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La preistoria e l’Oriente antico
UNITÀ
Civiltà ittita Civiltà fenicia
MAR CASPIO Hattusa
e rat Euf
MAR MEDITERRANEO
Babilonia
Menfi
Uruk Ur
Harappa o Ind
Civiltà degli Ebrei
o Nil
Civiltà egizia
Civiltà Shang
ri Tig
Sidone Gerusalemme
Assur
Civiltà mesopotamiche
Tebe
Mohenjo-Daro
20.000-15.000 anni fa
OCEANO INDIANO EUROPA
Stretto di Bering
70.000-50.000 anni fa ASIA AMERICA SETTENTRIONALE 45.000-35.000 anni fa Taiwan
AFRICA
OCEANO ATLANTICO
Hawaii
Filippine 3500 anni fa
OCEANO PACIFICO
200.000 anni fa 2500 anni fa
AMERICA MERIDIONALE
40.000 anni fa Fiji
OCEANO INDIANO
AUSTRALIA
Direzione ed epoca delle migrazioni 200.000 50.000
15.000-12.000 anni fa
20.000 2500 anni fa
Gange
Civiltà dell’Indo
LA DIFFUSIONE DELL’HOMO SAPIENS SULLA TERRA
45.000-35.000 anni fa
C
QUELLO CHE STUDIEREMO LEfiumi CIVILTÀ Civiltà dei grandi
DEL VICINO ORIENTE
Altre civiltà antiche
5 mld di anni fa origine della Terra 3,8 mld di anni fa prime forme di vita 7-5 mln di anni fa inizio dell’ominazione 200 000 anni fa comparsa dell’Homo sapiens Beijing Giallo (Pechino) Fiu me
IV-I millennio a.C. civiltà mesopotamiche: Sumeri, Accadi, Babilonesi, Assiri
o urr z z A me Fiu
Chengdu
LO SGUARDO DEL GEOGRAFO L’importanza dell’acqua per l’uomo Se si osserva la carta, si può notare che le prime civiltà della storia si sono sviluppate intorno a corsi d’acqua (e perciò si dicono «idrauliche» o «potamiche») o in prossimità del mare. Quest’ultimo è infatti utile sia come via di comunicazione sia come fonte alimentare grazie alla pesca; le acque dei fiumi, inoltre, possono essere utilizzate per l’irrigazione dei campi.
4000 a.C. primi insediamenti lungo il Nilo 3000 a.C. invenzione della scrittura a opera dei Sumeri
LO SGUARDO DELLO STORICO L'importanza della scrittura Dopo l’invenzione della ruota, l’utilizzo dei metalli, la pratica dell’agricoltura e dell’allevamento fu l’introduzione della scrittura a imprimere una svolta fondamentale alla vita umana. Le scritture cuneiformi (in Mesopotamia), geroglifiche (presso gli Egizi) e poi l’alfabeto fenicio testimoniano infatti la volontà dell’uomo di comunicare informazioni e idee, e di lasciare traccia della propria storia anche presso la posterità.
XVIII sec. a.C. nascita del regno hittita e arrivo degli Ebrei in Palestina XIII-XII sec. a.C. sviluppo delle città stato fenicie
capitolo 1 L’uomo sulla Terra: la preistoria La Preistoria è il periodo che va dalla comparsa del genere Homo (2,5 milioni di anni fa) all’invenzione della scrittura (ca 3000 a.C.). L’affermazione della specie Homo sapiens, alla quale noi apparteniamo, è caratterizzata da un lento processo di evoluzione biologica e culturale.
capitolo 2 La Mesopotamia, culla della storia La Mesopotamia fu la culla delle prime civiltà, che si svilupparono dal IV alla metà del I millennio a.C. nella cosiddetta Mezzaluna fertile, la regione comprendente il bacino dei fiumi Tigri ed Eufrate.
capitolo 3 L’antico Egitto Lo stretto rapporto tra fiume e uomo tipico delle civiltà idrauliche è particolarmente evidente nella più longeva di queste: quella egizia. Essa diede luogo a un regno unitario dal 3200 a.C. circa fino al 31 a.C., data della conquista romana.
capitolo 4 Altri popoli e imperi del Vicino Oriente Gli altri popoli che abitarono il Vicino Oriente fra il XVII sec. a.C. e il I sec. d.C. sono raggruppabili in base alle due famiglie linguistiche di appartenenza: Ebrei e Fenici parlavano lingue semitiche; Hittiti, Medi e Persiani lingue indoeuropee.
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SEZIONE
La nascita dell’impero: da Augusto ai Flavi
Tiberio è in trono, accanto alla madre Livia e ad altri membri della famiglia imperiale. Dall’alto “sorveglia” la situazione Augusto, ormai morto e pertanto divinizzato.
In basso, curvi e dagli sguardi sofferenti, sono rappresentati i barbari sottomessi da Roma.
31 a.C. sconfitta di Antonio e Cleopatra ad Azio
12 a.C. Augusto nominato pontefice massimo
27 a.C. Ottaviano riceve il titolo di Augusto ◂◂ REPUBBLICA
14 d.C. Morte di Augusto
43 d.C. Conquista della Britannia
64 d.C. Incendio di Roma
79 d.C. Eruzione del Vesuvio e distruzione di Pompei
101-115 d.C. Conquista di Dacia, Arabia Petrea, Armenia, Assiria e Mesopotamia
27 a.C.- 193 d.C. PRINCIPATO ▸▸ 28 a.C. Principato di Augusto
anno 0
14-37 d.C. Principato di Tiberio
41-54 d.C. Principato di Claudio
69-79 d.C. Principato di Vespasiano
79-81 d.C. Principato di Tito
98-117 d.C. Principato di Traiano
117-138 d.C. Principato di Adriano
Percorso ad ALTA VELOCITÀ
Percorso in modalità FLIPPED CLASSROOM
CARTE STORICHE ▶ pp. 000, 000 SCHEMI DI SINTESI ▶ pp. 000, 000, 000, 000 IN BREVE ▶ p. 000
A CASA Gli studenti guardano la videolezione e leggono il testo, prendendo appunti sulle difficoltà incontrate. IN CLASSE L’insegnante integra e approfondisce le informazioni. Quindi svolge le attività alle pp. 000-000.
◀ Il Grande Cammeo di Francia, 14-29 d.C., con la raffigurazione di membri della famiglia del principe (Parigi, Bibliothèque Nationale). Questo prodotto di oreficeria è un cammeo, esito della raffinata incisione di una pietra semi-preziosa (sardonica). L’altezza del “Gran cammeo di Francia” – chiamato così perché conservato a Parigi – è di oltre 30 centimetri. Non siamo certi della identificazione di tutte le figure riprodotte, ma al centro vi campeggia senz’altro Tiberio, insieme con la madre Livia Augusta; forse ispirò la realizzazione del gioiello qualche vittoria dell’imperatore. È probabile che appartenesse a qualche alto dignitario imperiale che, ornando con questo oggetto “privato” la propria casa, si sentiva forse maggiormente partecipe della gloria della casa regnante.
161 d.C. Attacco dei Parti
161-180 d.C. Principato di Marco Aurelio
175 d.C. Vittoria dei Romani sui Germani
180-192 d.C. Principato di Commodo
3 MATERIALI VIDEOLEZIONE L’impero romano da Augusto ai Flavi MAPPA in PowerPoint della lezione
1 Augusto, primo imperatore La fine della Repubblica La vittoria di Ottaviano ad Azio (31 a.C.) su Antonio e Cleopatra segnò la fine dell’ennesima guerra civile romana del I secolo a.C., e sancì la crisi irreversibile della repubblica: a nulla era dunque servito qualche anno prima l’assassinio di Cesare, che nelle intenzioni di chi l’aveva progettato era finalizzato ad arrestare l’involuzione monarchica di Roma. Il vincitore di Azio, infatti, non poteva aspirare a governare uno Stato grande e profondamente lacerato ripristinando i vecchi e inadeguati meccanismi istituzionali. Ottaviano diede invece prova di un’abilità politica straordinaria, poiché seppe convogliare su di sé le aspettative, la fedeltà, il rispetto di tutto il popolo romano: ciò avvenne in quanto propose la propria persona come garanzia sia dell’esistenza stessa di Roma e dei suoi valori sia del mantenimento della pace universale.
Le conseguenze istituzionali Il potere di Ottaviano, però, non assunse una veste apertamente monarchica. Anzi – quasi a dispetto del suo vero agire – egli si prodigò nel presentarsi come custode della tradizione repubblicana: nella realtà però accumulava cariche, poteri, funzioni o attribuzioni in numero così grande da fargli detenere una posizione dominante come mai si era vista fino ad allora a Roma. Tale processo politico comportò un’attuazione complessa, che va analizzata nei suoi dettagli.
SEZIONE 1. La nascita dell’impero: da Augusto ai Flavi
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padre adottivo Cesare, il quale divenne il “Divino Giulio (Divus Iulius); Augusto poteva pertanto proclamarsi “figlio di un dio” (cioè Divi filius), ma anche vantarsi di una dipendenza da quella famiglia Giulia (gens Iulia) fondata da Iulo Ascanio, figlio di Enea e nipote di Venere, che veniva celebrata in quegli anni dall’Eneide del poeta epico Virgilio.
▲ Dida testo finto est, ut earchilit accus, soloreped et et maio. Nonsention num, sim rerciet di cori dolorio.
(che la cultura romana non avrebbe accettato), tutto ciò garantiva alla sua persona una dimensione sovrumana: tant’è che in Oriente, dove il culto dei sovrani era tradizione, furono tollerate forme di culto di Augusto, mentre in Occidente ci si limitò venerare il Genio o il Nume protettore dell’imperatore. Tale condizione sovrumana venne accentuata dalla divinizzazione del defunto
LE VOCI DELLA STORIA
Imperium, potestas, auctoritas Essere Augustus non bastava però ad Ottaviano per detenere il potere. La tradizione politica romana, infatti, si basava su concetti giuridicamente definiti come l’imperium (il potere militare) e la potestas (il potere civile) e chiunque volesse governare a Roma doveva detenerli. Ottaviano fece leva proprio sull’ l’autorità morale (auctoritas) che aveva in quanto Augustus, per riuscire ad assumerli in modo continuativo e per sovrastare qualunque altro uomo politico del tempo. Egli sentì legittimato – alla luce del solenne giuramento delle truppe occidentali prima della battaglia di Azio (il cosiddetto “giuramento dell’Occidente”) - ad assumere permanentemente l’appellativo di imperator, in quanto detentore di un potere militare (imperium) che era senza limiti di spazio (infinitum) e superiore a quello di chiunque altro (maius): era una sorta di auto-proclamazione a “comandante
Ottaviano diventa Augusto Sia il T1 sia il T2 attestano la proliferazione, in ogni parte dell’impero, di oggetti iscritti recanti il nome di Augusto le formule che costituivano il “segreto” del suo potere. Le pietre iscritte, in questi casi, “parlano” trasmettendo messaggi politici e propagandistici.
T1 L’autobiografia dell’imperatore Le Res Gestae Divi Augusti (“Le imprese del Divino Augusto”) sono una sorta di autobiografia che Augusto volle fosse incisa sul bronzo per ornare il suo mausoleo; copie epigrafiche della stessa, inoltre, dovevano essere diffuse in tutto l’impero, e quella oggi meglio leggibile proviene dalla città turca di Ankara. Il brano appena riportato racchiude forse più di ogni altro la concezione del potere augusteo: un principato – dunque una monarchia – ma con le forme esteriori della Repubblica. Egli infatti ricorda gli onori che il senato gli tributò nel 28-27 a.C., quando Ottaviano fu proclamato Augustus, cioè detentore della auctoritas (“carisma, autorità morale”). Da allora in poi, dice “fui superiore a tutti in autorità (auctoritas), sebbene non avessi maggior potere (potestas) di tutti gli altri che furono miei colleghi in ciascuna magistratura”; e proprio l’auctoritas legittimava dunque la contemporanea assunzione di magistrature, funzioni civili, militari e religiose della vecchia Repubblica, che – riposti in una sola persona – garantivano a questa un potere assoluto.
1. Nel mio sesto e settimo consolato¹, dopo che ebbi estinto le guerre civili, assunto per universale consenso il controllo di tutti gli affari di Stato, trasmisi il governo della repubblica dal mio potere alla libera volontà del senato e del popolo romano. 2. Per questa mia benemerenza, con decreto del senato ebbi l’appellativo di Augusto, la porta della mia casa fu pubblicamente ornata di alloro, e sull’entrata fu affissa una corona civica²; nella Curia Giulia fu posto uno scudo d’oro con una iscrizione attestante che esso mi veniva offerto dal senato e dal popolo romano in riconoscimento del mio valore, della mia clemenza, della mia giustizia e pietà³. 3. Da allora in poi fui superiore a tutti in autorità, sebbene non avessi maggior potere di tutti gli altri che furono miei colleghi in ciascuna magistratura. (Res Gestae Divi Augusti, 34, trad. it. di L. Canali) 1. sesto e settimo consolato: siamo negli anni 28 e 27 a.C. 2. alloro … corona civica: l’alloro simboleggiava la vittoria; la corona civica era invece una benemerenza per chi avesse salvato la vita a un cittadino romano: Augusto, dunque, avrebbe salvato tutto il popolo romano.
Augusto si sforzò sempre di dare rassicurazioni al popolo e al senato sul rispetto della tradizione patria e delle istituzioni repubblicane. E, prendendo spunto dal suo ruolo ufficiale di princeps senatus, che gli conferiva il privilegio di intervenire per primo in qualunque dibattito in senato, insistette su un generico ruolo di princeps. A noi però appare chiaro un disegno che mirava alla instaurazione di un regime autocratico e pertanto consideriamo Augusto il primo imperatore; la precarietà di questa situazione istituzionale – che si protrarrà anche all’epoca dei suoi successori –
METODO DI STUDIO a. Perché al potere di Augusto necessitavano sia l’imperium che la potestas? b. Che significato c’è dietro il titolo di Augusto? Regime Dal latino regimen (governo, amministrazione), indica un certo ordinamento politico o qualche una forma di governo (ad es. regime monarchico, regime democratico, ecc…); quando il termine è usato in senso assoluto (cioè senza aggettivi che ne completino il significato) prevale il senso negativo di “dittatura” o comunque di “potere assoluto”.
Autocratico Dal greco autòs (= stesso) + kràtos (= potere), aggettivo derivato dal sostantivo autocrazia. Con tali parole ci si riferisce ad una gestione assolutistica del potere, che – come dimostra l’etimologia – si giustifica “da se stesso”; nella dottrina politica moderna questo concetto assume una valenza per lo più negativa.
▶ Copia in marmo di uno scudo votivo offerto ad Augusto dal Senato nel 27 a.C.. La copia di Arles fu probababilmente realizzata in occasione del viaggio dell’imperatore in Spagna nel 26 a.C.. Arles, Musée de l’Arles antique
T2 Lo scudo di Arles Questo testo è inciso su uno scudo di marmo trovato ad Arles, nelle Gallie; è chiaramente una delle tante copie che furono fatte dello scudo d’oro cui Augusto allude nel capitolo 34 delle sue Res Gestae. Si noti la completa titolatura imperiale: il princeps è infatti imperator (detentore dell’imperium = potere militare), Caesar (discendente di Cesare, ormai Divus Iulius) e Augustus (detentore dell’auctoritas), e tale formulario sarà comune – pur con qualche variante – a tutti gli imperatori romani. Senatus / populusque Romanus / imp(eratori) Caesari / Divi f(ilio) / Augusto / co(n)s(uli) VIII dedit clupeum / virtutis, clementiae, / iustitiae, pietatis erga / deos patriamque Il senato e il popolo Romano all’imperatore Cesare Augusto, figlio di un dio, console per l’ottava volta, donò uno scudo (testimone) della virtù, della clemenza, della giustizia, della devozione verso gli dei e la patria (Annèe Epigraphique, n. 165, trad. A. Sartori)
DOMANDE CHIAVE a. Perché Augusto dovette puntare ad una politica di conciliazione sociale? b. Quali furono gli eventi militari più importanti dell’età di Augusto?
7 1. Augusto, primo imperatore
in capo” dell’esercito romano. E se in età repubblicana l’appellativo di imperator veniva concesso ai generali vittoriosi e trionfatori, Augusto associò così definitivamente l’idea di vittoria e trionfo alla sua persona. Egli volle inoltre ogni anno assumere la “potestà tribunizia”(tribunicia potestas), che gli dava le vecchie prerogative dei tribuni della plebe, cioè il diritto di veto sui provvedimenti legislativi e l’inviolabilità personale. Durante il suo lungo governo questi poteri gli furono più volte ribaditi e formalizzati e per di più nel 12 a.C. egli divenne anche “pontefice massimo” (pontifex maximus), assumendo così la massima carica religiosa romana. Nel 2 a.C. la proclamazione a “padre della patria” (pater patriae), come Romolo o Furio Camillo, diede ulteriore legittimazione morale alla sua straordinaria posizione, consolidata dalla gestione di ben 13 consolati, e mantenuta sino alla morte nel 14 d.C. Va da sé che gli altri magistrati di quegli anni, per accedere alle loro funzioni, dovessero avere una sorta di segnalazione preventiva da parte di Augusto, ad attestare il gradimento imperiale verso la loro persona. Il paradosso dell’esperienza augustea, ma anche il segreto del suo successo, fu comunque la costante dissimulazione di qualunque tentazione monarchica. Pertanto
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La politica di Augusto La politica interna, l’ideologia Augusto, durante il suo principato, oltre a guardare con favore – sull’esempio di Cesare - ai ceti medio-bassi, si mantenne molto vicino anche all’aristocrazia senatoria, dando l’idea di volere instaurare una vera e propria diarchia (= potere retto da due enti) costituita dal principe e dal senato. Tale politica di conciliazione sociale era mirata ad evitare l’errore di Cesare, troppo vicino all’esercito e al popolo e pertanto inviso alla nobiltà, dalla cui file era sorta la congiura ai suoi danni: e di certo lo aiutava nei rapporti con l’aristocrazia il matrimonio contratto con Livia Drusilla, donna di antichissima famiglia patrizia. La politica dei larghi consensi necessitava però di un collante, di una vera e propria ideologia che tenesse uniti tutti i Romani. L’imperatore, pertanto, enfatizzò in primo luogo la necessaria fedeltà alla sua per-
FOCUS luoghi
N
sona come garante della pace. Promosse inoltre atti concreti e provvedimenti legislativi atti a promuovere le tradizioni religiose, la salvaguardia dei costumi (ad esempio le leggi Giulie sulla repressione degli adulteri e di incoraggiamento ai matrimoni, degli anni 18- 17 a.C.), la rinascita dell’agricoltura italica messa in ginocchio dalle guerre civili del I secolo a.C., alimentando così il mito di un ritorno al “buon tempo antico”, quando il cittadino romano, oltre alla difesa armata della patria, provvedeva al culto degli dei, alla famiglia e alla coltivazione dei campi; il tempo, cioè, nel quale si erano costituiti i valori di quel costume degli antenati (il mos maiorum) dei quali Augusto si ergeva a difensore. Esempio concreto di questo atteggiamento fu la reintroduzione alla vita civile di oltre 300.000 veterani (= soldati congedati), la maggior parte dei quali “trasformati” in contadini mediante la concessione di terreni agricoli. Molti ex soldati divennero così cittadini di varie città dell’Italia romana, alcune
L’Ara Pacis: propaganda di ieri e polemiche di oggi
el 9 a.C. Augusto inaugurò un grande altare lungo la Via Flaminia, in prossimità del confine urbano: è l’ara celebrativa della pace che l’imperatore aveva garantito a Roma, la cosiddetta Ara Pacis Augustae, la cui costruzione era stata decretata già nel 13 a.C. Il suo raffinato fregio mescola con sapienza – come già l’Eneide virgiliana – mito e realtà, poiché vi appaiono Enea, Romolo e Remo con la lupa, varie raffigurazioni simboliche (la Terra, Roma ecc.), ma anche Augusto e la sua famiglia nel corso di una processione sacra. L’intento propagandistico-celebrativo delle vittorie augustee si mescola dun-
que con la necessità di ribadire l’origine mitica del princeps e della sua gens. La complessità delle vicende storiche portò poi il monumento a “scomparire” e tra Medioevo e Rinascimento le varie lastre del fregio furono “disperse”. È solo nel Novecento che – anche alla luce di importanti ritrovamenti archeologici – che il monumento fu ricostruito sul Lungotevere (in Via di Ripetta), protetto da un padiglione di vetro e cemento. Tale opera, ideata dall’architetto Vittorio Morpurgo, fu inaugurata nel 1938 e fu fonte di propaganda celebrativa anche per il regime fascista allora in auge, in quanto Benito Mussolini si professava seguace della Roma imperiale e devoto alla figura di Augusto. Il tempo ha però reso necessari nuovi interventi, poiché polveri, gas di scarico, vibrazioni, e umidità minavano il prezioso altare e proprio nel recente 2006 una nuova e più moderna “teca”, progettata dell’architetto statunitense Richard Meier, ha sostituto quella vecchia e protegge ora l’Ara Pacis restaurata (cfr. www.arapacis.it). L’opinione pubblica e – soprattutto – quella degli storici dell’arte, si è però divisa, poiché c’è chi ha addirittura paragonato l’odierna struttura a quella di una “pompa di benzina”, che toglie ogni “poesia” all’oggetto antico contenuto. Tali polemiche, del resto, sono abbastanza frequenti quando si sottopongono a restauri i monumenti archeologici; nel caso specifico, però, se è innegabile che 500 mq dei cristalli della nuova protezione abbiano un certo impatto ambientale, lo è ancor più il fatto che questi preserveranno ottimamente l’Ara Pacis anche per le generazioni successive: e ciò dovrebbe essere – fuor di ogni polemica – il fine principale di ogni intervento di restauro.
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Dida testo finto
L’estensione dell'Impero romano sotto Augusto
Nonsention num, sim rerciet di cori dolorio.
delle quali fondate proprio dall’imperatore (come Aosta, detta Augusta Praetoria dal suo nome), mentre altre furono sottoposte una profonda opera di rinnovamento urbanistico e potenziamento demografico.
La politica estera, la Pax Augusta Pur senza passare alla storia quale comandante o stratega del livello di Cesare, Augusto condusse personalmente o tramite i suoi generali numerose spedizioni militari per garantire un pace duratura ai domini di Roma. Ricordiamo soprattutto l’annessione dell’Egitto dopo la sconfitta di Cleopatra (31 a.C.), le guerre vittoriose in Iberia (2919 a.C., con la presenza di Augusto dal 27 al 25), le numerose campagne in Germania e nelle regioni danubiane condotte da Druso e Tiberio (figli di Livia, avuti da un matrimonio precedente), la pacificazione dei bellicosi popoli alpini (9-6 a.C.), azioni – queste - che ingrandirono e diedero stabilità all’impero. Ciò non toglie che vi siano state anche delle guerre perdute: tra tutte merita una menzione l’annientamento delle tre legioni del generale Publio Quintilio Varo nella selva di Teutoburgo, nel 9 d.C., ad opera di popolazioni germaniche che mal sopportavano l’occupazione
Ducimagn itende qui doluptatem latus nati
1. Augusto, primo imperatore
GLI SPAZI DELLA STORIA
Cullaborio volore cuscidella ditatis di doluptios
romana; tale sconfitta amareggiò molto l’anziano princeps e fu sentita come una delle più clamorose e dolorose di tutta la storia di Roma. Un discorso a parte merita il grande successo augusteo - più diplomatico che militare - del 20 a.C., quando il re dei Parti Fraate IV restituì a Roma le insegne legionarie strappate a Crasso nel 53 a.C. durante la disfatta di Carre. La “resa diplomatica” del popolo più feroce dell’Oriente antico, che aveva ucciso Crasso, fermato Antonio e contro il quale Cesare avrebbe voluto combattere, fu tra gli eventi più celebrati dalla propaganda di regime, con vasta eco nella letteratura e nelle arti figurative. L’Ara Pacis Augustae, monumento eretto tra il 13-9 a.C. a Roma, carico di raffigurazioni allegoriche e simboliche, fu di questo propagandistico sfruttamento del “potere delle immagini” (l’espressione è dell’archeologo Paul Zanker ▶ scheda) un esempio tra i più illustri: la pace, la prosperità, la fecondità della terra sono possibili solo alla luce della pace che Augusto ha conquistato con le guerre, e cioè la Pax Augusta.
L’organizzazione dell’impero L’impero venne diviso in numerose province, alcune delle quali, di antica istituzione (tra le quali
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l’Asia, l’Africa, la Macedonia, la Gallia Narbonese…), affidate alla cura del senato e altre, più pericolose e militarizzate (come la Siria, la Dalmazia, la Pannonia, la Mesia… ), affidate allo stesso imperatore e da lui governate per mezzo di legati dell’ ordine senatorio; allo stesso rango appartenevano anche i comandanti delle numerose legioni stanziate nelle province imperiali e il prefetto urbano, nuovo responsabile dell’ordine pubblico di Roma. Ma per coinvolgere nella gestione del potere anche i maggiori esponenti dell’ordine equestre Augusto creò delle importanti prefetture riservate ai cavalieri più illustri. Si tratta della prefettura d’Egitto, una sorta di governatorato dell’Egitto (considerato non come provincia, ma possedimento personale del princeps); della prefettura del pretorio, che consisteva nel comando
LA PAROLA AGLI STUDIOSI
della guardia pretoriana che proteggeva l’imperatore; della prefettura dell’annona e di quella dei vigili, che soprintendevano rispettivamente l’approvvigionamento alimentare di Roma e la tutela antincendio; delle due prefetture della flotta, cioè dei comandi delle guarnigioni navali con sede sull’Adriatico (a Ravenna) e sul Tirreno (a Miseno, in Campania). Accanto a queste cariche maggiori, venne creato un articolato apparato burocratico, del quale Augusto ben comprese l’importanza, dato che si trovava a governare su un corpo civico di circa cinquanta milioni di uomini; e solo un decimo di loro (5-7 milioni), forse, era stanziato in Italia, area che venne ripartita in 11 regioni amministrative, mentre la stessa città di Roma fu divisa in 14 circoscrizioni e 265 vici (quartieri).
La corazza di Augusto e la vittoria sui Parti L’archeologo Paul Zanker – il massimo esperto dell’arte augustea – ha così voluto “leggere” la decorazione della una statua loricata (cioè con la corazza) di Augusto qui rappresentata, che celebra la restituzione nel 20 a.C., ad opera del re dei Parti Fraate IV, delle insegne strappate ai Romani durante la battaglia di Carre.
T3 Paul Zanker: il significato dell’immagine Il motivo della vittoria sui Parti trova la sua elaborazione più compiuta nella celebre statua loricata di Augusto proveniente dalla Villa di Livia a Prima Porta. Si tratta della copia marmorea di una statua in bronzo realizzata con ogni probabilità negli anni immediatamente successivi alla vittoria […]. In un’epoca in cui Augusto accentuava ulteriormente la sua già abituale riservatezza, il committente lo fece raffigurare nelle vesti splendide del vincitore e non esitò a richiamare senza mezzi termini la sua origine divina. Nella mano sinistra Augusto teneva la lancia e nella destra forse i signa riconquistati. […] Dai rilievi della corazza risulta però una nuova concezione della vittoria; al centro della composizione il re dei Parti offre le insegne e le aquile delle legioni a un personaggio in divisa militare, che potrebbe essere un rappresentante delle legioni romane, se non addirittura lo stesso Marte Ultore. […] Lo studioso, dopo avere analizzato con dovizia di particolari le altre raffigurazioni, che simboleggiano i popoli sottomessi a Roma e le divinità del cielo e della terra, conclude: Il Parto che leva lo sguardo riverente all’aquila romana è, non a caso, l’unica figura attiva. Il princeps, che porta sulla corazza la nuova immagine della vittoria è il messaggero della Provvidenza e della volontà divina. Il suo compito non è più quello di portare a termine grandi imprese: il figlio degli dèi garantisce l’ordine universale con la sua semplice esistenza, e impersona, in virtù dei suoi antenati, l’intesa tra lo Stato e gli dèi”.
10 Augusto, primo imperatore La fine della Repubblica titolo lungo su due righe La vittoria di Ottaviano ad Azio (31 a.C.) su Antonio e Cleopatra segnò la fine dell’ennesima guerra civile romana del I secolo a.C., e sancì la crisi irreversibile della repubblica: a nulla era dunque servito qualche anno prima l’assassinio di Cesare, che nelle intenzioni di chi l’aveva progettato era finalizzato ad arrestare l’involuzione monarchica di Roma. Il vincitore di Azio, infatti, non poteva aspirare a governare uno Stato grande e profondamente lacerato ripristinando i vecchi e inadeguati meccanismi istituzionali. Ottaviano diede invece prova di un’abilità politica straordinaria, poiché seppe convogliare su di sé le aspettative, la fedeltà, il rispetto di tutto il popolo romano: ciò avvenne in quanto propose la propria persona come garanzia sia dell’esistenza stessa di Roma e dei suoi valori sia del mantenimento della pace universale.
Le conseguenze istituzionali Il potere di Ottaviano, però, non assunse una veste apertamente monarchica. Anzi – quasi a dispetto del suo vero agire – egli si prodigò nel presentarsi come custode della tradizione repubblicana: nella realtà però accumulava cariche, poteri, funzioni o attribuzioni in numero così grande da fargli detenere una posizione dominante come mai si era vista fino ad allora a Roma. Tale processo politico comportò un’attuazione complessa, che va analizzata nei suoi dettagli. Il titolo di Augusto (Augustus) venne formalmente assegnato a Ottaviano nel 27 a.C. dal Senato. È possibile accostare tale termine – di difficile tra-
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DOMANDE CHIAVE a. Perché Augusto dovette puntare ad una politica di conciliazione sociale? b. Quali furono gli eventi militari più importanti dell’età di Augusto? c. Come furono riorganizzate – da Augusto le province?
duzione italiana - all’etimologia del verbo latino augere (“accrescere”) e ai sostantivi augurium (cioè l’ “augurio”, una pratica religiosa propria dei sacerdoti detti àuguri) e auctoritas (“autorità morale, carisma”). Si tratta di un’espressione che riDida testo finto est, ut chiama dunque le potenzialità di ▲ earchilit accus, soloreped et far accrescere le sorti di Roma, ma et maio. Nonsention num, nel contempo allude alla sfera reli- sim rerciet di cori dolorio. giosa e afferma le doti carismatiche della persona. L’epiteto augustus era inoltre associato anche al nome di alcune divinità e se non è corretto parlare di una divinizzazione in vita di Ottaviano (che la cultura romana non avrebbe accettato), tutto ciò garantiva alla sua persona una dimensione sovrumana: tant’è che in Oriente, dove il culto dei sovrani era tradizione, furono tollerate forme di culto di Augusto, mentre in Occidente ci si limitò venerare il Genio o il Nume protettore dell’imperatore. Tale condizione sovrumana venne accentuata dalla divinizzazione del defunto padre adottivo Cesare, il quale divenne il “Divino Giulio (Divus Iulius); Augusto poteva pertanto proclamarsi “figlio di un dio” (cioè Divi filius), ma anche vantarsi di una dipendenza da IL POTERE DI AUGUSTO Potere militare
Potere civile
Autorità morale/religiosa
→ Imperium (potere militare): titolo permanente di imperator, nel senso di “comandante supremo” dell’esercito
→ Titoli onorifici di: • Augustus (Augusto) → Tribunicia potestas •D ivi filius (potere dei tribuni (figlio di un Dio) della plebe), annuale: • Pater patriae diritto di veto (Padre della Patria) e inviolabilità • Pontifex Maximus personale (Pontefice Massimo) → 13 consolati → funzione di princeps senatus
1. Augusto, primo imperatore
Importante menzionare anche la riforma del sistema fiscale, poiché i tributi delle ricche province imperiali venivano fatti confluire in una nuova cassa, detta fiscus (“fisco”), amministrata direttamente dal principe, ad integrare il vecchio aerarium (“erario”) che era ancora gestito dal senato. E il fisco – coi vari successori di Augusto – assunse sempre maggiore importanza, tanto da assorbire molte funzioni dell’erario.
SEZIONE 1. La nascita dell’impero: da Augusto ai Flavi
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quella famiglia Giulia (gens Iulia) fondata da Iulo Ascanio, figlio di Enea e nipote di Venere, che veniva celebrata in quegli anni dall’Eneide del poeta epico Virgilio.
DOCUMENTI E MONUMENTI
Imperium, potestas, auctoritas Essere Augustus non bastava però ad Ottaviano per detenere il potere. La tradizione politica romana, infatti, si basava su concetti giuridicamente definiti come l’imperium (il potere militare) e la potestas (il potere civile) e chiunque volesse governare a Roma doveva detenerli. Ottaviano fece leva proprio sull’ l’autorità morale (auctoritas) che aveva in quanto Augustus, per riuscire ad assumerli in modo continuativo e per sovrastare qualunque altro uomo politico del tempo. Egli sentì legittimato – alla luce del solenne giuramento delle truppe occidentali prima della battaglia di Azio (il cosiddetto “giuramento dell’Occidente”) - ad assumere permanentemente l’appellativo di imperator, in quanto detentore di un potere militare (imperium) che era senza limiti di spazio (infinitum) e superiore a quello di chiunque altro (maius): era una sorta di auto-proclamazione a “comandante in capo” dell’esercito romano. E se in età repubblicana l’appellativo di imperator veniva concesso ai generali vittoriosi e trionfatori, Augusto asso-
Nerone approfittò dell’incendio di Roma del 64 d.C. per costruire la lussuosa Domus Aurea (“Casa d’oro”). Accanto al palazzo imperiale (sul Palatino), volle un padiglione per gli ospiti (sul colle Oppio), un tempio dedicato alla Fortuna e una propria statua colossale; nei pressi c’erano un lago artificiale (dove poi sorgerà il Colosseo) e diversi boschi con animali rari. La Domus è ora sotterranea, poiché la complessa storia urbanistica di Roma ha visto sorgere sopra l’antico livello le cosiddette Terme di Traiano; eppure, l’ardimento architettonico di ambienti come la “Sala ottagonale” o gli affreschi della “Sala della volta dorata” sono documento sufficiente della magnificenza di cui ci parlano le fonti antiche.
LE VOCI DELLA STORIA
▸▸ Domus Aurea
Ottaviano diventa Augusto Sia il T1 sia il T2 attestano la proliferazione, in ogni parte dell’impero, di oggetti iscritti recanti il nome di Augusto le formule che costituivano il “segreto” del suo potere. Le pietre iscritte, in questi casi, “parlano” trasmettendo messaggi politici e propagandistici.
T10 L’autobiografia dell’imperatore Le Res Gestae Divi Augusti (“Le imprese del Divino Augusto”) sono una sorta di autobiografia che Augusto volle fosse incisa sul bronzo per ornare il suo mausoleo; copie epigrafiche della stessa, inoltre, dovevano essere diffuse in tutto l’impero, e quella oggi meglio leggibile proviene dalla città turca di Ankara. Il brano appena riportato racchiude forse più di ogni altro la concezione del potere augusteo: un principato – dunque una monarchia – ma con le forme esteriori della Repubblica. Egli infatti ricorda gli onori che il senato gli tributò nel 28-27 a.C., quando Ottaviano fu proclamato Augustus, cioè detentore della auctoritas (“carisma, autorità morale”). Da allora in poi, dice “fui superiore a tutti in autorità (auctoritas), sebbene non avessi maggior potere (potestas) di tutti gli altri che furono miei colleghi in ciascuna magistratura”; e proprio l’auctoritas legittimava dunque la contemporanea assunzione di magistrature, funzioni civili, militari e religiose della vecchia Repubblica, che – riposti in una sola persona – garantivano a questa un potere assoluto.
1. Nel mio sesto e settimo consolato¹, dopo che ebbi estinto le guerre civili, assunto per universale consenso il controllo di tutti gli affari di Stato, trasmisi il governo della repubblica dal mio potere alla libera volontà del senato e del popolo romano. 2. Per questa mia benemerenza, con decreto del senato ebbi l’appellativo di Augusto, la porta della mia casa fu pubblicamente ornata di alloro, e sull’entrata fu affissa una corona civica²; nella Curia Giulia fu posto uno scudo d’oro con una iscrizione attestante che esso mi veniva offerto dal senato e dal popolo romano in riconoscimento del mio valore, della mia clemenza, della mia giustizia e pietà³. 3. Da allora in poi fui superiore a tutti in autorità, sebbene non avessi maggior potere di tutti gli altri che furono miei colleghi in ciascuna magistratura. (Res Gestae Divi Augusti, 34, trad. it. di L. Canali) 1. sesto e settimo consolato: siamo negli anni 28 e 27 a.C. 2. alloro … corona civica: l’alloro simboleggiava la vittoria; la corona civica era invece una benemerenza per chi avesse salvato la vita a un cittadino romano: Augusto, dunque, avrebbe salvato tutto il popolo romano.
13 1. Augusto, primo imperatore
La cosiddetta “sala ottagonale” della Domus Aurea
Ricostruzione “virtuale” della sala ottagonale, che era forse una sorta di “museo” per allietare gli ospiti imperiali.
ciò così definitivamente l’idea di vittoria e trionfo alla sua persona. Egli volle inoltre ogni anno assumere la “potestà tribunizia”(tribunicia potestas), che gli dava le vecchie prerogative dei tribuni della plebe, cioè il diritto di veto sui provvedimenti legislativi e l’inviolabilità personale. Durante il suo lungo governo questi poteri gli furono più volte ribaditi e formalizzati e per di più nel 12 a.C. egli divenne anche “pontefice massimo” (pontifex maximus), assumendo così la massima carica religiosa romana. Nel 2 a.C. la proclamazione a “padre della patria” (pater patriae), come Romolo o Furio Camillo, diede ulteriore legittimazione morale alla sua straordinaria posizione, consolidata dalla gestione di ben 13 consolati, e mantenuta sino alla morte nel 14 d.C. Va da sé che gli altri magistrati di quegli anni, per accedere alle loro funzioni, dovessero avere una sorta di segnalazione preventiva da parte di Augusto, ad attestare il gradimento imperiale verso la loro persona. Il paradosso dell’esperienza augustea, ma anche il segreto del suo successo, fu comunque la costante dissimulazione di qualunque tentazione monarchica. Pertanto Augusto si sforzò sempre di dare rassicurazioni al popolo e al senato sul rispetto della
Regime Dal latino regimen (gotradizione patria e delle istituverno, amministrazione), indica zioni repubblicane. E, prendenun certo ordinamento politico do spunto dal suo ruolo ufficiale o qualche una forma di governo di princeps senatus, che gli confe- (ad es. regime monarchico, regiriva il privilegio di intervenire me democratico, ecc…); quando per primo in qualunque dibatti- il termine è usato in senso assoluto (cioè senza aggettivi che ne to in senato, insistette su un ge- completino il significato) prevale nerico ruolo di princeps (“primo”, il senso negativo di “dittatura” o che solitamente traduciamo con comunque di “potere assoluto”. “principe”), una sorta di “primo in mezzo ai pari” (primus inter pares), che emergeva unicamente per la sua autorità morale: per il resto ogni suo atto era formalmente mirato alla restaurazione della repubblica. A noi però appare chiaro un disegno politico che mirava alla instaurazione di un regime autocratico e pertanto consideriamo Augusto il primo imperatore; la precarietà di questa situazione istituzionale – che si protrarrà anche all’epoca dei suoi successori – se ci fa comunque parlare di “impero”, ci spinge anche a
DOMANDE CHIAVE a. Perché al potere di Augusto necessitavano sia l’imperium che la potestas? b. Che significato c’è dietro il titolo di Augusto?
SEZIONE 1. La nascita dell’impero: da Augusto ai Flavi
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DOCUMENTI E MONUMENTI
▸▸ Domus Aurea
titolo più lungo
Nerone approfittò dell’incendio di Roma del 64 d.C. per costruire la lussuosa Domus Aurea (“Casa d’oro”). Accanto al palazzo imperiale (sul Palatino), volle un padiglione per gli ospiti (sul colle Oppio), un tempio dedicato alla Fortuna e una propria statua colossale; nei pressi c’erano un lago artificiale (dove poi sorgerà il Colosseo) e diversi boschi con animali rari. La Domus è ora sotterranea, poiché la complessa storia urbanistica di Roma ha visto sorgere sopra l’antico livello le cosiddette Terme di Traiano; eppure, l’ardimento architettonico di ambienti come la “Sala ottagonale” o gli affreschi della “Sala della volta dorata” sono documento sufficiente della magnificenza di cui ci parlano le fonti antiche.
Ricostruzione “virtuale” della sala ottagonale, che era forse una sorta di “museo” per allietare gli ospiti imperiali. La cosiddetta “sala ottagonale” della Domus Aurea
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15 L'estensione dell'Impero romano sotto Augusto Dida testo finto est, ut earchilit accus, soloreped et et maio. Nonsention num, sim rerciet di cori dolorio. Ducimagn itende qui doluptatem latus nati cullaborio volore cuscidella ditatis di doluptios voluptiist quam volupta volut faceaquodis sitatque enimill iquias assit quis aut expe volecus. Is ulparci aut optatum rem derfere stiorro culparion res doluptus
La politica interna, l’ideologia Augusto, durante il suo principato, oltre a guardare con favore – sull’esempio di Cesare - ai ceti medio-bassi, si mantenne molto vicino anche all’aristocrazia senatoria, dando l’idea di volere instaurare una vera e propria diarchia (= potere retto da due enti) costituita dal principe e dal senato. Tale politica di conciliazione sociale era mirata ad evitare l’errore di Cesare, troppo vicino all’esercito e al popolo e pertanto inviso alla nobiltà, dalla cui file era sorta la congiura ai suoi danni: e di certo lo aiutava nei rapporti con l’aristocrazia il matrimonio contratto con Livia Drusilla, donna di antichissima famiglia patrizia. La politica dei larghi consensi necessitava però di un collante, di una vera e propria ideologia che tenesse uniti tutti i Romani. L’imperatore, pertanto, enfatizzò in primo luogo la necessaria fedeltà alla sua persona come garante della pace. Promosse inoltre atti concreti e provvedimenti legislativi atti a promuovere le tradizioni religiose, la salvaguardia dei costumi (ad esempio le leggi Giulie sulla repressione degli adulteri e di incoraggiamento ai matrimoni, degli anni 18- 17 a.C.), la rinascita dell’agricoltura italica messa in ginocchio dalle guerre civili del I secolo a.C., alimentando così il mito di un ritorno al “buon tempo antico”, quando il cittadino romano, oltre alla difesa armata della patria, provvedeva al culto degli dei, alla famiglia e alla coltivazione dei campi; il
GLI SPAZI DELLA STORIA L'estensione dell'Impero romano sotto Augusto
Dida testo finto est, ut earchilit accus, soloreped et et maio. Nonsention num, sim rerciet di cori dolorio. Ducimagn itende qui doluptatem latus nati cullaborio volore cuscidella ditatis di doluptios voluptiist quam volupta volut faceaquodis sitatque enimill iquias assit quis aut expe volecus. Is ulparci aut optatum rem derfere stiorro culparion res doluptusIpsus dolut ea aut maximolorum facepedit, consequam, sam, quam into ommo eat denditasi ditatur? Qui to te reheni quid qui int, sa que volorum voluptat et et in ressunt.
1. Augusto, primo imperatore
GLI SPAZI DELLA STORIA
SEZIONE 1. La nascita dell’impero: da Augusto ai Flavi
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vano anche i comandanti delle numerose legioni stanziate nelle province imperiali e il prefetto urbano, nuovo responsabile dell’ordine pubblico di Roma. Ma per coinvolgere nella gestione del potere anche i maggiori esponenti dell’ordine equestre Augusto creò delle importanti prefetture riservate ai cavalieri più illustri. Si tratta della prefettura d’Egitto, una sorta di governatorato dell’Egitto (considerato non come provincia, ma possedimento personale del princeps); della prefettura del pretorio, che consisteva nel comando della guardia pretoriana che proteggeva l’imperatore; della prefettura dell’annona e di quella dei vigili, che soprintendevano rispettivamente l’approvvigionamento alimentare di Roma e la tutela antincendio; delle due prefetture della flotta, cioè
1 Augusto, primo imperatore La fine della Repubblica titolo lungo su due righe La vittoria di Ottaviano ad Azio (31 a.C.) su Antonio e Cleopatra segnò la fine dell’ennesima guerra civile romana del I secolo a.C., e sancì la crisi irreversibile della repubblica: a nulla era dunque servito qualche anno prima l’assassinio di Cesare, che nelle intenzioni di chi l’aveva progettato era finalizzato ad arrestare l’involuzione regime monarchica di Roma. Il vincitore di Azio, infatti, non poteva aspirare a governare uno Stato grande e profondamente lacerato ripristi Regime Dal latino regimen nando i vecchi e inadeguati mecca(governo, amministrazione), indica un certo ordinamento nismi istituzionali. Ottaviano diede politico o qualche una forinvece prova di un’abilità politica ma di governo (ad es. regime straordinaria, poiché seppe convomonarchico, regime demogliare su di sé le aspettative, la fedelcratico, ecc…); quando il tertà, il rispetto di tutto il popolo romamine è usato in senso assoluto (cioè senza aggettivi che no: ciò avvenne in quanto propose la ne completino il significato) propria persona come garanzia sia prevale il senso negativo di dell’esistenza stessa di Roma e dei “dittatura” o comunque di suoi valori sia del mantenimento. “potere assoluto”.
Le conseguenze istituzionali Il potere di Ottaviano, però, non assunse una veste apertamente monarchica. Anzi – quasi a dispetto del suo vero agire – egli si prodigò nel presentarsi come custode della tradizione repubblicana: nella realtà però accumulava cariche, poteri, funzioni o attribuzio-
dei comandi delle guarnigioni navali con sede sull’Adriatico (a Ravenna) e sul Tirreno (a Miseno, in Campania). Accanto a queste cariche maggiori, venne creato un articolato apparato burocratico, del quale Augusto ben comprese l’importanza, dato che si trovava a governare su un corpo civico di circa.
DOMANDE CHIAVE a. Perché Augusto dovette puntare ad una politica di conciliazione sociale? b. Quali furono gli eventi militari più importanti dell’età di Augusto? c. Come furono riorganizzate – da Augusto le province?
ni in numero così grande da fargli detenere una posizione dominante come mai si era vista fino ad allora a Roma. Tale processo politico comportò un’attuazione complessa, che va analizzata nei suoi dettagli. Il titolo di Augusto (Augustus) venne formalmente assegnato a Ottaviano nel 27 a.C. dal Senato. È possibile accostare tale termine – di difficile traduzione italiana - all’etimologia del verbo latino augere (“accrescere”) e ai sostantivi augurium (cioè l’ “augurio”, una pratica religiosa propria dei sacerdoti detti àuguri) e auctoritas (“autorità morale, carisma”). Si tratta di un’espressione che richiama dunque le potenzialità di far accrescere le sorti di Roma, ma nel contempo allude alla sfera
LE CAUSE DELLA CRISI DEL ’29 1926-29: cresce la produzione USA Aumentano gli investimenti borsistici Aumento dei mercatierendam es cullant emquidel ipsamen ihicabo Aumento dei mercatierendam es cullant emquidel ipsamen ihicabo Crollo della Borsa di Wall Street e dei prezzi Chiusura delle fabbriche
Le conseguenze istituzionali Il potere di Ottaviano, però, non assunse una veste apertamente monarchica. Anzi – quasi a dispetto del suo vero agire – egli si prodigò nel presentarsi come custode della tradizione repubblicana: nella realtà però accumulava cariche, poteri, funzioni o attribuzioni in numero così grande da fargli detenere una posizione dominante come mai si era vista fino ad allora a Roma. Tale processo politico comportò un’attuazione complessa, che va analizzata nei suoi dettagli. Il titolo di Augusto (Augustus) venne formalmente assegnato a Ottaviano nel 27 a.C. dal Senato. È possibile accostare tale termine – di difficile traduzione italiana - all’etimologia del verbo latino augere (“accrescere”) e ai sostantivi augurium (cioè l’ “augurio”, una pratica religiosa propria dei sacerdoti detti àuguri) e auctoritas (“autorità morale,
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IL DIRIGISMO FASCISTA Stato imprenditore
Autarchia
▶ Aumento dei mercatierendam ▶ es cullant emquidel ipsamen ihicaboBo ▶ quasintorae expliquiae conecae diaspie ndament doloremporem
▶ Aumento dei mercatierendam ▶ es cullant emquidel ipsamen ihicaboBo ▶ quasintorae expliquiae conecae diaspie ndament doloremporem
carisma”). Si tratta di un’espressione che richiama dunque le potenzialità di far accrescere le sorti di Roma, ma nel contempo allude alla sfera religiosa e afferma le doti carismatiche della persona. L’epiteto augustus era inoltre associato anche al nome di alcune divinità e se non è corretto parlare di una divinizzazione in vita di Ottaviano. La vittoria di Ottaviano ad Azio (31 a.C.) su Antonio e Cleopatra segnò la fine dell’ennesima guerra civile romana del I secolo a.C., e sancì la crisi irreversibile della repubblica: a nulla era dunque servito autocratico qualche anno prima l’assassinio di Cesare, che nelle intenzioni di chi l’aveva progettato era finalizzato ad arrestare Autocratico Dal greco autòs l’involuzione monarchica di Roma. (= stesso) + kràtos (= potere), Il vincitore di Azio, infatti, non po- aggettivo derivato dal soteva aspirare a governare uno Stato stantivo autocrazia. Con tali parole ci si riferisce ad una grande e profondamente lacerato gestione assolutistica del ripristinando i vecchi e inadeguati potere, che – come dimostra meccanismi istituzionali. Ottavia- l’etimologia – si giustifica “da no diede invece prova di un’abilità se stesso”; nella dottrina politica moderna questo conpolitica straordinaria, poiché seppe cetto assume una valenza convogliare su di sé le aspettative, la per lo più negativa.
GOVERNI LIBERALI DEL DOPOGUERRA Politica interna Partiti di massa
Partito popolare Partito socialista
Politica estera
Impresa di Fiume
Riformisti (Turati) Rivoluzionari
Trattato di Rapallo
Partito comunista (Gramsci e Togliatti)
1. Augusto, primo imperatore
religiosa e afferma le doti carismatiche della persona. L’epiteto augustus era inoltre associato anche al nome di alcune divinità e se non è corretto parlare di una divinizzazione in vita di Ottaviano. La vittoria di Ottaviano ad Azio (31 a.C.) su Antonio e Cleopatra segnò la fine dell’ennesima guerra civile romana del I secolo a.C., e sancì la crisi irreversibile della repubblica: a nulla era dunque servito qualche anno prima l’assassinio di Cesare, che nelle intenzioni di chi l’aveva progettato era finalizzato ad arrestare l’involuzione monarchica di Roma. Il vincitore di Azio, infatti, non poteva aspirare a governare uno Stato grande e profondamente lacerato ripristinando i vecchi e inadeguati meccanismi istituzionali. Ottaviano diede invece prova di un’abilità politica straordinaria, poiché seppe convogliare su di sé le aspettative, la fedeltà, il rispetto di tutto il popolo romano: ciò avvenne in quanto propose la propria persona come garanzia sia dell’esistenza stessa di Roma e dei suoi valori sia del mantenimento
SEZIONE 1. La nascita dell’impero: da Augusto ai Flavi
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L’ITALIA DEI BENI CULTURALI VALLE D'AOSTA
Aosta, città di Augusto D
uemila anni di storia non sono riusciti a cancellare del tutto la struttura originaria dell’urbanistica di Aosta, caratterizzata dall’incrocio perpendicolare delle vie parallele al cardo massimo (asse nord-sud) e al decumano massimo (asse est-ovest). Il nome di Aosta deriva dal latino Augusta, anche se la denominazione completa di questo centro era Augusta Praetoria Salassorum. In questa, infatti, si ricordano sia il popolo che abitava la regione prima della conquista romana (quello dei Salassi, poi sconfitti e venduti come schiavi), sia i 3000 soldati pretoriani che qui vennero trasferiti per costituire il nucleo della, sia – soprattutto – il nome di Augusto che nel 25 a.C. la fondò. Anche Augusto, dunque, come altri grandi leader del mondo antico (ad esempio Alessandro Magno, fondatore di alcune “Alessandrie”), aveva imposto il proprio nome ad alcune colonie romane. Augusta Praetoria era in una posizione strategica fondamentale lungo la strada per le Gallie attraverso il Piccolo e Gran San Bernardo, e anzi il decumano massimo – insieme col cardo era alla base della sua struttura urbanistica – coincideva con un tratto della strada consolare verso il Piccolo e Gran San Bernardo. La città era solidamente fortificata e la porta principale (la Porta Pretoria) era preceduta grande un arco in onore di Augusto: sia la porta che – soprattutto – l’arco sono ancora oggi ben visibili e costituiscono insieme con i resti del teatro romano i più interessanti documenti archeologici di Aosta, della cui vita in epoca romana vi è ampia documentazione pure al moderno Museo Archeologico Regionale (piazza Roncas). Inoltre anche l’urbanistica odierna – come spesso capita per le città di fondazione romana – mantiene una struttura per lo più ortogonale,
che ricorda l’incrocio perpendicolare di cardi e decumani, le strade parallele ai due assi principali della città, cioè il cardo massimo (asse nord-sud, in corrispondenza della stella polare) e il decumano massimo (asse est-ovest, in corrispondenza del corso del sole).
La Porta Pretoria era situata al centro del lato est delle mura, e si apriva in corrispondenza del decumano massimo; chi vi accedeva era probabilmente già passato sotto l’Arco di Augusto, da quale aveva visto la poderosa struttura difensiva di questa città (se ne può vedere una ricostruzione nell’immagine).
19 1. Augusto, primo imperatore
Del teatro romano di Aosta sono ancora visibili sia la cavea, che poteva contenere almeno 4000 spettatori, sia un ampio tratto del muro di facciata, alto 22 metri, con quattro ordini di aperture di diversa forma e grandezza.
Questo arco, sobrio ed imponente, fu eretto nel 25 a.C. in onore di Augusto vincitore dei Salassi e fondatore della colonia; sorgeva sulla antica strada consolare verso le Gallie ed era passaggio obbligato per chi si dirigeva ad Aosta provenendo da Ivrea (Eporedia).
â—€ Piantina che dimostra la struttura urbanistica romana (e relativa dida) Itaquia plab imaionse doluptae nisquis cilicae vide nulpa vellaut eturit vendionsecto temodis sitiumq uiassin nis doluptint, officiis as vollacc atusciatem
SEZIONE 1. La nascita dell’impero: da Augusto ai Flavi
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CITTADINI DELLA STORIA
Costituzioni degli antichi, Costituzioni dei moderni Dalla Repubblica alla Lex de Imperio Vespasiani È forse utile ripetere brevemente i punti essenziali dell’evoluzione dello Stato Romano dalla forma repubblicana a quella imperiale, già ampiamente trattata all’interno del manuale. ▶ Le istituzioni repubblicane – annuali e collegiali - faticano a gestire un territorio così ampio, e i personalismi politici del I sec. a.C. danno origine a molte guerre civili (Mario-Silla; CesarePompeo; Ottaviano-Antonio). ▶ Cesare accumula su di sé molti poteri e accentra – agli occhi dell’aristocrazia senatoria – la dimensione autoritaria e tirannica del suo governo assumendo la dictatura a vita. ▶ Dopo la sconfitta di Antonio (31 a.C.), Ottaviano assume nel 27 a.C. l’epiteto di Augustus: è infatti nel nome della sua autorità morale (auctoritas) che accumula su di sé molte cariche e poteri (imperium, potestas…), senza però alcuna modifica costituzionale dello Stato in senso monarchico. ▶ Tale “finzione”, sempre meno gradita al Senato, si protrae per tutta l’età Giulio-Claudia, quando tutti gli imperatori sono – più o meno – imparentati col Divino Augusto, giustificando così il loro enorme potere. ▶ Dopo la morte di Nerone e la guerra civile del 68-69 d.C. Vespasiano, generale che sale al potere senza alcuna illustre parentela, vuole che nel 69 d.C. che con una legge (la Lex de imperio Vespasiani) si stabiliscano con precisione i poteri del sostanziale leader politico di Roma – l’imperatore – pur senza intaccare ancora la natura formalmente repubblicana dello Stato.
D
ue sono, a questo proposito, le questioni che è necessario trattare:
a) Come è stata possibile la “finzione” costituzionale tra repubblica e impero di cui si è detto? La realtà dei fatti è che gli antichi – e i Romani tra loro – non concepirono la Costituzione come la “suprema legge dello Stato”, come noi facciamo. Ad esempio, nella Costituzione della nostra Repubblica Italiana, modificabile solo con un processo parlamentare lungo e complesso, si stabilisce con precisione l’ordinamento dello Stato, e si definiscono con precisione i “paletti” entro i quali devono stare i diversi poteri (Legislativo, Esecutivo, Giudiziario) e i diversi Enti o Soggetti che li detengono. I Romani sapevano invece che il loro Stato era l’esito di un vasto e progressivo progetto di conciliazione sociale e politica (il greco Polibio, e poi anche Cicerone lo definiscono una sintesi tra monarchia, aristocrazia, democrazia); e accettavano che tale processo potesse andare incontro a progressive e ragionevoli acquisizioni di elementi innovativi, che contribuivano a creare in itinere la Costituzione stessa. E se ciò – in apparenza – può sembrare un elemento di dinamismo, in opposizione alla nostra moderna Costituzione “blindata”, è quello che ha fatto sì che i Romani perdessero progressivamente quella libertas repubblicana di cui tanto andavano fieri. b) Quali sono gli elementi più rilevanti della Lex de Imperio Vespasiani? La Lex de Imperio (una cui copia bronzea è nota già dal XIV secolo), è in realtà un senatoconsulto, nel quale si afferma il grande potere che l’imperatore Vespasiano ha, legittimandolo sull’illustre esempio dei suoi predecessori: insomma, come si accennava
Perché abbia il diritto e il potere di fare ed effettuare tutto ciò che riconoscerà utile per lo Stato e gli rechi grandezza nelle questioni divine e umane, pubbliche e private, come spettò ad Augusto, Tiberio e Claudio. (trad. G. Poma)
Ne fuoriesce l’immagine di un princeps che presiede le sedute del Senato, che è immune delle leggi ordinarie, che può suggerire l’elezione dei magistrati tramite la sua “raccomandazione”. Non ne emerge, però, l’immagine di un imperatore autocrate senza regole, bensì di una sorta di “supremo magistrato” dello Stato, consapevole dei suoi enormi poteri “ordinari” (dovuti alla lex, non all’auctoritas), ma anche dell’importanza del Senato e di altre cariche pubbliche, che si guardò bene dall’abolire: anzi, mostrò nei loro confronti formale rispetto e deferenza. E pur se gli storici non sono del tutto concordi in tal senso, la lex è da considerarsi una misura istituzionale di valore permanente, valida cioè a tutti gli effetti anche per i successori di Vespasiano. LE “COMPETENZE” DEL CITTADINO
Quelli sottostanti, sono articoli del Titolo III della Seconda parte della nostra Costituzione Repubblicana, relativi alla gestione del potere esecutivo. Art. 92. Il Governo della Repubblica è composto del Presidente del Consiglio e dei ministri, che costituiscono insieme il Consiglio dei ministri. Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri. Art. 93. Il Presidente del Consiglio dei ministri e i ministri, prima di assumere le funzioni, prestano giuramento nelle mani del Presidente della Repubblica. Art. 94. Il Governo deve avere la fiducia delle due Camere. Ciascuna Camera accorda o revoca la fiducia mediante mozione motivata e votata per appello nominale. Entro dieci giorni dalla sua formazione il Governo si presenta alle Camere per ottenerne la fiducia. Il voto contrario di una o d'entrambe le Camere su una proposta del Governo non importa obbligo di dimissioni. La mozione di sfiducia deve essere firmata da almeno un decimo dei componenti della Camera e non può essere messa in discussione prima di tre giorni dalla sua presentazione. Art. 95. Il Presidente del Consiglio dei ministri dirige la politica generale del Governo e ne è responsabile. Mantiene l'unità di indirizzo politico ed amministrativo, promuovendo e coordinando l'attività dei ministri. I ministri sono responsabili collegialmente degli atti del Consiglio dei ministri, e individualmente degli atti dei loro dicasteri.
ADESSO TOCCA A TE 1 Perché Augusto dovette puntare ad una politica di conciliazione sociale? 2 Quali furono gli eventi militari più importanti dell’età di Augusto?
35 SEZIONE 1. La nascita dell’impero: da Augusto ai Flavi
prima, sono l’uso, la consuetudine, le norme che si aggiungono tappa dopo tappa, a formare la Costituzione di Roma. Si legge infatti:
SEZIONE 1. La nascita dell’impero: da Augusto ai Flavi
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Il diritto di sciopero, ieri e oggi CITTADINI DELLA STORIA
Il «papiro dello sciopero» del Museo Egizio di Torino Al Museo Egizio di Torino [→ p. 000] è conservato un documento di eccezionale importanza poiché attesta il primo sciopero conosciuto della storia dell’umanità. Il testo è stato redatto su papiro da uno scriba di nome Amennakht, al tempo del faraone Ramesse III (1187-57 a.C.), durante il Nuovo Regno, ed è stato trovato presso il villaggio di Deir el Medina nel 1880. È bene premettere due informazioni sul suo contenuto: ▶ in esso si narra, con dovizia di particolari, di una serie di proteste che alcuni operai fecero perché non venivano corrisposte regolarmente le razioni alimentari che spettavano loro come paga per il lavoro svolto nella Valle dei Re, dove stavano costruendo la tomba del faraone in carica; ▶ il testo è lungo e lacunoso, e dunque non sappiamo come la vicenda sia andata a finire; le difficoltà di uno Stato che non paga i lavoratori, le conseguenti ribellioni sociali, i tentativi di mediazione delle forze di polizia, ci documentano però il declino politico ed economico dell’Egitto nella fase finale del Nuovo Regno.
V
eniamo dunque alla lettura di alcuni passi salienti del documento.
a) Come vengono descritte le forme concrete della protesta? Anno 29, secondo mese della stagione dell’inondazione, giorno 10. In questo giorno la squadra ha passato i cinque posti di controllo della necropoli dicendo: «Abbiamo fame! Sono già trascorsi 18 giorni in questo mese». E [gli uomini] andarono a sedersi nel retro del tempio funerario di Thutmosi III. (Guida al Museo Egizio, Fondazione Museo delle Antichità Egizie, Torino 2015)
Gli operai dovettero dunque dar vita a un vero e proprio sit-in, degno delle più moderne manifestazioni di protesta. Si alternarono poi momenti di grande tensione ad altri di maggiore conciliazione (come avviene un po’ in tutte le trattative sindacali…) durante i quali le forze di polizia e i funzionari imperiali cercarono di riportare la calma e ricondurre al lavoro gli scioperanti. b) Cosa chiedono i lavoratori? Se siamo arrivati a tanto, è stato a causa della fame e della sete. Non ci sono abiti, né unguenti, né pesce né verdura. Scrivete al faraone, il nostro signore perfetto, riguardo alle nostre parole, e scrivete al visir, il nostro superiore, perché ci siano date le provvisioni.» (ivi)
Gli scioperanti – che in altri passi denunciano anche la corruzione dei funzionari – non sembrano dunque del tutto privi di coscienza della propria condizione. Alla luce di altri documenti d’epoca, sappiamo che questi operai avevano diritto a precisi turni di riposo e del godimento delle festività religiose. Ciò dimostra come il potere politico li rispettasse, forse consapevole che gli addetti alle necropoli reali erano artigiani specializzati (tagliapietre, scultori, pittori…) indispensabili per la rappresentazione pubblica ed eterna che il faraone voleva dare di sé. Insomma, erano sì manodopera al servizio del faraone e da lui percepiti come sua proprietà; la loro condizione, però, non può essere del tutto identificata con quella degli «schiavi», che noi immaginiamo come muti soggetti in catene. La moderna storiografia ha pertanto cercato di definire questa posizione intermedia col termine di «servi».
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Il diritto di sciopero in Italia Art. 3 Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. Inoltre la Costituzione italiana dedica particolare attenzione al rapporto tra cittadini e lavoro. Art. 1 L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. Più esplicito ancora è l’art. 4 dove si parla di lavoro come «diritto». Art. 4 La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società. Ci sono poi articoli che definiscono in modo più puntuale i diritti del cittadino-lavoratore. Art. 34 Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa. La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge. Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi. Art. 40 Il diritto di sciopero si esercita nell’ambito delle leggi che lo regolano.
LE “COMPETENZE” DEL CITTADINO
Lo sciopero è dunque regolato dalla legge con diversi provvedimenti (tra i più importanti, la legge n. 146 del 12 giugno 1990, modificata e innovata dalla n. 83 del 11 aprile 2000). Infatti i lavoratori debbono proclamare lo sciopero con determinati giorni di anticipo, e sono obbligati a garantire – caso per caso – dei servizi minimi essenziali alla popolazione. Ad esempio debbono essere offerte le prestazioni d’urgenza negli ospedali, o mantenuti i collegamenti ferroviari in determinate fasce orarie. Nel caso di violazione di queste richieste l’Autorità pubblica (per mezzo del Prefetto) può ordinare la cosiddetta «precettazione» degli scioperanti, ai quali viene imposto il ritorno al lavoro. Questa si attua quando si percepisce un… Art. 9 principio di pregiudizio grave e imminente ai diritti della persona costituzionalmente tutelati, [...] cagionato dall'interruzione o dalla alterazione del funzionamento dei servizi pubblici Ultima e fondamentale osservazione: il lavoratore scioperante non percepisce lo stipendio per tutto il periodo della sua astensione dal lavoro.
ADESSO TOCCA A TE 1 Quali sono le motivazioni dello sciopero che emergono dal papiro egizio conservato a Torino? Ti sembra che possano essere simili a quelle che anche oggi portano i lavoratori a scioperare? 2 La Costituzione italiana prevede che il lavoro deve essere per i cittadini «un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società». Ti sembra che fosse anche questo il fine del lavoro che veniva imposto ai lavoratori scioperanti della Valle dei Re? 3 In fondo i funzionari reali cercano quasi di «precettare» i lavoratori egizi. In che senso – dal punto di vista del faraone
SEZIONE 1. La nascita dell’impero: da Augusto ai Flavi
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SEZIONE 1. La nascita dell’impero: da Augusto ai Flavi
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La regione indo-iranica
LO SPAZIO NEL TEMPO
➊ ➋
LO SGUARDO DEL GEOGRAFO
▲ Il punto d’incontro, in
Pakistan, di tre grandi catene montuose: da sinistra l’Hindu Kush, il Karakoram e l’Himalaya. Il fiume Hunza confluisce nell’Indo.
IL PAESAGGIO FISICO
L'incontro di tre catene A poco più di 3000 m di altitudine si trova questo eccezionale snodo orografico da dove si dipartono tre fra le maggiori catene montuose del mondo. Le valli tracciate dai fiumi, in questo caso l’Humza 1 a sinistra e l’Indo 2 a destra, rappresentano importanti vie di comunicazione tra le montagne e luoghi adatti all’insediamento dell’uomo.
LO SGUARDO DELLO STORICO Un'importante via di comunicazione La valle dell’Humza 1 , a sinistra, rappresenta uno dei rari passaggi per attraversare il compatto sistema di montagne costituito dalle tre grandi catene qui al loro snodo. Lungo questa valle corre la Karakoram Highway, la grande via di comunicazione tra il versante sud, oggi Pakistan, e il versante nord, oggi Cina, che nei secoli ha consentito il passaggio di uomini, merci, idee, religioni e informazioni.
Cos’è la regione indo-iranica?
Nel cuore dell’Asia
La Regione indo-iranica è costituita da due parti confinanti ben distinte: la regione iranica e la regione delle pianure indo-gangetiche, che comprende l’ampio territorio fra Himalaya e penisola del Deccan. La prima è caratterizzata per la quasi totalità dall’altopiano iranico, oggi occupato per lo più dall’Iran, circondato da sistemi montuosi, che procede anche verso est negli attuali territori di Afghanistan e Pakistan; la seconda dalle ampie pianure dell’Indo e del Gange delimitate a nord dalle catene himalayane e del Karakoram, e confinanti con la parte meridionale dell’India dove si trova l’altopiano del Deccan.
La «frontiera»
Al suo interno vi è un’area molto più ristretta, che viene definita «frontiera» indo-iranica. Su
questa concentriamo maggiormente la nostra attenzione: si tratta di una limitata porzione di territorio in cui le due regioni si incontrano, comunicano o si dividono. Quest’area ha da sempre rappresentato un punto nodale, non solo geografico ma anche storico, verso il quale convergono le terre dell’Asia occidentale, che sempre hanno guardato all’Ovest, ovvero ai Greci e ai Romani, e le terre, che, al di là del Kyber Pass, sull’attuale confine tra Afghanistan e Pakistan, scendono gradualmente verso le pianure indogangetiche della regione indiana.
Un’area prevalentemente montuosa
I suoi confini sono l’Afghanistan orientale, a ovest, le imponenti catene dell’Hindu Kush, del Karakoram e dell’Himalaya a nord, il corso e la valle dell’Indo a sud e a est. Si tratta di un territorio molto montuoso a nord dove
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▶ Una caratteristica tenda
una barriera naturale imponente rende assai difficoltoso il passaggio verso settentrione. Qui gli inverni sono molto rigidi e imbiancati dalla neve, anche se il limite delle nevi perenni è più alto, a causa della minore latitudine, rispetto al nostro (4300-5500 m dal versante sud a quello nord contro i 2800-3000 del versante sud delle Alpi). Anche a ovest gli inverni sono piuttosto freddi, per quanto molto meno, ma questa parte è decisamente arida e comunque montuosa. A est e a sud invece si scende gradualmente di altitudine verso la pianura tracciata dal corso dell’Indo, un lungo fiume che percorre da nord a sud quasi tutto il territorio dell’attuale Pakistan. Questa pianura anticipa, procedendo verso est, la più ampia area pianeggiante percorsa dal sacro Gange in India.
nera dei pastori nomadi che vivono nell’altopiano iranico.
SEZIONE 1. La nascita dell’impero: da Augusto ai Flavi
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[IN BREVE]
SEZIONE 1. La nascita dell’impero: da Augusto ai Flavi
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I FATTI → L’unificazione politica del vasto territorio egiziano avvenne
nel nome della fedeltà a un unico sovrano detto faraone, che deteneva un potere assoluto e che veniva considerato un essere divino. Si ricordano trenta dinastie di faraoni. Menfi e Tebe furono le due città più importanti, e si avvicendarono nel ruolo di capitale. → Solitamente si suddivide la storia dell’antico Egitto in fase pre-dinastica (3800-3200 ca.) e quindi dei cosiddetti Antico Regno (3200-2400 a.C. ca.) Medio Regno (2160-1660 a.C. ca.) e Nuovo Regno (1580-1085 a.C.). Successivamente l’Egitto visse una fase di crisi e perse la propria libertà, sottomesso dagli Assiri (dal 667 a.C.), dai Babilonesi (dal 605 sec. a.C.) dai Persiani (dal 525 a.C.), dai Macedoni di Alessandro Magno (331 a.C.), cui successe la dinastia dei Tolomei, e infine dai Romani (31 a.C.). → I contatti della civiltà egizia con altri popoli del Mediterraneo furono piuttosto scarsi. L’Egitto subì però alcune invasioni (Hyksos, Popoli del mare) e il faraone Ramesse II si scontrò con gli Hittiti nella memorabile battaglia di Quadesh.
I CONCETTI → La presenza del fiume Nilo, che con la sue esondazioni
stagionali rendeva fertile il territorio, condizionò la storia egizia. Gli uomini impararono, con opere idrauliche, a canalizzare e regolare le acque del fiume: si parla pertanto, come per quelle mesopotamiche, di civiltà idraulica. → Il faraone è il vertice di una struttura sociale piramidale; sotto di lui una ristretta aristocrazia (funzionari di palazzo, ufficiali, governatori), gli scribi e i militari. A un livello ancor più basso i contadini e i servi, la cui condizione era piuttosto misera. → La religiosità egizia è complessa e politeistica, con divinità antropomorfe o zoomorfe. La credenza nella vita ultraterrena portò alla prassi della mummificazione dei cadaveri e alla creazione di tombe monumentali, tra le quali le piramidi destinate ai faraoni. → Gli Egizi svilupparono un sistema di scrittura in parte ideografica in parte fonetica, cosiddetta geroglifica; da questa si svilupparono poi quella ieratica e quella demotica.
LA MAPPA DEGLI EVENTI IL DOPOGUERRA IN ITALIA Crisi economica Calo della produzione agricola Aumento del costo della vita Debito pubblico Disoccupazione Inflazione
Crisi sociale Occupazione dei latifondi da parte dei contadini Sciopero degli operai e occupazione delle fabbriche Sommosse nelle città «Biennio rosso»
Crisi sociale Occupazione dei latifondi da parte dei contadini Sciopero degli operai e occupazione delle fabbriche Sommosse nelle città «Biennio rosso»
VERIFICA DELLE CONOSCENZE
VERIFICA DELLE COMPETENZE
Conoscere gli eventi
Confrontare eventi e interpretazioni
1 Indica con una crocetta se le seguenti affermazioni
5 In questa statua, conservata al
sono vere (V) o false (F).
a. Chi unificò l’Egitto sotto una sola autorità si chiamava Menes. b. Gli Hyksos attaccarono l’Egitto durante l’Antico Regno. c. Nefertiti era la moglie di Tutankamon. d. Il faraone era considerato una manifestazione terrena della divinità. e. La cultura scientifica degli Egizi fu molto scarsa.
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2 Rispondi alle seguenti domande in non più di cinque righe.
a. Perché lo storico greco Erodoto chiamo l’Egitto “dono del Nilo”? b. Quando Tebe divenne la capitale dell’Egitto? c. Perché si parla di una “riforma religiosa” di Amenofi IV? d. Quali furono le maggiori imprese del faraone Ramesse II? e. Quale fu l’importanza di Iside e Osiride nella religione egizia? f. Cosa intendiamo per “scrittura geroglifica”?
3 Associa correttamente questi eventi o personaggi con le indicazioni cronologiche della colonna a fianco.
1. Nuovo Regno 2. Regno di Ramsete II 3. Assurbanipal assoggetta l’Egitto 4. Unificazione dell’Egitto 5. Battaglia di Quadesh
1298-1235 a.C. 3100 ca. a. C. 1286 a. C. 667 a.C. 1580-1085 a.C.
4 Individua i seguenti luoghi sulla cartina: il Delta del Nilo • l’Alto Egitto • il Basso Egitto • la città di Tebe • la città di Menfi • la cosiddetta “Valle dei Re”
Museo Egizio di Torino, il faraone Horembheb (XVIII dinastia, 1319-1292) è raffigurato in piedi di fianco al dio Amon. Rispondi alle seguenti domande. a. Perché il faraone si fa raffigurare di fianco al dio? b. Perché tra le due statue c’è una differenza di dimensioni? c. In cosa si assomigliano il dio Amon e il faraone? d. Ricordi la funzione di Amon nell’ambito della religione egizia?
Fare ricerca
6 Nel 1286 a.C il faraone Ramesse II affrontò in Siria il
re degli Hittiti Hattusilis, nella famosa Battaglia di Kadesh. Noi abbiamo il testo originale di un trattato di pace stipulato tra Egiziani e Hittiti dopo questa battaglia, che attesta come da questa sia terminata senza vincitori né vinti. Si dice infatti: Il re della terra d’Egitto non sconfinerà in futuro nella terra degli Ittiti per prendere alcunché, e il gran re Hattusilis non sconfinerà in futuro nella terra d’Egitto per prendere alcunché. [...] Se un altro nemico verrà contro il paese di Ramses, ed egli manderà a dire al capo degli Ittiti «vieni con me a rinforzo contro di lui», il capo degli Ittiti verrà a rinforzo per sconfiggere il nemico. Esiste però un lungo poema egiziano, che presenta le cose sotto un altro punto di vista, il cosiddetto Poema di Kadesh, delle quali si riportano alcuni stralci (nella trad. di E. Bresciani). descrizione del faraone Ecco, Sua Maestà (cioè il faraone Ramesse II) era un signore giovane e bravo, senza eguale nel valore forte di cuore e saldo di valore, come Montu nella sua ora (di combattere). Bello di forma come Aton, al veder la cui bellezza si gioisce, grande di vittoria in tutti i paesi stranieri, che non si conosce, quando prende a combattere; solido muro che protegge i suoi soldati, loro scudo il giorno del combattimento, che va avanti e penetra nella moltitudine, arciere senza pari, è forte contro i milioni radunati […] ramesse II rimprovera i suoi soldati Disse allora Sua Maestà al suo esercito e ai suoi capi allo stesso modo e alla sua cavalleria: “Che hanno fatto, prego, i miei
SEZIONE 1. La nascita dell’impero: da Augusto ai Flavi
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[LABORATORIO]
SEZIONE 1. La nascita dell’impero: da Augusto ai Flavi
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MODELLO INVALSI
T10 Christian Jacq
La cospirazione del male Il faraone Sesostri III (che regnò durante il Medio Regno) in questo romanzo, opera dello scrittore ed egittologo francese Christian Jacq, è impegnato a salvare una pianta di acacia sacra al dio Osiride, che si trovava nella città egiziana di Abido.
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L’acacia di Osiride stava morendo. Se l’albero della vita si fosse spento, i misteri della resurrezione non avrebbero più potuto essere celebrati e l’Egitto sarebbe scomparso. Incapace di diffondere il segreto essenziale, sarebbe diventato un paese come tutti gli altri, abbandonato all’ambizione di pochi, alla corruzione, all’ingiustizia, alla menzogna e alla violenza. Ecco perché il faraone Sesostri, il terzo a portare questo nome, si sarebbe battuto fino all’ultimo per preservare l’inestimabile eredità dei suoi antenati e per trasmetterla al suo successore. Alto più di due metri, un colosso di cinquant’anni dallo sguardo penetrante, conduceva una difficile battaglia dalla quale, nonostante l’innata autorità, il coraggio e la determinazione, non sarebbe forse uscito vincitore. Gli occhi sprofondati nelle orbite, le palpebre pesanti, gli zigomi sporgenti, il naso dritto e sottile, la bocca ricurva, Sesostri aveva un volto indecifrabile. Non si diceva che, grazie a quelle sue grandi orecchie, riuscisse a percepire anche una parola pronunciata nel fondo di una grotta? Il faraone versò dell’acqua ai piedi dell’albero, la Grande sposa reale versò invece del latte. Il re e la regina si erano spogliati dei bracciali e delle collane d’oro e d’argento, poiché la Regola di Abido¹ non ammetteva alcun metallo sul territorio di Osiride. Abido, il centro dell’universo spirituale dell’Egitto, la terra del silenzio, il regno della rettitudine, l’isola dei Giusti attraversata in volo dalle anime-uccello e protetta dalle stelle imperiture. Qui regnava Osiride, l’Essere eternamente rigenerato, nato prima che la nascita esistesse, creatore del cielo e della terra. Trionfatore sulla morte, resuscitava sotto forma della grande acacia che immergeva le sue radici nel Nun, l’oceano di energia da cui prendevano origine tutte le forme di vita. Piccolo affioramento perso al centro di questa immensità, il mondo degli uomini rischiava di essere sommerso a ogni istante. Di fronte alla gravità della situazione, Sesostri aveva edificato un tempio e una dimora eterna per produrre l’energia spirituale destinata a salvare l’acacia. Il processo di degradazione si era interrotto, ma un solo ramoscello dell’albero della vita era rinverdito. Le ricerche intraprese per trovare la causa del disastro e il suo istigatore avrebbero ben presto dato dei risultati, poiché il faraone non avrebbe tardato a lanciare un attacco decisivo contro il governatore di provincia Khnumhotep, sospettato di essere l’autore di quel crimine. Provvisto della paletta d’oro, simbolo della sua funzione di superiore dei sacerdoti di Abido, il faraone lesse ad alta voce le note formule che vi erano scritte. Dietro di lui, quei pochi sacerdoti permanenti autorizzati a risiedere all’interno della cinta sacra dove ogni giorno andavano a lavorare dei sacerdoti temporanei, selezionati e controllati dalle forze di sicurezza. Rappresentante ufficiale del re, il Calvo non prendeva alcuna decisione senza il formale consenso del sovrano. Responsabile degli archivi della Casa della Vita, il Calvo aveva trascorso tutta la sua esistenza ad Abido e non aveva alcun desiderio di conoscere altri orizzonti. Burbero, non diplomatico, pensava soltanto alla perfetta esecuzione dei compiti affidati ai permanenti e non tollerava alcun tipo di lassismo. Avere la fortuna di appartenere a quel ristretto collegio implicava l’assenza di qualsiasi debolezza. […] - La porta del cielo si richiude - si rammaricò il Calvo. - La barca di Osiride non naviga più negli spazi siderali. Poco a poco, anche lei si deteriora.
1. Abido: località dell’Alto Egitto e importante centro religioso.
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2. Hator: antichissima divinità dell’amore. 3. Seshat: dea della scrittura e delle scienze.
(Ch. Jacq, I misteri di Osiride II. La cospirazione del male, Rizzoli, Milano 2004)
COMPRENSIONE E ANALISI
DALLA LETTERATURA ALLA STORIA
1 Per cercare di frenare la morte della pianta sacra il
6 Confronta in massimo 5 righe
faraone Sesostri aveva in precedenza: a. cercato di punire i colpevoli. b. edificato un tempio e una dimora eterna. c. piantato una nuova acacia. d. sostituito i sacerdoti addetti al tempio.
la descrizione del faraone Sesostri III fatta dal romanzo con la seguente raffigurazione conservata al Museo del Louvre di Parigi.
2 Il funzionario detto Calvo afferma che «La barca di
Osiride non naviga più negli spazi siderali». Questa frase… a. significa che il dio Osiride non può più volare in cielo. b. è una formula sacra della quale non comprendiamo il senso. c. significa che il dio non navigherà più sul Nilo. d. va intesa in senso metaforico: le cose vanno piuttosto male.
3 Per ciascuna di queste affermazioni, indica se è vera o falsa. a. L’acacia è la reincarnazione del dio Osiride. b. Il faraone si reca ad Abido in completa solitudine. c. La morte dell’acacia provocherà la rovina dell’Egitto. d. Il funzionario imperiale detto Calvo è un uomo severo e scrupoloso.
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4 Quale ruolo ha avuto il dio Osiride nella storia del mondo, secondo quanto detto nel passo?
5 Scegli l’affermazione più appropriata relativa alla
sacerdotessa descritta al termine del brano. a. Donna bellissima, che però non sapeva leggere. b. Giovane dagli occhi blu, che faceva innamorare tutti. c. Giovane elegante, dal nobile portamento. d. Donna colta e raffinata, ma poco ubbidiente al faraone.
7 Osiride è un dio che si pensava fosse stato re dell’Egitto
e lo avesse civilizzato. Era il fratello e lo sposo della dea Iside, e il padre di Horus. Dopo la morte (e la successiva resurrezione per opera di Iside). Osiride regna sull’aldilà, dove svolge le funzioni di giudice dei morti. Ti proponiamo due documenti antichi che lo riguardano: a. La prima parte di un inno a lui dedicato, conservato su una stele ora al British Museum di Londra. Salute a te, Osiri Khentiamentiu, / figlio di Nut, erede di Gheb, re degli dei, / che esce potente dal grembo di sua madre. / Ha ricevuto la corona bianca con piume di struzzo di suo padre, / lo scettro-heqa con la sua mano, / lo scettro-uas col suo pugno; / ha preso il flagello-nekhek, / le cui forme sono più elevate di quelle di ogni dio, / signore della paura, grande di prestigio. (Testi religiosi dell’antico Egitto, trad. it. di E. Bresciani, Mondadori, Milano 2001)
b. Un’immagine, dipinta su papiro, tratta dal Libro dei morti conservato al Museo Egizio di Torino (→ p. 000): in essa si vedono due anime di defunti che si presentano davanti al tribunale di Osiride. Spiega ora: a. quali sono le facoltà del dio Osiride che emergono dal romanzo e dai due documenti antichi? b. quali sono le prerogative dell’abbigliamento del dio? c. perché – a tuo avviso – l’immagine del dio è estremamente simile a quella che solitamente dà di sé il
SEZIONE 1. La nascita dell’impero: da Augusto ai Flavi
Erano proprio quelle le parole che il faraone temeva di sentire. L’indebolimento dell’albero della vita avrebbe provocato una serie di catastrofi, fino al crollo di tutto il paese. Ma sarebbe 45 stato vile e indegno tapparsi le orecchie e chiudere gli occhi. - Chiama le sette sacerdotesse di Hathor ² - ordinò il sovrano - e che assistano la regina. […] Recentemente elevata al grado di Risvegliata dalla regina d’Egitto, la più giovane delle sette sacerdotesse era di una bellezza quasi irreale. Il volto luminoso dai tratti di ineguagliabile eleganza, la pelle incredibilmente liscia, gli occhi di un verde magico, le anche minute, aveva 50 un portamento così nobile e grazioso da sedurre anche gli uomini più navigati. Attirata fin dall’infanzia dall’iniziazione, si disinteressava del mondo profano per imparare i geroglifici e superare una a una le porte del tempio. Chiamata a celebrare riti in diverse province, ritornava sempre con gioia ad Abido. Vestita con un abito simile a una pelle di pantera costellata di stelle, la ragazza impersonava la dea 55 Seshat ³, signora della Casa della Vita e della sacra scrittura, formata da parole di potenza, le uniche in grado di combattere i nemici invisibili.
SEZIONE 1. La nascita dell’impero: da Augusto ai Flavi
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Una visita guidata al Museo Egizio di Torino
COMPITO DI REALTÀ PER LA CERTIFICAZIONE DELLE COMPETENZE
SITUAZIONE Ti potrebbe capitare di dovere “guidare” nella visita al Museo Egizio di Torino (→ p. 000) qualche amico che non è abituato a questo tipo di esperienza e che non conosce le vicende storiche legate ai reperti esposti. Mettiti alla prova. OBIETTIVI • Capacità di scegliere un percorso di visita adeguato (→ attività 1) • Sapere inserire gli oggetti descritti nel giusto contesto storico-culturale (→ attività 1)
COMPETENZE CHIAVE 1. ASSE STORICO-SOCIALE: saper comprendere il cambiamento e la diversità dei tempi storici in una dimensione diacronica attraverso il confronto fra epoche (→ attività 1) 2. ASSE DEI LINGUAGGI: utilizzare gli strumenti fondamentali per una fruizione consapevole del patrimonio artistico e letterario (→ attività 2) 3. ASSE DEI LINGUAGGI: utilizzare la lingua inglese per i principali scopi operativi e comunicativi (→ verso il clil) 4. ASSE MATEMATICO: analizzare dati e interpretarli sviluppando deduzioni e ragionamenti (→ attività 2)
ATTIVITÀ
1 Spiega i pro e i contro di ciascuna di queste tre opzioni di visita. PRO
CONTRO
a Visita rapida a tutte le sale del museo, fermandosi rapidamente davanti agli oggetti che sembrano più significativi.
b Visita che punti a far vedere almeno: 1. Qualche papiro con scrittura geroglifica; 2. Qualche ricostruzione di tomba; 3. La Sala dei Re con le grandi statue, al piano terreno.
c Scelta di una sola epoca della storia egizia, con una visita minuziosa dei reperti ad essa relativi.
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a Papiro con testo del Libro dei Morti. → p. 000
1. Scrittura geroglifica significa 2. La scrittura geroglifica è per lo più ideografica, cioè 3. Questo papiro rappresenta il Libro dei morti, cioè
b Sarcofago con mummia. # immagine SY210 #
SEZIONE 1. La nascita dell’impero: da Augusto ai Flavi
ATTIVITÀ 2 Riconosci gli aspetti caratteristici dei seguenti oggetti: essi fungeranno da ossatura della tua spiegazione (circa 3-4 minuti). Fallo completando brevemente le frasi già iniziate.
1. La mummificazione era 2. Tale prassi sottintende una concezione dell’Aldilà 3. Le mummie erano riposte nei sarcofagi per
c Statua di Ràmses II. → p. 000
1. Ràmses appartiene all’epoca detta 2. Gli elementi che accomunano questa statua ad altre immagini note di faraoni sono 3. Il sovrano ha in mano lo stesso scettro del dio Osiride: questo ci fa capire che la concezione del potere nell’Antico Egitto era
VERSO IL Tra gli amici che guiderai alla visita ce n’è uno straniero. Anche attraverso la consultazione del sito ufficiale del Museo Egizio, che ha sezioni in inglese (www.museoegizio.it/en/the-museum), prepara un breve testo (600 caratteri circa) che gli illustri in inglese gli aspetti fondamentali del Museo Egizio.
VALUTAZIONE COMPETENZA LIVELLO 1 2 3 4 A = avanzato B = intermedio C = base D = non raggiunta