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Esperienze di un Cardiochirurgo che Lavora Presso

ESPERIENZE DI UN CARDIOCHIRURGO CHE LAVORA PRESSO L’OSPEDALE CARDIOLOGICO SRI SATHYA SAI DI RAJKOT

Dottoressa Varsha Ben Shah

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I pazienti che erano stati operati il sabato si alzavano dal letto subito dopo la rimozione di tutti i tubi di drenaggio e la flebo. Essi entravano addirittura nel reparto e scendevano persino le scale. Alcuni di loro preferivano andare alla mensa, sedersi nella sala da pranzo e consumare i pasti. Io non avevo mai visto prima questo genere di cose.

MOLTI ANNI FA, ALMENO 16, Kano Kaka mi chiamò e chiese: “Tamey Rajkot Operation Karavaa Jasho?” (vuoi andare a Rajkot a operare?). Io immediatamente risposi di sì. Ero sempre in cerca dell’opportunità di fare un buon lavoro perché, essendo un cardiochirurgo, il solo fatto di operare e guadagnare denaro non era il mio obiettivo. Volevo fare qualcosa per la società. Ero alla ricerca di una buona opportunità per fare un qualche lavoro apprezzabile e caritatevole. Questa era la miglior opportunità. Perciò, risposi subito ‘sì’ a Kano Kaka e cominciai ad andare a Rajkot come e quando veniva richiesto. All’interno avevano anche un chirurgo. All’inizio, qualche volta andavo il sabato pomeriggio e, entro lunedì pomeriggio, avevo terminato 27 operazioni, la maggior parte delle quali a cuore aperto. 27 operazioni nell’arco di due giorni e mezzo è un numero incredibile in qualunque altro

ospedale. Non sapevo chi fosse Sai Baba di Puttaparthi. Andavo all’ospedale e vedevo grandi immagini di Sathya Sai Baba e solitamente pensavo che fosse un uomo molto apprezzabile poiché sta facendo un lavoro davvero ottimo. ‘Egli fa tantissimo per le persone povere, per cui gode di grande considerazione come Guru’; a quel tempo, quello era il mio pensiero riguardo a Sai Baba.

L’Ospedale di Bhagavan è un Prodigio Medico

I pazienti venivano a frotte e, poiché di solito raggiungevamo la massima capienza, dovevano essere sistemati in un Ashram nelle vicinanze. I pazienti che erano stati operati il sabato si alzavano dal letto subito dopo la rimozione di tutti i tubi di drenaggio e la flebo. Essi entravano addirittura nel reparto e scendevano persino le scale. Alcuni di loro preferivano andare alla mensa, sedersi nella sala da pranzo e consumare i pasti. Io non avevo mai visto prima questo genere di cose. Ho visitato la maggior parte degli ospedali internazionali negli Stati Uniti, in Europa e in Australia, ma non avevo mai visto in tutta la mia vita questo tipo di situazione, dove il paziente scende addirittura le scale il giorno successivo all’intervento chirurgico a cuore aperto.

L’atteggiamento religioso con cui lavora lo staff faceva sì che ciò accadesse. I componenti dello staff sfoggiavano sempre uno splendido sorriso e continuavano il proprio lavoro fin quando tutti gli interventi non fossero finiti. Tutti si toglievano le scarpe all’esterno. Trovavo questo molto strano. È un tempio dove si recitano le preghiere del mattino prima di entrare nell’ospedale, che è perfettamente lindo e ogni corridoio è impeccabilmente pulito ed è possibile camminare scalzi senza sporcarsi i piedi. Tutti sorridono e lavorano in armonia. Non c’è alcun elemento di ego tra lo staff medico e il personale. La cosa più importante che, come chirurgo, vorrei dirvi è che in sala operatoria riceviamo pazienti che sono quasi allo stadio terminale della malattia. Il cuore che hanno è come un pallone da calcio. Vengono operati e, il giorno dopo, gli stessi pazienti stanno bene.

Un chirurgo che opera in questo ospedale difficilmente deve affrontare complicanze. Abbiamo chirurghi che hanno appena ottenuto la laurea, la specializzazione o la superspecializzazione come il diploma MCH (Master). Vengono con un certo entusiasmo; sono veramente consapevoli del loro lavoro e molto sinceri, ma sono nella fase di apprendimento. Anche questi chirurghi operano e, se incontrano una complicanza sul tavolo operatorio, un insegnante li guida e mostra loro che cosa fare. Una voce interiore ci guida, seguiamo le istruzioni che provengono dall’interno e il paziente guarisce. Questo tipo di esperienza o sentimento può essere testimoniato solo da un chirurgo. Ciò che sperimentiamo non è una fede cieca, ma è una realtà. Facciamo la stessa esperienza in terapia intensiva. A volte, i pazienti non migliorano; la pressione del sangue non aumenta con un alto supporto inotropico. Diventiamo ansiosi e ci sentiamo un po’ depressi. Qualcosa non va nel paziente. Miracolosamente, il giorno dopo, non c’è bisogno del supporto inotropico e il paziente viene estubato.

Un profano non capirà che cosa stia succedendo in questo ospedale, ma probabilmente un medico o un chirurgo valuteranno che ciò è possibile. Dopo tutte queste esperienze, credo esplicitamente che ci sia una guida prioritaria in questo ospedale di Rajkot, nella forma di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba, che guida e si prende cura di tutti. Baba è sicuramente lì. Speriamo di avere la stessa esperienza nel nuovo ospedale che si sta allestendo a Kashindra e prego per Manoj Dharmani e l’intera squadra di devoti Sai, che stanno lavorando così duramente a beneficio dei

pazienti cardiopatici del Paese sotto la guida di Bhagavan .

Un Ospedale Cardiologico Gratuito a Rajkot per Grazia Divina

Tutto iniziò nei primi anni novanta, quando un gruppo di devoti Sai di Rajkot, ispirati dalla notizia dell’apertura dell’Ospedale di Alta Specializzazione a Puttaparthi, volle fare qualcosa di simile, anche se con dimensioni molto ridotte. Arrivarono così a Puttaparthi, ricevettero il Darshan del loro Signore e furono benedetti con un’“interview”.

Volevano avviare un centro diagnostico ed erano venuti pienamente preparati, completi di programmi dettagliati del loro piano. Swami parlò loro, li istruì e li ispirò amorevolmente ad andare avanti con il loro lavoro disinteressato. La loro gioia era mitigata dalla tristezza: felici per le benedizioni ricevute, ma tristi perché uno dei loro desideri non si è ancora realizzato. Swami non aveva benedetto la bozza di proposta per costruire un centro sanitario per ragioni che, allora, nessuno era in grado d’immaginare. Ma essi non lasciarono che questo affievolisse il loro entusiasmo. Una volta tornati, allestirono immediatamente un centro sanitario diagnostico improvvisato che sottoponeva a screening preliminare i pazienti e li indirizzava ai reparti per le ulteriori cure mediche.

Ricordando quei giorni, Sri Kanubhai Patel, che è stato fra i promotori dell’ospedale sin dal suo inizio, afferma: “Volevamo uno spazio più grande dove poter gestire i pazienti in un modo migliore. Ci rivolgemmo ai dirigenti del Khira Hostel che era un ostello per studenti. Essi erano estremamente scettici a dare l’ostello in affitto e ancor di più dopo aver appreso che avremmo offerto i nostri servizi in modo completamente gratuito. Pensavano che fosse qualcosa di fantasioso e, anche se attuato, sarebbe stato di breve durata.”

A dire il vero, l’apprensione dei dirigenti

Tutto accadde nel 1994, quando Sri Kanubhai Patel, in visita a Puttaparthi, offrì a Bhagavan tre crore di rupie in segno di riverenza e gratitudine per i tre figli con cui Dio lo aveva benedetto. Il misericordioso Bhagavan, che sa solo dare, gli disse che non aveva bisogno del suo denaro, ma suggerì che l’importo poteva essere speso per costruire un ospedale a favore dei poveri e dei derelitti nello stesso Gujarat.

dell’ostello era comprensibile in un’epoca in cui tutto è misurato solo in termini di denaro. Quindi, fu difficile per i devoti convincere i funzionari dell’ostello. Tuttavia, l’idea trovò terreno fertile quando i devoti proposero loro un garante locale, e allora, nel giro di pochissimo tempo, iniziarono i servizi nel centro.

Si riversò una marea di pazienti, perché non c’erano ospedali nelle vicinanze. Inizialmente, essi non avevano macchinari e dipendevano completamente dal supporto esterno. Ma non persero mai la speranza. La preziosa affermazione di Swami: “Se qualcuno cerca di fare del bene agli altri con fine altruistico, state pur certi che ogni sua esigenza sarà soddisfatta” risuonava sempre nelle loro orecchie, ed essi mantennero una fede salda come una roccia. Quello che successe dopo, per un osservatore occasionale, potrebbe essere una straordinaria coincidenza, ma essi sapevano che era il Divino che lavorava come sempre nei Suoi modi misteriosi.

“Un giorno, di mattina, mentre l’ostello veniva pulito” - ricorda Sri Kanubhai - “entrò un uomo di Singapore e dette un’occhiata al centro. Rimase sbalordito nell’apprendere che tutti i servizi medici venivano offerti in

modo assolutamente gratuito, con buone intenzioni e senza aspettative. Era sorpreso e allo stesso tempo triste, perché il luogo non aveva attrezzature adeguate. Si offrì immediatamente di donare macchinari per un valore di 1,2 milioni di rupie e in un attimo il centro assunse un volto completamente nuovo. I medici ora potevano trattare più persone con meno problemi.” I miracoli in ogni ambito lavorativo di questo centro diagnostico non erano insoliti: la gente poteva vederli ogni giorno.

Il Divino Supera le Aspettative

Le quotidiane esperienze di tali “disegni divini” portarono all’apice lo zelo dei devoti. Essi volevano fare di più, ma quello che avevano era ancora solo un piccolo centro diagnostico. Volevano un centro sanitario più grande e meglio attrezzato per le diagnosi. Attesero così l’opportunità di presentare il loro desiderio a Bhagavan. E la svolta arrivò a breve, in un modo e in una misura che non avevano mai previsto.

Tutto accadde nel 1994, quando Sri Kanubhai Patel, in visita a Puttaparthi, offrì a Bhagavan trenta milioni di rupie (circa 380.000 euro) in segno di riverenza e gratitudine per i tre figli con cui Dio lo aveva benedetto. Il misericordioso Bhagavan, che sa solo dare, gli disse che non aveva bisogno del suo denaro, ma suggerì che l’importo poteva essere speso per costruire un ospedale a favore dei poveri e dei derelitti nello stesso Gujarat.

Fu un momento memorabile... l’inizio dello straordinario Ospedale Cardiologico Sri Sathya Sai di Rajkot, che ora era diventato un “fantastico centro sanitario” per i poveri. Subito dopo che il Signore espresse questo desiderio, un folto gruppo di devoti iniziò a lavorare 24 ore su 24, 7 giorni su 7, e in pochi giorni furono a Puttaparthi con i progetti dell’edificio proposto. Quando arrivarono, fu come se Swami li stesse aspettando, perché immediatamente chiese a un veterano del personale dell’ospedale di Puttaparthi di far compiere loro un giro completo della struttura. Una volta terminata la visita, li chiamò per un colloquio privato e spiegò dettagliatamente tutto sul cuore umano, le sue funzioni e caratteristiche, i tipi di interventi chirurgici cardiaci e le loro procedure, ciò che costituisce veramente un trattamento, quale dovrebbe essere l’approccio per la guarigione e così via.

Per quasi mezz’ora, Swami fu l’esperto amministratore e chirurgo ospedaliero, che spiegava accuratamente le sfumature dell’assistenza medica etica e morale, e dei relativi trattamenti. “Considero me stesso e gli altri estremamente fortunati poiché abbiamo ricevuto indicazioni dirette dal Signore Stesso”, afferma il dottor Rajesh Teli che era presente al colloquio. Fu senza dubbio una sessione piena di beatitudine, ma, verso la fine, i devoti iniziarono a innervosirsi. Per qualche ragione Swami, nonostante tutte le indicazioni che aveva dato, non benedisse i progetti che Gli avevano portato. I piani che avevano disegnato erano per un grande centro diagnostico, ma l’obiettivo di Baba per loro era ancor più grande.

Facendo cenno di avvicinarsi a Kanubhai Patel, che era seduto in fondo alla stanza, Swami chiese: “Patel, Thune Suna... Hospital Banaiga?” (Patel, hai sentito... farai l’ospedale?) Kanubhai, un po’ colto di sorpresa, rispose: “Karega, Swami, Baroda (ora Vadodara) Mein” (sì, Swami lo faremo a Vadodara), la città del Gujarat dove viveva Kanubhai. Swami voleva un ospedale a tutti gli effetti, non solo un grande centro diagnostico. Adesso era chiaro. E Kanubhai aveva suggerito anche la posizione: la città di Vadodara. Ma quel giorno Swami aveva altre sorprese in serbo per loro. Chiese: “Saurashtra Achchha Nahin Hai? Kya Rajkot Hamara Nahin Hai?” (la regione del Saurashtra non è abbastanza buona? Rajkot non non va bene?)

Per inciso, la regione del Saurashtra è tra le regioni meno sviluppate nello Stato del Gujarat. Con infrastrutture scadenti e scarsa disponibilità di giusta manodopera e altre risorse, sarebbe una sfida gestire un ospedale in questa regione. Un po’ preoccupato, Kanubhai chiese: “Swami, come porteremo avanti la gestione a Rajkot?” A quel punto arrivò la potente assicurazione divina: “Swami gestirà.”

E successe esattamente così. Egli, nel Suo incredibile stile, sistemò tutto. Quando i devoti Gli chiesero: “Come faremo a ottenere il terreno per l’ospedale con le nostre magre possibilità?” Egli rispose: “Woh Patel Ko Jaake Poochho” (andate a chiedere a Patel per questo). (Patel qui si riferisce a Sri Keshubhai Patel, che era allora il Primo Ministro del Gujarat). E infatti, quando il Primo Mnistro ascoltò la loro proposta, chiamò l’esattore e gli disse di accelerare la richiesta del terreno da parte dell’organizzazione. Dopo aver visitato alcuni siti, i devoti si concentrarono su un appezzamento di terreno di circa 9300 metri quadrati vicino al Virani Science College nel centro della città di Rajkot, a circa quattro chilometri dalla stazione ferroviaria, come luogo per il futuro ospedale.

Ma da dove sarebbero arrivati i soldi per comprare il terreno? (La generosa donazione di Kanubhai era stata interamente destinata alla costruzione). Il Governo chiede solo il 50% del costo del terreno se esso dovesse essere utilizzato a fini caritatevoli. Prendendo atto del “piano di trattamento completamente gratuito” dell’Organizzazione Sri Sathya Sai Seva, il Governo rinunciò a un altro 25%. Eppure, il restante 25% non era una piccola somma. Gli amministratori dell’ospedale proposto discussero, per un buon periodo di tempo a Mumbai, su varie possibilità, poi tornarono nelle rispettive città. Sapevano di avere solo un canale aperto ora: supplicare il loro Signore attraverso la preghiera.

Tempio d’Amore e Guarigione

Uno degli amministratori, Mansukhbhai Rindani, che era anche uno dei principali ragionieri abilitati di Rajkot, dopo questo incontro stava facendo ritorno nella sua città con un volo dell’Indian Airlines.

Con sua gradita sorpresa, quando si voltò, trovò seduto accanto a sé una vecchia conoscenza, Sri Babubhai, che si era allora stabilito in Sudafrica. Mansukhbhai venne a sapere che questo amico aveva recentemente perso la moglie ed era abbattuto. La missione di Babubhai era ora trovare una nobile causa e donare un po’ di denaro in memoria della sua defunta moglie, cosa che probabilmente avrebbe portato un po’ di conforto alla sua anima. E come avrete già intuito, Babubhai era l’uomo giusto necessario all’ospedale non ancora nato. Era così ispirato dalla causa che, una volta tornato in Sudafrica, donò, non solo ciò che aveva inizialmente detto, ma 5 volte e mezzo in più! Proprio come promesso, Swami stava davvero “gestendo”

La sala operatoria dell’ospedale. l’intera impresa.

Ogni volta che le squadre dell’ospedale arrivavano alla Sua presenza fisica durante la fase di costruzione, amministratori, architetti, fornitori, medici, contabili o volontari che fossero, Swami li chiamava sempre e dava loro la tanto necessaria guida e rinvigoriva il loro entusiasmo. Il 4 agosto 2000, giorno dell’inaugurazione dell’ospedale, a fare gli onori di casa mandò il dottor Safaya, direttore del Suo Ospedale di Alta Specializzazione di Puttaparth. In questo “D-Day” erano presenti anche il Primo Ministro del Gujarat, Sri Keshubhai Patel, e, assieme a lui, l’intero gabinetto dei ministri.

Dopo che quell’edificio, unico nel suo genere, iniziò a funzionare, il coinvolgimento di Swami non diminuì mai; al contrario, semplicemente aumentò. Egli ha costantemente guidato i medici e gli amministratori in ogni occasione disponibile. “Il paziente dovrebbe sempre essere visto come Narayana Swarupa (incarnazione di Dio) e in nessuna circostanza il trattamento deve essere compromesso.” Questo era il Suo costante messaggio. Un altro aspetto importante che Egli ha sempre sottolineato era: “Non dovrebbe esserci nessun libro contabile.” Sono questi due princìpi ad aver modellato, come chiare indicazioni stradali, la filosofia dell’Ospedale Cardiologico Sri Sathya Sai di Rajkot. La missione del sacro centro sanitario recita: “La nostra filosofia è fornire accesso gratuito a modelli esemplari di trattamenti cardiologici, supportati da attrezzature all’avanguardia, principalmente per i pazienti delle fasce più deboli della società, indipendentemente da casta, credo, razza e religione, che altrimenti verrebbe privati di cure mediche così costose a causa della mancanza di risorse finanziarie.”

È stato Swami ad aver dato questa nobile visione ed è stato di nuovo Lui che ne ha permesso la materializzazione. È incredibile come famosi cardiochirurghi del Regno Unito, che non sono nemmeno devoti di Swami, vengano ogni anno a servire volontariamente in questo ospedale per settimane. Il dottor Chandrasekhar, chirurgo del St. George’s Hospital del Regno Unito, afferma: “Il ritmo con cui i pazienti si riprendono qui è qualcosa di straordinario. Altrove ci vorrebbero 2-3 giorni; qui il paziente guarisce in 12 ore! È una gioia e un privilegio lavorare qui.” Questo luogo, da ospedale, si è trasformato in un “Tempio d’Amore e Guarigione”.

– L’autore è Primario di Chirurgia Cardiaca presso l’Ospedale Cardiologico Sri Sathya di Rajkot

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