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Sincero retroattivo

Avolte scrivo poesie. Parto da un’idea buona -almeno a quanto mi sembra- , un verso, un rumore, un qualcosa. Poi la scrivo. La correggo. Aspetto un paio di giorni. La ricorreggo. Poi me la cantileno in testa. Canta canta, saltano fuori significati curiosi di cui non avevo tenuto minimamente conto nella prima stesura. Vado in cerca di significati e trovo interpretazioni alternative (po-li-se-mi-a!), figure retoriche (volute? quasi mai), citazioni ai classici (oh, e che citazioni, santi classici!), talvolta persino un abbozzo di schema metrico! Più passa il tempo e più mi convinco che è sempre più ricca, sempre più intelligente (si dice che il tempo dà consiglio, ma anche l’ego non se la cava malaccio). C’è sempre un elemento nuovo che mi fa sobbalzare. O qualche amico che mi fa notare una lettura che non avevo considerato. Ho sempre tacitamente annuito, facendo intendere che sapevo (sono Poeta d’altronde), con un misto di malcelata soddisfazione e sussiego accademico, l’angolo della bocca in alto, ipocrita che non sono altro!). Insomma: le mie poesie, nella loro forma definitiva, le considero buone, ma sarebbe più onesto da parte mia firmarle insieme alla dea bendata (e forse lei otterrebbe dalla SIAE più diritti di me).

Ma quindi, la poesia la fa bella chi la scrive o chi la analizza dopo? E se alcuni autori, mediocri, fossero stati solamente pompati bene e perciò assurti a divinità? Verrebbe quasi da dire che ‘dietro ogni [poeta] di successo, c’è sempre una grande [critica]’, interpolando un detto che ha visto tempi migliori.

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Mi chiedo che fine farebbe la poesia (ahi scandalo mondiale, catastrofe italiana!) se da lassù, nel Convivio dei poeti morti (ridacchianti) che noi posteri (adulanti) ci ostiniamo a studiare e forzare, arrivasse con una cicogna (svolazzante) una missiva (recitante): ‘’Ai nostri venticinque lettori, da parte dei miei colleghi (alcuni pur riluttanti...recalcitrava specialmente quel botolo che exegit ‘monumentum...’) e mia: in seguito ad aspra tenzone, che ha visto Onestate trionfar vincitrice, si è convenuto di comune accordo, in nome della pietade che move noi sole-e-altre-stelle nei vostri

confronti, di esortarvi a tralasciare i vostri su-di-noi studi, i vostri vocabolari, il vostro sudore, le vostre piccole congetture: è stato solo culo’’.

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