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La guerra è tornata in Europa

ATTUALITÀ LA GUERRA È TORNATA IN EUROPA

Gabriele D’Annunzio affermava che “insorgere è risorgere”, trasmettendo un ideale che il popolo ucraino sta tragicamente insegnando al mondo intero e all’Europa stessa, mentre gli europei sono troppo impegnati a parteggiare per chi li sta relegando nel recinto dell’irrilevanza. Dopo le guerre jugoslave combattute tra gli 1991 e il 2001, l’Europa si trova nuovamente ad affrontare una guerra sul proprio territorio, malgrado gli scontri tra Russia e Ucraina si siano verificati già nel 2008 e nel 2014 con l’invasione russa della Crimea. L’esercito russo ha invaso l’Ucraina la notte tra il 23 e 24 febbraio, con la motivazione ufficiale di proteggere gli ucraini filo-russi e di rendere il paese “neutrale” e fuori dall’orbita dell’Europa occidentale. In realtà, dietro a questa invasione c’è la volontà da parte della Russia di riportare l’Ucraina nell’orbita di Mosca, creando in questo stato un governo filo-russo che la allontani dall’Europa occidentale e impedendo un ulteriore spostamento della NATO verso Est. Per quanto riguarda il ruolo della NATO, invece, essa non può intervenire militarmente in Ucraina poiché questo paese non ne fa parte, infatti negli ultimi giorni le forze militari dell’Alleanza atlantica si sono concentrate a difesa dei confini di Polonia, Lituania, Lettonia ed Estonia, nazioni che in quanto parte dell’Alleanza hanno diritto, secondo l’articolo 5 del trattato di fondazione, a essere difese dagli altri stati membri in caso di attacco. In risposta all’invasione russa, oltre che con la solidarietà e con la chiusura dello spazio aereo, sia la NATO che l’UE hanno replicato con delle pesantissime sanzioni economiche verso la Russia allo scopo di deteriorarne la base industriale, di metterne in difficoltà il mondo finanziario e di far crescere l’inflazione nel paese. Dal canto suo, Putin ha annunciato di aver allertato le forze nucleari russe, anche se a molti analisti internazionali questo annuncio sia sembrato un segnale di debolezza dovuto probabilmente alle perplessità del suo stesso entourage e dei russi stessi, scesi in piazza a migliaia per manifestare con-

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tro la guerra. La minaccia atomica del presidente russo quindi, è il segnale più forte del fatto che le sanzioni economiche abbiano colto nel segno. Se da un lato il presidente russo è il primo responsabile dei fatti atroci che stanno mettendo in ginocchio una nazione intera, dall’altro lato molti individuano una parte di responsabilità anche alla NATO: il settimanale tedesco Der Spiegel ha portato avanti un’inchiesta con una ricostruzione storica dei negoziati tra NATO e Mosca alla fine della Guerra Fredda, pubblicando un documento scovato nei British National Archives di Londra dal politologo americano Joshua Shifrinson. Questo documento dà conto in modo dettagliato dei colloqui avvenuti tra il 1990 e il 1991 tra i direttori politici dei ministeri degli Esteri di USA, UK, Francia e Germania Ovest sull’unificazione delle due Germanie. Il colloquio decisivo, riporta Der Spiegel, si è svolto il 6 marzo 1991 ed era incentrato sui temi della sicurezza nell’Europa centrale e orientale, oltre che sui rapporti con la Russia, guidata allora da Michail Gorbaciov. Di fronte alla richiesta di alcuni paesi dell’Est Europa di entrare nella NATO, i rappresentanti dei quattro paesi occidentali impegnati con Russia e Germania Est nei colloqui del gruppo “4+2”, concordarono nel definire “inaccettabili” tali richieste, mentre il diplomatico tedesco occidentale Juergen Hrobog disse: “Abbiamo chiarito durante il negoziato 2+4 che non intendiamo fare avanzare l’Alleanza atlantica oltre l’Oder. Pertanto, non possiamo concedere alla Polonia o ad altre nazioni dell’Europa centrale e orientale di aderirvi”; posizione concordata con il cancelliere tedesco Helmuth Khol e con il ministro degli Esteri, Hans-Dietrich Genscher. Nella stessa riunione, rivela Der Spiegel, il rappresentante degli Stati Uniti, Raymond Seitz, dichiarò che “la NATO non dovrà espandersi al di là dei confini della nuova Germania né formalmente né informalmente”. Lo stesso Gorbaciov, in un’intervista al Daily Telegraph (7 maggio 2008), disse che Helmuth Khol gli aveva assicurato che la NATO “non si muoverà di un centimetro più ad est”. Identica promessa, aggiunse in un’altra occasione, gli era stata fatta dall’ex segretario di Stato USA, James Baker, il quale però smentì, negando di averlo mai fatto. Eppure, ricorda Der Spiegel, anche Baker fu smentito a sua volta da diversi diplomatici, compreso l’ex ambasciatore USA a Mosca, Jack Matlock, il quale precisò che erano state date «garanzie categoriche» all’URSS sulla non espansione a est della NATO”. Ad oggi però Ungheria, Repubblica Ceca, Polonia, Lituania, Lettonia ed Estonia fanno tutte parte della NATO. In conclusione, è inevitabile riporre tutte le nostre speranze in un futuro dove ogni nazione potrà esercitare liberamente la propria sovranità e ogni popolo sarà libero dai vincoli dei potenti.

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