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Il bocciolo della speranza
from Cassandra 111
by cassandra
NARRATIVA IL BOCCIOLO DELLA SPERANZA
Sara era sul pullman, come tutte le mattine, ma a lei non dispiaceva. Le piaceva guardare il volto e gli atteggiamenti delle altre persone che la circondavano per immaginare le loro vite. Spesso incontrava lo sguardo di quel ragazzo con le cuffie alle orecchie che guardava la strada e le macchine che passavano, negli occhi di questo però, nessuna luce brillava.Poi osservava gli adulti, questi tra un sospiro e l’altro guardavano le lancette dell’orologio, le loro occhiaie lasciavano intendere che probabilmente erano costretti a vivere quella mattinata in un loop infinito.Infine c’erano quello intenti a leggere che sollevavano lo sguardo delle pagine ogni tanto per cercare di capire a quale fermata fossero arrivati. Ad un tratto nel cielo, in cui fino a un attimo prima splendeva il sole, si presentarono enormi nuvoloni neri.Poco dopo ci fu il buio e scese una pioggiarella che a mano a mano si fece sempre più fitta e insistente. Sara iniziò a guardarsi in torno disorientata e decise di scendere dal bus. Le case non erano più come quelle che era abituata a vedere ogni giorno, e in quella che probabilmente una volta era una piazza c’erano degli stand abbandonati con vecchie cianfrusaglie. Percorrendo un sentiero sterrato arrivò a un cancello, al di là c’era una palazzo abbandonato. Si poteva ancora identificare la struttura ma il resto era completamente distrutto. Sentí lo scorrere nervoso dell’acqua,infatti dopo qualche centinaio di metri scendeva un vasto fiume. Ad un certo punto riconobbe il suono di un rullo di tamburi. Si avvicinò, era un ragazzo, dal suo arrivo in quella città Sara non aveva ancora avuto la possibilità di incontrare alcun essere vivente. Sara pensò ,guardando la sua corporatura, che potesse avere una ventina d’anni, ma dalla stanchezza del volto ne dimostrava almeno venti in più.Indossava una divisa militare alquanto impolverata e nella tasca della giacca sbucava un bocciolo che brillava come un diamante.Avrebbe voluto parlargli ma ad un tratto la sua vista si annebbió e si svegliò seduta sul pullman. Federica Crapanzano IIE
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