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Malattie invisibili

ATTUALITÀ MALATTIE INVISIBILI

Depressione, che brutta parola, fa paura, vero? Si, a noi fa paura: i disturbi della sfera psichica sono poco conosciuti e di conseguenza incutono timore. Chi ne soffre cerca di nasconderlo e facendolo si isola ancora di più. È difficile parlarne: hai paura dello stigma, del giudizio degli altri; hai paura dei danni che le medicine potrebbero infliggerti. La gente ti dice ‘Smettila di piangerti addosso; vuoi attirare l’attenzione’. Così cominci a nasconderti. In Italia, così come in tutto il mondo, si sono diffusi durante gli anni pregiudizi sempre più invalidanti riguardo la salute mentale: si dice e si scrive che per le malattie psichiatriche bisogna combattere, appunto, lo stigma che le avvolge e che pesa sui malati. È la condanna sociale, la colpevolizzazione, il sostenere che questi disturbi non abbiano rimedio e siano pericolosi, e, per chi soffre di questi disturbi come spesso per le loro famiglie significa vergogna, senso di colpa, necessità di isolarsi. O sparire. Tutti ti ripetono che hai solo bisogno di buona volontà, che la depressione non è altro che una forma di malinconia esagerata, che l’ansia è banale agitazione e le tue reazioni sono fuori luogo. Condividere questi pregiudizi significa negare la dignità di malattia alle malattie mentali, farne molte volte un problema di cattiva volontà. Perché mai dire a chi ne soffre “Sforzati!”? Per caso siamo abituati a chiedere a un malato di polmonite di respirare più forte e in modo più regolare? Oppure a un individuo ingessato di guarire più velocemente? Sì, la gravità dei disturbi psichiatrici è al livello delle malattie appena citate, ma non ne viene riconosciuto il peso e la specificità. Se i polmoni, o banalmente il cuore, si ammalano, perché un organo complesso e complicato come il cervello non può? Attenzione, non sto parlando di una malattia tanto invalidante da portare alla completa pazzia o, come si soleva chiamarla, isteria. La pazzia, in realtà, è stata districata da tempo in tante distinte malattie: depressione, ansia, disturbo ossesivo-compulsivo, pani-

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co, distimia, anoressia, schizofrenia. Ognuna con una propria diagnosi e con una conseguente terapia. Più o meno efficace, come lo sono le terapie dei problemi fisici. Non sempre curano. Più spesso trattano e tendono a contenere. Sarebbe facile riempire pagine e pagine sulla disinformazione che grava tra noi persone comuni, tuttavia, dato che la realtà della situazione è molto più complicata, è opportuno che io parli anche di quanto il sistema sanitario sia discriminatorio. Le risorse disponibili - in termini di percentuali del fondo sanitario destinate alla salute mentale - sono assai inferiori rispetto alle esigenze. Un paziente a rischio di suicidio è difficilmente considerato come un paziente con un infarto in corso. Non esiste uno specifico codice rosso per una malattia psichiatrica. Perché un paziente gravemente depresso è difficilmen e considerato come un malato uscito da una chirurgia oncologica? Perché un paziente schizofrenico è difficilmente considerato come un paziente trapiantato? Eppure sono situazioni paragonabili, da un punto di vista medico. La gravità della situazione è pressoché la stessa, entrambi i pazienti sono a rischio e la loro vita è in pericolo. Tuttavia, dato che le modalità in cui sono a rischio sono differenti, coloro che soffrono di disturbi mentali vengono ignorati, declassati, dimenticati nell’oblio di quel dolore che difficilmente si può estirpare. La generazione più a rischio è la nostra, quella dei giovani. Noi, che siamo rimasti isolati per mesi in casa, soffriamo in modo più consistente di ansia e attacchi di panico, per non parlare della depressione dilagante che ci distingue. Le scuole sono un insieme di occhi, sguardi tristi. Eppure, nessuno fa nulla, nessuno agisce, nessuno ci chiede “come stai?”. I professori preferiscono sobbarcarci di verifiche, eliminando la nostra capacità di pensiero e cedendo alla tanto nobile causa del mutismo selettivo. Per fortuna, forse, ora riusciamo ad intravedere uno spiraglio di luce: il bonus psicologico. Sembra che il governo abbia finalmente riconosciuto la gravità della situazione e deciso di porre rimedio. Si parla, per le persone con i redditi più bassi, di un aiuto che si aggira intorno ai 600 euro, volto a fronteggiare le difficoltà incontrate a causa delle malattie mentali che sono vertiginosamente aumentate durante questi anni di pandemia. Non ci resta che parlarne e, soprattutto, sperare. Parlare delle nostre difficoltà, delle nostre paure, senza nasconderci dietro quel velo d’indifferenza che troppo spesso indossiamo, per fingere, almeno per poco, di non avere problemi. I problemi esistono, ma non sono una condanna a morte. Parlatene, parliamone.

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