreddori. Le bacche si raccolgono quando sono mature e

In Austria e Alto Adige si usa bere nel periodo estivo una bevanda dissetante fatta con i fiori, lo sciroppo di Sambuco. Per farlo, occorrono 30 infiorescenze di sambuco, 3 litri di acqua, 3 kg. di zucchero di canna biologico e il succo di 6 limoni non trattati. Si mettono a macerare nell’acqua per circa due giorni i fiori di Sambuco e i limoni tagliati a spicchi. Quindi si filtra e si unisce lo zucchero, facendolo sciogliere a fuoco moderato e mescolando. Infine, si fa raffreddare il tutto e s’imbottiglia. Si consuma diluito con acqua per formare una bevanda rinfrescante, prezioso sollievo durante le passeggiate e nelle calure estive in genere. Si conserva in cantina.


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morbide, di un bel colore nero-violaceo lucente. Sono ricche in sali minerali, vitamine A, B e C e aminoacidi, bioflavonoidi ed antocianine; sono antinevralgiche e lassative e risultano particolarmente efficaci in caso di nevralgie del trigemino. Si usano in infuso e in tintura madre; mentre se prese crude causano il vomito. La seconda corteccia si raccoglie all’inizio della primavera, quando la linfa scorre copiosa lungo i vasi; si unisce a olio e cera d’api o strutto, per fare una pomata impiegata con grande efficacia su tanti problemi della pelle di cui è ancora vivo il ricordo in tante parti d’Italia. È antiedematoso, emolliente, lenitivo sui foruncoli, scottature ed emorroidi e agisce su bruciature, arrossamenti della pelle, punture di insetti, ragadi, screpolature delle mani dovute al freddo, ferite e graffi per far risalire le schegge in superficie. I germogli si raccolgono quando le gemme si schiudono. Si impiegavano in decotto per curare le nevralgie. Le foglie hanno proprietà lassative, antinevralgiche e antiemorroidali, basta pestare in un mortaio una manciata di foglie fresche e unire un cucchiaio di aceto e un pizzico di sale marino integrale e, tramite una garza, applicare sulla parte dolente per almeno 15 minuti. La radice,

raccolta in inverno, si usava in decotto contro la gotta. Il midollo interno era pestato e mescolato con farina e miele per fare una sorta di impasto da usare come cataplasma per sedare il dolore delle lussazioni.

I fiori sono un ottimo ingrediente per preparazioni cosmetiche. Con essi, infatti, si ottiene anche un ottimo oleolito dalle proprietà emollienti e lenitive adatto alla pelle delicata, soggetta ad arrossamenti e screpolature, ottimo su pelle stanca e secca. Basta raccogliere i fiori in una giornata di sole e metterli in un barattolo di vetro fino a coprirne un terzo in volume. Si copre poi tutto con olio di sesamo spremuto a freddo fino a raggiungere i 3/4 del barattolo, poi si chiude e si tiene a mezz’ombra. Ogni giorno è bene asciugare le pareti del barattolo dalle goccioline d’acqua che si formano per condensa e lo si lascia aperto nelle ore più calde. Dopo circa 28 giorni si filtra e si mette in una bottiglia di vetro scuro per conservarlo. Lo si impiega direttamente sul viso e sulla pelle delicata del corpo come ottima cura che rigenera le cellule cutanee.

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Nel Mugello (Toscana) ancora oggi, nel periodo della fioritura, si usa raccogliere i fiori per fare una gustosa schiacciata. Ci vogliono circa 15 infiorescenze di Sambuco, 500 g di farina, un bicchiere di acqua tiepida, 1/2 cubetto di lievito di birra, 1 cucchiaino di miele, un pizzico di sale e 2 cucchiai di olio extravergine di oliva. Si puliscono le infiorescenze di Sambuco e si tagliano con le forbici i peduncoli che sostengono i piccoli gruppi di fiorellini. Si fa poi sciogliere il lievito in una tazza di acqua tiepida a cui è stato aggiunto un cucchiaino di miele e 2 cucchiai di farina e lo si lascia riposare per 10’. Si versa quindi la farina rimanente in una terrina, aggiungendo un pugnetto di sale marino integrale fine, 2-3 cucchiai di olio, i fiorellini di Sambuco, il lievito e circa 1 bicchiere di acqua tiepida. Lavorare bene questo composto sì da renderlo omogeneo e tenero e preparare una palla e lasciarla riposare per circa 30 minuti in un ambiente caldo, coperta da un canovaccio. A lievitazione ultimata, si rimpasta e si sistema in una teglia leggermente unta. Con la punta delle dita premere ripetutamente lungo tutta la superficie, formando tante fossette, e infine ungere con un po’ di olio e spolverare con un pizzico di sale; dopo aver fatto riposare per una mezz’oretta, s’inforna a 250 gradi, quindi, dopo 10 minuti, a 150 gradi.


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La cucina è come l’antro dell’alchimista, dove i cibi cuociono, ribollono, i liquidi fermentano e vengono alla fine raccolti dal cuoco/alchimista. La cottura è dunque l’operazione che trasforma il cibo crudo in una preparazione gastronomica. Per ottenere i migliori risultati occorrono gli attrezzi, gli utensili, i recipienti di cottura e i materiali più adatti: noi dell’Alberghiera Medagliani forniamo tutto questo, da oltre

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La bellezza pura dell’estate nostra alleata Avere–essere: un problema eticofilosofico-sociale

In

di Sabine Eck

estate è difficile scrivere cose lunghe e impegnative, almeno per me... Ho voglia di albicocche raccolte direttamente dall’albero (non siamo forse sorelle di Eva?!), di insalata di pomodori e basilico, di un buon bicchiere di Pignoletto, di risate con gli amici e soprattutto con le amiche, di sdraiarmi al sole presto-presto la mattina per ricaricare le riserve di vitamina D (mandando al diavolo le mosche… eh, eh, la mente pacifica finisce proprio qui!). Poi amo tenere qualche conferenza di qua e di là…, ma questo non è lavoro per me: dopo tanti anni è anzi un puro piacere spargere un po’ di conoscenze per chi ha voglia di ascoltare… e lo vivo proprio come “il seminare”. Del resto quando una pianta è grande, semina la sua essenza (semi/geni), affinchè si (s)posino sul terreno, sempre così avido di ricevere nuovi input di vita. La terra è un incredibile spettacolo evolutivo. Un “utero” rovesciato, perennemente incinta di infinite forme di vita. Un pullulare di Esseri che vogliono solo... essere. Ma poi là fuori c’è qualcuno (!) che non vede tutta questa meraviglia: anzi... la vede sì, ma non fa altro che pensare dalla mattina alla sera a come sfruttare questa abbondanza… Per fare soldi, ovviamente. Tanti soldi. Che per uno strano circolo vizioso, sono perennemente affamati di altri soldi... I soldi sembrano una sorta di immenso “organismo globale” che genera figli senza sosta, senza ritmo, senza stagione, senza ritegno, senza alcun limite naturale: un “essere amorfo con la bocca perennemente


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spalancata e affamata”. Questo organismo inventato dall’uomo Sapiens (?)… necessita di una trasfusione continua di vera vita, cioè della Vita stessa, e dei suoi figli; intesa, per esempio, sotto forma di galline, maiali, vacche, animali da esperimento e alimento, stipati in gabbie e legati con catene; schiavi di un meccanismo ormai autonomo, senza cuore, che ragiona e agisce solo in termini di mercato economico. Poi, il soldo genera, ad esempio, grani mai visti prima e patentati, sì semi patentati di ogni genere, e anche virus e batteri patentati (col pedigree!!)… Perché il soldo deve ‘avere’. Il soldo non sa ‘essere’. Per giustificare che tutto questo folle sistema (chiaramente distruttivo) è normale, devono ovviamente convincerci, fin da piccolissimi…, e tutti noi a giocare il gioco dell’avere: possedere, accumulare, depositare, rubare, approfittare, sfruttare, e ancora... sfruttare. I nostri antenati morivano del ‘troppo poco’. Oggi in Occidente moriremo del nostro ‘troppo’ (senza tra l’altro godercelo più di tanto). Se cercassimo una metafora, potremmo dire che “abbiamo gradualmente perso il buon senso”… e che “abbiamo ceduto il principio dell’essere (essere umano) al principio dell’avere”. C’è

parecchia confusione fra questi due verbi, che dovrebbero essere complementari e non certo polari… Si tratta di un problema eticofilosofico-sociale non da poco. Rimaniamo comunque in un ambito personale: avete un raffreddore o vi siete

spaccato il mondo in due macro gruppi sociali: quelli che hanno soldi e quelli che non hanno soldi… Anzi sembrerebbe proprio che per essere (essere umano) bisogna solo avere. Osservate un bambino piccolo: a lui piace giocare,

raffreddati? Avete sovrappeso o siete in sovrappeso? Avete la depressione o siete depressiinfelici…? Avete preso un virus o siete magari semplicemente fuori fase?… E via immaginando... La corsa all’avere ha

mangiare quando ha fame, imparare, correre, osservare, dormire quando è stanco e correre dalla mamma quando si è fatto male. Per ottenere ciò, serve una casa anche piccola, due genitori amorevoli, amici, spazi verdi, un letto pulito,

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nessun gioco: è già tutto fuori, come sassi-piante-terra-animaliil sole-il vento-le lumache e le farfalle. Quanti di noi vedono ancora la pura felicità dell’essere nel bambino, senza sentirsi perennemente pre-occupati? Molti genitori hanno paura che il proprio figlioletto prenda il virus, che si faccia male, che abbia freddo, che non mangi abbastanza, che non cammini abbastanza veloce, che non sia bravo, che non ascolti,... Ma un bambino di 2-3 anni… ‘è’! Invece, se accendiamo la TV ci martellano inculcandoci che bisogna ‘avere’…, ed ecco che nasce una nuova... razza: ovvero l’avere umano... “Possiedo,

ergo sum”. Penso che avrete capito il mio discorsetto, e non insisto oltre… Come già annunciato non mi piace scrivere cose lunghe in estate…, ma stuzzicare magari sì. L’ultimo post che ho pubblicato sul mio blog racconta, ad esempio, di una scoperta che io stessa ho fatto sul dizionario on line Treccani. Inaccettabile. Date un’occhiata: http:// www.sabineeck.com/argh/ Quindi… recuperiamo almeno in estate il nostro Essere, ascoltiamo la nostra essenza vitale, che forse è sinonimo... dell’anima… D’estate è più facile,

perché la natura, che dà tutta se stessa con la sua candida bellezza, ci aiuta. ‘Stare a occhi chiusi e godersi il sole in faccia, ridere per una battuta intelligente, condividere una pizza cotta insieme a casa, andare in bici fino al fiume, …’ L’unica divisione che non produce perdita, è la condivisione. Una risata condivisa è più bella e più intensa se vissuta insieme ad altri. Il soldo definisce i nostri averi… L’essere e la condivisione ci fanno invece assaporare l’essenza della vita: la pura eterna bellezza. Buona estate, buon Essere, evviva la bellezza pura.

Sabine Eck nasce nel 1956 in Bassa Sassonia, Germania. Medico, dal 1988 Libera Professionista in Medicina Naturale. Da giovane matura esperienze in ambito creativo, sociale e tecnico. Nel 1978 si trasferisce in Italia. Consegue il diploma in Disegno Anatomico presso l’Istituto Ortopedico Rizzoli e successivamente si laurea in Medicina e Chirurgia a Bologna. Collabora a un importante Progetto Sociale sui colli bolognesi, Ca’ Shin. Da oltre 20 anni è docente sui principi della Medicina Naturale per medici e professionisti del ramo. Tiene regolarmente conferenze per il pubblico. Dal 2011 è presente in rete in diverse realtà di informazione, e opera anche attraverso il blog personale www.sabineeck.com



Il massaggio pediatrico cinese Il massaggio Tuina per lattanti e bambini rappresenta una parte importante della pediatria cinese

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ntico quanto l’agopuntura, il massaggio pediatrico cinese si è sviluppato in tutta la Cina all’epoca della dinastia Ming (1368-1644) con la pubblicazione di numerosi libri di testo specifici. Interessante è sapere che i punti e i canali di agopuntura del bambino non coincidono con quelli degli adulti. Le funzioni interne del corpo si riflettono sulla superficie dell’organismo e la superficie del corpo in crescita del bambino ha zone che possono essere stimolate per provocare reazioni organiche benefiche anche assai profonde. I bambini crescono in fretta e reagiscono alle terapie più intensamente e più velocemente degli adulti, e proprio grazie alle loro capacità di recuperare la salute, molte malattie dei piccoli possono essere curate agevolmente con il massaggio pediatrico cinese. È una terapia che conduce prontamente alla guarigione

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di Maurizio Mazzarelli


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ed è priva di qualsiasi effetto collaterale, compreso lo svilupparsi di ceppi microbici resistenti alla terapia, come avviene, invece, con le terapie antibiotiche ripetute e prolungate. Poi, cosa non da poco, è indolore! “I bambini sono Yang puro” secondo la Medicina Tradizionale Cinese: ciò significa che le funzioni vitali -l’aspetto Yang dell’uomo, appunto- si svolgono senza difficoltà, ma l’opposto Yin (il materiale, il corpo) ha bisogno di essere costruito per arrivare all’altezza, al peso e alla mole futuri, compresi denti e capelli. Fino ai 6 anni di età i cerchi funzionali sono ancora immaturi, i tendini e le ossa ancora morbidi, il Qi e lo Xue insufficienti, in particolar modo il Qi Originale dei cerchi funzionali e l’energia di difesa. Per questa ragione, influenze che provengono dall’esterno, ma anche comportamenti incauti e cattiva alimentazione, possono facilmente causare dis-armonie. I cerchi funzionali del “polmone”, del “rene” e della “milza” (chiamato anche centro) sono ancora immaturi e perciò particolarmente soggetti a una debolezza energetica (un’energia congestionata Xu). Al Qi del cerchio funzionale del “polmone” e dell’energia di difesa sono affidati la protezione e la lotta contro

tutti gli influssi esterni. Il Qi del “centro” ha il compito della digestione, dell’assimilazione di tutti gli alimenti e influssi esterni. Senza un buon funzionamento del “centro” il bambino diventa sempre più soggetto a infezioni e non cresce. Il cerchio funzionale del “rene” sta per tutto ciò che è congenito, ereditario. Dal punto di vista anatomico ciò corrisponde alle ossa, ai denti, al midollo osseo e al sistema nervoso. Un cerchio funzionale del “rene”stabile è basilare per lo sviluppo normale. La cagionevolezza energetica dei cerchi funzionali è inoltre accompagnata da un sistema di canali non ancora completamente maturo. In realtà esistono alcuni punti che effettivamente corrispondono già ai punti dell’agopuntura degli adulti, attraverso i quali si può influire sul flusso energetico con il massaggio Tuina, o (solo in casi estremi) con l’agopuntura. Oltre a questi, però, esiste una serie di aree, tratti del corpo e punti specifici che solo nella cura dei bambini sono importanti. Le malattie più frequenti nei bambini sotto i 6 anni sono le infezioni (sono raffreddati in media dai 3 ai 5 mesi all’anno), dissenterie, intolleranze alimentari. Le malattie infettive sono causate, secondo il punto

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di vista della MTC, da “freddo” e da “calore”. Una febbre che sale rapidamente può essere la conseguenza di uno scontro dell’energia difensiva (weiqi) molto forte nei bambini. La maturazione del cerchio funzionale del “centro” è ancora insufficiente, la causa dei problemi di digestione è perciò una debolezza energetica costituzionale. Caratteristica nei bambini è anche la rapida evoluzione delle malattie e il veloce mutare del quadro clinico. Un male da “freddo” e da “vento” si trasforma rapidamente in un processo da “calore” con febbre alta, sudorazione abbondante, sete e agitazione. Da un fattore patogeno proveniente dall’esterno si può sviluppare molto rapidamente un collasso energetico del piccolo ammalato. Per esempio, in un lattante già un breve episodio di dissenteria infettiva può provocare una disidratazione (nell’ottica della MTC un fattore patogeno provoca il crollo delle energie attive e una perdita della Yin e dello Xue). D’altro canto i bambini guariscono molto velocemente se sono curati in modo adeguato e con buona tempistica. Spesso le loro malattie sono causate da un fattore patogeno, per cui sono

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meno complesse di quelle degli adulti. Il massaggio Tuina per i lattanti e i bambini rappresenta una parte importante della pediatria cinese: è molto efficace, ad esempio, contro la stenosi pilorica, il pianto notturno, carenze alimentari, esantema, spasmi acuti e cronici, vomito, diarrea, febbre raffreddore, tosse, enuresi notturna o costipazione. A parte una possibile irritazione cutanea locale (è sottinteso che l’operatore abbia unghie corte e liscie), non esiste alcun’altra controindicazione, o effetto collaterale. Naturalmente non deve essere praticato su ferite aperte, o fratture ossee. Può essere eseguito in qualunque luogo percepito come piacevole e caldo. Il terapeuta deve essere calmo, equilibrato, ed eseguire le tecniche con una sola mano, sorreggendo il bambino con l’altra, mantenendolo così fermo. Può essere eseguito con olio da massaggio, oppure con borotalco; in base alle esigenze terapeutiche si usano anche altre sostanze come il succo di zenzero per i disturbi da freddo, oppure l’estratto di menta contro i disturbi da calore; tuttavia molti bambini sono trattati anche senza sostanze specifiche, e spesso vengono massaggiati anche con i vestiti. Le manipolazioni devono


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essere leggere, equilibrate ed eseguite in modo armonioso, e di solito vanno ripetute molte volte. A differenza del ‘Tuina per gli adulti’, nei bambini il trattamento non deve risultare doloroso. Normalmente sono sufficienti da uno a tre trattamenti della durata di 15-20 minuti. Personalmente pratico poco il massaggio pediatrico perché preferisco insegnarlo-trasmetterlo ai

genitori stessi: così facendo si consolida maggiormente il legame tra i genitori e figli. E poi, non tutti i bambini si lasciano trattare con il massaggio, soprattutto se il terapeuta è al di fuori della cerchia familiare... Se non lo conoscete ancora questo interessante, utile ed efficace massaggio per i vostri bambini, incuriositevi e approfondite voi stessi!

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scuole riconosciute per il massaggio Tuina Accademia Italiana di Medicina Cinese, L’Aquila Accademia Italiana Filosofie Orientali, Lecco e Grosseto Associazione Il Giardino, Trieste Associazione Qi, Palermo Centro Studi Discipline Orientali, Firenze Istituto Italo Cinese Centroriente, Torino Scuola San Bao, Torino Istituto Shen - Scuola di Massaggio Cinese, Biella Istituto Superiore di Medicina Tradizionale Cinese Villa Giada, Roma La Mandragora, Palermo Scuola di Agopuntura di Firenze e Sardegna Scuola Ming Men, Verona ScuolaTao, Bologna e Milano Centro Olistico Tunatao - CEOLT, Prato Accademia di Discipline Orientali, Cagliari Accademia di Medicina Tradizionale Cinese, Milano Wu Wei - Accademia delle Discipline Orientali

Le scuole in Europa: Accademia di medicina orientale, sede a Bissone nel Canton Ticino (Svizzera Italiana) www.accademiadimedicineorientali.it College of integrated chinese medicine, a Berkshire in Inghilterra nei pressi di Londra www.acupuncturecollege.org.uk

Maurizio Mazzarelli è operatore del massaggio cinese Tuina e istruttore di Qigong. È aderente alla federazione F.I.S.T.Q. (Federazione Italiana delle Scuole di Tuina e Qigong). Per ulteriori info: www.gliamicideltao.it

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Bellezza e arte nel rispetto della natura e delle persone Intervista a Daniela Dallavalle

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lasse 1963, imprenditrice di Carpi (Mo), designer e artista, insieme al marito Giuliano Cavaletti guida dal 1982 l’azienda di abbigliamento Daniela Dallavalle (dapprima denominata Greda), sorta in Germania a Düsseldorf. Daniela è, infatti, di origine italo-tedesca: quale simbiosi migliore per poter esprimere al meglio rigore e creatività? È ideatrice e stilista di una collezione celestiale dedicata alla casa, Arte Pura di Fianco al

di Silvia Nicoletti

Libertà, generosità e rispetto

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Paradiso, e anche delle bellissime collezioni di abbigliamento Elisa Cavaletti, Eleonora Cavaletti e Riccardo Cavaletti (potete approfondire nel sito www. danieladallavalle.com). Sfido chiunque a non rimanere letteralmente affascinato, avvolto, cullato, meravigliato e stupito dalle sue fantastiche ed eteree ‘creazioni’, dono della sua anima all’umanità. Ma non è tutto, scopriamo insieme il perché... Daniela, della tua arte, della tua filosofia di vita, della tua profonda e sentita creatività e fantasia, ne hai fatto un mestiere. Un ‘mondo’ che crei, che sgorga dalla tua intimità, che trasmetti con passione e amore, e che condividi attraverso i tuoi prodotti davvero unici. Entrare negli store Arte Pura è sinonimo di accoglienza, ci si sente come in volo, in un sogno, dove regna un profondo senso di libertà, di vastità, di magia, di preziosità, di gusto e di rispetto… Ciò che colpisce immediatamente è l’essere avvolti dall’immensità del ‘colore bianco’. Perché proprio il bianco? Cosa significa creare per te? Il bianco è una mia scelta inconscia, come tutte le mie scelte... Quando mi trovo in ambienti bianchi io mi sento a mio agio. Il bianco lascia lo spazio a tutto ciò che io voglio inserire nell’ambiente (intelletto, sentimenti, emozioni, persone, oggetti, colori, luce, energia, elementi di arredo, eccetera), permette alla mia mente di

volare, riesco a respirare bene. In un ambiente bianco tutto può essere inserito. Sono donna generosa e umile. Non è una lode nei miei confronti, come si potrebbe pensare: ‘generosità’ è proprio il senso della mia esistenza. Io devo stare bene per fare stare bene gli altri, facendoli sorridere. La vita stessa è generosità. Allo stesso modo anche un ambiente deve essere sempre generoso, deve permettere cioè di poter essere utilizzato in unione con qualsiasi altra materia, con qualsiasi cosa che riempie lo spazio, insomma. Il bianco è per me la completezza, la pienezza, contiene tutto. Creare significa per me esprimere parte di me stessa, le emozioni che vivo nel presente. È comunicare con gli altri attraverso il contatto con la materia, plasmandola. Sono trasparente, ho una mia tendenza, una mia arte, attraverso la quale esprimo ciò che sono e che sento. Solo essendo semplicemente noi stessi può entrare ‘cultura vera’ dentro di noi, nutrimento di vita, abbiamo cioè il tempo e l’energia per scoprire in profondità gli altri e il mondo che ci circonda. Anche senza conoscersi. Chi sente, nell’avvicinarsi al mio prodotto, un interesse, significa che ha con me qualcosa in comune..., una sensibilità in comune... Mi amo per quel poco che

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sono. Amare se stessi è per me sinonimo di altruismo per poter scoprire ‘la sinfonia’ degli altri. Le meravigliose collezioni davvero originali che crei pensate per la casa, la donna e l’uomo sono caratterizzate da colori tenui e delicati. In che cosa si differenziano? Che cosa hanno in comune? A che tipologia di uomini e donne si rivolgono? In comune hanno che esprimono me stessa in pieno senza piegarmi a nessuna richiesta commerciale particolare, a nessuna tendenza alla moda. Esprimono, tutte, la mia libertà totale. Sono libera dal mio stesso giudizio, non giudico me stessa, ma sono. Ascolto con molta curiosità e interesse gli altri, da cui imparo tantissimo, scoprirli è un arricchimento, amo la condivisione che mi nutre di energia vitale, per imparare, ma senza mai piegarmi se non al richiamo della mia stessa anima, senza farmi condizionare... Fin dal mio esordio lavorativo ho sempre seguito questa filosofia: erano gli anni ’80, ho preso la mia strada, il mio modo di esprimermi. A quanto pare il commercio va di pari passo col mio percorso creativo: vengo apprezzata commercialmente proprio per il mio modo di essere, per l’approccio che ho verso chi acquista il mio prodotto. Non è uno sforzo per me portare avanti in tandem commercio e


arte. Sono grata ai miei genitori per avermi donato l’esistenza soprattutto, e anche per avermi portato sempre in giro per il mondo fin da piccolissima, sia nei comfort che nelle difficoltà, un regalo infinito. Ho imparato a scoprire gli altri, e mi sono da sempre immedesimata nelle altre tradizioni e culture: quando creo non faccio distinzione tra le culture, mi rivolgo alle persone che con me hanno in simbiosi qualcosa. Nel creare devo senz’altro pensare a corporature, età, climi, tradizioni diversi fra loro, quindi nel rispetto di tutti. Creo generosamente per tante tipologie di persone, anche di prezzo, per permettere a chiunque di entrare in contatto col mio mondo creativo. Che donna è oggi Daniela Dallavalle? Come era ieri? Daniela è trasparente oggi e lo era ieri. Questa è sicuramente la caratteristica che mi rappresenta maggiormente. Certamente il tempo arricchisce di informazioni, di cultura, di nozioni, di conoscenze, allargando inevitabilmente la propria visione. La passione, l’energia, la volontà di fare sorridere chi mi sta intorno, sono rimaste uguali, si autoalimentano in me nel fare del bene nella mia esistenza, senza mai esaurirsi. Quando le esterno me ne vuoto, ma automaticamente

si rigenerano nel vedere felici gli altri, dandomi rinnovata energia... Vi contraddistinguete anche per l’attenzione, l’amore e il rispetto verso l’ambiente che ci circonda e di conseguenza delle persone: i tessuti che proponete nelle vostre collezioni sono per la maggioranza di origine naturale e tinti ‘consapevolmente’... Fin dai miei primissimi viaggi sono sempre stata a contatto con la Natura. Da subito mi hanno insegnato e spiegato che essa ci appartiene e che va osservata, ascoltata con attenzione e rispettata. Essa, del resto, ci protegge, ci avvolge, ci fa sentire bene. Il mio amore per la Natura si trasforma anche nella scelta della materia delle mie creazioni. Ecco perché mi piacciono i tessuti naturali come lino, cachemire, cotone..., nel loro totale rispetto,

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quindi senza ‘soffocarli’: la materia viene tinta molto delicatamente, esaltandone le caratteristiche, senza sostanze chimiche, e viene trattata mantenendo intatta la sua indole. Questo permette di non disperdere nell’ambiente sostanze tossiche... Ad esempio, per ottenere il bianco nei tessuti di lino, utilizziamo il sale marino, e non sostanze chimiche! Solo in questo modo la mia coscienza può essere tranquilla nei confronti dell’ambiente, e di conseguenza dei suoi abitanti... Quante sono e quali sono le piccole realtà aziendali esterne di cui vi avvalete? Sono tantissime! E tutte italiane! Di questo siamo estremamente orgogliosi, e ci teniamo molto. È un aspetto, o meglio una scelta importantissima per mantenere l’italianità, le sue tradizioni, la sua cultura, il suo know how. Si tratta di un vero e proprio universo di micro-aziende, soprattutto, fatte di persone serie e molto sensibili al tipo di lavoro che svolgono per noi. Posso dire per certo e con una grande soddisfazione che mi posso avvalere di “un team esterno” dotato di un’energia e di una forza potentissima, perché crediamo fortemente, come un’unica anima, nel percorso che stiamo facendo insieme... Del resto


per la tipologia di prodotto che faccio, servono persone sensibili e appassionate: quale terreno più fertile delle piccole aziende? Quale quota di mercato rappresenta l’Italia oggi per voi? In quali stati esteri vendete il vostro prodotto? Il 7-10% della produzione è destinato all’Italia, la restante parte all’estero, si tratta di una distribuzione capillare avendone prima conosciuto a fondo cultura e tradizioni: Australia, America, Sud Africa, Paesi Arabi, Europa, e in minor misura la Cina di cui sto ancora studiando a fondo la cultura... A breve sarà finalmente agibile la vostra innovativa location, la nuova sede, che sorge su seimila metri quadrati, dalle grandi facciate in vetro, a risparmio energetico, elettrico e idrico, dotato di geotermia e fotovoltaico, all’avanguardia anche dal punto di vista tecnologico (domotica). Una scelta consapevole e molto coraggiosa. Un oggetto unico e originale nel suo genere in Italia. A chi vi siete affidati per la realizzazione di questo importante e lodevole progetto in bio-edilizia? “La Baracca sul mare” verrà presto inaugurata: si tratta di un edificio inusuale per l’Italia, in classe A, cioè pensato e costruito nel rispetto totale per la Natura. Non è stato semplicissimo realizzarlo. Ben 800 aziende hanno contribuito a renderlo concreto. Ci siamo divisi i compiti: mio

La mia “Baracca sul mare” dove incontrare persone, arte, amore per la natura, la vita, e il commercio

marito ha curato la gestione della costruzione della parte strutturale (dall’inizio del progetto è avvenuta in tre anni), io invece mi occupo del grandissimo spazio interno, che sarà caratterizzato da ‘arte e familiarità’, ‘elementi’ per me fondamentali che stiamo inserendo. Non sarà, infatti, uno spazio freddo determinato dalla tecnologia moderna presente: sarà anzi riempito e arricchito dal calore umano e famigliare (appunto) in simbiosi con l’aspetto artistico che rappresenta noi

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italiani (plasmerò la materia). I pavimenti stessi, che stiamo ultimando, sono artistici. Poiché creare è per me condivisione, lo spazio verrà man mano colmato, strada facendo..., cioè mentre ci viviamo dentro. I mobili sono come sempre su ruote, poiché non esistono ambienti statici per me, tutto deve muoversi, trasformarsi, in continua metamorfosi! Solo così è possibile vivere l’ambiente In alto, la nuova sede di Daniela Dallavalle Spa che sorge di fronte all’autostrada Modena Brennero, in zona industriale di Carpi (Mo)


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a 360 gradi ed è bellissimo! E la luce ha volutamente un ruolo importantissimo nell’edificio! Gli stimoli stessi che riceverò dagli altri saranno arte da inserire... “La Baracca sul mare” sarà un luogo di ‘raccolta’ delle persone, di incontri, di scambi interpersonali, di condivisione di momenti ed eventi di vita, tra tutti coloro che assieme a me seguono il mio lavoro, l’amore per l’arte, le scelte di vita consapevoli: clienti (sono dodici mila), lo staff, amici e conoscenti che desiderano approcciarsi a noi..., per trascorrere insieme tempo, e a chiunque ami condividere qualcosa della nostra esistenza, nella cura della propria cultura. Un luogo a disposizione di tutti. Al Comune di Carpi abbiamo dato la nostra disponibilità per utilizzarlo come meta di turismo ecologico: non esiste un altro edificio del genere in Italia. Per realizzare questo ambizioso progetto eco-compatibile abbiamo pubblicato un bando via internet, dando così l’opportunità a chiunque nel mondo di poter elaborare un progetto di questo tipo entro un certo lasso di tempo, con ben precise caratteristiche nel rispetto dell’ambiente e delle persone. Ebbene, abbiamo ricevuto ben 92 progetti da altrettanti studi architettonici,

tutti interessantissimi. Li abbiamo esaminati uno ad uno, nel rispetto di tutti coloro che hanno dedicato otto preziosi mesi della loro professionalità, del loro tempo ed energia a questa progettualità. Ne abbiamo selezionati cinque, abbiamo incontrato i progettisti per poi finalmente scegliere quello che abbiamo ritenuto fare al caso nostro. La stessa attenzione l’abbiamo messa nella scelta dell’impresa edile, e così via. Come si può ben capire, il percorso non è stato certamente facile, anzi lungo e laborioso, attento e accurato... Chi vi ha supportato nel vostro progetto di crescita ecosostenibile? Com’è stata vissuta la vostra decisione negli ambienti bancari? Come avete ottenuto i finanziamenti? L’investimento per la sola edificazione della nuova sede è stato di 15 milioni di euro. Bisognava fare i conti con ciò che mio marito ed io abbiamo seminato e raccolto nella vita e... ci siamo guardati dentro... La mia filosofia di vita è che per arrivare ad assaporare l’ossigeno in cima alle montagne, per compiere quel percorso, bisogna impegnarsi e guadagnarselo passo dopo passo. Vivo la vita come una conquista, un progetto è parte di questo sogno e bisogna viverlo giorno dopo giorno con positività e perseveranza.

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Abbiamo così deciso di mettere in gioco il nostro patrimonio personale e abbiamo convinto le banche tedesche e italiane a seguirci, convinti come eravamo e come siamo che ognuno possa apportare cambiamenti positivi nel bene di tutti noi e dell’Italia... Oltre ad amare intensamente la vita in tutte le sue sfaccettature trasmettendola attraverso le tue tradizioni, la tua infanzia, la tua essenza, la tua famiglia – tuo marito e i tuoi tre figli Elisa, Riccardo ed Eleonora, rispettivamente di 25, 23 e 16 anni – so che hai molto a cuore i giovani nei quali riponi molta fiducia... Sì, l’argomento mi attira molto. E ci sarebbe molto da dire. È nuovamente un argomento dove entra in gioco la generosità. Riassumendo qui brevemente, il mio approccio ai giovani è molto positivo e parte da una profonda autocritica della nostra generazione e di quelle precedenti. Noi critichiamo e giudichiamo i giovani d’oggi: sono vuoti, sono offensivi, sono annoiati, comunicano solo via internet, e così via... Ma questo non è altro che il frutto di ciò che noi stessi abbiamo creato per loro, ahimè. È come criticare noi stessi. Ritengo che l’avvicinarmi a loro significhi capirli meglio e mettermi seriamente in discussione proprio per costruire il futuro per loro in



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modo positivo. Da loro io imparo molto e loro da me possono capire molto altro. Credo fortemente in loro. Devo comprenderli e capire che cosa la nostra generazione ha sbagliato mettendomi in discussione alla pari. Il presente va vissuto intensamente, il passato è un patrimonio che abbiamo. Il futuro è qualcosa che dobbiamo riempire in maniera positiva e costruttiva: per farlo mi devo legare a loro e fare questo percorso proprio insieme a loro. Grazie per questo incontro molto interessante e pieno di energia! Grazie a te. Spero che questa condivisione, coi lettori, della mia vita, del mio modo di essere intimamente e col mondo esterno come persona, del mio sentirmi me stessa, della mia felicità di vivere, e dell’impegno che investo tutti i giorni, possa trasmettere un messaggio ottimistico e concreto di speranza, di energia e di responsabilità: tutti possiamo fare tanto, pur nel nostro piccolo. Bisogna credere fortemente nella vita, che è un dono molto prezioso. Ogni giorno è un inizio. L’esistenza è la cosa più bella che esista, e va riempita. Bisogna essere trasparenti per quello che si è, amare sé stessi, amare, ascoltare, entrare in contatto con gli altri. Non volere essere diversi da ciò che siamo. Sentirsi liberi. Che la vita sia di nutrimento per Tutti, e arrivederci!

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Silvia Nicoletti promuove con entusiasmo modus vivendi consapevoli da oltre 20 anni, grazie anche all’incontro nel cammino della sua vita con numerose persone “speciali”, o angeli guida come ama definirli con immensa gratitudine. Di anno in anno la cerchia di queste anime illuminate e illuminanti aumenta intorno a lei. Fa scoperte tutti i giorni. Ritiene “l’alimentazione sana” un ottimo e valido punto di partenza per vivere bene e più a contatto con sé stessi. Classe 1965, bolognese, negli ultimi anni si è appassionata e dedicata all’editing, in particolare alla realizzazione e divulgazione di progetti editoriali condivisi da più persone per il bene collettivo. Considera vitale il contatto con la Natura. Questo nuovo progetto editoriale lo sente come un semino piantato, fra i tanti, da parte di persone di buona volontà, che si augura possa contribuire a creare buoni frutti per l’umanità futura: coscienza, mente e cuore del cosmo... silniceditor@gmail.com



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L’inibizione sessuale è il frutto di una concezione malata...

Il bacio... fonte di salute! di Francesco Walter Pansini

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seguito vi propongo una mia rielaborazione di una sintesi di ricerche statunitensi… sulla sessualità. Per la libertà sessuale si è combattuto molto… Ha iniziato lo psichiatra austriaco Wilhelm Reich negli anni ‘30-’50, perseguitato e morto in carcere negli USA. Poi ‘i figli dei fiori’ americani, famosi dopo Woodstock assieme ai Beatles; e in Italia i radicali e socialisti, oltre che comunisti anche se un po’ meno. Questa libertà ha tolto inibizioni e paure. Come allora eroicamente diceva Reich “la repressione sessuale alimenta l’ideologia autoritaria”, questa liberazione ne ha facilitato il godimento, pur con i suoi eccessi, ma qualche problema c’è comunque. Proviamo qui a valorizzarne gli aspetti positivi e cercare soluzioni ai problemi che restano, in un momento di sfiducia nella coppia, tant’è che un italiano su tre vive da solo…

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Innanzitutto possiamo partire dall’importanza e valorizzazione del bacio! Chiaramente questa è una dimensione carnale, propria di chi ha queste caratteristiche e che le può utilizzare al meglio, fermo restando che comunque è necessario un buon feeling per “contattarsi” così intimamente. Addirittura, secondo i soliti americani, è con un bacio che la donna comprende se ha davanti l’uomo ideale… O perlomeno in passato era così… L’alchimia di questo contatto intimo più antico del mondo è un’usanza diffusa nel 90% delle culture (tranne tra gli eschimesi), nota persino agli animali, e ci sono anche dimostrazioni scientifiche. Questo è un merito dei ricercatori della New York University di Albany, negli Usa, che, indagando sulle pratiche di oltre mille studenti, hanno confermato quello che le donne di tutto il pianeta imparano già da bambine: all’inizio di una relazione amorosa ci si bacia! Continuare a farlo anche quando il rapporto è maturo o di vecchia data, è fondamentale per le donne, ma lo è molto meno per gli uomini (da “Evolutionary Psychology”, e rilanciata poi anche dal “Daily Mail”). Ma baciare… porta benefici alla salute? Ebbene, lo sapevate che baciare allevia lo stress e rilascia adrenalina nel sangue? Ciò comporta l’aumento del ritmo cardiaco, che può tradursi in una riduzione di colesterolo LDL. Baciare è un vero e proprio modo per ricevere alcuni ormoni come il testosterone: infatti, le mucose interne della bocca sono permeabili agli ormoni e... aumenta l’eccitazione e la probabilità che lei si impegnerà in comportamento riproduttivo (da ‘Psychology Today’, 28 Dicembre 2012). Baciare spinge il cervello a rilasciare un elisir di sostanze chimiche per sentirsi bene come la serotonina, la dopamina e l’ossitocina. Questo è importante non solo per la nostra felicità, ma anche per rafforzare e consolidare il rapporto di coppia. L’ossitocina è il vero ormone dell’amore. Migliori sono i livelli di ossitocina, maggiore è la capacità di amare, spiegano lo psicoterapeuta Arthur Janov, autore di ‘The Biology of Love”, e il direttore del Primal Center di Santa Monica, in California, affermando: “Abbiamo scoperto che coloro che non sono impegnati in una relazione d’amore sono a basso contenuto di ossitocina” (da “MSN Healthy Living”). È interessante notare che baciare attiva le stesse aree nel cervello legate alla ricompensa e alla dipendenza. Secondo i ricercatori che hanno rivelato questa scoperta, le labbra sono anche densamente imbottite con i neuroni sensoriali, che

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vengono stimolati dal tocco delle labbra di un altro. Ciò induce il rilascio di sebo, che è pensato per svolgere un ruolo nel legame. Secondo uno studio gli uomini che hanno ricevuto un bacio appassionato prima di partire per un lavoro, hanno guadagnato più denaro. Insomma, il bacio rende le persone più felici, aumenta l’autostima e, in ultima analisi, rende anche… più produttivi al lavoro! Le donne, in particolare, danno più importanza al bacio rispetto agli uomini, e lo considerano anzi anche un “dispositivo di valutazione di virilità” e un mezzo di “avviare, mantenere e monitorare lo stato attuale della loro relazione con un partner a lungo termine”. Infine, baciare ha dimostrato stimolare il sistema immunitario e ridurre le risposte allergiche nelle persone con allergie nasali o di pelle. Le persone che hanno rapporti sessuali frequenti (una o due volte la settimana) hanno livelli significativamente più elevati di immunoglobuline A (IgA). Il sistema immunitario IgA è la prima linea del corpo di difesa. Il suo compito è quello di combattere gli organismi invasori ai loro punti di ingresso, riducendo o addirittura eliminando la necessità per l’attivazione del sistema immunitario del corpo. Questo potrebbe spiegare perché le persone che hanno rapporti sessuali, spesso prendono anche meno giorni di malattia, secondo l’“American Journal of Cardiology” del 15 gennaio 2010. Gli uomini che fanno l’amore regolarmente hanno il 45% in meno di probabilità di sviluppare malattie cardiache rispetto a coloro che lo fanno una sola volta al mese, o anche meno, secondo un altro studio. L’attività sessuale non solo fornisce molti degli stessi benefici al cuore come esercizio fisico, ma anche mantiene i livelli di estrogeni e testosterone in equilibrio, che è importante per la salute del cuore. Il sesso contribuisce non solo ad aumentare la frequenza cardiaca, ma anche a bruciare calorie e a rinforzare i muscoli, proprio come l’esercizio fisico. In realtà, la ricerca ha rivelato che il sesso brucia circa quattro calorie al minuto per gli uomini e tre per le donne, che lo rende (a volte) una forma di significativo esercizio (da “Clinical Neurology”, 19 febbraio 2013). L’attività sessuale rilascia quindi ormoni, porta a riduzione del dolore ed è stato trovato utile per aiutare a fare diminuire o addirittura bloccare il dolore alla schiena e gambe, così come il dolore da crampi mestruali, artrite e soprattutto il mal di testa se non è molto forte. Uno studio ha anche, infatti, scoperto che l’attività sessuale può portare alla riduzione parziale o completa della

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(R. Panikkar) L’ Associazione Dialoghi l’interscambio • favorisce la conoscenzaersei; fra gruppi e popoli div i • collabora a progetti concagretio sociale, per la rimozione del dis in particolare in Vietnam; • crea occasioni di incontro, di approfondimento e . di interscambio culturale

! a l i n e i t Sos

Associazione Dialoghi-onlus - via Malfolle, 15 - 40043 Marzabotto (BO) – dialoghi.malfolle@virgilio.it

Quando entri in dialogo, non pensare prima ciò che devi credere. Quando sostieni il tuo punto di vista, non difendere te stesso e i tuoi interessi, per quanto ti appaiano sacri. Fa’ come gli uccelli del cielo che cantano e volano e non difendono la loro musica né il loro movimento. Quando intraprendi un dialogo cerca di rimuovere i tuoi pregiudizi prima di rimuovere i pregiudizi dell’altro.


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cefalea in alcuni pazienti con emicrania e cefalea a grappolo. Cari lettori, secondo me non c’è niente di più normale, bello e puro che amare un partner, e concepire figli… Ormai non vi è dubbio che... il celibato fa ammalare gli esseri umani, e conduce alla distruzione dell’umanità! L’inibizione sessuale è il frutto di una concezione malata… Se questo tipo di ricerca vi ha interessato come ha incuriosito me, in fondo trovate le fonti. Evviva l’Amore... complice l’estate...

• Psychology Today December 28, 2012 • CNN January 14, 2014 • Pediatr Dent. 2008 Sep-Oct;30(5): 375-87. • MSN Healthy Living • J Comp Neurol. 2005 Dec 5; 493(1): 58-62. • Evolutionary Psychology 5(3): 612-631 • Western Journal of Communication 2009, Volume 73, Issue 2, 2009

• Psychol Rep. 2004 Jun; 94(3 Pt 1): 839-44. • American Journal of Cardiology January • 2010, Volume 105, Issue 2, Pages 192-197 • Biol Psychol. 2006 Feb;71(2): 214-22. • PLoS ONE 8(10): e79342 • Clinical Neurology February 19, 2013 • JAMA. 2004; 291(13):1578-1586.

Francesco Walter Pansini si è diplomato in Erboristeria nel 1989 all’Università di Urbino. Con vari ruoli ha lavorato costantemente nel settore dal 1982. Nel 1993 ha fondato l’ALISTER Friuli Venezia Giulia, Associazione per la Libertà di Scelta delle Terapie Mediche, di cui è tuttora il vice Presidente. È giornalista pubblicista e dal 2002 direttore responsabile della rivista trimestrale “Salute & Diritti”, giornale dell’ALISTER. Nel 1993 è stato il promotore e uno dei tre presidenti di associazioni locali, fondatori della Federazione del COMILVA (Libertà di Vaccinazione), chiusa nel 2011. Negli ultimi sette anni ha pubblicato altri cinque libri sul tema della salute in diverse edizioni. Da tre anni conduce corsi di Erboristeria all’Università della Terza Età Danilo Dobrina di Trieste e all’Università delle Liberetà Auser sempre di Trieste. Dal 2010 si occupa di una rubrica di cure naturali su “Il Piccolo”, il quotidiano triestino del gruppo Repubblica, e di una rubrica settimanale a Radio Punto Zero, la radio locale più ascoltata nel Friuli Venezia Giulia e Veneto Orientale. Per info e contatti: www.alister.it oppure walterpansini@email.it

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Attenzione e creatività

La mia cucina multietnica

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vvolto dalla musica del nostro mitico maestro Bruno Martino eguagliata magistralmente da Nat King Cole, eccomi a scrivere per voi alcune note speciali per un’estate mediterranea... che stenta a crescere, e assomiglia sempre più a quelle tropicali... Abbiamo sempre più la percezione di un cambiamento climatico, dove le stagioni, sempre più uguali, intercalano violenti nubifragi a calori estremi o gelate altrettanto straordinarie, arsure devastanti e insopportabili giornate afose... La nostra sofferenza si accompagna a quella della natura anche se non è certo paragonabile a quest’ultima, potendo noi avvalerci di aiuti messi a disposizione dall’evoluzione tecnologica, grazie alla quale le comodità sono sempre più disponibili, usate

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di Antonio Scaccio


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e sfruttate anche all’eccesso, provocando però, come conseguenza, sempre più danni a madre terra, ahimè... Le cause? Le conosciamo..., ma vale la pena di ricordarle: emissioni esagerate di gas responsabili del famigerato effetto serra e del buco dell’ozono; incendi devastanti dovuti sia a piromani sia all’autocombustione dei boschi favorita dal caldo eccessivo e dal conseguente clima secco; cattiva gestione dei rifiuti; e tanto altro... Potrei parlare a lungo di ciò che vedo (e non vorrei vedere!) girando spesso per il mondo, dei comportamenti incivili delle persone, della loro dis-attenzione e indifferenza nei confronti della natura, dei beni e delle opere dell’uomo stesso... Potrei parlare all’infinito di quanta rabbia e frustrazione si accumula in me per l’impotenza di fronte a questi danni immani... Come potrei anche raccontarvi ed elencarvi quanto invece di bello c’è intorno a noi e quanto potremmo fare per mantenere e migliorare il mondo, investendo il nostro amore, rispetto, impegno, responsabilità, creatività, attenzione, e collaborando, ognuno nel proprio piccolo, per migliorare questa situazione, portando ciascuno il proprio sapere e le proprie capacità. Meravigliosi luoghi ancora incontaminati (sempre


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meno, purtroppo) sono spesso meta delle nostre vacanze e da questi ripartiamo arricchiti dalla loro vita, cultura, splendori, colori e profumi. Nei miei innumerevoli soggiorni all’estero mi hanno sempre molto incuriosito le tradizioni popolari locali, le usanze, la cucina, gli ingredienti e il loro uso più appropriato. E posso dirvi, senz’altro, che la mia cucina ha assorbito queste conoscenze e ha assunto decisamente un’impronta multietnica ormai da moltissimi anni, pur mantenendo sempre le caratteristiche mediterranee (sono siciliano!), nei sapori e nelle combinazioni. D’altronde il bacino mediterraneo accoglie tante culture, che noi abbiamo acquisito nel tempo, diventando consumatori, oltre che produttori, di pomodori, melanzane, zucchine, fagiolini, peperoni, piselli, fagioli, e così via; e così dicasi per molte varietà di frutta... Quelli che ho appena elencato sono prodotti che caratterizzano la stagione estiva e che arrivano puntualmente sulle nostre tavole, alcuni dei quali ricchi di solanina, sostanza tossica

presente nelle Solanacee, appunto, soprattutto quando non sono ancora maturi (come melanzane, peperoni, pomodori e patate). Ma basta non assumerli con troppa frequenza, avere l’accortezza di cuocerli poco, consumarli belli maturi, il giorno stesso della loro preparazione, e abbinati ad altri ingredienti idonei! Molte le idee che possiamo elaborare con essi, e nei miei libri di recente pubblicazione (l’ultimo dei quali è “Armonia vegetale in cucina”, Tecniche Nuove editore) propongo varie combinazioni proprio di questi ortaggi, aggiungendo l’aroma di svariate erbe e spezie, e non solo, per esaltarne il sapore. Della mia infanzia ricordo ancora oggi il profumo estivo celestiale intenso della melanzana, del pomodoro, delle zucchine e del basilico! Chi non ricorda una parmigiana di melanzane, o i bucatini alla Norma, o quelle insalate ricche di profumi e sapori grazie al pomodoro, alla cipolla rossa, al basilico, alla menta, al limone tagliato a fettine, alle olive, all’olio extra vergine, al sale e all’origano,

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il tutto accompagnato da un fragrante, croccante e profumato pane di frumento cotto nel forno a legna!? Ecco cosa vale l’estate, così piena di bei ricordi e momenti davvero magici... Le sue luminose albe e i suoi lunghi tramonti, la sua luce intensa e dispensatrice di energia, le passeggiate notturne sotto un manto di stelle a far corona alla luna in tutte le sue fasi, un mirare continuo di paesaggi di mare e di terra, dove non ci sono confini... In effetti non facciamo altro che attendere questo momento, tutto l’anno, ... almeno per me è così! Ecco per Voi, cari lettori, un piatto di mia invenzione, profumatissimo, rinfrescante e ricco di aromi estivi, che ho creato alcuni anni fa e che propongo sempre molto volentieri nelle mie tavole, proprio in estate, visto il successo che ogni volta riscuote! Come sempre, gli ingredienti si intendono tutti naturali, freschi, ben maturi e ben selezionati: di qualità insomma. Buon appetito e godetevi questa nuova estate in tutte le sue sfaccettature, che vi auguro bellissima e arricchente!


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Rotolini di zucchine al paté di melanzane e salsa di fichi d’india •  2 belle zucchine verdi di tipo scuro •  2 belle melanzane globose (quelle rotonde) •  1 avocado •  2 fichi d’India maturi •  qualche foglia di basilico •  un paio di foglioline di menta •  10 cucchiai di olio extra vergine di oliva •  1 cucchiaio di aceto balsamico •  1 cucchiaino di senape classica •  1 cucchiaio di salsa di soia (o shoyu) •  sale fino marino integrale q.b. •  la buccia grattugiata di un limone •  il succo di 1/2 limone •  1 cucchiaino di zenzero tritato fresco

Ingredienti per 5 persone

Procedimento Affettare le zucchine molto sottili nel senso della lunghezza e porle in una teglia sopra a carta da forno, a gruppi di 3 fette, sistemandole parallele e sovrapponendo il bordo di ogni fetta con quello della fetta accanto, formando delle ‘sfogliette’ di zucchine. Cuocerle in forno già caldo a 170° per 5 minuti circa. Poi, estrarle e farle raffreddare. Tagliare a metà le melanzane e praticare dei tagli nella polpa, condirle con un po’ di sale e olio, metterle in una terrina e cuocerle in forno già caldo a 180° per almeno 35 minuti. Appena pronte, togliere la polpa, metterla in una terrina, unirvi la polpa tritata di un avocado, bagnare con il succo del limone; condire con sale fino, olio, basilico e menta tritata. Amalgamare bene il tutto. Farcire le ‘sfoglie’ di zucchine con la farcia di melanzane e avocado, arrotolarle e sistemare i rotoli su un piatto di portata. Sbucciare i fichi d’India e passare la polpa con un setaccio fine (o un colino) per eliminare i semi rimasti; condire la polpa con olio, aceto balsamico, salsa di soia, senape, zenzero e buccia grattugiata di limone. Servire i rotoli di zucchine, accompagnati dalla salsa di fichi d’India.

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Mi chiamo Antonio Scaccio, sono nato nel caldo e nei meravigliosi profumi della provincia di Palermo e da molti anni vivo in Emilia Romagna. Chef di professione, cuoco da più di 35 anni, classe 1961, “di ferro” come molti mi definiscono e molto determinato! Fin da giovanissimo ho promosso con convinzione un’alimentazione sana a tutto tondo nel profondo rispetto per la Natura, quindi attenta al biologico e al biodinamico. La mia è una cucina di ricerca continua attraverso la diffusione del mio marchio Affetti&Sapori, sinonimo di benessere-eleganza-gusto, e mi rivolgo a chi ama il vero piacere della buona tavola con i sapori semplici ma ricercati, unendo la cucina mediterranea con quella del resto del globo. Numerose e varie le mie esperienze, di vita e lavorative, in giro per l’Italia e il mondo, anche per mare... su yacht di vip. La mia innata curiosità mi ha portato a esplorare i principi alimentari orientali di Macrobiotica e Ayurveda. Ho ideato e organizzato corsi accreditati di formazione di Cuoco Naturale Bio e curo alcune rubriche sull’alimentazione in pubblicazioni di settore. Numerosi i miei libri di cucina, ultimo dei quali “Armonia vegetale in cucina”, Tecniche Nuove 2013. Ho collaborato con il Sana a Bologna, con il Saben a Milano Fiere, e con Baule Volante; attualmente collaboro con EcorNaturaSì e Fior di loto. Tengo corsi di cucina e curo il catering per eventi, party e cene; presto consulenze per progetti di nuova ristorazione basati sulla simbiosi tra salute e gusto. Contatti e info: www.affettiesapori.it


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La cura, vera opera d’arte! Io malata di Parkinson... di Laura Soldati

Laura Soldati – Classe 1949, ho un marito, due figli, quattro nipotini. Riminese di origine, vivo a Bologna. Per almeno 40 anni tutte le mie energie mentali e fisiche sono state investite in lavoro e famiglia, e non ho mai avuto tempo per me. Ora invece mi diverto a scrivere poesie in rima, dipingere, fotografare, fare volontariato, e... a tenere a bada un fastidiosissimo “compagno” conosciuto come Parkinson, che mi ha costretto a ri-disegnare il mio stile di vita e ad entrare in contatto con me stessa. Cerco di non dimenticare mai che prima c’è il mio ben-essere, dal quale dipende tutto il mio futuro e quello dei miei cari. Metto assai volentieri a disposizione la mia personale esperienza e consapevolezza acquisita negli anni, che ogni giorno aumenta instancabilmente, per la comprensione di una malattia, come la mia, che fa paura solo a nominarla... Una mia cara amica mi ha detto: “Gli altri si fanno fermare dal Parkinson, tu invece no!”. Bè, in questa sua affermazione c’è tutto di me... Non esitate a contattarmi, scrivendo alla mia e-mail lsoldati49@alice.it

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L’incontro con una dottoressa molto speciale mi ha ridato la speranza di una vita normale, ha portato dentro me la convinzione del recupero dell’equilibrio per l’occasione. Mi ha accolto con il suo fare cortese, io piena di curiosità e di grandi attese. Domande che finalmente han trovato risposta perché abbiamo in comune la capa tosta. Insieme ci siamo messe in cammino che ora condividiamo come un destino. Il tempo trascorso non è mai abbastanza e i nostri saperi si mescolano nella stanza. La salute da un’altra prospettiva misurata col test energetico degli organi valutata da una debole scarica di corrente sulle dita, stupefacente la mappa che ne è uscita. Mentre si aprono all’esperienza e all’intuizione le mie vie segrete dell’energia e dell’emozione nelle note basse e acute dell’organo ‘suonato’, tutto diventa chiaro nel tracciato. Caro Ippocrate, salterai di gioia nella fossa ora che il paziente è passato alla riscossa insieme a colei che pratica l’ars medica potrà sperar nell’aiuto che a lui dedica. Conoscenza dell’antico e moderno sapere della tecnologia si è saputa avvalere col suo inestimabile e prezioso lavoro riesce ogni volta a vedere la luce da un foro. Poi, il tutto come nella tela del pittore prende l’aspetto di un quadro d’autore, complessi dai nomi strani dell’omotossicologia con l’opera d’arte mi reco in farmacia.

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Un materiale del futuro?

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Dopo 36.000 anni di test severissimi ora siamo certi di potervi dare questa notizia: la lana è il materiale del futuro, ecco perché nei nostri materassi ne trovate così tanta. Nonostante tutta la tecnologia umana, non sappiamo ancora realizzare nulla che ne eguagli le prestazioni. Inoltre è DAVVERO ecologica e biodegradabile, per produrla bastano un prato e qualche pecora, poi resta con voi una vita intera regalandovi salute e calore.

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L’azione dei colori sull’anima Ritrovare l’equilibrio attraverso la forza e l’energia dei colori ad acqua...

M

ettere ordine alla propria vita, elaborare ciò che è in dis-ordine per ottenere un equilibrio, è uno dei compiti più impegnativi del nostro percorso di crescita... Questo equilibrio non potrà mai rimanere statico, bensì si muoverà insieme alle nostre infinite variazioni, alla nostra personale evoluzione, modificandosi, quindi non riducendosi a un immobilismo senza più contatto col mondo esterno e col nostro intimo. Questo è stato l’argomento di con-divisione da parte di un gruppo di persone durante un incontro di arte-terapia. Il non sentirsi a proprio agio con sé stessi è spesso causa della paura, paura di non essere all’altezza, di non potercela fare, e ciò blocca il nostro sano e chiaro pensare; modifica anche la nostra attenzione e creatività, costringendoci a pensieri “viziati” del classico gatto che si morde la coda, portandoci fino alle estreme conseguenze ad auto-distruggersi... Il ben-essere legato all’ordine è in relazione

di Viviana Tartaglia


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Buon divertimento!


m o n d o a co l o r i

con l’altro, con l’esterno, ovvero a tutto ciò che è diverso dall’io. Ad esempio, una buona respirazione è un inter-scambio tra interno ed esterno e riesce a mettere ordine e calma nel nostro fisico e nella nostra psiche. L’elemento che è legato all’ordine e che lo attiva, è l’acqua, e la costellazione è quella dell’Acquario. Va da sé

che un ‘lavoro creativo’ legato all’acqua, come ad esempio l’uso del colore ad acquarello, ha un particolare legame a questo scopo. Le nevrosi e i disturbi psico-somatici spesso non hanno problematiche organiche; un dis-equilibrio può portare al dolore fisico che nasce per risvegliarci, cosicché ci si possa

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organizzare e ricercare dov’è il dis-ordine che crea malattia, o paura. Nelle crisi di panico si scambia per pericolo qualcosa che non lo è. Per rimediare a questo dis-ordine si deve uscire dalla materialità, perché quando l’uomo non percepisce più sé stesso e la sua interiorità, cioè se percepisce unicamente la vita nella sua fisicità, perde una


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parte rilevante di sè stesso, non portandola più a coscienza. Ho recentemente incontrato un amico francese che è uscito da un’esperienza di forte depressione: mi ha raccontato tutte le prospettive affrontate da un bravo psicologo a cui si è rivolto, ma alla fine si è reso conto che il reale ‘scatto’ guaritore è stato quello di considerare il lato spirituale della sua vita: “Fino a che non si scopre anche il lato spirituale della nostra vita con cui venire in contatto, non può esserci guarigione”! mi ha detto. Nella pratica proposta in quest’occasione, si trattava di eseguire, all’inizio nel foglio un ordine “dato” pre-costituito di colori, per poi meditare su ciò che si provava... Molti si sono trovati a proprio agio in questo insieme di colori. Può essere spesso un rifugio comodo e protetto. Ma... non sempre ci assomiglia. Partendo da questa esperienza e meditazione ognuno ha lavorato cercando il proprio equilibrio, muovendo i colori, ritrovando alla fine l’ordine creativo individuale. “Ordine vuol dire la cosa giusta al posto giusto e al momento giusto” sostiene Zygmunt Bauman, classe 1925. Le immagini che trovate in questo articolo sono proprio alcuni dei risultati ottenuti durante il suddetto incontro di arte-terapia... Viviana Tartaglia organizza incontri individuali e di gruppo di Terapia Artistica a Bologna. Per informazioni e approfondimenti vivianatartaglia@virgilio.it


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luglio 2014


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