IL VECCHIO MANDIR
LA DIVINA RESIDENZA DI SATHYA SAI DA RAGAZZO Kuppam Vijayamma
I
L VECCHIO MANDIR SI TROVA su un piccolo appezzamento di terreno donato a Swami da Karanam Subbamma, che è ritenuta la madre adottiva, come Yashoda, del giovane Sai Krishna, a causa della totale resa a Swami fin dalla Sua fanciullezza. Sebbene il numero di devoti che giungevano a Puttaparthi per il Darshan del giovane Sai fosse aumentato, non vi era un posto particolare ove ospitarli. Pertanto, il piccolo appezzamento donato a Swami può essere considerato un dono molto cortese. Sebbene Karanam Subbamma non sia vissuta abbastanza per vedere il completamento del Vecchio Mandir, era molto presente perché Swami le aveva dato un posto speciale nel Suo cuore. Molte volte, Swami parlava amorevolmente della sua devozione e delle premure verso di Lui e scorrevano lacrime sulle nostre guance. L’attaccamento divino che aveva per Swami era sicuramente straordinario poiché Egli era ancora un bambinetto non ancora conosciuto al mondo quand’ella aveva compreso appieno la Sua Divinità. Tanto per cominciare, i Bhajan nel Vecchio Mandir consistevano solo di canti ed erano anche molto lunghi, con molti versi. Solo dopo parecchi anni, quando il numero dei nuovi arrivati aumentò, Swami avviò dei Bhajan che i devoti riuscissero a seguire facilmente. Piccolo, carino, come una casa dei giocattoli, il Vecchio Mandir catturò i nostri cuori al primo sguardo. Molti non l’hanno visto. Vivendo in questa dimora molto semplice, Sathya Sai, da ragazzo, rivelò la
20 Ottobre 2019
Sua Divinità e mostrò affascinanti miracoli e manifestazioni oltre la percezione umana. Diffuse ovunque silenziosamente i Suoi Divini Leela da questo luogo, un vero paradiso terrestre. Godiamoci i Leela della Sua fanciullezza. L’Invito di Swami in un Sogno I miei più umili reverenti omaggi ai Piedi di Loto dell’amatissimo Signore, un grazie di cuore a Lui per avermi chiamata e portata in questo Vecchio Mandir dopo un intervallo di 63 anni. Non appena entrata, un’estrema gioia mi ha travolto e torrenti di lacrime mi sono scese sulle guance, mentre i vecchi memorabili giorni balenavano nella mente. Ero estasiata! Il Vecchio Mandir è un sancta sanctorum estremamente sacro e luminoso! Per noi, era un paradiso in terra. Ora lasciatemi raccontare, condividere la grandezza, la santità di questo Vecchio Mandir, così affascinante e interessante. Nel 1945, Swami apparve in sogno a mia madre e la invitò personalmente ad andare da Lui. Eterno Auriga
Ma ella disse: “Non so chi sei!” Egli, allora, rispose dolcemente: “La gente mi chiama Sathya Sai Baba. Sto a Puttaparthi. Vieni”, e scomparve. La mamma svegliò mio padre e gli narrò il sogno. Sebbene egli avesse rifiutato, ella lo convinse a visitare Parthi. Che bello! Acconsentì di rimanere lì solo per tre giorni. Bene! Dal nostro luogo natale, Kuppam, un remoto villaggio dell’Andhra Pradesh, andammo a Bangalore (Bengaluru) e poi arrivammo a Puttaparthi con le ossa rotte dopo aver trascorso due giorni in un viaggio estremamente faticoso. (Per i dettagli, leggere il libro ‘Anyatha Saranam Nasthi’). Swami ci ricevette al Chitravathi e ci portò al Vecchio Mandir, dove alloggiava. Il benefico, ipnotizzante, potente ruolo svolto dal Vecchio Mandir è estremamente lodevole, adorabile! Il primo sguardo di Swami stregò i nostri cuori. Lo accettai immediatamente come Dio e ammirai la Sua bellezza. Era così semplice nella Sua lunga veste bianca, il sorriso ammaliante, i folti capelli. Era davvero affascinante! Ci piacque immensamente. Dopo che avemmo mangiato abbondantemente, Egli ci mostrò una piccola stanza ove riposare. I nostri bagagli erano molto pesanti; cominciammo comunque a scaricarli in un angolo. Andò tutto benissimo. Davvero una meraviglia! Pensammo a come noi, in nove, potevamo sdraiarci. Ma era così spazioso e confortevole! Com’era possibile? Davvero un miracolo! Il Vecchio Mandir non aveva energia elettrica. C’era solo una piccola lampada. Niente cucina. Nessuna stufa. Sistemammo tre pietre e iniziammo a cucinare sulla legna. A causa del fumo cominciammo a lacrimare. La cosa più traumatizzante fu l’assenza del bagno! Però non ci sentimmo mai a disagio o inopportuni perché Swami continuò tutto il tempo a spostarsi velocemente, a parlare, a scherzare, a giocare e ci fece dimenticare ogni disagio. C’era un pozzo in un angolo. Nonostante tutti i disagi fisici, godemmo fino in fondo Eterno Auriga
della Sua presenza! La Routine Quotidiana nel Vecchio Mandir Ora lasciate che vi racconti come trascorrevamo il nostro tempo e qual era la nostra routine quotidiana. Alle 5 del mattino, dovevamo andare al fiume Chitravathi per fare il bagno, lavare i vestiti e tornare. Swami, seduto su un semplice lettino, chiedeva: “Dov’è il mio caffè?” Oh! Ci precipitavamo allora in cucina, preparavamo il caffè e ci sedevamo intorno a Lui, parlando e scherzando. Arrivate le 8, tornavamo velocemente in cucina, preparavamo la colazione e ci sedevamo nuovamente attorno a Lui. Egli ci chiedeva quanto ci piacesse quel posto, e noi rispondevamo: “Meraviglioso, Swami.” Poi, quando ci alzavamo, erano le 11. Al momento dei Bhajan, ci riunivamo nella sala della preghiera, e Swami, al centro, cominciava a cantare. Poi, le donne e gli uomini si univano a Lui. Quando ci alzavamo era l’una. Quindi pranzavamo. Alle 15 correvamo al Chitravathi con Swami. Egli soleva gridare a squarciagola: “Vado al Chitravathi. Siete tutti pronti?” Come un esercito di scimmie, Lo seguivamo. Tornavamo alle 20 e cantavamo i Bhajan fino alle 23. Quindi cenavamo. Dopo cena, ci sedevamo attorno a Swami ad ascoltare le storie di Rama o Krishna. A volte Egli cantava i Bhajan di Mira. Quando andavamo a letto, a terra sotto il cielo, era mezzanotte. Sebbene potessimo dormire solo per poche ore, non eravamo mai stanchi, annoiati o affaticati. Sempre felici, felici, felici! Dall’alba al tramonto, eravamo molto vicini al Ragazzo Sathya Sai. Dato che eravamo entrambi adolescenti, era un momento perfetto per correre all’intorno urlando e facendo baccano. Ogni giorno cantavamo per quasi otto ore. Perché Swami dava tanta importanza ai Bhajan? Il segreto è che, mentre si canta, bisogna concentrarsi. Alla mente non dovrebbe essere permesso di vagare o vacillare. Ottobre 2019 21