12 minute read

Emancipazione Individuale e Benessere del Mondo Alcune Riflessioni Swami Atmashraddhananda

EMANCIPAZIONE INDIVIDUALE E BENESSERE DEL MONDO* Alcune Riflessioni

Swami Atmashraddhananda

Advertisement

Il distacco può essere praticato in due modi. O penso di essere l’anima, l’Atman, e quindi di non essere connesso con le cose che creano attaccamento. Sono solo come un guardiano. Quindi, il guardiano sta guardando, osservando. La gente va e viene, ed egli sta solo osservando. È un tipo di atteggiamento da testimone. Questo è comunque piuttosto impegnativo. Il modo più semplice è che io sottometta tutti i miei pensieri in offerta al Signore e me ne senta separato. Offro al Signore ciò che è venuto dal Signore.

M

A COME FA L’UOMO A cercare Moksha? Questo processo e metodo di ricerca è chiamato yoga.

Yoga: il Sentiero di Moksha

Ora, che cos’è lo yoga? Lo yoga non deve essere confuso con forme esterne come Yogasana, Pranayama e Kriya. Essi sono ovviamente necessari, ma hanno un ruolo preparatorio da svolgere nella nostra vita. Supponiamo che il corpo di una persona sia sempre malato; sicuramente quella persona trarrà beneficio seguendo il percorso delle Yogasana (posizioni dello yoga). Quando si alza presto, esegue certe Asana, ma, assieme a ciò, deve seguire quello che chiamiamo regolamentazione di altri aspetti della vita. Yuktaharaviharasya Yuktaswapnavabodhasya, dice la Gita. Yukta Ahara e Vihara e Yukta Swapna Avabodha significa che dovrebbe esserci moderazione nel cibo, nel sonno, nelle attività e persino nel relax. Solo allora la persona beneficerà di qualunque Yogasana assuma. Ma lo

yoga non si limita solo a questo: è molto di più. È legato alle quattro facoltà dell’essere umano. Siamo tutti nati con quattro facoltà. Quali sono? Prima di tutto abbiamo la facoltà dell’intelletto, cioè dell’analisi, del pensiero. Quella parte o quella forma di yoga in cui questa facoltà è maggiormente usata si chiama Jnana Yoga.

Il Sentiero dello Jnana Yoga

Nello Jnana Yoga, prendiamo aiuto dalla nostra facoltà di pensare dataci da Dio e la purifichiamo. Vi prego di ricordare che ciò non vuol dire solo leggere più libri, anche se leggere libri è meraviglioso; non vuol dire ascoltare più conferenza anche se ascoltarle è utile; non vuol dire vedere più video di YouTube che, ovviamente, se visti con la dovuta accortezza, offrono una buona prospettiva. Tuttavia, questo non è tutto sul modo in cui la nostra facoltà di pensiero può essere impiegata. In realtà, essa significa autoanalisi. Significa anche imparare a fare autoanalisi. Nello yoga, facciamo autoanalisi: chi sono io? Sono il mio corpo? Sono solo le varie parti del mio corpo? Sono i miei occhi? Sono le mie orecchie? Sono le mie gambe? Sono solo un corpo? O io sono anche i miei pensieri? Uno Jnana Yogi è essenzialmente alla ricerca della libertà definitiva attraverso il percorso della facoltà di ragionamento e di autoanalisi. Lo Jnana Yoga è uno dei percorsi verso Moksha o libertà, libertà dai nostri stessi legami interiori, legami che abbiamo creato attraverso le nostre forti simpatie e antipatie.

Il Sentiero del Raja Yoga

Poi c’è il secondo percorso: il percorso della concentrazione. Lo chiamiamo Raja Yoga o Dhyana Yoga. È come il re o Raja, perché, se vi prendete cura della concentrazione, vi prendete cura di tutto il resto. La concentrazione è necessaria per tutto. Non è solo per gli studi; è necessaria per svolgere anche le nostre attività quotidiane. Supponiamo che una persona sia un eccellente giocatore di cricket. Una delle ragioni per cui è un eccellente giocatore è la sua incredibile concentrazione. Egli ha sviluppato il suo potere di concentrazione. Ha altre cose come la capacità di resistenza, ha lavorato sodo, conosce certe tecniche ed è dotato di un corpo e di una mente giusti, ma soprattutto ha capacità di concentrazione. Allo stesso modo, la concentrazione è una risorsa per un artista, per un cuoco, per un autista, per un militare, anche per le persone che stanno facendo cose cattive. Ma questa concentrazione deve essere purificata di nuovo e dovrebbe esserle data la giusta direzione. Questo è chiamato percorso del Raja Yoga.

Il Raja Yoga consiste di otto parti o otto passi: si chiama Ashtanga Yoga. I primi due passi dell’Ashtanga Yoga sono spesso trascurati da molte persone. Esse pensano di poter praticare direttamente la meditazione e credono che chiudere gli occhi e sedersi in una particolare postura, Padmasana o Sukhasana, sia Raja Yoga. Trascurano i primi due passi cruciali, Yama e Niyama, che il grande maestro di Yoga, il Saggio Patanjali, ci ha dato 2000 anni fa. Che cosa sono Yama e Niyama? Yama significa ‘controllo’ e Niyama significa ‘regole’. Yama consiste di cinque controlli, cioè Ahimsa, Sathya, Asteya, Brahmacharya, Aparigraha (non violenza, verità, non appropriazione, celibato, non possessività). Allo stesso modo, ci sono cinque Niyama, cioè Shouch, Santosh, Tapa, Swadhyaya e Iswara Pranidhana (purezza, sapersi accontentare, penitenza, studio di sé e abbandono a Dio). Il Saggio Patanjali rende molto chiaro il fatto che, senza seguire Yama e Niyama, non sono possibili gli altri passi di Raja Yoga o Dhyana Yoga. Patanjali dice che questi sono i Mahavrata, i grandi voti. Quindi, il primo passo è Yama, il secondo è Niyama e poi c’è Asana, la postura giusta in cui una persona siede comodamente. Il

quarto passo è Pranayama, o controllo del Prana (energia vitale), attraverso il respiro. Il controllo del respiro non è Pranayama; il controllo del Prana attraverso il respiro è Pranayama. L’energia vitale deve essere controllata e addestrata in modo che non si diriga arbitrariamente in direzioni diverse, ma si acquieti, perché questo Prana è strettamente collegato con la mente. Quindi, se la mente deve essere calmata, allora anche il Prana deve essere reso calmo.

Dopo Yama, Niyama, Asana e Pranayama arriva Pratyahara (ritiro della mente). Supponiamo che voi siate insegnanti, che stiate facendo lezione e che ci siano degli studenti fuori dell’aula. Voi li chiamate dentro. Ehi, su, facciamo lezione. Ci vuole tempo perché tutti entrino. Nel caso della nostra mente, i nostri pensieri sono tutti sparsi; noi dobbiamo portarli dentro. Sono impegnati con diversi ricordi del passato o con pensieri sul futuro. Forse stiamo pensando ai film che abbiamo visto o ai libri che abbiamo letto, oppure alle esperienze a livello corporeo: il cibo, i vestiti, i viaggi, le interazioni umane che avevamo. Tutto è lì e noi stiamo pensando al passato. E non solo: stiamo anche pensando alla piacevolezza e alla spiacevolezza di quelle esperienze. Generalmente, pensiamo più alle esperienze spiacevoli, alle esperienze amare. Quindi, dite: “Ho udito questo”, “Qualcuno ha parlato così”, “Lui mi ha umiliato”, oppure “Sono stato onorato.” Tutte queste cose appartengono al passato. Inoltre, pensate al futuro. Nel Pratyahara, cerchiamo di portare la mente nel presente.

Dopo Pratyahara viene Dharana. Dharana significa cercare di fissare la mente su un oggetto interiore. Nel Raja Yoga, cerchiamo di fissare la mente su un oggetto interiore, il che significa che visualizziamo un oggetto. Potrebbe essere un simbolo sonoro.

Nello Jnana Yoga, prendiamo aiuto dalla nostra facoltà di pensare dataci da Dio e la purifichiamo. Vi prego di ricordare che ciò non vuol dire solo leggere più libri, anche se leggere libri è meraviglioso; non vuol dire ascoltare più conferenza anche se ascoltarle è utile; non vuol dire vedere più video su YouTube che, ovviamente, se visti con la dovuta accortezza, offrono una buona prospettiva. Tuttavia, questo non è tutto sul modo in cui la nostra facoltà di pensiero può essere impiegata. In realtà, essa significa autoanalisi. Significa anche imparare a fare autoanalisi. Nello yoga, facciamo autoanalisi: chi sono io?

Un simbolo sonoro è quello della Om. Oppure meditiamo su una forma. Diciamo che qualcuno medita su Ganesh, qualcun altro su Durga o Krishna o Rama. Visualizzate mentalmente una forma particolare e cercate di meditare su quella. Una volta che si è raggiunta la piena visualizzazione, si ha Dhyana (meditazione) e Dhyana diventa Samadhi (pura contemplazione). Naturalmente, ci sono molti diversi tipi di Samadhi, il che significa livelli di concentrazione. Il significato semplice di Samadhi è concentrazione, sebbene i livelli di concentrazione siano diversi. Quindi, questo è il secondo percorso per realizzare la nostra libertà interiore: il Raja Yoga.

Il Sentiero del Karma Yoga

Il terzo percorso è il percorso del Karma. Dovete portare avanti diverse azioni in questo mondo. Ma come? Prima di tutto, che cos’è il Karma? Qualunque azione è Karma. Sì, in un certo senso ogni azione è Karma.,

ma in senso più stretto e più aderente alle Sacre Scritture, se dovete capire il termine Karma, esso significa che assieme all’azione c’è la convinzione di esserne l’agente. Che cosa significa agente? ‘Agente’ significa ‘sono io a compierla’. In sanscrito, questo si chiama Kritratva Abhimana (convinzione di essere chi agisce), Abhimana che la sto compiendo io. Assieme a Kritratva Abhimana c’è Bhogtritva Abhimana. Che cos’è Bhogtritva Abhimana? Significa che sto provando piacere. Mi sto godendo il cibo, mi sto godendo questo, mi sto godendo o sperimentando quell’altro. Questo è comune a ogni essere umano. Ma un Karma Yogi cerca, con il distacco, di purificare questo senso di agire personalmente, questa volontà, questo potere della volontà. Egli cerca di offrire tutte le sue azioni a Dio. Cerca di offrire tutto ciò che pensa, pianifica e tutto ciò che sperimenta attraverso vari sensi a un potere più alto e si sente distaccato da essi. Il distacco può essere praticato in due modi. O penso di essere l’anima, l’Atman, e quindi di non essere connesso con le cose che creano attaccamento. Sono solo come un guardiano. Quindi, il guardiano sta guardando, osservando. La gente va e viene, ed egli sta solo osservando. È un tipo di atteggiamento da testimone. Questo è comunque piuttosto impegnativo. Il modo più semplice è che io sottometta tutti i miei pensieri in offerta al Signore e me ne senta separato. Offro al Signore ciò che è venuto dal Signore. Ho ricevuto certe facoltà; attraverso di esse ho creato un po’ di Karma; quel Karma lo offro al Signore e, nel processo, cerco di diventare libero. L’obiettivo essenziale del Karma Yoga, come gli obiettivi di tutti gli altri yoga, è di rendere pura la mente. La purezza della mente è l’obiettivo di tutte queste forme di yoga di cui stiamo parlando.

Innanzitutto, abbiamo discusso dello Jnana Yoga, poi del Dhyana Yoga e ora, in breve, sto parlando del Karma Yoga. Il Karma Yoga è un processo attraverso il quale ci purifichiamo facendo correttamente i nostri doveri. La Bhagavadgita afferma ‘Niyatam Kuru Karma Tvam’ (fai le azioni che devi fare). Compiamo i nostri doveri senza cercare alcun ritorno egoico e, nel processo, purifichiamo la mente e ci liberiamo dei nostri legami interiori, in modo che il vero Sé si manifesti a noi. Questa è la terza via: il percorso del Karma o delle azioni distaccate.

Il Sentiero del Bhakti Yoga

Poi c’è il quarto sentiero: il Bhakti Yoga. Ogni essere umano ha certe emozioni. È così comune; è naturale per tutti avere emozioni. La Bhakti si riferisce al processo di trasformare quelle emozioni dai canali umani, dove sviluppiamo attaccamento o alimentiamo odio e gelosia, verso la Realtà Eterna o Divinità a noi inerente. Quando volgiamo le nostre emozioni dagli oggetti esterni alla Divinità interiore presente in noi, ciò si chiama Bhakti Yoga. Potremmo non essere in grado di capire che cosa sia la Bhakti in questo senso. Ci sembra un concetto molto astratto o l’idea stessa della Divinità appare molto astratta. In tal caso, proviamo a darle una forma; prendiamo l’immagine di una Divinità o di un santo, oppure di un profeta e lo adoriamo come oggetto della nostra divinità. Gli oggetti della nostra divinità vengono adorati attraverso il Bhakti Yoga. E il Bhakti Yoga ha tutte quelle varie caratteristiche che sperimentiamo nell’amore umano. C’è la Bhakti preparatoria o Gouni Bhakti e c’è la Bhakti maturata o Para Bhakti. Nella Para Bhakti, la persona non deve assolutamente seguire alcun rituale esterno. La Gouni Bhakti (primo passo nella Para Bhakti) inizia con alcuni Vidhi e Nishedha (cose da fare e da non fare). Dovete fare questo e non dovete fare quest’altro. Voi andate al tempio, vi alzate al mattino, fate Japa, seguite questo, seguite quello e non seguite certe cose. Non andate

in questo posto e parlate di quelle cose. Ciò significa che c’è un Vidhi e c’è un Nishedha. Quindi, seguendo questo a lungo, una persona raggiunge la purezza della mente, sviluppa Para Bhakti.

Tutti i Percorsi dello Yoga Portano alla Stessa Meta

Quindi, abbiamo questi quattro percorsi per l’Atmanomokshartham (ottenere la liberazione). La libertà è l’obiettivo di tutti gli yoga. Poi abbiamo Jagathitaya (il benessere del mondo). Jagathitaya è separato dall’Atmanomokshartham? Secondo le persone sagge, Jagathitaya non è separato dalla nostra Sadhana. In realtà, è una parte dell’Atmanomokshartham. Diciamo che voi passate ogni giorno nel seguire queste pratiche spirituali e cercate anche di fare del bene agli altri, cercate di servire gli altri, cercare di aiutare gli altri in qualsiasi modo possibile. Ciò potrebbe essere sotto forma di denaro o di abilità che impartiamo o sotto forma di rispetto per gli altri. Qualunque cosa si abbia, qualunque cosa sia disponibile, a questo mondo tutti possono servire, non che si abbia bisogno solo di denaro per servire gli altri. Anche quando una persona scrive un indirizzo così chiaramente che l’altra persona non ha problemi nel leggerla, anche questa è una forma di Seva. Quindi, si inizia con ogni piccola cosa, tenendo presenti gli altri.

Poi c’è il significato più ampio di Jagathita quando parlate di fare del bene ai poveri, alle persone che soffrono e hanno bisogno di aiuto. In realtà, la cosa giusta sarebbe combinare questi due e non andare agli estremi. Supponiamo che, se una persona intraprende la via della Bhakti sotto forma di fare la Puja nel tempio, non dovrebbe andare all’estremo. Assieme a ciò, dovrebbe avere qualche attività a beneficio degli altri. Inoltre, dovrebbe seguire la cultura morale di base o i valori morali fondamentali, come abbiamo detto parlando del Raja Yoga, il che significa Yama e Niyama, le regole dell’etica. Questa è la cosa migliore da seguire. Per me, non è che lo yoga sia buono perché tutte le facoltà sono presenti in voi; tutte e quattro le facoltà sono in voi. Allora, lasciate che queste facoltà si combinino. Facciamo la combinazione dei quattro yoga. Quindi, una persona dovrebbe cercare di seguire Bhakti Yoga e Karma Yoga, così come Jnana Yoga e Dhyana Yoga. Certo, certe facoltà saranno più forti e automaticamente vi sentirete più attratti da un particolare percorso nella vita. Ma questo non deve significare che gli altri percorsi non debbano essere seguiti affatto. La cosa migliore è che cerchiamo di sviluppare tutto questo contemporaneamente.

Infine, ricordiamoci che tutti questi yoga possono essere praticati insieme. Tutti questi quattro yoga possono essere portati nella nostra vita di tutti i giorni e vi devono essere portati perché, quando l’anima inizia a cercare la libertà, abbiamo un certo progresso culturale educativo. Ma essi sono tutti possibili solo se abbiamo il fatto fondamentale che è disponibile per tutti noi, cioè Shraddha. Uno deve avere Shraddha. Come dice Swami Vivekananda, il termine Sraddha non può essere reso pienamente in altre lingue, anche se la parola che si avvicina di più al suo significato è ‘fede’. La traduzione più fedele è ‘fede’ o ‘convinzione’, ma Shraddha include molte più cose. Comprende il coraggio, comprende il pensiero positivo, comprende anche il sentimento fondamentale della bontà verso tutti e comprende anche un senso di rispetto. Quindi, Shraddha è uno dei presupposti fondamentali per seguire il percorso di Jagathitaya e Atmanomokshartham.

– Dal discorso tenuto il 10 giugno 2018 a Prasanthi Nilayam da Swami Atmashraddhananda, della Missione Ramakrishna, Monastero di Belur, Kolkata.

This article is from: